AVVENTURA VENEZUELANA

Venezuela

Racconto di viaggio 1994

di Fausto Bralla

Siamo nel 1994 e finalmente l'11 di Agosto sono pronto per la partenza.Il viaggio l'ho affrontato da solo,in quanto la persona che doveva venire con me 8 giorni prima della partenza mi ha detto che non sarebbe più venuto.

Io sono comunque deciso a partire, nonostante avessi prenotato oltre al volo solo 2 notti all'hotel "MELIA CARIBE" nella località di La Guaira.

 

11-AGOSTO-1994
Alle ore 13.00 circa parto finalmente per Caracas, non proprio contento in quanto era il mio primo viaggio all'estero, lo stavo iniziando da solo non avendo programmato niente in quanto l'intenzione era quella, insieme al mio amico, di noleggiare un auto e muoverci continuamente. Fortunatamente non sono andate così le cose in quanto girare il Venezuela in macchina e’ un po’ troppo rischioso (esperienze in loco di persone conosciute).

Arrivo all’aeroporto a Maiquetia (Caracas), dove trovo una ragazza che lavora per un tour operator che mi porta all’hotel.

L’hotel si trova in località Caraballeda a La Guaira e si chiama “MELIA CARIBE”.

Nel tragitto mi chiede come mai dovevamo essere in due invece ci sono solo io, gli spiego il tutto e mi chiede cosa dunque voglio fare.

Allora mi metto d’accordo con il taxista il quale mi viene a prendere l’indomani mattina per andare in un’agenzia a Caracas, da dove mi organizzerò il viaggio.

Dopo 8 ore passate tra telefonate, prenotazione voli (ne ho fatti in totale 7), finalmente ho organizzato il tutto. Bene e’ il 12 agosto e sono a posto. Per quanto riguarda i voli, il numero è elevato in quanto lo scalo a Caracas e’ d’obbligo per ogni spostamento, a parte pochissimi voli che non passano da Caracas.

Da Caracas torno a La Guaira a prendere i travelcheques da cambiare, bisogna andare in aeroporto perchè solo li te li cambiano, vado in agenzia e pago.

Ok tutto a posto si potrebbe pensare….errore, ero praticamente rimasto con circa 200000 lire e non avevo ancora fatto niente.

BUTTA MALE HO PENSATO.

Comunque non mi scoraggio, torno all’hotel e dò al taxista 100 dollari per tutta quella giornata passata con me piu’ un accordo per la mattina dopo. Doveva venirmi a prendere all’hotel per andare in aeroporto dal quale iniziavo la mia avventura andando a Puerto Ayacucho in amazzonia.

Il 13 di agosto alle 8.00 dovevo incontrarmi con il taxista ma alle 9.00 ancora niente, perfetto, subito una bella fregatura.Va beh,devo arrivare all’aeroporto velocemente altrimenti perdo il volo per l’amazzonia.Vedo un pulmino carico di turisti che sta andando all’aeroporto, lo fermo e mi faccio dare un passaggio.

 

13-AGOSTO
Arrivo finalmente all’aeroporto di Puerto Ayacucho e con una jeep, vengo portato insieme ad altri turisti all’accampamento. Appena sceso dalla jeep il paesaggio che mi si e’ parato davanti mi ha lasciato di gesso.Verde ovunque con uccelli stupendi stagliati nel cielo rumori strani, diversi, ma la cosa più affascinante l’Orinoco, l’immenso Orinoco.

Mi danno una capanna di legno e mattoni e partiamo subito per una piccola escursione nella foresta.

Arriviamo in un posto dove c’erano bambini che giocavano insieme ai genitori in una specie di zona parco naturale. C’era uno scivolo di roccia levigatissima dal quale si poteva scendere o con una enorme camera d’aria o semplicemente sedendocisi sopra. Questo e’ possibile grazie alla continua erosione dell’acqua sulla roccia che l’ha resa liscia come il marmo.

Ci inoltriamo e la guida ci fa vedere animali e piante spettacolari per un po’e arriviamo ad uno scivolo di pietra molto più ripido del primo. La guida dice che se qualcuno vuole può lanciarsi sullo scivolo che non c’e’ pericolo, il primo naturalmente sono io che voglio provare tutte le esperienze del posto. Mi metto seduto sullo scivolo e via giù per la discesa. Bisogna essere dei nuotatori discreti in quanto alla fine della discesa l’acqua crea dei vortici che tendono a farti andare sott’acqua.

Alla sera in accampamento la vita termina molto presto, si beve qualcosa in un localino adibito a bar, molto bello e caratteristico, per poi andare a letto pronti per una NUOVA ESCURSIONE.

