Un filo sottile a cavallo tra presente e passato
Diario di viaggio 2008
di Erik Viani
E’
rimasto nei miei occhi lo sguardo di quella donna anziana che, con molta
circospezione, mi invita a scavare nel suo passato.
Vicino
a lei, in piedi, sua figlia che abbraccia in grembo il proprio bambino. Mi
rivolgo all’anziana donna chiedendo se ha altri figli. Mi fissa attentamente
negli occhi ed i suoi cominciano ad inumidirsi ed illuminarsi di luce riflessa
dalle lampade di quello squallido bar in un villaggio a sud-est di Ruhuha in
Rwanda , poi non dice una parola ma alza la sua mano destra avvicinandola al suo
collo e, con quattro colpi, simula quattro tagli netti proprio alla
giugulare………………i suoi quattro figli………!
Si
avvicina prima di allontanarsi, mi saluta e, con estrema forza d’animo, per
chi la sofferenza la coltiva ancora ed è abituata a conviverci, fa’ cenno con
la mano di non parlarne con nessuno,di restare ad ascoltare in silenzio.
Non
dimenticherò mai il silenzio di chi ha vissuto tali agonie e difficilmente
dimenticherà la sofferenza ed ancora oggi mi colpisce la sua gestualità ed il
senso di profondo rispetto nei suo confronti.
Sino
a quel momento nei giorni trascorsi in Rwanda avvertivo un clima morbido,
soffice, vellutato, quasi
irreale.
Mi
sono chiesto : “Ma è mai possibile che neanche quindici anni fa, nello stesso
periodo, negli stessi luoghi, nell’arco di tre mesi una carneficina ha portato
alla distruzione di due popoli provocando più di seicentomila vittime;
praticamente una generazione intera. Ed ora, sorrisi e strette di mano mi
circondano. Mani giovani, senza rughe , senza tempo.
Dove
sono i più anziani?... … …” Ora mi sono dato una risposta :”… i pochi
rimasti, rimpiangono i propri figli.”
Ancora
l’olocausto sale in superficie quando passiamo a Nyamata, un paese vicino alla
capitale, nella cui chiesa rimangono ancora appoggiate sulle panche le vesti
delle persone massacrate dall’idiozia. Come petali di rosa soffiati via da un
vento di rabbia improvviso sembrano ancora che vaghino alla ricerca di un “
perché ”. Il silenzio incute timore e la flebile luce nell’oscurità segna
il tempo fermato al 07 maggio di quattordici anni fa’.
Questa
lotta crudele, rapace e spietata invariabilmente produce più sofferenza. Ed è
l'essere umano che sperimenta la sofferenza nella sua forma più acuta.
"Le sofferenze della vita
possono aumentare così tanto che la morte, che fino a quel momento era stata
temuta più di ogni altra cosa, viene attesa con ansia." Di
conseguenza può essere benissimo che " la brevità della vita, della quale ci si lamenta costantemente,
diventi la sua migliore qualità".
Arthur Schopenhauer - (1788-1860)
Il Rwanda, come l’Uganda
prima, escono da tristi palcoscenici di brutti ricordi ed infauste tragedie,
dove oggi, l’eco di questi avvenimenti viene preso come esempio per una
ripresa verso una direzione di pace e speranza anche se………basta un leggero soffio
per fermare ancora il tempo.
La natura di questi stati
offre un caleidoscopio di colori e possibilità di visitare diversi habitat a
breve distanze tra loro.
Si spazia dalla savana del
Qeen Elizabeth N.P. e Murchison
Falls N.P. in Uganda ed Akagera N.P. in Rwanda, ai grandi laghi del Lake Mburo
N.P. e Lake Kivu; dalla giungla del Nyungwe N.P. in Rwanda alle grandi montagne
del massiccio del Rwenzori, del monte Elgon ed i vulcani del Mgahinga N.P. in
Uganda.
In Uganda inoltre, nel lago
Vittoria, ci sono diverse isole facilmente raggiungibili dalla capitale ideali
per un breve soggiorno di sole e tranquillità i cui tramonti sono semplicemente
da incorniciare nei propri ricordi.
Un viaggio offre spesso la
possibilità di conoscersi meglio ed entrare più facilmente in contatto con
realtà distanti e spesso dimenticate; mi ha aperto la strada dei propri limiti,
rendendola in tal senso più emozionante ed adrenalinica.
E’ nato con la voglia di
condividerlo con compagni d’avventura di vecchia e nuova data ma soprattutto
lo dedico ad una persona speciale che avrebbe dovuto assaporarlo insieme a noi
ma ci ha lasciato camminare soli lungo la strada vegliandoci dall’alto; dalla
vetta del monte Sabinyo sulla linea che delimita il confine tra Congo, Rwanda ed
Uganda il tuo sorriso ci illuminerà per sempre.
Non
scorderò mai i colori delle due bandiere perché sono stati i comuni
denominatori delle miei emozioni : rosso ; verde ; giallo ; azzurro ; nero.
Ogni tonalità rispecchia
l’anima della natura e personifica la natura dell’uomo.
L’
Africa nera è come un labirinto di specchi, devi fare attenzione a come ti
muovi, ma se trovi la strada giusta, ti può portare in paradiso.
