Diario di viaggio 2004
di Alessandro
Questo è il diario del mio viaggio in Venezuela: oltre alla descrizione dei posti visitati ho inserito molti consigli pratici e anche i prezzi degli alberghi, dei trasporti e molte dritte che possono essere utili a chi volesse intraprendere un viaggio in questo bellissimo paese.
>>Spesa tot. del viaggio: 660 euro volo A/R Venezia Caracas + 850 $ della vacanza (tutto compreso, anche i souvenir!)
>>Durata
del viaggio: 16 giorni
14 GIUGNO
Dopo
aver tentato di prendere l’aereo il giorno prima (volo spostato per un
problema con il biglietto), eccomi qui, all’aeroporto di Venezia, pronto ad
iniziare quest’avventura. Dopo un’intera giornata di volo io, mio fratello
Federico e il mio cugino Francesco, arriviamo a Caracas alle 14 e 30. Una volta
uscito dall’aeroporto ho subito un primo impatto con il Sud America: una
miriade di persone che provano a cambiarti dollari, guide improvvisate che si
offrono di aiutarti. Dopo aver cambiato 150 $ (rigorosamente al mercato nero, 1$
= 2500 bolivares contro i 1920 del cambio ufficiale; ho successivamente scoperto
che nei giornali economici tipo il financial times sono indicati tali
quotazioni, ad esempio a fine giugno il dollaro è quotato a 2650 Bs, così per
strada se lo trovate a 2500 Bs fate un buonissimo affare! ) ci affidiamo a Joel
un ragazzo del posto che che si offre di accompagnarci fino al terminal Rodovias,
dove abbiamo acquistato dei biglietti per Ciudad Bolivar (24500 Bs). La prima
impressione che mi ha dato Caracas è quella di una città povera, bidonville
che si addensano sulle verdi colline, sporcizia sulle strade e numerose auto
senza targa, persone che rovistano nell’immondizia, povertà e disordine. Una
volta arrivati al terminal, per ingannare l’attesa ci siamo fatti accompagnare
da Joel a mangiare pollo allo spiedo con salsa piccante e la juca, un tubero
simile alle patate, molto utilizzato in Venezuela, specialmente nella zona
sud-orientale: dopo aver divorato due polli in 4 e aver bevuto 3 birre a testa
(non so se sia il modo migliore per prevenire la disidratazione, ma va bene lo
stesso!) abbiamo salutato la nostra guida improvvisata e siamo partiti alla
volta di Ciudad Bolivar, dove abbiamo in programma l’escursione al Salto Angel.
15
GIUGNO
Dopo
10 ore di viaggio e dopo aver rischiato l’assideramento siamo giunti a Ciudad
Bolivar. Appena arrivati alla stazione degli autobus abbiamo incontrato Carlos
che ci ha proposto 2 gite, una al rio Caura (110 $) e poi al Salto Angel (160
$), comprese le 2 notti a Ciudad Bolivar all’hotel Union. Dopo aver
dormicchiato per un paio d’ore siamo andati a fare una passeggiata sul malecon
dell’Orinoco: un fiume imponente, non ha niente a che vedere con il nostro
Po…. Dopo aver bevuto alcune Polar lungo la via principale della città a aver
ammirato le bellezze locali, siamo andati a fare un pisolino: mai errore più
grave, sei ore di dormita, così siamo usciti a cenare alle dieci di sera, in
una città deserta.
La
sera, infatti, a causa della delinquenza, le strade si svuotano e rimangono solo
i poliziotti (molti a dire il vero) che stazionano vicino alle Banche alle
gioiellerie o ad altri possibili locali sensibili a possibili rapine.
16
GIUGNO
Sono
le 9 di sera e siamo seduti nel campamento in riva al rio Caura: è stata una
giornata stupenda, un angolo di paradiso…ma andiamo con ordine: ore 9
partenza, ore 10 pausa per la rottura della jeep, serie di pause per organizzare
la gita, infine partenza a bordo di una Uno, si , non avete letto male, proprio
una FIAT UNO nella foresta!!!!