Il giorno dopo partiamo con la guida (che era un indigeno al quale hanno proposto di far conoscere quelle zone ai turisti), con una canoa contenente 7/8 persone per una bella gita sull’Orinoco, che risaliamo fino alla Colombia, dove inoltrati qualche chilometro, ci fermiamo per visitare quella parte di foresta. Lì la nostra guida ci fa vedere una pianta di cocaina alta tre metri (prob.vecchia di anni), ci fa salire su un’altura che era un intrico di rami alberi a radici, per poi arrivare in un punto dalla visuale mozzafiato. Ci fa vedere come pescare un pesce in un ruscello con un bastone che cucinerà alla sera facendolo assaggiare a tutti. Nella foresta amazzonica più o meno il paesaggio e’ simile, ma con una varietà di animali e vegetazione incredibilmente variopinta e particolare. Passo lì 3 giorni fantastici, ma veramente allucinanti dal punto di vista dei famigerati e succiasangue di “MOSQUITOS”, dette anche volgarmente zanzare.

 

17-AGOSTO
Riparto così da Puerto Ayacucho per tornare a Caracas e andare nel paradiso naturale stupendo…..Los Roques.

Salgo su di un aereo della compagnia aereotuy, 10 posti ad elica.

Dopo 10 MINUTI CHE ERAVAMO IN VOLO HANNO ACCESO L’ARIA CONDIZIONATA, LA QUALE SI CONDENSAVA TALMENTE TANTO CHE DOPO CIRCA 1 /4 d’ora non riuscivo a vedere due sedili davanti al mio. La cosa mi ha fatto molto sorridere. Niente comunque in confronto a quello che abbiamo cominciato a vedere in prossimità delle isole. Paesaggi da sogno con isole bianche con poca vegetazione in mezzo ad un mare limpido dai colori variabili dall’azzurro al verde al blu al verde intenso. Non credevo ai miei occhi.

Arrivato a Los Roques, mi avvio verso il posto dove sarei dovuto stare per 4 giorni.

Il posto era molto carino e gestito da una palermitano di circa 35 anni che si dava molto da fare, insomma una bravissima persona. Il problema era che dall’agenzia con 80 dollari americani sarei dovuto stare 4 giorni, quella posada, sono cosi’ chiamate le case dei pescatori del luogo, costava quasi 50 dollari al giorno in mezza pensione. Comunque sia questa persona non avendo libero nessun posto letto, mi ha accompagnato da alcuni pescatori del posto, i quali erano anche loro pieni.

Perfetto mi sono detto dormirò all’aperto in spiaggia. Tornato con lui alla posada, mi fermo a parlare con alcuni italiani i quali, parlando del più e del meno, sono venuti a conoscenza della mia situazione economica. Avevo ancora 170000 lire e loro mi dicevano che assolutamente non sarei riuscito ad arrivare a fine vacanza. Già forse avevano ragione. Risolverò questo problema il giorno dopo, ora devo trovare un posto per dormire. Ultimo tentativo il ragazzo di Palermo mi porta da una certa Nelly, persona molto cortese e particolare. Nelly dice che forse si può fare qualcosa, conosce dei ragazzi che potrebbero ospitarmi. Intanto si erano fatte le 21.00. Ok andiamo da questi ragazzi dai quali mi fermo per circa un’ora e mezza, nel frattempo ho scoperto dai comportamenti che erano due ragazzi gay. Mi fanno fare una doccia e dopo quasi due ore Nelly mi dice che se voglio posso dormire da lei. Sono stato forse il più fortunato dei turisti in quanto era un posto pulitissimo, dove addirittura per le cucaracha (scarafaggi) usavano un veleno. Una cosa a cui purtroppo bisogna abituarsi sono proprio le cucaracha, la quale presenza è talmente numericamente alta che vederne una decina è come se non ce ne fossero. Comunque mi abituo anche a questa situazione.

Il giorno dopo devo risolvere il problema soldi, così faccio dall’isola una telefonata a carico del destinatario (non era possibile fare altrimenti da Los Roques) a mio zio, in quanto i miei genitori non erano raggiungibili, chiedendogli 200000 lire da versare su di un conto corrente di una banca di Palermo, che era poi la banca del palermitano proprietario della posada senza posto per me. Naturalmente mia mamma saputo questo quasi muore di infarto pensando mi avessero rubato tutto.

