USA: Parchi dell'ovest on the road

Racconto di viaggio

di Mara ( mara.zonta@virgilio.it )

 

 

 

www.mapiesplorazioni.altervista.org

 

Ecco come è nato questo viaggio incredibile e indimenticabile attraverso i parchi dell’ovest degli Stati Uniti. Giovedì 12 giugno 2008 alle ore 21 mi chiama mio padre: ha dei punti mille miglia Alitalia che deve assolutamente spendere pena la perdita di tutto il monte premi e non sa come fare. Chiede se a noi possono servire. Ne parlo a mio marito e decidiamo di informaci. Prima di tutto bisogna scegliere la meta. Un’amica (grazie Guya!) ci ha parlato molto bene del tour nei parchi dell’ovest. Venerdì contatto l’Alitalia (mica potevamo buttare via i punti così e non aiutare papà? ;-)) e scopro che gli ultimi due posti-premio disponibili da qui a settembre sono per lunedì 16 giugno. Rientro obbligato a Roma il 4 luglio. Costo del volo diretto Roma-L.A. A/R: 38 Euro a testa! Che facciamo? Ho solo due giorni di tempo per organizzare tutto prima di partire ma ogni lasciata è persa, e così alle ore 17 di venerdì 13 prenoto il volo, andiamo a comprare la mitica Lonely Planet (che purtroppo stavolta non si rivelerà così mitica) e facciamo le valigie. Si parte lunedì!!!

A questo punto la mia organizzazione del viaggio è, a dir poco, approssimativa ma conto di perfezionarla in itinere grazie alla mia guida: ci sono 13 ore di volo per leggere, chiacchierare con gli americani presenti sul nostro aereo e scegliere le mete da esplorare, e poi avrò tempo di documentarmi durante gli spostamenti in auto (per fortuna riesco a leggere in macchina). Leggo qualcosa on line e scarico un paio di resoconti di viaggio scritti da turisti fai da te, mentre mio marito si affretta a prenotare la macchina. Siamo pronti, si parte!

Premetto che da più di 10 anni giriamo il mondo e che siamo viaggiatori appassionati. Adoriamo soprattutto le meraviglie della natura (che preferiamo alle moderne costruzioni dell’uomo) e, con mia grande sorpresa, nella nostra personale classifica dei viaggi più belli fatti finora questo si colloca al secondo posto (soprattutto grazie allo Yellowstone, il piatto forte dei parchi), subito dopo le Galàpagos e, incredibile, a pari merito con La Digue (Seychelles) che all’epoca ci aveva affascinati non poco coi suoi maestosi massi di granito e la sua natura lussureggiante. Per degli amanti del mare e delle isole come noi non è cosa da poco.

Come tutte le cose capitate per caso e organizzate all’ultimo minuto questo tour è riuscito benissimo e si è rivelato una sorpresa continua: i paesaggi meravigliosi (deserti, canyon, cascate, fiumi, montagne, laghi, geyser,…), gli incredibili animali che sembrano non curarsi troppo della presenza dell’uomo (orsi, bisonti, alci, cervi, scoiattoli, castori, marmotte,…), l’organizzazione dei parchi e dei Visitor Center, la cordialità e disponibilità della gente del posto rimarranno sempre nei nostri cuori.

Di seguito trovate alcune dritte che spero possano esservi utili e tutte le tappe del nostro tour on the road che, ve lo dico subito, è mooolto faticoso. Del resto il tempo era poco e le cose che volevamo vedere erano tante. Quindi abbiamo attraversato 5 stati (California, Nevada, Utah, Arizona, Wyoming)  percorrendo 4.700 miglia (circa 7.000 km) in 17 giorni, alzandoci quasi tutti i giorni alle 6-7 del mattino e arrivando in albergo la sera (quasi mai prima delle 19, un paio di volte intorno alle 21.30/22.00). E, cosa incredibile, non abbiamo mai incontrato la pioggia: solo giornate limpide e stupende.

Un’unica delusione l’abbiamo avuta quando siamo tornati a casa e abbiamo guardato foto e cassette. Nessuno scatto e nessuna ripresa può rendere l’idea delle sconfinate distese americane, della maestosità delle guglie del Bryce, degli archi di Arches o dei canyon, e, soprattutto, del caleidoscopio di colori dei paesaggi. Le foto dell’Artist Palette, ad esempio, sono una vera delusione (e, purtroppo, non solo quelle). Eppure il luogo era incantevole e le sensazioni provate davanti a quell’incredibile tavolozza di colori sono impresse nella mia memoria. 

 

DOGANA

All’aeroporto l’ufficio della dogana vi chiede i biglietti e i passaporti, vi scatta una bella “foto ricordo” e vi prende le impronte digitali. E dopo avervi schedati e avervi fatto le solite domande di routine (Perché siete venuti negli USA? Dove alloggiate? Quanto tempo vi trattenete? Che lavoro fate?...) vi lasciano andare tranquillamente.

Dopo aver ritirato i bagagli un tizio vi chiede se avete qualcosa da dichiarare: in genere vogliono sapere se avete con voi del cibo.

Al ritorno, invece, per passare sotto il metal detector vi fanno togliere tutto (occhiali, cinture, monetine,…), incluse le scarpe! Questa non mi era mai capitata.

 

PASSAPORTO VALIDO

Se avete i nuovi passaporti elettronici nessun problema, non avete bisogno del visto per entrare negli Stati Uniti. Se invece ne possedete uno vecchio controllate su questo sito dell’ambasciata se la vostra annata è quella giusta: http://italy.usembassy.gov/visa/default-it.asp.

 

I PREZZI

In America hanno l’abitudine di dire sempre i prezzi esentasse. Ricordatevi quindi di chiedere sempre quanto costa con le tasse. Soprattutto negli alberghi dove le tasse influiscono parecchio (anche se dipende dallo stato in cui vi trovate).

I prezzi da me indicati nel corso di questo report sono tutti con le tasse incluse.

 

CELLULARE E INTERNET

Forse non ci crederete ma il cellulare non prende quasi mai (a volte siamo rimasti per due o tre giorni senza segnale) e Internet non sempre è disponibile negli alberghi di fascia economica.

In ogni caso chiamare in Italia col telefonino è costoso: mandate e-mail o messaggini, oppure acquistate le schede telefoniche locali.

 

RISTORANTI

La tradizione culinaria americana si basa tutta su hamburger e patatine, insomma il fast food la fa da padrone.

A noi è piaciuto molto il panino con hamburger di Angus Argentino venduto nei Burger King e McDonald. E, almeno una volta, provate a fare la colazione “Deluxe” da McDonald: frittella di cavolfiore superlativa, pancake, uova, pancetta,… Una vera bontà, ma prendetene una in due!

Inoltre vi accorgerete che mangiare dopo le 19 in Usa (nella zona parchi, non nelle grandi città) può rivelarsi assai difficile. Alle 19.30-20.00 i ristoranti chiudono e non vi resterà che il fast food: l’unico a tenere aperto 24 ore su 24. Anzi, in certe cittadine, anche il fast food chiude alle 22. Quindi regolatevi di conseguenza.

 

ALBERGHI

I Motel americani rappresentano la soluzione più comoda ed economica. Sono sempre situati in prossimità delle uscite autostradali (quindi facilmente raggiungibili) e, proprio come nei film, le camere sono solitamente disposte su uno o due piani. Davanti alla camera potete parcheggiare l’auto.

Chiedete sempre, se possibile, una stanza silenziosa perché altrimenti potrebbe capitarvene una affacciata sulla strada e potreste non dormire sonni tranquilli. Noi non abbiamo mai avuto problemi di rumore a parte nel Motel di Los Angeles, dove ci siamo scordati di fare la nostra solita richiesta di una stanza silenziosa. E comunque l’hotel era collocato vicino ad una grossa arteria di una grossa città. Nel tour dei parchi difficilmente vi capiterà di stare accanto ad una strada così trafficata.

Appena arrivati negli Usa entrate in un qualsiasi albergo delle 4 catene della fascia economica (il più economico è il Motel 6, ma ci sono anche: Super 8, Days Inn e Econo Lodge) e prendete gratuitamente il libretto in cui vengono indicati tutti i Motel della catena presenti nelle varie città americane. Io ho apprezzato particolarmente quello della catena dei Motel 6, molto ben organizzato: c’è la cartina di tutti gli stati americani con tutti i motel presenti in ogni stato e per ciascuno viene indicato il costo, come raggiungerlo, quali caratteristiche presenta, quali servizi offre (piscina, internet free,…),...

I Motel offrono gratis anche depliants e cartine stradali. Ricordatevi, se volete risparmiare, di scegliere la città dove dormire anche in base al prezzo, alcune non hanno nemmeno la maggiorazione del weekend.

Noi ci siamo trovati benissimo con i Motel 6 (http://www.motel6.com/)che offrono uno standard minimo più che adeguato alle nostre esigenze: sempre puliti, offrono il caffè la mattina e camere spaziose (alcune vecchie, altre nuove, dipende dalla struttura), l’aria condizionata non manca mai (gli americani non possono vivere senza), quasi sempre c’è la piscina (mai usata perché con un viaggio on the road si arriva la sera e si riparte la mattina presto), e spesso vi sono servizi come la lavanderia o Internet wireless gratis. La doccia era sempre spettacolare! Calda e con un getto da paura.

Alcune camere hanno il frigo, altre no, quindi, se ci tenete particolarmente, chiedetelo!

Di solito, allo stesso prezzo (ma chiedete sempre per sicurezza), vi danno una camera con un letto queen size (trattasi del famigerato letto alla francese) o una con due letti queen size. Ovviamente noi optavamo per quella a due letti. Nei Motel 6 generalmente non hanno il letto king size (il lettone mega tipicamente americano).

Normalmente i Motel 6 mettono sempre a disposizione del caffè caldo dalle 6 del mattino. Alcuni offrono anche del tè. Io mi ero portata un thermos che riempivo di caffè (lì tutti i camionisti fanno così). Scelta grandiosa perché trovare un caffè in quelle lande desolate a volte è un’impresa quasi impossibile. Inoltre avevamo comprato pane da toast e marmellata per fare la colazione in camera. Anche perché verso le 6 del mattino è difficile trovare qualcosa aperto.

Avevo anche portato uno zaino frigo e dei panetti per il ghiaccio. La mia tattica era la seguente: se avevo il frigo in camera li surgelavo mentre se non c’era usavo il ghiaccio (la macchina che fornisce ghiaccio gratis negli alberghi non manca mai) che mettevo o nei sacchetti di plastica (quelli per congelare gli alimenti) o nei bicchieri del McDonald (che si possono chiudere).

