Thailandia –
Malesia - Singapore
Bangkok
– Krabi – Puket - Ko Samui (Thailandia)
Kuala Lumpur – Taman Negara
– (Malesia)
Singapore
Diario di viaggio 2001
14/7
Trasferimento
da Ko Samui a Kuala Lumpur Via Bangkok.
15/7
– Kuala Lumpur
Abbiamo
deciso di dedicare tutta la giornata alla visita di Kuala
Lumpur. Il modo più rapido in così poco tempo è naturalmente con una
visita guidata.
Quello
che colpisce subito è la quantità diversa di razze che convivono per strada.
Un pò come il gruppo di persone che si trovano sul nostro autobus. I gruppi
principali sono: indiani, cinesi e musulmani.
I
musulmani sono quelli che, all’occhio, ci colpiscono di più, specialmente
quelli integralisti. Le donne con il velo, in testa e sulla faccia,
lasciano
intravedere solo gli occhi.
A
volte s’incontrano occhi timidi, che si abbassano all’incrociarsi dei
nostri, altre volte occhi fieri, con un tocco di trucco occidentale.
La
città è pulita e molto verde. Non ha molta storia ma ha un suo fascino.
Convivono i grattacieli con le moschee, i templi con i centri commerciali e le
auto di grassa cilindrata. Ci sono molti parchi, pieni di gente che passeggia
intorno ai laghetti.
Il
centro di Kuala Lumpur ospita diversi edifici coloniali, un vivace quartiere
cinese con bancarelle lungo le strade e mercati notturni, e un pittoresco
distretto indiano. Il cuore di Kuala Lumpur batte in Merdeka Square, dove
torreggia l'asta portabandiera alta 95 metri e dove si svolgono tutte le feste e
le processioni cittadine. La piazza fu usata dai governatori della Malaysia
durante il periodo coloniale per tenervi partite di cricket, ma fu anche il
luogo dove venne dichiarata l'indipendenza nel 1957.
Sul
lato orientale di Merdeka Square si erge il Palazzo del Sultano Abdul Samed,
costruito in stile moresco e sovrastato dalla Torre dell'Orologio, alta 43
metri.
Anche
la splendida stazione ferroviaria vanta un simile stile architettonico, ed è
caratterizzata dall'eccentricità dei suoi minareti, cupole, torri e archi.
L'edificio
noto come Petronas Tower è meno pittoresco ma altrettanto visibile. Essendo
alto quasi mezzo chilometro, non sorprende che sia una delle strutture in
cemento più imponenti del mondo. Di notte viene illuminato da fasci di luce in
movimento.
La
Masjid Jamek (Moschea del Venerdì), caratterizzata dalla cupola a cipolla, è
situata in un boschetto di palme che dà su Merdeka Square e il suo riflesso è
chiaramente visibile nelle vetrate del nuovo edificio costruito di fronte.
Appena a sud della moschea si trovano le strade brulicanti di Chinatown
(quartiere cinese), una zona affollata e animata in cui si mescolano luci al
neon, attività commerciali e rumore.
Saliamo
sulla KL Tower. Si tratta della quarta torre per telecomunicazioni nel mondo.
Alta 256 metri e da lassù la vista fa impressione. Nella zona più moderna
s’incontrano le abitudini più occidentali. Molte persone stanno sedute
all’aperto per l’aperitivo e i negozi sono pieni di gente, lungo le vie, le
insegne luminose sono esageratamente grandi e luminose. Sui palazzi ci sono
grandi video che sparano pubblicità e video musicali.
Stanchi
di cibo asiatico decidiamo di provare, con successo, un ristorantino spagnolo e
le sue tapas. (Tapao)
16/7
Kuala Lumpur – Kota Baru
Abbiamo
fatto alcune variazioni al nostro programma.
Per
prima cosa rinunciamo all’isola di Redang perché è tutto pieno, poi cambiamo
idea sul percorso che volevamo fare noleggiando un’auto. Percorrere parte
della costa est da Kota Baru a Kuantan e poi ritornare a Kuala Lumpur. Per gli
spostamenti occorre molto più tempo di quello da noi calcolato. Decidiamo così
di viaggiare in aereo. Partiamo da Kuala Lumpur per Kota Baru, dove
soggiorneremo una notte per andare poi in auto a Kuala Besut, da dove
c’imbarcheremo sul traghetto per le isole Perenthian.
Facciamo
una passeggiata per il centro di Kota
Baru e nella piazza principale c’immergiamo nel suo incredibile mercato
notturno all’aperto. Ci sono molte bancarelle dove si può comprare
direttamente quello che si desidera mangiare e poi spostarsi in un lato della
piazza dove ci si può appoggiare su dei tavolini disponibili per tutti. Cinese,
malese, indiano: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si mescolano profumi e
odori in uguale misura così come le etnie e perfino i gusti musicali.
