Thailandia
– Malesia
- Singapore
Bangkok –
Krabi – Phuket - Ko Samui (Thailandia)
Kuala
Lumpur – Taman Negara – (Malesia)
Diario di viaggio 2001
30/6
- Volo Milano - Roma, Roma – Bangkok dove arriviamo alle 7.00 di mattina.
Il
viaggio dall’aeroporto al centro ci mostra la città che, all’interno dei
palazzi, si sta svegliando, mentre il traffico sulle tangenziali è già
frenetico.
Nel
pomeriggio partecipiamo ad una visita ad alcuni
templi organizzata dall’albergo.
Nonostante
i mostruosi ingorghi, l'inquinamento, il rumore del traffico, il clima umido e
appiccicoso, Bangkok è una delle città più frizzanti dell'Asia. Domina da
almeno due secoli
la vita urbana, politica, economica e culturale della Thailandia.
La città vera e propria è adagiata sulla sponda orientale del fiume Chao
Phraya ed è divisa in due dalla principale linea ferroviaria che corre da nord
a sud. La maggior parte dei templi antichi e il palazzo reale risplendono nel
settore compreso tra il fiume e la ferrovia, ad est della quale sorge la città
nuova, molto più estesa di quella vecchia.
Qui si concentrano i quartieri commerciali e turistici.
Se si pensa quanto è grande, sorprende davvero trovare a Bangkok così tanti
luoghi tranquilli e raccolti a portata di mano, eppure basta entrare in uno dei
400 Wat (templi-monasteri) o prendere un taxi fluviale sul Chao Phraya.
Visitiamo
il Wat Phra Kaew, il Wat Pho e soprattutto il Wat Traimit, che è il Tempio del
Buddha d'oro, nel quale è custodita un'enorme statua del Buddha d'oro massiccio
alta tre metri.
L’atmosfera
di preghiera che si respira nei templi è contagiosa. Litanie di sapore
orientale escono dalle casse d’impianti acustici o dalle sale
“all’aperto” dove gruppi di monaci stanno pregando. L’odore
dell’incenso e il tintinnio d’oggetti metallici, appesi all’entrata dei
templi, che si toccano tra loro mossi dal vento, accompagnano il visitatore
nelle varie sale di preghiera.
Molto
vivo il quartiere cinese, che attraversiamo in bus, dove ci riproponiamo di
tornare successivamente a piedi.
Ceniamo
subito molto “local thai”: “Samboon Sea Food” situato in centro su
Surawong rd. Spendiamo meno di 10€ a testa e mangiamo pesce in un’atmosfera
ben poco turistica.
Per
il dopocena ci tuffiamo subito nelle vie affollate di quest’incredibile città.
Camminiamo tra odori e profumi provenienti dalle varie bancarelle che si trovano
lungo i marciapiedi. Si alternano veri e propri negozi d’abbigliamento con
cucine all’aperto. La gente che vende o che cucina, mangia continuamente e a
qualsiasi orario. Le bancarelle con le magliette vendono tutte lo stesso
materiale. Tutte magliette uguali e false, cambia solo il marchio, rigorosamente
famoso e occidentale.
La
giornata è stata molto lunga e approfittiamo del bagno turco dell’albergo con
un super massaggio-doccia.
1/7
- Bangkok
Visitiamo
il Palazzo Reale, poi giro in barca nei fetidi “klong”, i famosi canali di
Bangkok.
La
stradina per arrivare all’imbarcadero passa in mezzo a mille bancarelle di
cibo. E’ impossibile non fermarsi a curiosare e cercare di indovinare di che
cosa si tratta.
Si
naviga in mezzo alle baracche appoggiate ai bordi dei canali o a palafitte che
sorgono sull’acqua. La vita quotidiana si svolge su passerelle da una baracca
all’altra o sulle barche.
La
sera abbiamo il primo incontro con quella che sarà la cosa più ricercata di
tutto il viaggio: il “thai massage”. Un’ora
di massaggio sublime.