Quattro ore di auto, di cui una e mezza di sterrato: una figata! Una strada
rossa in mezzo a una verdissima vegetazione, interrotta però da tratti
disboscati a bruciati… Alla fine del viaggio arriviamo al Caura : uno
spettacolo, un fiume nerissimo (per la presenza di tannino) e placido e una
vegetazione generosissima, la vita prolifera, farfalle, uccelli, fiori, frutti
grandi come cocomeri… Per finire la giornata abbiamo fatto un giro nel fiume,
dove abbiamo visto dei delfini d’acqua nel cano chiribito. Il tramonto è poi
uno dei più belli che abbia mai visto: non sembra neanche reale, pare una
scenografia di un film…. Adesso
è ora di dormire, all’aperto, in amache, in riva al fiume ovviamente! Siamo
in Amazzonia …(in realtà l’Amazzonia si trova un po’ più a sud)
Rio
Caura
Rio
Caura
17
GIUGNO
Ore
17: sono disteso in un sasso di granito in riva al rio Caura, facendo attenzione
alle formiche 24 (si chiamano così perché se ti pungono ti danno solo 24 ore
di vita), le quali questa mattina Francesco si è dilettato a disturbare!
Andiamo con ordine: questa mattina abbiamo fatto colazione al campamento in
compagnia di un animaletto chiamato lapa, ma che mio cugino si ostina a dire che
sia un capibara! Dopo aver sistemato le cose nella barca, siamo partiti in
questa avventura.
Dopo
dieci minuti di esplorazione abbiamo cominciato a vedere i primi tucani e
Neville, la nostra guida ha avvistato anche dei mono guarato (delle scimmie che
fanno dei versi disumani), che però noi non siamo riusciti a distinguere tra la
vegetazione. Ci ha poi portato all’interno della foresta: tra la vegetazione
il caldo è meno asfissiante, anche se l’umidità è notevole, che piova o
meno, comunque cadono delle gocce dagli alberi... Dopo essere passati in una
zona appena bruciata e coltivata a riso e juca, abbiamo attraversato un altro
tratto di foresta per arrivare in una collina nera, costituita da granito
ricoperto da sostanze vegetali che ne danno la caratteristica colorazione nera:
giuro che in un primo momento avevo pensato fossero rocce di origine vulcanica!
Dalla cima di questa collina lo spettacolo è tanto straordinario, quando il
caldo è asfissiante….Come si può notare nella foto qui sotto si può vedere
un lungo tratto di foresta e all’orizzonte si può scorgere anche il confine
con la Colombia, all’altezza di Puerto Ayacucho, zona in cui vivono gli indios
Guahibo.
Dopo
questa escursione nella foresta siamo ritornati alla barca con la quale ci siamo
diretti verso l’isola Jokori, nella quale abbiamo visto degli strani uccelli
che emettevano degli altrettanto inusuali versi e dei lucertoloni grandi quasi
quanto delle iguane!
Dopo
questa visita siamo andati nell’isola dove avremmo dovuto dormire, nella quale
abbiamo trovato il nostro campamento distrutto: delle altre guide in precedenza,
nel tentativo di bruciare una palma, hanno mandato a fuoco anche la capanna
nella quale avremmo dovuto dormire….poco male, tanto c’è un’altra
capanna, anche se in non buone condizioni (ha qualche buco nel soffitto,
attenzione, non è quella nella foto sotto, in confronto quella è un hotel a 5
stelle!). Dopo aver scaricato i viveri e i bagagli (penso che qui potremo
lasciarli incustoditi…non c’è un grande traffico di persone!), siamo andati
a visitare due comunità indigene, i Pemon e i Chirichano. Dai Pemon abbiamo
anche comprato degli oggetti fatti da loro, mentre dai Chirichano non siamo
riusciti a fare delle foto: volevano dei soldi in cambio! (Dai Pemon invece non
me la sono sentita di fare delle foto, già visitando il loro campamento mi sono
sentito un po’ un intruso, pensare se faccio loro delle foto… è come se dei
turisti entrassero a casa mia e per di più si mettessero a fare i giapponesi,
li caccerei a calci nel sedere e getterei le macchine fotografiche dalla
finestra!). Nonostante siano molto vicini tra loro, i due gruppi sono con tratti
somatici diversi e, a sentire Neville, la nostra guida, i Chirichano sono più
bassi e anche più stupidi e non sono neanche dei grandi lavoratori. Da
quest’ultimi abbiamo visto anche come dalla juca, un tubero simile alle patate
dolci, riescano ad estrarre una farina usata per fare dei pani simili alle
piadine romagnole, ma a mio parere meno gustose….La juca è l’alimento
principale della loro alimentazione ed è utilizzata anche per produrre un
alcolico con gradazione uguale a quella del vino. (l’ho assaggiato e sembra
uno yogurt ai cereali un po’ alcolico, non un granchè…). Per finire la
giornata siamo andati a vedere due piantagioni di pina, juca e platani, abbiamo
assaggiato il frutto del cacao (non si mangia il seme, dal quale si estrae
appunto il cacao, ma la parte gelatinosa che contiene i semi) e alla fine siamo
tornati a casa (al campamento) con il nostro trofeo, un ananas appena colto
(buonissimo). Bene, ora mi faccio un bagno nel fiume, speriamo che non ci siano
piraña!
