Il viaggio in Turchia con Giorgio
Racconto di viaggio 08/09/2004 – 19/09/2004
Ankara
Il nostro viaggio
inizia ad Ankara la capitale che come bellezza non è paragonabile ad Istanbul
ma ci abbiamo passato un bel paio di giornate: ricordo con piacere le
passeggiate sul viale principale Ataturk Bulvari , il centro storico Ulus, la
Cittadella, il Museo delle Civiltà Anatoliche e le numerose foto fatte sia di
giorno che di notte al meraviglioso Tocatepe; ma quello che più mi ha colpito
in Ankara è stato il primo forte incontro con una religione tanto diversa dalla
nostra : è la prima volta che visitiamo un paese musulmano anche se moderato e
l’ impatto è sicuramente forte, in particolare nella Haci Bayram Camil che è
la moschea più venerata della capitale ho avvertito un forte senso
d’inquietudine, ho avuto la sensazione di essere fuori luogo e non ho vissuto
quel momento con molta tranquillità. Il vedere tutta quella eccitazione della
folla che riempiva la piazza intorno alla moschea mi ha un po’ turbata e tale
momento non ha avuto eguali nel corso delle tappe successive in Cappadocia e
Istanbul. In Cappadocia non ho visto o comunque non ho avvertito lo stesso
fervore religioso che ho trovato qui, anche a Istanbul (sicuramente più
occidentalizzata e così abituata al turista) pur avendo avuto modo di osservare
fedeli pregare nelle gremite e numerose moschee, le sensazioni sono state molto
diverse, più pacate, più accoglienti nei nostri confronti rispetto a ciò che
è stato nella Haci Bayram Camil. Peccato non aver avuto il tempo di visitare
Konia famosa oltre che per la sua bellezza anche per la sua devozione religiosa
molto conservatrice. Ricordo di essere rimasta seduta a lungo ad osservare tutto
il fermento della piazza, gremita di fedeli con le donne rigorosamente coperte
da capo a piedi con la musica e la cantilena che proveniva dall’interno della
moschea e che veniva amplificata all’esterno. L’ultima cosa che ho pensato
di fare in quel momento è stato quello di tirare fuori la macchina fotografica
che in genere è il primo pensiero ormai quasi automatico: non ci penso nemmeno
più lo faccio e basta. In quel momento di turisti oltre a noi non ne abbiamo
visti e questo sicuramente ha influito sul nostro senso di sicurezza oltre al
fatto che un signore vestito di tutto punto da fedele con tanto di coroncina in
mano, passando mi ha detto qualcosa non con un tranquillissimo tono e varie
persone intorno a noi si sono girate...sicuramente avrà apprezzato il mio
maglioncino a strisce gialle e arancioni (tutt’altro che sexy) ma in mezzo a
tutto quel nero risaltava ancora di più! Mi chiedo ancora cosa avrà avuto da
obiettarmi...Bah! La Cittadella è carina, ci siamo divertiti a passeggiare fra
le viuzze con i bimbi che sbucavano da ogni angolo e offre anche bei scorci
panoramici sulla città. In molte finestre sono appesi peperoncini tenuti
insieme da un filo, varie signore smistavano la lana per poi stenderla al sole.
Abbiamo mangiato da “Dio”... in un localino all’aperto molto carino,
seduti su cuscini con i cuochi che cucinavano vicino a noi e abbiamo avuto anche
la fortuna di assistere ad una festicciola privata con tanto di balli e canti
dal vivo: non c’erano donne erano tutti uomini che ballavano fra di loro,
erano molto buffi. Mentre passeggiavamo fra le viuzze ci sentivamo molti occhi
puntati su di noi ma come ci voltavamo o comunque cercavamo di scorgere chi
c’era oltre la finestra ... si ritiravano. Dei bimbi con dei grandi occhi
scuri si sono improvvisati guide e ci hanno accompagnato per un pezzetto
prendendo molto sul serio il loro compito. Abbiamo visitato dei mercatini dove
Giorgio “simpaticamente” cercava di invogliarmi a comprare il burka....
