A
volte non ci sono ragioni vere per una scelta...
Diario di viaggio 29 luglio- 28 agosto 2012
Note di viaggio
Il Kenya mi ha ricordato ancora una volta, qualora non fossero stati sufficienti
altri viaggi in questo continente, che l'Africa è un paese povero, molto
povero.
Ho incontrato tantissima gente nullatenente che cerca di sbarcare il lunario
come può.
Tanta gente non ha un lavoro, nemmeno un letto dove dormire, ogni occasione è
buona per avere qualche scellino.
Ho avuto la sensazione di un paese alla deriva, come abbandonato a sé stesso.
Chi sceglierà di viaggiare passando dalle agenzie e andando per parchi e
costosi lodge non avrà la possibilità di capire quanto sia distante la realtà
di vivere in Kenya.
Io
ho preferito stare con la gente evitando i safari, e nella miseria capire
quanto è bella l'Africa.
L'influenza british è evidente ma sono molto più forti i ricordi di
tanti occhi supplicanti...
Non aspettatevi nulla, seguite il flusso normale della giornata scandito dalla
luce, da quello che vedete e incontrerete.
Avevo sentito parlare di "mal d'Africa".
Per me questo non è stato il primo viaggio in questo continente ma forse solo
adesso ho iniziato a capirlo di più, ho strani sintomi, emozioni intense, i
ricordi mi tornano forti, credo di essere caduto nella trappola...
L'Africa è dove inizia il mondo
Da ricordare in
Kenya:
I thè e i caffè istantanei presi la sera da chi non ha i soldi per una
cena.
Tutte le spie accese del cruscotto mentre la macchina viaggia tranquilla...
Il lustrascarpe in mezzo alle strade infangate.
L'acqua calda dal thermos per la tinozza prima della doccia a Karagita.
La condivisione della colazione e del cibo in generale...
Le pannocchie bollite.
I mercati dei vestiti usati e le giacche degli uomini...
Le scarpe giganti ai piedi dei bambini.
Le acconciature favolose delle donne.
Il saluto con i pugni e poi toccarsi il cuore.
La musica da ballare (sempre a tutto volume) e le canzoni gospel.
I sorpassi dei matatu.
I denti bianchissimi e bellissimi.
I denti arancioni dei masticatori di miraa e di tabacco.
Gli occhi delle donne.
Gli ubriachi che mi parlano in swahili.
I cappellini di lana dei vecchietti e dei bambini.
I Maasai nei vestiti tradizionali.
I
morani (guerrieri Masai) che non si fanno fotografare ma vogliono fotografarmi
gratis ( tiè, col cavolo !).
I venditori che assaltano i matatu in sosta.
Al cellulare, quando rispondono "eeeeeeh" oppure "oooooh".
I mercati di sera al buio vendendo a lume di candela.
Quando si puliscono i denti con un rametto di legno.
I bambini lungo la strada che mi hanno visto...
Le strade infangate a Nyahururu.
I bar stile "prigione" con la gabbia protettiva davanti alle
bottiglie.
Le strade sterrate rosse "murram".
La simpatia e forte curiosità nei miei confronti sempre e ovunque...
"Mzungu" = uomo bianco = uomo ricco.
I bambini e la cantilena di "auariù auariù ?"
Quando mi chiedono se provengo dal Canada (??).
Il sale che non sala.
Quando si riuniscono tutti davanti alla tv per il telegiornale.
La grande famiglia di Lamu.
I telefonini scassati ma funzionanti.
Quelli dei boda boda con il piumino all'incontrario.
Quando ho fatto ascoltare Vinicio Capossela alla vecchietta Turkana a Maralal.
I rasta sulla costa con berretti esagerati, alti e colorati.
Gli africani sempre stravaganti e sorridenti.
L'ugali con ghiteri.
Le donne africane.
I camerieri e le cameriere che mi chiedono di offrirgli una birra.
Gli slum (quartieri poverissimi, simili alle favelas brasiliane o a ranchitos
ecc.) di Nairobi.
I bellissimi alberi africani, specialmente le acacie.
Ballare la musica Luo.
I bambini che dormono per terra ai margini della strada.
Il sorriso di Elizabeth.
Quando
mi sono vergognato di essere mzungu...
La voglia di tornare presto in Kenya e in Africa perché ora capisco...
Tutta la libertà che questo viaggio mi ha regalato...
Cambio:
1€ = 102 ksh (schillings del Kenya)
Guida usata: Kenya. Rough Guides. Ed. maggio 2010. Ottima guida nonostante l'inferiorità rispetto all'acclamata Lonely Planet. Consiglio a tutti di non essere sempre dalla parte della LP e invece cercare alternative, almeno per prova, curiosità..
Come nella scelta di un paese da visitare, meglio cambiare e avere occhi per il diverso...
Partecipanti al viaggio:
io e ...
io e...
io e...
i bufali, giraffe, le scimmie, le antilopi, le tante zebre e tutti gli africani che mi hanno "circondato".
29-luglio
Parto presto da Milano Malpensa (easy Jet) per un viaggio lungo ben 24 ore e 4 voli nonostante Nairobi disti circa 8 ore di volo dall'Italia. Uhm, per risparmiare si fa questo e altro...
Ma l'offerta della Royal Jordanian da Roma con solo uno scalo ad Amman viene modificata circa due mesi fa con l'inserimento di un ulteriore scalo a Dubai e cambio compagnia aerea (Kenya airways).
Accetto ma "che palle!".
Come negli ultimi viaggi anche in questo caso il mio zaino viene considerato bagaglio a mano per dimensioni e peso (circa 6 chili e mezzo).
Non lo carico tanto, hey vado in Africa mica a Saint Tropez o Costa Smeralda...
Ve lo dico, questo viaggio si preannuncia faticoso perché alla fine mi conosco, sì, mi conosco e anche bene, so che passerò tante ore su bus e mezzi locali cercando di conoscere quanto meglio questo paese. Conoscere il Kenya e la sua gente, voglio arrivare a capire bene altrimenti non parto...eh!
Arrivo totalmente improvvisato per quello che sarà l'itinerario. Un viaggio strano, come a sorpresa, magico e impreparato...
Ho una guida (Rough guide), una mappa e alcune idee piuttosto vaghe...
dovrò attingere all'istinto e alla sempre grande curiosità.
30 luglio
Ormai sono le sette passate quando l'aereo della Kenya Airways tocca finalmente terra, Africa, Nairobi, aeroporto Jomo Kenyatta International.
Prima dell'uscita bisogna compilare il foglio di entrata per il visto. Quello singolo costa 50$ oppure 40€ fa lo stesso.
In fila ai controlli passaporti conosco una giovane coppia, lui vicentino Marco, lei kenyota Maureen, Da loro approfitto di un passaggio per il centro.
Prima di partire cambio dei dollari in aeroporto al cambio di 81 schillings per un euro, ma poi commissione dell'1% (non segnalata, eh...figurati!).
Fa freddo, abbastanza freddo da mettersi una giacca mentre io con l'unica felpa lasciata in fondo allo zaino. Ma chi se ne frega, sono in viaggio, sono in Africa, sono arrivato !!
La prima impressione di Nairobi non è certamente positiva, traffico e inquinamento, degrado dappertutto, tanta gente povera per la strada...
I miei amici mi aiutano portandomi alla stazione dei bus "Easy Coach" dove è già pronto e in partenza un bus per Kisumu. Acquisto il biglietto (1350 ksh), saluto e parto: più facile di così!
Prima di salire c'è persino il controllo con il metal detector, figuriamoci è tutto uno squillo ma salgo lo stesso con un grande sorriso.
Alla fine saranno 6,5 ore di viaggio.
La prima parte del viaggio in particolare prima di Narok offre un paesaggio molto bello dopodiché passiamo per piccoli e caotici villaggi mentre la zona attorno a Kericho è fortemente occupata dalle piantagioni di the (grazie agli inglesi e maledetti inglesi che se ne approfittano...).
Il Kenya è il terzo paese per produzione di the che viene quasi completamente esportato (in Inghilterra...).
A Kisumu appena scendo raggiungo una guesthouse in mototaxi (100), Razbi guesthouse in Odera street, 700 ksh (quasi 7 euro) senza bagno ma la camera è pulita con zanzariera e una finestra.
Acquisto una sim card per il mio telefonino tecnologico smartphone per 130 ksh. E benedetto smartphone, con lui passerò tanto tempo a chiamare e seguire le ultimissime su internet.
La mia cena avviene in un bar vicino poco più giù, il Ramogi bar con nyama choma (carne arrostita) e ugali (simile a una polenta bianca) per 170 ksh.
La gente è "abbordabile", tranquilla, un po' dimessa ma alla fine molto buona. Non siate troppo sulle vostre, lasciatevi andare, sarete apprezzati...anche troppo forse...
31 luglio
Sono piuttosto dibattuto su cosa fare, iniziamo bene eh!
Penso di farmi un giro sul lago Vittoria oppure visitare i dintorni di Kisumu (
ci sarebbe una specie di parco...) o l'isola di
Mfangano ma sento anche la necessità di continuare a viaggiare e cercare di
capire questo paese già dai primi giorni. Mi lascio andare e senza certezze mi
fido di quello che mi viene raccontato e di quello che leggo sulla guida.
A infine stravolgo tutto e decido di andare a Kakamega dove visiterò il parco forestale
omonimo.
Nella zona dei matatu (bus collettivi) trovo un altro viaggiatore mezzo inglese
e mezzo di Singapore con cui passerò
la giornata al parco. Incredibile, non ci sono stranieri ma io becco l'unico
"mzungu" della zona !
Il costo fino a Kakamega è di 300 ksh ma per l'entrata al parco è necessario
cambiare e salire su un matatu successivo (70 ksh) diretto a Kitale scendendo circa
dopo 15 km a nord.
A questo punto a piedi e circa 500 metri si arriva all'entrata del Kakamega
Forest National Reserve. Qui si pagano 20 $ mentre optiamo per avere anche una
guida per un'ora a 400 ksh a persona. Io lascio lo zaino nella casetta delle
guardie forestali prendendo con me la macchina fotografica.
Ma la guida non è di particolare aiuto mentre basta seguire la strada
principale ed entrare seguendo qualche sentiero.
Nella foresta di Kakamega si potrebbero trovare diversi animali tra i quali camaleonti,
scimmie 'colobus' bianche e nere, babbuini, diversi tipi di uccelli tra i quali
il turaco, l'hornbill, farfalle, e numerose specie di insetti...
Questa è una delle poche riserve ancora rimaste in Kenya e che ricordano quelle
congolesi e dell'Africa occidentale...
Appena terminata l'ora con la guida ranger del parco si scatena il putiferio.
Pioggia continua che non se ne può più e tuoni che non ho mai sentito così
fragorosi.
Continuiamo seguendo il sentiero per il punto panoramico Buyangu Hill viewpoint
dove troviamo riparo.
La vista da quassù è appagante anche se sono quasi tutto bagnato...
Non
ho niente per coprirmi, nemmeno un kway, accetto dall'amico un po' di cioccolato
con le uvette. Buona!! Non posso ricambiare, ho solo una bottiglietta d'acqua...
La pioggia ci dà tregua così non ci risparmiamo nemmeno la cascata nonostante
più di 2 km di strada. E' l'inglese il trascinatore... Ma che ve lo dico a
fare!
Come la guida ( Rough guide ) spiega bene, la cascata
chiamata Isiukhu non è un granché ma alla fine penso sia il pretesto per molti
visitatori per fare trekking in questo parco.
Riesco a vedere tre grandi babbuini che erano scesi sul sentiero uno dei quali
si ferma, si gira e mi dà
un'occhiata. Anch'io lo squadro, come una sfida, poi sparisce tra la giungla (e
non riesco a immortalarlo ovviamente...).
Torniamo indietro ma il temporale riparte e questa volta non ci dà scampo. Lo
immaginavo, che sfiga !
Arriviamo all'entrata del parco che sono tutto bagnato fradicio. Ho persino freddo ma non
c'è tempo per cambiarmi che si ricomincia.
Al bivio per Kitale/Kisumu saluto Pearce e tutto infreddolito sotto una tettoia attendo un matatu per Kitale, Pearce se ne torna a casa a Kisumu mentre io andrò a nord.
Assieme a tante persone tutte al riparo che non mi lasciano nemmeno un millimetro di spazio perchè di spazio non ce n'è, spero che arrivi presto il mio matatu. Ho freddo porca vacca, dai matatu per favore arriva presto...
Perché Kitale? Il nome mi piace e poi da lì potrò visitare un parco molto
vicino che si può fare solo a piedi, il Saiwa Swamp National park.
Il viaggio fino a Kitale dura 2,5 ore, costa 300 ksh e quando arrivo è già
buio, sono le 19 passate e il mio pensiero è solo quello di riscaldarmi con una
bella doccia, una cena e un buon riposo...
Con un ciclotaxi "boda boda" per 20 ksh mi faccio portare al Bongo
Lodge. Prendo una camera per 800 ksh con bagno e doccia con acqua calda. Mi
cambio e vado a cena, e i vestiti si asciugheranno?
Per la cena appena di fronte e sulla destra c'è un buon ristorante (Iroko Roots
café) che prepara piatti kenioti a buon costo.
La cucina è semplice con buona presenza di carne e vegetali e l'onnipresente 'ugali'.
Il mio conto sarà di 190 ksh.
1
agosto
Nessuna voglia di cambiare o ripartire ma con addosso una grande voglia di
riposarmi.
Avrei centomila idee e nessuna nello stesso momento e allora prendo tempo e
inizio a passeggiare restando comunque nei dintorni dell'hotel.
Kitale è una città viva e con una mescolanza di persone che arrivano da
diverse parti del Kenya. Una città con un grande mercato e con i soliti matatu
spiegati ai margini della strada. Tanta tantissima gente che cammina quasi fosse
un esodo e tanti bambini.
Tanti piccoletti con gli occhi così languidi e belli che non lo sanno
neanche...
Poveracci, a piedi nudi e i cumuli di rifiuti sono per alcuni montagne dove
cercare qualcosa da mettere nel sacchettino a tracolla.
La povertà in Africa è come una normalità purtroppo...
E io continuo a gironzolare cercando di capire come continuare a viaggiare e non
nego una certa inquietudine nell'essere solo; in questi momenti è triste non
avere compagni di viaggio.
Mi fermo spesso a fare due chiacchere per strada, in tanti mi salutano, desto
curiosità camminando per le vie di Kitale. Sono uno "mzungu" e
allora non posso nascondermi. Sono un bianco, lo "strano" del paese...
Conosco un pastore cattolico che mi fa fare un giro in macchina, conosco suo
padre che è il vescovo e il fratello anch'egli pastore missionario, viaggiatore
come me, ma per lavoro...
E se la mia idea di andare a Lodwar a 285 km a nord capitale del territorio Turkana si
stava alimentando sempre di più mi viene consigliato invece di cambiare
programma. La strada è pessima con buche dappertutto e nel tratto finale solo
sabbia e strada 'murram' (sterrata) come dicono qua...
Non è sicuro il viaggio, a un certo punto si viene anche scortati dalla
polizia...(?)...
