Solo le montagne non si incontrano mai
Racconto di
viaggio
«Ci rivedremo Simon», mi disse JB all’aeroporto di Victoria Falls, nel suo Zimbabwe.
«Certo, sei tu che me lo hai detto: “Solo le montagne, immobili, non s’incontrano mai. Le persone si incontrano sempre”».
Sorrise, con la sua solita faccia furba, ma con un lampo d’allegria sincera, pronto per mettersi di nuovo in marcia, e scarrozzare altri turisti in quell’Africa le cui strade, dal Capo di Buona Speranza all’Uganda per lui, con i suoi 47 anni vissuti come una gazzella a ritmo d’avventura, avevano pochi segreti.
Le cose cambiano e lo capisci a un certo punto, a volte in ritardo, ma basta capirlo.
«Ma tu JB che hai capito di quel che ti accade?», gli chiesi un giorno.
«Vedi quei nidi sugli alberi?», me ne stava indicando uno su cui vi erano una quindicina di piccoli nidi, alcuni un po’ malconci, altri messi meglio, «Non sono tanti uccelli che li abitano, ma uno solo, e uno solo è quello buono»
Scoprii poi che chi li faceva era un uccello chiamato “tessitore”, proprio per la sua tenacia nel tessere nidi su nidi...
«E sai perché ne fa così tanti? Perché appena ne finisce uno la femmina lo esamina e se non gli piace gli dice: “non posso deporre le mie uova in questa topaia, fanne uno migliore”. E il poveretto si rimette al lavoro, finisce e lei di nuovo se c’è un rametto fuori posto lo snobba, e così via sino a che quel disgraziato non fa il nido che per lei è perfetto. Quindi... le donne sono sempre le stesse, Simon, persino tra gli animali!»
Avevamo finito di montare le tende con un po’ di anticipo e c’era un po’ di tempo per continuare ancora.
«Ok, le donne sono le donne, ma il resto?»
«Che vuoi capire? Tu mi hai detto che certe cose la hai capite adesso, pochi giorni fa, io invece quando avevo la tua età non avevo ancora nulla e vai a capire che mi sarebbe successo. A diciasette anni, nel 1979, fui preso da scuola a forza per andare in guerra e meno male che durò poco, se no ciao... Poi per fortuna a scuola ci sono tornato, e ho continuato a studiare e a imparare l’inglese bene. Poi, sei in Africa, in Zimbabwe, e il “caso”, di cui mi parli, comandava e comanda sovrano. Però ho sempre in testa quel che mi dice mio nonno, che mi ha cresciuto ed è ancora vivo... e questo l’ho capito».
«Cosa?»
«Che un uomo qui deve avere tre cose per essere vero e libero: una sua casa, e io una c’è l’ho al mio paese, me l’ha comprata un paio d’anni fa una coppia di pensionati olandesi che portai in giro per mezza Africa; poi serve un mezzo di comunicazione, ed eccolo qui», mi mostrò tutte le sue sim card per il suo cellulare, adatte alle compagnie telefoniche di un decina di paesi africani del sud. «Mi manca solo la terza cosa: un mezzo di trasporto. Ma in tre anni spero di riuscire. E a 50 anni dovrei aver messo da parte abbastanza per prendermi un piccolo pulmino, da sei o sette posti e mettere su famiglia».
«Famiglia? Ma se corri dietro a ogni sculettata che vedi, e qui ce ne sono tante! E poi sei vecchio JB, come diceva l’inglesina che ti sei fatto nei giorni scorsi», lo sfotto ridendo, anche se dimostra 15 anni di meno.
«Sì, ma lei è venuta con me lo stesso, e non si schiodava la grassoccia, e dire che a me le grasse non piacciono», sorrise a 36 denti che più africano non si poteva, mentre con la coda dell’occhio seguiva l’Alessandra e la Mary, due ragazze in viaggio con me, che stavano passando e di cui era “innamorato”, non ricambiato.
«Le italiane non si vogliono mai mischiare con i neri, perché», disse continuando a ridere rivolto a me e a un autista suo amico che stava arrivando.
Finimmo lì, e me ne andai anche io verso la pozza lì vicino, dove nella notte ci sarebbe stata una piccola battaglia, le cui spese le avrebbe fatte un piccolo elefantino, mentre gli sciacalli, sempre famelici, continuavano a scorrazzare per il campeggio.
…ed anche le donne passano qualcuna anche per di qua
qualcuna ci ha messo un minuto
qualcuna è partita ma non se ne va
Niente paura, ci pensa la vita mi han detto così...
Ho capito poco di tante cose, e me ne rendo conto adesso, tra schiaffi e perle rare confuse tra i tanti colori del mare, che ti destano. Ma come il tessitore a forza di sbagli di valutazione un nido buono forse impari a farlo, anche se sei un mingherlino come lui, e forse neanche tanto, a guardarci bene, perché se li provi, i brividi amorosi ti plasmano il corpo e ti scuotono, come il ruggito delle leonesse che si sentiva lontano nella notte, in quella tenda tra Namibia e Botswana.
Pubblicato il 22 settembre su La Voce di Romagna