I prezzi dei Motel sono sempre fissi e normalmente non trattabili, a meno che disponiate degli sconti dei coupons oppure non andiate in bassa stagione (forse allora sono più disposti a qualche sconto). Per noi, abituati a contrattare sempre durante i nostri viaggi, è stata una novità. Una sola volta mi è capitato di avere uno sconto per una suite con idromassaggio in un Super 8. Ma solo perché era l’ultima camera rimasta e la ragazza mi aveva presa in simpatia.

Nei Motel 6 abbiamo speso da un minimo di 48 US$ (30 euro circa per due persone, non a testa) ad un massimo (a Jackson, vicino a Teton e Yellowstone) di 96 US$.

In generale negli alberghi i bambini (sono considerati tali fino a 17 anni!) non pagano mentre gli adulti che dormono nella stessa camera pagano un supplemento di circa 3 dollari a testa. Spesso ci è addirittura capitato di vedere ristoranti offrire pranzi gratis ai bambini. Ecco perché le famiglie americane, nonostante siano numerose (mediamente hanno almeno 2-3 figli), viaggiano molto. Praticamente i bambini che viaggiano coi genitori sono quasi ininfluenti dal punto di vista economico.

Il venerdì e il sabato quasi tutti gli alberghi aumentano le tariffe. Alcuni le raddoppiano addirittura.

In alta stagione (in generale va da giugno ai primi di settembre, ma dipende dalle città) cercare un motel economico dalle 19 in poi in certi posti altamente turistici può essere difficile perché moltissimi turisti (soprattutto americani) dopo aver speso la giornata visitando i parchi, sul far della sera iniziano a cercare l’albergo. Noi abbiamo sempre trovato un letto ma un paio di volte abbiamo dovuto girare un po’. Se volete evitare il “giro delle sette chiese” basta arrivare nel pomeriggio o, meglio ancora, chiedere al Motel dove alloggiate di prenotarvi una stanza nella successiva città in cui intendete andare. L’operazione è totalmente gratuita dato che si tratta della stessa catena. Noi non l’abbiamo fatto quasi mai perché non sapevamo quanto saremmo riusciti a vedere quel giorno e volevamo avere massima flessibilità e libertà decisionale.

Gli alberghi, per segnalare se hanno o meno stanze libere, utilizzano la scritta VACANCY (siete fortunati! La camera c’è) oppure NO VACANCY (nessuna camera libera).

In generale tenete presente che nel territorio indiano la ricettività alberghiera è davvero scarsa, i prezzi tendono ad alzarsi e la qualità ad abbassarsi. Comunque, anche nella situazione peggiore, quando arrivate alle 22 e non riuscite a trovare una camera in un albergo di fascia economica, non rimarrete certo per strada. Basta provare in alberghi un po’ più costosi per trovare qualcosa.

 

COME SPENDERE POCO IN USA

Ecco le nostre dieci semplici regole per risparmiare in USA:

1)        Se il vostro stomaco regge mangiate nei fast food: McDonald, Burger King, Pizza Hut, … Avrete solo l’imbarazzo della scelta. Con 10-12 dollari mangerete in due. Una cena in un ristorante a base di filetto (“sirloin” in inglese) costa invece (mediamente) una cinquantina di dollari (sempre in due). Se avete figli frequentate anche i ristoranti che offrono il pranzo gratis ai bambini.

2)        Se il vostro stomaco non regge o la sera arrivate troppo tardi per cenare in un ristorante munitevi di zaino frigo dove conservare pomodori, tonno, formaggi, frutta,… Vi serviranno se non vorrete rimanere digiuni! Tra l’altro dentro i parchi (ma anche sulle autostrade) è pieno di aree attrezzate per i picnic ben segnalate sulle mappe, dove trovate tavoli e panche, cestini per i rifiuti (a prova di orso), fontane (l’acqua di solito è fresca e buonissima), bagni,… Quindi pranzare in mezzo a scoiattoli, castori e uccellini può essere una piacevole esperienza, oltre che economica e salutare.

Conservatevi le bottiglie vuote perché l’acqua dei parchi, come ho detto, è buonissima e potrebbe venirvi la tentazione di riempirvi qualche bottiglietta per il vostro viaggio on the road!

3)        Non dormite MAI dentro ai parchi (i prezzi delle camere salgono alle stelle) o nelle cittadine in prossimità dei parchi (i prezzi sono un po’ più bassi rispetto agli alberghi dentro i parchi ma più alti rispetto alle cittadine lontane dai parchi). Scoprirete inoltre che è più costoso dormire lì che in grosse città come Los Angeles.

4)        Non fate MAI benzina dentro ai parchi. Arriva a costare anche più di un dollaro in più al gallone rispetto ai distributori fuori del parco. Anche nelle cittadine in prossimità dei parchi a volte la benzina costa di più (anche se non arriva mai ai superprezzi dei parchi).

5)        Anche se fate benzina nella stessa città ogni distributore ha un prezzo diverso (molto più che in Italia). Quindi date un’occhiata per vedere chi propone il prezzo più basso. Tanto di solito i distributori sono tutti uno accanto all’altro. Normalmente dove c’è più coda c’è il prezzo migliore.

6)        Utilizzate i coupons per gli sconti che reperite nei Visitor Center. Ma, se avete tempo, provate anche a fare un controllo incrociato in altri alberghi per vedere se hanno delle offerte speciali in corso. Io, ad esempio, a Moab avevo dei coupons che mi consentivano uno sconto di 10 dollari presso il Big Horne Lodge e un altro hotel, ma ho trovato un altro albergo (il Rustic Inn) che, dato che stava facendo lavori di ristrutturazione, mi offriva la camera ad un prezzo inferiore nonostante non avessi nessuno sconto. La camera era pulitissima ed estremamente silenziosa.

7)        Dormite nei Motel. La catena dei Motel 6 è la più economica tra quelle da noi provate.

8)        Il venerdì e il sabato cercate di evitare di dormire nelle cittadine in prossimità o dentro i parchi perché le cifre aumentano vertiginosamente durante il weekend. Idem nelle grosse città come Los Angeles. Quando potevo io sceglievo la cittadina dove dormire guardando il libretto con la lista e i prezzi dei vari Motel 6: il vincitore era quello che non alzava le tariffe nei weekend! Ovviamente per visitare il Teton e lo Yellowstone l’unica scelta possibile se arrivi da sud è dormire a Jackson e farsi spennare, ma almeno cercate di non arrivarci nei weekend per evitare un ulteriore rincaro.

9)        Se avete intenzione di visitare più di 3-4 parchi acquistate l’Annual Pass al costo di 80 US$.

10)    Compratevi una guida decente (non la Lonely). Può essere che, soprattutto in prossimità dei parchi dove i prezzi degli hotel salgono a volte a dismisura, sia possibile trovare delle soluzioni ancora più economiche dei Motel 6. Ma occorre avere il supporto e le dritte di un’ottima guida. Una cosa che non ho mai provato a fare, e che forse varrebbe la pena di provare, è di chiedere nei Visitor Center se vi possono consigliare delle soluzioni economiche per dormire in un posto pulito.

Molti comunque, per dormire a contatto con la natura e spendere meno, optano per il campeggio in tenda all’interno dei parchi.

 

PAGAMENTI

Noi abbiamo cambiato solo 100 Euro in contanti una volta arrivati lì, da usare per le piccole spese. È sufficiente prelevarli da un qualsiasi bancomat (ATM) digitando il vostro solito codice. Ovviamente non prendeteli all’aeroporto, dato che è più costoso.

In America si può pagare praticamente ovunque con la carta di credito (benzinaio, alberghi, ristoranti, fast food, supermercati, parchi, …), quindi il mio suggerimento è di usare prevalentemente quella.

Noi abbiamo un servizio della Mastercard che vi consiglio di attivare: il servizio sms che, dopo il pagamento di qualsiasi cosa con la vostra carta di credito, vi invia un messaggino in tempo reale in cui vi traduce il prezzo in euro e (soprattutto!) vi consente di controllare i movimenti della vostra carta.

 

SICUREZZA

All’inizio del tour io ero un po’ preoccupata per il fatto che tutte le auto a nolo hanno i portabagagli a vista. Questo significa che le valigie sono perfettamente visibili dall’esterno. In un viaggio itinerante in cui ogni sera si cambia albergo, e quindi le valigie te le porti sempre appresso, ciò potrebbe costituire un problema. Ma non lì.

Noi non abbiamo MAI avuto problemi di sicurezza. Vi dico solo che almeno un paio di volte ci siamo scordarti una portiera della macchina aperta (senza chiusura centralizzata abituarsi è dura): una volta ci è successo dentro un parco con l’auto carica di bagagli e un'altra in un motel per tutta la notte. Nessun problema! Di solito, la nostra esperienza di viaggiatori ci insegna che, anche se i locali sono brave persone, bisogna stare attenti ai turisti (l’occasione fa l’uomo ladro). Invece qui nemmeno a quelli.

Questo ragionamento sul tema sicurezza vale soprattutto per il tour dei parchi non per le grosse città, dove probabilmente la vostra soglia dell’attenzione dovrà essere più alta.

 

NOLEGGIO AUTO: SERVE IL NAVIGATORE SATELLITARE?

L’auto affittatela on line prima di partire: vi costa di meno. L’agenzia più economica che ho trovato è stata la Auto Europe (URL http://www.autoeurope.com/): 269.00 Euro per 17 giorni. E chilometraggio illimitato! Con le nostre 4700 miglia li abbiamo mandati in rovina!!!

Quando arriverete all’aeroporto di Los Angeles, qualsiasi compagnia abbiate scelto per affittare l’auto, dovrete prendere una navetta gratuita (cercate quella col nome della vostra agenzia: la nostra era la Dollar) che vi porterà ai loro uffici. Quando noi siamo arrivati la prima cosa che ci hanno chiesto è stata ovviamente la carta di credito, poi, dopo aver inutilmente tentato di convincerci ad acquistare il navigatore satellitare perché secondo loro senza era impossibile girare, ci hanno presentato un conto da firmare in cui, senza chiederci nulla, avevano inserito tutta una serie di assicurazioni supplementari. Ovviamente gli abbiamo fatto rifare la stampata senza gli “optional” e abbiamo perciò pagato solo il pieno di benzina obbligatorio (una sessantina di dollari). Alla consegna l’auto va riportata a secco!

