Vacanze Yucatan-Belize-Guatemala
Racconto di viaggio 2005
di Paola Lucca
Di
notte arriviamo all’aeroporto di Cancun, a destinazione finalmente! Durante il
volo mi sono riletta le informazioni essenziali da sapere quando arrivo
all’aeroporto: la guida diceva di non prendere i bus che passano prima dalla
zona hotelera perchè ci impiegano circa 30 min in piu di quelli diretti per la
città. 30 min non sono tanti, ma dopo 24 ore di viaggio anche una mezz’ora
sembra tantissimo. Noi ovviamente invece ci siamo beccati il collettivo che
prima passava dalla zona hotelera, nonostante il conducente ci avesse assicurato
che il bus sarebbe andato dirittamente in città. Sul bussino eravamo in 6-7, e
siccome gli altri erano tutti diretti nella zona degli alberghi, siamo passati
prima dalla zona hotelera e poi finalmente dopo aver depositato tutti, ci hanno
portato in città. Nella zona Hotelera di Cancun sembrava di essere in un
incubo. Mio dio che benvenuto in Messico!! Una striscia di terra stretta e lunga
circa 20 km riempita fino all’orlo di alberghi enormi. Uno dopo l’altro, un
sacco di insegne luminose, quelle degli alberghi più quelle per le decorazioni
natalizie. E’ il ritrovo di tutti gli americani, ma non solo, che vanno in
Messico per passare delle "belle" vacanze, e siccome gli americani
sono tanti, e spesso grandi e grossi, gli alberghi sono tantissimi e
grandissimi. Per 20 km non abbiamo visto altro che alberghi, uno dopo l’altro,
un po’ tutti uguali. Poi e’ cominciata la zona dei "ristoranti"
americani, tipo Hollywood, tutte catene che ci sono negli Stati uniti, con
insegne enormi luminose. Cosi gli americani che arrivano a Cancun non perdono le
loro buone abitudini alimentari. Io ho cominciato a rimpiangere di non essere
partita per l’Asia, con la sua atmosfera tutta particolare e tanto diversa
dalla prima impressione di fastidio che ho avuto qui a Cancun appena arrivata.
Per fortuna questa brutta impressione l’ho avuta solo qui.
Finalmente
arriviamo a Cancun Ciudad. L’alberghetto (hotel colonial) che avevo riservato
da casa era davvero carino, a misura d’uomo. Non aveva 5000 stanze con aria
condizionata, jakuzi, 1000 sale e saloni tipo quelli che mi era parso di vedere
prima sulla lunga striscia di terra della Zona Hotelera, dove poi alla fine ti
senti soffocare. Il nostro albergo era situato in una stradina pedonale, con un
bel patio e una fontanella, una camera semplice, ma con l’essenziale, un letto
per dormire.
Il
giorno dopo, dopo un’ottima colazione nel ristorante di fronte, siamo andati
al terminale del bus, proprio li vicino, dove abbiamo preso il primo bus per
Tulum. Di Cancun avevamo visto abbastanza. Il bus era di prima classe, costava 1
dollaro in piu della seconda ma ci metteva un ora in meno. Quindi crepi
l’avarizia. A Tulum abbiamo trovato un albergo velocemente, e cosi ci siamo
recati ai templi, in riva all’oceano, con ancora il tepore del sole del
pomeriggio. Ecco il mare dei caraibi, bellissimi colori, un po di vento, le onde
che si increspano, bianche, riflettendo una luce stupenda. Siamo restati alle
rovine circa 2 ore, il tempo di godersi la bellezza e la magia del posto. Le
rovine in se non sono enormi, ma il fatto che si trovano in riva all’oceano le
rende stupende e molto particolari.