Il nostro campamento e la foresta del rio Caura: all’orizzonte la Colombia
18
GIUGNO
Rio
Caura. La notte è stata tutt’altro che tranquilla…Dopo aver chiacchierato
con Neville sul suo lavoro ed aver fantasticato sull’eventualità di aprire
una agenzia turistica a Ciudad Bolivar, siamo andati a dormire. Ore 10, nel buio
assoluto inizia a piovere, anzi scende un vero muro d’acqua e Francesco, che
si trovava con la sua amaca sotto un buco nel tetto è stato investito da un
fiume in piena! Un buio incredibile, mobilitazione generale per spostare le
amache! La cosa che più mi ha impressionato è l’oscurità della notte: noi
siamo abituati alle luci delle città e quindi, anche se il cielo di notte è
coperto, non abbiamo modo di avere una oscurità completa…qui invece, quando
di notte piove e il cielo è coperto il buio fa impressione…. Lo spettacolo
del cielo stellato, poi è una cosa incredibile…..
Ore 11, nel buio più assoluto si sente Francesco urlare: “Puttana!” a una formica, che per fortuna si è rivelata non essere una formica 24! La mattina, dopo aver caricato la barca, siamo ripartiti a visitare un’isola vicina mentre Neville preparava la colazione. Dopo aver mangiato siamo tornati al campamento del primo giorno, dove abbiamo assaggiato il Lapa e abbiamo parlato con un ragazzo del posto, Kebin, sulla storia del Rio Caura: nei mesi di gennaio e febbraio il fiume si restringe e si riempie di vita: pesci, capibara, armadilli, formichieri, giaguari,….., mentre nella stagione delle piogge, nonostante si avvistino meno animali, il paesaggio è più bello e il fiume ha una portata decisamente maggiore.Alle 10:30 siamo andati a pesca di piraña (che denti affilati!) e poi siamo andati a recuperare un po’ di indios ai bordi del fiume. Dopo aver pranzato siamo partiti per Ciudad Bolivar, con una jeep zeppa di indios (eravamo in 11, più i bagagli!). Ore 18 e 15 arrivo a Ciudad Bolivar, cena e poi una cerveza a “la mi casa”, l’unico locale aperto la notte!
Orinoco all’alba
19
GIUGNO
Ore
7 colazione e partenza per Canaima (gita a 150$, 135$ se si parte dall’aeroporto
di La Paragua)
Ore
8 e 30: partenza con l’aereo da turismo da
Ciudad Bolivar: lo spettacolo dei Tepuis è fantastico, la laguna di Canaima è addirittura mozzafiato,
una miriade di cascate, una più bella dell’altra. Dopo aver pagato le tasse
di ingresso (8000 Bs) siamo partiti alla volta del Salto Angel: 20 minuti a
piedi, 20 minuti di lancia, poi altri 20 minuti a piedi attraverso la Sabana
Mayupa, una distesa verde simile a una savana, circondata dai Tepuis, poi 2 ore
e mezzo di lancia attraverso le rapide, fino alla prossimità del Salto Angel.
Da come la descrivo sembrerebbe una passeggiata, se non ci fossero la pioggia e
le rapide, che rendono però il viaggio più divertente. Il programma prevedeva
la visita del Salto Angel per il giorno seguente, ma siccome il tempo è bello,
la guida ha deciso di portarci oggi stesso. Dopo 40 minuti di cammino finalmente
siamo arrivati al mirador del Salto Angel. La maestosità e la bellezza del
Salto sono indescrivibili: ho cercato di concentrarmi per fissare i particolari
di questo spettacolo, nella speranza di poter poi ricordare più cose possibile
di questa meraviglia della natura, ma quelle che restano
sono le sensazioni di stupore e l’eccitazione che questa visione può
suscitare. Fare poi il bagno ai piedi della cascata è stata una cosa
altrettanto emozionante….