Spesso mi sono domandato come poteva
essere questo paradiso prima che l’uomo deturpasse e trasformasse questo
ambiente … in parte mi sono dato una risposta ……. ma ad ogni risposta si
apre una nuova domanda, non smetterò mai di fermarmi :
-03/05 Milano - Entebbe volo
intercontinentale con Egypt via Cairo
-04/05 Entebbe
– Mweya ( Queen Elizabeth N.P.) km.450
Arrivati in aeroporto di mattina presto ed immediatamente, neanche il
tempo di riprendere gli zaini, avviamo il motore per raggiungere il Queen
Elizabeth N.P.
È ancora buio e passiamo per la capitale. Cambio in nero, breve ma vorace
colazione a buffet nel primo ristorante aperto, la prima luce dell’alba ci
indica la strada e con decisione partiamo verso ovest.
Il tempo è bello e fortuna vuole che, nonostante siamo ancora nella coda
della stagione delle piogge, forse “qualcuno” da lassù ci fa’ buon viso.
I paesaggi che si susseguono sono in continuo movimento sino a raggiungere
la rift valley che, dall’alto
dell’altipiano, si presenta come una tavola multicolore con un verde
lussureggiante ed un giallo intenso con tonalità di rosso fuoco che tratteggia
la strada sterrata delle piste che delimitano il parco.
Subito all’entrata un elefante sul ciglio delle strada, spaventato dalla
nostra presenza, si innervosisce ed incute timore a sua volta a due ragazzi che,
abbandonate le biciclette lungo la strada, se la danno a gambe levate verso il tramonto all’orizzonte.
Poco dopo un leone che, con un infingarda voglia di camminare, nel vederci
avvicinare, si alza e lentamente si sposta verso l’erba più fitta cercando un
po’ di riservatezza.
Raggiungiamo la nostra accomodation all’ Institute of Ecology, un
dormitorio dove, per fortuna, essendo in sette, ci offrono un appartamento solo
per noi.
-05/05 Queen
Elizabeth N.P. km.80
Sveglia all’alba, un freddo umido penetra nelle ossa, ed è ora di fare
il primo vero game drive attraverso il parco nella zona di Kaseny e del lago
George. La luce non è ottimale per scattare le prime foto, ma l’atmosfera è
idilliaca.
Tre leoni maschi si intravedono nella savana ed altri animali ci
controllano ad ogni spostamento.
Nel pomeriggio, al nostro rientro, prenotiamo un’escursione in barca
attraverso il Kazinga channel che collega il lago George al lago Edward. Un
istmo naturale lungo più di 30 km e ricco di fauna acquatica : ippopotami,
bufali, coccodrilli e diverse specie di uccelli.
Ormai cala la sera e, volgendo lo sguardo verso il Congo innanzi a noi,
salutiamo questo incantevole paesaggio e rimandiamo a domani il nuovo scenario.
-06/05 Queen
Elizabeth N.P. km.130 Transfer to Ishasha
Lasciamo la zona dei laghi a nord del parco per spingersi a sud verso
Isasha dove vivono I famosi leoni arrampicatori. Lungo la direttiva decidiamo di
fare un breve ma intenso trekking lungo la gola del “chambura gorge”.
Si tratta di una faglia depressiva tra due altipiani dove vi è un habitat
ed un microclima caratterizzato da foresta umida con un corso d’acqua che
scorre nel fondo valle e, come un polmone, alimenta la vita circoscritta in
quest’aerea.
In questa piccola giungla è facile incontrare diverse specie di primati
tra cui alcune famiglie di schimpazee e colubi dalla lunga coda.
Riprendiamo la strada sterrata ed attraversiamo un lungo tratto di fitta
foresta lungo la quale l’incontro con altri mezzi è sempre più raro ed
inaspettato. Raggiungiamo l’appendice meridionale del parco nel pomeriggio ed
immediatamente la nostra guida, appassionato ambientalista, ci conduce nella
zona dei grandi fichi dove normalmente salgono i leoni per una siesta dopo la
caccia.
Il bottino è magro, oltre a grossi branchi di impala ed altre antilopi,
non si scorge alcun’altra ombra animale.
Raggiungiamo il nostro lodge giusto per una doccia fresca ed una cena
energetica.
-07/05 Queen
Elizabeth N.P. – Kisoro via Bwindi impenetrable forest N.P. km.120
Non soddisfatto della magra campagna naturalistica del giorno prima, Amos
la nostra guida, detta anche “occhio di lince” perchè con un occhio guida e
con l’altro riesce ad avvistare un passero a più di cento metri di distanza,
ci ha ricondotto a caccia dei leoni di Isasha. Quando ormai anche lui inizia a
rassegnarsi, nel fitto della savana, avvistiamo tre
grossi giovani leoni maschi che giocano tra loro e, probabilmente sazi e
soddisfatti del pasto, girano
intorno al nostro mezzo e si accucciano in mezzo alla strada quasi volessero
mettersi in posa.
Sarà un caso, ma ad ogni desiderio espresso il giorno prima, quello
successivo si avvera e questo si ripeterà per tutto il viaggio………sarà la
nostra stella da lassù.
Riprendiamo il percorso oltrepassando il Queeen Elizabeth ed iniziando a
salire per le pendici dei monti che circondano le foreste di Bwindi.