Una cosa da tenere ben presente nel momento in cui si sceglie la “taglia” della macchina è che il concetto americano di “piccolo” è altamente opinabile dato che, a differenza di noi, sono abituati a spazi immensi e a cose enormi. Quindi ciò che per loro è “piccolo” per noi normalmente è grande. Per farvi un esempio noi (conoscendo le loro misure) avevamo acquistato una macchina piccola su un sito che vendeva auto a nolo in tutto il mondo. Quando siamo arrivati lì abbiamo trovato un’auto a 5 porte, una nuovissima Dodge Caliber 1800 o 2000 (non ricordo) dotata di aria condizionata, antifurto satellitare, e impianto stereo. L’unico difetto era l’assenza di chiusura centralizzata. Ovviamente la signora del negozio ha cercato in tutti i modi di dirci che era troppo piccola e che era meglio cambiarla ma per noi andava benissimo. Sarebbe stata perfetta anche per 4 persone che viaggiano leggere (nel bagagliaio ci stavano 3 grossi valigioni). Tra l’altro non dimenticatevi che più è grossa l’auto più consuma e quindi spenderete molto di più di benzina. E se fate tante miglia ciò influirà molto sul vostro budget. Noi per farne 4.700 abbiamo speso 412,00 Euro di benzina.

Navigatore sì o navigatore no?

Io e mio marito eravamo un po’ scettici sulla reale necessità del navigatore. Ovviamente la compagnia che ci ha affittato l’auto ce lo consigliava vivissimamente ma noi ci siamo detti: “Scusate, ma quando non esisteva come si faceva a viaggiare?”. La risposta è ovvia: con le cartine stradali.

Ciò premesso se durante il viaggio non volete pensare proprio a nulla, non vi va di guardare la cartina, non vi sentite sicuri, ecc. ecc., noleggiate il navigatore satellitare. L’importante è che sia una scelta libera e consapevole. Noi abbiamo deciso di investire quei 200 dollari aggiuntivi in acquisti dal Wal Mart ed usare le fantastiche cartine gratuite fornite in Motel e Visitor Center.

Col senno di poi confermiamo la validità della nostra scelta: a nostro avviso il navigatore era totalmente superfluo. In America che si tratti di Intestate Highway, U.S. Highway, Freeway, County Road o Highway Statali (tutte senza pedaggio!), valgono sempre le stesse semplici regole. Gli americani infatti non difettano certo in organizzazione (come avrete modo di vedere) quindi tutte le loro strade hanno un numero (405, 120,…) e quattro direzioni che corrispondono ai punti cardinali: Nord, Sud, Est, Ovest. Perciò la cosa è abbastanza intuitiva. Se, ad esempio, vi trovate a Los Angeles e dovete andare al Sequoia National Park, dovrete prendere la 405 in direzione nord dato che il parco è geograficamente situato a nord rispetto a Los Angeles. A noi non è mai successo di sbagliare strada e abbiamo fatto 4700 miglia. Mio marito guidava e io ero il “navigatore satellitare”, per giunta a costo zero.

Nelle piccole e grosse città (anche a Los Angeles) la situazione non si complica affatto. Le strade cittadine seguono tutte una griglia precisa, non avendo dovuto fare particolari deviazioni per non intaccare chiese o altri edifici storici come avviene invece in Europa. Quindi forse vi farà sorridere incontrare sempre la Main Street (che è sempre, come dice il nome, la strada principale della città), e notare che come nomi per le vie usano prima, seconda, terza,… strada per indicarne proprio la progressione, ma vi assicuro che da turisti lo troverete estremamente comodo.

Per quel che riguarda le cartine stradali noi ci siamo serviti sempre di quelle trovate nei Motel o nei Visitor Center. Quelle che comprate nei negozi, infatti, sono spesso troppo dettagliate (rischiano di confondervi) e al tempo stesso troppe povere. In effetti, pur riportando tutte le strade e stradine dello stato in questione, spesso non indicano le classiche mete turistiche. Inoltre vi capiterà di dover visitare parchi che si trovano a cavallo tra più stati e vi farà comodo avere una cartina complessiva, come quelle appunto fornite dai Visitor Center. Io, ad esempio, per avere una visione complessiva delle strade che portano allo Zion, Bryce Canyon, Lake Powell, Gran Canyon, Monument Valley, … (alcuni di questi parchi sono nello Utah, altri in Arizona) ho usato un’unica cartina fornitami da una simpatica signora di un Visitor Center, la quale mi ha anche evidenziato un percorso studiato ad hoc che tenesse conto sia delle mie esigenze che dei suoi consigli.

 

GUIDARE in Usa

Praticamente tutte le auto americane hanno il cambio automatico. Quindi dite addio alla frizione! Al suo posto un mega pedale per il freno e uno più piccolo per l’acceleratore. Preparatevi perché nei primissimi minuti le frenate accidentali si sprecheranno. Il piede sinistro vola sul freno indipendentemente dalla vostra volontà, abituato com’è a cercare la frizione.

Ecco le tre lettere principali che dovrete conoscere:

La P vi serve per parcheggiare e, in generale, per far stare ferma l’auto.

La R è la retromarcia.

La D vi serve per guidare.

Poi c’è la N = folle; e la L = marce molto basse.

Noi abbiamo usato la patente italiana e, essendo stati fermati dai poliziotti americani per ben due volte, possiamo dire con cognizione di causa che non c’è nessun problema. Non è necessaria quella internazionale.

Quando percorrerete le infinite e deserte distese americane, e non vedrete l’ombra di una macchina, e un sacco di segnali stradali che indicano il limite di velocità, la tentazione di accelerare sarà spesso irresistibile. NON LO FATE!!! Appena commettere la più piccola delle infrazioni la macchina di un ranger vi si materializzerà davanti agli occhi piena di lucine colorate come un albero di Natale.

In base alla nostra esperienza le zone più controllate dalla polizia sono quelle dentro e in prossimità dei parchi, dove vi consiglio di osservare RIGOROSAMENTE i limiti di velocità, che spesso sono di sole 25 miglia all’ora.

A noi il secondo giorno è capitato (dentro allo Yosemite National Park) di essere fermati da un ranger infuriato. In questi casi ricordatevi che non siete in Italia, in Usa le regole sono diverse. Quindi rimanete dentro alla macchina, tenete le mani ben visibili sul volante (per eccesso di zelo noi, prima di aprire il finestrino, abbiamo chiesto il permesso al poliziotto), rivolgetevi a lui chiamandolo Sir, e dite sempre I’m sorry dopo che lui vi avrà sciorinato le vostre colpe. Nel nostro caso noi eravamo colpevoli di eccesso di velocità. In quel tratto del parco bisognava andare a 25 miglia mentre noi ne facevamo 48 (quasi il doppio). Dopo averlo ascoltato in religioso silenzio, gli abbiamo spiegato che avevamo letto che il limite di velocità dentro il parco era di 45 miglia e che non ci eravamo accorti del cartello che ne indicava 25 (era la verità). Il poliziotto dopo averci visti affranti, totalmente remissivi e in buona fede (i “mi scusi” e gli “ha ragione lei” si sono sprecati) ci ha lasciati andare senza farci la multa ma dicendoci di stare attenti e che il suo era solo un avvertimento (warning). Viste le premesse iniziali gli abbiamo chiesto quasi increduli se un warning significava che dovevamo pagare qualcosa e lui ci ha confermato di no.

Ma ricordatevi che se per caso un poliziotto vi mette in mano un foglietto di carta è finita: trattati di multa da pagare! E, se non vorrete diventare cittadini indesiderati in Usa, vi consiglio di pagarla.

In ogni caso mio marito (che in passato ha frequentato gli Usa per lavoro) ha notato un generale ‘ammorbidimento’ dei poliziotti nei confronti dei turisti. Sarà a causa della grave crisi economica che l’America sta attraversando ma in effetti il turista sembra diventato un bene prezioso da trattare col guanto di velluto, posto ovviamente che il turista in questione dimostri di conoscere e rispettare le regole americane.

Regola aurea del viaggiatore on the road: fate benzina appena potete, anche se avete il serbatoio quasi pieno. Vi capiterà di attraversare zone desertiche dove non troverete un benzinaio nemmeno a pagarlo oro.

Viaggiare di notte non solo è pericoloso (ci sono moltissimi cervi che attraversano la strada all’improvviso) ma è anche un vero peccato, dato che col buio non si possono ammirare gli splendidi paesaggi. Cercate sempre di arrivare all’hotel entro le 21.30 perché fino ad allora, in questa stagione, c’è ancora luce.

Il prezzo della benzina è diverso di stato in stato (il più costoso è la California) e purtroppo, negli ultimi mesi, è salito alle stelle. Il prezzo più basso da noi trovato è stato di 3,90 US$ al gallone (1 gallone = 3,78 litri) per arrivare ad un massimo di 5.70 US$ dentro i parchi.

Quando parcheggiate (a Malibù, Santa Monica, Beverly Hills,…) state attenti a non mettere l’auto nella “Red Zone”: ossia dove vedete il bordo del marciapiede dipinto di rosso. E controllate sempre il cartello posto a destra e a sinistra di ogni strada perché solitamente indicano il giorno della settimana e l’ora in cui puliscono quella via, specificando quale lato lasciare libero da auto (ad esempio, il martedì dalle 10am alle 12pm). Comunque capirlo è facile: se sulla stessa strada il lato sx è pieno di auto e il dx è vuoto significa che è giorno di pulizia!

Un’ultima considerazione: abbiamo notato che le strade in California sono mediamente in peggiori condizioni rispetto agli altri Stati da noi visitati e che i cartelli stradali sono fatti meno bene. Per esempio, negli altri Stati prima di ogni uscita indicavano sempre cosa c’era (Motel 6, Super 8, McDonald,…), mentre in California no! E per di più i californiani su molte strade si limitano ad indicare le uscite fornendo solo il nome delle vie senza numerarle o indicare il nome della città. Decisamente poco pratico. L’organizzazione degli altri Stati è, a nostro avviso, di gran lunga superiore. Eppure la California è uno stato ricco! Probabilmente, proprio per questo, si è seduto.

