Messico
Appunti di viaggio
Diario di viaggio 2003-04
di
Andrea Ridolfi e Silvia
“
CUANDO HAYAMOS TALADO EL ULTIMO ARBOL;
SECADO EL ULTIMO RIO;
PESCADO EL ULTIMO PEZ;
NOS DAREMOS CUENTA QUE EL DINERO NO SE COME.”
1°TAPPA:
ISLA MUJERES
04/12/’03
ore 8:30
Abbiamo
già fatto colazione e ci stiamo preparando per andare ad esplorare l’isola in
bicicletta.
L’arrivo
è stato “pesante”… quasi 24 ore di viaggio, due cambi nel volo, il mio
zaino che non c’era al nostro arrivo a Cancùn, e poi pioveva…
Però
ne è valsa la pena: Isla Mujeres è splendida: piccola, colorata, allegra,
spiaggia bianchissima …
L’ostello
dove siamo, il Poc-Na Hostel, è molto carino, c’è gente di tutte le
nazionalità: tanti americani, norvegesi, ecc….
Abbiamo
conosciuto, la prima sera, Eric, un ragazzo di Cincinnati-Ohio che ha deciso di
trasferirsi qua…Poi ieri sera un ragazzo di New York (Lee) e degli inglesi:
abbiamo parlato molto inglese anche se mi faccio un po’ ridere da sola…
Ieri
abbiamo noleggiato due bici e abbiamo visitato l’isola, ci siamo fermati su
una spiaggetta bianchissima, piena di palme, il mare limpido e azzurro. Sembrava
il paradiso.
Ancora
non mi rendo conto di essere in viaggio per due mesi. Sto bene.
Con
Andri mi sembra di essere in ogni posto a casa…
Adesso
ci prepariamo per andare a Tulum.
2°TAPPA:
TULUM
05/12/’03
Sto
scrivendo al lume di una candela dentro la nostra cabana al Santa Fe.
Sembra
tutto surreale, l’unico rumore che sento è l’infrangersi delle onde del Mar
dei Carabi. La cabana è fatta con tronchi di legno e tetto di foglie di palme
secche. La sabbia è talmente bianca che sembra neve.
E’
una sensazione strana essere così in silenzio, sperduti, senza elettricità.
Andrea
ha appena fatto il bagno al mare solo col chiarore della luna piena.
Non
ho la più pallida idea di che ora sia e tutto ciò che dobbiamo fare è
NIENTE…
07/12/’03
Siamo
ancora a Tulum, ma abbiamo cambiato cabana, perché ieri notte abbiamo patito un
freddo allucinante!!! Ora siamo da “Armando”, che ha cabanas di cemento,
sperando che non passi l’aria e l’umidità come nell’altra.
Abbiamo
comprato una mosquitera, che oltre a essere utile contro gli assalti di
questi fastidiosi insetti, rende la camera molto più romantica.
Sono
steso sul letto e ogni tanto guardo fuori attraverso la piccola finestra della
nostra capanna e ciò che vedo è un mare splendido che lambisce un’infinita
distesa di sabbia bianchissima, orlata di palme.
Gli
unici rumori che accompagnano le nostre giornate qui sono quello incessante
delle onde, il cantare degli uccelli “sconosciuti” e ora anche un gruppo di
ragazzi che suonano i bonghi.
Il
tramonto e l’alba sono due spettacoli stupendi, ma ancora di più camminare
sulla sabbia di notte, quando l’unica fonte luminosa presente, la luna, rende
il paesaggio surreale, quasi mistico.
Ieri
abbiamo noleggiato due bici e siamo andati fino al paesino, un insieme di case
che si stende poco più a sud, lungo la statale. Speravamo di osservare la vita
di questa parte di Messico e in un certo senso ci siamo riusciti, poiché si
nota molto meno l’influenza del cosiddetto turismo di massa, ma non è ancora
quello che cerchiamo.
Fino
ad ora infatti ci sono mancate le esperienze di contatto diretto con la gente
del posto: i messicani sembrano un po’ riservati, a volte quasi schivi, ma pur
sempre socievoli quando si inizia una conversazione.
Sicuramente
sono meno invadenti e insistenti di altri popoli, quando è ora di venderti
qualcosa, al primo No, gracias ti
lasciano con un sorriso…Ma penso anche più difficili da conoscere veramente,
almeno in queste zone più turistiche.
08/12/’03
Sono
le 12:11, siamo in spiaggia, il sole scotta, è una splendida giornata. Andrea
ha provato fino adesso ad aprire un cocco per berne l’acqua (non sono buoni da
mangiare, non è stagione), ma non ce l’ ha fatta. Ieri sera sono stata male,
ho sboccato due volte ma non avevo niente nello stomaco: il pomeriggio verso le
15:30 siamo andati a mangiare un filete a la plancha dai pescatori ed ho
preso un gran freddo, mi si è bloccata la digestione.
Stanotte
però ho dormito come un pascià nella nuova cabana di cemento, al calduccio.
Adesso
partiamo, andiamo al Pueblo a prendere l’autobus per Valladolid…
3°TAPPA:
VALLADOLID
09/12/’03
Siamo
arrivati ieri pomeriggio, abbiamo preso la camera nell’Hotel Maria Guadalupe
per 150 pesos a notte. Per prima cosa siamo andati in lavanderia perché i
vestiti che abbiano usato (sempre gli stessi) cominciavano a far cattivo
odore…quando gli abbiamo ripresi non ci pareva vero l’odore della
biancheria!
10/12/’03
Che
spettacolo! Sono seduta di fronte al Castello di Chichen Itza.
Sono
riuscita a salire in cima, non pensavo che ce l’avrei fatta, nemmeno
stamattina prima di partire credevo sarei salita fin lassù! E invece si… sono
91 scalini ripidissimi, per un’altezza di 25 metri…Sono andata su senza mai
guardare né in alto né in basso, poi in cima mi è presa una piccola crisi per
la paura, avevo paura a riscendere. Poi però ce l’ ho fatta grazie alla corda
che c’è per facilitare la discesa.