Alle
18 siamo tornati indietro, prendendoci un’altra lavata memorabile: alle 19 e
30 eravamo ancora nella giungla, nel buio più totale. Altre guide ci sono
venute ad aiutare e per tornare al campamento abbiamo dovuto guadare il fiume,
la foresta è anche questa! Cena e chiacchierata con i ragazzi che ci stanno
accompagnando in questa avventura: Jeroem, un olandese nato in Messico e che
vive a Londra, Alice, australiana e il suo ragazzo Patrick, belga, che in 6 mesi
hanno intenzione di visitare tutto il sud America (sono già al quarto) e infine
una famiglia di canadesi che girano il mondo con la loro barca a vela: un gruppo
veramente molto interessante….
20 GIUGNO
Questa volta la notte è passata tranquillamente, anche se ha piovuto per
ore, così la mattina il livello del rio Carrao si è alzato di 1,5/2 metri.
Dopo un’abbondante colazione siamo partiti per il Poso de la Felicidad, dove
abbiamo fatto il bagno: stupendo! Se andate provate a passare dietro la cascata,
sfidando la forte corrente: dietro c’è una cavità, come nelle favole! Alle
12:30 siamo arrivati a Canaima e dopo aver mangiato siamo partiti per il giro
delle cascate: la prima è stato il Salto Golondrina, seguito dal salto Wadaima
e il più bello, il salto Hacha. Dopo questo breve giro in barca abbiamo
proseguito a piedi alla volta del salto El Sapo, e qui viene il bello: prima lo
abbiamo ammirato dal basso, poi, cosa veramente straordinaria, lo abbiamo
“attraversato” da dietro la cascata, in una sorta di cavità che attraversa
l’intero salto. Questo passaggio è stato divertentissimo, perché
all’interno si creano delle specie di vortici d’acqua che vanno a sbatterti
contro con una certa violenza, una specie di tifone! Siamo passati poi al Salto
Sapito e abbiamo ammirato il paesaggio che si vede dalla sua cima:
straordinario, una verdissima prateria, con palme e tepuis in lontananza. Non
riesco a capire come tale bellezza non sia diventata un’attrazione turistica
di massa…bè meglio così, forse è anche per questo che posti come Canaima e
il rio Caura hanno mi hanno così affascinato, fascino accresciuto dalla
consapevolezza di essere uno dei pochi ad aver potuto vedere tali bellezze della
natura! In conclusione finora l’esperienza è stata eccezionale, il Salto
Angel è stupendo, come tutte le altre cascate, e il rio Caura mi è
rimasto nel cuore: la giungla, per quanto inospitale ti sa dare delle
sensazioni che solo una persona che è venuta fin qui può capire, si crea
un’attrazione per questi posti selvaggi che porta anche a dimenticarti di
tutte le scomodità che si devono affrontare, una regione che consiglio a tutti
gli amanti della natura e delle emozioni forti, non ne rimarrà deluso !
La
sera dopo cena siamo andati alla festa che avevano organizzato i paesani di
Canaima: una partita di calcetto femminile, guardando la quale abbiamo
assaggiato un alcolico a base di juca fermentata e poi una festa danzante dove
ho provato a cimentarmi nella salsa con delle ragazze locali che gentilmente si
sono prestate a farsi pestare i piedi…l’impegno c’era, non ero proprio un
mostro di bravura!
… e la laguna di Canaima!
21
GIUGNO
Dopo
aver fatto colazione, in attesa del volo per Ciudad Bolivar, abbiamo fatto una
partita a calcetto: Patrick, Jeroem, io, Federico e Francesco contro un gruppo
di venezuelani, abbiamo perso 5-4 anche perché abbiamo sofferto un po’ di più
il caldo asfissiante….
Una
volta arrivati a Ciudad Bolivar, abbiamo salutato i nostri compagni di viaggio e
dopo aver cambiato un po’ di dollari, siamo partiti per P. La Cruz (autobus, 4
ore, 10000 Bs a testa, auto 51000 per tre ). Nel cambiare il denaro abbiamo anche
rischiato un pochettino: ci siamo fatti portare in una stanza all’interno di
un palazzone un po’ trasandato (modello Bronx), appena entrati il nostro
“accompagnatore” ha chiuso la porta dietro di noi (una grata tipo quella
delle carceri) e stava di fronte a noi un personaggio che sembrava uscito da
“il padrino”, camicia colorata,
sigaro, rolex e catene d’oro al polso, con al fianco un gorilla di 2 quintali.
