Terza volta su e giù per il Messico in 40 giorni
Luglio/Agosto 2003
Tasso di cambio (agosto 2003): 1 usd $ = 10 pesos 1 euro €
= 11,5 pesos
E’
la terza volta che andiamo in Messico (e sicuramente non sarà l’ultima).
Questo
a grandi linee l’itinerario: Barranca
del Cobre, Oaxaca, costa pacifica
Oaxegna, Chiapas, Yucatan.
La
partenza è prevista per il 23 ma per un incidente è chiusa l’autostrada e
naturalmente perdiamo l'aereo. Partiamo il giorno dopo e così ci saltano i
primi tre giorni che avevamo in programma a P.to Vallarta.
Partiamo
da Bologna e via Francoforte arriviamo a Città del Messico, da dove dopo tre
ore ripartiamo per Chihuahua. Praticamente un massacro!
Siamo
distrutti e dormiamo per due giorni. Anche perché dopo aver tentato un giro per
la città non ci sentiamo molto bene, complice la stanchezza del viaggio e
l'impatto col caldo pazzesco che fa qui. Ci accontentiamo di una toccata e fuga.
Un giro intorno allo zocalo, la cattedrale, il palazzo del governo (bellissimi i
murales che raccontano la storia del Messico rivoluzionario).
27/7
- Abbiamo preso via internet un pacchetto con un'agenzia americana per il "Barranca
del Cobre". Si tratta
di un treno che in un giorno di viaggio, partendo dai 2000 mt. di Chihuahua
arriva fino al mare a Los Mochis, attraversando vari canyon e il più grande dà
il nome che caratterizza ormai questa linea ferroviaria. Il treno parte quasi
puntuale alle 6 ...!! Ci attendono 8 ore di viaggio per arrivare a Posada
Barranca dove faremo la prima sosta e
alloggeremo. Abbiamo deciso di non andare fino a Los Mochis, ma di fare un altro
stop a Creel e poi ritornare a Chihuahua. La scelta si rivela fortunata perché
più avanti la linea ferroviaria è interrotta per un problema ai binari,
mettendo così in difficoltà quelli che avevano programmato l'intero tragitto.
Devo dire che i famosi canyon con strapiombi, ponti e valli non sono stati
all'altezza delle cose lette. I momenti più divertenti sono stati
l'attraversamento di alcuni villaggi, con i relativi tentativi di fotografare i
vari personaggi presenti in
stazione o nelle vie vicine. Comunque il viaggio non è stato noioso. Sia per la
comodità delle carrozze (la linea è diventata privata da alcuni anni)
e soprattutto per un paesaggio in ogni caso particolare e vario d’ora
in ora. Per sfuggire al clima " frigorifero" abbiamo passato molto
tempo in piedi, praticamente all'aperto tra una carrozza e l'altra, al
"caldo" a scattare foto. L'arrivo nel pomeriggio a Posada è piuttosto
triste. Siamo a 2.300 mt. d’altezza, piove e il nostro albergo è
un’imitazione "tarocca" di un castello medioevale europeo. Una
passeggiata di un'ora in un intervallo della pioggia ci salva il pomeriggio.
La
cena è triste come il locale e alle 21.00 siamo a letto.
28/7
- Sarà per il sole che splende o per la lunga dormita al
"fresco" dei 2.300 mt. ma la mattina ha già un'altra faccia. Facciamo
una passeggiata a cavallo di due ore. Costeggiamo spesso il Canyon e mentre il
cavallo si arrampica e sceglie in pratica il sentiero da solo, lo sguardo si
perde per le insenature dell’infinito canyon. Vediamo anche alcune baracche
dove vivono gli indios Tarahumara. Alcune case hanno il bucato steso al sole ed
è impossibile non essere attirati dai colori appariscenti dei loro tessuti. Gli
indios vivono qui in estate, mentre durante l'inverno si spostano sul fondo del
canyon alla ricerca di un clima più mite. La passeggiata ci risolleva
notevolmente il morale anche grazie alla piacevole compagnia di una famiglia
texana con due figli (Sam e Tom!!!) molto simpatici.
Dopo
pranzo riprendiamo il treno nel senso opposto e ritorniamo verso Chihuahua e
dopo due ore scendiamo a Creel.
La
prima impressione è piacevole. Mentre aspettiamo l'inviato dell'albergo,
abbiamo subito l'idea di un paesino molto vivo. Alloggiamo al “Pueblo Viejo”,
una specie di ranch con le baracche dei mandriani adattate a camere con
l'esterno multicolore in stile mexico. La sera camminiamo verso lo zocalo del
paese. La via principale corre parallela ai binari della ferrovia. Ci sono
alcuni negozi d’artigianato degli indios e qualche ristorantino. Ci fermiamo
nello zocalo a guardare il "passeggio" in auto dei giovani locali.
Una
musica di un venditore di cd ci tiene compagnia. Scoppia un terribile temporale
che con la stessa velocità con cui è arrivato se ne va, dopo aver allagato le
strade. Ceniamo in un ristorante molto messicano (“da Veronica”). Buon cibo
a buon prezzo.
29/7
- Abbiamo un'escursione di due ore compresa nel pacchetto. Avremo un autista per
noi, un vecchietto simpatico che a bordo del suo camioncino ci porterà in giro.
L'antenato dei moderni pick-up da solo è uno spettacolo: dal parabrezza rotto,
alla moquette sul cruscotto, al santino sul cambio.
Iniziamo
il nostro giro con le "cave di S. Ignazio". Sono delle grotte dove
vivono gli indios Tarahumara. La guida c’esorta ad entrare nella grotta ma
siamo in notevole difficoltà. Gli indios non amano socializzare e le uniche
parole che dicono sono i prezzi degli oggetti d’artigianato che vendono. Sono
abituati ai turisti, anzi a subire i turisti. Infatti, tutti i tours che partono
da Creel fanno tappa qui. Ci sembra comunque di entrare in "casa" di
qualcun altro e cerchiamo di essere i più discreti e veloci possibili nello
scattare le foto, mentre una famiglia messicana che ci ha anticipato è
veramente insopportabile per l'arroganza che usa nel voler fotografare ogni
angolo della "casa" e le persone che ci sono dentro.
Riprendiamo
il viaggio e incontriamo delle formazioni rocciose veramente strane: dalle forme
d’animali alla "valle dei funghi".