sicuramente la scelta non mancava. Le bancarelle erano piene di ricordini
religiosi, tappeti, copricapo per le donne. Ho voluto provare i tanto decantati
dolcetti turchi in particolare i Baklava (dolcetti con miele, pistacchi e noci),
sono entrata in una pasticceria attirata dalla vetrina stracolma di leccornie in
bella vista, non ho fatto in tempo ad entrare che già stavo seduta al bancone
con tanto di forchetta e coltello e con il commesso che mi riempiva il piatto di
assaggi, che mi riempiva il bicchiere d’acqua oltre che di parole
incomprensibili (un misto fra turco, inglese e italiano...) ci mancava solo che
me li infornasse direttamente in bocca: sinceramente facevano abbastanza schifo,
erano talmente imbottiti di miele.... Ma con tutta questa calorosa accoglienza
come dirgli che dopo il primo dolcetto il mio stomaco era già nauseato? Giorgio
godeva come pochi: “l’hai voluta la bicicletta?...Adesso pedala! “ ... E
che pedalata....... A parte i dolcetti la cucina turca è uno spettacolo, non ho
assolutamente sentito la mancanza della cucina italiana: le Gozleme (tipo
piadina), le pide (simili alle nostre pizze), le kofte (polpette), il kebab, i
formaggi, lo yogurt etc.. Ad Ankara abbiamo alloggiato al Dedeman Hotel.
In
viaggio verso la Cappadocia
Dopo Ankara con
un’auto noleggiata alla Europcar ci siamo diretti verso la Cappadocia, ci
vogliono circa 4 ore, e durante il percorso si passa lungo il Tuz Golu, un
grande lago salato in secca,dove ci siamo fermati e abbiamo fatto una breve
passeggiata, è molto scenico: il bianco è accecante e risalta ancora di più
con il cielo azzurro,se ci si addentra troppo i piedi sprofondano ma è comunque
un piacere passeggiarci.
La strada non è che sia così male, ci sono moltissimi camion stracarichi di
merce e averceli davanti non conviene, ci arrivano spesso sul parabrezza
dell’auto terra e sassolini e lungo il percorso si incontra di tutto: asini,
pecore, bancarelle, gente che spunta all’improvviso e attraversa, ma a parte
le solite accortezze è un tragitto piacevole.
La
Cappadocia
Arrivati nei
pressi di Nevhseir e trovarsi davanti Uchisar è meraviglioso, ma passare
Uchisar e trovarsi davanti le vallate della Cappadocia è semplicemente
indescrivibile. Passato Uchisar si apre un panorama incredibile! Non hai tempo
di abituarti a questo nuovo paesaggio perchè te lo trovi improvvisamente dietro
una curva, rimani a bocca aperta e nessuna foto che ho visto o che ho fatto gli
rende giustizia!
Poi niente, ci buttiamo dentro a questo incanto e arriviamo a Goreme, una
cittadina fatta di coni e pinnacoli di tufo. Bella! Bella! Bella, ma non per
passarci una giornata del tipo mordi e fuggi, magari con una escursione già
preconfezionata dai TO, con altre 30 persone in un autobus che ti scende al Open
Air Museum, ti fa fare un giretto e poi si riparte... durante la tarda mattinata
e primo pomeriggio è una invasione di autobus del genere. Il momento più bello
per godersi Goreme è nel tardo pomeriggio, quando gli autobus sono ripartiti,
ci sono pochi turisti in giro e il sole inizia a tramontare. Se poi alloggi in
una pensione locale scavata in un cono di tufo con vista panoramica dall’alto
sulla valle: è semplicemente un incanto, non puoi smettere di ammirarla.
A Goreme alloggiamo al Panoramiccave (www.panoramiccave.com. Consigliatissimo:
posizione molto panoramica, carinissimo, pulito e pure economico. Abbiamo
trovato tale alloggio direttamente sul posto, per mezzo dell'Ufficio
Informazioni di Goreme situato vicino all’otogar (capolinea degli autobus), è
un ufficio “serio” creato dagli stessi proprietari di pensioni, dove sono
disponibili delle liste contenenti i nomi delle pensioni, il relativo prezzo e
la foto. Dopodiché una volta scelta la pensione ti permettono gratuitamente di
contattarla telefonicamente da lì e ti indicano la strada per raggiungerla: una
gestione veramente efficiente.