Per
cena abbiamo un appuntamento già programmato prima di partire con altre due
persone all’Hard Rock Cafè.
2/7
- Bangkok
Affittiamo
due “Tuck – Tuck”, dei moto-taxi con un carretto legato alla moto, con i
quali concordiamo una corsa per la città in vari luoghi prestabiliti.
Iniziamo
con “Jim Thompson’s House”, una casa di un commerciante di seta americano
misteriosamente scomparso in Malesia nel 1967. La proprietà ricorda la vita di
questo singolare americano residente a Bangkok che s'impegnò a preservare e a
promuovere l'arte tradizionale thailandese.
La
casa è stata costruita in puro stile thai nel 1960, ma i mobili, i quadri e i
vari oggetti della casa vanno dal 15° al 17° secolo. Il giardino è
fantastico, rigoglioso e ben curato, accompagna dolcemente verso l’entrata
della casa. Altro luogo affascinante è il soggiorno che dà direttamente
sull’entrata vecchia, quella dalla parte del canale.
Ritorniamo
sui Tuck ed inizia a piovere e ci preoccupiamo un po’ vista la velocità
del nostro scatenato autista. C’è molto inquinamento e il peggio si raggiunge
al semaforo quando scatta il verde. Dobbiamo coprirci il naso e la bocca con la
maglietta. Su questo mezzo ci sentiamo veramente immersi nella città.
Arriviamo
così al “Big Buddha”, una statua di 45 metri e successivamente al “Lucky
Buddha”, chiamato così perché è l’unica rappresentazione di un Buddha che
sorride.
Il
tempio è molto piccolo e ci siamo solo noi quattro, insieme con un poliziotto
che si è sposato nella mattinata. E’ molto simpatico e tranquillo, ci spiega
un po’ di cose sullo “Smile Buddha” e soprattutto sul matrimonio thai. Gli
facciamo alcune domande e si vede che è contento di risponderci. Lui e la
moglie hanno dovuto scegliere ognuno un tempio diverso e passare alcune ore in
ringraziamento e lui ha scelto questo. Ci convince a fare una piccola offerta e
ad avvicinarci il più possibile, salendo su una pedana, per ricevere la
benedizione. Tutti e quattro prendiamo la cosa molto sul serio e ci facciamo
trascinare dall’atmosfera che si è creata.
Alla
sera dopo un’altra cena thai, andiamo a visitare “Patpong”, il quartiere
del divertimento e della trasgressione. Cerchiamo di resistere ai mille inviti
che ci vengono proposti, ma non possiamo rinunciare al “ping-pong show”.
3/7
- Krabi
Sveglia
all’alba (6.00), per riuscire a prendere l’aereo per Krabi.
Bangkok è ancora una volta già sveglia e quasi frenetica.
Dopo
aver “trattato” col taxista ci facciamo portare alla baia di AoNang, una
trentina di minuti da Krabi.
Siamo
in un piccolo albergo direttamente sulla spiaggia, lontano da centri abitati
(Golden Beach Resort).
Nel
pomeriggio arriva un tremendo temporale che dura alcune ore che passiamo così
in camera a dormire.
La
gente è molto simpatica e notiamo subito che ha la pelle più scura rispetto
alla popolazione della capitale. Dopo aver cenato in albergo facciamo una
passeggiata sulla spiaggia in riva all’acqua.
Il
mare è mosso e quindi molto rumoroso. L’acqua è calda e il contatto con i
piedi nudi è piacevole.
La
luna piena illumina in pratica a giorno.
Ci
sembra tutto talmente bello e irreale.
4/7
- Krabi
La
notte è stata una battaglia con un fantomatico “sistema centrale” che
gestisce le luci e l’aria condizionata. Probabilmente è una copia come le
magliette che troviamo in vendita su ogni bancarella.
Si
passava dalla “sauna” al “freddo polare” senza poter intervenire, in più,
ogni tanto, si accendevano le luci della stanza alternandosi all’aria
condizionata!