Arriviamo
alla missione di Cerocahui, fondata da un gesuita milanese nel 1681. La chiesa
è molto povera ma ha un suo fascino. Intorno la valle è bellissima e tra i
campi coltivati o adibiti a pascolo è nata la scuola della missione e nel
cortile ci sono tre campi da basket.
Ultima
tappa il un lago circondato da pini, abeti e rocce calcaree. Nel pomeriggio
riprendiamo il treno per Chihuahua, con ben tre ore di ritardo. Facciamo la
conoscenza di due ragazzi di Mexico City: Oscar e Gonzalo. Uno ha i nonni
italiani e così tra italiano, spagnolo e inglese la conversazione diventa uno
spettacolo. C’invitano a pranzo in una posada molto spartana, dove
probabilmente da soli non saremmo mai entrati e naturalmente si mangia bene e si
spende poco. (“da Estela”)
La
loro compagnia si dimostra piacevole anche in treno dove giocando a Domino (in
sostanza lo sport nazionale) arriviamo a destinazione dopo le 23.
30/7
- Spostamento di buona mattina da Chihuahua ad Oaxaca via Mexico City. Per un
ritardo del volo aspettiamo 5 ore in aeroporto. Aggiornamento: il volo è
cancellato !!!! Dobbiamo prendere il volo successivo alle 21.15 !! Arriviamo in
albergo alle 24.00!!!!
31/7
- Oaxaca
– Il centro della città è assolutamente fantastico! Tutto in stile
coloniale, con le case basse e colorate, le strade strette e lastricate. Ad ogni
portone corrisponde un cortile interno, adibito a giardino, a ristorante o a
negozio d’antiquariato o vestiti. E' pieno di turisti, messicani, europei e
anche americani, seppur abbastanza alternativi. Non c'è confusione, anzi la
presenza dei turisti si mescola ai messicani della città in giro per negozi e
mostre. Ci sono, infatti, molti atelier d’artisti aperti al pubblico,
principalmente pittori e scultori. Naturalmente l'uso di colori forti è
abbondante. Abbiamo imparato che gli splendidi colori messicani derivano da
piante vegetali, mentre quelli più scuri da molluschi. Ci sono varie
combinazioni per avere quegli splendidi rossi, gialli o blu.
Le
piazze principali sono due, praticamente una di fianco all'altra. Quella della
cattedrale, Alameda, e lo Zocalo. Lo Zocalo è pieno d’alberi e circondato da
portici. La piazza è in pratica sempre all'ombra e questo fa naturalmente sì
che sia molto frequentata. I caffè sotto i portici sono pieni a qualunque ora
di popolazione locale e di turisti. Le piazze sono animate da venditori vari,
musicisti o semplicemente da gente curiosa. Ci sono alcune vie pedonali che
conducono alla chiesa di S. Domingo. E' veramente divertente curiosare dietro
ogni porta per vedere cosa si nasconde. Abbiamo imparato una nuova versione del
concetto del "dentro e del fuori". Camminando di giorno, in pieno
traffico commerciale, con le porte dei negozi aperte, non esiste una zona
interno privato o uno spazio esterno pubblico. O meglio, c'è una tal confusione
da risultare una visibilità totale. Passeggiando per i marciapiedi, a distanze
veramente minime, si vede un parrucchiere concentrato sulla testa di un cliente,
una ragazza che stende alcuni teli colorati, vediamo macinare del cioccolato,
tagliare della carne, l'atrio trasparente degli alberghi o i gli accoglienti
cortili interni dei ristoranti.
Dopo
aver deciso di allungare di un giorno la nostra permanenza qui, abbiamo cenato
in un ristorante "EL Topil" molto caratteristico (o come li chiamiamo
noi "very local"), gestito da alcune signore anziane, con un
arredamento alquanto datato, ma per questo ancor più interessante. Cucina molto
particolare e tipica della zona. Ci siamo poi accorti che era segnalato dalla
"Lonely".
1/8
- Passeggiando per le stradine
scopriamo un posto molto particolare che ci attira subito: "La nuova
Babele", si tratta di una specie di ristorante composto di due stanze molto
piccole con 7/8 tavoli e con una signora che fa lì davanti alla gente che passa
le tortillas. Su un tavolino vicino si può scegliere cosa mettere nei tacos:
funghi, pollo, formaggio (il “queso” oaxegno è buonissimo). C’è
veramente piaciuto!
Nel
pomeriggio visitiamo il sito zapoteco di Monte
Alban. Ci siamo organizzati per raggiungerlo con un autobus (20 minuti) di
linea. Tutte le agenzie di viaggio offrono per 150 pesos il viaggio, l'entrata e
la guida (in inglese o in spagnolo). Noi abbiamo speso 24 pesos per l'autobus di
linea e 38 per l'entrata. Il sito è veramente magico per la sua posizione.
Sopra una montagna che domina le valli sottostanti tra cui quella d’Oaxaca.
Salendo in cima ad una delle piramidi si rimane estasiati per alcuni minuti e
non c'è foto o ripresa che riproducono la sensazione di spazio provata. Quello
che stupisce di Monte Alban, non è quello che si conosce ma anzitutto quello
che s’ignora. Quando sarebbero arrivati gli spagnoli (circa 1.500) M.te Alban
aveva cominciato a decadere da ottocento anni! I lunghi lavori di scavo sono
terminati negli anni trenta/quaranta del novecento, praticamente l'atro ieri. E'
un posto pieno di mistero e la
memoria conserverà quello "che poteva essere".
Per
visitarlo bastano 2 ore/2 ore e trenta.
Per
la cena decidiamo di darci alla musica dal vivo: salsa, merengue, rumba! Al
ristorante "Candela" prima si mangia e dopo le 23.00 parte la musica
dal vivo con la gente che balla nella piccola pista tra i tavoli. C'è un misto
di messicani e stranieri, che però dimostrano di conoscere il posto e la gente.
2/8
- Giornata dedicata agli acquisti. Saltiamo da un mercatino all'altro.
L'artigianato e i manufatti tessili sono molti belli. Crolliamo su due tovaglie
e su una cornice di legno coloratissima.
Ci
tratteniamo sperando di trovare cose simili in Chiapas. L'idea di mettere in
valigia una borsa vuota si rivelerà come altre volte
azzeccata.
