Turchia, Siria, Giordania e Israele
Diario di viaggio in moto 1999
Partecipanti: Claudio &
Lucia, 33 e 32 anni, entrambi motociclisti e con una lunga esperienza di
motoviaggi in giro per l’Italia e l’Europa. I biglietti dei traghetti
Bari-Igoumenitsa, Haifa-Rodi e Patrasso-Bari sono stati acquistati in anticipo
ed alcuni alberghi - Istanbul, Damasco, Amman e Gerusalemme - erano stati
prenotati anch’essi dall’Italia.
Moto:
Suzuki Bandit GSF1200 N del ‘98, con una borsa da serbatoio calamitata, 2
laterali flosce ed un borsone posteriore fissato con cinghie elastiche. Il
cambio dell’olio e di entrambi gli pneumatici è stato effettuato prima della
partenza insieme ad un tagliando di manutenzione completo. L’abbigliamento
tecnico è in pelle insieme ad una comoda giacca da deserto, indossiamo
naturalmente il casco integrale.
Domenica, 1 Agosto 1999 –
Milano-Firenze-Roma-Bari, 800 chilometri di autostrada per imbarcarci sul
traghetto Superfast in partenza alle 20.00. Traversata molto tranquilla, la nave
è abbastanza sporca ma è soprattutto piena di turisti e immigrati turchi che
rientrano a casa soprattutto dalla Germania e non possono passare via terra a
causa della guerra in Kossovo.
2 – Arrivo del traghetto a
Igoumenitsa alle 6.00 precise ed in 10 minuti siamo già sbarcati: siamo felici
perché oltre ad essere arrivati in Grecia ed iniziare la nostra vacanza non
dobbiamo proseguire con la nave puzzolente fino a Patrasso, che è la
destinazione finale della maggior parte dei passeggeri.
Iniziamo subito il nostro viaggio
di trasferimento verso la città di Joanina, insieme ad un altro motociclista
turco (Kawa 1100) che rientra dalla Germania, percorriamo l’unica strada
possibile, una vera e propria strada di montagna che supera un passo a 1700
metri e scendiamo nella zona delle Meteore già visitate in un nostro precedente
viaggio. Attraversiamo Trikala, poi Larissa e con l'autostrada arriviamo nel
pomeriggio a Salonnico (700 km da Igoumenitsa). La nostra prima intenzione era
quella di fermarsi per la notte a Salonnico ma visto lo smog ed il traffico
decidiamo di proseguire ancora per 50 chilometri in direzione di Istanbul,
distante purtroppo ancora 600 chilometri, e fermarci sul mare in una piccola
cittadina della Tessaglia ed iniziare ad assaggiare il kebab, pezzetti di carne
di montone, manzo oppure pollo, rosolata lentamente su uno spiedo girevole
servito con verdure e salse arrotolato nel tipico pane "arabo".
3 – In quasi ore 4 arriviamo al
confine con la Turchia: siamo passati per una strada panoramica ed anche un
tratto di 18 km a pagamento (200 dracme greche). Ci attende una lunga fila di
autovetture turche in attesa di superare la dogana greca: a causa degli attriti
tra i due paesi i doganieri greci perquisiscono minuziosamente tutti i turchi e
le loro auto stracariche di bagagli mentre a noi non controllano nemmeno i
passaporti. Superato il ponte che divide le due frontiere iniziamo le formalità
turche: registrazione del motoveicolo, acquisto del visto (5 Dollari USA),
registrazione del visto, registrazione del motoveicolo sul passaporto e
vidimazione finale dei documenti insieme a qualche battuta acida dei doganieri
presenti sul caso Ocalan-Italia ancora fresco nella loro memoria. Tempo
utilizzato totale: quasi 1 ora. Siamo finalmente in Turchia e in 3 ore con una
moderna autostrada a pagamento arriviamo in vista delle famose moschee sul Corno
d’Oro che hanno reso Istanbul una città unica. Parcheggiamo subito la moto e
prendiamo alloggio al Pera Palas Hotel, il più vecchio albergo di Istanbul di
proprietà della società che gestiva il treno Orient Express e monumento
nazionale. L’albergo pur decadente è ottimamente pulito e conservato, le
stanze sono spaziose ed arredate con mobili d’epoca e di gusto europeo ed il
famoso ascensore, rappresentato in parecchi film, pur risalendo ai primi del
‘900 è perfettamente funzionante.