Da non perdersi oltre al Open Air Museum le numerose passeggiate che si possono
fare nelle valli che circondano Goreme, come la valle delle Rose che la collega
a Cavusin, la Valle dei piccioni, delle spade, del miele etc ... c’è davvero
l’imbarazzo della scelta: tutte belle e particolari.
Il cibo è buono ed a buon mercato, in particolare ricordo bene il Goreme
Restaurant dove abbiamo cenato in un ambiente molto carino seduti sui cuscini:
il cibo ottimo, molto ben presentato e i camerieri oltre a servire il cibo
suonano pure musica tradizionale dal vivo.
Goreme è anche una buona base per visitare altri bei angoli della Cappadocia
come la Valle di Devrent (valle dei Camini delle fate (sembra la valle degli “strufoli”)
vicino a Zelve, la Valle d’Ihlara: un canyon che si snoda per una decina di km
scavato da un torrente (altra mega passeggiata)e le imperdibili città
sotterranee, una su tutte Kaymakly veramente suggestiva e interessante dal punto
di vista storico.
Per visitare Kaymakly abbiamo ingaggiato all’entrata del sito una guida molto
brava che ci ha accompagnato con le sue spiegazioni lungo tutto il percorso.
Kaimakly è profonda 60 mt è costruita su 8 piani ma è possibile visitarla
sino al quarto (circa 30 mt sotto terra) è servita prima alle popolazioni
ittite, poi Cristiane per nascondersi in tempo di guerra. Riusciva a contenere
circa 500 persone. Gli appartamenti sono di varia grandezza a seconda della
ricchezza della famiglia che li doveva occupare la quale veniva misurata sulla
base alle tasse pagate in tempo di pace. Ci sono numerosi buchi nelle pareti,
necessari per la conservazione dei cereali e degli alimenti come la frutta e la
verdura. In genere si mangiava cibo secco e si cucinava non più di una volta a
settimana in quanto il fumo poteva essere individuato dalla superficie e
attirare i nemici, che comunque non avevano vita facile: una volta entrati
difficilmente riuscivano a districarsi nella fitta rete di gallerie e ad uscirne
vivi. A volte venivano incastrati nei tunnel chiudendo i varchi con rocce, altre
volte attraverso dei fori nei muri venivano letteralmente "infilzati"
quando si trovavano a passare per lì...il film dei Goonies a confronto è
niente! Chissà un tempo che affollamento di gente che c'era in quelle gallerie;
una riprova l’abbiamo avuta quando da piano deserto che era con me, Giorgio e
la guida si è trasformato nel giro di 30 secondi in un formicaio: un fitto
gruppo di giapponesi è entrato ed è riuscito a infilarsi in ogni buco
possibile, qualcuno anche nelle cisterne per il cibo, le pareti da buie che
erano sono state illuminate a festa da non so quanti flash di fotocamere tutti
scattati negli stessi successivi 30 secondi....Tempo 1 minuto ed erano spariti
tutti, risultato 2 minuti di smarrimento.
Un paio di giorni li abbiamo passati a passeggiare tra i paesini vicino a Goreme,
in particolare un episodio che mi è rimasto impresso è stata quando in una
viuzza nel villaggio di Hortisar ci siamo fermati un attimo per bere un sorso
d’acqua, davanti a noi due signore (madre e figlia) stavano riempiendo un
carretto con delle zucche mentre un uomo faceva da supervisore o meglio le
guardava lavorare. Gli chiedo gentilmente se posso fargli una foto o meglio
gesticolo in qualche modo con la fotocamera, loro capiscono e acconsentono,
dopodichè prima mi offrono i semi di una zucca, poi mi danno un
minicocomero, un cetriolo, un pomodoro, dell’uva.... nel giro di pochi secondi
mi ritrovo con le mani piene e anche se l’ultima cosa che avrei voluto
mangiare in quel momento era il cetriolo o il pomodoro, vista la calda
accoglienza per ricambiare spizzico qualcosa, naturalmente mettendo da parte
tutte le raccomandazioni delle guide sul cibo crudo, per strada, non lavato etc..