Per
cena torniamo alla "Nueva Babele" perché c'è in programma un
concerto di Latin Jazz. La cena a dispetto del pranzo dell'altro giorno non è
granché (non c'è la signora), ma il gruppo che suona per pochi intimi è
giovane e volonteroso. Tutte le sere c'è musica dal vivo. E' un buon locale per
bere qualche cosa e stare in un posto intimo.
Finiamo
la permanenza ad Oaxaca con una passeggiata nello zocalo. Sono le 23 ma c'è
pieno di gente per strada o ai tavolini, attorniati da gruppi di Mariachi che
suonano e cantano ad alto volume per coprire il gruppo vicino.
Allontanandosi
un pò si sente un miscuglio di musiche, canti e urla di bambini che giocano con
dei palloncini. La luce della sera rispecchia il carattere dei messicani che
nonostante le apparenze sembrano timidi e anche riservati. Non esistono insegne
luminose (bellissime le coloratissime scritte dei nomi degli alberghi o dei
ristoranti sui muri), l'unica luce per strada è quella fioca dei lampioncini o
delle auto.
3/8
- Partenza ore 8.30 ("messicane") con aereo da 9 posti per Puerto Escondido
con "Aerovega", abbiamo speso 100 US $ a testa ma ci siamo risparmiati
8 ore in autobus al freddo e un migliaio di tornanti per scavalcare le montagne
tra Oaxaca e il mare. Scartata anche l'idea dell'auto a noleggio per una cifra
esosa che ogni compagnia da noi contattata ci ha chiesto per il "drop
off", in altre parole il rilascio dell'auto in una città diversa da quella
di partenza.
Il
volo dura 40 minuti e facciamo veramente il "pelo" alle montagne piene
di boschi.
Scegliamo
l'hotel Flor de Maria che si trova su una strada sterrata verso playa Marinero.
Sarà uno dei migliori alberghi di tutto il viaggio per quanto riguarda il
rapporto qualità-prezzo.
La
lonely dice che la spiaggia è considerata balneabile ma è impossibile nuotare
per l'altezza delle onde. L'onda (perché di una si tratta, molto vicina alla
riva) è veramente grande e con una forza pazzesca. Unica nota positiva rispetto
alla vicina Zicatela (patria dei surfisti) non c'è il risucchio della corrente
dopo che l'onda si è rovesciata verso riva.
4-5/8
– La mia compagna sta male e passa praticamente 2 giorni a letto. Io mi faccio
una passeggiata lungo la spiaggia e arrivo a Zicatela. Le onde sono pazzesche e
il rumore del mare è addirittura fastidioso. In lontananza questa spiaggia
sembra avvolta in una nebbia perenne. Il paese di P.to Escondido si distende
sulla collina fino al mare. Lo abbiamo scoperto saltando da un dottore all'altro
e da una farmacia all'altra. In questo periodo dell'anno non c'è molta
confusione. Ci sono molte famiglie messicane con i numerosi figli. Mentre
eravamo in una sala d'attesa di un dottore (praticamente all'aperto!) una
famiglia giovanissima con un figlio in braccio ed uno in arrivo si è stupita
molto quando abbiamo detto loro di non avere figli.
Se
non si cerca niente di particolare, tipo leggende soprattutto italiane anni
70/80, il posto è piacevole, con alcune baie da esplorare (tutti propongono
passaggi in lancia partendo dalla spiaggia principale). In centro a Puerto si
trovano messicani ed europei, nella vicina Zicatela per lo più ragazzi giovani
e americani (per via del surf) e nel nuovo villaggio sorto a Bachoco i
frequentatori dei resort di lusso.
Dopo
due settimane di viaggio è scattato lo spaghetto da "lacrima" nel
ristorante italiano "da Claudio", quello dove trasmettono tutti i
giorni (!!!) alle 20.30 il film di Salvatores "P.to Escondido".
6/8
- Affittiamo un'auto e subiamo praticamente un furto. Esiste solo la Budget che
ci chiede 900 pesos al giorno + 500 pesos per lasciare l'auto a Huatulco.
Avessimo avuto qualche giorno in più avremmo preso l'autobus ma abbiamo solo
due giorni e vogliamo avere la possibilità di fermarci in molti posti lungo la
costa.
Partiamo
in direzione P.to Angel. La strada è diritta ma non costeggia il mare. Siamo in
mezzo ad una vegetazione rigogliosa e molto vicina alla strada. Tanto verde e la
mancanza di traffico è veramente rilassante. Incontriamo solo qualche autobus e
qualche camion. La gente di qui non usa (quando l’ha) l'auto. Si sfruttano i
taxi collettivi (piccoli pulmini) mettendosi a bordo della strada e aspettando
che ne passi uno se ne richiama l'attenzione alzando un braccio. Attraversiamo
qualche villaggio, non si vedono case ma si riconoscono dalla scuola con
l'immancabile campo da basket di fianco. Arriviamo alla deviazione per Mazunte
che attraversiamo prima di arrivare a Zipolite. I villaggi sono praticamente
fatti da cabanas in riva al mare, alternati da qualche baracca adibita a negozio
o ristorantino. Ci sono amache in ogni posizione: o tra quattro "mura"
(cabanas), o con solo un tetto sopra la testa e quindi una gran vista mare!
Noi
rimaniamo solo una notte e probabilmente non cogliamo appieno l'atmosfera del
posto. Nel senso che non c'è niente da fare e non ci si deve praticamente
muovere. Si dorme, si mangia, si beve e si chiacchiera o si prende il sole,
tutto veramente a pochi metri dal mare. Magari senza mettersi una maglietta per
giorni.
Abbiamo
cenato molto bene in un ristorantino (Eclipse) sulla spiaggia, con passeggiata
lungo la riva per il ritorno. Avevamo letto di mille pericoli e anche il
messicano che gestisce la nostra cabanas ci aveva messo in guardia, ma la
cameriera italiana del ristorante ci tranquillizzò.
La
forza del mare fa veramente paura. Alcuni giorni fa sono morti due ragazzi
italiani.
Non
è solo questione d’onde grosse, ma soprattutto di una corrente che risucchia
e rende e rende difficoltosa l'uscita dall'acqua.
All'estrema
sinistra della spiaggia (est) oltrepassando la roccia (ci sono dei gradini che
partono dietro l'ultimo ristorante) si arriva in una piccola spiaggia (playa
dell'amor), dove la forza del mare arriva un po’ rallentata e si riesce a fare
il bagno.
7/8
- Prendiamo la strada per Huatulco e
questa volta è piena di curve, ma la tranquillità è sempre la stessa.