Penso
che il costo del biglietto sia di almeno 1000 scellini.
Da Lodwar, città ai margini, città di frontiera, città dalla quale si può
proseguire fino in Sudan oppure per il lago Turkana.
Ecco, è il lago Turkana che rappresenta per me un motivo di richiamo...il lago,
il "mare di giada" in mezzo al deserto come ho letto...
Avrei anche voglia di lasciar perdere tutto e scendere velocemente verso Mombasa
e il mare, la costa, il sole...
Il tempo è il bene più prezioso e con il tempo vorrei scegliere meglio.
La giornata trascorre, il temporale arriva puntuale alle quattro.
La mia camera è umida e ancora i vestiti di ieri bagnati appesi alla finestra.
Intanto attendo, penso, disegno il mio viaggio con l'infinita e rara libertà
che ogni partenza dovrebbe avere e che mi perseguiterá ancora, forse per
sempre...
Ceno sempre al vicino Iroko Roots cafè; scelgo piatti vegetariani: mokino
(simile a un purè ma più duro), chapati e samosa.
2
agosto
Mi sveglio presto, ho in testa di scendere lungo la Rift Valley e fermarmi a
Naivasha.
Salgo subito su un matatu per Nairobi, faccio il biglietto (900 ksh, prezzo
pieno e identico per Nairobi) e alle sette sono già in viaggio.
Sono sei ore comprensive di una fermata dopo essere passati per Eldoret ( dove
si allenano quasi tutti i più forti maratoneti del Kenya ) e dalla grande città
di Nakuru.
Il matatu seguirà la strada principale per Nairobi, la A104, facendo a meno di
entrare in Naivasha. Per questo scendo subito dopo il bivio e con una mototaxi o
piki piki (50 ksh) arrivo a Naivasha dove partono i matatu. Seguendo la
mia guida identifico in Karagita un buon posto strategico dove fermarmi. Il lago
non si vede ma è poco più a nord e quando arrivo a Karagita in matatu (40 ksh)
dopo nemmeno 10 km non ho assolutamente idea dove alloggiare visto che le
sistemazioni lungo la strada sono tutti costosi resorts.
Un tipo mi vede confuso, sto cercando un letto dove dormire e allora mi conduce
in un chicken grill!? eh???
Ah no, quasi un chicken grill, un baretto dove entra la gente per mangiare
qualcosa, anche il pollo fritto, ma nel retro di questo posticino a metà tra un
bar e un chiosco tabacchi, una signora mi fa vedere le camere che posso
scegliere. Bene, sono tutte uguali, 300 scellini, 3 euro, un letto, una finestra, un
bagno doccia, però...
Non c'è l'elettricità, nemmeno l'acqua ma c'è ospitalità.
Lascio lo zaino, chiudo il lucchetto e vado, esco a vedere il lago... Il
lago e gli animali.
Mi accompagna un ragazzino che ascolta le spiegazioni che la signora mi dà per
come arrivare al lago e vedere degli animali...Non ho la minima idea di dove
iniziare, il ragazzino è una manna per me.
E così, camminando lungo la strada verso ovest e dopo qualche centinaia di
metri si gira per un sentiero tutto bordato da una alta e intricata vegetazione
fatta di acacie e piante grasse simili a fichi d'india. Peggio del filo spinato!
Ma dopo non tanti metri ecco che ci sono le prime giraffe e poi più avanti
verso il lago e una baia i fenicotteri, bufali, e anche zebre...come in uno zoo
solo che questi animali fortunatamente sono liberi nel loro territorio.
Scorgo anche le antilopi "Reedbuck" in branco che fotografo da
lontano.
Non resta che tornare indietro, è tardi ormai e fa buio.
Tanto per passare il tempo accompagno al mercato le donne, la gente ride e commenta mentre io seguo la lezione di Africa molto attentamente... Anche oggi Kenya cento per cento.
La serata finisce al "chicken grill", il pollo è buono ma a quest'ora è tutto buono...poi al bar accanto una Tusker fredda e le donnine che mi tengono a bada...
3
agosto
Saluto Grace a Karagita e in matatu (50 ksh) parto per l'Hell's Gate National
Park una quindicina di km più a ovest. Prima però vorrei cercare una nuova
sistemazione. L'intenzione è quella di provare l'ostello Ymca poco prima
della deviazione per l'entrata al Parco, l'entrata si chiama Elsa Gate.
All'incrocio però noleggio subito una bicicletta, una mountain bike con cui
visiterò il parco visto che la guida lo suggerisce. Per una giornata costa 500
ksh.
In bici entro all'Ymca, un campeggio con camere in bungalow e dormitorio.
Purtroppo però non ci sono più letti disponibili...mah, sarà vero, io qui non
vedo nessuno...
Un tipo però mi spiega che può organizzare per me una tenda con letto e
lenzuola per 1000 ksh. Accetto e intanto lascio le mie cose in custodia mentre
mi dirigo in bici verso l'Elsa Gate con lo zaino carico della macchina
fotografica e zoom, mezza bottiglietta d'acqua (non fate come me...poi
capirete...), circa un km dal campeggio.
Vorrei sottolineare come il lago di Naivasha non si veda mai, la strada
litoranea dista almeno 300-500 metri e in tanti tratti questa distanza è
occupata da grandi serre molte delle quali sono europee per la coltivazione di
fiori.
All'Elsa Gate si fa il biglietto, 25 dollari più 100 ksh per l'entrata in bicicletta.
Ci si registra e si entra. Liberi. Bello!!
La strada che fanno tutti o quasi (pensavo) è quella che conduce alla Njorowa
Gorge. Appena entrati subito appare lo spettacolare paesaggio con una grossa
fenditura sulla destra. Ecco le prime scimmie, grandi babbuini sull'erba intenti
a spulciarsi. Credo siano molto abituati alle persone, ai mzungu turisti, alle
jeep...
Avanzo sulla strada sterrata, sono da solo io e la mia bici, dallo zaino aperto vicino lo zoom e la fotocamera pronti.
Più avanti ecco le zebre e i bufali e i warthog o fagoceri spesso vicini a gruppi di zebre. Uno spettacolo!
Arrivato alla roccia chiamata Fisher
Tower (è possibile scalarla) la deviazione a sinistra per il Buffalo Circuit
mentre dritti si va direttamente alla gola percorribile però solo a piedi. Io
prendo per il circuito di 14 km, Buffalo. Non so cosa mi aspetta ma ho tempo e
me la sento anche se sarebbe stato meglio informarsi prima sul tipo di
tracciato.
Magnifico pedalare in questo contesto mentre a ogni curva incrocio giraffe
oppure zebre, antilopi (cliffjumper), eland, gazzelle di Thomson e tanti
uccellini. Io scatto foto mentre la strada inizia a salire...
Invito chi vorrà fare come me questo tracciato in bici a portarsi acqua e un
cappello, magari in compagnia sarebbe meglio. Non ho trovato nessuno sul mio cammino
e devo dire che il sole e l'altitudine sono notevoli, più volte mi sono fermato
con il cuore a mille. E ammetto di avere pensato a un certo punto di chiamare
qualcuno per avere informazioni e sostegno perchè non mi sentivo molto bene...
Ma fermarsi, riposarsi all'ombra di qualche pianta e soprattutto tranquillizarsi è stato molto importante...
Da soli non è facile, in certi casi bisogna ragionare e restare coi piedi per terra...senza esagerare e soprattutto senza rischiare e azzardare...
Dalla sommità il panorama è sensazionale!
Si vede bene
il lago Naivasha e i monti dell'Aberdare National Park mentre a est la savana e
gruppi di animali, è bellissimo!
Più si sale e meno animali si vedono lungo il sentiero.
Per fortuna, finalmente in cima, ora inizia la discesa da fare piano per paura di cadere su un sentiero un po' sassoso e a volte con sabbia vulcanica nera...
La
mountain bike si comporta bene ma meglio non prendere alla leggera la discesa a
tutta birra.
Scendendo vedo la stazione geotermica di Olkaria all'interno del parco. Soffioni
di vapore e un forte rumore che disturba tutto attorno...
Volendo
si può uscire dal parco anche da un'altra porta, l'Olkaria Gate più a ovest da
dove poi ci si ricongiunge sulla Moi South Lake Road.
Torno sul tracciato per la gola, sono altri 2,5 km. Prima di scendere si lascia la macchina o la
bici e si scende. Diverse sono le guide ufficiali (?) che attendono i turisti anche se
non
penso siano così necessarie. Dipende comunque da quello che si vuole fare. Sul
fondo ci sino delle sorgenti di acqua calda. Io lascio perdere, i muscoli delle
mie gambe sono distrutti considerando anche che devo tornare indietro. In totale fino
all'Elsa Gate avrò fatto 29 km.
Prima di uscire viene controllato il biglietto.
Torno in campeggio, non c'è nessuna tenda montata per me mentre intanto
approfitto delle docce in comune e mi
faccio una doccia rigeneratrice. Ci voleva !!
Intanto mi accorgo che il bungalow dormitorio è vuoto. Forse verrà occupato in serata?
E'
presto per me, non vale la pena fermarsi qui una notte e decido quindi di annullare l'accordo pattuito e
lasciare il lago, Naivasha. Ritiro le mie cose, incluso l'acconto dato, riconsegno la bici e salgo su un
matatu per Naivasha (100 ksh). Subito risalgo su un nuovo matatu in partenza per Narok
(400 ksh). Narok perchè ho letto che da lì potrò fare una tappa ai margini
del Masai Mara, dai, proviamoci!
In tre ore di viaggio osservo dal finestrino il paesaggio, è interessante
soprattutto quando fermandoci scambio sguardi con personaggi unici...che
momenti, incredibile, bello, solo per questo è stata un'ottima scelta, fortuna
vuole che sul matatu salgono dei Masai...
Narok è in terra Masai, qui si possono vedere molti di loro vestiti in modo
tradizionale con uno scialle coperta ma soprattutto gli orecchini fatti di
perline colorate attorcigliati letteralmente ai lobi e per gli uomini grandi fori
sulle orecchie forse anche per loro per far passare grandi oggetti come orecchini...Le donne
sono vestite sempre molto colorate, scialli con grandi disegni e pettorine con
trame di perline e inserti metallici, alle caviglie sempre oggetti di perline...
Circa tre ore di viaggio, il paesaggio è molto interessante, distese di acacie,
l'infinito scorre piatto...
Prendo una camera all'Almis Guesthouse, 600 ksh una pulita e bella camera con
bagno acqua calda tv, ecc.
Il bar è molto affollato anche perché la televisione attrae tanta gente che si
siede ai tavolini anche senza consumare.
Nel retro si sale alle camere, la mia è la 26, se capitate da queste parti vi
consiglio questo lodge. Ottimo.
Narok è un paese importante per i Masai, caotico con le strade del centro in costruzione e chissà
ancora per quanto tempo...
Il mercato e stand da dove partono i matatu sono un tutt'uno o quasi...molto
sporco in giro e tanti Masai con i loro commerci qui in città.
Io conosco Michael seduto accanto mentre mangio riso pilau con contorno di
verdure in un vicino hotel (in Kenya hotel significa piccolo ristorante).
Con questo giovane del posto giro un po', scopro così una sala dove vedere film
come tutti davanti alla tv seduti su una piccola tribuna di legno, è lo stesso
di un piccolo cinema, oppure bar e
night club piuttosto equivoci. Non c'è molto da fare qui ma c'è gente in giro
anche a tarda ora, di stranieri nessuna traccia.
È dai primi giorni che noto la
mancanza assoluta di turismo indipendente in queste zone, probabilmente i
turisti sono tutti nei parchi nazionali oppure nelle località turistiche della
costa.
L'unico contatto, si fa per dire, con l'occidente è quando incrocio una jeep che
con ogni probabilità va o torna dal parco nazionale Masai Mara.
Ma non importa, io sono qua abbracciato dall'Africa...
4
agosto
Leggendo la mia guida prendo la decisione di seguirne il consiglio e
informazione: se con un matatu si raggiunge Lolgorien passando da Mara Rianta si
può assistere, come un piccolo assaggio, allo spettacolo che regala la riserva
del Masai Mara altrimenti molto costosa da visitare considerando 60 dollari per
l'entrata e per la tassa giornaliera esclusi pernottamento e tour in jeep.
Assieme a Michael, di grande aiuto, riservo un posto sul matatu che tra le 11 e
mezzogiorno partirà per Mara Rianta (per Lolgorien non ce ne sono), il
biglietto costa 500 ksh, dovrebbero essere tre ore di viaggio.
Colazione come fanno tutti con chai o sciai al latte, un po' come in India ma
qui lo bevono tutti in una bella alta tazza.
Saluto Michael e parto, sono le 11.30, sempre da solo in mezzo a kenyoti questa
volta vicino a me una bella bambina. Sono vicino al finestrino come volevo,
spero di fare belle foto.
La strada che lascia Narok va in direzione nord poi dopo qualche km si prende
una deviazione a sinistra per il Masai Mara. Capisco subito che sarà un viaggio
faticoso, a parte il primo tratto per Kisumu, la strada diventa sterrata e in
tanti e forse troppi tratti è sassosa e difficile da prendere.
Beh, per non farla troppo lunga tanto alla fine questo diario sta diventando lo
stesso una lunga rincorsa e strada faticosa come le strade africane, oggi ho
passato una delle giornate più belle in vita mia.
Perché il matatu non è mai stato nemmeno per un secondo senza musica messa a
tutto volume, perché il driver ci sapeva fare nonostante diverse volte abbia
pensato che ci saremmo persi in mezzo alla savana, perché ho visto animali come
zebre e gazzelle e tanti gnu tranquilli mentre il matatu correva lento....
E le quattro ore di viaggio sono diventate tempo bellissimo in una zona
splendida dove si passa tra pochi villaggi poverissimi fatti di case di fango e
paglia e tanti pastori bambini con il loro gregge di capre...
Il matatu incrocia tante volte jeep che veloci riportano gli stranieri mzungo a
casa mentre io ancora non so dove sto andando...
Sono le quattro passate quando si vedono le prime case (baracche) di Mara Rianta.
Il paesaggio che precede è il più bello, una vallata e tantissimi gnu. Mara
Rianta è un piccolo paese importante per questa zona perché centrico nella
zona del Masai Mara, nei pressi ci sono diversi resort e lodge lussuosi così
come camping resort però credo ci siano anche guesthouse dignitose. Non faccio
nemmeno in tempo a scendere che già mi accordo con un ragazzo Joseph per un
passaggio fino a Lolgorien in moto. Di matatu non ce ne sono più e poi non ho
davvero idea di dove fermarmi qui...
Ok, mille scellini (un po' caro) e salgo sulla motocicletta e via, lo zaino è
leggero e non dà fastidio.
Peccato, sì peccato non essermi tenuto sin da subito la macchina fotografica
perché appena lasciata Mara Rianta assisto a uno scenario troppo bello, la
pianura sottostante anzi, la savana è come un sogno, riesco a vedere animali
selvaggi e antilopi e poi un gruppo di giraffe ben distinte e l'orizzonte che
non ha fine...
Scatto solo una foto, Joseph si ferma e io mi pento di non poter essere restato
lì a Mara Rianta in mezzo a quello spettacolo...
