Racconto di viaggio 1999
di Pablo
12 / 9 /99
Parto da Milano Malpensa con uno zainetto e un buon amico pieno di speranza per questo viaggio che mi porterà in Venezuela.
La mia prima destinazione è Londra dove prenderò il volo per Bogotà con scalo Caracas.
La prima cosa che mi colpisce nell’aereoporto di Milano è un individuo che fa il check in davanti a me. Sembra uscito da una puntata di Miami Vice … occhiali da sole, cicatrice in faccia, gilet di pelle consumata, tatuaggi.. fa il check in per la capitale colombiana….
A Londra nella gate per Bogota’ mi perdo nel guardare i volti dei miei prossimi compagni di viaggio, sono volti di culture diverse, i nostri destini s’incrociano i vestiti sono colorati e la voce ha la tipica dolce tonalità spagnola..
Sul volo conosciamo un paio di signore colombiane che ci raccontano del loro Paese. Desidererei tanto conoscerlo , ma loro sono le prime a sconsigliarmelo. Tra chiacchiere, film , e risate il tempo passa velocemente. Guardo la mia guida lonely planet curioso di sapere cosa mi aspetterà.
A circa tre ore dal mio arrivo a Caracas mi sovviene un dubbio..”Ma ora che arrivo a Caracas dove vado? Resto nella Capitale o mi muovo verso qualche villaggio costiero?”
Chiedo informazioni a due ragazze venezuelane che mi consigliano muovermi verso Chichiriviche per risparmiare tempo dato che alla fine ho solo 10 gg per conoscere il Venezuela.
Atterrati a Caracas cerco un por puesto e alla fine opto per un taxi che dopo tanto tirare mi porta fino a una destinazione che non ricordo per un modico prezzo e un paio di all star. Da qui in pullman fino a Valencia e poi fino Chichiriviche.
Alloggio in una posada vicina alla strada principale. E’ cara e non è il massimo.
Il giorno seguente girando per il villaggio conosco 2 bergamaschi che hanno un negozietto di artesanias e mi consigliano una posada meno cara in stile coloniale.
Trattiamo con i pescatori e riportano a Cayo Sal. L’acqua calda , il sole alto e le palme ci lasciano senza fiato. Stendiamo i nostri chinchorros tra le palme e rimaniamo cullati dalla brezza di questo splendido posto.
A Chichiriviche conosco una coppia di argentini che lavorano presso la Pizzeria di Humberto e Emma e subito ci fanno sentire a casa (mia madre è argentina per cui Quique, stupito dal mio accento santafesino, mi considera un suo compatriota …).
I due gestori e i due ragazzi sono molto ospitali. Humberto ci porta a vedere la colonia di fenicotteri e di tanto in tanto con un machete ci apre una noce di cocco e ci fa bere il latte.
Dopo 4 giorni decidiamo di andarcene verso Valencia e poi Cdad Bolivar. Arriviamo a destinazione dopo un viaggio in pullman durato tutta la notte con l’aria condizionata a manetta. Andiamo a dormire presso l’hotel Caracas, un po’ squallido , ma con una bella terrazza di fronte all’Orinoco.
La mattina dopo il nostro arrivo veniamo svegliati da un frastuono incredibile. Dalla terrazza vediamo un brulicare di gente per la strada: macchine e pullman con salsa a tutto volume e addirittura persone che camminano con stereo e casse su carrelli..
La musica regna.
Con il gestore dell’hotel acquistiamo il pacchetto di viaggio da 4 g e 3 notti per Canaima.
Beh Canaima e’ incredibile.
La risalita del fiume (di colore nero dato il tannino rilasciato dalle piante) dura un paio di ore e meta’ del viaggio lo facciamo sotto una pioggia torrenziale. Siamo in Venezuela ma sono talmente bagnato fradicio da avere freddo.
Lo spettacolo comunque è spaziale.
Data l’enorme quantità d’acqua che scende dal cielo dai tepuyes si formano cascate creando una scenografia da sogno.
Dormiamo in amache e l’unico problema è l’umidità. Dietro il capanno c’è un muro di alberi che indica l’inizio della selva. Dal qui arrivano i suoni piu’ strani.
Che dire è la Vita.
La mattina appena svegli fotografo la nuvola di umidità che si alza dal tepuy di fronte a noi.
Andiamo al Salto Angel e ci arriviamo risalendo il fiume e dopo una brevissima camminata nella foresta.
L’acqua cade da un’altezza tale per cui arriva giù in pulviscolo… Le uniche cascate viste prima di questa sono quelle di Iguazù, molto più turistiche e sfruttate.
Qui siamo avvolti dalla natura e a parte noi non c’è alcun segno di presenza umana.
El pollo asado cucinato dalle guide è ottimo.
Sarà la fame o l’aria ma io me ne mangio quasi uno intero…
Ripartiamo e si fa scalo al solito campamento.
Il giorno dopo è ora delle escursioni presso il salto sapo. Camminiamo dietro la cascata. Bello, ma nulla a che vedere rispetto il Salto del giorno prima.
Prima di tornare a Cdad Bolivar ci portano presso un lago artificiale con un aeroplanino da 4 persone. Piove, il volo e un susseguirsi di vibrazioni e sussulti, e alla fine mente nel mare verde sotto di noi si apre una pista e stiamo per atterrare un cavallo ci attraversa la strada. A momento lo prendiamo in pieno.
Ci accomodiamo in una capanna dal cui palo centrale partono 6 amache a raggiera.. siamo in completa selva e la sera la passiamo a leggere.
Il mio compañero de viaje e io studiamo le altre coppie: due tedeschi in viaggio di nozze, due francesi, due inglesi e noi…
La mattina ci coglie impreparati .. ci portano all’isola delle scimmie.. queste le riusciamo ad avvistare da lontano.. purtroppo non ho il cannocchiale e mi devo accontentare della mia vista..
Torniamo a Cdad Bolivar e ci prepariamo a tornare a Caracas.. però abbiamo ancora 2 giorni e decidiamo un cambio rotta.. destinazione Santa Fe.
Qui è bello .. il mar dei caraibi bagna spiagge rosse e le colline ricoperte da una vegetazione lussureggiante scendono ripide sul mare.
La sera andiamo a mangiare in un localino gestito da un uomo romano tifosissimo della Lazio.
La mattina dopo sono le grida dei bambini a svegliarci. Facciamo l’ultimo bagno e ripartiamo.
L’ejecutivo che prendiamo per Caracas “de ejecutivo no tiene un coño” commenta un passeggero seduto vicino a noi.. Arriviamo comunque nella capitale venezuelana e scendiamo in una piazza.. da qui sarà il taxi a portarci a Maiquetia.
Le mille luci dei ranchos sono belle da vedere ma testimoniano una tragedia impressionante..e ancor più quella che da lì a poco verrà: nel dicembre dello stesso anno infatti una spaventosa alluvione ha causato più di 20000 morti.
Ma questo non posso immaginarlo mentre cerco di rapire le ultime immagini di questo Paese che mi ha appena ospitato… è stato bello.. finchè è durato.
Pablo rioario@libero.it