Appena entrati con un po’ di strizza gli abbiamo detto che dovevamo cambiare
dei soldi e lui, senza esitazioni: “Fatemi vedere i dollari!”. Francesco per
fortuna ha detto che i soldi li avevamo lasciati in albergo, non credo che lui
abbia bevuto questa stronzata, fatto sta che, forse preso a pietà, ci ha
lasciato andare, e ci ha perfino dato il suo biglietto da visita, nel caso
avessimo avuto bisogno di qualsiasi cosa! Arrivati a P. La Cruz alle 9 della
sera abbiamo pernottato all’hotel Riviera (tre stelle, 70000 la tripla).
22
GIUGNO
Dopo
aver fatto colazione (4500 Bs), siamo partiti per la prima escursione al parco
national Mochima e precisamente all’isola El Faro (8000 Bs), famosa per le
iguane che girano per la spiaggia. L’isola è spoglia, la spiaggia pulita ma non particolarmente bella (non ci sono ne spiagge bianche ne palme), la barriera corallina,
che si trova solo alle estremità della spiaggia, è carina, ma non
eccezionale, insomma, non è stata una gita indimenticabile. Francesco oggi non
si è sentito bene, spero che per domani migliori.
23
GIUGNO
Anche
oggi Francesco sta male, così decidiamo di partire solo in due, questa volta
con destinazione Santa Fe ( buseta 1000 Bs ). Una volta arrivati (40 minuti
circa) abbiamo subito cercato sulla spiaggia una barca che facesse una
escursione alle isole del parco (Isla Caracas, Arapo, Arapito, la piscina…):
con nostra grande sorpresa abbiamo incontrato Patrick, Alice e Jeroem. In buona
compagnia siamo partiti alla scoperta della parte più bella del parco Mochima.
Subito abbiamo incontrato un gruppo di delfini, bellissimi, poi siamo arrivati
all’Isla Caracas, dove abbiamo fatto un po’ di snorkeling. Successivamente
siamo sbarcati alla spiaggia di Arapo, con adiacente la “piscina” molto
bella ma nulla a che vedere con le spiagge delle isole Thailandesi che ho
ammirato nel mio ultimo viaggio. Dopo aver fatto snorkeling (ho visto anche una
razza) siamo andati al ristorante dove abbiamo mangiato del buon pesce (30000 Bs).
Poi siamo tornati a Santa Fe e abbiamo mangiato un gelato insieme a Jeroem ,
Patrick e Alice per poi salutarci, questa volta penso definitivamente.
Da
sottolineare Santa Fe, a mio giudizio molto più pulita, tranquilla e
accogliente di P. La Cruz (è anche meno cara) e la consiglio come base di
partenza per visitare il Parco Mochima. Abbiamo poi ripreso la buseta (è una
figata, un autobus colorato con la musica a tutto volume), siamo riusciti a
vedere anche Playa Colorada, da lontano è veramente molto bella. Durante il
viaggio abbiamo anche conosciuto delle ragazze che si sono poi proposte di
venire con noi a Los Roques, io personalmente ho preso tempo per vedere se si
liberava un posto in valigia, dove poterle nascondere….A parte gli scherzi,
sono state molto gentili, ci hanno accompagnato all’hotel, ma abbiamo detto
loro “adios” perché il giorno seguente saremmo dovuti andare finalmente a
Los Roques l’ultima tappa del nostro viaggio.
24
GIUGNO
Tappa
di trasferimento a Caracas in autobus, poi all’aeroporto in taxi (12000 Bs per
l’autobus 25000 Bs per il taxi), poi arrivati all’aeroporto, la sorpresa:
nessun volo fino alla mattina seguente, così ci siamo fatti portare ad un hotel
a Macuto (hotel Santiago, 68000 Bs), nel lungomare. Cena (51000 Bs per
tre) e poi nanna, sperando di partire il giorno dopo. (Volo Caracas-Gran Roque
150$ A/R, ma pagando in Bs è come se fossero 110$).