Eccomi
ora in un internet-cafe a Tulum, sono le 8h30 di mattina e stiamo aspettando il
bus per andare a visitare Coba, qui vicino a circa 45 min di distanza. Con il
fuso orario ho il vantaggio che anche io riesco a svegliarmi presto! Finalmente
cominciamo ad apprezzare il paese, che qui e’ carino anche se Carlo dice che
non c’è niente (forse è proprio per quello che mi piace). Tulum e’ una
strada. Una strada a 4 corsie, 2 in una direzione e 2 nell’altra. Da una parte
e dall’altra una fila di alcuni negozi, ristoranti, un paio di alberghi
semplici. Bus di prima e seconda classe sfrecciano regolarmente nelle due
direzioni. Poco distante però c’e’ il mare, stupendo, con i templi di Tulum
e poco distante invece Coba, immersa nella foresta.
Noi
prendiamo il bus che ci porta da Tulum a Coba. Bus strapieno, pero la gente può
anche stare in piedi in mezzo alle due file di sedie e cosi non dobbiamo
aspettare il prossimo bus. In meno di un oretta siamo arrivati a Coba, sito
archelogico Maya completamente immerso nella foresta, un po’ come Tikal ma
molto più piccolo. Un bel assaggio prima di arrivare a Tikal. I monumenti sono
abbastanza distanti tra loro e cosi, per non stancarci inutilmente camminando da
un posto all’altro con il gran caldo, prendiamo due bici. Idea bellissima
perché così possiamo spostarci da un tempio all’altro senza fatica e ad ogni
sosta abbiamo parecchio tempo da dedicare alla contemplazione del sito
meraviglioso. Peccato che due turiste ci rubano la bici abbandonata ai piedi di
un tempio, ma per fortuna le due turiste non sono molto furbe e poco dopo le
ritroviamo con le nostre biciclette. Facciamo capire che le abbiamo riconosciute
e così risaltiamo in sella. Cucuzzoli di templi che spuntano dalla foresta,
gente poca, clima eccezionale, colori che spaziano dal verde intenso della
vegetazione, al blu del cielo. Giornata da non perdere!
Il giorno dopo siamo partiti per il Belize, dove siamo tutt’ora.
La prima tappa a
Chorozal è stata veramente un impatto magnifico con il Belize, completamente
diverso al Messico, nonostante Chorozal sia un paesino vicino frontiera
messicana e quindi con un’influenza spagnola notevole. Come siamo scesi dal
bus ci siamo accorti che avevamo cambiato nazione, musica reggae che echeggia
ovunque ad alto volume, gente di colore, case di legno sulle
Ho ancora nella testa l’immagine del municipio di Corozal, casetta con davanti all’entrata due casse enormi che echeggiano la musica in tutta la piazzetta. Siamo nel periodo subito dopo Natale e ogni casa ha sul tetto dei presepi enormi, a grandezza d’uomo. Il Gesù bambino, la Madonna, Giuseppe, le renne, la slitta di babbo Natale, le pecore che tengono caldo al Gesù bambino!!!! Composizioni grandissime, che con il calar del sole si illuminano e spiccano in alto sui tetti. Certo siamo a Natale, quindi di per se i presepi potrebbero sembrare piu che normali, anche se enormi. L’accostamento musica reggae, casette coloratissime di legno, il clima più che mite, il mare con i personaggi del presepe come la slitta di babbo natale però facevano uno strano effetto. Oggi abbiamo passato la mattinata ancora a Corozal, sempre affascinati da questo posto cosi vicino e cosi diverso dai luoghi latini, e poi, nel pomeriggio, ci siamo spostati a San Ignazio.
San Ignazio e’ un paesino del Belize vicino alla
frontiera con il Guatemala. Di giorno é un paesino calmo, da dove si possono
fare escursioni carine in riva al fiume, nella foresta vicino, o anche solo star
li a riposarsi e ad assaporare la vita beliziana. Di notte invece questo paesino
tranquillo si trasforma in una grandissima festa e la musica rimbomba ovunque.
Cosi avevamo letto nella nostra guida.