Attraversiamo P.to Angel che è un po’ più paese dei precedenti villaggi dove
abbiamo dormito.
Arriviamo
a Huatulco e grazie ad una dritta di un ragazzo dell'albergo (Mision de Los
Arcos), andiamo a baia Conjeros. E' una splendida baia a mezza luna,
raggiungibile a piedi in cinque minuti di sentiero dalla strada dove si deve
lasciare l'auto. Saremmo una ventina di persone in 500/600 metri di spiaggia.
L'acqua è calma (nonostante siamo nel pacifico) e si può finalmente fare il
bagno senza guardarsi alle spalle.
La
cittadina diventerà uno dei poli turistici più importanti della costa
pacifica.
8/8
- Chiapas - Giornata di
trasferimento: Huatulco - Tuxla via Città del Messico.
Abbiamo
preso via internet un pacchetto di 4 giorni con tutti i trasferimenti inclusi.
Per alcuni giorni non dovremmo pensare ma solo farci scorrazzare. E' in pratica
la prima volta che lo facciamo. Non è nel nostro spirito ma in un lungo viaggio
come questo può anche starci. Tempestiamo comunque di domande la ragazza che
sarà la nostra guida e che c’è venuta a prendere all'aeroporto insieme con
un autista per portarci direttamente a S.
Cristòbal de
Las Casas. Stanno costruendo
una nuova strada che dimezzerà il tempo di viaggio. Per ora sono disponibili
solo 20 km. Così in un'ora arriviamo nel cuore del Chiapas arrampicandoci con
mille curve in mezzo ad una vegetazione fantastica. Ceniamo in una "asaderia"
(Bulle) dove a prezzo fisso (50 pesos) si può mangiare qualsiasi tipo di carne
e in quantità. Stentiamo a crederci ma è vero.
Dopo
cena facciamo la prima passeggiata per il centro.
Fa
freddo ma la cosa più fastidiosa è il numero incredibile d’italiani che
incontriamo per strada a passeggio. Scopriamo che anche il nostro albergo n’è
pieno. Sono in gruppo, si conoscono e fanno un casino insopportabile.
9/8
- Rancho Nuevo Caves, Amantenango del Valle, Teman Puente (sito archeologico di
Chinkultic), Montebello Lakes,
Comitan, Teopisca.
Partiamo
alle 9.30 con guida e autista con auto privata. La nostra guida è una ragazza
spagnola che ha sposato un messicano di qui e parla benissimo inglese.
Visitiamo
delle grotte, con stalagmiti e stalattiti. Sono molto profonde e grazie ad una
passerella in cemento la passeggiata è piacevole, nonostante il freddo e
l'umidità. Ci fermiamo in un paese (Amantenago della Valle), dove le donne sono
molto brave nella lavorazione della terracotta. Ci fermiamo davanti ad una casa
dove una signora ci fa vedere come, usando solo le mani, modella una scodella.
Veniamo
accerchiati da bambini che inizialmente ci chiedono soldi o vogliono vendere
qualche cosa. Riusciamo a distrarli facendogli vedere i loro volti nella ripresa
della telecamera digitale. Si divertono molto.
Visitiamo
poi il sito archeologico di Teman Puente. Ci arrampichiamo su alcune piramidi
per ammirare la vista sulla valle sottostante. La giungla è avvolgente e per i
soliti motivi economici gli scavi sono fermi.
Arriviamo
ai laghi e ci accorgiamo subito che sono molti e di vario colore. I più belli
sono i più grandi, alcuni anche navigabili. Mozzafiato la vista dall'alto dei
cosiddetti "5 laghi". Al ritorno ci fermiamo nello zocalo di Comitan e
Teopisca. La prima è una cittadina ed è molto graziosa, mentre il secondo un
semplice villaggio.
Oggi
è sabato e l'atmosfera in centro è veramente piacevole. Specialmente a Comitan,
dove arriviamo col sole, la gente passeggia per lo zocalo e per i negozi. Non ci
sono turisti perché in città non c'è molto da vedere. Le case del centro sono
colorate come a S. Cristobal ma non sono così vecchie.
Torniamo
a S. Cristobal dove per cena andiamo in un locale un po’ alla moda. "La
Paloma" è un ristorante con annessa galleria d'arte. Tra i tavoli si trova
un giardino tropicale. E' sabato sera e tre ragazzi locali suonano ballate
messicane. Non sono bravi ma s’impegnano e sono divertenti.
10/8
- Villaggi Indiani (S. Juan Chamula,
Zinacantan) e piccolo tour a S. Cristòbal
Questa
era per noi la giornata più attesa. E' sera e abbiamo ancora negli occhi un
miscuglio di cose viste, rumori e odori sentiti, insomma un miscuglio di
sensazioni provate da mettere ancora in ordine.
Oggi
è domenica e a S. Juan Chamula c'è il mercato davanti alla chiesa.
Qui
si trovano gli indios Chamula (circa 50.000). Sono vestiti con i loro
tradizionali costumi con colori vivaci. La confusione è grande, aumentata dalla
presenza di molti turisti, per la maggior parte italiani. Entriamo in chiesa
dove alcuni indios stanno pregando. Avevamo già letto molto su questi villaggi,
sia sulla guida “Lonely Planet” che sui vari siti che raccolgono diari di
viaggio. Mi aspettavo visioni mistiche da riti vodoo.
Niente
di tutto questo. Certo le sensazioni provate sono forti ma le abitudini viste
non mi sono sembrate così lontane da noi. Sono manifestazioni riconducibili a
molte religioni.
Si
viene in chiesa per chiedere aiuto al proprio santo preferito. Le candele
cambiano colore in base al problema o al desiderio che si ha. Ci sono moltissime
candele accese che mandano vampate di colore. Qualcuno sacrifica anche un pollo
tirandogli il collo. Le statue dei santi sono vestite con costumi locali, a
volte hanno anche 2 o 3 vestiti, uno sopra l'altro. Non ci sono panche per
sedersi e i fedeli stanno seduti per terra o in ginocchio.
In
piedi ci sono i turisti e chi controlla che nessuno fotografi, o chi fa la
pulizia delle candele ormai consumate. Un turista seduto in un angolo sta
disegnando uno schizzo su un foglio ma è duramente ripreso da questi
controllori.