in ogni viaggio parto sempre con le migliori intenzioni ma poi me le perdo
sempre per strada! Ci offrono del thè e ci fanno segno di seguirli in casa, ce
la fanno visitare tutta: dalla stalla a pianterreno con tanto di presentazione
una ad una delle mucche e del cavallo, dopodichè ci fanno salire con una scala
esterna al primo piano e ci fanno accomodare nel loro salotto: i tappeti
ricoprono sia il pavimento sia il tavolo che la parte bassa dei muri, hanno un
televisore ed un letto a castello tra il tavolo ed il televisore. Ci portano il
thé e mentre ce lo gustiamo la stanza si riempie con ulteriori figli e nipoti,
ci sorridono e ci fissano. La famiglia è formata dal capostipite Hamed (il
supervisore dei lavori) la moglie, tre figlie e circa 4 nipoti, tutti seduti
intorno al tavolo con noi. La caratteristica che accomuna gli adulti è la
mancanza di qualche dente, le donne vestono delle gonne ampie chiuse a ‘mo di
pantalone alle caviglie e portano un fazzoletto che gli copre il capo e nasconde
i capelli. Una delle figlie mi fa assaggiare il pane fatto in casa e mi mostra
un megapentolone pieno di un impasto morbido, facendomi intendere che è il pane
che sto mangiando. Ci viene offerto dello yogurt, della ricotta, del formaggio,
tutto squisito. Gli chiedo se posso fare delle foto e loro mi fanno capire di
esserne felici: si mettono in posa e per fortuna ho anche la fotocamera digitale
altrimenti 3 rullini non sarebbero bastati visto che Hamed mi scrive il suo
indirizzo e mi fa capire che vorrebbe riceverne delle copie, al mio cenno di
assenso mi portano in un’altra stanza dove c’è solo una lavatrice: dalle
loro espressioni soddisfatte capisco che mi stanno mostrando il gioiello di
casa, niente da dire dall’aspetto esteriore sembra un modello evoluto.
Qui naturalmente tutte le donne hanno voluto fare la foto con la lavatrice: prima tutte insieme, poi a coppie, poi una ad una....una scena bellissima, oltretutto la stanza non era molto luminosa quindi ho inserito il flash ed ogni volta che scattava e illuminava la stanza erano così contente e gongolanti che dava piacere a guardarle. Poi ritorniamo in salotto e mi mostrano i loro lavori di uncinetto, mi fanno provare anche dei foulard ricamati da usare come copricapo e me li aggiustano in testa: intonatissimo con la mia t-shirt sportiva con un mega 73 disegnato davanti. Capisco che vorrebbe vendermi un suo lavoro e io accetto non tanto per la bellezza del velo ma per ricambiare almeno un poco la loro ospitalità e gentilezza. Naturalmente come cerco di allungare dei soldi all’artefice del lavoro, il Sig. Hamed si fa avanti e lei indietro. Morale della favola: loro si fanno il cd “mazzo” e lui si prende i frutti. Loro caricano le zucche, cucinano e coltivano l’orto e lui fa “lavori” di supervisione. Giorgio sembra apprezzare tale organizzazione familiare e pensa (erroneamente) ad una futura applicazione a casa nostra.
E’ stata una gran bella esperienza, loro sono stati gentilissimi e le foto poi
gli sono state inviate spero che le abbiano apprezzate.
Comunque non è stato l’unico episodio in cui la gente locale si è mostrata
accogliente nei nostri confronti, sicuramente in Cappadocia molto più che
altrove: all’interno di negozi o bancarelle ci hanno sempre offerto del thè
(rigorosamente alla mela: elma cay) ma anche passeggiando per i villaggi intorno
a Goreme la gente ci salutava, ci sorrideva, per esempio a Mustafapasa delle
donne che stavano cucinando davanti la porta di casa, quando hanno visto che le
stavamo guardando ci hanno offerto un bicchierino “di quella cosa”..... una
via di mezzo fra miele e caramello bollente.
Finiti i giorni da passare in Cappadocia salutiamo i proprietari della pensione,
in particolare Giorgio ci tiene molto a salutare la moglie del proprietario,
Fili una gran bella ragazza o come diceva Giorgio “una gran ... turca” ! Eh
si le colazioni successive saranno molto meno dolci per lui: non ci sarà la
bella Fili che gli darà il buongiorno.