Dalle tonalità di verde acceso che si osservano a perdita d’occhio si
ha proprio l’impressione di entrare nel fitto di una vegetazione inesplorata e
selvaggia. In questa zona vivono ancora circa 340 esemplari di gorilla di
montagna. Per motivi di tempo, permessi, ecc ecc, lasciamo riposare i gorilla in
santa pace e pensiamo ai parchi successivi.
Lungo la strada dobbiamo fermarci per una sosta forzata causa acqua del
radiatore in ebollizione, il sali e scendi è stato faticoso anche per il nostro
mini van da nove posti.
Parcheggiamo ai lati della carreggiata e rabbocchiamo il radiatore
attendendo qualche minuto che si raffreddi ; gente incuriosita si riunisce
interno a noi ed alcuni volti emaciati di bambini mi colpiscono. Sino ad ora non
avevo notato particolari asprità e sofferenze alimentari; probabilmente la vita
dura di montagna si fa sentire anche fisicamente.
Giungiamo verso Kisoro nel tardo pomeriggio, dopo un’intera giornata di
un viaggio intenso ed interminabile.
La strada è tutta in sterrato e la gente intorno ad essa respira i fumi e
le polveri senza farci più caso.
Man mano scendiamo di quota sino a raggiungere i duemila metri del paese,
si ha la sensazione di aver intorno uno scenario spettacolare, a maggior ragione
al calar del sole.
Le tonalità rossastre del tramonto illuminano le creste dei vulcani che
fan da sfondo all’amplia vallata dove, ad un lato si trova il lago Mutanda e
sullo sfondo l’interminabile tavolato del Congo.
Prendiamo le camere in un albergo dove, si intravedono le cime dei vulcani
del parco Mgahinga e “ciliegina”, troviamo una calda ed accogliente sauna
rigenerante.
-08/05 Trekking e canoa tour al lago Mutanda km
15
Percorriamo a piedi la collina che divide Kisoro dal lago ed al colmo ci
soffermiamo ad osservare un panorama che a 360° spazia sull’intera vallata.
Lungo il cammino incontriamo piccoli pastori, coltivatrici di fagioli con
in schiena i propri piccoli, gente curiosa che accorre a salutarci ed infine il
lago Mutanda.
Acque torbide lambiscono la riva ed Arta, questo è il nome della nostra
guida, ci invita a salire a bordo di rudimentali canoe scavate nel legno grezzo
di non so quale pianta locale.
Prima ci concediamo un breve bagno nelle acque fredde e di un colore poco
rassicurante. Nessun problema, con la pioggia che cade, posso immaginare
l’ingrossarsi degli affluenti e con loro il fango e la terra trasportata nel
bacino naturale.
Con le canoe passiamo da una riva all’altra sino a raggiungere dei
canneti dove Arta vuole farci vedere i serpenti. Solo ora capisco perché voleva
farci indossare scarpe con calzoni lunghi. Raggiungiamo una grossa palma alla
cui base sa di trovare la tana di un pitone.
L’ospite non tarda ad arrivare, un enorme esemplare di pitone dove,
sentendo il nostro vociare subito si rifugia in uno dei tanti buchi che
conducono alla tana.
Sempre vicino alla palma vediamo residui di pelle secca in questo caso di
cobra reale dove con “molta” calma e sangue freddo cerchiamo di raggiungere
con un bastone e raccogliere come ricordo. Non nascondo l’adrenalina a mille e
la paura alle stelle.
Rientriamo con le canoe alla nostra riva e con Arta ed altri amici
conosciuti nella vicina scuola diamo quattro calci ad un pallone portato
dall’Italia.
Un caldo boia mi limita nei movimenti, il sudore scorre a litri e poco
dopo la partita regalo in premio il pallone al più veloce ; Weah il fuoriclasse
di Kisoro si è aggiudicato il trofeo in palio.
Rientriamo in paese giusto in tempo per il mercato locale. Un tripudio di
colori con i prodotti tra i più strani e particolari e, naturalmente un grande
caos.
Acquistiamo sette pezzi di canna da zucchero, un casco di banane nane e
due ananas da mangiare in albergo.
La sauna prima della partita a carte ci riconcilia dopo la baraonda post
mercato e l’incontro di pallone.
-09/05 Mgahinga
National Park - Trekking al Mt.
Sabinyo (3669m) km
14
Finalmente
il mio giorno !
Questo
momento era desiderato da tempo ed ora lo vivo in prima persona.
Con
il nostro mezzo raggiungiamo il campo base del parco dove, con due guide locali
partiamo per la spedizione verso le tre vette del monte Sabinyo.
La
spedizione è composta : dal sottoscritto, che ancora portava i postumi
della caduta del giorno precedente ; Claudia,
che sino all’ultimo era indecisa e solo dopo una promessa si è aggregata al
gruppo ; Grazia la romagnola
tutta forza e salute ; Flavio lo stambecco valtellinese ; due
americani dell’Alaska e due studenti di Kampala.
Il
primo tratto molto facile e dolce mi invita a pensare che in poco tempo
raggiungiamo le cime. Poco dopo la foresta di bambù a quota 2400 circa inizia
il vero e proprio percorso e la montagna rivela la reale identità.