Di
fianco alle candele ci sono alcune bevande gasate. Servono per aiutare i fedeli
a liberarsi delle presenze maligne, facendole uscire con dei "rutti".
Sinceramente
l'unica cosa che dava fastidio era la "vasca" dei turisti che
passeggiavano tra i fedeli in preghiera. Pensavo ci saremmo messi in un angolo,
cercando di dare meno nell'occhio possibile, invece siamo finiti inevitabilmente
in mezzo alla gente che prega, spinti da altri turisti che sono dietro e che
vogliono passare, in una serpentina di turisti con percorso obbligato.
Ho
provato a chiedere, ma sembra che ormai l'abitudine di pregare con i turisti
intorno sia assodata. Ci dice la guida che, come al solito, pensano che comunque
i turisti portino soldi alla comunità.
Il
secondo villaggio che visitiamo dista da S. Cristobal 18 chilometri. Si chiama
S. Lorenzo di Zinacantan e oggi è il 10 agosto, quindi giorno del santo a cui
è dedicato il paese. Il paese è in festa e ci sono molte rappresentazioni.
Tutti sono vestiti con i costumi tradizionali. Nonostante il paese sia distante
solo pochi chilometri dal precedente, i costumi sono completamente diversi, con
colori più scuri. Anche i tratti somatici sono diversi, diciamo più asiatici.
Anche qui è severamente proibito fare foto, soprattutto nei paraggi della
chiesa o di qualche rappresentazione religiosa. E' possibile fare qualche foto
solo nel mercato vicino e solo di carattere generale.
Gli
indios non vogliono foto ravvicinate e quando se ne accorgono o protestano o si
limitano a girarsi.
La
nostra guida, ci porta in una casa di una famiglia di sua conoscenza. Producono
splendidi tessuti e tappeti.
Ci
mostrano come li fabbricano con telai molto semplici e con grand’abilità
delle mani associata a molta fantasia nelle decorazioni. Visitiamo anche la casa
che consiste in poche stanze. La più grande, adibita ad esposizione dei
tessuti, è anche la stanza da letto d’alcune figlie. Chiediamo il prezzo
degli oggetti e si capisce chi comanda in casa: mamma, ma soprattutto la nonna.
Tutta la famiglia indossa il costume tradizionale e le ragazze hanno i lunghi
capelli ancora bagnati per il lavaggio del giorno festivo e se li stanno
pettinando a vicenda. Si respira una certa aria d’eccitazione per la giornata
di festa che le attende. Dopo vari acquisti di tovaglie, coperte o semplici teli
colorati da usare in mille modi, torniamo nella
piazza principale.
C'è
tantissima gente intorno al campo da basket dove è in corso una partita, mentre
in uno spiazzo vicino alcuni ragazzi si alternano in vari balli di gruppo. Ci
spiegano che per l'occasione sono in molti gli indios scesi dai villaggi vicini.
La chiesa è addobbata con tantissimi fiori. L'atmosfera è molto meno mistica
dell'altro villaggio ma ugualmente particolare nel suo sapore di festa.
E'
mezzogiorno ma sono già molti quelli che dormono in qualche angolo per
l'eccessivo alcool.
Camminando
per le strade da ogni bar o cantina esce musica e le urla dei vari brindisi.
11/8
- Canyon
Sumidero, Chiapa de Chorzo
Dopo
un'ora d’auto da S. Cristobal in direzione Tuxla, arriviamo a Chiapa de Chorzo.
Da qui partono le lance per la corsa lungo il Rio Griyalva. Siamo in 14 sulla
barca, italiani, spagnoli e americani. La barca è velocissima e tra pellicani e
avvoltoi "zig-zaghiamo" nel fiume alla ricerca di coccodrilli.
L'entrata nel canyon è affascinante. Ci sono dei punti dove è molto stretto e
vista l'altezza (raggiunge anche i 1.000 metri) non entra il sole. Il panorama
è vario. Le pareti di roccia levigate sono quelle che attirano di più.
Arriviamo
fino alla diga.
In
questo punto il bacino è profondo 240 metri. Al ritorno vediamo alcuni
coccodrilli per la gioia dei passeggeri e della mancia dell'autista.
Una
volta scesi facciamo due passi nel centro del paese. Fa un gran caldo e si
rimpiange già il clima di S. Cristobal. La fontana dello Zocalo è molto
particolare, a forma di corona.
Vediamo
la chiesa e il bel cortile dell'ex convento adiacente. C'è una passeggiata che
dal centro arriva al fiume, piena di bancarelle e ristoranti. Al ritorno mentre
ci arrampichiamo per le montagne incontriamo il temporale quotidiano. Arriva
all'improvviso, si scatena e con altrettanta velocità se né va.
La
temperatura a S. Cristobal si abbassa velocemente dopo la pioggia. Facciamo uno
spuntino in una "Tacheria". E' divertente provare i vari tipi di tacos,
anche perché si parte da 4 pesos (800 lire circa).
12/8
- Agua Azul, Palenque
+ trasferimento a Cancun
Oggi
è una giornata piuttosto impegnativa, così partiamo alle 7 da S. Cristobal.
Facciamo colazione lungo il tragitto e dopo 3 ore di strada arriviamo alle
cascate d’Agua Azul. Si tratta di tante piccole cascate che si alternano a
piccoli bacini d'acqua. Qui s’incontrano tre fiumi. La sosta merita alcune
foto ma probabilmente il modo migliore per goderle fino in fondo è farci il
bagno.
Alcuni
consigli: o si fa alla fine delle cascate, in pratica vicino all'entrata, oppure
salire per una quindicina di minuti e ci s’immerge nei bacini più in alto. E'
meglio evitare le "piscine" intermedie perché la corrente è forte e
le croci lungo il sentiero ricordano la conseguenza del pericolo.
Decidiamo
di passare oltre la cascata di Misol-Ha, per poter vedere più tranquillamente
Palenque e poi andare a Villaermosa a prendere l'aereo per Cancun.
La
strada è un continuo tornante immerso nel verde. Dopo un'ora arriviamo a
Palenque. La nostra guida ci ha prenotato un accompagnatore speciale: Victor.
Questo
signore si dimostra veramente speciale. Sono quasi trent'anni che fa la guida
qui, parla molte lingue (tra cui l'italiano) e le ha imparate senza muoversi da
questa città, praticamente solo parlando con i turisti. Per due ore
c’incuriosisce con le sue teorie, molte delle quali
contrastano con le versioni ufficiali. Il bello è che ci dimostra tutto
quello che lui ipotizza. E' convinto che i Maya usassero attrezzi metallici, la
ruota e che conoscessero bene usi e costumi degli egiziani e perfino dei cinesi.