Dopo
la pioggia di ieri, finalmente ha fatto capolino un pallido sole e passiamo così
la giornata a saltare tra le alte onde del mare o a rilassarci nella piscina
dell’albergo.
5/7
Krabi - Puket
Partiamo
da Krabi (AoNang) con un mini van con autista. (2000 bath). Piove!
Ci
fermiamo a Phang Nga, un villaggio sulla foce di un fiume. Abbiamo noleggiato
una barca (2.000 Bath) per fare un giro sul fiume. Navighiamo su alcuni canali
laterali che sì “srotolano” in mezzo a fitte mangrovie.
C’è
un gran silenzio rotto solo dal rumore della barca. Col passare dei minuti il
paesaggio diventa monotono ma ci pensa la fantasia. Scene di guerra americana in
Vietnam o Cambogia mi vengono in mente dai vari film visti. Piove!
Arriviamo
all’isola di Puket, collegata con
la terraferma da un ponte.
Siamo
alloggiati nella zona nord dell’isola, sulla spiaggia di Kamala Beach, in
sostanza la baia successiva a quella di Patong, la zona dei divertimenti. La
sera prendiamo un taxi e c’infiliamo nel casino di Patong. Fa un gran caldo e
il primo impatto col posto non è piacevole.
6/7
- Puket
Finalmente
il sole. Quanto picchia!
Primo
giorno di sole vero e prima bruciatura. Dopo cena abbiamo passeggiato lungo la
nostra baia e abbiamo trovato un localino, (Paul's Place), praticamente una
capanna sotto le palme a ridosso della spiaggia, gestita da un tedesco, per un
ottimo dolce con caffè.
7/7
- Puket
Phuket
è la più grande delle isole thailandesi e si trova vicino alla costa
sud-occidentale nel Mare delle Andamane. Il
35% circa degli isolani è di religione musulmana.
La
costa è molto diversificata: rocce, lunghe distese di sabbia, scogliere
calcaree, colline verdi. Le spiagge sono molto belle e unite alla vegetazione
tropicale creano un'atmosfera rilassante e piacevole. Lo sviluppo e le
conseguenti speculazioni stanno, però, rovinando l'equilibrio ecologico
dell'isola.
Affittiamo
una Jeep e tentiamo il giro dell’isola. Tentiamo nel senso che la guida a
sinistra ci fa temere della buona riuscita del viaggio.
La
prima baia che incontriamo, Karon Beach, c’impone già la prima sosta. Le onde
sono alte e forti e ci attirano subito.
La
strada è un continuo sali e scendi, con viste su baie spettacolari. Subito dopo
Karon c’è un’altra bella spiaggia: Kata Beach. Queste sono le principali
stazioni balneari, ma durante tutta la giornata vedremo molte spiagge belle e
tranquille.
Arriviamo
al punto-vista a sud dell’isola. Siamo su una collina e la vista è magnifica.
La collina è molto verde e la brezza è fresca e piacevole. Scendiamo in riva
al mare, verso il villaggio di Rawai Beach. C’è un porticciolo per l’arrivo
di un traghetto e alcuni ragazzi stanno aggiustando le reti da pesca. Qui il
mare è calmo perché davanti a noi ci sono alcune isole. Troviamo un posticino
che c’ispira molto (Nikita Bar). Musica “lounge” e soprattutto ombra e
pale per muovere l’aria. Stare seduti, bevendo e ascoltando musica, osservando
il poco movimento intorno, ci fa sentire in pace con noi stessi.
Continuiamo
il giro dell’isola fino a Puket Town. Dopo tanta tranquillità non ci
aspettavamo una confusione del genere. Auto e soprattutto tanti motorini, o
meglio, veicoli a due ruote d’ogni tipo e che sbucano da ogni direzione.
Finiamo
il giro attraversando un pezzo dell’interno dell’isola. Un vero pezzetto di
foresta pluviale che si alterna a risaie, alberi di anacardi, cacao, ananas e
cocco.