17/7
Kota Baru – Isole Perenthian
Il
pulmino noleggiato ci viene a prendere all’albergo. Ci vorrà circa un’ora.
Facciamo un pezzo di quella costa orientale che avremmo voluto fare in auto da
soli, senza autista. Il mare non si vede mai pur facendo una strada che
costeggia la costa. Non attraversiamo mai paesi, ma le case sono comunque
costantemente di fianco alla strada. Arriviamo a Kuala Besut, un villaggio
adagiato alla foce di un fiume, da dove c’imbarchiamo sul traghetto veloce (30
minuti). Il mare è molto calmo.
Navighiamo
a vista d’alcune isole. Attracchiamo direttamente al molo del resort che ci
ospiterà sull’isola di Perenthian. ( Perenthian La baia è bellissima. La
vegetazione è lussureggiante e arriva fino alla sabbia della spiaggia.
!8/7
– Isole Perenthian
Dopo
una lunga dormita ci svegliamo con un paio di scrosci di pioggia e le urla di
alcune scimmie che girano libere intorno ai bungalow. Dopo colazione arriva,
come ad un appuntamento,
il sole e passiamo la giornata in spiaggia.
L’isola
è molto piccola, non ci sono strade e la “vita” si svolge in pratica nel
nostro resort e soprattutto in quello, molto più spartano, accanto. La baia è
veramente bella. La spiaggia è grande e sulla destra della baia c’è una
distesa di corallo piena di pesci che ti circondano appena entri in acqua.
Il
resort è gestito, male, da malesi musulmani. Sono tutti ragazzi o ragazze molto
giovani. Le ragazze hanno sempre il velo sopra la testa. Vorrei chiedere loro,
cosa pensano delle occidentali in topless in spiaggia, ma è difficile
socializzare.
Abbiamo
visto alcune ospiti mussulmane fare il bagno in piscina vestite con una tunica e
una cuffia in testa.
19/7
– Isole Perenthian
Sole,
(ombra), spiaggia, mare (con la sorpresa dei pesci
che ti mordicchiano), uno spettacolo!
Conosciamo
una coppia d’italiani, pilota dell’esercito lui e insegnante di lingue lei,
che c’invitano al loro chalet per un caffè. Sono dei veri cultori di questa
bevanda e si sono portati tutto l’occorrente da casa! Ci ridiamo su ma in
fondo ci fa piacere radunarci a chiacchierare intorno ad un buon caffè
italiano.
20/7
Isole Perenthian – Kuala Lumpur
Partenza
all’alba per la terraferma. Questa volta il traghetto (una piccola barca però
velocissima) ci fa stare male e l’arrivo sulla costa è un sollievo.
Con
un’ora d’auto ritorniamo verso Kota Baru e andiamo direttamente
all’aeroporto.
Le
nostre intenzioni erano, una volta ritornati nella capitale, di prendere un van
e andare a vedere le Cameron Highlands, le famose colline dove si coltiva il tè,
ma purtroppo ci sono solo piccole auto e visto che siamo in quattro e piuttosto
grossi e con i bagagli, non ci stiamo.
Decidiamo
così di andare, il giorno dopo, nella foresta di Taman Negara in autobus da
Kuala Lumpur.
La
sera festeggiamo il compleanno di uno di noi in un ristorante italiano: “Soho”.
Anzi,
si tratta di un ristorante malese con cucina italiana. Il locale è bellissimo.
Un loft con arredamento “freddo”, tutto in metallo. Forse siamo gli unici
turisti poiché il locale è molto di moda nella città in questo periodo. E’
venerdì sera e vediamo passare davanti a noi i giovani “bene” di Kuala
Lumpur. Amano il lusso e “l’atteggiarsi” in puro stile occidentale.
21/7
– Taman Negara
L’autobus
parte alle 8.00 per il Parco Nazionale del Taman
Negara. La foresta è la più vecchia del pianeta (130 milioni d’anni). Il
viaggio dura quattro ore da Kuala Lumpur, di cui solo un’ora in autostrada,
sempre immersi nel verde. Arriviamo agli uffici all’entrata del parco, che
sono a ridosso di un fiume. In due ore dobbiamo sbrigare le formalità delle
pratiche per l’ammissione al parco, per l’imbarco e per il pranzo.
C’imbarchiamo
per l’unico resort, presente nel parco, da cui partono tutte le varie attività
ed escursione per la foresta. Il traghetto non è altro che una barchetta da 14
posti con cui dovremo risalire il corso del fiume. Ci si siede sul fondo e si
sta, tipo gondola, al livello dell’acqua, che è molto scura e inizialmente
incute un po’ timore.