Per Lolgorien la strada inizia molto difficile tra un salì e scendi nello
sterrato e diverse rocce sporgenti dal terreno poi piano piano migliora e
scendendo si arriva in paese, circa un'ora di strada e una ventina scarsi di km.
Lolgorien è un villaggio, il solito mercato e baracche ma almeno un senso di
comunità in più c'è rispetto invece a Mara Rianta.
Il confine con la Tanzania è a due passi, penso meno di 20 km.
Grazie a Joseph trovo sistemazione, si entra in un hotel (bar, solo birra) poi
alcune stanze con finestra e letto modello Karagita, 300 ksh anche qui ma bagno
fuori e acqua da prendere dal pozzo nel cortile. Accetto subito!
In giro chiacchero facilmente un po' con tutti che sono sorpresi di vedere un
bianco tra di loro a zonzo così e forse nemmeno io so che ci sto a fare qui...
In particolare diversi ragazzi Masai mi hanno colpito, loro sono "morani",
i guerrieri Masai, sono vestiti in abito
tradizionale con acconciature strane mai viste finora, come delle figure mitiche
sempre con i loro due bastoni di legno; chi ha un solo bastone non è Masai e
uno dei due è corto e ha una protuberanza simile a un osso...
Parlo con alcuni di loro ma non riesco a fotografarli, ci provo ma in cambio vorrebbero
"money" e io a questo punto mi arrendo e smetto di chiedere di poterli
fotografare. Peccato mi sarebbe piaciuto condividere...
Ceno in un locale con carne e ugali e tanta televisione, infine termino questa
incredibile giornata con ancora tanta musica e davanti a questo diario mentre
sorseggio una Tusker prima di andare a letto; non vi sto a raccontare che
personaggi ho visto entrare qui nè quanti si sono seduti vicino a me con un
"how are you?" tanto per iniziare mentre un Masai agitando il bastone
riesce a schivare la mia testa ma accidenti becca in pieno la mia Tusker !
Domattina si riparte, sì e per dove?
Non lo so, forse Kericho e poi ho sempre in testa anche la possibilità di
andare al lago Turkana, oppure...
Continuate a leggere, intanto io seguo l'istinto...una cartina geografica e
soprattutto tanta libertà...
5
agosto
Le idee chiare proprio non le ho, l'hanno capito tutti ormai.
Salgo su un matatu ma quando parte per Kilgoris sono già le nove. La strada è
tutta murram sterrata e difficile ma il matatu va dappertutto.
Nessuno
è preoccupato, nessun pensa male...
Un'ora e mezza circa, 200 ksh, poi finalmente la strada diventa asfaltata.
Salgo subito su un altro matatu quindi per Kisii (200 ksh) anche se sono seduto tutto schiacciato contro il portellone d'entrata. Sono l'ultimo e per fortuna il mio è uno zaino piccolo...
Naturalmente di stranieri in giro nemmeno l'ombra, come ogni giorno, come sempre.
Sessanta chilometri passando per una bella regione ondulata e con campi coltivati. Verde. Mi sembra proprio una parte carina e Kisii è una città ben organizzata. La stazione dei matatu è grande e per tante destinazioni.
È mezzogiorno riparto
nuovamente, questa volta scelgo per Kericho; salgo su un matatu specificando però che
vorrei passare per Sotik (non so perchè scelgo così, leggendo la guida, forse sarebbe stato più veloce con l'altra strada più
scorrevole).
Arrivo a Kericho verso le 15.30, veniamo tutti scaricati sulla strada nei pressi
della pompa di benzina della Total. Mi incammino ma subito immediatamente, no
non c'è speranza, un ragazzo gentile e furbo mi dà un passaggio in moto fino
al Saiga Lodge che è centrale ed economico ( 600 ksh, bagno e doccia calda in
comune ).
Anche questa volta mi ritrovo per una serata in un paese che non avevo considerato, ma va bene così ! Ogni giorno una sorpresa, il viaggio è bello proprio per questo...
Arrivando a Kericho si possono vedere distese di piantagioni di the
che gli inglesi introdussero in questa regione per l'ottimo clima. Dopo India e
Sri Lanka il Kenya è il terzo produttore al mondo di the.
Girando per Kericho incontro un tempio Sikh mentre mi accorgo della presenza di
asiatici e arabi per le strade...fino ad ora un'eccezione.
Ceno con nyama choma in un hoteli vicino mentre passo un'oretta al restaurant
bar "Amarela" con buona musica africana, le Olimpiadi in tv e una buona
tusker ghiacciata...
6
agosto
Parto presto stamani per Nakuru, prendo un matatu aspettando sulla strada
principale a due passi dal lodge e di fronte alla Total.
Come sempre tutto schiacciato che non c'è nemmeno spazio per mettersi le mani
in tasca per poter prendere i soldi del biglietto (300 ksh). Sono le sette
passate da poco ma anche oggi la prima sorpresa. Il matatu invece di imboccare
la strada principale prende una strada secondaria, non vedo lavori per cui
immagino farà una strada alternativa, forse una scorciatoia? Non so, ma le
condizioni del manto stradale sono pessime con tanti sobbalzi che non finiscono
più. Eppure pensavo di essermi abituato a questo modo di viaggiare.
Solo l'ultimo tratto di strada è ben asfaltata ma improvvisamente il matatu
rallenta perché la polizia fa severi controlli della velocità.
Arrivo a Nakuru che sono le 10; scendo e vengo "scortato" da 3,4
ragazzi che mi portano dove partono i matatu per Nyahururu che sarà la
destinazione finale odierna. Ovviamente le mie guardie del corpo sono d'accordo
con il bigliettaio per avere la loro percentuale. Mi vengono chiesti 400 ksh ma
il viaggio è sicuramente più corto di Kericho, il prezzo è gonfiatissimo,
addirittura fanno anche la scena di simulare l'acquisto del ticket con un altro
tipo d'accordo, figuriamoci! Reagisco spiegando che è impossibile quel prezzo
mentre da Kericho ho speso meno quindi mi rivolgo a un matatu vicino, la
biglietteria mi risponde 200 ksh...no comment.
Alle 11.30 sì parte, il piccolo matatu è pieno, questa volta piccolo furgone
da 8 posti. Lasciando la caotica Nakuru, quarta città in termini di abitanti
del Kenya, la strada prende a salire, il paesaggio è bello quasi montano. Lungo
la strada si passa l'equatore nei pressi di Subukia; ci troviamo nella Rift
Valley che taglia in due il Kenya.
Dopo un paio d'ore arrivo a Nyahururu, la città più alta del Kenya a 2360
metri di quota, per alcuni conosciuta anche come T. Falls per via delle cascate
Thompson.
Scelgo di cercare una camera all'Equator Lodge and hotel, ci vado a piedi visto
che mi sono orientato e la Rough continua a comportarsi bene. Dalla clock tower
prendo a sinistra e sono arrivato. Si entra in un bar, chiedi per una stanza,
per 600 ksh camera "self contained", acqua calda e tv; buona
soluzione. Il lodge fa anche da ristorante anche se i prezzi sono più alti
rispetto agli hotel.
Nel dirigermi a vedere le cascate inizia a piovere e qui quando piove non si
scherza. A Kakamega mi sono lavato, i vestiti si sono asciugati solo pochi
giorni fa e non voglio ripetere l'esperienza pertanto attendo e allora
approfitto per mangiare qualcosa. Da quando sono partito sono dimagrito
sicuramente, l'Africa è fatta per vivere e sopravvivere...
Qui vicino lungo la strada che porta a Nyeri e alla cascata c'è il
raccomandabile Frima Cafè. Il locale sembra pulito con gente del posto seduta a
mangiare (solitamente cerco posti frequentati dai locali), oltre al menù potete
anche vedere nelle pentole cosa c'è di pronto.
La cameriera è simpatica, mangio bene e in modo semplice ugali con verdure tipo
spinaci (ugali Managu) e un thè alla fine.
Ho fortuna e il temporale smette. Seguo la strada facile per la cascata,
direzione Nyeru. Impossibile sbagliare.
Il Thompson Lodge è accanto, ora c'è anche la biglietteria, 200 ksh per gli
stranieri ma la cascata vale la pena A mio parere.
Ci sono tante bancarelle per souvenir locali ma non mi fermo, vorrei proseguire
seguendo le direttive della mia guida per cercare di vedere gli ippopotami,
hippos più alti in Kenya in una piccola laguna vicina che fa parte di un lago
vicino.
Anche in questo caso è strafacile trovare il posto: tornando dalla cascata
sulla strada principale si continua a sinistra per 3-400 metri e sulla destra
vedrete uno stagno o laguna in mezzo a un campo erboso e poche case sulla
sinistra; vedrete anche una passarella.
Ecco, tagliate il campo, attenzione al pantano e aspettate. Io ho chiesto e un
tipo in bici mi ha assistito, mi ha spiegato che qui solitamente stanno alcuni
ippopotami. Nulla però...anzi, sì sì, eccone uno a pelo d'acqua. Per la verità
sono un paio, sembra stiano litigando, ci avviciniamo, io scatto le foto di
rito...ed è bellissimo per me questa esperienza, non mi era mai capitato di
vedere degli ippopotami fuori da uno zoo, il verso che fa è forte...tipico...
Quando rientro in paese ho scarpe e pantaloni sporchi di fango, ma qui non se ne
accorge nessuno, tutta Nyahururu è infangata...ed ecco perché in tanti sono in
giro con gli stivali....ecco perché!
Per cena torno ancora al Frima Cafè anche perchè non ci sono tante alternative, potrei restare all'Equator Lodge
che propone diversi piatti ma preferisco il primo, quando torno una guinness al
Lodge non me la leva nessuno. Il bar- ristorante è come una gabbia, sembra una
prigione.
7
agosto
Ok, sveglia sul presto per non perdere la possibilità di montare su un matatu
che parta mattiniero verso nord, per Maralal, la terra dei Samburu.
I bus e i matatu per Maralal partono dallo stage principale da non confondere con
quelli per Rumurutu (come invece faccio io).
Sto per arrivare sul posto, evitando pozze e grandi pozzanghere, c'è fango
rosso dappertutto, quando un tipo mi indica un veicolo pronto per partire proprio per Maralal. Sì
ok ci vedo bene, un camion militare e allora? Allora un giovane in uniforme
militare (polizia? sembra un soldato…) mi spiega che può darmi un passaggio
anche fino a
Baragoi, un villaggio successivo a Maralal. Non sono convinto, chiedo se sarà pieno
o verrà chiuso tutto il cassone, non riuscirei a sopportare un viaggio al
chiuso e senza vedere fuori ma alla fine va bene i “soldati” mi rassicurano
e pago 500 ksh.e alla fine ok, 500 ksh fino a Maralal. Ok andata, mi
mancava anche questa!
Assieme a me altri 5 “disperati” stravaccati nel
cassone del camion militare con 5 giovani “soldati” sorridenti, gentili,
come contenti per la compagnia…
Un viaggio lungo che sembra scortato dalla polizia con i mitra appoggiati su materassi di gommapiuma...
Io
l’unico “mzungu”, speriamo bene…
Si parte, sono le 8.15, la strada è asfaltata fino a Rumurutu che raggiungiamo
in circa un'oretta, poi...
Poi è un massacrante viaggio su una strada rossa murram, la velocità media sarà
di 30-40 km/h anche se il paesaggio almeno all'inizio è interessante. Polvere
rossa e poi pioggia, anche oggi il solito acquazzone pomeridiano. A tratti vedo zebre e
gazzelle nel bush e piccoli villaggi poverissimi con recinti precari di
rami...
Scrivo
villaggi anche se sono solo case sparse in mezzo al niente, e scrivo case quando
queste sono solo dei ripari, dei rifugi fatti di fango e paglia…
Sembra una terra di nessuno, ma il cielo qui è così vicino…
È la terra dei Samburu e che arriva fino al lago Turkana nella sua costa meridionale e orientale dove si mescolano anche con altre etnie, gli Elmolo e i Turkana, e gli Oromo i Gabbra, i Rendille...
E
intanto la mia schiena inizia a fare male...
Nel cassone del camion il materasso a protezione della sponda non è sistemato
bene e ogni dieci secondi si scivola in avanti poi mi rimetto al mio posto
cercando di non poggiare la schiena sulla sbarra… Cercando, provando…
Quando siamo a 20 km dall'arrivo, al bivio per Wamba e Isiolo dobbiamo fare una deviazione per portare della merce a qualcuno. Eh?? Non capisco...I soldati ci spiegano di questa deviazione e tutti approviamo, d'altronde cosa avremmo potuto dire che siamo in ritardo sulla tabella di marcia? che siamo stanchi? Ma figuriamoci non facciamo ridere !
Svoltiamo a destra e facciamo 10-15 km in direzione Wamba, il paesaggio è poverissimo, una piana infinita e sullo sfondo dei rilievi...
Cerchiamo un indirizzo che infine troviamo, una casa, sì una baracca e in mezzo al niente mentre il cielo inizia a farsi nero.
Una famiglia povera, pastori come la maggior parte dei Samburu, un vecchio seduto fuori che a mala pena riesce ad alzare lo sguardo, una donna, una bambina che tiene avvolta in una stoffa sulle spalle un neonato e un uomo felice del suo carico giunto fino a qui grazie a questa spedizione "scortata".
Depositiamo dei sacchi di, non so, non si capisce, scendiamo tutti quanti per facilitare questo passaggio intanto ci sgranchiamo le ossa, intanto mi guardo in giro e penso a dove cavolo sono e a quello che poteva essere, che poteva succedere...
E per un momento penso anche che avrebbero potuto sequestrarmi qui in questo posto dimenticato da Dio...anche se per fortuna elimino velocemente questa idea piuttosto brutta e negativa...
per viaggiare è necessario avere "intuito" e buone vibrazioni...
Terminato lo scarico merce risaliamo sul camion, riprendiamo i posti ma in segno di ringraziamento la famiglia ci offre bicchieroni di latte, ne assaggio anch'io ma latte non è.
I soldati sono divertiti, assaggio anch'io e sembra yogurt, yogurt salato...latte fermentato ma delicato, che buono !!
Salutiamo, mi resterà in mente per un sacco di tempo questo posto, questo "niente" che forse è tantissimo!
Torniamo indietro mentre inizia a piovere,
piovere molto forte che inizia a entrare acqua da tutte le parti. Ci rintaniamo
indietro nel cassone e chiudiamo la sponda con il telo e quando
arriviamo a Maralal sono quasi le 16, quasi otto ore di viaggio tutto saltellamenti
e scossoni con i polmoni pieni di polvere...la polvere rossa...
Maralal è un villaggio a 2260 metri fatto di dukas e case basse con le
strade sterrate e anche qui dopo un temporale potete immaginare cosa sia...una
specie di paese del far west con i Samburu al posto dei cow boys.
In giro molti Samburu uomini e donne e i guerrieri masai, i morani vestiti in modo
molto tradizionale. Vengono usati molto i bracciali e collane coloratissime
fatti di perline, gonnellini e scialli dai colori sgargianti dai toni viola,
arancioni, rossi a volte a quadri, pettorine e medagliette, i morani
hanno i capelli trattati con terra rossa e hanno una lancia, un pennacchio in
testa e mi rincresce molto non poter scattare foto ma non ci provo nemmeno a
chiederlo (sicuro, solo in cambio di money).