Ceniamo
in un ristorante italiano appoggiato alle pendici della collina che divide la
nostra baia con quella di Puket. Il ristorante è in una posizione fantastica.
Appoggiato alla collina ed arriva fino alle rocce che si trovano a bordo della
baia. E’ carissimo ma gli spaghetti con i gamberi sono super.
Il
proprietario, un romano da otto anni sull’isola, è in pratica la copia di
Califano.
Approfittiamo
dell’auto noleggiata per l’auto-moto tour. E’ lo sport preferito dei
“thai locali”. Ci s’immerge nel fluido del traffico e si gira sempre
intorno al centro lungo le quattro vie. E’ sabato sera e si vede.
Il
locale più animato è quello dei “trapperoni” (trans), sono molto
divertenti e quasi carini.
8/7
- Puket
Giornata
dedicata all’abbronzatura, stando però il più possibile all’ombra, e al
massaggio thai.
Il
massaggio lo abbiamo fatto direttamente sulla spiaggia dopo le 17, quando il
sole stava scendendo e cominciava fare meno caldo. Il massaggio è veramente
piacevole, la cura dei particolari è quasi maniacale. I piedi, le mani, le
spalle e la faccia, assolutamente fantastico!
9/7
Puket - Ko Samui
Partiamo
per Ko Samui, la giornata è
bruttissima, c’è una cappa d’umidità che rende tutto grigio.
Ko
Samui ci sembra subito molto più tranquilla e con molta più atmosfera. Il
resort è composto di piccoli bungalow ed è molto carino, (First Bungalow
Resort), la sua spiaggia è magnifica e il mare è tranquillo e invitante. Siamo
all’estrema destra della baia di Chaweng Noi.
Questa
bella isola della Thailandia sud-orientale è coperta di piantagioni di cocco e
ha splendide spiagge racchiuse dalle palme. Fino a poco tempo fa era
l'incontaminata mecca dei vacanzieri alternativi, ma ultimamente sta diventando
la classica destinazione turistica fatta su misura per gli occidentali.
L'economia si basa ancora in gran parte sulle noci di cocco: ogni mese ne
mandano a Bangkok anche due milioni.
10/7
- Ko Samui
Affittiamo
l’immancabile Jeep per fare il giro dell’isola. Incontriamo subito l’isola
del “Big Buddha”. Si tratta di un isolotto, collegato con un ponte, su cui
sorge un Buddha alto 12 metri. Con una donazione otteniamo una benedizione da un
monaco buddista.
Da
qui parte il traghetto per l’isola di Ko Pha-Ngan, che si raggiunge in
quaranta minuti di barca, otto chilometri a nord di Ko Samui. E’ più
tranquilla, ma altrettanto bella. Famosa per le mega-feste “della luna
piena” che si tengono sulla spiaggia di Hat Rin, molto apprezzate dai giovani,
ma, sembra, non molto dalla polizia locale.
Fa
molto caldo e ci fermiamo spesso con l’auto. Diamo un’occhiata alle baie di
Mae Nam e Bo Phut, sempre sul lato settentrionale, sono spiagge più tranquille
rispetto a quelle della parte est.
Lungo
molte spiagge ci sono semplici bungalow con il tetto di paglia, ma in alta
stagione - da dicembre a febbraio e da luglio ad agosto - trovare una
sistemazione è molto difficile. I mesi migliori sono quelli della stagione
secca che va da febbraio a giugno.
Attraversiamo
la piccola capitale, Na Thon. Piena di negozietti vari
è il principale centro abitato dell’isola.
Da
qui partono i collegamenti per Surat Thani, che si trova sulla terraferma: sono
35 chilometri che l’aliscafo percorre in un’ora e mezzo, mentre le express
boats ci mettono due ore e mezzo, a cui va poi aggiunto un’ora di bus.