Intanto in quei tre giorni di permanenza visito l’isola di Franceschin e Madreschin.Tutte queste isolette, vantano il fatto di essere prive di vegetazione e quasi tutte sono senza bar o rinfreschi, bisogna portarsi tutto, specialmente una protezione minima 35 altrimenti il sole cuoce la pelle come un uovo. Per giungere in queste isolette incontaminate e circondate da un acqua che sembrerebbe da bere, ci si mette d’accordo con un pescatore che ti porta la, torna indietro e ti viene a riprendere all’ora da te prestabilita.Un consiglio è quello (dato che ripari all’ombra praticamente non ce ne sono) di stare sull’isolotto non più di 4/5 ore. In qualsiasi caso sarebbe conveniente avere un cappello. In isolette così si vive quasi esclusivamente in acqua, in quanto la temperatura esterna è alta e con un’umidità intorno al 70-80%. Nel frattempo conosco una ragazza di Milano la quale era in Venezuela da sola a causa di una sfortunata vicissitudine con il suo ex fidanzato milanese trasferitosi in Venezuela, per la precisione all’Isla Margherita. Parlando del più e del meno vengo a sapere che nello stesso periodo in cui sarò a Puerto La Cruz e all’Isla Margarita ci sarà anche lei. Così le dò il numero di telefono dell’albergo e rimaniamo d’accordo che ci sentiremo.

Nelly è una persona veramente carina dal punto di vista dell’accoglienza, come un po’ tutti i venezuelani, ma attenzione che appena ti giri rischi di essere superfregato.

A casa sua non ero considerato un turista, in quanto lei non ha mai fatto dormire turisti nella sua casa, ma ha sempre dato loro delle casa nelle vicinanze, ma ero considerato come un amico. Mangiavo quando volevo aprivo il frigorifero e prendevo tutte le birre (polar buonissima) che volevo e mi faceva sollazzare tranquillamente su di un’amaca vicino al mio letto.

Ho vissuto proprio come un pascià. Provate ad immaginare alle 17.00 dopo una giornata di sole, una doccia (veloce perchè l’acqua scarseggia), una birra un’amaca e una sigaretta in tutta tranquillità credetemi è stupendo.

Bene arriva il 23, devo partire e lasciare quel paradiso, con il magone mi convinco che è ora di scoprire qualche altro fantastico posto, ma prima devo sentire se i soldi sono arrivati alla banca di Palermo. Ad un ora dalla partenza i soldi sul conto ancora non c’erano, cosi’ mi sono detto che tutto era perduto, in quanto io dovevo partire e se i soldi arrivavano anche solo dopo un minuto che ero sull’aereo ero fregato, i soldi non li vedevo più.GRANDIOSO!

La fortuna dell’aeroporto di Los Roques è che funziona come le giostre di Gardaland, ovverosia le persone stanno in fila su di una specie di strada asfaltata e sempre in strada vengono controllate le borse e i dieci passeggeri possono così salire sull’aereo e andare. Così la fortuna vuole che circa ¼ d’ora prima di salire arriva il palermitano mi dice che i soldi sono arrivati così mi da il rispettivo in bolivares, facendomi un cambio mooooooooolto a suo favore.

 

21-AGOSTO
Arrivo a Caracas dove prendo un altro volo diretto a Canaima, per vedere la cascata più alta del mondo, ”IL SALTO ANGEL”.

Qui la storia è veramente un avventura. L’escursione era programmata in questo modo:

nel pomeriggio si partiva con una canoa, si sarebbero percorsi dei tratti a piedi, poi ancora in canoa fino ad un punto si sosta dal quale saremmo ripartiti il giorno dopo per arrivare dove c’era il salto.

Prima di partire improvviso un impermeabile con un sacchetto nero della spazzatura, saltiamo in canoa e via, si parte. Prima di noi erano partite due canoe con tutti i nostri bagagli, quelli con la roba necessaria ai due giorni successivi.

Arrivati nel punto dove si doveva procedere sulla terra ferma a piedi, vediamo zaini, valigette e borse sulla superficie dell’Orinoco. Erano le nostre. A quel punto un disastro in quanto le borse più pesanti erano affondate e difficilmente recuperabili….fortunatamente la mia galleggiava e ho recuperato il tutto. Peggio e’ andata ad alcuni amici conosciuti sul posto di Roma, ai quali, ad alcuni di loro, e’ stato impossibile recuperare i loro bagagli. Praticamente avremmo dovuto camminare circa mezz’oretta, nel frattempo i conducenti delle canoe dovevano attraversare con le valige un tratto di rapide del fiume. Alcuni di loro erano un po’ eccentrici e, prendendo le rapide con troppa foga hanno fatto ribaltare la canoa.