Il
tragitto in barca dura tre ore che sommate alle due passate all’entrata del
parco e alle quattro d’autobus, fanno ben 9 ore!
L’arrivo
all’attracco del piccolo resort è già uno spettacolo. Siamo circondati dal
verde e dal grigio delle nuvole basse, avvolti nel silenzio e dai rumori della
foresta.
Siamo
alloggiati in bungalow di legno e i suoni
provenienti dall’esterno sono dei più vari.
Prima
di andare a letto troviamo un paio di scarafaggi e un "geccho", il
posto è pulito ma, visto dove siamo e soprattutto visto le fessure del legno
dello chalet, ci rassegniamo.
22/7
– Taman Negara
Ci
sono varie escursioni organizzate dal resort e per la mattina scegliamo quella
in barca verso una “natural jacuzzi”. Risaliamo con una canoa a quattro
posti un affluente del fiume principale. Il viaggio è bellissimo. IL sole non
riesce a penetrare la fitta vegetazione che c’è sulla riva. Ad un certo punto
la barca accosta perché il livello dell’acqua diventa troppo basso. La guida
c’indica il sentiero da percorrere costeggiando la riva. Lui non parla inglese
e si fa capire a gesti ma solo dopo esserci incamminati scopriamo che lui non
viene e ci aspetta lì. La prendiamo a ridere ma non siamo proprio tranquilli.
Dopo un quarto d’ora arriviamo davanti ad una piccola cascata, ai piedi della
quale si forma una piscina naturale. Il tuffo è immediato e, una volta in
acqua, ridiamo come matti all’idea di dove stiamo facendo questo stupendo
bagno.
Nel
pomeriggio affrontiamo da soli il sentiero da cui parte il vero “trekking
tour”. Siamo terrorizzati dalle sanguisughe e abbiamo letto molto prima di
partire su di loro. La sera prima abbiamo tempestato di domande il tipo delle
escursioni che non ci ha tranquillizzato. Ci siamo portati, praticamente solo
per quest’escursione, pantaloni lunghi, calze lunghe dove infilare i pantaloni
e felpe. Sembriamo dei tirolesi in esportazione. Ci spruzziamo chili di
repellente e così puzziamo di citronella a metri di distanza. Siamo buffissimi
e sudiamo solo a stare fermi. Sappiamo che le sanguisughe non vanno strappate ma
bruciate con sigarette. Nessuno fuma ma abbiamo dei fiammiferi e ridiamo solo
all’idea di doverli usare.
I
primi due turisti che incontriamo, che stanno ritornando al resort, sono
tempestati di domande e quando ci dicono: “niente sanguisughe, solo quando
piove”; vorremmo baciarli.
Si
suda tantissimo per l’umidità. Incrociamo una famiglia americana con due
bambini, anche loro sulla via del ritorno, tutti in pantaloni corti e
canottiera!
La
vegetazione è fittissima e la cosa che ci diverte di più sono le liane. Sono
bellissime, resistenti e molleggiate. Non vediamo animali ma li sentiamo solo! I
rumori e i versi più strani mai sentiti.
Al
ritorno, ormai vicino al resort, vediamo alcune scimmie, scoiattoli e tucani e
ci scateniamo con le foto.
23/7
Taman Negara – Kuala Lumpur
Giornata
interamente dedicata al ritorno verso Kuala Lumpur. Il viaggio in barca è un
po’ più veloce perché siamo a favore di corrente.
All’arrivo
una brutta sorpresa: per problemi di lavoro una di noi deve rientrare in Italia.
24/7
Kuala Lumpur - Tioman
Partiamo
in taxi verso l’aeroporto, da dove con un volo della compagnia proprietaria
anche del resort dove siamo diretti, (Berjaya) in un’ora arriviamo
sull’isola di Tioman.
All’arrivo
percorriamo l’unica strada dell’isola che, dal villaggio nato intorno
all’aeroporto, Kampung Tekek, porta in pochi minuti verso il Berjaya Tioman
Baech Resort.
Il
resort è molto più grande dei precedenti in cui siamo stati in questa vacanza.
La baia è bella, anche se meno raccolta della precedente e il mare è quindi un
po’ più mosso.
Quest'isola
da cartolina si trova nel Mare Cinese Meridionale al largo della costa orientale
della Malaysia peninsulare e può vantare bellissime spiagge, fondali
trasparenti, barriere coralline, pesci variopinti, rilievi pressoché
inesplorati ricoperti di giungla, torrenti d’acqua cristallina e le alte cime
del Batu Sirau e del Nenek Semukut. Tioman è scarsamente popolata e di solito i
turisti sono più numerosi degli abitanti dell'isola. La stagione turistica va
da giugno ad agosto e durante le piogge monsoniche di novembre, dicembre e
gennaio l'isola è quasi deserta.