Usciti
dal villaggio raggiungiamo in pochi minuti le cascate. Dal parcheggio si
raggiungono le cascate con due chilometri di cammino in mezzo alla giungla. Ci
sentiamo molto Di Caprio alla fine del film “the beach”.
La
cascata non è niente di particolare ma c’è la possibilità di fare un
piacevole bagno nel laghetto che forma. C’è poca gente e la tranquillità
aiuta la fantasia.
Il
ritorno è un po’ più complicato, infatti, si scivola sui sassi per vie dei
sandali e dei piedi bagnati.
Arrivati
alla jeep una sorpresa spiacevole: l’auto non parte. Chiediamo aiuto ad alcune
famiglie che abitano vicino al parcheggio. Siamo in mezzo alla giungla
dell’isola e nessuno parla inglese. Riusciamo a farci capire e ci danno una
mano a spingere il mezzo ma non c’è niente da fare. Riusciamo infine ad
avvisare via telefono l’agenzia che ci ha affittato la jeep, che ci manda così
alcuni suoi dipendenti. Risolto il problema, un morsetto della batteria da
sostituire, riprendiamo il giro dell’isola. La strada abbandona la costa e
taglia verso l’interno. Siamo attirati da alcuni elefanti che stanno mangiando
praticamente al bordo della strada. Ci fermiamo e alcuni ragazzi che li
accudiscono vogliono farli muovere per farci piacere. Noi siamo affascinati
anche solo a vederli mangiare. Sono veramente grandi e puzzano un casino. E’
bellissimo osservarli mentre con la proboscide “ripuliscono” i rami con le
foglie di palma per mangiarli.
Prima
di arrivare alla nostra baia scopriamo un localino in riva al mare che
c’ispira tanto e così ci torniamo per cena. (Bigrock)
Il
cibo è mediocre ma il posto è super. Lontano dai rumori della strada e in
sostanza sulla sabbia nella baia di Lamai. Arredato con parei colorati al posto
delle tovaglie e lampade multicolori.
Finalmente
anche un po’ di musica. C’è un impianto con alcuni CD ed è tutto molto
self-service. Scelgo un album d’acid-jazz, che non sarà molto tailandese ma
ci sta benissimo. Sentiamo spesso, in effetti, la mancanza della musica. Nei
ristoranti o nei locali in genere non è previsto l’accompagnamento musicale.
Ci
rifacciamo andando dopo cena al “Reggae Pub”. Un locale all’aperto, tutto
in legno, veramente grande per gli standard dell'isola. Un’ora di sola musica
regge a volume sparato, con i bassi che rimbombano come si deve.
Il
pub, anche se è più una discoteca, domina la laguna interna e capiamo che è
il locale di moda ed inizia ad animarsi dopo le 24.
11-12/7
- Ko Samui
Passiamo
la giornata in spiaggia. Il mare è calmo ma
non è molto trasparente. Ceniamo in un locale strano e frivolo, si
chiama Oriental Garden ed è a Chaweng. Arredamento minimalista e con molto
gusto e scopriamo che c’è lo zampino di qualche italiano.
Dopo
cena, ci dedichiamo al massaggio, e tra le varie possibilità scegliamo quello
con l’olio.
13/7
- Ko Samui
Con
la scusa della mancanza di lettini in spiaggia, decidiamo di andare in piscina.
Visto che c’è molta ombra facciamo una cosa che normalmente, specialmente
quando la fanno gli americani, odiamo.
L’ombra
delle palme e l’acqua fresca della piscina sono un’accoppiata piacevole.
E’
l’ultima sera a Ko Samui e vogliamo andare al Reggae Pub ma commettiamo
l’errore di sottoporci ad un messaggio ai piedi di un’ora che ci schianta.
Sono
25 minuti per piede più una toccatina a spalle, braccia e mani. Super!
14/7
Trasferimento
da Ko Samui a Kuala Lumpur Via Bangkok.
>> Continua in Malesia e Singapore...
Lorenzo Gandolfi henriett@tsc4.com