Una
serie di scale in legno ci fanno da passaggio nei tratti più ripidi e scoscesi
e questo non fa’ altro che rompere il ritmo stancandoci ancora maggiormente.
La salita è sempre più faticosa ed il respiro man mano ci alziamo di quota
sempre più affannoso.
La
foresta si apre con barbuti licheni che rivestono e coprono gli alberi quasi
volessero proteggerli dalle intemperie. Non si sente alcun rumore se non il
nostro respiro affaticato.
A
quota 3200 raggiungiamo la prima vetta e, gurdando verso la seconda, mi domando : « Ma
chi me l’ha fatto fare ? »... ... ... La linea dello spartiacque
che disegna il confine tra Rwanda ed Uganda è larga giusto la misura dei nostri
passi ed a destra ed a sinistra scoscese pareti rivestite di arbusti di piccola
taglia scendono sino ai piedi della vallata.
La
vista panoramica è da mozzafiato ed in lontananza si scorge anche il Congo
visto che la vetta più alta traccia il vertice tra i tre Stati.
Raggiungiamo la seconda cima
a quota 3500 e poco dopo l’ultima e più alta a quasi 3700 mt. Le ultime scale
sono state le più tremente e faticose in quanto la pendenza si è accentuata e
la respirazione sempre più affaticata.
Il raggiungimento della cima
finale è stato accolto come un urlo liberatorio dopo quattro ore e venti minuti
di pensieri strani ed incubi ricorrenti ; ma il pensiero si è rivolto per
un istante verso l’alto dove un angelo custode ci ha salutato con un sorriso
ed a lui una poesia abbiamo dedicato.
Quasi mi avesse ascoltato, al
ritorno, mi son sentito carico come una F1 alla griglia di partenza e, la
discesa l’ho fatta volando letteralmente in meno di due ore con la compagnia
di uno dei due studenti di Kampala che quasi era incredulo nel vedermi saltare
le scale quasi fossi matto da legare. Dopo una mezz’ora circa anche gli altri
ci hanno raggiunto al campo base e felici e sudati come dei cammelli dopo una
corsa araba, ci siamo lavati ed assetati in albergo consapevoli di aver
raggiunto e superato il famoso 'Old man’s teeth' del monte Sabinyo.
-10/05 Mgahinga
National Park – Cyangugu via Kigali e Butare km 430
Neanche
il tempo di smaltire la stanchezza dell’ascesa del vulcano che si riparte alle
prime ore dell’alba non prima di aver perso per strada le solite borse causa
mal funzionamento della chiusura dello sportello del baule di carico.
Ricuperato
il carico ci avviciniamo alla dogana rwandese con un filo di timore e un pizzico
di curiosità.
Espletate
con lentezza le solite formalità burocratiche : compilazione form di
uscita dall’Uganda ed entrata in Rwanda, timbri a non finire, pagamento
visto d’ingresso ed entriamo nel nuovo Stato africano.
Tutti
pensavamo ad un Paese povero sull’orlo della miseria, ed invece la prima
impressione si è rivelata sbagliata, appariva più progredito e più ricco
dell’Uganda.
Strada,
subito dopo il confine, asfaltata ; case in mattone e scuole ben attrezzate
ed organizzate.
Ma
non ho voluto giudicare solo dopo i primi km percorsi all’interno anche perchè
quella zona è molto rinomata per i gorilla di montagna del P.N. des Volcans e
dal vicino Uganda giungono molti turisti per i vari trekking.
Ci
addentriamo sempre più nel cuore del Paese sino a passare di sfuggita dalla
capitale Kigali e da Butare famoso centro dovo sorge il memoriale ai caduti del
genocidio.
Poco
dopo passiamo attraverso la fitta foresta del Nyungwe N.P.. Le nuovole sono
sempre più pesanti e minacciose ed infatti, un forte temporale ci viene
incontro costringendoci a percorrere gli ultimi km prima di Cyangugu ad una
velocità da lumaca causa anche la strada piena di buche ed animali di ogni
forma e specie lungo i lati ed a volte anche nel bel mezzo della carreggiata.
Arriviamo
ormai la sera a destinazione, dopo una giornata intera di viaggio,stanchi e
desiderosi di una doccia calda ed un po’ di riposo.
-11/05 Cyangugu - Lake Kivu – visita Nkombo / Ishwa islands
km
30
La
mattina ci svegliamo con un sole che illumina i nostri bungalow alla « Peace
Guest House ». Una moderna struttura inaugurata dal presidente del Rwanda
nel 2000 ed ubicata sulla cima di una collina che si affaccia sul lago dalla cui
sponda opposta di scorge il vicino Congo.
Decidiamo
di organizzare una traversata con una barca a motore sino alle vicine isole di
Nkombo e Ishwa.
Il
rifornimento di carburante è un grosso problema per questi Stati in quanto
normalmente grossi camion cisterne, a volte anche mezzi obsoleti, sfidano le
strade, la natura e le guerre per andare sino alle raffinerie di Mombasa sulla
costa kenyota per un carico ; ed infatti abbiamo dovuto attendere parecchio
tempo attraccati sul confine con la vicina dogana congolese per acquistare pochi
litri di benzina ed olio per miscela.
Finalmente
ripartiamo verso le isole e lungo la traversata incrociamo imbarcazioni di
pescatori locali e di trasporto passeggeri.