Le
rovine sono grandi, e solo oggi ho sentito un po’ il mistero di questa
cultura.
Sono
otto giorni che siamo in Messico e abbiamo già visitato metà Yucatan (credo).
E’
stata una settimana di approccio a questo nuovo mondo…finora non siamo
riusciti ad avere quel contatto umano con le persone che stiamo cercando…
ALZARSI RIDENDO E’ BELLISSIMO !!
4°TAPPA:
MERIDA
11/12/’03
Oggi
è stata la prima vera esperienza con i messicani.
Hanno
gli occhi sorridenti e gentili ma con un velo di tristezza: sono poveri, vivono
in case vuote con un tavolo, due seggiole e nient’altro, ma sono sempre
gentili.
Abbiamo
fatto l’escursione a “Los tres cenotes” con altri due ragazzi di
Rimini che abbiamo conosciuto stamattina nell’ostello. Siamo partiti e abbiamo
preso il combos per Cozama (un’ora circa) che ci ha portato
direttamente dal senor Victor, un signore credo anziano, maya, che vive con la
moglie, e, con un carrettino attaccato al cavallo, ci ha trasportato su rotaie
fino ai cenotes.
Era
una sensazione strana, eravamo nel mezzo della giungla chissà dove su un
carrettino, e Victor che ci traduceva i nomi dei cenote dal maya allo spagnolo.
Abbiamo iniziato dall’ultimo che si chiamava Roja Hormiga Madera,
tradotto dal maya. E’ spettacolare, è quello che mi ha colpito di più.
Prima
siamo scesi in un buco nel terreno e abbiamo ammirato dall’alto la grotta. Poi
siamo scesi con una scala arrangiata e ci siamo ritrovati all’interno di
questa grotta sotterranea dal cui soffitto scendevano stalattiti, e c’era
l’acqua di un blu profondo, e dove il sole riusciva ad infiltrarsi l’acqua
diventava azzurra e trasparentissima.
C’era
silenzio.
Bello.
Poi
abbiamo visto gli altri due: il secondo era a 11 metri di profondità dal
terreno e l’acqua nel punto più alto era 14 metri, e c’era gente che vi si
tuffava. Poi l’ultimo, una piscina naturale al buio lunga 60 metri.
Quando
siamo ritornati siamo entrati in casa di Victor e abbiamo parlato un po’ con
lui e la moglie. Era un insegnante di lingua maya. Tutto il villaggio (150
persone) lavorava nell’ unica fabbrica che c’era e che lavorava l’henequen
(agave) con il quale si producono i loro vestiti tipici colorati. Quando hanno
chiuso la fabbrica sono rimasti tutti senza lavoro, così ora “campano” con
noi turisti…
Mi
ha toccato. E’ stato il primo contatto con questo popolo..
13/12/’03
ore 14:00
Siamo
ancora a Merida, siamo seduti io e Andri al “Juice Bar” per mangiare: una comida
del dia incluye sopa, carne asada con papa y tomate y un refresco a 25 pesos
e un’insalata verde.
Oggi
siamo un po’ delusi e nauseati da questa città. Nell’ostello il padrone
testa di cazzo non ci ha restituito la cauzione di 50 pesos perché ieri sera
avevamo una bottiglia di tequila! Inutile ragionarci!
Però
ieri abbiamo passato una bella giornata con i due di Rimini ed un inglese (Daron)
che era fuori di testa! Ci siamo fermati in una cantina tipica messicana ed
abbiamo iniziato a bere birra, mentre il cameriere ci portava di continuo le botanas
(stuzzicherie). La sera ci
siamo cucinati gli spaghetti all’amatriciana (buoni), mentre la sera prima
avevamo fatto gli spaghetti alla puttanesca.
Adesso
sono le 15:37 e siamo sul Paseo Montejo a rilassarci un po’. C’è poca
gente, i locali sono chiusi, è l’ora della siesta.
Ah,
ieri abbiamo anche comprato l’amaca a 150 pesos.
CHIAPAS
5°TAPPA:
PALENQUE
15/12/’03
Siamo
arrivati finalmente in Chiapas.
Ieri
mattina alle sette eravamo a El Panchan a cercare da dormire dopo un viaggio di
nove ore di notte in autobus. Ah! Gli autobus di prima classe ADO sono
comodissimi, altro che i trasporti in Italia!
**
Sto scrivendo con la nuova penna che ho comprato oggi a 10 pesos nella quale
c’è attaccata un mono (scimmia). L’altra l’ ho regalata a Erick,
il ragazzo di Merida con cui abbiamo fatto due chiacchiere prima di partire.
«Cuchicuchi
maya, es aser el amore»
«Hamaca
de san Handres, donde duermen dos y manana son tres»
“Hamaca
de chilpacingo donde duermen quatro y amanecen un chingo”
“El
munde es grande como el cuore”
Stasera
abbiamo ritrovato anche Claudia qui a El Panchan. E’ strano come il mondo sia
piccolo; rivedi le stesse persone girando…addirittura l’altro ieri a Merida
c’erano dei ragazzi di Pesaro!
Ieri
pomeriggio siamo andati a vedere le rovine di Palenque: sono misteriose, la città
nascosta dalla giungla. Ad Andri sono piaciute molto, a me ha fatto più
impressione Chichen Itza…non so, forse perché sono salita in cima e non
credevo ce l’avrei fatta…
Ieri
siamo stati con i ragazzi francesi di Parigi (Kiwi e Mael, credo), una ragazza
di San Francisco ed un’inglese.