 

GUIDA E VISITOR CENTER

La Lonely Planet stavolta ci ha miseramente traditi. Già le premesse erano deprimenti: gli autori infatti dichiarano subito di essersi concentrati su alberghi di fascia medio-alta. E poi, come se questo non bastasse, mancavano le descrizioni di città come Jackson (la città più vicina allo Yellowstone!), quindi non ci sono consigli per ristoranti, alberghi e quant’altro. Inoltre nelle sezioni in cui si consigliava “cosa vedere e cosa fare” all’interno dei parchi non venivano segnalati dei posti meravigliosi che noi abbiamo visto grazie ai consigli fornitici dai Visitor Center. Insomma, una delusione su tutta la linea. Sono anni che usiamo la Lonely Planet per viaggiare e, pur sapendo che la qualità della singola guida dipende moltissimo dall’autore, ci siamo sempre trovati bene. Con picchi di eccellenza e, a volte, piccolissime delusioni. Nel complesso però ci ha sempre garantito un discreto livello di qualità. Stavolta però è crollata miseramente. La guida è da buttare nel cestino e per fortuna ce ne siamo resi conto quasi subito affidandoci soprattutto ai Visitor Center.

Io frequentavo sia i Visitor Center collocati fuori dei parchi (per avere una visione complessiva e un consiglio generale sul tour da fare, sulle strade da percorrere,…) che quelli dentro i parchi (per avere informazioni specifiche sul parco: i posti migliori per avvistare questo o quell’animale, i sentieri da percorrere a piedi, i posti imperdibili del parco,…).

Quando entravo in un Visitor Center non facevo in tempo ad aprire la porta che subito qualcuno mi chiedeva se poteva aiutarmi. In Italia avrei come minimo dovuto aspettare che il tizio finisse di chiacchierare amabilmente col proprio collega. Ho sempre trovato persone disponibili e cortesi (che parlavano un perfetto americano, non in qualche slang incomprensibile) e che mi davano dritte e consigli sulle cose da vedere che poi si dimostravano immancabilmente preziosi.

I Visitor Center vi danno informazioni di qualsiasi tipo, vi forniscono meravigliose cartine del territorio (meglio di quelle che si acquistano nei negozi) e una volta ci è addirittura capitata (a Blanding) una cosa incredibile: la signora del centro, dopo aver ascoltato le nostre numerose richieste e averci riforniti di cartine e depliants vari, ci ha regalato una kit per il viaggiatore contenente una decina di barrette energetiche, una decina di confezioni di chewingum, farmaci vari, caramelle,… Probabilmente le eravamo simpatici. In Italia i gadget per turisti se li sarebbe intascati il gestore del centro.

Di solito, appena entrate nei Visitor Center trovate degli espositori con delle riviste che contengono i Coupons con gli sconti per i motel, i ristoranti e i negozi. Se non li trovate chiedeteli.

Un paio di volte mi è capitato di entrare in un Tourist Information, in cui le cartine, invece di darle gratis, le vendevano. Non so quindi se vi sia una differenza tra Visitor Center e Tourist Information. Forse il primo è statale e il secondo è gestito da privati. Ma è solo un’ipotesi.

 

I PARCHI

Se avete intenzione di visitare più di 3-4 parchi acquistate l’Annual Pass al costo di 80 US$. Questo pass consente di vedere tutti i parchi nazionali degli Stati Uniti (sono esclusi i parchi tribali e alcuni parchi statali) e dura un anno. L’entrata in un parco nazionale si paga non a persona ma ad auto con massimo 3 adulti a bordo e costa mediamente tra i 20 e i 25 dollari, quindi fatevi i conti.

Noi, grazie a questo pass, abbiamo visitato ben 12 parchi, quindi il risparmio è stato notevole e il costo del pass più che ammortizzato.

All’entrata dei parchi, quando pagate la tariffa, chiedete sempre la mappa e la guida. Alcuni parchi hanno sia la versione inglese che quella italiana ma di solito quest’ultima è meno dettagliata. Quindi prendetele entrambe. All’interno della guida, oltre ad informazioni di carattere generale sul parco, vengono indicati tutti i sentieri (forniscono anche una breve sintesi sulle loro caratteristiche principali) e le norme comportamentali da tenere, soprattutto nei confronti degli animali (ad esempio non dar loro nulla da mangiare, a quanti metri di distanza è meglio stare dalle varie specie di animali, …).

Consultate il visitor center del parco e chiedete consiglio sia per il tour con la macchina che per i sentieri da fare a piedi (di solito sono divisi per categorie: sentieri facili, difficili, …).

Tutti i parchi andrebbero visti all’alba o meglio ancora al tramonto. La luce del tramonto fa infatti risaltare il caleidoscopio di colori delle rocce che, col sole a picco, è meno d’effetto. Ovviamente questa è pura utopia a meno che non disponiate di molto tempo per visitare ciascun parco. Noi al tramonto ne abbiamo visti veramente pochi, ma a quell’ora erano davvero stupendi!

 

La nostra personalissima classifica dei parchi più belli.

Premetto che le sensazioni che vi susciterà ogni parco sono non solo personali (e quindi, è superfluo dirlo, non uguali per tutti) ma dipendono in larga misura dal momento della giornata in cui li vedrete (il tardo pomeriggio/tramonto è sempre il momento migliore), dalle condizioni climatiche che troverete (la pioggia non vi aiuterà di certo ad apprezzare le bellezze naturali), dal numero di animali che incontrerete (trovarsi quasi faccia a faccia con un orso o un bisonte è un’esperienza indimenticabile. Ricordate che il modo migliore per vedere degli animali è fare delle belle passeggiate), dalle aspettative che avrete (di solito se sono troppo alte è facile rimanere delusi), e da quello che avrete visto prima di visitare quel parco. Ad esempio noi abbiamo visto Dead Horse Point e Canyonlands (che tutti sostenevano essere magnifici) dopo Arches e non hanno retto il confronto con quest’ultimo. Col senno di poi forse visiterei prima Dead Horse e Canyonlands lasciando il piatto forte (Arches, appunto) per ultimo. Tra l’altro, così facendo, avrei anche avuto un’intera giornata da dedicare all’Arches. Uno dei miei pochi rimpianti assieme al Grand Canyon (di cui parlerò in seguito).

Ciò premesso, confesso che rivedrei tutto quello che ho visto (e se potessi anche qualcosa di più!).

Comunque i quattro parchi che ci hanno colpiti di più e che, a nostro avviso, sono veramente imperdibili sono: Yellowstone NP, Death Valley NP, Bryce Canyon NP, Arches NP.

Il nostro percorso di esplorazione dei parchi NON è stato casuale. In base alle nostre letture abbiamo scelto l’itinerario che (a parte qualche eccezione) ci ha condotti a provare un crescendo di emozioni. Ogni parco era più bello e stupefacente del precedente e ci sembrava quasi impossibile che il paesaggio spesso mutasse radicalmente anche a pochissima distanza da un parco all’altro (come nel caso di Arches e Canyonlands). Lo Yellowstone, secondo la nostra personale opinione, va lasciato per ultimo: è il non plus ultra!

Per informazioni più particolareggiate sull’itinerario da noi seguito all’interno di ogni parco e sulle nostre sensazioni guardate anche il paragrafo “Il nostro tour on the road”, all’interno del quale trovate, per ogni giorno, delle considerazioni generali sul parco visitato e su “le cose più belle viste” durante la giornata.

 

Una menzione sull’Antelope Canyon (che si trova subito dopo Page). Prima di partire per il viaggio ero assolutamente convinta di volerlo visitare ma quando siamo arrivati lì e mi sono informata nei Visitor Center mi è stato detto che non ne vale poi così tanto la pena. Il canyon, certo, è molto bello, ma bisogna spendere quasi una giornata per visitare solo quello e, nel corso del tour dei parchi, si ha modo di vedere un’infinità di canyon di dimensioni maggiori e altrettanto suggestivi. È più che altro un’esperienza a contatto con gli indiani, ma soprattutto un modo per dar loro dei soldi, a detta dei VC. Ecco perché noi abbiamo scelto di non farlo.

 

Un’ultima considerazione sull’oceano: non vale nulla, sembra di stare sulla spiaggia di Rimini o ai “cancelli” di Ostia. Per chi poi, come noi, ha visto molte isole tropicali (come Antigua, Guadalupe, St. Lucia, Mauritius, Mahè, Praslin, La Digue, Maldive, Capo Verde, Galàpagos, St.Marteen, Tortola, St. Barth,…) la costa occidentale degli Stati Uniti è decisamente una delusione. Certo, se vi avanza qualche giorno e volete un po’ di relax sulla spiaggia per riprendervi da un tour stupendo ma massacrante (come abbiamo fatto noi), può essere divertente vedere il bagnino alla Baywatch sulle spiagge di Malibù, Santa Monica, Venice o Long Beach, oppure andare al molo di Santa Monica o altre cavolate simili, ma sono, appunto, cavolate. Non aspettatevi niente di più. E ricordatevi che non è certo questo il piatto forte di questa terra. Insomma, il mio personale suggerimento è: se avete i giorni contati e amate la natura godetevi i parchi e non perdete tempo sulla Walk of Fame, a fare shopping a Beverly Hills, a giocare a Las Vegas o su una qualsiasi spiaggia americana. Le vere meraviglie NON sono lì.

Vi basti pensare che abbiamo conosciuto in aeroporto un americano che viveva a Santa Monica ed era sposato con un’italiana ma se ne andava tutte le estati al mare in Italia perché, a suo dire, molto più bello! In effetti, noi eravamo d’accordo con lui.

 

DISABILI

Sarà probabilmente a causa dell’obesità imperante che costringe moltissimi americani ghiotti di fast food sulla sedia a rotelle (scordatevi di vedere le prosperose e bellissime ragazze sulla spiaggia, alla Baywatch. Le più belle sono sempre straniere, perlopiù europee), sta di fatto che l’America è un paese idilliaco per i disabili. Il disabile lì è una persona totalmente indipendente (non come in Italia) grazie alla totale assenza di barriere architettoniche e alla presenza massiccia di strutture atte a facilitargli la vita. Lì è normalissimo vedere un disabile prendere l’autobus da solo (l’autista si fa in quattro per aiutarlo e i passeggeri aspettano in religioso silenzio), tutti i parchi offrono percorsi adatti alle persone costrette su sedie a rotelle (grazie a pavimentazioni o a delle passerelle costruite ad hoc), e anche i supermercati e i centri commerciali si adoperano in tal senso, con larghe corsie e “sedie elettriche” a disposizione dei clienti.

 

GLI AMERICANI

Per me era la prima volta negli Usa e mi aspettavo la spocchiosità, la boria, l’alterigia e la poca disponibilità degli inglesi. Avete presente quando l’inglese finge di non capirvi quando non pronunciate perfettamente una parola?