4 – Iniziamo a visitare a piedi
ed anche a rivedere alcuni dei più famosi monumenti di Istanbul: la moschea di
Solimano e la moschea Blu, le cisterne di Adriano, il Bazar. Ci ricordavamo la
città di Istanbul qualche anno fa piena di turisti e di acchiappaturisti fuori
dai negozi del Bazar e dai numerosi ristoranti: a causa della guerra in Kossovo
e soprattutto del caso Ocalan il turismo è calato del 60%, nel grande Bazar un
silenzio irreale invade le strette strade coperte e le mercanzie in vendita sono
impolverate e non invitano all’acquisto: i negozianti sono appoggiati alla
parete d’ingresso e non richiamano più insistentemente alla trattativa. La
svalutazione e la mancanza di indicazione delle tariffe rende quasi impossibile
un confronto con i prezzi: un prelievo Bancomat normale è di 50.000.000 di Lire
Turche, pari a 200.000 Lire Italiane, per mangiare e bere in abbondanza a cena
spendiamo dai 10 ai 15 milioni !
5 – Attraversiamo il ponte
stradale sul Bosforo salutando Istanbul alle nostre spalle ed il cartello
"Benvenuti in Asia" ci mette subito di ottimo umore, nonostante il
traffico intenso in entrambe le direzioni !
Attraverso la superstrada E-90
arriviamo fino alla periferia di Ankara in meno di 5 ore, dove effettuiamo una
rapida deviazione verso il centro della città per visitare l’imponente
Mausoleo di Ataturk e quindi proseguiamo quindi per Aksaray e deviamo fino a
Nevshir la città più importante della Cappadocia. Dopo quasi 700 chilometri da
Istanbul arriviamo intorno alle 17.00 a Uchisar, famoso per il "Forte"
naturale scavato nella roccia. Anche qui la mancanza di turisti ci permette di
trovare facilmente alloggio alla Pensione Kilim (12.500.000 Lire Turche per
notte, colazione inclusa !) che ci offre una stanza pulitissima con la vista
perfetta sul "Forte". Proprio da una delle terrazze di questo
"Forte" ci godiamo il tramonto e salutiamo una comitiva di americani
che avevamo incontrato alla mattina durante la colazione al nostro hotel di
Istanbul che sono giunti fin qui in aereo e sono increduli del nostro rapido
trasferimento in moto.
6 – Naturalmente con la moto,
finalmente scarica dei bagagli, ed accompagnati da una giornata splendida,
iniziamo a visitare la regione della Cappadocia, partendo dalle chiese rupestri
della Valle di Zelve, il Museo all’aria aperta di Goreme, i famosi Camini
delle Fate (il simbolo della Cappadocia) e i due piacevoli paesini di Avanos e
Urgup: in tutto abbiamo percorso 35 chilometri. I turisti italiani sono molto
rari, incontriamo qualche viaggio organizzato in autobus ed alcuni americani con
zaino e l’immancabile guida turistica Lonely Planet in mano.
7 – Abbiamo deciso di effettuare
un’aggiunta al nostro itinerario, prima di spostarci in Medio Oriente:
arrivare fino al Monte Nemrut Dagi, nel Kurdistan. Velocemente superiamo Kaiseri,
Malatya, Golbasi e per una spettacolare strada di montagna arriviamo ad Adyaman.