Stamattina alle 12:00 siamo andati a fare l’escursione a Agua Clara (dove c’era un ponte sospeso che non sono stata in grado di fare) e Agua Azul (delle cascate molto belle). Domani mattina credo che partiremo per andare a San Cristobal, ma vediamo domani. Andri non sta molto bene, è un po’ raffreddato! Qui è freddo, la sera siamo col maglione di lana! Però è bellissimo, in mezzo alla foresta. Non abbiamo però ancora visto le scimmie urlatrici che dicono siano qui…
16/12/’03
“La
casa de la Paz” –
Antidoping
Oggi
abbiamo passato un pomeriggio molto particolare e soprattutto inaspettato con
Salvador, un ragazzo rasta di Palenque. Sono quelle situazioni in cui ti ritrovi
coinvolto all’improvviso e tra lo stupore e la curiosità ci siamo lanciati in
questa “avventura”…
Stamattina
non stavo bene ed eravamo indecisi se andare nella Selva Lacandon o a San
Cristobal; poi abbiamo deciso di rimanere qui, solo per rilassarci e fare un
giretto in centro. E proprio qui, in centro, abbiamo avuto l’incontro con
questo ragazzo che in seguito ci ha spiegato molte cose sulle tribù indigene
dei Lacandon (che strana coincidenza!).
E’
un percussionista in un gruppo reggae, un vero e proprio seguace del dio Ras
Tafari (tanto da dire che Bob Marley non era un rasta al 100%!), che ha vissuto
un anno nella selva con le tribù. Dopo averci fatto ascoltare mille canzoni del
suo gruppo (molto bravi), abbiamo parlato di come vive il rasta, che non si è
rasta solo perché si hanno le dreadlock, ma bisogna vivere a contatto con la
natura, amare gli animali… La discussione è entrata nel mistico, quando ci ha
detto che dovevamo purificarci prima di andare a trovare un signore Lacandon che
sta male e che lui ha visto in sogno la notte prima.
Ha
visto che avevo un po’ di miedo (paura), perché ad un certo punto ci
ha portato il Bacè, una bevanda che usano i lacandon fatta con tronco di
alberi e lasciata sotto terra per quindici i giorni. Pensavo fosse allucinogena,
ci ha fatto assaggiare un tappino e ha detto che se ne bevi un bicchiere poi ti
senti tutto rilassato e viaggi. A noi non ha fatto niente.
L’appartamento
era carino all’interno, un’unica stanza con divani e letto, poi un bagno e
una specie di cucina, il tutto senza porte, ma con dei teli. Era abbastanza buio
li dentro e col ventilatore acceso era anche freddo! Poi ci ha fatto togliere le
scarpe e sedere per terra, iniziava così il rito per la nostra purificazione.
Dopo
averci chiesto il segno zodiacale ci ha dato tre pietre a testa. Ha iniziato
Andrea. Doveva chiudere gli occhi e muovere le pietre nelle mani, cercare di
liberare il suo spirito e quando fosse stato pronto lanciare per terra le
pietre: gli sono venute a triangolo e gli ha letto le pietre. Poi l’ ha
portato in cucina, gli ha fatto togliere la maglia e gli ha appoggiato la mano
sul petto, mentre Andrea teneva un incenso. Salvador ha iniziato a ruttare
dicendo che espelleva in quel modo l’energia negativa di Andrea. Poi l’ ha
“schiaffeggiato” con il basilico…
Quando
siamo ritornati, ci era sembrato un giorno strano, dal quale non ci aspettavamo
nulla e quando meno te lo aspetti ti capitano esperienze particolari…
6°TAPPA:
SAN CRISTOBAL
19/12/’03
Sono
già tre giorni che siamo a San Cristobal, nel cuore del Chiapas, tra i monti a
circa 2200 mt. Fa freddo.
Quando
siamo arrivati, per prima cosa, siamo andati alla Posada Dona Rosita, che ci era
stata consigliata da due ragazze polacche “vi sembrerà di essere come a
casa vostra!” ci avevano detto. L’impatto non è stato un gran che, ma
eravamo stanchi e abbiamo accettato la camera, ma la mattina dopo alle sette
siamo scappati! Era lurido, tutto accatastato, freddo, uno schifo! Adesso siamo
in un Hostal veramente carino (il più bello finora) che si chiama Plaza Central
ed è in centro.
Ieri
c’era il sole ed abbiamo girovagato per la città: al mercato, dove ci sono
bancarelle d’artigianato e donne che cuciono tutte quelle tele bellissime e
colorate, e bambini…
Sono
poveri, molto poveri, i bimbi che ti vengono a chiedere di dar loro un peso,
sono scalzi, svestiti… Qui vedi veramente la povertà, abitano in capanne di
legno, delle baracche, mi fanno tanta tenerezza e mi mette però tanta
malinconia o tristezza o forse è più senso di colpa, vedere come noi abbiamo
tutto e loro niente, vendono per la strada arance, banane, e questo è il loro
lavoro…Oggi siamo andati a San Juan Chamula e tutti quei bimbi, scalzi,
sporchi, che chiedono soldi ai turisti: abbiamo dato loro delle banane e
sembravano contenti, sorridevano!
L’unica
cosa che c’è in questo villaggio di baracche è la chiesa, all’interno
della quale il pavimento è ricoperto di aghi di pino, e ci sono candele sparse
per terra dappertutto, e ci sono gruppetti di persone messicane davanti alle
candele con bottiglie di coca cola, perché si dice che nei riti si rutta. Oggi
c’era una sciamana che stava effettuando un rito in lingua tzotzil, ed il
sacrificio per curare (in questo caso un bambino), era ammazzare una gallina.
Era strano. Sono gesti che non capiamo ed è inutile domandarsi il senso, è così,
bisogna accettarli così come sono…
Adesso
sono le 11:30 passate di sera e siamo in camera, siamo abbastanza stanchi;
stamattina ci siamo svegliati alle otto, e poi stasera ci siamo abbuffati a cena
in un ristorante indo-thailandese.
Non
so, questa città mi piace, forse è la città, tra quelle che finora abbiamo
visto, più particolare, però non so, tanta gente veramente povera.. e poi fa
veramente freddo. Non so quanto resisteremo, mi sa che scappiamo al mare…
Ieri
mattina abbiamo fatto un po’ di acquisti al mercato, ho preso un poncho
bellino da matti.