Le
isole che andiamo a toccare sono ricche di vegetazione ed in quella più grande,
Nkombo, si vedono anche piantagioni di caffè e banane.
Approdiamo
sulla costa dell’isola Ishwa per un paio di immersioni nella acque tiepide e
pulite del lago Kivu per poi rientrare al molo di partenza.
Al
rientro nell’accomodation incontro la signora della reception la quale mi
invita in chiesa ad assistere alla messa cantata in gosphel dal coro cui lei
appartiene.
Inizialmente
non mi vedo tanto entusiasta ma la curiosità prevale ed allora con gli altri
amici entriamo in chiesa.
E’
gremita da ogni parte e la gente, nella penombra, ci osserva incuriosita come
fossimo dei marziani atterrati sulla Terra.Ci riservano delle panche in prima
fila e vicino a me siede la signora della guest house la quale mi traduce in
inglese ogni passo dottrinato dall’oratore di turno.
Più
di due ore di canti ed alleluja ma il bello arriva quando mi chiede di parlare
al microfono ; perchè no ! Ringrazio tutti e mi aggrego al coro con
un paio di alleluja. Successivamente mi chiedono di cantare nella nostra lingua
ed allora, con gli altri compagni di viaggio, ci
facciamo coraggio ed intoniamo « Romagna Mia » con tanto di
traduzione (improvvisata) in inglese. Sono momenti che resteranno per sempre nei
miei ricordi visto la circostanza, ed il clima di amicizia che si è venuto a
creare.
Saltiamo
la partita di carte serale visto la levataccia della mattina successiva.
-12/05 Cyangugu
– Nyungwe N.P. – Butare km
200
Sveglia
alle 02 :00 !
Un
buoio tenebroso ci bussa alla porta. Prepariamo gli zaini di fretta e furia e
carichiamo il tutto sul nostro mezzo.Ci dirigiamo prima al quartier generale del
parco per raccogliere la nostra guida ed insieme ad altre due viaggiatrici
canadesi ci rechiamo verso Kibangiro.
Percorriamo
gli ultimi 20 km su una strada impervia piena di buche, raggiungiamo l’inizio
del sentiero e scendiamo lungo il percorso nel mezzo della giungla. Siamo molto
fortunati poichè, neanche dopo mezzora di cammino, avvistiamo sopra un grosso
albero di fichi una famiglia di scimpazee.
Il
grosso maschio dominante innanzi a noi urla e gesticola e gli altri componenti
del branco, a turno, rispondono saltando di ramo in ramo.
Dopo
una lunga ed accurata osservazione di questi primati decidiamo di rientrare al
campo base del parco passando attraverso un paesaggio collinare dipinto di un
verde smeraldo ed interamente coperto di piantagioni di tea con lavoratori
all’opera nelle varie mansioni.
Lasciamo
la guida e ci dirigiamo verso Butare attraversando interamente la fitta giungla
del Nyungwe N.P.Lungo la strada osserviamo parecchie specie di scimmie, uccelli
e piccoli mammiferi.
All’arrivo
un grosso temporale ci accoglie e prendiamo posto presso la « Procure d’Accueil »
del « Centre Saint Jean Baptiste » vicino al centro cittadino.
Dopo
sei ore circa di viaggio ci facciamo una calda doccia e ceniamo con gli altri
ospiti del centro.
-13/05 Butare
– Ruhuha via Nyanza km
120
Ripartiamo
a metà mattinata e dopo gli ultimi 40 km di sterrato arriviamo alla missione di
Ruhuha verso le 14 :00.
Il
paesaggio è notevolmente cambiato ; dalle fitte ed umide foreste
dell’ovest si aprono grandi spazi di savana e vegetazione di basso fusto.
Il
caldo è più secco ed opprimente ma, per quanto mi riguarda, sopportabile. Al
nostro arrivo ci accoglie Padre Onesphore con Paolo, un signore di Pordenone
arrivato in missione pochi giorni prima.
Subito
scarichiamo le borse che ci siamo portate appresso dall’Italia per consegnarle
alla missione : abbigliamento di ogni taglia e misura, cappellini,
sandaline, palloni, medicinali,
penne, matite, temperamatite e
caramelle riempivano due grandi tavoli posizionati apposta per l’occasione.
Facciamo
una breve cernita per dividere il materiale : medicinali per il dispensario ;
caramelle, pastelli colorati e palloncini per l’asilo ; abbigliamento,
penne e sandaline per la primary scool e la rimanenza per la secondary scool.
Passeggiamo
lungo la strada polverosa di Ruhuha e la gente accorre a salutarci ed ad
invitarci a scattare delle foto con loro.
Ammiro
molto la loro cordialità e disponibilità anche se non nascondo un po’ di
riservatezza nel mantenere una certa distanza nel rispetto reciproco. Nonostante
tutto un abbraccio ed una pacca sulla spalla vengono destinati a tutti i ragazzi
intorno a noi ; ci prendono per mano e ci invitano a camminare con loro.
La
sera Pr. Onesphore ci organizza un banchetto sotto le stelle a base di carne di
capra e pollo bagnate da litri di birra le cui bottiglie vengono buttate per
terra e poi contate come « cadaveri di guerra » : uno, due, tre
... ... ... tredici cadaveri rinvenuti a terra.