Siamo fermati lungo questa strada da qualche posto di blocco dell’esercito
turco che senza nessun problema, dopo averci controllato i passaporti, ci
permettono di proseguire fino a Kahta, la città più vicina al monte sacro. Se
ne vede infatti chiaramente la caratteristica forma a cono della vetta. La città
dista 44 chilometri dalla sommità, e attraverso il parco nazionale Nemrut
arriviamo alla pensione Apollo dove trattiamo con il viscido proprietario curdo
la cifra di 15.000.000 per una camera abbastanza sporca, inclusa la cena molto
spartana: d’altra parte è l’unico posto aperto, ne abbiamo contati in tutto
quattro ed è il più vicino alla vetta. Subito scarichiamo i bagagli e
cerchiamo di salire fino alla vetta, sempre in moto: dopo il primo chilometro la
strada in acciottolato è talmente sconnessa, ripida ed in cattive condizioni
che è impossibile proseguire. Rientriamo alla pensione e trattiamo con il
proprietari che per altri 8.000.000 ci porta fino alla vetta con il suo
scassatissimo furgone: L’ingresso a pagamento al parco nazionale (L.1.400.000
per due persone) e gli ultimi 500 metri a piedi attraverso un sentiero pietroso
ci permettono finalmente di arrivare alle due terrazze panoramiche situate ai
lati del immenso cippo funebre dove secondo la tradizione dovrebbe essere
sepolto il re Antioco e poter finalmente ammirare e toccare le numerose statue
collocate fin quassù. Con sorpresa non siamo soli: un gruppo di turisti
francesi, qualche famiglia turca ed un buon numero di soldati, in divisa e non,
che presidiano la vetta da potenziali attacchi terroristici ! Il panorama che si
può godere è mozzafiato, e spazia per buona parte del Kurdistan, nonostante
questa zona sia un’immensa pietraia, fino al fiume Eufrate con un’immensa
diga nelle vicinanze. Rientriamo alla pensione che è buio pesto e dopo la cena
crolliamo a letto.
8 – Non essendoci altro da
vedere, a parte la sorpresa con cui ci accolgono tutte le persone curde quando
scoprono che veniamo dall’Italia (viva D’Alema, viva D’Alema !) decidiamo
di muoversi presto e dirigersi verso la Siria il cui confine dista oltre 350
chilometri. Ripassiamo per Kahta e Adyaman, deviamo per Gazianterp ed arriviamo
a Kilis, facendo per errore una strada sterrata di 40 chilometri proprio sulla
linea di confine, tra caserme dell’esercito turco. Al posto di confine turco
sbrighiamo tutto subito i 10 minuti, 2 uffici e tanti saluti. Per entrare in
Siria dobbiamo passare per ben 7 uffici diversi, tutti con la gigantografia del
presidente Assad ben in evidenza, pagare 40 Dollari USA per le tasse doganali e
35 Dollari per l’assicurazione temporanea della moto: in meno di un’ora
riusciamo ad esaurire le pratiche aiutati dai doganieri. E’ domenica, siamo le
uniche due persone a dover entrare in Siria in questo pomeriggio assolato e sono
le 14.30 quando praticamente tutti i doganieri ed i soldati di guardia ci
accompagnano fino alla sbarra di confine che aprono trionfalmente e ci salutano
calorosamente.
La strada che ci porta fino ad
Aleppo in meno di un’ora è ben tenuta nonostante sia molto frequentata da
camion che procedono a velocità ridotta e che svoltano senza nessun preavviso.
Giungiamo facilmente al Hotel Chabba Cham Palace situato in un’ottima zona
residenziale e dotato di tutti i comforts. Il portiere dell’albergo per
indicarmi dove parcheggiare la moto (a non più di 80 metri dall’ingresso
dell’hotel …)ha preteso di salire come passeggero: per arrivare al posto
indicato ho effettuato una piccola deviazione e gli ho fatto sentire i quasi 90
cavalli del motore Suzuki !
Con un taxi e qualche trattativa
preliminare sul prezzo, sempre molto contenuto, ci facciamo portare nella zona
della cittadella fortificata, le cui immense mura esterne, il fossato ed i
torrioni sono tutti illuminati, percorriamo tutto il perimetro e ci fermiamo a
cenare in un ristorante proprio nella piazza di fronte all’ingresso. Il costo
della vita in Siria per un turista è abbastanza basso: una cena completa non
costa oltre 5 Dollari USA nei ristoranti normali, esclusi di sicuro quelli
situati nei grandi alberghi turistici che hanno prezzi molto europei !