Il bus che ci ha condotto a San Ignazio era quasi pieno perché molti abitanti di San Ignazio tornavano a casa dopo aver fatto spese o lavorato tutto il giorno nella capitale (Belize city dove noi avevamo dovuto cambiare bus) per passare la fine d’anno con gli amici (e far festa giustamente) e poi il primo dell’anno con la famiglia. Il biglietto di prima classe che avevamo comperato al terminale del bus aveva anche compreso la prenotazione di due posti. Cosi io salgo sul bus, mi sembra pienissimo, un po’ ridotto male, decisamente male, mi giro e dico a Carlo: abbiamo sbagliato bus, questo non e’ il “nostro”… Ero “abituata” alla prima classe messicana, stupenda e lussuosa, con i posti riservati e i sedili pieghevoli. Quella li non poteva essere la prima classe. Non che me ne importava di viaggiare in prima o seconda, ma volevo essere sicura che il bus sul qualche eravamo saliti fosse quello giusto e soprattutto che andasse nella direzione giusta. Poi sento uno che mi grida: sit down please! E si parte. Ecco, che figure da scema! Il bus era quello giusto e non c’era nessun problema, non c’erano due posti vicini liberi ma per il resto era tutto in ordine. E cosi io mi siedo vicino ad una ragazza di colore, abbastanza grossa, che occupa un posto e mezzo, e io mi schiaccio nella mia meta di posto. Lei sta tornando a casa a san Ignazio, la nostra meta. Simpaticissima, una gran chiacchierona, mi racconta un sacco di cose, mi spiega come cosa principale dove andare a far festa alla sera, che san Ignazio e’ il miglior posto per passare la fine dell’anno perché tutti fanno veramente un gran casino. Poi ci invita per il giorno dopo a pranzo a casa di sua mamma, perché domani per il primo dell’anno farà un grande pranzo (fagioli, riso , tacchino, ….). Sarebbe molto più bello se stiamo tutti assieme. Guardo Carlo cercando di capire se a lui fa piacere l’invito e anche lui è colto di sorpresa. Accettiamo o no, siamo sfacciati se accettiamo o siamo scortesi se non accettiamo? Alla fine accettiamo tutti contenti. Per il giorno dopo non avevamo progetti particolari. Ideali le giornate senza progetti perché si può lasciar libero spazio agli imprevisti. Cosi appena arrivati a San Ignazio siamo andati a comperare un po’ di frutta da portare al pranzo (la ragazza mi aveva detto di portare della frutta), sempre che la mia nuova amica venga veramente a prenderci in albergo, altrimenti ce la mangeremo poi noi. Carlo aveva portato anche una bottiglia di champagne pensando di aprirla sta sera (ultimo dell’anno), ma abbiamo deciso di aprirla domani con loro, sarà più divertente tutti assieme. Anche perché io alla sera, visto il fuso orario, sono stanca morta e cosi alle 21h30 sto già prendendo la direzione letto. Nel nostro albergo abbiamo trovato un biglietto che ci informa sulla impossibilità di impedire la musica ad alto volume di notte.
Ormai ci troviamo nei mesi di festa e quindi di notte si ascolta la
musica e basta. Il biglietto ci fa sorridere ma noi andiamo a letto comunque
presto perché io ero stanca morta. 10 minuti dopo che stramazzo a letto ecco
che mi risveglio. Mi sembra di essermi catapultata in mezzo ad una discoteca e
mi viene da ridere. Mi alzo un po’ intontita e cerco i tappi per le orecchie
che dovrebbero teoricamente togliere i rumori. I tappi funzionavano benissimo in
biblioteca quando studiavo, visto che in biblioteca il rumore era comunque
minimo. Funzionano anche bene in capanna quando di notte voglio dormire senza
sentire tutti i miei vicini che russano. Ma li a San Ignazio il successo dei
tappi era decisamente minimo. Allora nascondo la testa sotto il cuscino, ma
niente da fare. Per fortuna dopo un po’ sono talmente stanca che mi addormento
comunque, pensando al biglietto appiccicato fuori nella saletta dell’albergo
che mi metteva in guardia sul rumore. Un rumore cosi forte non me lo aspettavo,
pero’ era divertente!
Il
primo dell’anno è passato molto bene. La nostra nuova amica non è arrivata
alle 11 come promesso, così dopo 30 minuti di attesa abbiamo deciso un po’ a
malincuore di fare una passeggiata
nel paese.