-14/05 Ruhuha
e d’intorni km
50
La
mattina veniamo invitati alla messa dedicata alla scomparsa della nostra amica.
Quando
Pr.Onesphore prende in mano la targa in sua memoria ed in dialetto locale,
descrive ai presenti il vero significato dell’amicizia e dell’affetto che ci
lega, non riesco a trattenere l’emozione. Ancora adesso mi è difficile.
Un
canto gosphel ritmato da un bongo accompagnia il nostro saluto verso il cielo.
E’
meraviglioso e nello stesso tempo toccante vedere tutte queste persone così
assorte e rispettose verso un’amica bianca distante un Continente da loro.
Pr.
Onesphore continua a ripetere : « Erik, lontano dagli occhi non
vuol dire lontano dal cuore » ed in questa circostanza non vi è cosa più
saggia e veritiera.
La
giornata trascorre così velocemente che è difficile riuscire a comprimere in
un unico giro d’orologio tutte le cose che dovremmo fare e vedere.
Iniziamo
con la visita al vicino dispensario dove portamo una borsa intera di medicinali
di primo soccorso. L’ambiente è gremito di gente di ogni età ed in mezzo
alla sala d’attesa una grossa bilancia da pesa viene utilizzata per registrare
ogni singola variazione. Anche una minima differenza di peso può essere indice
d’allarme per qualsiasi malattia, malaria in primis.
Poco
dopo ci rechiamo all’asilo, a poche centinaia di metri dal dispensario. A
sopresa portiamo tutti i palloni gonfiati per l’occasione ed un sacco di
caramelle. Lo stupore dei bambini lo si legge dal loro sguardo quasi incredulo e
nello stesso tempo gioioso e divertito. Purtroppo non abbiamo tanto tempo ed
allora subito rientriamo per pranzo per poi concederci una breve pausa lungo la
quale passeggiamo nella polverosa via principale di Ruhuha per poi raggiungere
il nuovo villaggio dove abbiamo contribuito, grazie anche alla donazione di
amici e società, alla costruzione degli ultimi tetti in lamiera per completare
l’opera.
Alcuni
hanno già abbandonato le vecchie abitazioni in capanne per raggiungre questo
nuovo villaggio dove, entro agosto,
si prevede l’ultimazione. Tempo di salutare un gruppo di bambini che giocano
con un acquilone ricavato da uno spago di plastica ed un sacchetto bianco
tagliato alle estremità che già raggiungiamo la primary scool a pochi
chilometri.
E’
costituita da due classi, la prima e seconda e la terza classe in fase di
realizzazione. Mentre i bambini fanno lezione, nell’ala adiacente un gruppo di
operai/e montano le travature in legno sui muri portanti ed iniziano a legarle
con spago e cemento.
Entriamo
nelle due aule mentre i rispettivi maestri cercano di dar lezione ma invano.
Oggi per loro è un giorno di festa ; apriamo i borsoni e distribuiamo le
matite, penne e doniamo i sandali a chi ne è sprovvisto. Fortuna vuole che li
calzano a perfezione e ciò ci dà soddisfazione.
Lasciamo
la scuola dopo una breve passeggiata lungo le risaie e l’orto coltivato
appositamente per le loro provviste, di proprietà della diocesi, per
raggiungere prima una grande piantagione di ananas sempre di loro proprietà e
poi una chiesetta in costruzione.
Si
chiamerà « Chappelle Sainte Elisa » e vi sono solo, per ora, le
fondamenta, ma vicino ci sono i mattoni fabbricati appositamente da una macchina
proveninte dal Belgio pronti per essere posati.
Anche
in questo caso Pr. Onesphore sottolinea l’importanza della chiesa per la
comunità locale in quanto temporaneamente è costretta a fare diversi
chilometri per raggiungere quella più vicina.
Come
ultima tappa, ci rechiamo nel vicino villaggio a pochi chilometri dal confine
con il Burundi per assaporare la prima « Amstel » beer
d’importazione burundese.
In
quel bar , senza nome e senza luci il tempo si è fermato a quattordici anni
fa’... ... ...
Al
rientro onoriamo la tavola con diverse pizze sfornate per l’occasione del
nostro ultimo giorno. Per la prima volta vediamo anche le suore della diocesi
sedute vicino a noi che, come se fossero al cinema, gustano la pizza davanti ad
un video di musica gosphel.
L’atmosfera
è molto frizzante e sembra di trascorrere la serata con vecchi amici conosciuti
in non so quale bettola africana.
-15/05 Ruhuha
– Akagera N.P. via Kigali km
180
Facciamo
colazione insieme ad Onesphore ed amici, e siamo ai saluti di rito. La voglia di
rivedere queste fantastiche persone è tanta e non si sa mai : « Lontano
dagli occhi non vuol dire lontano dal cuore », per cui mi riservo
l’occasione per un ritorno futuro.
Riprendiamo
la strada verso la capitale e raggiungiamo una famosa località per una triste
tragedia accorsa durante il periodo del genocidio. Siamo a Nyamata nella cui chiesa il
07 maggio ’94, durante la cerimonia, vennero massacrate a colpi di macete più
di cinquecento persone.