Bene, in America scordatevi tutto questo. Forse nelle grandi città (come New York o Washington) sarà così ma non nei paesi che attraverserete per visitare i parchi (vi capiterà di leggere cartelli di ingresso a cittadine che contano 82 anime).

Le persone qui sono aperte e disponibili. A noi è capitato di bucare la ruota della macchina e il gommista ce l’ha riparata gratis, oppure di chiedere informazioni per raggiungere un posto e di essere addirittura accompagnati da un locale.

Vi accorgerete inoltre che gli americani non possono assolutamente vivere senza due cose: aria condizionata e ghiaccio. Anche in climi montani dove di notte dormirete con le coperte sul letto e di giorno indosserete i maglioncini, troverete in tutti i locali pubblici l’aria condizionata accesa. Quindi girate sempre con un maglione nello zaino.

 

I MITICI TRUCKS AMERICANI

Non è una leggenda o un mito da film, esistono davvero! I tir americani sono bellissimi, sempre splendenti (vi capiterà spesso di vedere camionisti intenti a pulire amorevolmente il loro camion) e tutti personalizzati. Il più bello che abbiamo visto è stato un truck dell’Harley Davidson.

 

COSA PORTARE

Io ho sempre la solita lista pronta per tutti i viaggi a cui, a seconda della meta, tolgo o aggiungo

qualcosa.

È superfluo dire che la macchina fotografica e la telecamera (le cassette acquistatele in Usa, costano meno) sono indispensabili. Come pure lo è un binocolo (per l’avvistamento degli animali) e un adattatore per la spina di corrente. Inoltre in valigia non devono mancare asciugamani per il mare, cappellini per il sole, protezione solare, phon, ombrelli, k-way, kit del pronto soccorso, thermos, zaino frigo, panetti ghiaccio, e gli immancabili sacchetti per alimenti (comodi e versatili).

Ebbene sì, lo confesso, sono la classica italiana che viaggia con una bottiglietta d’olio d’oliva, del sale e dell’origano. Una bella caprese o un’insalata tonno e pomodori in vacanza sono veloci e facili da preparare e un vero toccasana per il fegato assai provato dalle salsine locali.

 

SHOPPING

Noi non avevamo assolutamente intenzione di fare shopping. E sottolineo assolutamente. Le ultime parole famose … Appena abbiamo visto i prezzi americani ci siamo dati allo shopping selvaggio, anzi totalmente folle e incontrollato. Abbiamo comprato di tutto! Dalle creme solari e stick protettivi per le labbra (costo della protezione 30, 99 centesimi di dollaro! Non potevo crederci, in America costa meno delle protezioni più basse) alle scarpe (dai dieci ai venti dollari per scarpe da ginnastica e da trekking; 5 dollari per i sandali da trekking), dalla roba da giardinaggio agli optional per la bici, ai farmaci, alle cassette per la telecamera (21 dollari per 6 cassette Sony), magliette e pantaloncini (a 3-5 dollari), costumi, occhiali da sole,…. Ho dovuto comprare una valigia nuova e menomale che viaggiamo sempre leggeri sennò avrei dovuto pagare il surplus.

Se non vi interessano le marche ecco di seguito le catene da noi frequentate che trovate sparse ovunque: la 99 (tutto a 99 centesimi di dollaro), il Wal Mart (chi non l’ha visto in un sacco di film americani?) e il City Market di Moab. Anche a Venice (sul lungomare) e a Hollywood Boulevard (sulla Walk of Fame) si acquistava a prezzi più che ragionevoli. E poi con l’euro così forte sul dollaro è una vera pacchia. Specialmente per noi italiani che eravamo abituati ad essere bistrattati ai tempi della Lira.

Un consiglio: se avete intenzione, come noi, di “NON” fare shopping andate negli Stati Uniti con le valigie vuote e riempitele via via.

 

COSTO DEL VIAGGIO

Noi abbiamo speso per 17 giorni di tour quasi 1.800 Euro in due, non a testa (escluso lo shopping)! Se mi avessero detto che potevo andare a fare un tour itinerante negli Stati Uniti in alta stagione spendendo così poco non ci avrei mai creduto.

Va detto che l’euro era a quasi 1,55 sul dollaro quando siamo partiti e a 1,58 quando siamo tornati (ora è arrivato addirittura a 1,60!): quindi avevamo un cambio assai vantaggioso. Inoltre il volo aereo ci è costato 38 Euro a testa, cosa non di poco conto.

L’auto ha influito pesantemente sul budget: abbiamo speso 681,00 euro circa (di cui 269,00 € per il noleggio e 412,00 € di benzina). Tutto il resto ci è servito per vivere: dormire, mangiare, pass per i parchi,…

Se volete risparmiare ancora di più rispetto a noi fatevi questo viaggio entro la prima metà di giugno o nel mese di settembre, quando quasi tutti gli alberghi non hanno ancora aumentato i prezzi perché l’alta stagione deve ancora cominciare (mediamente inizia il 15 giugno) o è già finita (a settembre). Troverete i prezzi notevolmente ridotti e, a volte, quasi dimezzati. Considerate però che durante l’inverno, o in primavere e autunni particolarmente freddi, molte strade all’interno dei parchi sono chiuse a causa della neve (ad esempio la 120 dello Yosemite), ed è un vero peccato non poterle percorrere.

Infine, come ho già detto, con una guida migliore e un’accurata ricerca on line, a mio avviso è possibile trovare hotel più economici di quelli da noi frequentati, anche in alta stagione.

 

 

 

IL NOSTRO TOUR ON THE ROAD

 

 

Partenza Lu16/06/2008 – Ritorno Ve04/07/2008

 

Lu 16/06 PARTENZA Volo Roma/Los Angeles – Bakersfield (California)

Partenza da Roma alle ore: 9.30. Arrivo a LA alle ore: 13.20.

Appena atterrati ritiriamo l’auto e in un paio d’ore arriviamo a Bakersfield dove pernottiamo al Motel 6 per 49 US$ a coppia, non a testa (pari a 30 euro, come riscontriamo immediatamente dopo il pagamento dal messaggino della Mastercard).

 

 

Ma 17/06 Bakersfield – Sequoia National Park – Merced (California)

Partenza da Bakersfield per il Sequoia National Park dove, appena arrivati, acquistiamo l’Annual Pass per 80 US$.

All’interno del Sequoia facciamo due passeggiate: quella per raggiungere il punto panoramico del Moro Rock e un’altra per vedere il General Sherman Tree (una mega sequoiona da guinness dei primati).

Pernottamento al Motel 6 di Merced per 57 Us$ a coppia.

 

La cosa più bella vista oggi: passeggiata al Moro Rock e le sequoie giganti.

 

Considerazioni generali sul Sequoia NP:

è stato il nostro primo parco e siamo rimasti molto colpiti dalla maestosità delle sequoie. Le Sequoie viste in altri parchi non reggevano il confronto con quelle viste qui: erano “alberelli”.

Indimenticabile la “foresta dei Giganti”.

 

 

Me 18/06 Merced – Yosemite National Park – Bishop (California)

Partenza da Merced per lo Yosemite NP.

Una volta entrati nel parco puntiamo alla strada 41 per vedere le cascate della sposa (Bridalveil Fall). Un breve sentiero ci conduce proprio sotto alla cascata.

Riprendiamo la macchina e continuiamo a percorrere la 41, subito dopo la cascata (prima del tunnel) c’è un punto panoramico per ammirare el Capitan e l’Half Dome.

Proseguiamo fino al Glacier Point dove con una breve passeggiata arriviamo al punto panoramico dal quale si possono osservare le Yosemite Falls, l’Half Dome,…: la vista è veramente mozzafiato.

A questo punto riprendiamo la macchina per tornare indietro: dobbiamo attraversare il parco in auto percorrendo una strada panoramica (la 120). Ritroviamo così el Capitan che vediamo in tutto il suo splendore (è veramente maestoso).

A Olmsted Point ci imbattiamo in un altro view point spettacolare e più avanti c’è un lago incastonato tra i monti: il Tenaya Lake.

Pernottamento a Bishop al Motel 6 per 67 US$ a coppia.

 

La cosa più bella vista oggi: il Glacier Point e la strada che attraversa il parco (la 120).

 

Considerazioni generali sullo Yosemite NP:

merita assolutamente una visita! Lo spettacolare panorama che si gode dal Glacier Point e la strada che attraversa il parco (la 120) sono imperdibili.

 

 

Gi 19/06 Bishop – Death Valley National Park (California) – St. George (Utah)

Partenza da Bishop per la Death Valley (la valle della morte). Abbiamo scorte di acqua, cibo (soprattutto frutta) e, ovviamente, il pieno di benzina.

Per capire quanto sia inospitale questa valle basti pensare che non c’è il solito gabbiotto del ranger che ti fa pagare l’entrata al parco. Esiste solo una macchinetta fai da te.

Le prime cose che vediamo entrando nel parco sono il Mosaic Canyon e le Sand Dunes. Proseguendo incontriamo il Mustard Canyon (il cui colore è proprio quello della senape), Furnace Creek (il nome dice tutto), il Golden Canyon (la cui passeggiata ci dicono essere incredibile ma fa veramente troppo caldo per me e mio marito si adegua alle mie esigenze rinunciando), l’Artist Drive con il meraviglioso Artist Palette (la “tavolozza del pittore”: i suoi colori tolgono il fiato), il Devils Golf Course (niente di eccezionale rispetto a tutto il resto), Badwater. Indimenticabile anche la vista che si gode dallo Zabriskie Point: nonostante la fatica della breve passeggiata che serve per raggiungerlo ne vale la pena.

Avremmo dovuto vedere anche la Dante’s View (anche questa consigliataci dal Visitor Center) ma io avevo la pressione a due. Proprio non ce la facevo. Ho gettato la spugna.

Pernottamento al Red Cliff Inn di St.George per 66.29 US$ a coppia. Dobbiamo spostare l’orologio avanti di un’ora perché nello Utah il fuso orario è di -8 ore rispetto all’Italia (in California era -9).

Non siamo riusciti a raggiungere il Motel 6 perché abbiamo bucato una gomma. Per fortuna non ci è capitato in mezzo al deserto!!! L’indomani mattina siamo andati da un gommista (il Discount Tire) che ce l’ha riparata GRATIS! La scena è stata buffissima perché quando il proprietario ci ha fatto vedere la fattura con l’importo (0 dollari) e ci ha detto che per una semplice bucatura non avremmo dovuto pagare nulla io e mio marito abbiamo detto in coro: sta scherzando? Il proprietario e un paio di americani che aspettavano in negozio sono scoppiati a ridere. Erano stupiti del nostro stupore!