PAJARITO TI AMO
7°TAPPA:
TUXTLA GUTIERREZ
Sabato
ore 23:00
Siamo
in camera. E’ una città strana. I messicani sono strani.
La
domenica siamo andati a fare l’escursione al Canon del Sumidero. Un canyon che
nella sua punta massima era alto 800 mt e noi con una lancia abbiamo percorso
parte del fiume il quale, mi ha
detto Andri, inizialmente era sopra la montagna e poi piano piano si è
abbassato formando il Canon. La gita è stata bella se non fosse stato per
quattro francesi di merda che non hanno fatto altro che urlare tutto il tempo!
Che lingua del cazzo!
Poi
siamo andati al Parque Zoologico. Abbiamo visto le scimmie urlatrici! Ce
n’erano una decina, e poi giaguaro, tapiro, pappagalli colorati, quetzal
(uccello tipico messicano, raro da vedersi, con il ciuffo verde).
Molto
bello lo zoo perché gli animali che c’erano erano tutti nei loro habitat
naturali.
Poi
la sera avevamo intenzione di partire per il mare (anche perché a Tuxtla non
c’è niente, non si può bere, ecc…), e invece ci dicono che non c’è più
posto. Prendiamo i biglietti per Juatchitlan (cinque ore circa) per la mattina
seguente, poi saliamo su un bus di seconda classe che ci porta a Salina Cruz, da
lì prendiamo un autobus scalcinato per Huatulco (altre tre ore).
8°TAPPA:
BAHIA DE HUATULCO
Ci
accomodiamo da un affittacamere per 200 pesos totali. Huatulco (La Crucecita)
sembra una piccola Cattolica, ristoranti, negozi, tanti turisti. A me non è
piaciuto. La mattina dopo siamo arrivati finalmente al mare!
Con
una moto d’acqua siamo arrivati ad un'altra spiaggia e poi ritornati con una
lancia.
Ripartiamo
l’indomani.
Natale
2003 – Zipolite
Un
paesino sperduto tra le colline e l’oceano, per arrivarci è stata
un’avventura, tre giorni di
spostamenti, ma poi finalmente eccolo! Ciò che io e Andri cercavamo.
Tranquillo,
anche se ci sono diversi turisti, soprattutto gringos, qui si respira
quella brisa che ti fa rilassare su un’amaca in spiaggia davanti ad un
panorama stupendo, l’oceano, che non ti fa pensare a niente, qua non si sa
neanche che cosa sia lo stress, qua si sorride, qua c’è il sole, è caldo,
c’è pace…
La
sera di Natale del 25 dicembre eravamo ad un falò in spiaggia sotto un cielo
luminosissimo di stelle, con un gruppo che suonava musica reggae,
chiacchierando, e con un cagnolino piccolo piccolo che si adagiava e si
addormentava sulle gambe di Andrea.
Tutto
surreale.
26/12/’03
– S.Stefano
ore
dopo le 23 circa
Che
bello, non sappiamo che ore sono, non c’è bisogno e la smania di dover fare
qualcosa. Stasera abbiamo mangiato la pasta nel ristorante gestito da un
italiano: era molto buona. Insieme con due ragazzi di Forlì (una coppia).
Ieri,
Natale, lo abbiamo passato sempre in spiaggia..ah, e la vigilia invece eravamo
sempre con queste due persone.
Adesso
è più fresco, io sono nella nostra habitacion, è come una cabana però
va bene, paghiamo solo 100 pesos a notte totale
28/12/’03
La
cocina mexicana
“Ti manca, cazzo, l’allegria della carne”
Frase
da me esclamata in riferimento alla dieta alimentare di una ragazza qui
conosciuta vegetariana .
La
Silvia diceva che può non essere un problema, mangi comunque, ma secondo me
come cazzo fai ad essere vegetariano e per di più NON MANGIARE IL PESCE, qui in
Messico (con tutto il rispetto…per i vegetariani!).
Cazzo
tra un po’ mettono il pollo anche nel dentifricio!
Nel
senso che, magari è più facile essere vegetariani in un paese come l’India
per esempio. Ma in Messico NO. Cosa fai campi con avocado e tamales (fagottini
di qualcosa di farinoso, impastati a pezzi di non so quale verdura e cotti
avvolti da una foglia di palma. Il tutto cosparso da una salsa piccantissima che
li fa diventare molto appetitosi).
Per
tornare daccapo, quindi, senza un bel pollo, tacos di res, carnes al carbon,
antojitos, enchiladas di briatore, cincillà oaxaqueno, chiles habanero,
chapulines, gabiota infagiolata y revueltas, jamon pastricciato al ferrocarril,
un po’ di mano izquierda, arroz con tamarro, cane stracciato…
Insomma,
ti manca l’allegria che da la carne!!
Per
non parlare poi dei vari camarones a:
parrilla, plancia, mojo de ceppo de ajo, ajillo, sbufaliti, alla diabla, ripieni di pollo, mantequillati, alla milanesa, leopardati
QUINDI
“W IL POLLO Y LOS CAMARONES MEXICANOS”.
31/12/’03
Vedere
l’ultima alba di questo anno che se ne sta andando, il sole è dietro la
roccia ma tutto intorno è rosa. Eccolo sta spuntando, una palla infuocata che
sale piano piano.
Siamo
ancora a Zipolite.
C’è
qualcun altro che come me si gode questo spettacolo…
Sono
positiva. Spero che quest’anno ci porti un po’ più di fortuna, anche se la
nascita di Lorenzo e già di per se un miracolo…
Cambierà
comunque tutto per me e per Andri: si dovrà ricominciare, per me un nuovo
lavoro, per lui iniziare. Se si potesse veramente fare qualcosa insieme sarebbe
stupendo.
Lo
amo tanto, ormai siamo una persona sola e sarebbe impensabile stare separati.
Cosa
faremo non lo so, però sono felice e quando una persona sta bene tutto vien da
sé.
Il
sole si sta alzando, è accecante quasi, si rispecchia sull’oceano, le onde
che non smettono mai, c’è un ragazzo che suona il bongo delicatamente.