All’uscita
ci fanno compilare un registro con una dedica ed un piccolo lobolo per le
vedove. Cosa scrivere, le parole non bastano per riempire quei vuoti senza
ragione.
Passiamo
da Kigali, un città senza un propria identità e fisionomia, e ci avviciniamo
al parco. Gli ultimi quaranta chilometri li facciamo con una strada sterrata di
una polvere colore rosso porpora.
Nel
pomeriggio entriamo nel parco in tempo per fare prima un game safari lungo la
parte sud dove vivono gruppi di zebre e giraffe e poi una gita in barca a motore
per raggiungere al tramonto un isoletta abitata da tantissime specie di uccelli
acquatici e coccodrilli pronti per il pasto serale.
La
natura è a dir poco splendida ed il sole che si specchia nel lago Ihema, sul
confine con la Tanzania, sembra un
dipinto di Manet.
-16/05 Akagera
N.P. – Lake Mburo N.P. via Kagitumba km
340
Sveglia
alle prime ore dell’alba e partenza dopo colazione. Il viaggio per raggiungere
il parco è molto lungo ed il caldo non tarda a mancare.
Raggiungiamo
la dogana verso mezzo giorno e ci fermiamo lungo la strada per un veloce pranzo
al sacco. Una gomma bucata del nostro mezzo rallenta il percorso ma sicuramente
non ci scoraggia. Mentre Amos è ai box per la riparazione, noi decidiamo di
percorrere la strada a piedi per poi incontrarci più avanti.
Ci
fermiamo nuovamente per una breve tappa lungo la linea dell’equatore per
comprare qualche souvenir e nel tardo pomeriggio raggiungiamo il gate del parco.
Decidiamo
di campeggiare negli spartani ma accoglienti bungalow al Rwonyo
Camp dove gruppi di impala brucano tranquillamente nelle vicinanze e teneri
madri di facocero riposano insieme ai propri cuccioli.
Dobbiamo
prendere il nostro mezzo per andare al ristorante in quando è situato a pochi
chilometri lungo la sponda del lago
Mburo. E’ un posto fantastico dove finalmente si vede conciliare la natura
umana con quella animale. Tutt’intorno non vi è niente, nessuna luce
artificiale, nessun rumore umano se non il nostro vociare. L’unico chiasso, lo fa’ un ippopotamo che proprio a pochi metri dal
ristorante, esce dall’acqua , si stira, sbadiglia un paio di volte e, con una
plombe da attore rodato, si mette a brucare intorno come se niente fosse.
La cena a
lume di candela disegna un’atmosfera puramente africana con un cielo
illuminato a giorno da una luna piena che sorride all’ippopotamo intorno a
noi.
Una doccia spartana come ultima volontà di una
giornata felicemente vissuta prima del meritato riposo.
-17/05 Lake
Mburo N.P. – Entebbe via Kampala km
295
Siamo
ormai di ritorno per la prima tappa verso l ’aeroporto di Entebbe. Claudia ci
deve abbondonare, non prima di aver assaporato un altre lungo e divertente
viaggio a bordo della nostra caffettiera 4WD.
Non
ci ha mai tradito, nonostante strade dissestate, lunghe tappe di percorrenza,
diversi game drive anche su terreni a volte impraticabili. Un complimento va
anche ad Amos che ha dimostrato tutto il suo valore di grande guida esperta e
professionale.
Anche
se noi ci fermiamo altri giorni, ci sembra quasi di partire con Claudia. Abbiamo
trascorso un viaggio con così tanta intensità e passione che si ha
l’impressione che un pezzo del puzzle venga a mancare e conseguentemente cala
un filo di tristezza sui nostri volti.
Tiriamo
notte con la solita partita a carte ed è già ora di accompagnarla in
aeroporto.
Domani
sarà un altro giorno.
-18/05 Entebbe isole Ssese km 40 via ferry.
Lasciati
alle spalle la terra ferma e tutti i ricordi spesi in compagnia di Claudia ed
Amos, facciamo tappa al molo per prendere il ferry che ci condurrà su l’isola
di Bugala nella baia di Lutoboka.
Le
quattro ore di traversata le spendiamo in vecchie reminescenze e racconti di
viaggio passati tra Uganda e Rwanda.
Giungiamo
sull’isola verso le 17 :00 pm e lungo il litorale raggiungiamo il nostro
albergo.
Il
posto è tale e quale a due anni fa ;
le aquile pescatrici che dominano dall’alto delle piante ai bordi
dell’albergo, lo stesso focolaio in spiaggia, la stessa barca in legno verde e
gialla un po’ più attempata e gli stessi colori fantastici del tramonto.
Un
tramonto che insieme ad Elisa avevo dipinto nel ’06 lo rivedo con tonalità più
accese quasi volesse renderci omaggio del nostro ritorno ... ... ...
-19/05 Isole
Ssese
Ci
svegliamo sotto un forte temporale che sembra non smetta più ; il cielo
plumbeo, carico di pioggia e lampi
a grappolo ci inveisce contro. Sembra una giornata storta ed invece, piano
piano, un pallido sole fa’ capolino e ci rimette con l’umore giusto per una
breve escursione lungo l’isola direzione sud-est.