9 – Ritorniamo alla mattina
presto per evitare il caldo secco che arriva anche a 45° alla cittadella
fortificata per visitarne l’interno (ingresso a pagamento): rimaniamo però
delusi perché è praticamente tutto in rovina ed in pessimo stato. All’uscita
della cittadella ci immergiamo finalmente nell’atmosfera orientale del suq, o
meglio dei numerosi suqs, i famosi mercati coperti di Aleppo ritenuti i più
grandi del Medio Oriente, con i classici odori, i negozi polverosi e strapieni
di qualunque mercanzia si possa pensare di acquistare, escluso bevande alcoliche
e fotografie del presidente in vendita, nonostante sia esposta dappertutto. Alla
fine un negoziante, dopo averci venduto la tradizionale keffiah bianco-rossa,
gentilmente ne staccherà una più piccola dal muro e ce la regalerà per
sfinimento !
Ad Aleppo il traffico è veramente
congestionato e pericoloso: conviene muoversi con i taxi che vengono comunque
condotti a velocità folle, notiamo inoltre la totale assenza di donne vestite
all’occidentale e la grande curiosità per la nostra moto, soprattutto per la
velocità massima indicata sul tachimetro.
Per cena scegliamo un ristorante
tradizionale chiamato Yasmen House, dove ci servono velocemente una lauta cena
ma non accettano la carta di credito con scuse fasulle e pretendono i soldi
contanti per il pagamento del conto, peraltro di importo ragionevole.
10 – Partiamo presto da Aleppo,
vediamo finalmente un gruppo di cammelli in un recinto, passando per la città
di Hamà e con una breve deviazione da Homs arriviamo velocemente alla zona dove
è situato il castello crociato denominato Crack dei Cavalieri: l’area è al
confine con il Libano con belle colline verdi e alberi da frutta in abbondanza.
Dopo la rapida visita non entusiasmante dell’interno del castello, è molto
meglio percorrere invece a piedi o in moto il perimetro esterno ed ammirarlo da
questa prospettiva, dobbiamo ancora macinare 300 chilometri di strada per
arrivare a Palmyra, e sono le ore più calde della giornata. L’oasi romana è
situata in mezzo al deserto e la strada che dobbiamo percorrere è movimentata
dalle manovre di esercitazione dei carri armati dell’esercito siriano:
riusciamo comunque a superarli, salutati dai militari, e ad arrivare dopo quasi
due ore "di niente" sulla sommità della collina che domina l’oasi
verde. In seguito questa è stata la vista che ricordiamo con più piacere di
tutto l’intero viaggio: avere alle spalle il deserto e poter veder in basso,
sotto di noi la macchia verde con l’inconfondibile sagoma della via Colonnata
che ci sta aspettando. Lungo la strada nel deserto ogni 80-100 chilometri c’è
un piccolo distributore di carburante che ci rassicura. Prendiamo alloggio
all’hotel Cham Palace che purtroppo è in via di ristrutturazione, quindi con
molta polvere e i rumori dei lavori in corso. Relax, piscina e una veloce doccia
per combattere il caldo secco e a meno di 300 metri la vasta area archeologica
è in nostra attesa per essere esplorata. L’ingresso è gratuito, si paga solo
per visitare il vicino tempio di Bal (300 Sterline Siriane). Effettuiamo un
lungo giro tra le rovine ottimamente conservate dall’aria secca del deserto e
saliamo fino all’antico forte arabo per goderci la vista di tutta l’area
archeologica con la luce radente del tramonto serale.
11 – Ci svegliamo all’alba ed
effettuiamo un ultimo giro dell’area archeologica e della via Colonnata con la
luce radente del mattino prima di riempire fino al limite il serbatoio di
benzina – peccato non poterne portare un po’ in Italia dato che il pieno di
quasi 20 litri ci costa la misera somma di 3,5 Dollari USA– acquistare qualche
bottiglia d’acqua minerale che invece costa 6 volte il prezzo di un litro di
benzina, ed iniziare i 220 chilometri di strada asfaltata in mezzo al deserto
con direzione Damasco, la capitale della Siria.
Il traffico è veramente
inesistente, solo qualche camion cisterna militare che rifornisce le basi del
deserto, e nessuna anima in giro: la monotonia è rotta solo ad un certo punto
dall’emozionante bivio per la strada che porta fino a Baghdad !