Eravamo un po’ delusi perché già ci pregustavamo il pranzo da lei,
l’atmosfera particolare di famiglia che avremmo vissuto, e invece lei non si
era fatta viva. Aveva probabilmente cambiato idea, la sua mamma magari non aveva
voluto, oppure si era semplicemente dimenticata. Dopo circa un’ora siamo
tornati in albergo per cambiarci e andare a fare un’ escursione verso delle
rovine qui vicino. Chi troviamo in albergo ad aspettarci? La nostra amica.
Poverina. Aveva fatto festa tutta la notte e al mattino non aveva sentito la
sveglia. Cosi era arrivata in ritardo da noi, correndo, ma poi le avevano detto
che noi eravamo già usciti. Cosi lei, invece di tornare subito a casa sua,
aveva deciso di aspettare il nostro ritorno in albergo. Cosi l’abbiamo
incontrata, ci siamo cambiati veloce i vestiti, un po’ piu in ordine ed adatti
ad un invito per il primo dell’anno (anche se la scelta nello zaino non era
poi un gran che), e siamo andati a casa sua per pranzo, gia un po’ in ritardo.
C’era tutta la famiglia, gentilissima e ci hanno offerto un pranzo molto
elaborato con diverse pietanze, carne, frutta, ananas,…. Abbiamo preso un
po’ di tutto quello che c’era sul tavolo, messo li cosi tutto assieme
nonostante preparato con molta cura, e ognuno si e’ riempito il piatto. Le
bibite erano: fanta, coca, altre bevande gasate e zuccherate, e il nostro
champagne. Alla mamma lo champagne non piaceva molto, preferiva la fanta, ma
sorrideva e ci ringraziava. Subito dopo il pranzo le figlie hanno acceso la
musica e si sono messi tutti a ballare. Il bello di stare assieme era sì il
pasto preparato dalla mamma, ma specialmente il momento di musica e di ballo.
Poi volevano a tutti i costi farci provare il loro rum, il migliore al mondo.
Faceva un gran caldo, pioveva forte ed erano circa le 3 di pomeriggio. Come dire
di no al miglior rum del mondo. Cosi accettiamo, ma chiedo però di farmene
provare solo un goccio. Tutti contenti vanno a prendere la bottiglia, la coca
cola e dei bicchieroni enormi che ci riempiono fino all’orlo. Anche qui, come
dire di no? Assaggi e subito ti chiedono come ti sembra. Buono, buonissimo!
E’
stata una giornata gradevole e interessante, abbiamo pranzato in compagnia e
chiacchierato con gente diversa. Oggi ha diluviato tutto il giorno, tipico
diluvio dei tropici, ma essendo stati in casa non é stato un problema, anzi,
faceva parte delle vacanze in un paese a clima tropicale.
Eccoci ora a El remate, dove soggiorneremo alcuni giorni per poter visitare con tutto comodo Tikal. A El Remate, ci siamo permessi il lusso di un albergo magnifico (almeno secondo i miei parametri) composto da alcuni bungalow a picco sul lago. Luogo da sogno, immerso in un giardino pieno di fiori stupendi, con una vista incredibile, con dei tramonti mozzafiato quando il sole si nasconde dietro il Cerro Cahui, biotopo e riserva naturale li vicino. El Remate e’ secondo me il luogo ideale per soggiornare quando si vuole visitare Tikal. A Flores non ci sono stata ma me l’hanno sconsigliata. Un aeroporto nelle vicinanze, sinonimo di caos e turismo. El Remate invece e’ tranquilla, calma, in riva ad un lago calmo anche lui, con le donne che tutte le mattine vi fanno il bucato. L’atmosfera che vi si respira e semplicemente magnifica!