In quel momento mi sono tornate alla mente le parole di Darwin che concluse “The Voyage of the Beagle” osservando che il viaggiatore “scoprirà quanto numerose sono le persone gentili, con le quali non ha mai avuto né avrà mai più alcun rapporto, disposte a offrirgli un aiuto disinteressato”.

 

La cosa più bella vista oggi: l’Artist Palette nell’Artist Drive e lo Zabriskie Point.

 

Considerazioni generali sulla Death Valley:

per me che soffro di pressione bassa è stata una vera impresa. 50 gradi all’ombra! E non aggiungo altro. Ma la vista della tavolozza del pittore (Artist Palette) e dello Zabriskie Point (la passeggiatina per raggiungere questo punto panoramico l’ho fatta con l’ombrellino da pioggia per cercare di ripararmi dal sole cocente) mi hanno completamente ripagata della fatica. L’impatto con l’Artist Point mi toglie il fiato: sarà la sorpresa di vedere così tanti colori in mezzo al deserto ma è di sicuro uno dei posti più incredibili che abbia mai visto! Fatelo al tramonto.

Portatevi acqua in quantità industriale perché io l’ho usata anche per bagnarmi i capelli e il cappellino (tecnica imparata in Egitto) prima di scendere per le brevissime passeggiate panoramiche. Anche la frutta è d’aiuto.

Non forzate troppo l’auto se non volete che vi abbandoni. Noi non abbiamo avuto problemi, abbiamo sempre tenuto l’aria condizionata accesa, ma siamo stati mooolto attenti a non forzarla in salita.

Una curiosità: ci è capitato di incontrare un uomo tutto vestito di bianco che a mezzogiorno correva in mezzo a quel torrido deserto stracarico di bottiglie d’acqua. Tra l’altro ho letto che un altro turista l’ha incontrato qualche anno fa nello stesso posto quindi ero convinta che fosse un locale. Invece oggi stavamo leggendo il giornale e abbiamo scoperto che è un atleta veneto che per mestiere si diletta a percorrere i deserti correndo.

 

 

Ve 20/06 St. George – Las Vegas - Zion National Park – Cedar City (Utah)

Partenza da St. George per lo Zion NP.

Prima di arrivare allo Zion passiamo attraverso Las Vegas, piena zeppa di casinò, palazzoni altissimi e molto kitsch: insomma la classica americanata. La sera farà sicuramente un effetto diverso ma noi preferiamo non perdere tempo qui e vedere i parchi.

Per visitare lo Zion bisogna lasciare la macchina al Visitor Center o in un altro parcheggio poco più avanti (vicino al museo) e prendere lo shuttle. Con la navetta facciamo la Scenic Drive, una strada che va dal Visitor Center fino alla Riverside Walk, dove facciamo una passeggiata di un’ora e mezza circa lungo il fiume fino al canyon. Alla fine della passeggiata, se ci si vuole addentrare nel canyon, bisogna camminare in mezzo al fiume e i sandali da trekking sono quindi l’ideale. Noi l’abbiamo fatto per circa un chilometro in mezzo alle gelide ma rinfrescanti acque. C’era chi aveva proseguito così per 12 km fino ad arrivare alla gola.

Pernottamento a Cedar City al Super 8 in una bella suite con vasca idromassaggio a due posti. Il tutto a 88.27 US$ a coppia. Dopo la megafatica di ieri alla valle della morte ce lo siamo decisamente meritato.

 

Considerazioni generali sullo Zion NP:

lo Zion è stato, insieme al Grand Canyon, il parco più affollato che abbiamo visitato. E francamente, dal mio punto di vista, la cosa è inspiegabile. Se da un lato è vero che può essere un ottimo posto per le persone costrette sulla sedia a rotelle (vi sono molti sentieri pensati per le loro esigenze, come pure le navette), e per le famiglie con figli piccoli (ci sono laghi e torrenti in cui rinfrescarsi e bei prati verdi in cui fare il picnic e riposarsi sotto un albero), che il sistema degli shuttle funziona veramente bene (che organizzazione questi americani!) e che la passeggiata in riva al fiume fino al canyon è suggestiva, dall’altra parte il paesaggio (canyon a parte) che si vede e la vegetazione che si trova qui è assolutamente identica a quella delle nostre montagne (a parte qualche sequoietta) e non presenta quelle particolari caratteristiche che lo rendono unico e diverso da altri parchi da noi visitati. Il canyon lo si vede anche in altri parchi ed è molto più maestoso (vedi, ad esempio, Bryce o il Grand Canyon) e a noi è parso che non vi fosse nient’altro di veramente caratteristico e speciale da vedere. Per di più faceva un caldo spaventoso. E noi eravamo molto provati dal giorno prima.

 

 

Sa 21/06 Cedar City - Bryce Canyon National Park (Utah)  – Glen Canyon National Park (Lake Powell – Arizona) – Page (Arizona)

Partenza da Cedar City per il Bryce Canyon NP.

Appena arrivati al Bryce facciamo subito una splendida passeggiata panoramica da Sunset Point (dove abbiamo lasciato la macchina) fino a Sunrise Point. Abbiamo percorso il Navajo Loop Trail e il Queens Garden Trail. Il percorso dura 2-3 ore in tutto e viene chiamato anche il Queens/Navajo Combination Loop. Consigliatosi dal Visitor Center si rivela faticoso ma stupendo. Il sentiero scende a picco nelle ripidissime gole del Canyon (il dislivello è impressionante) per risalire più dolcemente più avanti. Lungo il percorso si passa in mezzo al Bryce Amphitheater e si gode di una vista spettacolare.

Dopo aver pranzato nell’area picnic riprendiamo l’auto per vedere gli altri punti panoramici del parco: l’Inspiration Point e il Bryce Point.

Usciti dal parco ci dirigiamo al Glen Canyon NP per vedere il lago Powell. Nel passaggio dallo Utah all’Arizona guadagniamo un’ora (torniamo a -9) e così riusciamo a vedere la spettacolare Lone Rock (la roccia solitaria) del Lake Powell.

Pernottamento a Page al Budget Inn per 67,63 US$ a coppia. Il Motel 6 (costava un’ottantina di dollari) era pieno (siamo arrivati verso le 19.30) ma troviamo questo albergo che costa anche meno.

 

La cosa più bella vista oggi: la passeggiata da Sunset Point a Sunrise Point, e il Lake Powell.

 

Considerazioni generali sul Bryce Canyon NP:

non ci sono parole per descrivere questo parco. Le sue guglie (non a caso chiamate Pink Cliffs) formano un anfiteatro di rara bellezza. È un paesaggio stranissimo che non può non colpire per la sua particolarità. Per apprezzare meglio i colori di queste formazioni rocciose, con tutte le loro gradazioni che vanno dal rosa al rosso, bisognerebbe recarsi al parco all’alba (e godersi il panorama dal Sunrise Point) e al tramonto (e godersi il panorama dal Sunset Point).

Inoltre è d’obbligo una passeggiata nella discesa ripidissima che vi porta nella gola del Canyon in mezzo alle sue maestose guglie, dove si ha la netta sensazione di essere atterrati in un altro pianeta.

 

Considerazioni generali sul Glen Canyon (Lake Powell):

il Lake Powell è un enorme lago artificiale, formatosi grazie alle acque del fiume Colorado in seguito alla costruzione di una diga (che si vede andando verso Page). È un posto incantevole e occupa due stati: lo Utah e l’Arizona. Fa parte della Glen Canyon National Park Area e per entrarci si può usare il solito pass annuale.

L’altissimo roccione solitario (chiamata appunto Lone Rock) che si erge al centro del lago si nota già dalla strada, ma per gustare appieno l’atmosfera di pace che si respira al tramonto, osservare i vari strati di colore (bianco, rosso, marrone, …), vedere i canyon e i suggestivi panorami è meglio entrare nel parco.

Questo parco, che durante i weekend brulica di persone e specialmente di famiglie che fanno giri in barca, al tramonto è davvero vuoto: una vista spettacolare. Peccato non avergli dedicato più tempo!

Tra l’altro, sempre da Page, mi hanno detto che si può raggiungere l’Horseshoe Band: un posto fantastico i cui colori sembrano uscire dalla tavolozza di un pittore. Purtroppo noi l’abbiamo visto solo in foto.

 

 

Do 22/06 Page – South Rim of the Grand Canyon – Painted Desert – Kayenta (Arizona)

Partiamo da Page per il Grand Canyon NP.

Entrati nel parco percorriamo in auto tutto il percorso blu (il “Village Route”), fermandoci ai punti panoramici, fino ad arrivare all’Hermits Rest. Qui, dopo aver parcheggiato, prendiamo la navetta per seguire il percorso rosso (l’Hermits Rest, appunto), scendiamo alla terza fermata (“Powell Point”) e andiamo a piedi fino alla quarta fermata (“Hopi Point”, un bellissimo sentiero di 500 metri a strapiombo sul Canyon) dove riprendiamo lo shuttle per tornare indietro.

Riprendiamo l’auto e torniamo a “Mather Point” per parcheggiare l’auto e prendere lo shuttle verde “Kaibab Trail Route”. La prima fermata dello shuttle è South Kaibab: c’è la partenza per un sentiero molto ripido che noi evitiamo accuratamente. Nella seconda fermata (“Yaki Point”) c’è un punto panoramico, ma sinceramente era meglio il percorso dell’Hermits. Alla terza ed ultima fermata c’è la partenza per un altro sentiero.

Uscendo dal parco ci fermiamo ad osservare la fantastica vista sul Grand Canyon dalla torre del “Desert View”.

Ci dirigiamo verso la Monument Valley e, strada facendo, godiamo di uno spettacolare scorcio sul Painted Desert (il deserto dipinto). Le rocce sembrano davvero dipinte! Hanno diversi strati di colore ben separati tra loro: giallo, rosso, marrone, grigio,…

Pernottamento a Kayenta al Best Western per 146,90 US$ a coppia. Questo è stato il prezzo più alto di tutta la vacanza! La media è stata circa di 48 Euro (circa 75 US$) a notte.