Il vento caldo del deserto è
sopportabile ed arriviamo per mezzogiorno a Damasco: è un giorno della
settimana ma la città è stranamente deserta. Agli incroci solo dei poliziotti
pigramente appoggiati ai cofani delle loro auto ci guardano con curiosità.
Chiediamo indicazioni per il nostro Hotel ed anche per la mancanza totale di
gente in giro. E’ mercoledì 11 Agosto, il giorno della famosa eclissi solare,
e per la religione mussulmana è meglio rimanere chiusi in casa. Tutti i negozi
e posti pubblici sono chiusi, il bazar completamente serrato: un poliziotto
motociclista ci scorta fino al nostro albergo dove anche la piscina risulta
chiusa sempre a causa dell’eclisse. Dopo aver scaricato velocemente i bagagli
in stanza e fatto una doccia rinfrescante ne approfittiamo per visitare in moto
la capitale siriana. Attraversiamo i lunghi viali alberati eccezionalmente
silenziosi per l’assoluta mancanza di automobili ed arriviamo nella zona dei
suq verso le 17.00, ad eclissi terminata. Tutte le classiche attività si stanno
lentamente risvegliando, come dopo un lungo letargo, ed il caratteristico rumore
di sottofondo inizia a riempire l’aria. Visitiamo la Moschea Grande,
finalmente aperta al pubblico normale, ceniamo in un tipico ristorantino della
città vecchia suscitando stupore tra le coppie di giovani siriani quando alla
fine della cena anche Lucia si mette a fumare il narghilè !
12 – Partiamo, come al solito
abbastanza presto, da Damasco verso il confine con la Giordania. Effettuiamo una
deviazione per poter vedere le alture del Golan ancora occupate militarmente da
Israele, ma tutta la zona è ancora pesantemente militarizzata da parte
dell’esercito siriano, con carri armati e batterie missilistiche, puntate
naturalmente verso Ovest. Dopo quasi 10 chilometri di strada secondaria nella
zona veniamo finalmente fermati da una pattuglia che ci impone di rientrare al
più presto sulla strada normale.
Sostiamo brevemente a Bosra per
visitare le rovine e arriviamo in seguito al confine. In 20 minuti abbiamo
esaurito le pratiche doganali siriane passando per 3 uffici differenti ed uno
sportello riservato per stranieri. Salutiamo per l’ultima volta la fotografia
del presidente Assad che ci ha sempre accompagnato e protetto in questa nazione
e attraversiamo poi la lunga terra di nessuno. Raggiunta la prima sbarra di
confine ci accolgono dei funzionari giordani gentilissimi che velocemente ed in
inglese ci aiutano nella compilazione dei moduli e dell’assicurazione
temporanea. Per le tasse varie spendiamo 15 Dinari Giordani (20 Dollari USA) e
sorridendo ci aprono il cancello di confine e ci permettono di arrivare senza
problemi nel primo pomeriggio nella capitale Amman all’hotel Mariott, situato
nella zona dei palazzetti dello sport, comunque a 10 minuti di moto dal centro.
Dopo un breve relax sfruttiamo le ultime ore di luce per visitare la cittadella
e gli altri monumenti, mentre la moto viene premurosamente lavata in un
parcheggio a pagamento delle vicinanze da un gruppo di ragazzi per 3 Dinari
Giordani. La città non offre altro: la zona del suq è abbastanza moderna, c’è
perfino un McDonalds peraltro poco frequentato, Lucia continua comunque a essere
spogliata con gli occhi da tutti i passanti maschi nonostante abbia indossato
pantaloni lunghi e le spalle siano abbondantemente coperte. Ci fermiamo per un
aperitivo analcolico in uno dei numerosi bar della piazza centrale a goderci
anche noi il passeggio e viene pure assaggiato il caffè locale, bollito in
enormi cuccume tenute calde da pezzi di legno che bruciano lentamente in
apposite stufe collocate direttamente all’interno delle cuccume stesse.