Qua
è un paradiso da non andare più via, sono già 8 gg. che stiamo qui e ne
resterei altri mille! Questo è si un posto dove tornerei…forse ripartiamo il
2 o il 3 per Puerto Escondido (ancora mare). Mi sa che il tempo non ci basterà
per vedere anche il nord, a meno che non si prolunghi il viaggio…
Penso
al mio nipotino e spero che stia sempre bene, che sia un bimbo forte e
felice.Sono curiosa di vedere le foto di Natale col cappellino…
E’
giorno. Vado a montare l’amaca sulla quale credo passerò il resto della
giornata.
10°TAPPA:
PUERTO ESCONDIDO
02/01/’04
Siamo
arrivati a Puerto Escondido nel primo pomeriggio, abbiamo trovato una cabana a
220 pesos (la più economica). C’era Pentucci qui nell’hotel.
Il
primo impatto non è stato per me positivo, troppo turistico, sembra Cattolica,
non mi piace. O forse sto facendo troppo il paragone con Zipolite: credo di
essere rimasta folgorata dall’atmosfera, dalla gente, dalla pace che c’era.
L’ultimo
dell’anno lo abbiamo trascorso là: prima a cena alla “Pietra de Fuego” a
mangiare il pesce (5 euro a testa) con Jessica, la madre, il compagno e Gustavo,
tutte persone messicane molto alla mano. Poi la mezzanotte in spiaggia
all’Iguana Azul: è stato affascinante, ogni tanto mi dicevo “ma guarda dove
sono…”.
Un
baretto sulla spiaggia, cielo stellato, suonavano musica reggae dal vivo, poi
hanno spento tutte le luci e suonavano solo percussioni mentre due giocavano col
fuoco…
Mi
è dispiaciuto lasciare Zipolite…, però ricominciamo il viaggio
all’avventura proprio oggi che è trascorso 1 mese da quando siamo atterrati
in Messico…sembra così distante…Isla Mujeres, Tulum. Sembra un’altra
vacanza.
Ho
visto finalmente le foto di Lori: è cresciuto, è bellissimo!!
Il
27 Dicembre 2003 a Zipolite c’era il rilascio delle tartarughine in mare. Ho
partecipato anche io donando 35 pesos e ho liberato una tartarughina piccola
piccola in mare. Ita si chiamava. Spero sia ancora viva.
“Jugetes
de Maria”
“ Questo
posto mi avvolge”
“La
Silvia ha inventato un nuovo mestiere: IL QUALUNQUISTA”
“Andrea
ha inventato un nuovo giornalino: PAPERINO”
“Anche
un altro mestiere non male: IL JOLLY”
“La
soluzione alla guerra arabi/israeliani è la maria”-dice Andrea ad un
israeliano oggi 03/01/’04
11°TAPPA:
LAGUNA DI CHACAHUA
06/01/’04
Ieri
siamo ripartiti da Puerto Escondido per venire alla Laguna di Chacahua.
Puerto
il 2°giorno che siamo arrivati si è svuotata dai turisti e si stava bene. A
piedi siamo andati a visitare altre spiaggette: Bahia Angelito, Manzanillo e poi
Carizalillo. L’ultima la più carina, piccola baia di sabbia bianca e dietro
palme…per tornare abbiamo preso una lancia e abbiamo visto due tartarughe in
mare.
Poi
verso le 16:30 siamo andati in un ristorate e lì abbiamo rincontrato
l’israeliano che vive in Messico: due ore di pezza in spagnolo e gran
discussione sulla questione israeliani/palestinesi. Non capisco coma abbiano
l’odio dentro, come ragionino diverso da noi, eppure sembrano persone
intelligenti.
Il
giorno dopo finalmente Andri ha trovato un “compare di capoeira”: Misha, un
ragazzo messicano che vive e lavora a New York (Queen’s). Hanno giocato un
po’ sulla spiaggia.
La
sera stavamo male entrambi di stomaco/intestino, siamo stati un po’ davanti
“Casa Babilon” dove suonavano e facevano spettacoli col fuoco…bello!
Per
arrivare a Chacahua è un’avventura: prima un bus locale fino a Rio Grande (1
ora circa), poi un taxi collettivo (eravamo 7 dentro!) fino Zapotalito, poi una
lancia per attraversare la laguna e poi una camioneta in una strada
sterrata senza nulla, solo cactus, palme, sabbia, il rumore dell’oceano e ogni
tanto qualche cavallo o mucca al pascolo.
Quando
arrivi qui a Chacahua non sembra di essere in Messico, ma in Africa.
Un
villaggio di 600 persone, solo di capanne a ridosso della spiaggia, nessuna
strada asfaltata, nessuna macchina, bambini bellissimi, neri come africani,
uomini distesi sulle amache, galline, pulcini, cavalli, mucche, tutti in libertà…
Siamo
in una cabana sulla riva della laguna, il bagno è praticamente un water
all’aperto con a fianco un secchio dell’acqua per lavarsi e per lo
sciacquone. Ieri fare la doccia è stato strano, sembravamo essere tornati
indietro di un secolo.
Spiaggia
stupenda: 40 km di sabbia bianca, palme e nient’altro, non c’è nessuno…
Ieri
hanno fatto una roda sulla spiaggia: i bimbi che facevano capoeira e altre
acrobazie, erano bellissimi…
Stanotte
siamo stati male, diarrea di continuo…oggi infatti riso e insalata. Però io
adesso sto meglio, Andri no. Oggi abbiamo costruito la nostra capanna sulla
spiaggia: è stato bellissimo.
Adesso
sono sulla riva della laguna e sta tramontando, ogni tanto passa uno con la
lancia, ogni tanto si sente il megafono perché dicono che si parlano così da
una sponda all’altra.
09/01/’04
Ieri
abbiamo lasciato Cacahua e siamo balzati in una nuova realtà: Oaxaca.