In questo paesino sperduto nel deserto, il cui unico privilegio è la vicinanza alla Monument Valley, sembrano non esserci Motel e la ricettività alberghiera è davvero scarsa. Quando arriviamo noi (alle 22) è tutto pieno. La fortuna ci aiuta perché, dopo aver passato vari alberghi, nell’istante in cui metto piede al Best Western e leggo l’ennesimo cartello “No Vacancy”, la receptionist, che è al telefono, mi dice di aspettare perché le stanno disdicendo in quel preciso momento una camera. Subito dopo di me entrano altri due americani in cerca di una stanza ma ormai la camera è mia! Loro sono costretti a pagare ancora di più per trovare un letto.

 

La cosa più bella vista oggi: la passeggiata da Powell Point a Hopi Point e il belvedere di Desert View dalla torre.

 

Considerazioni generali sul Grand Canyon South Rim:

il Grand Canyon ha due versanti di osservazione: il North Rim e il South Rim, che sono mooolto distanti tra loro. Quindi bisogna scegliere prima quale versante si vorrà visitare perché ci si arriva da due strade differenti.

A differenza di molti turisti che sono rimasti totalmente estasiati da questo parco a noi non è successa la stessa cosa. Con questo non voglio assolutamente dire che non valga la pena di essere visitato (anzi, andateci!) ma, più semplicemente, che abbiamo visto parchi molto più belli o, più semplicemente, parchi sui quali non avevamo aspettative così alte e quindi, forse proprio per questo, ci hanno lasciati senza parole (ad esempio il Bryce Canyon il giorno prima).

In ogni caso, sarà perché c’era troppa gente (trovare parcheggio era un’impresa! E lo “scontro” nelle passeggiate la norma), sarà perché la ragazza del Visitor Center non ci ha consigliati molto bene (non mi è sembrata particolarmente organizzata e propositiva. Forse era il suo primo giorno di lavoro), sarà perché avevamo forse troppe aspettative, sta di fatto che il Grand Canyon è stata un po’ una delusione. Tra l’altro parlando con degli americani (purtroppo solo dopo averlo visitato) ci è stato detto che il South Rim (dove siamo andati noi) viene altamente consigliato dai Visitor Center perché vi sono più strutture turistiche e sono state investite molte risorse per potenziare appunto l’offerta turistica su quel lato del Canyon; è quindi una sorta di raccomandazione politica. Per questo esistono le guide alla Lonely Planet: per consigliati il percorso più bello indipendentemente dalle “pressioni” governative. Ma la Lonely ci ha miseramente traditi consigliandoci il South Rim!

Comunque, ci è stato raccontato che il North Rim ha una vista spettacolare sul Canyon, dato che il punto di osservazione è molto più alto rispetto al South, senza contare che lì i turisti sono veramente pochi (dato che vengono tutti dirottati dall’altra parte) quindi è molto più semplice e piacevole girare per il parco. Il mio consiglio è quindi di provare il meno caotico e più suggestivo versante Nord. Poi, fatemi sapere.

 

 

Lu 23/06 Kayenta - Monument Valley – Mexican Hat – Valley of Gods – Navajo Twins – Wilson Arch – (Moab) – Arches National Park – Moab (Utah)

Partenza da Kayenta per vedere la Monument Valley. Si prosegue passando per Mexican Hat (il cappello del Messicano), la Valley of Gods (stupenda), i Navajo Twins (sono proprio due rocce gemelle), Wilson Arch, fino ad arrivare all’Arches National Park.

Arriviamo all’Arches nel pomeriggio e ci dirigiamo subito al Visitor Center. Dopo aver preso tutte le informazioni ci avviamo in auto al Park Avenue Viewpoint and Trailhead dove ci hanno consigliato di fare una passeggiata che sembra veramente meravigliosa, ma che decidiamo di rimandare a più tardi (vogliamo prima vedere il Delicate Arch). Continuando il nostro tour dentro il parco vediamo i Three Gossips, The Organ, Courthouse Towers Viewpoint, Petrified Dunes Viewpoint, il Balanced Rock (dove vediamo un paio di conigli), il Garden of Eden, North Window e South Window e il fantastico Double Arch (scendiamo dall’auto e facciamo la breve passeggiata che ci conduce proprio sotto all’arco doppio. Fatela! È veramente fantastico!).

Riprendiamo l’auto per arrivare alla faticosissima passeggiata di 5 km (andata e ritorno) che ci porterà ad osservare in religioso silenzio il meraviglioso tramonto sul Delicate Arch. Quando torniamo alla macchina sono quasi le 21 e dobbiamo, a malincuore, interrompere la nostra visita a questo parco.

Mi hanno consigliato al Visitor Center, ma non l’abbiamo visto per mancanza di tempo: la passeggiata di un quarto di miglio da Lower Delicate Arch Viewpoint a Upper Viewpoint, poi Fiery Furnace Viewpoint, e la passeggiata per vedere Tunnel Arch, Pine Tree Arch, Landscape Arch.

Pernottamento al Rustic Inn di Moab per 67,00 US$ a coppia. Questo albergo si stava rinnovando e aveva alcune camere ad un prezzo molto basso perché dovevano ancora finire i pavimenti. Quindi l’arredamento era tutto nuovissimo ma mancava la moquet per terra (tra l’altro, secondo me, è molto più igienico senza). Ci siamo fermati a prenotare l’albergo prima di visitare l’Arches.

 

La cosa più bella vista oggi: la Monument Valley. L’Arches NP: in particolare, la passeggiata fino a Double Arch e, soprattutto, quella per arrivare al Delicate Arch.

 

Considerazioni generali sulla Monument Valley:

a mano a mano che ci si avvicina alla Monument Valley sembra proprio di trovarsi dentro un film Western. Pare quasi di udire la classica canzoncina (ve la ricordate?) e, con un po’ di immaginazione si vede anche John Wayne a cavallo. Questa meravigliosa valle infatti l’avrete certamente già vista in uno dei tanti film che l’hanno resa celebre. Per vederne bene i colori vi consiglio l’alba o, meglio ancora, il tramonto.

Noi abbiamo scelto di osservarla dalla strada che ci passa proprio in mezzo. I racconti di coloro che ci sono stati non ci hanno convinti ad addentrarci nella riserva per un’escursione coi navajos. Le cose che si possono ammirare dall’interno ci sono sembrate esattamente le stesse visibili dall’esterno.

 

Considerazioni generali sull’Arches NP:

questo parco vanta la più alta concentrazione di archi di arenaria di tutto il mondo. Questi archi sono una vera opera d’arte della natura e ne esprimono la potenza: infatti si sono formati grazie alla costante erosione del vento, che ad Arches soffia ininterrottamente. Lo spettacolo offerto da monumenti come il Double Arch e il Delicate è davvero singolare.

Dopo aver faticosamente raggiunto il Delicate Arch per goderci il tramonto da lassù siamo rimasti incantati da quest’opera naturale e profondamente colpiti dal silenzio che regnava tutt’intorno nonostante la folla di turisti presente. Erano tutti in silenziosa contemplazione.

Abbiamo un unico rimpianto: non aver finito di esplorare il parco!!!

 

 

Ma 24/06 Moab– Dead Horse Point State Park (Utah) – Canyonlands National Park (Utah) – Rock Springs (Wyoming)

Partenza da Moab per il Dead Horse Point State Park.

Per visitare il Dead Horse dobbiamo pagare 10 US$ perché è un parco statale (Utah), non nazionale (USA). Ci dirigiamo subito al punto panoramico e prendiamo il sentiero sulla destra per ammirare meglio la vista che spazia sulla valle, sul fiume Colorado, e sul parco di Canyonlands.

Riprendiamo la macchina per addentrarci nel Canyonlands NP, dove, dopo la nostra solita sosta al Visitor Center, ci avviamo subito al Grand View Point Overlook per fare la passeggiata (un miglio), dove rimaniamo colpiti da delle “terrazze” naturali (di roccia) che sembrano sospese nel vuoto e non sono protette da ringhiere.

Subito dopo pranzo iniziamo il lungo viaggio verso lo Yellowstone.

Nel passaggio dallo Utah al Wyoming torniamo a -8 rispetto all’Italia. Abbiamo perso un’ora.

Pernottamento a La Quinta Inn di Rock Springs per 144,72 US$. Dopo aver cercato inutilmente un albergo in lungo e in largo, ed essercela vista brutta, chiedo alla receptionist di un hotel se può fare qualche chiamata in giro (ormai sono le 22 passate). L’unica stanza disponibile in tutta la città era presso La Quinta Inn e lo era perché l’aria condizionata era rotta. Ciò ci frutta anche un po’ di sconto (una ventina di dollari circa). Abbiamo dormito con la coperta. Ma come fanno gli americani ad usare l’aria con un clima simile?

La nota positiva di questo albergo è stata la ricca colazione. Ci siamo preparati pure dei bagel con hamburger e formaggio fuso per il pranzo. Una vera leccornia.

 

La cosa più bella vista oggi: la vista di Dead Horse Point e la passeggiata a Canyonlands.

 

Considerazioni generali sul Canyonlands NP:

il Visitor Center ci ha consigliato il Green River Overlook e il Grand View Point Overlook. Abbiamo visto solo il secondo. Siamo rimasti sorpresi dal radicale cambiamento di paesaggio rispetto ad Arches. Questi due parchi sono molto vicini ma molto diversi tra loro. Un bel posto ma, forse, andava visto prima di Arches, per poterlo apprezzare meglio. Non regge il confronto con le sensazioni provate il giorno prima di fronte agli archi modellati dal vento.

 

 

Me 25/06 Rock Springs – (Jackson) - Grand Teton National Park – Jackson (Wyoming)

Partenza da Rock Springs per il Grand Teton NP.

Dopo aver parcheggiato la macchina facciamo la passeggiata che costeggia il Jenny Lake (è un loop di 10 km circa) e avvistiamo un paio di castori, con uno c’è quasi lo scontro!

Pernottamento al Motel 6 di Jackson per 96,00 US$ a coppia. Purtroppo per il giorno dopo hanno solo delle camere per fumatori e quindi dovremo cambiare albergo. Ci siamo fermati a prenotare questo albergo prima di andare al Teton.

 

Considerazioni generali sul Grand Teton NP:

anche in questo caso, come per lo Zion, il paesaggio e la vegetazione ricorda quella delle nostre montagne. L’unico valore aggiunto è che se si va lì verso l’ora del tramonto si vedono interi branchi di cervi pascolare tranquillamente lungo la strada.

 

 

Gi 26/06 Jackson - Yellowstone - Jackson (Wyoming)

Partenza da Jackson per lo Yellowstone. Bisogna per forza passare attraverso il Teton e ci vogliono quasi due ore per arrivare all’Old Faithful.