25
GIUGNO
Ore
7 e 30, partenza per l’aeroporto, cambio dollari in Bolivares (2400 Bs) e poi
partenza per Los Roques. Dopo 35 minuti di volo ecco davanti a noi uno
spettacolo straordinario, una miriade di tonalità di azzurro, turchese, viola,
una visione mozzafiato. Appena atterrati abbiamo pagato 25000 Bs per la tassa
d’ingresso e poi siamo andati alla posada Magalis, la più economica
dell’isola (tripla a 35000 Bs a testa, con colazione e cena). Qui abbiamo
trovato 2 ragazzi italiani, appena arrivati in Venezuela e intenzionati a
rimanerci per altri 2 mesi e mezzo. Dopo aver chiacchierato un po’, ci siamo
avventurati dietro la pista di atterraggio dove c’è una piccola spiaggetta
bianca, con la barriera corallina: già qui lo snorkelling è molto bello,
tantissimi pesci, anche se i coralli non sono particolarmente belli, comunque lo
spettacolo di colori è veramente stupendo. Dopo il bagno abbiamo organizzato la
gita del giorno seguente: le gite più costose sono di 20 $ e attenzione: se si
deve pagare in bolivares, 20$=60000,
cioè 1$ = 3000 Bs, una fregatura. La sera, al tramonto, siamo andati a bere un
mojito in riva al mare, bellissimo…. Cena a base di pesce e poi serata in
piazza Bolivar, che non è di certo la piazza Rossa di Mosca…, ma è carina,
anche se non prolifera di vita. L’impressione che ho avuto subito è di un
arcipelago bellissimo e fortunatamente non ancora sfruttato dal turismo, non ci
sono ancora grandi residence, solo delle piccole posade, gestite da venezuelani
e da italiani. L’atmosfera è quella dei paesini del sud Italia, un posto
tranquillo in cui tutti si conoscono.
26
GIUGNO
Ore
9 e 30, dopo una abbondante colazione siamo partiti alla volta di Cayo de Agua,
quella che è una delle spiagge più belle dell’intero arcipelago (20 $
dollari per l’intera gita, bevande e pasti esclusi). La partenza è stata
posticipata di una ventina di minuti a causa di un violento acquazzone, poi via,
partenza in un mare dai mille colori. Dopo circa un’ora di navigazione eccoci:
la “visione” è straordinaria, una spiaggia bianchissima, una lingua di
sabbia che taglia in due un mare turchese e azzurro… Accecati da tale
bellezza, facciamo subito una passeggiata nella spiaggia, alla ricerca dei punti
migliori per fare delle foto. Dopo aver trascorso circa tre ore a sguazzare
nell’acqua e a fare snorkeling
partiamo diretti a Los Moschises , isola nella quale si può visitare il centro
di riabilitazione delle tartarughe. Dopo questa sosta proseguiamo alla volta
dell’isola di Esparky, dove facciamo il bagno in quella che a mio parere è
per ora la spiaggia più bella che abbia visto nell’arcipelago (per Federico e
Francesco è invece Caio de Agua, comunque guardate le foto e giudicate da soli:
c’è l’imbarazzo della scelta!). Dopo aver scattato le foto di rito
ripartiamo per tornare a Los Roques. Come prima escursione sono rimasto
impressionato dalla bellezza di queste isole, un po’ meno dalla barriera
corallina, anche se la quantità di pesci è veramente notevole. La sera, come
abitudine, cocktail in riva al mare ad osservare il tramonto.
Cayo
de Agua
Cayo
de Agua
Esparky
27
GIUGNO
Ci siamo accordati per visitare l’isola di Norinkys (10 $ senza pranzo), famosa perché le tartarughe vi depongono le uova. L’isola in realtà è costituita da 3 atolli, ognuno dei quali è diviso da un tratto di mare di pochi metri: come sempre lo spettacolo è straordinario, le spiagge bianche e il caleidoscopio di colori del mare sono ormai una costante! Dopo aver esplorato l’isola abbiamo trascorso la giornata a fare snorkeling e a prendere il sole. La barriera corallina non è straordinaria e nella parte più bella è così poco profonda che non si può nuotare senza farsi male. Nonostante questo, ci sono tantissimi pesci e specialmente sono stato colpito dalle tartarughe e dalla vista di un banco di barracuda. La giornata è trascorsa molto velocemente, anche questa gita è stata stupenda. Domani forse andremo a Boca de Cote, il posto migliore per fare snorkeling, lì si possono trovare anche gli squali, speriamo di sopravvivere! La sera, dopo il solito drink in riva al mare abbiamo fatto il solito giro nella plaza Bolivar (dieci metri di diametro) e abbiamo conosciuto due belle ragazze locali. Alle 11 e 30 le ho dovute abbandonare perché, poiché colpito dalla maledizione di Montezuma, ho dovuto rifugiarmi nella posada.