A
Chacahua abbiamo fatto un tour della laguna con il senor Luis e suo figlio: ci
ha portati prima con la lancia a vedere le mangrovie, poi siamo scesi in mezzo
al fango, abbiamo camminato per un’oretta tra mangrovie, fango, palme e ci ha
mostrato con orgoglio la sua proprietà, che è ancora immacolata e così la
vuole preservare.
E’
stato bello vedere come queste persone amano la propria terra.
Stanotte
l’abbiamo passata in autobus, non aveva neanche gli ammortizzatori, tutte
curve!
Adesso
siamo in un ostello abbastanza brutto però domani ci spostiamo: abbiamo visto
una posada qui vicino molto molto carina…
12°TAPPA:
OAXACA
Bella
la città, coloniale, tenuta bene. La parte nord tutta in ciottolato, chiusa al
traffico e con tanti locali e negozietti. Stasera a cena ci siamo concessi un
gran lusso. Restaurante “Los Danzantes”: carpaccio di marlin alla soya e
erba cipollina, zuppa di cactus e gamberetti, lasagna vegetariana e dolce di
frutta e formaggio e vino. Abbiamo mangiato veramente bene!!! Dopo 4 giorni di
diarrea e mal di stomaco, di riso in bianco, patate lesse e insalata ci voleva
proprio! Poi abbiamo bevuto un mezcal (tipico del posto) in un baretto pieno di
ragazzi, una città elegante e artistica, ad Andri gli sembra Soho…Poi una
birra al “Clandestino” dove suonavano musica dal vivo rock e adesso siamo
qui in camera…
Oggi
ho chiamato a casa: Lori è più di 7 kg, sta mettendo su i dentini e vuole
stare sempre seduto!
Quando
torno non lo riconoscerò più. Sta bene.
14/01/’04
Abbiamo
lasciato Oaxaca stanotte.
Il
10 gennaio siamo andati a visitare le rovine di Monte Alban, vicino Oaxaca.
Passando con l’autobus dall’alto si vedevano diverse baraccopoli, in
contrasto con il benessere del centro. Abbiamo comprato una maschera bella per
soli 100 pesos.
La
sera siamo andati a mangiare al “Rustico”, una pizza e un piatto di pasta
molto buona. Poi siamo andati a bere una tequila prima in un baretto, poi in un
altro che si chiama “Revolution” e poi un mezcal (Andri ha preso quella con
lo scorpione dentro) che però è troppo forte e non mi piace il sapore, a “La
Cucaracha”, e poi a casa.
L’11
gennaio siamo andati prima al mercato di Tlacolula: nel taxi collettivo abbiamo
conosciuto due americani (Dave e Jane) molto simpatici con i quali ci siamo dati
appuntamento per la cena a casa loro.
A
Tlacolula abbiamo comprato due coperte colorate tipiche messicane. Al rientro ci
siamo fermati a El Tule, dove c’è un albero grosso 58 mt di circonferenza e
alto 42 mt.
Alle
06:00 pm siamo andati a casa dei due americani: avranno avuto sui 50 anni di età,
però molto giovanili. Hanno praticamente girato il mondo e ci hanno invitato a
casa loro a Boston. Cena squisita: fettine con una salsa di funghi molto
delicata, insalatina buonissima! Ci voleva una cena così. Siamo stati molto
molto bene.
Il
12 gennaio abbiamo fatto l’escursione a Hierve El Agua (l’acqua che bolle):
per arrivarci ci abbiamo impiegato circa due ore, passando per villaggi sperduti
dove si produce il vero mezcal, ricavato dalla pianta del maguey.
A
cena in un altro ristorante italiano. Ieri invece l’abbiamo trascorsa
girovagando per Oaxaca: tranquilla, a misura d’uomo ed il centro molto
elegante. A mezzanotte abbiamo preso l’autobus per la Ciudad de Mexico.
13°TAPPA:
CIUDAD DE MEXICO
Siamo
all’Hotel Juarez, in pieno centro, a due passi dallo Zocalo. Oggi mi è
piaciuto girare per la città, per questa metropoli, la più grande del mondo.
Si
dice che siano piu’ di 22 milioni di abitanti…
Abbiamo
visitato il Palacio Nacional, dove ci sono i famosi murales di Rivera, la
Cattedrale, Plaza Santo Domingo, l’Alameida. Poi alle cinque abbiamo
pranzato/cenato al Ristorante “La Casbah”, cucina magrebina. Ottimo il
cous-cous. Mi mancavano questi sapori.. Poi abbiamo fatto due passi nella zona
rosa ed ora siamo in camera. Più tardi dovremo uscire.
E’
strano: tante esperienze, tante emozioni, tanti paesaggi in un unico viaggio.
Sembra così distante Tulum, il Chiapas….Io e Andri siamo sempre insieme 24
ore su 24 e siamo sempre felici, allegri. Ci amiamo ogni giorno di più.
E’
una fase di passaggio dalla vecchia vita alla nuova che ci aspetta insieme.
Non
vedo l’ora.
Andri
ti amo tanto.
19/01/’04
Siamo
ancora a Città del Messico perché Andri è stato male e ancora si deve
riprendere.
Sabato
pomeriggio ha avuto nausea, vomito, diarrea, tutto ciò che beveva vomitava.
Abbiamo chiamato il dottore che è venuto in hotel. L’ ha visitato e ha detto
che era un’intossicazione alimentare e gli ha messo una flebo, l’ ha
attaccata ad un attaccapanni con lo scotch nel muro! Mi faceva brutto vedere
Andri sdraiato, senza forze e con la flebo. Ha voluto 2.800 pesos per la visita.
Ieri
siamo stati sempre in camera, Andri aveva anche la febbre.
Stiamo
cambiando i progetti in continuazione: prima siamo andati a sentire
nell’ufficio dell’Alitalia per spostare il volo di rientro di 1 mese, è
possibile e le spese erano poche. Poi però mille dubbi, soprattutto per i soldi
che ci vanno via in totale…
Così
niente, torniamo il 2 febbraio come previsto.