A questo punto siamo tornati indietro per fare asciugare il tutto. Così facendo abbiamo perso una giornata di strada, che si sarebbe recuperata il giorno dopo.

Quella notte e’ stata comunque bellissima in quanto abbiamo tutti dormito sotto un tetto di legna e paglia tutto aperto intorno con nella parte sottostante una marea di amache.

La mia prima notte in piena amazzonia, con la testa coperta, ma non riparato da mura. E’ stata un’esperienza meravigliosa.

Il giorno dopo abbiamo così intrapreso la più lunga e faticosa escursione mai fatta da me.

Partenza ore 7.00. Dopo circa due ore e mezza tra canoa e terra ferma, siamo giunti nel famoso punto di sosta. Abbiamo lasciato le borse e siamo proceduti. Dopo altri vari tratti e ore di canoa e foresta amazzonica pura, siamo finalmente giunti alla cascata. Il paesaggio che mi si è parato davanti era qualcosa di stupefacente. Da un intricarsi di rami e foglie si è aperto uno squarcio nella foresta per dare spazio alla non enorme massa d’acqua del salto, ma di un altitudine incredibile. Se volete si può fare visita al salto anche con un aereo “piper”da due o tre posti e sorvolarlo da vicino, perdendo però tutta la suggestione della foresta amazzonica.

Dopo una sosta sotto l’acqua nebulizzatissima della fine del salto era ora di rientrare.

Arrivati al punto di sosta eravamo talmente a pezzi che la guida ha pensato di preparare degli spaghetti che abbiamo divorato come se non mangiassimo da dieci giorni.

Abbiamo dormito ancora sotto un tetto, in amache, ma completamente aperti ai lati, esperienza per me indimenticabile.

Passata la nottata siamo tornati all’accampamento di Canaima, considerato sempre parco naturale.

 

23 AGOSTO
Tappa di una notte a Puerto Ordaz, da dove andrò a Puerto la Cruz.

 

24-AGOSTO
Partenza per Puerto La Cruz, arrivo e mi sistemo in un albergo chiamato anche lui “Melia Caribe”.

La cittadina sorge in riva al mare ed e’ molto bella, con costruzioni particolari molto in stile sudamericano.

Il lungomare è ricco di bancarelle che vendono artigianato locale prodotto direttamente li sul posto, da dove ho acquistato molte cose.

Lì, dopo un paio di giorni passati purtroppo quasi tutti in camera per un diluvio durato circa 10 ore, finalmente esce il sole e posso vedere la città. Nel mio girovagare incontro una persona che mi vuole fare da cicerone in cambio di qualche cigarillos e un paio di birre. Dopo circa un paio d’ore che sto con questo tipo, vuole andare in un supermercato per parlare con la sua donna (dice lui), ok, andiamo. Mi porta verso l’interno, io già iniziavo un po’ a preoccuparmi, ma arriviamo al fatidico supermercato. Entriamo, lui compra due cose, arriviamo alla cassa e………..da lì il disastro. Iniziano a discutere di bambino e chissà di cos’altro quando la tensione si alza e la tizia minaccia il mio accompagnatore ad andarsene. Lui vuole a tutti i costi aspettarla, sono le 21.00 e il supermercato deve chiudere. Dal momento in cui la tizia esce, le cose si sono susseguite con una rapidità incredibile. Dopo qualche ceffone ricevuto, la tizia raccoglie una bella pietra e ce la tira, urla a più non posso e caso vuole che dopo due minuti arriva la polizia. Alla vista della polizia, il tizio mi prende per un braccio e cominciamo a correre.Vi rendete conto? Sto scappando dalla polizia. PAZZESCO!!!!! Ci dividiamo e riesco a nascondermi tra mura di una casa in costruzione, sento i passi veloci dei poliziotti che mi passano accanto e se ne vanno. SONO SALVO! Circa il 26 di Agosto mi raggiunge Manuela, la ragazza di Milano conosciuta a Los Roques.

Da Puerto ci si può mettere d’accordo (come a Los Roques) con alcuni proprietari di barche, per farsi portare in un isoletta di fronte, caratteristica in quanto la spiaggia ha la particolarità di avere sabbia rossa, dicono in quanto ricca di ferro.

 

28-AGOSTO
Parto con Manuela dal porto di Puerto La Cruz con un traghetto. La notte precedente dal gran caldo devo aver esagerato con l’aria condizionata e sento che sto per ammalarmi o comunque sento di non stare al meglio.