Palenque
è bellissima. Le piramidi sono immerse nella giungla, che ancora oggi nasconde
molte costruzioni e cerca di "rimangiarsi" quelle già scoperte.
L'unico problema è che fa veramente caldo. L'umidità è altissima e nonostante
sia nuvoloso si suda in modo incredibile.
Riprendiamo
il nostro tragitto e dopo due ore, finalmente senza curve, arriviamo a
Villahermosa. Salutiamo i nostri compagni di questi quattro intensi giorni di
viaggio in Chiapas e prendiamo l'aereo per Cancun (dopo uno scalo a Città del
Messico).
Arriviamo
a Cancun alle 24.00. Il taxi collettivo prima di portarci al nostro albergo in
Ciudad Cancun fa il giro della Zona Hotelera e ci ricorda perché questo posto
non ci piace!
13/8
- Cancun - Isla Holbox
Prendiamo
l'autobus delle 12.30 per Chiquila, da dove dovremo prendere il ferry per
l'isola. L'autobus ci mette 40 minuti solo ad uscire da Cancun. La parte di
Cancun sulla costa è chiamata Ciutad ed è un posto orribile. Cresciuta a
dismisura e in fretta, come dormitorio per la gente che lavora nella Zona
Hotelera.
Il
viaggio in autobus dura tre ore e non sappiamo se siano peggio le innumerevoli
“topes” che incontriamo o la musica orribile sparata a tutto volume dalla
radio del bus.
Terrorizzati
da altre avventure di turisti, ci presentiamo vestiti per una scalata ad un
ghiacciaio.
Invece
fa un gran caldo per tutto il viaggio! La cosa più divertente è vedere salire
la gente per strada in posti dove non si vede nessuna costruzione.
Arriviamo
a Ciquila in tempo per il ferry che in venti minuti ci porta sull'isola.
Nonostante
il caldo, il primo impatto è piacevole. Non ci sono strade asfaltate e la
definizione che abbiamo letto di un’Isla Muyeres di vent'anni fa ci sembra
azzeccata.
14/8
- Isla Holbox
Siamo
in piccolo resort (11 stanze) gestito da una famiglia italiana che ha aperto
questo posto da alcuni mesi. E' molto ben curato e rifinito, tutto veramente con
molto gusto. (Hotelito La Tortuga)
Il
mare è meno limpido della costa di Cancun e Playa del Carmen. La sensazione è
però bellissima. La spiaggia è bianca e col riflesso del sole è accecante.
Davanti al nostro albergo ci sono le barche dei pescatori e tettoie fatte con
rami di palma, sotto le quali appoggiare le reti da pesca che devono essere
riparate. In acqua ci sono pellicani e i figli dei pescatori che giocano.
Nel
pomeriggio facciamo un giro in barca insieme a due simpatici ragazzi romani.
Prima
tappa la spiaggia dei fenicotteri rosa. Poi puntiamo verso la costa per andare a
vedere un cenote. Una pozza d’acqua dolce in mezzo alla vegetazione, dove esce
un getto d'acqua da un buco nella terra sul fondo. Ci tuffiamo e ci teniamo ad
una fune per restare fermi perché la corrente è forte. Intorno ci sono dei
granchi giganteschi, alcuni grandi come una pizza.
Al
ritorno verso la barca, un incontro inaspettato. Dal pontile alla barca dobbiamo
fare una ventina di metri in una zona paludosa, col fondo fangoso. Capiamo che
c'è qualche cosa di strano dalla velocità con cui il messicano che ci fa da
guida prende i due figli e li mette sulla barca. A non più di trenta/quaranta
metri vediamo la testa di un coccodrillo. All'eccitazione dell'avvistamento si
mescola il panico per lo specchio d'acqua che dovremmo attraversare. Il
messicano che guida la barca si mette tra noi e il coccodrillo, restando
comunque vicino alla barca. Affossando nel fango quei metri sembrano
interminabili. Anche perché se si prova ad accelerare il passo si sprofonda
sempre più nel fango.
Giunti
salvi sulla barca abbiamo visto riaffiorare il coccodrillo molto ….. vicino!
Solo
la tranquillità dimostrata dal messicano, che si era in sostanza messo tra noi
e l'animale, ci ha convito alla corsa in acqua. Abbiamo (dopo in barca) riso
molto immaginando cosa avrebbe fatto il nostro uomo se il coccodrillo avesse
deciso di avvicinarsi ulteriormente.
Mentre
attraversiamo di nuovo il pezzo di mare che separa la costa dall'isola,
affianchiamo una ventina di delfini che nuotano in mare. Bellissimo.
Anche
se non riusciamo ad avvicinarci molto e loro stanno poco fuori dell’acqua.
Ci
dirigiamo verso una laguna, dove al centro c'è un isolotto che è stato
adottato da un numero incredibile d’uccelli. I locali la chiamano
"l'isola del guano".
Siamo
attraccati ad un pontile collegato al quale c'era una torretta per
l'osservazione degli uccelli.
Pellicani,
cormorani, fregate, gazze e corvi. Un numero pazzesco d’uccelli che, visto
l'ora del tramonto imminente, stavano tornando ai loro nidi sugli alberi.
Viaggio
di ritorno col sole che scende e produce il tanto atteso "mexican sunset",
con la palla rossa a pelo d'acqua e le nuvole di riflesso sempre più colorate
man mano che il sole scende.
15/8
- Un gruppo di turisti dell’albergo si alza alle 6 per andare a vedere gli
squali balena. Un'ora di barca per arrivare ad un punto al largo delle coste
dello Yucatan dove gli squali balena si ritrovano in questo periodo per
mangiare, vista l'enorme quantità di plancton che si trova in questo braccio di
mare.
Ci
sono solo altri due posti al mondo dove questi animali si ritrovano a far scorta
di cibo: Australia e Alaska.
Sono
bestie gigantesche che possono raggiungere anche i 15/20 mt. di lunghezza e 2
mt. di larghezza. Fanno parte della famiglia degli squali, ma questi non
mangiano carne ed, infatti, non hanno i denti.
Ci
si tuffa in acqua e si nuota di fianco, evitando magari di attaccarsi come
invece fa qualche turista.