Negozi di alimentari, hoteli, accessori per telefonini, cartolerie ma sembra di
essere nell'ottocento. Dukas sotto i portici con le scritte pitturate sui muri.
In giro tanta gente, la maggior parte molti poveracci...
Prendo una camera al pulito Cheers Guesthouse, room self contained per 700 ksh,
tv e zanzariera, l'acqua calda c'è ma bisogna farla scorrere un po'.
Affamato (sul camion sono restato a digiuno, a parte la polvere) mangio qualcosa
al vicino Coast Dishes un hoteli gestito da un very
friendly uomo di Mombasa.
Gironzolando un po' mi rendo conto di quanto sia povero il Kenya. Diverse chiese
e missioni così faccio un visita anche a un centro pastorale italiano,
accompagnato da un paio di ragazzi del posto che ci tengono a mostrarmi quello
che gli italiani hanno fatto, dove parlo un
po' italiano con Padre Thomas, Tommaso, di Cuneo, ma in Africa dagli anni '70...
Un paese campagnolo, povero, poverissimo che per cenare faccio fatica...
Mi
rifugio nel ristorante del Lodge dove alloggio, 200 ksh per un po' di
carne al sugo, verdure tipo spinaci ma amarognole (sukuma), sugo al pomodoro e riso.
Per una birra in centro c'è il Buffalo house bar, un'istituzione qui. Sembra il
tipico saloon nel vecchio west: ci sono anche le grandi corna sopra l'entrata
come stemma !
La tipa dietro il bancone è antipatica e prova a fregarmi sul
prezzo...attenzione che i mzungu qui devono essere spennati...
8 agosto
Oggi niente matatu, mi riposo un po' di più ma è l'occasione per conoscere un
po' questo villaggio di più di trentamila anime. Gli abitanti abitano sparsi per le
colline a ridosso del centro, piccoli villaggi o manyattas.
Per prima cosa lascio la guesthouse per cambiarla con un'altra, nella via opposta
e parallela c'è il Mt. Ng'iro Lodge dove una camera self contained costa 400 ksh;
più economico ma più basic, l'acqua calda c'è ma non si vede. Lo preferisco
certamente perché più familiare e grezzo, come piace a me. Entrando, al primo
piano, c'è anche un bar, è anche possibile mangiare.
Non ho un programma particolare oggi, ma vorrei saperne di più sui Samburu.
E così sarà; con due tizi che conosco in centro (è sempre molto facile
attaccar bottone per la strada anche perché gli stranieri sono molto "appetitosi"...) e in verità dallo sguardo non tanto raccomandabile (sembrano
"fumati" o addormentati, forse per effetto di qualche sostanza, la miraa,
tabacco, oppure altro?), concordo un giro nei dintorni di Maralal promettendomi di poter
scattare foto liberamente e di vedere gente delle culture Samburu e Turkana. Per
entrare in una casa tipica e stare con una famiglia sarebbe un bel gesto portare
dei regali che mi garantirebbero (uso il condizionale per non illudermi e
illuderci...) accoglienza e foto "for free".
D'accordo, compriamo i regali: tabacco da masticare (1200 al kg, ne compro 250
gr) e candys, caramelle per la gioia dei bambini e dei dentisti che comunque qui
in Kenya non ho ancora visto (eppure lavoro ce ne sarebbe tanto).
A piedi seguo i tipi, appena oltre le vie principali verso est...su una collina
dove le diverse missioni hanno aiutato le famiglie a costruire case con tetto
solido di ferro e taniche per l'acqua. Incrocio bambini, tanti e personaggi
unici vestiti tradizionalmente. Samburu e anche qualche Turkana (le donne Samburu
hanno grosse e larghe collane di perline mentre i Turkana hanno i capelli con
treccine). I guerrieri o "morani" sono giovani e sempre piuttosto alti
con la testa spesso coperta da una retina oppure da una bandana particolare. A
volte si tingono i capelli credo con della terra rossa, hanno una specie
di lancia in mano e sono davvero vestiti tipicamente con sandaletti bianchi e calzini
rossi, un gonnellino ecc.ecc.
Non scatto foto altrimenti mi infilzerebbero!
Facciamo visita a una famiglia, la signora ci fa entrare in casa, una casa
modesta ma dignitosa con un po' di giardino e due bambini. Lascio a loro i
regali anche perché mi avrebbero invitato al matrimonio della sorella in
programma proprio domani ma io domani sarò già partito...
Nel tornare indietro riesco a scattare qualche foto ma con forti lamentele...ma
non voglio disturbare, per me va bene così...
Come concordato lascio alle due "guide" improvvisate 200 ksh
ciascuno.
Nel pomeriggio assieme a Fred, un ragazzo conosciuto ieri, vado al Safari Lodge
a circa due km lungo la strada per Baragoi e il nord.
Dal Lodge, da una terrazza si possono vedere zebre e gazzelle ma da un paio
d'anni sono spariti tantissimi altri animali. Il lodge è vuoto...che triste..
E intanto ricomincio a pensare come sviluppare questo viaggio, sono a un bivio,
potrei continuare a nord fino al lago Turkana oppure tornare indietro e nel giro
di pochi giorni essere sulla costa. Per il nord ci sarebbe anche la possibilità
passando da Isiolo fino a Marsabit ma questa è un'altra storia...
9 agosto
La notte porta consiglio e allora, dopo poche ore di sonno e tanta pioggia che
mi ha tenuto sveglio (e mi dicono che normalmente agosto è un mese secco...),
mi sveglio presto e alle 6 quando è ancora buio mi avvio dove partono i matatu.
Scelgo di ritornare, dó forfait per quanto riguarda il nord Kenya nella terra
dei Samburu fino a Loiyangalani. Sarebbe un viaggio troppo faticoso anche se il
tempo ce l'avrei anche ma da solo proprio non me la sento. I trasporti regolari
mancano, forse autobus fino a Baragoi sì ma per il lago Turkana la pazienza e
l'arrangiarsi prendendo veicoli di passaggio sono la norma; inoltre bisogna
calcolare almeno 2-3 giorni da Maralal calcolando una notte o due a South Horr
che deve essere molto interessante da vedere. Per non passare dalla stessa
strada una volta a Loiyangalani si può tornare indietro passando da Marsabit,
Archer Post e Isiolo attraverso il deserto. Sarebbe una grande avventura ma
l'istinto mi dice di no. Peccato, ci saranno altre occasioni...
Ok, alle 6 sono nel matatu per Nyahururu ma solo dopo almeno 50 minuti partiamo
al completo (biglietto 500 ksh).
Il gruppo è compatto, come al solito è facilissimo conoscere i miei vicini.
La strada è terribile e rischiamo pure di capovolgerci dopo una sbandata nel
fango! In un paio di occasioni siamo dovuti tutti scendere per agevolare il
guado dell'indistruttibile matatu.
Lungo il percorso si possono vedere zebre e gazzelle e anche scimmie...
È mezzogiorno quando siamo a Nyahururu, scendo e mi fiondo a buttare giù
qualcosa da mangiare.
Lo stage della compagnia di matatu Nucleur ha anche mezzi per Naivasha e Nairobi
diretti, il costo è di 400 ksh per entrambe le destinazioni.
Alle 15 sono a Naivasha, ero già passato da qui qualche giorno fa.
Non voglio farmi scappare la salita al monte Longonot che fa parte dell'omonimo
parco nazionale ( a pochi km a sud ).
Il matatu mi lascia in centro allo stage principale in Kenyatta Avenue, proprio
di fronte chiedo una camera al Naivasha Silver ma è tutto pieno, insomma torno
indietro, prendo la prima a destra nella via parallela a Moi Avenue, che
fronteggia la ferrovia, ed entro al Ole Nkipai Lodge, camera con bagno e
zanzariera a 400 ksh ma è davvero una bettola...
Devo dire però che Naivasha anche se non ha nulla di interessante è una città
viva e tipica del Kenya, solo di passaggio per il turisti che non si fermano qui
ma nei lodge sul lago oppure nel parco Hell's Gate.
Ci sono diversi bar e hoteli e un mercato piuttosto grande.
La gente è tranquilla senza assilli o rompiballe.
Ceno a vicino Olosholai, un ristorante butchery, che propone un discreto menu di
piatti tipici incluso nyama choma.
10 agosto
Dopo una bella dormita fino alle 7 poi casino da pollaio proprio fuori da camera
mia ( credo che gli africani non siano così attenti a queste cose, quando
devono fare casino fanno casino...:-) ) faccio colazione con un bel thè al
latte, che novità eh!
All'angolo con Kenyatta Avenue partono i matatu per Longonot dove salirò sul
monte omonimo che rientra come parco nazionale.
Il matatu parte subito, 80 ksh, circa 20 minuti. Longonot town è molto piccola,
dovrei seguire più a sud la strada e poi 4 km fino all'entrata ma accetto di
prendere un piki piki per 300 scellini (mi aveva chiesto 400, comunque trattate
sempre).
Per l'entrata al parco si taglia oltre la linea ferroviaria fino alla base della
montagna che in realtà è un vulcano silente.
All'entrata scambio i numeri di cellulare con Chege il driver deol piki piki,
quando sarò di ritorno lo chiamerò e lo pagherò.
L'entrata al parco costa 20$, lascio in custodia lo zaino portandomi solo
macchina fotografica, zoom e soprattutto acqua.
Il percorso di circa 3 km è tutto in salita, all'inizio molto facile ma per una
buona metà successiva con ripidi tratti che in certi momenti sono piuttosto
impegnativi, soprattutto l'altitudine si fa sentire. È ventoso ed io come al
solito maglietta e felpina leggera ormai unta e bisunta.
Consiglio di portarvi anche un cappellino e magari un k way nel caso piovesse...
( io non faccio testo, non avendo entrambe le cose ).
La cima del vulcano si raggiunge in un'ora circa, è così anche per me.
La spettacolare vista che si ha da lassù a 2566 metri è data dal cratere
completamente occupato dalla boscaglia (bush) in cui dovrebbero esserci
bufali e non è consigliato scendere (non saprei nemmeno da dove iniziare vista
la profondità...mah!) mentre tutto attorno la Rift Valley, a nord il lago di
Naivasha e l'Hell's Gate National park mentre a sud la depressione della Rift
Valley fino a Nairobi. In cima lungo il bordo del cratere c'è vento e fa
freddo, nuvole nere si avvicinano e già mi immagino il peggio; è per questo
che non faccio tutto il giro del cratere possibile seguendo il bordo ma
preferisco scendere. Incrocio alcune classi scolastiche e anche pochi turisti
stranieri...
Alle 11 sono già indietro, 2 ore in tutto ma consideratene almeno 4-5 se avete
intenzione di fare il giro completo del cratere. Poco dopo essere entrati e
prima dell'ascesa si può anche scegliere il giro alternativo in piano alla base
del vulcano passando verso la colata lavica, il "satellite cone" e
game drive, possibile farlo anche in bicicletta...
Quando sono all'entrata ritiro lo zaino, chiamo Chege e infine sono di nuovo on
the road a Longonot. Qui dovrei attendere un matatu per Nairobi anche se in
realtà il viaggio sarebbe spezzato in due con un primo viaggio fino a Mai Mahiu
e poi da lì fino a Nairobi. Chege però ci mette del suo spiegandomi che ci
sono pochi matatu che vanno da qui fino a Mai Mahui dove invece dovrei avere più
possibilità per Nairobi. Sì sarà, forse, ma a me sembra strano...intanto
sulla strada, la B3, inizio a guardarmi in giro...attendo un attimo provando con
l'autostop, 2 macchine poi al terzo passaggio rimedio un passaggio da un grosso
camion tir. Il conducente è giovane, sta tornando indietro da Kampala, Uganda.
È stata anche questa un'avventura lungo una strada che ha dei passaggi
memorabili lungo la cresta della Rift Valley che vista dall'abitacolo di questo
grande camion sono stati ancora più belli.
In circa un'ora e mezza entriamo in Nairobi. Piano piano le strade diventano più
grandi, il traffico aumenta mentre Paul mi chiede dove voglio fermarmi.
Preferirei in centro nei pressi delle stazioni dei bus, è presto e per questo
approfitterei di partire subito per Mombasa. Rispondo in River Road o nei pressi
visto che mi è stato consigliato di.scegliere la compagnia Mash bus in Accra
Road all'altezza di Duruma road.
Passata la zona Westlands, in Chiromo Road scendo perché il traffico è
paralizzato, accenniamo a un piki piki che passa di qui... Saluto il super
gentile Paul camionista davvero in gamba e salgo in moto. Mi accordo per il
prezzo ma il tipo mi dice di non preoccuparmi. Eh no, dai non si fa così! Ok,
accetto e partiamo.
È una giungla.Nairobi, trafficatissima, matatu camion auto e gente nel
vorticoso flusso delle strade cittadine. Anche in moto non è facile districarsi
in mezzo a questo casino.
Il mio driver a volte si ferma per chiedere informazioni dov'è l'agenzia dei
bus Mash, oppure chiede al conducente di qualche matatu.
Più ci avviciniamo a River Road più aumenta il numero di anime in giro, non
solo sui marciapiedi.
Finalmente arriviamo, l'edificio ocra della Mash è ben evidente, questa è la
via dove sono situate anche altre compagnie di bus (Coast bus, Arusha, Randa,
ecc.) e matatu per Isiolo e Nanyuki proprio di fronte alla Mash.
Pago il tipo del boda boda, mi chiede 500 ksh, gli dò 250 ksh senza tante
discussioni.
Ma la biglietteria della Mash risponde picche, per oggi è tutto pieno non ci
sono più posti per Mombasa in nessuno dei bus in programma.
Peccato, ma chiedendo a dei ragazzi vicini che stanno discutendo chiedo info su
alternative e altre compagnie.
La gentilezza della gente in Kenya sta dappertutto e anche in questa occasione
ricevo aiuto in modo disinteressato e genuino.
Dennis mi spiega che è possibile riservare il posto per telefono o per email
dando conferma pagando il biglietto immediatamente. Così alla fine mi permette
di riservare un posto per il bus delle 22.15 dal costo di 1300 ksh. Ottimo, non
so come ringraziare Dennis!
Con lui giro un po' nei dintorni, mangiamo qualcosa, Nairobi in questa zona è
una metropoli molto caotica, un fiume di persone e bancarelle di ogni genere di
cose...
Per le 22.15 mi faccio trovare alla Mash, ritiro lo zaino depositato e
registrato e salgo sul bus. Per me una rarità dopo tanti matatu e viaggi
difficili, questa volta mi tratto bene...
L'autobus parte puntuale nella notte verso sud est...
11 agosto
La notte passa via nonostante sia stato difficile dormire seduto su una poltrona
di un autobus. D'accordo che lo schienale è reclinabile ma avrò dormito sì e
no un paio d'ore. Immaginatevi quindi in che stato potevo essere alle 6 quando
sono sceso a Mombasa alla stazione della Mash in Kenyatta avenue.