Allora
pensavamo o di andare fino alla Baja California passando per la costa del
Michoacan, oppure andare a Guanajuato e Real de Catorce al nord e riprendere
comunque un volo da qui a Cancun. Però al nord è freddo, la prima sembra
troppo lunga e così mi sa che partiamo domani o dopodomani per Cancun, al
caldo…non appena Andri si sente meglio. Qua ci manca da visitare Teotiuachan.
Oggi la giornata è bella, c’è il sole.
Il
secondo giorno abbiamo fatto il tour con l’autobus che gira intorno al centro.
Siamo scesi al Museo di Antropologia, bello mi è piaciuto. Poi abbiamo ripreso
il bus e siamo scesi a Condesa: gran pranzo/cena di sushi:squisito!! Abbiamo
preso: una zuppa di miso, un riso con verdure e salmone, una tempura di verdure,
8 rotolini di maki con salmone, asparagi, formaggio e avocado e 8 maki con altro
pesce, più 2 sakè. Tutto per 310 pesos.
Tornati
allo Zocalo siamo andati a cercare le cantine in avenida Bolivar: rispetto a ciò
che ci si aspetta sono una delusione, ‘sti messicani non frequentano le
cantine, almeno non in centro. La sera dopo abbiamo ritentato con altre cantine,
ma sono care e non c’è gente.
Sono
andata a sentire il volo Mexico-Cancun:costa 100 euro a persona.
Ieri
mi sono fatta leggere la suerte : un uccellino addestrato (palomo) ha
pescato per me 5 bigliettini con su
scritto…
“Tienes
demasiada emocion, este acto aunque sorprendente, es muy sencillo, tu suerte se
acerca…la estrella que guia tu camino te alumbra una vida larga y compartida y
tiempos buenos y malos”
“Tu
amor està correspondido la persona que tu àmas solo piensa en ti dia y noche,
no dejes de amarle intensamente puès te darà las llaves con que abriràs los
caminos de la felicidad…”
14°TAPPA:
PLAYA DEL CARMEN
22/01/’04
Ieri
abbiamo preso un volo Mexico City-Cancùn alle 10:40: l’abbiamo pagato
1.263,21 pesos, neanche 100 euro. Due ore di volo. Poi abbiamo preso l’autobus
per Playa del Carmen. Siamo praticamente in un appartamento grande, con la
cucina. Abbiamo finalmente mangiato la pasta e Andri adesso sta meglio.
Qui
non mi piace molto, troppi hotel e turisti, sembra Cattolica. I bar e i locali
sono belli, però domani andiamo via..non so ancora se in Belize o a Punta Allen.
15°TAPPA:
LAGUNA DI BACALAR
23/01/’04
Eravamo
indecisi se andare a Cayo Caulker, in Belize, oppure a Punta Allen. Poi Giorgio
ci ha scritto che aveva sentito parlare di questa laguna, così ci siamo fermati
qui. Siamo nell’unico hotel che c’è sulla laguna, il posto è bello, molto
romantico ma non c’è nessuno.
A
piedi siamo arrivati fino al cenote azul, ma domattina ripartiamo, mi sa
che andiamo in Belize. Non voglio tornare a Pesaro!
16°TAPPA:
CAYE CAULKER/BELIZE
25/01/’04
Eravamo
indecisissimi sino alla mattina, se prendere l’autobus sul lato destro verso
sud o sinistro verso il nord. Abbiamo deciso di continuare all’avventura: così
da davanti l’hotel Laguna a Bacalar prendiamo un bus locale fino Chetumal (13
pesos a persona): sembrava avessimo portato scompiglio dentro l’autobus con i
nostri due zaini dentro questo pulmino piccolino. A Chetumal abbiamo preso un
taxi fino al Mercato Nuevo (9 pesos) e da lì un autobus (quelli lunghi tipo
schoolbus gialli) fino a Belize City.
Abbiamo
passato la frontiera e appena entrati in Belize abbiamo capito di aver fatto la
scelta giusta.
Dal
finestrino si vedevano solo casette, quelle tipiche coloniali inglesi su
palafitte con la scaletta sul davanti, persona nere, rasta, villaggi.
Arrivati
a Belize City con un taxi siamo arrivati all’imbarco per Caye Caulker (18
pesos beliziani), un’ora di barca e poi eccoci.
Un
villaggio di rasta, musica reggae, senza macchine, solo biciclette e macchinine
elettriche da golf. Una piccola Giamaica. Il posto di Andri. Qui parlano
inglese.
Sembra
di essere nel video di Ben Harper “With my own two hands”.
Siamo
arrivati ieri pomeriggio.
Subito
abbiamo provato l’aragosta poi, dopo il tramonto, abbiamo fatto una birra in
un baretto “Dave’s” e la sera abbiamo mangiato pasta.
Oggi
invece abbiamo fatto un’escursione in barca a vela alla barriera corallina che
c’è qui davanti l’isola. Prima abbiamo fatto snorkelling, poi abbiamo
nuotato in mezzo ad un gruppo di mante e squaletti neri. Steve, il grosso
proprietario della barca, ci ha cucinato un pranzetto delizioso: aragosta
impanata con delle verdure e fritta, accompagnata da riso alle verdure e ananas.
Il
tramonto l’abbiamo visto dalla punta nord dell’isola, lo “Split”. Per la
sera abbiamo invece avuto un invito a cena, a mangiare pesce appena pescato da
un signore italiano. Abbiamo cenato da “Wish Willy”, o meglio lui ha cotto
il pesce per noi.
Adesso
sono qui fuori della nostra “casetta”, che cerco di scacciarmi le zanzare, e
con questa brisa che mi farebbe star qui all’infinito.
27/01/’04
Il
viaggio sta per concludersi: non ho per niente voglia di tornare alla vita
“normale”, di cercare lavoro (non credo proprio che tornerò all’Eden,
voglio fare altre esperienze).