Tikal, la tanto attesa riserva naturale, la cui estensione é di oltre 570 km2, è un luogo fiabesco caratterizzato dalla presenza di innumerevoli tempi maya immersi in una fittissima e rigogliosa giungla. Un posto da lasciarti senza fiato, dove storia e natura si fondono in una miscela magica. Gli animali, soprattutto scimmie dalla faccia bianca ed urlatrici, tucani e pappagalli, si intravedono ovunque. La zona, dichiarata nel 1979 patrimonio mondiale dell´UNESCO, é quindi da anni diventata una riserva naturale. Durante le prime ore mattutine, quando il sole, svogliatamente comincia a fare capolino dalla spessa e spettrale nebbia, che ricopre immancabilmente la foresta, si viene proiettati in una dimensione fantastica, da sogno. La giungla rimbomba di suoni, a volte sinistri e gutturali, chiaro segnale che la fauna lentamente si sta risvegliando e comincia la sua attività. I Templi sono altissimi, ripidissimi, edificati e preservati gelosamente nel corso dei secoli dalla rigogliosa vegetazione tropicale che, fino ai primi del secolo scorso ancora li ricopriva completamente, rendendoli inaccessibili alla vista dei più. Vi sono circa 200 specie di alberi, 350 uccelli diversi, alcuni dei quali rarissimi e in via di estinzione. Attualmente più dell’ottanta per cento dei monumenti è ancora coperto dalla folta vegetazione. Nonostante noi siamo in un periodo turistico, i turisti a dire la verità sono nascosti anche loro dalla vegetazione e non ci danno nessun fastidio, cosi come, penso io, nemmeno noi disturbiamo gli altri. Alle 15h00 i bus dei viaggi organizzati cominciano a ripartire lasciando Tikal in una pace assoluta. Noi avevamo il bus alle 17h00, cosi ci siamo goduti ancora due ore in una calma stupenda, accompagnata dai bellissimi colori della sera. Un sogno, una magia. I templi maya non sono elaborati e lavoratissimi come quelli che abbiamo visto in Asia, completamente diversi dalla raffinatezza che abbiamo visto ad Angkor, dove il minimo dettaglio era intarsiato, lavorato, scolpito. Stupiscono però per la loro imponenza, per la loro perfezione nelle linee geometriche, per la perfezione nel calcolare l’apertura di porte o finestre a seconda di quando poi il sole avrebbe illuminato l’interno o l’ombra proiettata chissà dove per chissà quale motivo. I templi spuntano dalla giungla e si fanno vedere in parte timidamente, in parte invece con forza. L’insieme di templi e natura fanno di Tikal un posto assolutamente magnifico.
Ma il nostro viaggio continua. Siamo appena arrivati in Guatemala, e gia siamo di nuovo in partenza. Il nostro soggiorno in Guatemala era solo di pochi giorni, tutti dedicati al Tikal, con soggiorno a El Remate. Cosi, finita la visita, eccoci di ritorno in Belize per spaparanzarci un paio di giorni al mare, su un isoletta chiamata Cajo Caulker. Dal Guatemala prima dovevamo arrivare a Belize City, da dove avremmo poi preso una barca per l’isola. Per andare a Belize city abbiamo preso un bussino per turisti perché ciò ci permetteva di evitare 3 cambiamenti di veicolo, accorciandoci il viaggio di qualche ora e permettendoci di arrivare nella capitale ancora con la luce del giorno. Il bussino per turisti era anche piu puntuale di quello nostrano, cosi attese meno lunghe da prevedere. Il signore che ci ha venduto il biglietto ci ha detto che il bus sarebbe partito alle 8, ma che potevamo prepararci per le 8h30, quindi di non allarmaci se non fosse arrivato subito, cioè entro le 10h30. Il posto il riva al lago a El remate era talmente bello, che aspettare non faceva niente. Cosi aspettando il bus abbiamo fatto colazione. Quello che ci sembrava più adatto per colazione erano le huevo ranchero. Aspetta aspetta, e dopo 45 minuti arrivano due piattoni con una frittata di uova, pomodori e peperoncino, un formaggio tipo feta, fagioli stracotti e fritti, due banane fritte con la panna. Porzione enorme. Niente male come spuntino leggero prima della partenza. Poi il bus arriva alle 9h10, attesa breve. Un gran cartello ci attende all’entrata del bus: yo manejo, dios me guia, cioé: io guido, il signore mi indica la via...Il viaggio quindi va benissimo, dopo 4 ore e mezzo (avremmo dovuto arrivare dopo 4 ore) però si fora una gomma e cosi pausa. Poco dopo arriviamo nella capitale, a belize city. Una giornata nella capitale, che più che una capitale é un insieme di casette di legno su palafitte, di tutti i colori, e il nostro albergo e’ una casetta azzurra anche lei, con alcuni assi verdi e rosa, molto carina. L’albergo é composto da 6 piccole camere al primo piano con una veranda riparata di fronte all’oceano. Al pian terreno c’è la saletta per le colazioni e la parte di casa dei proprietari. La camera è anche tutta di legno colorata di arancione chiaro con alcuni assi verdi. Un po’ semplice dice Carlo, ed effettivamente non tutti i particolari erano curatissimi, ma nell’insieme molto carino.