Prossima tappa: Istanbul.
Riportiamo l’auto ad Ankara verso 12.30 e prendiamo il treno alle 22.30 dalla
stazione di Ankara. Dormiamo nelle cuccette e arriveremo a Istanbul verso le 8
del mattino. Unico inconveniente ad Ankara è che dopo aver riportato l’auto
alla Europcar avevamo 8-9 ore a disposizione prima di salire sul treno, quindi
la nostra idea era quella di lasciare il bagaglio nel deposito della stazione e
di rifarci un giretto ad Ankara. Possibile che nella stazione principale della
capitale non ci fosse un deposito bagagli? Possibile, così ci dirigiamo verso
una stazione degli autobus e qui lo troviamo.
Il viaggio in treno è passato bene: ho dormito come un ghiro e nella nostra
cabina c’eravamo solo noi. Durante la notte abbiamo avuto la sensazione che il
treno andasse in salita e in discesa, sarà stato l’effetto della
stanchezza?!?
Istanbul
Istanbul vista
dal mare è uno spettacolo, l’impatto è forte: su tutto svettano il Bosforo e
le grandi moschee con gli alti minareti e le grandi cupole.
Il tempo di appoggiare il bagaglio all'Hotel Saba e ci facciamo un bel giro
nella zona di Sultanahmet(città vecchia) visitiamo le varie moschee. I turisti
possono entrare in orari prestabiliti per non disturbare i fedeli in preghiera,
le donne per entrare devono coprirsi il capo e avere un abbigliamento consono,
tutte le scarpe vengono lasciate fuori. I fedeli prima di entrare devono lavarsi
i piedi e le braccia in delle piccole fontanelle esterne, ovviamente gli uomini
da un lato e le donne dall’altro. La moschea più bella naturalmente è la
Moschea Blu anche se quella che mi ha colpito di più è stata la meno imponente
Rustem Pasa Camii, è un po’ più difficile da scovare tra vicoli e vicoletti
ma vale proprio la pena cercarla: è più intima ed è più facile avvertire il
senso di raccolta e di preghiera caratteristico di ogni luogo di culto.
Oltretutto uscendo ci siamo trovati o meglio ci siamo persi in un mercatino
incantevole dove veniva venduto un po’ di tutto dalle pentole alle spezie; è
capitato spesso di incontrare questi mercatini “a labirinto” dove l’unica
cosa che puoi fare è chiudere la cartina ed andare un po’ a naso.
Ci sono molte cose da visitare ad Istanbul, tra le più importanti il Palazzo
del Topkaky, Santa Sofia e i musei non mancano davvero() ma non mi dilungo su
tale aspetto. L’ultimo giorno è dedicato agli acquisti,il nostro terreno di
caccia preferito è stato il GranBazar dove abbiamo fatto scintille: copriletto,
servizio da the, narghilè, e molto altro... è più forte di noi! La parola
d’ordine naturalmente è contrattare cosa che a me non riesce affatto, più
volte mi è stato fatto presente di essere la cliente ideale, quindi non posso
far altro che mandare avanti Giorgio che a differenza mia in tale attività va
alla grande.
L’ultima sera andiamo a vedere la cerimonia dei dervisci rotanti alla stazione
dei treni in un locale che sembra essere (e forse di giorno lo è) una sale
d’aspetto: niente di che, anzi abbastanza brutto, manca proprio di atmosfera
ma non poteva essere altrimenti visto che viene fatto ad uso esclusivo del
turista in quanto l’ordine dei dervisci è stato bandito con l’avvento della
Repubblica. Come dire ce la siamo cercata...
Istanbul è una città piena di fascino e sinceramente l’ ho trovata anche
molto romantica: indimenticabili sono state le passeggiate di giorno lungo il
Corno d’Oro e di sera nella zona del Sultanahmet, ammirando le Moschee che con
le loro grandi cupole illuminate sono di grand'effetto.
Niente da dire, un gran bel viaggio peccato il poco tempo a disposizione che ci
ha impedito di visitare almeno Konia e Pammukale, ma non importa perché tanto siamo sicuri che in Turchia
ritorneremo!
Enrica