C'è già tanta gente su questa strada appena arrivata e in partenza davanti a
bus e agenzie che si concentrano in questa zona (tra Kenyatta avenue e Mwenbe
Tayari Road).
L'aria è cambiata, ora fa caldo e un po' umido, l'aria del mare si sente,
l'oceano indiano... È ancora un po' buio e la città mi appare sporca, umida,
deprimente...
Mi dirigo al vicino New Daba city guesthouse, l'askari mi fa un cenno,
dito sotto il mento: è tutto pieno. Contino quindi cercando nei pressi un altro
hotel. In Duruma Road trovo il Josleejim hotel b&b, 1000 ksh con tv, bagno,
ventola e zanzariera. L'entrata è promettente poi invece, almeno la mia stanza
non è niente di che... Accetto, il prezzo è il più alto finora nel mio
viaggio in Kenya.
Lascio la stanza, ho da portare tanta biancheria da lavare (Turkana street) e
cambiare dollari.
Mombasa è sporca, escludendo le vie principali la città è molto decadente e
in degrado...e forse proprio per questo manifesta un carattere unico
particolare.
La gente qui è più araba, indiana, mediorientale. Si trovano mercati
dappertutto, si vende ogni cosa e Mombasa non sembra una grande città piuttosto
un grosso quartiere popolare.
È la storia che fa l'ambiente, e dal Fort Jesus costruito dai portoghesi nel
fine '500 si può proseguire nella parte vecchia dove si trovano alcune case
decorate in stile arabo. Sembra di stare a Istanbul oppure a Damasco oppure a
Muscat o Zanzibar?
Mombasa è fortemente "distante" dal resto del Kenya, un altro mondo,
Africa orientale protesa verso l'Asia.
Il nucleo storico di Mombasa è arabo, case con portoni di legno decorati e
molto lavorati. Ci sono negozi di artigianato, sarong, ricordi di legno,
collanine di perline, sandali e borse di pelle.
Io intanto avverto la necessità per paranoia di fare un controllo, da qualche
giorno sento di avere dei sintomi strani (stanchezza, febbre?, mal di testa,
dolore profondo a una mano, ecc.), magari è malaria?
Meglio controllare, proprio qui vicino c'è una clinica, è solo un piccolo
ambulatorio.
Io non so se è stato un controllo giusto o no ma in 5 minuti e 100 ksh vengo a
sapere che fortunatamente non ho la malaria (prelievo di goccia di sangue da un
polpastrello).
D'ora in poi non avvertirò più strani sintomi...
L'etnia lungo la costa è quella dei Mijikenda che significa 9 etnie (Giriama,
Digo, Rabai, Ribe, Duruma, Chonyi, Jibana, Kauma, Kambe) mescolate lungo la
costa che va dalla Somalia alla Tanzania. I Digo vivono a sud di Mombasa i
Giriama a nord, soprattutto nell'entroterra lungo la costa. I Mijikenda si pensa
provengano dalla città leggendaria di Shungwaya probabilmente dislocata nella
zona di Lamu e forse in quella che ora è costa della Somalia.
L'isola di Mombasa forse non fa parte del Kenya, forse per scappare dall'Africa,
forse una scheggia orientale...
Oltre a Mombasa ci sono le spiagge sia a nord che a sud. Oggi vedrò qualcuna di
quelle a nord superato il ponte New Nyali sul Tudor Creek.
Dalla centralissima Digo Road salgo su un matatu per Ntwapa (70 ksh) anche se
scenderò a Kenyatta beach. La spiaggia è lunga e bella e non troppo rovinata
da grossi lodge anche se in certi casi avrebbero potuto essere più discreti. Il
litorale soprattutto la spiaggia di Nyali è molto sfruttato da resort più o
meno importanti. Campo da golf, parchi, alcuni resort si concentrano tutti in
successione da Nyali a Kenyatta beach poi Bamburi e infine Shanzu prima del
Mtwapa Creek, sono circa 20 km.
Ma la pioggia rovina un po' la festa, un bagno in questa bell'acqua me lo sarei
proprio fatto.
Sempre in matatu (60 ksh) continuo oltre fino a Mtwapa, la spiaggia è distante
ma è bello arrivare fino al fiume.
Tornare a Mombasa è facilissimo, circa 30 minuti (70 ksh) ma dipende dal
traffico.
Mombasa ha un non so cosa che mi piace molto. Per questo forse i posti decadenti
e di frontiera, dove la gente passa si ferma e poi va via mi piacciono tanto...
12 agosto
Programma di oggi, andare in giornata a sud, lungo la costa sud di Mombasa.
Ok, incamminiamoci, per iniziare si deve raggiungere Likoni al di là del fiume
che la divide da Mombasa.
Non ci si impiega tanto, una camminata di una ventina di minuti a piedi, poi si
inizia a vedere più gente, tanti matatu che portano in centro e più giù sulla
destra il cancello per il ferry.
Il traghetto è gratis per tutti e sono solo cinque minuti di traversata.
Likoni è tutto un mercato e matatu. Ci sono matatu anche per Lungalunga al
confine con la Tanzania. Io prendo un matatu per Ukunda anche se scenderó a
Tiwi beach. Seguo l'istinto aiutato dalla mia guida sia chiaro, non invento o
scopro nulla.
Per Tiwi sono 70 ksh, mezzoretta circa su una strada parallela alla costa da cui
dista circa 4-5 km.
Scendo solo io e a questo punto inizia un'avventura che non pensavo potesse
essere (nonostante l'avvertimento della guida).
Per raggiungere la spiaggia di Tiwi è necessario percorrere un sentiero lungo
circa 2-3 km. Rifiuto un taxi e mentre mi incammino per mia "fortuna"
come mi dicono, 2 giovani mi accompagnano visto che anche loro vanno là, ma
pensa, che fortuna. Così, per la mia incolumità, sono fortunato con questa
compagnia. Circa mezzora e a mio parere non più di 3 km, passiamo a lato
dell'entrata del resort italiano Sheshe e siamo in spiaggia, una gran bella
spiaggia con un mare da favola. Non c'è nessuno e dal resort non sembra che ci
sia il tutto al completo.
In spiaggia ci sono solo io e un gruppo di giovani locali. Mi sento e sono
osservato, capisco che sarà tutta una richiesta di denaro, per il cocco, per il
pranzo a base di pesce, per la security... Insomma, lascio a loro 100 ksh per il
cocco (beach prize), lascio il cocco e lascio la spiaggia purtroppo, 2 minuti 2
e sono già sulla strada di ritorno.
Ma dopo 500 metri circa incrocio la macchina rossa della security Guard che mi
chiede dove sto andando. "Sto tornando indietro fino alla strada
principale" rispondo tranquillo. Ma quelli della security mi spiegano che
è pericolosissimo, ho passato un grossissimo rischio già per questo breve
passaggio e che non posso continuare a piedi, su questa strada ci sono stati
molti agguati e furti, persino questa notte degli stranieri sono stati rapinati.
A questo punto senza tanti tentennamenti accetto il loro passaggio fino al
bivio.
Ricordatevi bene se andrete a Tiwi, solo in taxi o boda boda possibilmente
accompagnati.
Dal bivio con un altro matatu raggiungo il bivio per Diani poco prima di Ukunda
town (30 ksh). Da qui con un altro matatu per Diani o "beach" la
spiaggia di Ukunda è cioè Diani (30 ksh).
Scendo circa a metà, Diani è molto lunga credo più di 7-8 km.
Ci sono resort e grandi lodge, la spiaggia è lunga, stupenda!
Alcuni "beach boys" ma non insistenti e anche ragazze
"facili" che si propongono velocemente.
Se la spiaggia di ieri, Kenyatta è più popolare con tanti locali, quella di
Diani è più internazionale. Ma non c'è paragone sulla bellezza della
spiaggia, Diani al cento per cento.
Il ritorno a Likoni con un matatu preso dal bivio dopo Ukunda (70 ksh).
Rifaccio al contrario il viaggio di stamattina, arrivo a Likoni, ferry e infine
camminata a Mombasa fino in centro. Mi fermo in un locale a bere qualcosa, poco
prima di Moi avenue, il Casablanca cafè. Birra a 200 ksh accidenti, ma il
locale tutto all'aperto è bello, tropicale...
Mi siedo al bancone, ci sono tante ragazze "facili" è impossibile non
farci caso e il tipo vicino a me mi chiede se anch'io lavoro al porto, qui
vicino. In effetti ci sono altri bianchi che forse vengono qui direttamente dal
porto quando arrivano su navi cargo mercantili ecc. ecc.
Passo una gran bella serata assieme a un militare in licenza molto simpatico,
sì un po' brillo ma a posto e a una
ragazza ugandese, Maureen che è a Mombasa dalla zia ( cerco di crederle ma è
tanto, tanto difficile...).
Splendida e divertente serata cambiando locali e mangiando per strada seduti alle bancarelle di fronte a Mackinnon market, la pizza swahili, pollo e patatine fritte, strani sandwich e un ottimo the alla cannela e cardamomo...e tante chiacchere sull'Africa...
13 agosto
Lascio Mombasa, ci ritornerò dopo un po' di mare in qualche località a nord.
Ritiro la biancheria lasciata in lavanderia (molto cara) in Turkana street e
vado oltre Digo road a nord, alla fine con un matatu arrivo al bus stand per i
matatu per Malindi. 300 ksh, si parte che sono le 9.30.
In circa due ore arrivo
al bivio di Gedi dove si svolta per Watamu dove scendo. Con un altro matatu
arrivo a Watamu (40 ksh).
Molto turistico, forse troppo turistico per me. Scritte in italiano
dappertutto...
I giovani "street boys" qui parlano italiano, sono abituati con loro.
Trovo una bella camera self contained al Villa Veronica poco dopo l'entrata in
paese. Molto carina questa guesthouse. Per 800 ksh non è male.
Watamu è un villaggio dedito al turismo, forse quasi esclusivamente italiano.
Ci sono case e resort di italiani sia fronte mare che all'interno alcuni con
preziosi bei portoni arabi.
Il promontorio roccioso divide le spiagge a nord da quelle a sud e la marea fa
il resto per cambiare lo scenario durante la giornata.
Sabbia bianca che scricchiola sotto ai piedi, "suona" come un
violino...
Peccato solo per il "tappeto" di alghe secche che nella spiaggia a sud
deturpa lo scenario.
Acqua trasparente, oceano indiano dalle bellissime sfumature verdi...
Watamu in questo mese appare come "spenta", sembra fuori stagione
mentre in alcuni ristoranti o alberghi si fanno lavori di manutenzione.
Le bancarelle sulla strada vendono tutte le stesse cose, ma turisti in giro
pochi anche se gli italiani hanno le "mani bucate".
Chi è a Watamu è per cercare di lavorare e approfittare del turismo anche se
molti offrono servizi non proprio convenzionali (prostituzione, droga, ecc.).
Arrivano da lontano, anche dal west Kenya mentre i Giriama dei villaggi attorno
si vedono un po' occupati, diciamo così...
C'è una gelateria italiana, perfino un casinò, un bel locale disco (con wi-fi)
bancarelle di artigianato, supermarket e residenze molto lussuose.
I ragazzi locali non disturbano più di tanto, c'è un'aria rilassata,
tranquilla...
Scopro che in paese si può mangiare per pochi scellini e che la comunità è
per la maggior parte musulmana...
Non c'è molto da fare qui, mare e spiaggia o viceversa...
14 agosto
Rimango a Watamu avendo calcolato che domani ripartirò per Lamu.
Watamu è mare e sole,
spiaggia e relax.
Stamattina andrò a visitare le antiche rovine archeologiche di Gedi.
Con un matatu ( 40 ksh ) raggiungo Gedi ( o Gede ) a circa 6,5 km da Watamu.
Faccio colazione, chiedo dov'è l'entrata per le Gedi Ruins. Bisogna tornare
indietro di 200 metri sulla strada per Watamu quindi svoltare a sinistra di
fronte alla moschea dalla cupola verde sulla destra e fare ancora 3-400 metri
fino all'entrata. Il biglietto costa 500 ksh.
Le rovine della città di Gedi sono la testimonianza di una città del
tredicecesimo secolo molto grande e importante che né i portoghesi né altri
invasori conoscevano. Le rovine sono nascoste nella folta foresta,
includono il palazzo, le case, le moschee, le tombe ma anche i resti della cinta
muraria così come altri edifici.
Seguendo il sentiero perimetrale potrete vedere tante scimmie mentre ho la
fortuna di vedere anche uno strano animaletto simile a una piccola antilope,
credo sia stata una piccola duiker antelope.
Per la serata e la cena proprio fuori dal villa Veronica ci sono 4-5 bancarelle
in successione che hanno spiedini di carne, pollo grigliato, chips, chapatti,
frittata swahili...
Poi la disco, gli italiani arrivano con i tuk tuk uscendo dai loro lodge incontaminati...le "donnine" sono pronte, tutte in ghingheri...
15 agosto
Stamattina di nuovo in viaggio per Lamu, più a nord sulla costa a non tanti km
dal confine con la Somalia.
Alle 6.30 sono già su un matatu diretto a Malindi ma non pensate che parta
subito. Prima qualche giretto lentamente per farsi vedere e riempirsi un po',
poi quando il bottino è sostanzioso finalmente si parte.
Ticket 100 ksh.
Alle 8 sono a Malindi, da Watamu sono una ventina di km.
Chiedo per proseguire per Lamu e con un tuk tuk (50 ksh) arrivo in centro nella
zona delle compagnie di bus per Lamu e non solo.
Alla Tahmeed acquisto il biglietto, 600 ksh anche se all'inizio me ne chiedono
700 ma per simpatia ? mi fa uno sconto... mah..
Il bus dovrebbe partire alle 8.30 ma sono già le 9.30... Africa time please.
Il bus è malandato ma niente a che vedere con i matatu.
Si parte, sono quasi le 10!
Il viaggio è lungo, quasi 4 ore in mezzo al nulla per una strada molto
sconnessa soprattutto dopo Garsen. Si passa per Witu dove sale un soldato askari
che ci scorterà fino a Mokowe. Lungo questo tratto di strada ci sono stati
diversi assalti...
Il paesaggio è brullo, piante grasse ma anche splendide euforbie e acacie,
mentre pochi villaggi giriama fatti di capanne circolari e coniche.
Viaggiare così inseguendo un sogno è semplicemente unico...
A Mokowe la strada termina, dal molo con un barcone si prosegue per l'isola di
Lamu. Ci sono anche fast boat e alcuni dhow che mi regalano un bel
panorama.
In circa trenta minuti (100 ksh) si arriva a Lamu Town a est rispetto Mokowe.
Lamu, ora dichiarato sito patrimonio dell'Unesco, è ricca di storia. Qui sono
passati portoghesi, omaniti, indiani, inglesi e chissà quante altre storie...
Arrivando si notano belle dimore fronte mare, case alte e tutte vicine l'una
all'altra...
Quando scendo, cerco la Sunshine guesthouse anche grazie a una guida che mi
precede fino addirittura in camera e con cui pattuisco il costo per notte. Per
due notti 1600 ksh, se farò anche la terza 2000 ksh in totale.