Sono
felice solo di rivedere Lorenzo, chissà quanto sarà cresciuto…
Ieri
abbiamo fatto l’escursione full day con Carlo’s Tours al parco marino di Hol
Chan. Su un motoscafo abbiamo percorso circa trequarti d’ora per arrivare alla
riserva a fare snorkelling. L’istruttore ci indicava i vari pesci, aragoste,
granchi. Poi abbiamo pranzato a S. Pedro, e ci siamo fermati in un altro punto:
era pienissimo di mante, l’ ho anche accarezzata… e c’era un branco di
squali nutrice che nuotavano lì…
Ieri
sera ero cotta. Abbiamo mangiato una bistecca di barracuda e poi sono
“svenuta” come mio solito.
Oggi
siamo rimasti qui sull’isola. Abbiamo giocato un po’ a basket nell’unico
campetto di fronte all’oceano. Nel pomeriggio abbiamo affittato due bici e
siamo arrivati fino alla punta sud dell’isola, dove è praticamente selvaggia
e disabitata, solo mangrovie e palme.
Adesso
Andri vuole riandare a fare un altro aperitivo: è instancabile!
28/01/’04
Sta
finendo.
Oggi
giornata strana: nuvoloso, cielo coperto, vento, pioggerellina.
Cosa
si fa in un villaggio di tre strade e largo mezzo kilometro??? Niente.
Si
inizia a passeggiare e si attende ciò che ti può accadere.
Una
nuova conoscenza, una situazione, una parola che ti può cambiare da un momento
all’altro la giornata.
Abbiamo
passato il pomeriggio in compagnia di una coppia di Arezzo (Mauro e Alessia).
Lui
è veramente fuori di testa. Un tipo che se lo vedessi in giro direi “Ma
guarda questo…”, un harleyista, cicciotto, con accento un po’ romano e
senza peli sulla lingua.
Verso
le sei siamo tornati in camera e ci siamo addormentati fino le 8:45. Cena veloce
(sto facendo “scorpacciate” di aragoste!) e poi io sono voluta tornare
mentre Andri avrebbe avuto voglia di stare ancora in giro. Il fatto è che oggi
ho il corpo praticamente coperto di bolle credo per il sole e per le punture di
zanzare.
30/01/’04
Siamo
davanti la nostra casetta a ricordare le varie emozioni e sensazioni di
quest’avventura…tutto sembra già lontano.
Come
facciamo a tornare?
Oggi
bella giornata di sole. Abbiamo fatto l’escursione ai Manatee (lamantini, tipo
elefanti marini in via d’estinzione). Poi a Golf Island, una piccolissima
isoletta deserta di sabbia bianca e palme. L’acqua qui in Belize è in
assoluto la più bella che abbiamo mai visto…tanti colori, azzurro, blu,
verde, trasparente…
Ieri
invece era brutto, ha piovuto tutta la mattina, mentre nel pomeriggio si è
schiarito. Abbiamo noleggiato un kajak. Poi stavamo cominciando con gli
aperitivi all’Hierbal Tribe e sono arrivati i due ragazzi di Arezzo. Abbiamo
cenato lì con vino e aragosta alla griglia.
Lui
è veramente fuori…ci ha fatto morir dal ridere. Raccontava a tutto andare
barzellette col suo spagnolo a quelli del posto, che ridevano ma credo non
capissero niente di ciò che diceva. Abbiamo passato la serata così, a ridere.
Poi la festa si è spostata a casa di un ragazzo americano che vive qui:
c’erano americani, tedeschi, beliziani. Ci siamo divertiti.
I
nostri amici ci stanno mandando sms di continuo, ci fa piacere sapere che ci
pensano e che manchiamo…però non abbiamo comunque per niente voglia di
tornare in Italia.
Ore
03:38 mattina
Siamo
appena rientrati.
Bella
notte.
A
chiacchierare, anzi direi più ascoltare Steve, il ragazzo muscoloso con cui
abbiamo fatto l’escursione il primo giorno.
“Sono
strane e diverse le razze, anzi la gente”
Ci
ha introdotto nella loro visione delle cose: lui forse in maniera esagerata,
arrabbiato con tutti i bianchi. E’ convinto che la razza bianca pensi che i
neri siano stupidi.
Quando
ci siamo fermati a parlare era veramente alterato con delle inglesi che aveva
conosciuto oggi. Ha parlato tantissimo.
“Before
the light there was darkness” – Tutto
comincia dal nero.
E’
cresciuto a Los Angeles e ha detto che faceva parte di una gang. Ci ha spiegato
che a L.A. esistono due gangs: Blood e Crips, una si veste di rosso e l’altra
di nero.
2pac,
DrDre, B.I.G. erano dei crips come lui.
Quando
Andri gli ha chiesto cosa significa appartenere ad una gang, ha risposto
“You’re a member, just it is” .
31/01/’04
ore 14:30 circa
Oggi
sentiamo uno strano senso si magone, misto ad agitazione.
Ultimo
giorno a Caye Caulker, ultimo giorno di “vacanza” perché domani viaggeremo
tutto il giorno per arrivare a Cancun.
Siamo
rimasti su quest’isola una settimana: per la strada la gente già ci
riconosce, ci saluta o per nome o “ciao italiano”. Fa piacere. Come tutti i
luoghi del mondo serve tempo per entrare a contatto con la loro vita e ci vuole
però una certa predisposizione a saper accettare e ascoltare ciò che ti
circonda.
Ieri
sera Steve che si è aperto così tanto, è una sensazione che credo ricorderò.
Ci ha regalato un polsino con i colori verde, giallo, rosso e ci ha spiegato il
significato: sono i colori simbolo dell’Africa. Verde sta per “land”, la
loro terra; giallo è “gold”, l’ oro del quale l’Africa ne è ricca;
rosso è “blood”, il sangue delle persone morte per colpa dei bianchi che
andavano a cercare l’oro nella loro terra. Manca il nero che è il quarto
colore: loro però non ne hanno bisogno perché sono neri.
E
Andri gli ha detto: “Anche lei è come voi perché “she
has a black soul”.
Andrea e Silvia