All’indomani partenza per l’isola, dove abbiamo fatto due giorni di snorkelling in posti incredibili e magnifici, pesci impressionanti, squali che nuotavano insieme a noi, razze enormi che ci nuotavano sopra e sotto.
Bello con ogni tanto un po’
di paura. Un giorno siamo anche andati ad osservare i lamantini, specie di
mucche d’ acqua, simili a dei delfini, secondo me, ma molto piu tozze, e molto
vicine alla famiglia degli elefanti, insomma, una cosa
Con
ancora i bei ricordi del Belize, delle casette di legno colorate, della gita in
barca a vela per raggiungere la barriera corallina e vedere tanti pesci
coloratissimi, con la musica a volte assordante che ti accompagna un po’
ovunque, eccomi adesso già in México a Valladolid, meravigliosa cittadina
coloniale vicina a Chichen Itza, dove oggi abbiamo passato una giornata
stupenda.
Chichen Itza é il sito più turistico dello Yucatán, ma questo non ci ha disturbando più di quel tanto. La gente si perde un po’ in questo sito enorme, e durante l’ora di pranzo la maggior parte della gente è comunque più impegnata a mangiare che a guardarsi in giro. Dopo le 3-4 di pomeriggio i bus dei viaggi organizzati sono già tutti in partenza, lasciando cosi il sito in una pace assoluta, in una calma e silenzio, in un armonia di colori del tramonto.
A Valladolid gli abitanti si vestono quasi tutti con i loro abiti tradizionali ricamati. Vestiti di stoffa bianca ma finemente ricamata con tanti colori. Bello e particolare.
Domani finiremo le vacanze con un po di
relax, playa del carmen, dove ci aspetta una giornata di riposo al mare, con,
come unico programma, spiaggia e se possibile snorkelling.
Eccoci
a playa del carmen. E un posto un po’ da turisti-turisti, non tanto da
turisti-viaggiatori, pero’ il mare é azzurro, la sabbia bianchissima, e
abbiamo una capanna magnifica in riva al mare. Consiglio essenziale per chiunque
va a Playa del Carmen: se volete partire con un bel ricordo andate al Camping la
Ruina. Penso sia l’unico posto veramente carino!! Camera al bordo della
spiaggia, esci di camera a piedi nudi per andare a fare colazione, per andare in
spiaggia, e poi a cena in un ristorantino li a due passi. Playa del Carmen non
la vedi nemmeno nonostante ci sei quasi in mezzo. Come riposo finale non é
niente male. Piu di un giorno e mezzo pero potrebbe gia esser troppo, perché il
turismo é decisamente invadente, specialmente se lascio il nostro camping (che
non e’ proprio un camping) o il baretto da parte. Ci sono un sacco di negozi
che vendono troppe cose. Decisamente non ne eravamo più abituati dopo settimane
in paesi dove facevamo fatica a trovare una panetteria o un succo d’arancia
non gasato o zuccherato.
Per concludere: i miei rammarichi iniziali per non essere partita per l’Asia sono decisamente scomparsi perché ho scoperto un posto eccezionale, ho incontrato delle persone molto carine e cordiali, una natura stupenda, dei templi nascosti, immersi nella giungla, e ora rimango con un sacco di impressioni diverse e bellissime. Impressionante l’enorme differenza solo a pochi chilometri di distanza di culture, lingua, colori, modi di vivere, persone. Una vacanza magnifica in posti indimenticabili! Che voglia di ripartire!
Paola Lucca