13 – Facile escursione da Amman
fino Jerash (50 km di superstrada) con un’interessante visita della cittadella
e delle rovine romane, incluso l’anfiteatro, l’arco di Adriano e
l’Ippodromo. Proseguiamo attraverso una impegnativa strada di montagna per 20
km ed arriviamo al castello di Adjun. Il luogo è piacevole, la vegetazione
ricorda la macchia mediterranea ed in mezz’ora visitiamo insieme a molti
turisti locali il castello che è in ricostruzione. All’uscita un poliziotto
motociclista con una Honda CB750 munita di lampeggianti e sirena vuole sapere
tutte le caratteristiche della nostra moto, incluso il prezzo sia del modello
nuovo che usato, naturalmente in dollari americani. Rientriamo per la stessa
strada dell’andata e acquistiamo sempre lungo la strada una buona scorta di
frutta fresca: fichi, susine, angurie, datteri e perfino melograni, che sono
disponibili in gran quantità e a prezzo irrisorio. Per la cena serale dobbiamo
decidere se partecipare al "Seafood Buffet" proposto dal nostro hotel
sul bordo asettico della piscina, con incluso sushi giapponese e mezze aragoste
grigliate, oppure scoprire ancora una volta i sapori locali. Con un giro serale
in moto optiamo per la seconda e scopriamo in una piazza circolare a grande
scorrimento una bettola con una coda di persone all’esterno e numerosi taxi
parcheggiati nelle vicinanze: servono il solito kebab profumato di carne ma
questa volta viene tagliato da una forma gigante di oltre mezzo metro di
diametro, mai vista prima. Questo è inoltre il posto preferito dai taxisti di
Amman per i loro spuntini.
14 – Partenza da Amman con
destinazione Petra con la Desert Road. Deviazione di 40 km per una visita alle
rovine romane di Kerak, l’antica capitale giordana e attraverso una strada
segnata come militare giungiamo sulle rive del Mar Morto. Non c’è nessuno in
giro, enormi stabilimenti industriali per la raccolta del sale sembrano
abbandonati, il clima che è caldissimo, dovuto anche alla depressione naturale
della zona, ci spossa e non ci fa stare un minuto di più fermi. Preferiamo
proseguire con la moto, attraversare un vero e proprio canyon selvaggio e
riprendere la strada N°35 dei Re. Dopo 35 km attraverso un’area brulla e poco
popolata arriviamo finalmente a Petra e prendiamo subito alloggio all’hotel
Forum, situato di fronte all’ingresso dell’area archeologica. Dalla terrazza
dell’hotel ammiriamo il tramonto sulle montagne e durante il barbecue servito
sui bordi della piscina c’è anche lo "spettacolo" dell’arrivo di
un gruppo di italiani con un tour organizzato tra valige rigide e sudore. Nel
parcheggio del nostro hotel vediamo 2 camper italiani: domani mattina cercheremo
di incontrarli.
15 – Petra, sveglia alle 6.30 e
per evitare il gran caldo secco durante la visita ci avviamo a piedi
direttamente dall’hotel (i camper sono già partiti) verso l’ingresso del
sito archeologico. Dopo l’ingresso a pagamento (circa 50.000 lire italiane) si
percorrono 1,5 chilometri, in cui è possibile utilizzare dei cavalli a
noleggio, fino alla strettoia con l’apertura finale sul monumento forse più
famoso, immortalato anche in uno dei film della serie Indiana Jones. Proseguiamo
nella visita delle altre tombe nabatee e con un sentiero emozionante di 800
gradini arriviamo fino al Santuario, forse la più imponente delle tombe. Il
caldo inizia a farsi sentire e verso le 14.30 usciamo dall’area archeologica
per finire il pomeriggio a mollo in piscina. All’ora del tramonto facciamo un
giro in moto di 15 km per i dintorni incluso il paese di Wadi Musa, polveroso e
non meritevole di una visita, mentre le montagne circostanti si colorano di
rosso cupo che rende unico questo paesaggio.
Il sito archeologico è impossibile
scorgerlo da questa posizione ed è anche rigorosamente chiuso e recintato.
Cena presso il buffet dell’hotel
con splendida vista sulle montagne illuminate dalla luna e a letto presto.