La camera n. 1 è molto carina, con bagno, ventola e zanzariera. La guesthouse
è in una casa un po' malandata ma sicuramente autentica e tradizionale.
Per arrivarci c'è anche un piccolo cartello sulla strada principale subito
dietro la passeggiata lungo mare.
Non faccio nemmeno in tempo per posare lo zaino in camera che già ne arriva un
altro. Questa volta un "captain" Omar che mi propone l'escursione
sull'isola di Manda di fronte a Lamu. Escursione che comprende anche il pranzo a
base di pesce, visita alla spiaggia di Lamu dopo il villaggio di Shela e delle
rovine di Takwa sull'isola di Manda.
All'inizio il prezzo sparato è di 3500 ksh, sì figuriamoci. Poi su richiesta
di cosa spenderei, arriviamo a 1500 ksh. Pago e restiamo d'accordo per domattina
alle 9.
Giro per Lamu lungo la Harambee avenue, una volta conosciuta come Usita Wa Mui,
la strada parallela al lungomare che a nord va verso il distretto più vecchio
di Mkomani mentre a sud entra in quello di Langoni.
Ci sono diverse possibilità per gli alloggi mentre, in attesa delle 18.30
quando i musulmani possono finalmente mangiare essendoci il Ramadan, per la
strada ci sono bancarelle che vendono polpettine di lenticchie o patate, samosa,
dolcetti, chapatti e altre specialità.
Sembra di stare in una medina del Marocco, oppure di una città araba. Qui sono
quasi tutti musulmani. Ci sono ben 23 moschee.
Il cuore di Lamu è la piazzetta davanti al forte. Per terra le donne che vedono
verdura, pomodori, radici, patate, ecc. e poi scarpe, vestiti...tutto per
terra...mentre accanto c'è lo scolo della fogna...
Incredibile e affascinante mentre per le vie passano asinelli usati per
trasportare carichi pesanti e la gente che saluta sorridendo.
"Mambo!", "jambo!", "karibu"...
Altri ritmi, altri sogni mentre il tempo qui sembra essersi fermato...
Tanta gente sul lungomare mentre la brezza è piacevole, un altro mondo...
Il clima è perfetto e non fa mai troppo caldo, si sta proprio bene eppure sono così lontano...
16 agosto
Il capitano Omar bussa alla mia porta ma sono solo le 8.30, "che
puntuale" penso io. E invece no, causa malessere intestinale di due
partecipanti all'uscita in barca, l'escursione in dhow (barca a vela locale) è
posticipata a domani. Mah, sarà...comunque sarei rimasto una giornata in più
quindi per ora akuna matata.
La notte è stata abbastanza movimentata causa mosquitos...alla fine scopro che
la zanzariera aveva due bei buconi...
Oggi scelgo di fare una passeggiata fino alla spiaggia di Lamu, superata la
località di Shela.
La strada è facilissima e in circa 45 minuti si arriva. Portatevi l'acqua che
in spiaggia non c'è nulla nemmeno un po' di ombra.
Si va verso sud lasciandosi il mare sulla sinistra. Shela è in fondo. Questa è
una località turistica con case in affitto e diversi hotels, guesthouse. Un
posto molto tranquillo.
La spiaggia è appena oltre superata la punta. Sabbia piatta e dorata con una
continua brezza che non vi farà scoprire quanto sarà scottata la vostra pelle.
Non male portarsi acqua e berretto ma obbligatorio una protezione solare.
La spiaggia è lunga, penso più di 10 km e deserta. Il mare è aperto e di
fronte è vicinissima ľisola di Manda.
Nel tornare indietro faccio amicizia con un altro viaggiatore solitario
proveniente dall'Etiopia. Con lui sarà divertente andare per mercati comprando
pesce e verdure per un pranzo fai da te.
In serata mi porto avanti e acquisto il biglietto dell'autobus per Mombasa per
dopodomani (compagnia Tahmeed, 700 ksh, invece dei 600 per Malindi, alle 8.00 e mtaboti
(barca taxi)alle 7.30).
17 agosto
Il giorno del dhow tour.
Come concordato mi faccio trovare pronto entro le nove al molo, comunque sul
lungomare dove incrocio Omar Mahuia.
Si forma un gruppetto di 5 wazungu, io, Eran, una ragazza u.s. e due
ragazzi tedeschi.
Attendiamo, poi ci fanno salire su una barca ma sarà soltanto una finta,
l'escursione non si farà.
Chi si è intascato i soldi ci ha truffato, rubato...tutti i rispettivi captain
hanno giocato sporco e come per magia sono spariti.
Tutti, tranne la ragazza, avevamo pagato l'intera quota; per questo invito chi
vorrà fare questa escursione a NON PAGARE MAI PRIMA, nemmeno per scuse
riguardanti l'acquisto di cibo o altre cose...
Sarei andato dalla polizia se non fosse stato per Eran, lui sorridente mi dice
"welcome into the club" ! Mi faccio una risata e lascio perdere, sì
è vero, non ne vale la pena.
Sicuramente troverete chi vi proporrà un tour in dhow, basta gironzolare vicino
al molo e poi concorderete ogni cosa è comunque mai pagare prima.
Delusissimo e a metà tra l'incazzato e il rassegnato mi affianco a Eran e
Giorgia per passare un'altra giornata al mare, in spiaggia a Shela. Solita
camminata di 45 minuti con la spesa fatta per le strade di Lamu.
In serata in Harambee street prima delle 18.30 sì vendono polpettine fritte
salate e dolcetti, il Ramadan impone sacrificio e allora appena scattano le sei
e mezza si consumano questi stuzzichini.
La serata la passo con Eran e un paio di birre al Petley's Inn roof top bar (200
ksh Tusker) tanto per dimenticare la mancata escursione...
18
agosto
Continuo con il viaggio, tornerò a Mombasa ma ancora non so dove e come
continuerò.
Con me c'è anche Eran, lui sì ha le idee chiare, da Mombasa continuerà prima
per Nairobi poi per l'Uganda. Beato lui, ha tempo fino a ottobre!
Alle 7.30 sì parte da Lamu. La barca a motore fa da taxi almeno per una
quarantina di persone. Non è pericoloso nonostante il gruppone, abbiamo la
giacchetta di sicurezza ma la velocità è davvero bassa e il mare molto calmo,
è una spola molto sicura.
Sulla costa, località di Mokowe, ci sono alcuni bus pronti; quello della
Tahmeed dovrebbe partire alle 8, sì dovrebbe ma in Kenya e forse in tutta
l'Africa la puntualità non esiste...
Alla fine aspettiamo fino alle 9.
Ma è un calvario, fino a Mombasa è tutto un fermarsi e poi ripartire per
continui carichi e scarichi di merce e gente. Il paesaggio è desolante, ma
alcune specie di palme sono davvero particolari.
L'arrivo a Mombasa è dopo le 16.
Prendo una stanza al Tana guesthouse in Mwembe Tayari road. 800 ksh, stanza con
3 letti (e che me ne faccio?) con rete anti zanzare ma bagno in comune. Molto
basic.
Saluto Eran, alle 22 riparte per Nairobi mentre io ancora non so che farò
domattina...
19
agosto
Giornataccia e piove anche...
Non ho idee, vorrei ma non posso e sto già iniziando a fare il conto alla
rovescia per i giorni che mancano al mio ritorno a casa.
Mombasa è vicina alle note località di mare alcune delle quali piuttosto
turistiche. A sud Diani, frequentata da stranieri e pochi kenyoti, la spiaggia
è meravigliosa ma tutta delineata da resorts più o meno grandi con una folta
presenza di beach boys pronti ad aiutare e ottenere lavoro dagli mzungu.
Ci sarebbe la possibilità di soggiornare in paese a Ukunda in cui ci sono
B&l e guesthouse semplici ed economiche.
A nord le spiagge di Nyhali, Kenyatta, Shanzu e Mtwapa ecc. ma anche in questo
caso poche possibilità per alloggi semplici forse ad eccezione di Mtwapa.
Insomma, con poca fantasia e coraggio, un po' stanco e in attesa di tornare a
Nairobi (soprattutto lontano dal mare), dove non so come spenderò gli ultimi
giorni di questo viaggio in Kenya, scelgo di tornare a Watamu per un altro po'
di mare.
Arrivo alla stazione dei matatu per Malindi. Questa volta salgo su un bussettino
tutto scassato che mi lascerà a Gedi. Biglietto 200 ksh.
Rispetto al matatu questo bus si fermerà più volte entrando pure in Kilifi.
La giornata è brutta e triste ma il viaggio è sempre importante...
Il tempo, è nel tempo la soluzione e viaggiando si scopre tutto...
A Gedi prendo un matatu diretto a Watamu dove mi dirigo senza esitazioni al
Villa Veronica guesthouse.
Le spiagge sono dimenticate oggi e diversi turisti sono in giro per le strade
del paese, molti di loro con appresso ragazzi locali che fanno da guida.
20
agosto
Anche oggi cielo coperto, scelgo di tornare a Mombasa per poi continuare per
Nairobi in serata.
A Watamu cerco di cambiare dei soldi ma le filiali di almeno 3 banche qui hanno
solo dei terminali atm.
Per il momento a Watamu è possibile solo prelevare con carta bancomat o di
credito.
Con 2 matatu arrivo a Mombasa via Gedi. Mi incammino lungo Abdul Nasser Road
quando accetto di acquistare un biglietto per un bus per Nairobi. 900 ksh della
Silver una piccola compagnia accanto a Vanga bus e altre compagnie.
Lascio in consegna lo zaino e mi incammino verso il centro. Oggi starò tutto il
tempo a Mombasa, senza fretta e pole pole (piano piano).
La giornata è festiva, è il giorno termine del Ramadan, c'è tanta gente in
giro e si percepisce più gioia, meno restrizioni...
Bar e ristoranti aperti, grigliate per strada e mercatini affollati.
Pranzo in Makadara road, al Tarboush cafè. Ha prezzi medi e le specialità sono
indiane (chicken tikka, naan, curry, ecc.) e arabe (shawarma, kebab, pitta).
Da Makadara si continua entrando nella parte vecchia. Oggi me la godo proprio, e
nei giardini a strapiombo sul mare vicino a Fort Jesus tanta gente si prende la
meritata brezza di questo giorno di festa.
Addirittura un tuffatore salta rischiando l'osso del collo prendendo una lunga
rincorsa. È proprio matto!
Qui tanti uomini sono concentrati sul loro passatempo più goduto, la
masticazione del miraa. Questa è una pratica piuttosto diffusa in Kenya
soprattutto tra gli arabi ma presente anche in Somalia e Yemen. Il miraa è
una pianta conosciuta anche come qat blandamente stimolante e capace di
spegnere la fame e dagli effetti euforizzanti ma anche diversi a seconda del
tipo di lunghezza dei ramoscelli freschi che vengono succhiati togliendo prima
le foglie. Il miraa è legale anche se non completamente accettato
dall'islam. In Europa è considerata una sostanza illecita tranne nel Regno
Unito.
Prima di partire entro in un bel cafè bar "Samba Cafè", raccomandato
(birra 160 ksh).
Quando torno in Abdul Nasser Road per il bus, vengo spostato su un altro bus,
credo che il tipo che mi ha venduto il biglietto abbia a sua volta venduto il
mio posto acquistandone poi uno più economico da 700 ksh con la Parrot Line. Ok,
a me va bene lo stesso e se la partenza doveva essere alle 21.30 alla fine
saranno le 22.30, come da programma...
Il bus è pieno, è più piccolo rispetto a quelli della Mash, Cost, Simba, ecc.
e le poltroncine piccole e non reclinabili...
21
agosto
Arrivo a Nairobi poco prima delle sei, tutto infreddolito e stanco avendo
dormito praticamente niente.
Il bus ha terminato la sua corsa in River Road all'angolo con Accra Road. In
questa zona ci sono quasi tutte le compagnie di bus e matatus.
Mi fermerò a Nairobi una giornata, intanto nella vicina Duruma Road entro al
Destiny hotel.
L'edificio di tre piani ha camere solo singole, piccole ma con ogni cosa al suo
posto, zanzariera, bagno e doccia (l'acqua è proprio calda!) e finestre ampie
che danno sulla strada (850 ksh). Una buona soluzione centrale ma anche
tranquilla non essendo sulla caotica Accra Road.
Alla reception pago subito, sembra lo sportello biglietteria di una stazione
solo che il vetro è oscurato e si sente una voce lontana, ma lontana...
Il vetro al lato è rotto, pago lì e una mano sbuca con la chiave della camera.
Uauu, benvenuti a Nairobi!
Proprio davanti alla compagnia dei bus Mash in Accra road partono i matatu per
Nanyuki e Isiolo. Perfetto, Isiolo sarà la prossima destinazione.
Giro per il centro di Nairobi anche se il museo nazionale e forse il parco
nazionale li lascerò gli ultimi giorni, tra pochi giorni.
Super caotica e dai viali larghi con i bus cittadini City Hoppa, i matatu, le
auto e tutti i mezzi circolabili che fanno diventare un inferno questa città.
Memorizzo le strade, soprattutto Tom Mboya, Moi avenue e Kenyatta avenue.
Davanti al mercato centrale, ci sono piccoli bar dove mangiare carne al carbone nyama
choma costolette oppure pollo, con l'ugali costa 170 ksh.
Proprio davanti, nel grande edificio del mercato ci sono i venditori di
artigianato. A dire il vero per il momento ci sono pochi articoli che mi
piacciono. I tessuti, molto colorati, usati come vestiti dalle donne oppure dai
Masai. Oppure alcuni oggetti di soapstone. Tanti oggetti di legno tra cui
l'ebano, e quindi statuine di guerrieri Masai, elefanti, ippopotami, giraffe e
tutta la serie degli animali africani...
Diversi fish and chips dove mangiare, credo sia come stare a Londra !
Per osservare il caos di Accra road non è male salire al Silver Mine vicino al
Montecarlo cafè. La balconata con le sbarre dà sulla trafficata e inquinata
strada ma è divertente osservare le schivate dei matatu e minibus sorseggiando
una birra.
22
agosto
Alle 10.30 si parte.
Matatu per Isiolo, 650 ksh, proprio davanti a Mash. Ce ne sono diversi, non
tantissimi, ma cercate quello che sta per partire e chiedete in giro quanto
costa sebbene sul cartello posto sopra ci sia scritto 400 ma si riferisce al
biglietto per Nanyuki dove tutti si fermano.
Una volta lasciata Nairobi il paesaggio diventa sempre più bello. Si passa per
Thika e Maratona mentre si inizia a scorgere sulla destra la sagoma del monte
Kenya la seconda montagna più alta in Africa (il Kilimangiaro è la vetta più
alta).
Un paesaggio verde e ricco e l'aria sempre più frizzantina.
Dopo Naro Meru è la volta di Nanyuki sicuramente la cittadina più importante.
Da qui è possibile partire alla volta del Monte Kenya (più di 5000 metri) che
è parco nazionale e richiede almeno 5 giorni di trekking. Necessario però
equipaggiamento adatto, tenda e cibo, guida ufficiale del KWS e portatori. Ci
sono diversi passaggi e tracciati.