Dalla
barca sembrano fermi in acqua, ma appena ci si trova di fianco bisogna nuotare
veloci perché con un semplice colpo di coda loro fanno molta strada.
Il
pomeriggio lo passiamo finalmente al sole a chiacchierare piacevolmente con gli
altri italiani dell'albergo.
16/8
- La giornata passa molto pigramente. La compagnia delle persone
incontrate qui è molto piacevole e si resta piacevolmente in compagnia a
raccontarsi le proprie esperienze di viaggio.
L'atmosfera
sull'isola è veramente particolare. In spiaggia ti puoi ritrovare di fianco al
pescatore che aggiusta le reti, alcuni bambini del luogo che giocano in riva al
mare, alcuni messicani che parlano all'ombra delle tettoie in paglia attrezzate
dai pescatori, altri ancora puliscono o riparano le piccole barche da pesca.
Sarebbe
tutto perfetto se non ci fosse un unico gran problema: le zanzare !
Sono
mortali ! A qualsiasi ora del giorno e soprattutto della sera.
Bisogna
mangiare in locali al chiuso per non dover fuggire con il boccone in bocca. E'
un vero peccato.
L'ultima
sera ceniamo in un modo molto particolare.
Siamo
invitati (a pagamento) da una signora messicana a cena nella propria casa sulla
spiaggia. Lei cucina ogni tanto per diletto e quindi solo quando ne ha voglia e
invita alcuni turisti.
E'
ricchissima e ha girato il mondo. La casa è molto bella, in pratica un loft in
riva al mare. Naturalmente è anche un po’ pazza, ma la serata è molto
piacevole. Ci cucina un pesce che dice si trova raramente. Vive sull'isola da
quasi da quasi tre anni e la sua casa da un lato dà direttamente sulla spiaggia
mentre gli altri lati sono stai letteralmente circondati da un resort con il
quale lei è naturalmente imbestialita. Le hanno chiesto di vendere la casa ma
per ora è troppo arrabbiata e orgogliosa.
17/8
- Playa del Carmen
Lasciamo
l'isola e insieme ai due ragazzi di Roma prendiamo prima il traghetto per
Ciquila e in seguito un taxi prenotato direttamente dall'albergo. Ci porterà a
Playa del Carmen dove abbiamo intenzione di dormire per poi affittare un auto e
dirigerci verso Merida.
Alloggiamo
così al Continental Plaza, in pratica il primo albergo vicino all'imbarcadero
per Cozumel, grazie ad un’ottima offerta trovata in internet.
Dal
quinto piano della stanza il riflesso del mare azzurro è accecante. Passiamo il
pomeriggio in spiaggia pigramente a dormire, grazie anche alle solite nuvole
pomeridiane che ci tolgono il calore del sole.
Questa
è la terza volta che torniamo a Playa a distanza di sei anni dalla prima.
E’
veramente tutto cambiato ma abbiamo visto trasformazioni peggiori. Ci sono molti
locali che starebbero bene a Milano Marittima e non hanno più niente di
messicano. E’ anche vero che chi viene qua cerca questo e non solo il Messico.
Per
una sera, noi che comunque non siamo degli esploratori, si può anche
passeggiare nella strada pedonale, costatando in mezzo a mille italiani quanto
siano cari i negozi.
18/8
Prendiamo l’auto e via Tulum e Cobà vogliamo arrivare a Chichen
Itza.
Proprio
a Cobà sbagliamo strada e perdiamo più di un’ora. Siamo finiti in una strada
sterrata che s’infilava nella giungla. Non finiremo mai di ringraziare quel
camionista che abbiamo incontrato, che mentre ci guardava stupito, ci consiglia
di ritornare indietro.
Avevamo
calcolato di arrivare nel tardo pomeriggio per evitare i tour di turisti
organizzati che partono dalla costa. Per fare questo bisogna arrivare presto o
tardi.
Arriviamo
a Chichen Itza alle 16.30. Il sito archeologico chiude alle 18, ma una guida che
parla italiano ci dice che andando un po’ veloci si riescono a vedere le cose
più interessanti. Restiamo veramente affascinati dal Castillo. La piramide è
alta 25 metri. La vista, una volta raggiunta la vetta è particolare. Non ci
sono fino all’orizzonte palazzi o montagne, ma solo la vegetazione della
giungla dello Yucatan sottostante. La discesa dalla piramide è un’avventura.
Molti la fanno all’indietro tenendosi ad una corda. E’ molto ripida e
dall’alto i gradini sembrano molto piccoli.
Non
ci sono turisti come avevamo pensato e questo rende tutto più affascinante.
Altro
posto interessante è il campo del gioco della pelota. Ne abbiamo già visti
tanti, ma questo è veramente grande. Qui i muri sono pendenti verso l’interno
del campo e provocano echi particolari.
Rispetto
alla guida di Palenque, questa segue maggiormente le versioni ufficiali
riguardanti la storia dei Maya, concedendosi solo il dubbio sull’uso o meno
della ruota, che anche secondo il nostro uomo conoscevano e sfruttavano.
Cerchiamo
di provocarlo con qualche versione di Victor (la guida che ci affascinò a
Palenque), ma lui è abbastanza diplomatico e non si fa coinvolgere.
Usciamo
dal sito e giusto in tempo si scatena un temporale notevole. Raggiungiamo
l’auto e ora occorrono più di 2
ore e mezza per arrivare a Merida. Abbiamo preso un altro albergo proprio in
centro, sempre con un’offerta in internet. Arriviamo distrutti e grazie ad un
nuovo temporale ceniamo nel patio interno dell’albergo. Il posto è molto
carino. Si tratta (Hotel Caribe) di un vecchio collegio ristrutturato con un bel
cortile interno adibito a giardino.
19/8
- Merida – Izamal
Passiamo
la mattina visitando il centro di Merida. E’ una città molto viva e
trafficata. Fa molto caldo nonostante la giornata nuvolosa e il temporale della
sera precedente. Molte persone si avvicinano proponendoci le amache che sono
prodotte per la maggior parte in queste zone. Gironzoliamo per la piazza
centrale e per la via principale cercando di mettere la testa dentro ad ogni
cortile che troviamo.
Ci
salutiamo con i nostri compagni di viaggio. I due ragazzi romani prendono
l’autobus per il Chiapas e ci ripromettiamo di ritrovarci più avanti a Tulum.