Capitiamo
in un viallaggio, dopo aver scollinato e percorso alcuni chilometri lungo una
strada piena di pozze e fango, dove incontriamo un volontario belga che da due
anni vive aiutando le ragazze locali e bambine minorenni vittime di stupri e
violenze sessuali.
Ci
racconta che la disinformazione e la mancanza d’istruzione sono tra le
maggiori cause del diffondersi dell’AIDS e malattie sessualmente trasmettibili
come l’epatite B.
I
dati che ci espone sono eloquenti di un quadro a dir poco drammatico ; sui
40.000 abitanti dell’isola, la metà sono sotto i 15 anni di cui l’80 %
sieropositivi e la metà portatori del virus HIV. Non commento !
Salutiamo
l’amico belga e rientriamo all’accomodation per immortalare l’ultimo
tramonto seduti intorno ad un falò
acceso dai ragazzi locali.
Le
fiamme calde ed intense si mischiano con il riflesso dorato del sole al calare
sullo specchio del lago e gli uccelli man mano, come delle comparse in un film
d’azione, scorrono lungo lo sfondo disegnando giochi di ombre cinesi
spettacolari.
Queste
immagini vengono catturate nella mia mente e come un flashback faccio scorrere
tutte le emozioni passate in questa lunga ed appassionante avventura africana.
Non
ho parole ... ... ... resto in silenzio ad ascoltare.
-20/05 Isole
Ssese - Entebbe km 40 via ferry
Rintriamo
ad Entebbe non prima di aver vissuto l’ultima ed emozionante avventura.
Prendiamo frettolosamente il furgone che ci porta al molo, poco dopo si ferma
lungo la strada sotto una pioggia fastidiosa. Senza dire alcuna parole,
l’autista esce e scompare nel retro. Il ferry alle 08 :00 in punto parte
e noi, come sacchi di patate, fermi sul mezzo ormai da dieci minuti ad
aspettare. Ore 07 :40 prendo l’iniziativa con Flavio di abbandonare il
furgone ed iniziare a correre verso il porto. Mentre gli altri compagni
camminano lungo la strada impantanata cerco di affrettare il passo e sento in
lontananza il suono della tromba che annuncia la partenza prossima. Aumento la
velocità ed intravedo una motocicletta con tre passeggeri a bordo, alla
disperata chiedo un passaggio e con il seguente schieramento a sandwich riesco a
raggiungere il molo : guidatore, bambino, secondo passeggero ed io che
reggo la sua valigia ed in spalla il mio zaino.
Arrivo
in leggero anticipo lavato da capo a piedi ed avviso dell’eventuale ritardo
dei miei amici dove, coincidenza vuole che, nel contempo, mi raggiungono con il
nostro mezzo.
L’autista
era sceso a prendere una tanica di benzina essendo rimasto a secco e, giusto in
tempo, è riuscito, in zona « last minute », a riparare al danno.
Raggiungiamo
Entebbe nel primo pomeriggio e ne approfittiamo per spendere gli ultimi
rimasugli di moneta locale in souvenir ed aspettiamo
l’arrivo delle tenebre per calare il sipario del nostro fantastico ed
indimenticabile viaggio.
-21/05 Entebbe
– Milano volo intercontinentale con Egypt via Cairo
Giungo
a casa la sera, non mi sento particolarmente stanco, aspetto con calma la notte,
spengo
la luce e rimbocco le coperte, non riesco a prender sonno ; davanti a me ho
ancora lo sguardo di quell’anziana signora dagli occhi lucidi che mi accenna
di stare in silenzio ed io, con profondo rispetto, ascolto ... ... ... ascolto in silenzio.
................ho
una gran voglia di ripartire.
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Cambio
monetario al 01.05.08
RWANDA |
Franco
Ruanda |
RWF |
163 |
844.910 |
543.7004 |
UGANDA |
Scellino
Ugandese |
UGX |
126 |
2615.73 |
1683.2212 |
STATI
UNITI |
Dollaro
USA |
USD |
001 |
1.554 |
1.0000 |
RINGRAZIAMENTI
Innanzitutto un grazie di cuore a :
-Ornella, Silvia, Grazia, Claudia, Marta e Flavio, i miei compagni inseparabili di viaggio;
-Amos ed alla Merit Safari per il noleggio in Uganda e Rwanda;
- tutte quelle persone che si adoperano anima e corpo seguendo un proprio
ideale di aiuto e soccorso oltrepassando confini e barriere socio – culturali
dove la nota dominante è il “dare” non il “ricevere”………perché per ricevere c’è sempre tempo. Bastano
solo gli sguardi grati e felici di chi ti incontra;
-Pr.Onesphore e tutto il suo staff nella missione di Ruhuha;
-il popolo ugandese e rwandese si
è dimostrato più che cordiale e disponibile ad ogni altitudine e latitudine;
-al gruppo di ”viaggiare liberi” ed a tutti quelli che hanno
contribuito per le offerte per le missioni;
-ad una persona speciale a cui dedico i miei occhi per osservare tutto ciò
che è impensabile, le miei orecchie per ascoltare ogni minimo fruscio, il mio
naso per fiutare qualsiasi profumo inimmaginabile ed il mio cuore che batterà
con te.
Questo viaggio ed i prossimi, cara Elisa, saranno sempre e per sempre
insieme condivisi.
Erik