Dopo 3 ore e 45 sono a Nanyuki dove salgo su un altro matatu quasi tutto pieno e
pronto per partire.
Ora il paesaggio e il clima cambi diventa sempre più arido, savana, fa più
caldo. La strada scende e continua sempre in buono stato. Isiolo è una
cittadina polverosa ai margini del deserto e abbastanza grande sulla via per
l'Etiopia.
Non c'è molto da fare ma il mercato, le fermate di camion, jeep, convogli
militari e veicoli di organizzazioni umanitarie, rendono questo luogo strano e
senza dubbio vale la pena una sosta prima di continuare verso Marsabit e Moyale.
Se invece pensate di fare come me, beh, non saprei, forse no, non vale la pena; ma
come faccio a spiegarvi che a volte non ci sono ragioni vere per una scelta...
A Isiolo cerco una guesthouse, ce ne sono diverse. Entro al Jamal Nur Plaza
boarding & lodging di fronte al Pasoda Lodge.
La camera è molto basic, 600 ksh senza trattare, ok, self contained.
Da Isiolo si potrebbe continuare anche a ovest per Maralal passando per Wamba,
ho visto che ci sono dei matatu.
Quando soffia il vento polvere e sabbia dappertutto...
Un paese e una strada in tarmac e niente di più in questa piana
desolata...
Qualche bar, musica poi la notte inghiotte Isiolo...
23
agosto
Da Isiolo ci sarebbero diverse possibilità per continuare il viaggio: andare a
nord verso Marsabit e poi Moyale (confine con l'Etiopia) e scegliere anche la
strada fino a North Horr per raggiungere il lago Turkana. È un viaggio lungo e
dipendente da trasporti irregolari con una strada non asfaltata.
La seconda possibilità è di arrivare ad Archer Post per il parco nazionale
Samburu oppure deviare a ovest per Wamba e poi Maralal. Ho letto che il
paesaggio tra Archer Post e Wamba è attraente.
Un'altra scelta è di puntare a est in una regione piuttosto difficile e anche
insicura per la presenza di banditismo e agguati.
Infine da Isiolo si può tornare indietro a sud verso Nanyuki.
Appunto, scelgo di tornare in attesa di Nairobi e il mio ritorno a casa.
Ho visto molto degrado e una situazione terribile con gente che vive ai margini
della strada in mezzo a sporco, rifiuti, animali...
Ho visto bambini, bambini drogati di solventi che aspirano colla e da
bottigliette di plastica e nessuno che fa niente, nulla, come se tutto questo
fosse normale per una vita che non vale...
Gli alberi come scheletri, sacchetti di plastica intrappolati tra i rami...
Arrivo a Nanyuki dopo due orette scarse.
Scendo dal matatu, mi guardo un po' in giro, non cerco sulla guida per un hotel.
Entro in una guesthouse, salgo le scale e sono in un bar. Ok, ci tornerò dopo,
ma dove cavolo è la reception?
Arriva un ragazzo, mi dice che non ho sbagliato, la Nyakio guesthouse è questa.
È un labirinto.
Bene, devo dire che per 450 scellini va più che bene. Cameretta a modo, bagno e
acqua calda. Niente zanzariera, qui di notte no problems con i mosquitos, fa
freddo ai piedi del Monte Kenya.
Nanyuki è un grosso paese importante per prodotti agricoli, allevamento di
bestiame, ecc. ecc.
I soliti negozi duka sotto i portici, ferramenta e drogherie...
Dietro lo stand dei matatu un anonimo parco, poi l'incrocio e le strade che
portano a Meru e Isiolo o Nairobi e Nyahururu.
Faccio il giro dell'isolato, sono l'unico straniero in paese...
C'è internet, banche, mercato, bar e piccoli ristoranti, guesthouse.
Nei gabbiotti verdi si vende la miraa, io ci passo davanti, mi fanno
provare con questa delizia. Figuriamoci, una blanda droga che andrebbe consumata
in più grandi quantità rispetto al rametto che invece mastico io. Con 250 ksh
si ottiene un mazzetto fresco di rametti e tenere foglioline.
Il sapore è amarognolo, niente di prelibato, eppure qui sono in tanti che ci
vanno matti...mah!
Pomeriggio piovoso che contribuisce a farmi prendere la decisione di un bel
dolce far niente...
Fa freddo a Nanyuki a differenza di Isiolo dove ci sono alcuni gradi in più.
Da notare come in stanza non ci sia la zanzariera mentre a Isiolo sì nonostante
l'assenza di zanzare in questo periodo...
A Nanyuki non vale la pena fermarsi ma è un'altra occasione per conoscere il
Kenya e la sua gente che ha in mente il calcio inglese, l'Europa, il miraa,
vivere meglio cercando fortuna all'estero, studiare, sognare...
24
agosto
Molto bene, la giornata è tornata soleggiata. Solitamente se piove succede alla
sera mentre di giorno torna il bel tempo.
Dopo una colazione proprio a fianco della butchery, passo qualche ora girando
per il paese. Con me due ragazzi conosciuti ieri sera al bar del Nyakio.
Tanta gente in giro ma nessuno straniero ad eccezione del Nakumatt supermarket
sulla strada per Nairobi dove c'erano più wazungu che locals.
È tempo di andare, saluto i ragazzi e salgo su un matatu per Nyeri (150).
Circa due ore di viaggio verso sud con il monte Kenya sulla sinistra e la catena
dell'Aberdare sulla destra.
Il paesaggio è molto verde e avvicinandosi a Nyeri diventa sempre più ricco
con tante coltivazioni.
Mi accorgo che la temperatura è ancora più bassa di Nanyuki ed è nuvoloso...
La prima impressione è di essere arrivati in un grosso centro agricolo
incastrato tra le colline. Le strade malconce, sterrate, che mi ricordano un po'
Nyahururu.
Il matatu ferma in uno stand, scendo e mi guardo attorno cercando la solita
insegna per una guesthouse.
Scorgo l'alto stabile del Maru B Court che sembra un triste grattacielo mentre
mi attrae di più il New Seven Stars Hotel.
Entro e salgo le scale, trovo un bar e il ristorante con le solite grate davanti
alle bottiglie e alla reception. Penso che anche questo sia un hotel-bordello,
il dispenser di profilattici al secondo piano non smentisce.
Una cameretta self contained costa 700. L'acqua calda c'è...vabbè, sorvoliamo,
le coperte anche, una sola finestra e un letto incastrato proprio al pelo. Non
ho voglia di cercare altrove e poso lo zaino...
E intanto comincia a piovere...
Una curiosità: Nyeri è stata l'ultima dimora di Lord Baden-Powell fondatore
del movimento dei Boys Scouts.
Nyeri è la capitale del territorio Kikuyu, un'area ricca grazie alla
fertilissima terra e al clima favorevole.
Con il mal tempo i black out non si contano più e girare in mezzo al pantano
rosso è una schifezza...
25
agosto
Lascio di primo mattino Nyeri. La guesthouse è ancora priva di elettricità,
mancanza che continua da più di 12 ore.
Non piove ma le vie sono conce.
Raggiungo il parcheggio dove partono i matatu per Nairobi. Salgo sul primo che
vedo, alcuni ragazzi richiamano l'attenzione gridando "'robby, 'robby!".
Pago il ticket, 300 shillings e attendo. Attendo che i posti vacanti si
riempiano. Sono le 6.45, solo alle 7.30 il portellone del matatu si chiude e si
parte...
A Nairobi si arriva dopo 2 ore e mezza, sempre in Accra Road.
Non trovo stanze libere al Destiny hotel pertanto cerco altrove. In Duruma road
e le vie nei dintorni è un fiorire di hotel, lodges, guesthouse più o meno
economiche.
Entro e pago per una notte al successivo Saharan lodge, 750 ksh, sempre nella
stessa via. Non raccomando questo lodge assolutamente, è rumorosissimo per i
bar che sprigionano musica fino a notte fonda (almeno oggi che è sabato...), le
finestre non si chiudono bene e il bagno senza luce e...senz'acqua ma sembra che
sia un problema in tutta la città.
Con una ragazza conosciuta in precedenza, Jane, mi accordo per fare un giro
della città.
Iniziamo andando al Kariokor market che si raggiunge velocemente a piedi da
River Road fino al bivio con Race Course road dove si gira a sinistra, poi
sempre dritti oltre la rotonda. Il mercato è sulla sinistra. Qui si possono
trovare i tanti artigiani che preparano i famosi sandali in cuoio e suola
ricavata da vecchi pneumatici. Ci sono tutte le forme che volete, infradito o a
ciabatta, da uomo e donna decorate con disegni di perline oppure no.
Ma troverete tutto l'artigianato del Kenya senza dubbio a buoni prezzi e senza
la presenza di turisti. Da vedere sicuramente e ricordate di trattare sui prezzi
fermamente altrimenti tutti i wazungu saranno fregati.
Ma è molto particolare l'esperienza che vivo andando a trovare la bambina di
Jane di 4 anni. Non è a casa sua ma viene accudita da una signora nella zona
nord est di Kasarani. Prendiamo un minibus in River road verso est...(20 ksh).
Lungo la strada è impressionante quello che vedo e osservo... Un grande slum,
uno dei tanti di Nairobi, una città nella città fatto di baracche e rifiuti
che fanno le vie, bambini e galline, torbidi scoli fognari e tutte le
immancabili attività per le bancarelle e semplici banchetti dove si vende ogni
cosa di poco valore, sacchi di carbone, frutti e verdure, parrucchieri (kinyozi),
meccanici, farmacie, cd e cellulari, ecc.
Non dimenticherò mai quel paesaggio...le scene che ho visto, le condizioni
igieniche, la gente, i bambini...
E quando arriviamo seguendo un marciapiedi rialzato, case basse povere, mi
chiedo perché possono esserci queste cose...perché viene dimenticata questa
gente che nasce e muore senza niente...
A casa, in poltrona conosco Elizabeth e gli altri bambini che la signora tiene
con sé. Due bambini sono con lei perché i genitori sono persi per l'alcool e
il carcere...
È emozionante e bellissimo.
Ed Elizabeth ha un sorriso contagioso!
26
agosto
Giornata in città senza regole e idee.
Pioviggina, il cielo di Nairobi in questi giorni è spesso nuvoloso. Non fa
freddo ma siamo comunque a 1800 metri.
Relax domenicale al parco Jevanjee, vicino c'è la più grande moschea in Kenya,
Jamia.
Qualche coppietta si nasconde tra le siepi, eh sì...vi ho visti !
Giro
sempre e lentamente, arrivo al giardino e memorial dell'ex ambasciata Usa esplosa in un attacco di Al Qaeda
nel '98.
E poi la stazione ferroviaria costruita dagli inglesi. Una costruzione che da
fuori non sembra proprio una stazione ferroviaria. Tutta di mattoncini rossi,
piuttosto sembra una fattoria, un grande fienile...
All'interno
ci sono pochissimi treni, le destinazioni sono per giorni alterni su Mombasa e Kisumu oltre che a Nakuru, Eldoret
e Kampala e poche altre destinazioni (da verificare...).
I prezzi sono superiori a 4000 ksh per il treno per Mombasa in prima classe in
carrozza cuccetta con breakfast e dinner (parte alle 19 di lunedì, mercoledì e venerdì,
nei giorni pari torna da Mombasa) mentre in terza classe costa 680 ksh con solo posti
a sedere. Calcolate almeno 14-15 ore di viaggio.
Per una passeggiata vale la pena arrivare fino alla stazione ferroviaria, è
interessante, seguite Moi avenue verso est sempre dritti oltre i bus...
Proprio davanti il piazzale è occupato da tanti minibus per Langata, Ongata
Rongai e anche Kitengela, una località posta nell'angolo sud orientale del
parco nazionale di Nairobi.
Serata tranquilla a differenza di ieri sera, ormai non sono più giovane per
dance music e tirar tardi...
Carino il bar Kafiko in Duruma road con buona musica in sottofondo e gli
immancabili schermi con telegiornali e campionato di calcio...(quasi sempre
Premier League).
Nairobi british city...
27
agosto
Lunedì, i negozi riaprono.
Colazione
in un bar in Latema street poi cambio gli ultimi euro in banca finalmente con il
giusto rating (Family bank).
Non sono in formissima, ho paura che il mio corpo abbia capito che il viaggio
sta finendo e debba tra pochi giorni prepararsi a ricominciare nel lavoro e
tutti i momenti di stress che arriveranno...
Nairobi non mi spaventa più come il primo giorno, ormai ho familiarizzato un
po' con le vie qui attorno ma soprattutto non appaio come uno mzungu sprovveduto
e sorpreso piuttosto non vengo più notato come prima anche se resto sempre un
bianco, appunto mzungu...(purtroppo...).
Con Jane e 4 bellissimi bambini tutti preparati con i loro vestitini puliti sono
d'accordo di andare a visitare il Museo Nazionale. Non è distante dal centro,
con una passeggiata di mezz'ora si arriva ma preferiamo prendere un mezzo, il
numero 22, 20 scellini e 15 minuti...da River Road, chiedete in giro dove
prendere uno dei tanti bus cittadini...
Museo nazionale, 800 ksh oppure 1200 compreso il parco tema serpenti. Per i
locals, citizens, 75 ksh i bambini e 150 gli adulti.
Il Museo è interessante, a mio parere è da vedere per capire un po' di più
questo paese, la sua storia, le etnie, le tradizioni, gli animali...
Un paio d'ore sono sufficienti anche soffermandosi nel vicino rettilario dove
diversi pericolosi serpenti sono in bella mostra...
I bambini sono contenti. Che paura però i serpenti, e i coccodrilli!
Quando torniamo indietro però viene il bello, il bello per me. Accompagno i
bambini e Jane alla loro casa.
Con un matatu e mezzora buona arriviamo nella zona nord di Kasarani, oltre lo
slum pazzesco di Mathare.
Per me è questo un buon motivo di visitare il Kenya.
Un quartiere povero che se fossi stato da solo non avrei mai avuto il coraggio
di visitare.
28
agosto
Martedì, ultimo giorno di viaggio, di Kenya, di Africa.
Le uniche preoccupazioni, per così dire, sono quelle di passare una bella
giornata, senza schemi né forzate ricerche...
Ormai l'idea di rientrare in Italia è troppo forte nel prendere decisioni per
altre escursioni.
Sono
stanco, mentalmente stanco e privo di grandi iniziative, idee.
Dormo fino a tardi, poi colazione in compagnia di Jane con black tea e chapati (ho dei problemini di
stomaco, chissà perché quando sta per finire un viaggio inizio a star
male...eh?), poi al Masai market, non distante da River Road, una via importante
di Nairobi che vorrei pubblicizzare per tanti motivi. Qui ho acquistato due bei
teli che userò come tovaglie o tende (ne ho già a casa presi in Mozambico e
prodotti in Tanzania...) ma che in Kenya si usano per fare vestiti da
donna con bei colori e disegni, e anche una frase ricordo...
In River Road troverete un po' di tutto, spesso stores gestiti da businessman
che sono indiani o arabi ma questi ultimi gestiscono in particolare le compagnie
dei bus che in questa zona sono infinite...