Decidiamo di fare il Grand Loop (142 miglia) per visitare bene il parco e avere maggiori possibilità di avvistare gli animali (che si trovano soprattutto nella parte più a nord).

La nostra prima tappa all’interno dello Yellowstone è l’Old Faithful. Dopo aver parcheggiato la macchina aspettiamo l’ora x: ogni ora e mezza circa il geyser emette un getto d’acqua che arriva anche a 60 metri di altezza. C’è una tolleranza di 10 minuti prima e dopo l’ “ora x”, che viene indicata nel Visitor Center accanto all’Old Faithful. Puntuale come un orologio ecco il geyser che “esplode” con un’incredibile getto d’acqua.

Riprendiamo l’auto e continuiamo il tour. Ci fermiamo al Midway Geyser Basin e facciamo una magica passeggiata (è un loop) sul cratere del geyser.

Torniamo al parcheggio e ci avviamo alla terza tappa: Fountain Paint Pot, dove facciamo un’altra passeggiata (è sempre un loop) nel corso della quale vediamo altre meraviglie della natura (geyser, pozze di fango in ebollizione, un laghetto da sogno, …).

Risaliamo in auto e raggiungiamo Mammoth Hot Spring, dove facciamo un’altra passeggiata per vedere le “scale” di travertino e le sorgenti di acqua calda. Poi via a vedere la Tower Fall, che al confronto con tutto il resto sembra quasi un nonnulla. E infine chiudiamo il nostro giro del Grand Loop al tramonto con l’Artist Point (subito dopo il Canyon Village), un tripudio di colori in mezzo al canyon e alle cascate (Upper Falls).

Il nostro tour è stato ricco di avvistamenti di animali: marmotte, due orsi (uno ha addirittura attraversato la strada e si è nascosto dietro la nostra auto. Che emozione!), un branco di pronghorn (una specie di cervi), decine di bisonti (anche questi a un metro dalla nostra auto), due maestose alci, un cerbiatto, scoiattoli (ma ormai a loro siamo abituati. Ogni parco ne è pieno) e svariati branchi di cervi.

Pernottamento al Gables Motel per 116,00 US$ a coppia. Un furto con scasso. L’hotel è caro (sempre meno degli altri ma comunque più del Motel 6) e la pulizia lascia un po’ a desiderare. Del resto la Lonely non menziona nemmeno questo paese (che è l’unico prima del parco arrivando da sud) quindi è troppo sperare in una dritta per un albergo economico. Non abbiamo voglia di girare per cercare qualcos’altro, perciò ci accontentiamo.

 

La cosa più bella vista oggi: l’Old Faithful, e soprattutto il Midway Geyser Basin, Fountain Paint Pot, e l’Artist Point.

 

Considerazioni generali sullo Yellowstone NP:

assolutamente imperdibile! Vale tutto il viaggio. Andare in Usa e non vederlo sarebbe come visitare Roma senza aver visto il Colosseo o andare in Egitto e non recarsi ad Abu Simbel. Se poi amate gli animali questo è il posto giusto per vederne tanti! Questo parco, infatti, ha la più alta concentrazione di fauna spontanea di tutti gli Stati Uniti continentali. Quando vedrete una fila di macchine lungo la strada, e un’orda di persona armate di macchina fotografica e telecamera, fermatevi! Sicuramente hanno avvistato qualche animale. Inoltre fatevi dare dal Visitor Center la cartina in cui si segnalano tutte le specie presenti nel parco e i posti più probabili in cui incontrarle.

Vedete questo parco per ultimo perché tutto ciò che vedrete dopo verrà oscurato dal ricordo dello Yellowstone e probabilmente non riuscirete ad apprezzarlo.

Nonostante avessi aspettative molto alte questo parco non le ha deluse, anzi le ha superate. Forse siamo stati anche fortunati per la quantità di animali visti, ma le bellezze naturali sarebbero state di per sé più che sufficienti a rendere questa visita indimenticabile, unica ed irripetibile. Siamo rimasti veramente colpiti e affascinati.

Lo Yellowstone è stato il primo parco nazionale istituito al mondo (nel 1872) e, nonostante 20 anni fa sia stato vittima di un terribile incendio durato tre mesi (i cui effetti sono ben visibili in tutto il parco), riesce a rapire il turista con le sue bellezze e le sue peculiarità: come i suoi geyser (una buona metà di tutti quelli esistenti al mondo si trovano qui) che sono davvero uno spettacolo mozzafiato. Personalmente ho apprezzato non solo l’Old Faithful, il più famoso di tutti, ma anche il geyser del Fountain Paint Pot, il cui caleidoscopio di colori (giallo, azzurro, grigio,…) fa quasi dimenticare di osservare l’acqua mentre “esplode” , tanto si è rapiti dalle sue sfumature. Ci si chiede come facciano ad esistere tali e tante gradazioni in natura. Ma questo accade durante l’esplorazione di tutto il parco.

Un altro posto per me indimenticabile all’interno di questo parco è stato il Midway Geyser Basin, dove abbiamo fatto una passeggiata (si tratta di un loop) sul cratere del geyser e abbiamo visto l’acqua bollente da lui prodotta tuffarsi direttamente nel fiume gelato. Con tutto quel fumo provocato dal calore prodotto dal cratere e tutti quei colori (giallo, arancione, rosso, grigio, azzurro, blu,…) mi sono ritrovata in un’atmosfera veramente magica, sembrava di essere dentro un film della Walt Disney e stavo solo aspettando che spuntasse un unicorno o qualche altro animale fatato. Cosa che, ahimè, non è successa.

Tra i luoghi imperdibili anche l’Artist Point, la cui vista mozzafiato sul canyon e sulle cascate dell’Upper Falls, unita alle fantastiche gradazioni di colore della roccia (che mi hanno ricordato molto la Palette Artist della Death Valley) sembra un capolavoro della natura. Per vedere bene i colori però andateci al tramonto!!!

Ricordatevi inoltre che dallo Yellowstone a Los Angeles ci vogliono tre giorni pieni di macchina, quindi considerate per tranquillità 4 o 5 giornate per avere il tempo di gestire eventuali imprevisti (rottura della macchina, malesseri causati da aria condizionata, cibo, …).

 

 

Ve 27/06 Jackson – Salt Lake City – Elko

Partenza da Jackson verso Los Angeles.

On the road.

Pernottamento a Elko al Motel 6 per 58.23 US$ a coppia.

 

 

Sa 28/06 Elko – Reno – Sacramento – Fremont

Partenza da Elko verso Los Angeles.

On the road. Abbiamo deciso di non visitare San Francisco e la Napa Valley. La prima perché non ci incuriosisce particolarmente, la seconda perché io sono astemia e mio marito non potrebbe bere dovendo guidare (anche se un giretto alla “Sideways” – vi ricordate il film? – potrebbe essere divertente). Preferiamo vedere la costa tra San Francisco e Los Angeles e, soprattutto, riposarci su qualche spiaggia per riprenderci da questo faticoso tour.

Pernottamento a Fremont al Motel 6 per 52.91 US$ a coppia.

 

 

Do 29/06 Fremont – Big Sur (Monterey-Cambria) – Santa Barbara – Ventura (California)

Partenza da Fremont per il Big Sur (il tratto da Monterey a Cambria).

Percorriamo la Hwy 1 dove ogni 100 metri c’è un punto panoramico ma a metà strada dobbiamo tornare indietro a causa di un incendio scoppiato nel parco nazionale di Los Padres. La Lonely Planet, che dava questo posto come imperdibile, diceva: “la costa qui è di una tale bellezza da mettere soggezione”. La definizione non ci trova concordi. Certo, è carino, ma in molti posti della nostra Italia (Sardegna, Puglia, Sicilia,…) e nelle isole tropicali da noi visitate gli scorci sul mare sono decisamente più affascinanti.

Ci dirigiamo a Ventura per informarci sulle Channel Island, soprannominate le Galàpagos californiane. Dopo aver guardato qualche depliant, la cosa non ci convince, sembra troppo turistica, la classica americanata: giro in barca con cocktail, aria condizionata e sollazzi vari. La natura sembra passare in secondo piano e quand’è così il dubbio è che non sia poi così spettacolare. Per di più le vere Galàpagos le abbiamo viste e ciò che si vede negli opuscoli non ci sembra nemmeno lontanamente paragonabile.

Pernottamento al Motel 6 di Ventura per 65.99 US$ a coppia. Chiediamo alla receptionist di prenotarci il Motel 6 di Los Angeles per 3 notti.

 

 

Lu 30/06 Ventura – Malibù – Los Angeles

Partiamo da Ventura diretti alla spiaggia di Malibù per un meritatissimo riposo. Ci sollazziamo al sole!

Pernottamento al Motel 6 di L.A. (Harbor City) per 3 notti al costo complessivo di 215,00 US$ a coppia. A Los Angeles il Motel 6 ha moltissimi alberghi dislocati in tutta la città. Io ho scelto quello di Harbor City perché, oltre ad essere uno dei più economici, stava a metà strada tra Venice e Long Beach, e in più non lontano dall’aeroporto.

 

 

Ma 01/07 Los Angeles

In mattinata visitiamo Beverly Hills, West Hollywood, Hollywood: Rodeo Drive, Hollywood Boulevard, la Walk of Fame (passeggiata da La Brea Boulevard a Vine Street). Vista della scritta Hollywood sulla collina. L’espresso dello Starbucks è veramente buono! E lo shopping su Hollywood Boulevard non è per niente costoso. Finalmente per trovare qualcosa per me non devo andare nel reparto bambini o adolescenti. La taglia 40 esiste anche in America, però corrisponde alla 36.

Nel pomeriggio visitiamo la spiaggia di Santa Monica (il Santa Monica Pier: il molo dei divertimenti) e facciamo una passeggiata a Venice Beach (l’Ocean Front Walk), dove è pieno di bancarelle e mercatini vari.

 

 

Me 02/07 Los Angeles

Trascorriamo la giornata a Long Beach, spiaggia decisamente meno caotica di quelle visitate finora. Finalmente un po’ di silenzio, pace e tranquillità.

 

 

Gi 03/07 RITORNO Volo Los Angeles - Roma

Volo ore 15.20 da LA.

Arrivo a Roma il 4 luglio ore 12.10.

 

 

Mara

mara.zonta@virgilio.it

 

www.mapiesplorazioni.altervista.org

 

 

 

 

 

 

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