Tramonto
a Gran Roque
28
GIUGNO
Oggi abbiamo fatto la gita più bella di tutte: alle 9 ci siamo accordati per visitare Boca de Cote, un’apertura della sottile linea di sabbia che protegge a sud l’arcipelago di Los Roques. Dopo mezz’ora di navigazione verso quello che è il paradiso per lo snorkeling dell’arcipelago, ci accorgiamo di esserci dimenticati maschere e pinne, un dettaglio! Per fortuna ci fermiamo in quella che sarà la seconda straordinaria tappa di questa gita, per prendere delle attrezzature per lo snorkeling. La Boca di Cote è un tratto di mare aperto in cui è possibile vedere tartarughe (viste), barracuda (visti e anche decisamente grandi), e squali (purtroppo non visti). Essendo mare aperto, la corrente è forte, così come il moto ondoso. Finalmente vediamo una bellissima barriera corallina, pesci bellissimi e anche fondali che raggiungono i 15 metri: finalmente vedo quello che volevo vedere! Dopo una tappa di un’ora circa, siamo partiti alla volta di una palafitta di pescatori in una laguna dai mille colori, uno dei posti più spettacolari di Los Roques, a mio parere meglio anche di Caio de Agua. Abbiamo sostato per una mezz’oretta per le foto di rito: qui si possono trovare ammassi di botuti ammucchiati in cataste (alcuni sono vivi) , stelle marine e in una conchiglia abbiamo trovato perfino una murena! Per finire il tour siamo finiti a Crasky, un’isola con una spiaggia infinitamente lunga e di un candore accecante. Al centro della spiaggia c’è una casupola con dei pappagalli e un ristorante con vista mare in cui viene cucinato il pesce appena pescato. Dopo avere mangiato gamberoni e calamari con arepas (una specie di polenta fritta, utilizzata al posto del pane), riso, insalata e Polar ghiacciate (68000 Bs in 3 ), ci siamo dedicati al relax e alla lettura. Ore 17 ritorno a casa, doccia e ora scalata alla collina di Gran Roque per vedere il tramonto, a più tardi…
Gran Roque dal faro
29 GIUGNO
Questa
mattina andiamo ad esplorare Francisky, in compagnia (nostro malgrado) di tutti
italiani. Anche quest’isola è straordinaria, ha una laguna, detta piscina,
bellissima sia per la varietà delle tonalità di azzurro, sia per la bella
barriera corallina e l’abbondanza di pesce. A differenza della maggior parte
delle isole, è di origine vulcanica, anche se il lato che si affaccia a Gran
Roque è costituito da una bellissima spiaggia corallina. Arrivata sera, dopo
innumerevoli bagni , torniamo alla posada, dove ceniamo con una ragazza
australiana, un texano e Gigi, un diplomatico ”costretto” a venire a Los
Roques. Trascorriamo la sera a chiacchierare sul Venezuela, di politica, di
viaggi, dei matrimoni combinati in Sicilia, insomma, un po’ di tutto!
30
GIUGNO
Dopo
aver fatto un po’ di spese, salutiamo Maria, la padrona di casa, Gabriel un
ragazzo che sicuramente conoscerete se andate a Los Roques, poi partiamo per
Caracas. Ora sto scrivendo dall’aereo e confesso che a guardare l’arcipelago
dall’alto, quasi mi commuovo. Ripenso ai bei momenti trascorsi durante questa
vacanza, alle persone che ho conosciuto, alle bellezze che questo paese può
offrire e penso di essere molto fortunato a poter avere la possibilità di
vivere questi momenti. Consiglio di cuore a tutti quelli che non sono dei
viaggiatori e che per caso leggono questo diario di smettere di sognare e dire:
“Che bello deve essere, piacerebbe anche a me,…”
e comprare un biglietto aereo e partire, è così facile……e non se ne
pentirà: per girare il mondo e
conoscere posti nuovi, basta volerlo!
L’arcipelago dall’alto e Boca de Cote…..
Arrivederci Los Roques, arrivederci Venezuela!
Alessandro Pesce alex79bis@libero.it