Non è pericoloso, no, Nairobi è da vivere ma non mi fraintendete, scegliete le
zone più frequentate e soprattutto la sera sappiate dove siete, dove state
andando e come tornare...
Il Masai market appunto, ci dovete andare. Si trova poco lontano dall'estremità
occidentale di River Road, è tutto dispiegato su un prato con l'artigianato
tipico del Kenya. Chiedere in giro, non è difficile anche se meglio andarci con
uno del posto.
Troverete tutto e a buon mercato soprattutto se andrete con
una persona del posto che vi assicurerà il giusto prezzo (non dovrete stargli
vicino altrimenti il venditore capisce e spara alto, "mzungu price").
Acquisto alcuni souvenir in "soap stone" dei piatti e scatoline che
cercavo da un po', è un materiale proveniente da Tabaka vicino a Kisii.
Tornando in Cbd (central business discrict) cerco anche cd di musica, in
particolare ho una preferenza per la "Luo" music, troverete negozi in
giro, zona Accra e Tom Mboya avenue.
Sono le 15 passate, mi concedo un ultimo pranzo, con ugali, carne e sukuma al
Nyam hotel sempre nei dintorni di River Road.
Infine, purtroppo infine...torno in albergo, sistemo lo zaino che anche questa
volta sarà bagaglio a mano ma con qualche chiletto in più rispetto all'andata
e mi incammino verso Moi Avenue, proprio accanto all'hotel Ambassador dove
prendo il bus per l'aeroporto. È il numero 34 ma dovrete controllare che
venga esposto anche il cartello "Airport". Il biglietto costa 60 ksh e
si fa a bordo, calcolate almeno due ore di percorso, anche due ore e mezza è
meglio. Meglio essere previdenti e
non rischiare di arrivare in ritardo perché il traffico di Nairobi è tremendo.
Infatti in Mombasa road è tutta una colonna ma io ho tempo...tanto tempo.
E alla fine entro in aeroporto, sono le 19, il mio volo è solo alle 22.50 con
l'ottima Emirates per Dubai dove cambierò compagnia aerea, Royal Jordanian, con
il volo per Amman e quindi, dopo un giorno di sosta, Milano Malpensa.
Finisce un viaggio,
in
tutti i sensi è stato un viaggio di grandissimo impatto per me felice di avere
passato un mese così, senza fare safari né frequentare pubblicizzati itinerari
turistici ma con la certezza che vivrò con gioia il mal d'Africa che in questa
occasione mi sta arrivando forte e che vorrei trasmettervi con tutta l'energia
che ho...
È bellissima l'Africa, solo viaggiando senza vincoli potrete viverla al cento
per cento...
APPUNTI di viaggio
Viaggiare in Kenya
In modo indipendente è possibile girare in Kenya ma ricordate che le principali
attrattive sono i Parchi e le Riserve Nazionali e le località balneari.
La gran parte del turismo in Kenya è composta da visitatori che entreranno nei
diversi parchi e riserve alternandoli magari a qualche giorno di relax al mare
dove molti concluderanno la vacanza.
In questo caso il turismo è di tipo organizzato con pacchetti già confezionati
tutto compreso.
Oltre a questo tipo di turismo però ci sono viaggiatori che visitano il Kenya
in modo autonomo (pochi). Alcuni sono di passaggio arrivando da altri paesi
africani (soprattutto Etiopia, Tanzania, Uganda).
Per chi viaggia in modo indipendente si può organizzare anche sul posto la
visita dei parchi nazionali ma è necessario avere un mezzo proprio e spesso la
riservazione in un costoso lodge all'interno.
È possibile comunque noleggiare una macchina o una jeep (con guida) anche sul
posto penso però sia piuttosto costoso così come riservare i pernottamenti ma
è necessario affidarsi a un'agenzia locale.
L'entrata ai parchi più famosi (Masai Mara, Tsavo, Amboseli, Samburu) è molto
costosa, i prezzi vanno da 60-80 $ al giorno escludendo il soggiorno e tutto il
resto (cibo, trasporti, ecc.).
Per chi è munito di tenda i costi si riducono anche se solo lievemente.
* Consiglio di affrontare un viaggio in Kenya in compagnia, essere in due è
sicuramente più divertente, sicuro ed economico.
Affrontare il viaggio in gruppo è l'ideale per visitare i costosi parchi e
ammortizzare i costi.
Costo della vita: se vi adeguate a spendere
quanto possono i kenyoti considerate che la banconota da 100 scellini può
essere equivalente a 6-7 euro. Vi sembrerà strano o esagerato ma è cosi. E
quando pagherete con 1000 ksh (= 10 €) avrete estratto la banconota più
grande.
Lodge e guesthouse economiche vi costeranno dai 300 agli 800-1000 scellini (3-10
euro).
Per i trasporti, i matatu sono i più economici rispetto a bus e treno. Costano
circa 100 ksh ogni 40 km circa...
Un pasto potrà costarvi anche solo 70-80 ksh (ugali e verdure).
Acqua da 1,5 l costa 50 ksh.
Birra (da 0,5 l) 110-150 ksh fino a 250 nei locali più in.
Lingua
I kenyoti parlano due lingue: lo swahili e l'inglese.
L'inglese è spesso parlato molto bene (anche se a volte si mangiano qualche
lettera).
Lo swahili viene parlato da tutti ed è la lingua che unisce tutte le varie
etnie anche se rimangono lingue proprie delle diverse e numerose etnie.
Sulla costa e soprattutto verso est e la Somalia la lingua araba è abbastanza
usata.
Mezzi di trasporto
Bus: l'ho preso subito appena arrivato a Nairobi, della compagnia
"Easy coach", per la verità era un minibus. Da Nairobi a Mombasa ne
ho preso uno notturno di standard europeo della compagnia Mash. Da Malindi a
Lamu è viceversa ho preso autobus della Tahmeed.
Matatu: minibus collettivi (Nissan o Toyota) onnipresenti e sempre
pienissimi e non solo di persone.
Hanno tre file da tre posti ognuna più due posti a fianco del conducente.
Scordatevi che le file saranno occupate per il giusto numero, la consuetudine è
di 4 persone per fila a parte poche volte...
Quando vi viene chiesto di pagare, solitamente dopo qualche km, cercate di
intuire il costo osservando cosa pagano gli altri. A volte se dovete avere il
resto dovrete pazientare che il "bigliettaio" smazzi un po' il
ventaglio di banconote. Take
it easy...
Boda boda: ciclo taxi o moto taxi.
La parola deriva da 'border border' per l'abitudine di trasportare persone
attraverso la frontiera soprattutto nella città di Buzia al confine con
l'Uganda.
Tariffe sui 20 ksh fino a superiori ai 200 per viaggi lunghi..
Piki piki: moto in generale.
Tuk Tuk: servizio taxi Su un ape piaggio.
Treno: mai preso e poco usato.
Penso possa essere una bella esperienza quella del viaggio da Nairobi a Mombasa
o viceversa.
Stage o stand: area partenze matatu o bus.
Per dormire
Le sistemazioni spesso sono B&L, Lodgings, Guesthouse, Lodge, Resort, ecc.
I prezzi variano a seconda della qualità
e soprattutto se le camere sono con o senza bagno; se "self contained"
hanno il bagno incluso altrimenti è in comune quindi "not self contained".
Nei lodge più cari in camera c'è anche la tv, sempre "recintata" da
una specie di gabbia contro i furti!
L'acqua calda nel B&L più basic non c'è, a volte nemmeno quella fredda...!
I B&L sono molto convenienti. Spesso hanno anche bar o hoteli annessi. I
prezzi vanno da 200-300 ksh a 1000 e più scellini.
Per motivi di sicurezza le finestre sono sempre chiuse da grate e l'entrata
principale a volte viene chiusa da una porta con spioncino stile prigione.
Molte volte ho trovato la reception con sbarre e una sola piccola apertura
sufficiente per allungare i soldi e ricevere la chiave.
Tutto è apparentemente così angosciante ma abbiate fiducia, forse è esagerato
ma è meglio così...
A volte nei lodge si può avere anche la colazione inclusa pagando circa 200 ksh
in più ma potrete anche sottrarla dal conto.
Attenzione se desiderate assoluta tranquillità a non prendere una camera in
lodge, B&l o guesthouse con bar annesso. Il più delle volte sarà come
dormire dentro una discoteca!
Nei resorts più belli di western style non ci sono mai andato.
Per mangiare
Hoteli o cafè: non sono hotel come li consideriamo noi ma semplici
locali dove mangiare.
Premetto che la cucina in Kenya non è entusiasmante. Alimenti poveri, verdure
poche e carne ancora meno nonostante i tanti pascoli che si vedono. Cereali,
mais e fagioli, piselli, cavolo, pomodori allineati come sull'albero di Natale,
patate, ecc.
Le specialità kenyote sono l'onnipresente ugali o sima che non è
altro che una sorta di polenta bianca e solida usata per accompagnare piatti di
verdure mboga o di carne nyama. Riempie bene lo stomaco.
Molti hotel all'entrata hanno della carne appesa che può essere ordinata e
pesata per farla alla brace nyama choma appunto.
Altri nomi di pietanze trovate nei menu: githeri (fagioli e mais), samosa,
ndengu, njabi, chapati, matumbo (trippa), sukuma
(simile agli spinaci ma più amara), mukimo, kienyeji (patata
schiacciata con fagioli e mais), matoke (banana verde), ugali managu,
ecc.
Gli accompagnamenti sono il chapati, il riso e l'ugali.
Spesso viene portata una piccola ciotola di un brodo abbastanza anonimo.
Per il bere ai tavoli si può bere acqua da una caraffa comune, l'acqua è
purificata essendo stata bollita. Io l'ho provata ed era ok. Ma io spesso per
queste cose non faccio testo...
Per sicurezza chiedete oppure compratela in bottiglia.
Ci sono anche bibite o soda in bottiglietta o da 0,5 l.
Tutti o quasi prendono il the al latte chiamato chai o schai.
Piano piano ha iniziato a piacere anche a me. Sulla costa era spesso profumato
alla cannella, cardamomo, zenzero.
Parecchia gente mangia con le mani, almeno nei posti che ho frequentato io anche
perché l'ugali è come una specie di pane con cui si accompagna il cibo.
Il prezzo di un pasto varia da 70-80
scellini a 300-500 scellini.
Il the costa o dovrebbe costare 20 ksh.
Nei bar si può bere qualcosa, birre, vino (mai provato), liquori, sodas.
Le birre che ho provato: Tusker (4,2), Pilsner (4,7), Allsopps (5,5), Guinness
(6,5), White Cap (4,2). I prezzi vanno dai 110 ai 150-200 ksh.
Diverse volte cenando notavo che ero l'unico davanti a un piatto, gli altri
clienti sorseggiavano il solito thè al latte.
Ho incontrato tanta gente che non riusciva a mangiare niente soprattutto la
sera.
Clima e cosa portare
Agosto è un po' l'inverno per il Kenya il che sta a significare che le
temperature non sono mai superiori ai 25-26 gradi di giorno con punte minime
vicine ai 10 gradi sugli altopiani. Soprattutto la zona centrale, Nairobi e
attorno a Nyahururu la sera fa freddino.
In molti giorni ci sono stati momenti in cui ha piovuto con le strade diventate
un unico pantano.
Nelle guesthouse vengono sempre preparati i letti adeguatamente con il giusto
numero di coperte.
Portate felpa e una giacca a vento come alternativa adatta per posti in quota,
un k-way è ok se piove, scarpe da trekking per arrampicare e strade sterrate.
Anche un cappellino è ok.
Sulla costa fa più caldo ma agosto è un mese non troppo caldo, è ventilato e
sono stato sempre molto bene.
Sicurezza
Ho girato in Kenya spesso senza problemi nonostante in diversi casi ho avvertito
di essere osservato un po' più del normale e non solo perchè bianco.
Consiglio di diventare subito amici di qualcuno sul posto, possibilmente
Nairobi ha una cattiva fama, attenzione a richieste strane per servizi di guida
o altre faccende.
In alcuni locali mi hanno riferito che "addormentano" il malcapitato
di turno dopando ciò che sta bevendo. Per questo non lasciate mai il vostro
bicchiere o bottiglia incustodito...
Mombasa la ritengo più sicura e anche di sera molto sicura ma non esagerate
andando per strade deserte e al buio...
Sulla costa sono più abituati alla presenza di bianchi mzungu mentre nel
resto del paese è rara la presenza di viaggiatori indipendenti e la gente è
molto curiosa.
In certi piccoli paesi meglio non attirare troppo l'attenzione nell'andarsene in
giro anche per vie più scure e isolate.
Purtroppo la necessità di avere qualche soldo in tasca fa sì per alcuni di
proporsi come guide, compagnia, anche "equivoche" compagnie...
Purtroppo ci sono diversi giovani dediti alla droga, non solo droghe leggere
(vedi i Rasta...).
Leggete bene negli occhi...
Cambiare/prelevare denaro
In Kenya sono numerose le possibilità per avere moneta locale, ksh (kenya
shillings).
Per cambiare mi sono quasi sempre recato in banca anche se il cambio nei
confronti dell'euro non era corretto.
Confrontate nelle diverse banche.
Meglio per il dollaro americano.
Per prelevare ci sono tanti atm.
Spesso nei posti più turistici e nelle grandi città ci sono zone dove poter
cambiare al mercato nero ma ho preferito evitare.
Internet
Si può trovare nei cyber cafè con costi da 0,5 ksh al minuto, 50 ksh all'ora
fino a 2 ksh al minuto.
Connessioni Wi-Fi difficili da trovare.
Telefono
Ho acquistato una sim card della Safaricom per 130 ksh.
Gli sms verso l'Italia costano 10 ksh.
Si può ricaricare il telefono con importi (bamba) di 10, 20, 50, 100, 200, 500
ksh.
* le prese dell'elettricità sono con 3 entrate quadrangolari.
La mia colonna sonora in questo viaggio:
La musica luo, taaraba, reggae, e tutta la musica africana da ballare.
Vinicio Capossela: "Rebetiko
Gymnastas".
Simone Felice: "Simone Felice"
Alejandro Escovedo: "Big station"
Costo del viaggio: 30 giorni:
450 € volo aereo (Royal Jordanian)
300 $ cambiati in aeroporto.
100 $ cambiati a Maralal.
100 $ cambiati a Mombasa
100 € cambiati a Lamu
100 € cambiati a Nairobi
60 € prelevati a Mombasa
100 € cambiati a Nairobi
50 $ visto
20 $ Kakamega national park
25 $ Hell's Gate national park
20 $ Longonot national park
Totale costo del viaggio: 1300 euro.
Mini vocabolario
La lingua principale in Kenya è lo swahili ma
l'inglese è parlato e bene un po' da tutti escludendo solo i più anziani.
Esistono poi anche altre lingue, per es. Samburu, Kikuyu, Turkana, Maa, ecc.
Habari = come va? Uatu = gente |
Leo = oggi Giana = ieri Kesho = domani Kulia = destra Kushoto = sinistra Moto = caldo Baridi = freddo Badae = dopo Duka = negozio |
1 moja |
Michele Spiriticchio