Siamo pronti per celebrare finalmente il “sunset” ma una nuvola all’ultimo
momento ci toglie il tuffo in mare del sole. L’atmosfera dell’”Happy Hour”
nel piccolo “beach bar” è piacevole e finalmente sentiamo un po’ di
musica. Siamo tutti concordi nel dire che è una delle cose che c’è mancata
di più. A conferma della poca importanza che loro danno alla musica, per averla
si deve pagare una specie di juke-box.
I
momenti di silenzio musicale confermano, per la nostra abitudine,
quanto in alcuni momenti l’accompagnamento sonoro sia fondamentale.
25-28/7
- Tioman
Giornate
passate all’insegna del dolce far niente. L’acqua è limpida ma la sabbia ha
un colore particolare, è molto scura e questo toglie l’effetto azzurro-verde
che siamo ormai abituati a vedere. Inoltre si scalda molto e nelle ore più
calde è buffo vedere correre le persone tipo “camminata sulle braci
ardenti”.
Il
resort è molto grande ma ben organizzato e curato e purtroppo è facile cadere
nella tentazione di farsi coccolare. Le ragazze partecipano ad un tour in barca,
con due soste previste sull’isola e alcuni stop in acqua per fare snorkeling.
La prima sosta è alle cascate, dove, dopo venti minuti di cammino, si può fare
una piacevole doccia naturale. L’altra fermata è a Jura Villane, poche
baracche su una spiaggia nella parte est dell’isola, raggiungibile in barca o
a piedi con un sentiero che attraversa la montagna e la giungla.
Gli
altri stop per lo snorkeling sono al Parco Marino e vicino a Reggie Island, un
isolotto vicino a Tioman.
Ci
sono molti pesci, specialmente nel parco.
29/7
Tioman - Singapore
Lasciamo
Tioman, per Singapore, di mattino e mettiamo il naso fuori del resort “via
terra” per la prima volta. E’ un peccato che non ci siano strade o perlomeno
sentieri per vederla meglio.
Dall’alto
dell’aereo l’isola è bellissima, ha le colline piene di una vegetazione
molto fitta che arrivano direttamente al mare.
Singapore
Abbiamo
a disposizione un pomeriggio, la sera
e qualche ora di domani prima della partenza per l’Italia.
Decidiamo
di prendere il classico Tourist Tour
con le fermate fisse, che c’è ormai in ogni importante città.
Il
colpo d’occhio è subito accecante. Un misto di tecnologia e urbanizzazione
occidentale con tocchi orientali misti allo stile inglese coloniale.
Situata
in prossimità dell'equatore, Singapore è una fiorente città-stato che ha
supplito alla mancanza di risorse naturali diventando uno dei massimi centri
commerciali e finanziari dell'Asia. Pur essendo una città di cemento, vetro e
acciaio, famosa per la sua ingegnosità tecnologica, essa offre anche
l'occasione di incontrare in modo agevole (su un territorio di ridotte
dimensioni) qualcosa delle grandi culture asiatiche.
Anche
se Singapore non è più un malfamato porto di risciò, di fumatori d'oppio, di
pescatori di perle, di pirati, vi si può ancora gustare l'atmosfera coloniale
bevendo languidamente un gin al fresco dei ventilatori a pale di qualche hotel
coloniale, cenare all'aria aperta sulle banchine ristrutturate del Singapore
River, dove un tempo attraccavano le navi da carico e visitare i numerosi resti
del periodo vittoriano sopravvissuti al frenetico sviluppo della città.
È
proprio questa combinazione magistralmente orchestrata di modernità occidentale
e d’antiche tradizioni orientali e coloniali che fa di Singapore uno spaccato
d'Asia così accessibile.
La prima fermata più vicina a noi è proprio sulla via dello shopping: Orchard
Rd., che insieme al distretto coloniale, Chinatown, Arab Street e Little India
sono le zone migliori per fare acquisti.
E’
domenica ma tutto è aperto. C’è molta confusione amplificata da stereo e
televisori giganteschi, appesi alle facciate dei palazzi, con volume altissimo.
Il via-vai dei ragazzi dentro e fuori dei centri commerciali è frenetico. Ci
fermiamo anche al giardino botanico. E’ un’esplosione di colori dove le
orchidee la fanno da padrone attirando i visitatori.
Ci
piace molto il quartiere lungo il fiume. Sono molti i ristorantini o pub
ricavati dai vecchi negozi di venditori di pesce, con i loro tavolini
all’aperto che si affacciano sul fiume. La sera ci ritorniamo a cena e
l’atmosfera è molto piacevole.
Lorenzo Gandolfi henriett@tsc4.com