Durante
il tragitto di ritorno facciamo una deviazione per fare tappa ad Izamal, detta
anche “il villaggio amarillo”, perché tutte le costruzioni sono di colore
giallo. Dalle case lungo le calli, ai palazzi comunali che danno sulla piazza,
fino al convento francescano da cui tutto è partito.
Il
convento è stato costruito nel 1500. E’ imponente e domina la piazza
principale. Camminiamo per la piazza e mentre scattiamo foto ci accorgiamo di
essere in pochi in giro. Sono le
prime ore del pomeriggio e fa molto caldo. Sembra che il tempo si sia fermato e
le carrozzelle trainate dai cavalli aiutano questa sensazione. Le poche persone
che si vedono, o sono sedute all’ombra o camminano molto lentamente. Pranziamo
in un posto non molto affidabile e dopo aver ordinato la solita limonata spiamo
il tipo per vedere se usa l’acqua purificata. Appena apre il rubinetto
dell’acqua, ci mettiamo ad urlare: Coca, Coca !!!!
Ritorniamo,
via Tulum, a Playa del Carmen dove dormiamo in attesa del traghetto per Cozumel.
20-21/8
- Cozumel
I
35 minuti di traghetto non sono piacevoli, anche se il mare è tranquillo.
Alcuni bambini vomitano e all’arrivo sospiriamo. Abbiamo preso un’offerta in
uno di quegli albergoni all’americana con spiaggia bellissima. Sapevamo,
infatti, che sull’isola erano pochi gli alberghi con la spiaggia.
Passiamo
due giorni “vergognandoci”: mare, lettino, (con materassino morbido,
asciugamano gigante e comodo rotolo poggia-testa !), sole e ….ombra.
Gli
americani sono tutti in piscina con bicchiere in mano e così la spiaggia è
tranquilla.
22/8
Affittiamo un’auto e dedichiamo
la giornata al giro dell’isola.
La
prima delle due spiagge più famose (S. Francesco) è quella che c’è stata più
consigliata. E’ piena d’americani perché qui arrivano i catamarani che
partono dal paese S. Miguel (dove non c’è spiaggia). Per la loro gioia qui
c’è tutto: ristoranti, bar e affitto delle moto d’acqua e parasaling,
spazio sulla spiaggia per giocare a racchettoni. Insomma, quello che serve ai
gringos per andare al mare. L’acqua inoltre è molto torbida.
Praticamente
scappiamo!
La
seconda spiaggia è invece un paradiso: Playa Palancar. Il mare è bellissimo.
Dall’azzurro
chiaro al blu scuro. C’è un solo ristorantino con una quindicina di tavoli.
L’atmosfera
è molto tranquilla e si sente solo la musica proveniente dal bar (Carlos
Santana). Ci accorgiamo che oltre la metà degli avventori della spiaggia parla
italiano. Quando si tratta di buon gusto....!!
Lasciamo
questo posto da sogno (anche se un po’ caro), per arrivare alla punta sud
dell’isola.
Ci
arriviamo nel tardo pomeriggio e ci accorgiamo che è stato creato da poco un
parco che vista l’ora sta però per chiudere. Si tratta di un parco per
proteggere la fauna di questa parte dell’isola, ma soprattutto le tartarughe
che vengono a nidificare su questa spiaggia. La strada che porta al faro
delimita questa spiaggia e una laguna interna piena di vegetazione, che noi
purtroppo possiamo vedere solo dall’alto, da un punto di osservazione
all’entrata del parco. Deve essere stato creato veramente da poco perché non
ne abbiamo letto su nessuna guida e non è pubblicizzato sull’isola.
Proseguiamo
il giro costeggiando la parte est dell’isola, quella che da verso il mare
aperto.
Qui
il mare è naturalmente molto più mosso e leggiamo anche che le correnti sono
molto pericolose. Vediamo chilometri di spiagge deserte alternate ad alcuni
ristorantini che si affacciano su alcune baie. Arriviamo alla “capitale” e
unico paese dell’isola: S. Miguel.
Il
paese è un po’ una delusione perché non ha niente di caratteristico ed è
completamente votato ad attirare clientela americana, soprattutto quella delle
grandi crociere che ogni giorno attraccano sull’isola, o quelli che arrivano
in giornata da Playa del Carmen.
Il
paese è molto più animato di giorno perché la sera gli americani non escono
dai resort, se non addirittura dalla camera dove cenano davanti alla
televisione. E’ veramente un peccato perché l’isola è bella ma è
completamente in mano ai gringos, che vengono qua ad annusare il Messico e fare
immersioni.
Grazie
alla trasparenza e alla tranquillità del mare sembra, infatti, questo uno dei
posti migliori per iniziare l’attività di sub.
Vivere
il Messico per i gringos vuol dire andare in giro con una jeep aperta e in mano
una birra.
Visto
che da loro non si può fare, gli dà un profondo senso di ….trasgressione. In
compenso non vogliono rinunciare alle loro comodità e gli alberghi e molti
ristoranti danno i prezzi direttamente in dollari.
E’
tutto molto caro, rispetto anche a Playa del Carmen.
23-29/8
Tulum
Se
uno cerca mare, mare e solo mare, questo è il luogo ideale. Tra la giungla
dello Yucatan e l’azzurro mare, si trova
una striscia di sabbia lunga parecchi chilometri lungo i quali stanno
nascendo una serie di piccoli alberghi e pensioni.
Si
parte praticamente dalle rovine di Tulum con alcune costruzioni che ospitano
saccopelisti e amache. Queste sono le famose “cabanas” dove si riesce a
dormire, adattandosi, spendendo poco.
Poi
inizia la serie di piccoli alberghi, anche distanti tra loro e comunque nascosti
nella vegetazione, raggiungibili con una strada sterrata.
Ad
alcuni chilometri, verso l’interno, si trova Tulum Pueblo. In sostanza un
supermercato, negozietti, inernet point, alcuni ristoranti e la fermata degli
autobus, il tutto di fianco alla “caretera nazionale”, la strada che collega
lo Yucatan con il resto del Messico.
Incredibile,
ma questo posto riesce ad avere anche un po’ d’atmosfera, specialmente di
sera, stando seduti ai tavolini dei locali illuminati dalle candele.
Ci
si muove in taxi, o chiedendo passaggi ai turisti con auto noleggiata.
Siamo
disponibili per chiarimenti e speriamo che queste righe possano servire ad altri
come lo è stato per noi.