Arriviamo sull’Isla Margherita, isola che del Venezuela non ha quasi niente.

Oltretutto “vanta” di essere la zona più turistica ed è vero. Dopo aver passato tutti quei giorni a vedere paesaggi stupefacenti dal punto di vista naturale ed animale, stare qui mi provocava sofferenza. Il problema erano i soldi, che erano praticamente finiti. Alloggiavamo in un hotel abbastanza infimo, a Porlamar (capitale dell’isola) ma comunque economico anche se non a sufficienza per i soldi che mi erano rimasti.

Spinto dalla voglia di arrivare alla fine, non desisto.

Manuela si sarebbe fermata fino al 2 settembre io fino al 5. Arrivata sera io e Manuela incontriamo il suo (ex) moroso, il quale ci indica alcuni locali del posto dove poterci divertire un po’.

Giunti in una discoteca, IL “MOSQUITOS” ( ce ne erano in tutto due), beviamo un super cocktail preparato nel cestello del ghiaccio, con 7 cannucce dalle quali bevavamo tutti insieme.

Circa a metà serata sto veramente male e torno in hotel, Manuela per non lasciarmi solo, si sacrifica e torna con me. Nel tragitto incontriamo amici conosciuti durante le varie escursioni e li facciamo salire per bere qualcosa, si fermano ½ ora e se ne vanno.

Verso le 3 del mattino sentiamo bussare alle porta, io ero in preda alle allucinazioni, in quanto avrò avuto la febbre a 40 come minimo. Il tizio dell’hotel insiste per venire dentro la stanza per controllare che gli altri se ne siano andati, trattandoci un po’ in malo modo, Manuela strilla e lo caccia fuori. Io stavo sempre peggio,così vorrebbe chiamare un taxi e portarmi all’ospedale, mi rifiuto e così tiriamo mattina. Naturalmente niente mare per almeno tutta la giornata.

Il giorno dopo sto meglio così possiamo prendere un autobus locale, con le destinazioni scritte con un pennarello indelebile sul parabrezza, e andare da Porlamar a Playa el Agua per goderci un po’ di sole. In spiaggia conosciamo un ragazzo che lavora lì ed è di Maracaibo, il quale mi sarà molto utile un paio di giorni dopo.

I giorni scorrono tranquilli e sereni fino a quando non arriva il 2 settembre , giorno in cui Manuela torna a Milano. La sera del 2 settembre parlo un po’ con un ragazzo che lavora alla reception (se così si può chiamare), il quale capendo la mia quasi disperazione, spinto da un po’ di compassione  verrà più tardi in camera mia per offrirmi un po’ della sua cena personale. Non solo, mi recapita un messaggio di Manuela che dice di tenere dei soldi (circa 150 bolivares) per la tassa del rientro. Grande Manuela, quei soldi me li sarei mangiati o bevuti, così neanche riuscivo più a tornare a casa.

I soldi li avevo praticamente finiti a parte qualche bolivares. Ci salutiamo, lei parte e dopo due minuti mi assale l’angoscia più tremenda. Sono rimasto solo, senza soldi e mi mancano 3 giorni al rientro. Cosa faccio?

Prendo l’autobus e vado a Playa el Agua per andare a parlare con il proprietario di un ristorantino sulla spiaggia, che è napoletano trasferitosi 40 anni prima per chiedere se non ha bisogno di qualcuno, dato che il ragazzo di Maracaibo finiva di lavorare il 31 di Agosto.

Incredibile trovo lavoro, servo le persone sulla spiaggia che hanno noleggiato le sdraio. Il lavoro inizia alle 9.00 e finisce alle 16.00.

Il proprietario del ristorante mi paga il taxi e il pranzo più una ventina di dollari americani, va benissimo, per due giorni sono a posto e infatti così è stato.

A parte le mie vicissitudini, consiglio a chi ama la natura e le escursioni, quelle vere, di andare in Venezuela, paese magnifico dal punto di vista naturalistico, con paesaggi molto caratteristici e spesso differenti.

Mi sento in dovere di ringraziare una persona che in quel periodo, circa 10/12 giorni mi è stata vicino, senza sapere chi ero, aiutandomi tantissimo, con la sua forza e la sua simpatia.

GRAZIE MANUELA!!!!

 

COMUNQUE SIA ANDATA QUESTA AVVENTURA,DOPO 9 ANNI RIMANGO DEL PARERE CHE QUESTA SIA STATA,FINO AD ORA, L’ESPERIENZA PIU’ BELLA DELLA MIA VITA.

 

Fausto Bralla   fausto1969@libero.it 

 

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