16 – Sveglia
"anticaldo" come al solito all’alba e per raggiungere la Strada dei
Re che va da Amman fino ad Aquaba percorriamo circa 30 km di strada asfaltata in
completa solitudine tra le montagne selvagge. Al bivio per Wadi Rum deviamo
sulla sinistra e costeggiando la linea ferroviaria: dopo altri 30 km di strada
desertica arriviamo al minuscolo paese da dove si può proseguire solo in jeep o
cammello con gite organizzate. Con rammarico per la mancanza di tempo ritorniamo
verso Aquaba, il famoso porto giordano sul Mar Rosso. La città non ha
particolari attrattive e quindi ci dirigiamo subito verso il confine con Israele
ed iniziamo le procedure insieme ad un gruppo di 5 camper italiani che hanno
complicato non poco l’iter burocratico obbligatorio da percorrere.
Giordania: pagamento di 4 Dinari
Giordani a testa per la tassa d’uscita ed attesa di 20 minuti per la
vidimazione dei passaporti, poi saluti calorosi da parte dei militari giordani.
Israele: domande particolareggiate
in inglese sull’itinerario effettuato, scarico e perquisizione accurata dei
bagagli, smontaggio della moto da parte di 2 meccanici in un’area attrezzata
della dogana, stipulazione di un’assicurazione gratuita per 10 giorni,
controllo finale di tutta la documentazione e raccomandazione di indossare
sempre il casco perché "qui non siamo nei paesi arabi !".
Tempo necessario per tutte le
formalità israeliane: quasi 3 ore !
Effettuiamo un giro rapido per
Eilat e le sue spiagge sul Mar Rosso e ci dirigiamo verso Gerusalemme con la
strada N°90. Attraverso il cocentissimo deserto del Negev, ci sono comunque
distributori ed aree di servizio attrezzate ogni 80-100 km, passiamo vicino alla
fortezza di Masada (già visitata in un nostro precedente viaggio), costeggiamo
il Mar Morto ed arriviamo dopo 290 km a Gerusalemme nel tardo pomeriggio.
Prendiamo alloggio in un moderno
hotel vicino alla Knesset (il palazzo del parlamento) ed alla sera siamo a
passeggiare nella famosa area di Ben Yehuda, ricca di bar, ristoranti e
birrerie, negozi occidentali.
17 – Visitiamo a piedi la Città
Vecchia con tutti i suoi monumenti più famosi, le Mura, i differenti quartieri,
arabo, cristiano, ebraico e armeno insieme ai loro rispettivi musei storici, la
Via Crucis ed il Santo Sepolcro, passando in mezzo all’immancabile suq arabo !
In moto arriviamo fino al monte degli Olivi per vedere il famoso panorama di
Gerusalemme con le cupole dorate delle moschee. Nel periodo estivo il sole
tramonta proprio dietro la Città Vecchia, creando suggestivi colori e giochi di
luce illuminandone i tetti. Notiamo il contrasto tra le due culture, araba e
ebraica, che si dimostra lungo tutta la vita quotidiana e la netta separazione
dei due modi di vivere che non vuole integrarsi assolutamente.
18 – Ritorniamo al mattino presto
in moto presso il Muro del Pianto dove c’è anche l’ingresso per i turisti
(a pagamento ed anche caro) alla spianata delle moschee, chiuso il giorno
precedente, ed in 2 ore riusciamo a visitarle. Prendiamo poi la moto e dopo 30
km e 2 posti di blocco tenuti dall’esercito israeliano, siamo a Betlemme dove
visitiamo la chiesa della Natività e ne approfittiamo per pranzare in un locale
arabo dopo aver superato un ennesimo posto di blocco, questa volta tenuto dalla
polizia palestinese, che ha il controllo invece all’interno della città.
Sulla via del rientro a Gerusalemme
effettuiamo una sosta per una visita allo Yed Vashem, il parco memoriale delle
vittime dell’olocausto nazista, dove c’è anche il viale dei Giusti, in cui
sono piantati gli alberi d’olivo in perenne ricordo.
19 – Tragitto in autostrada
Gerusalemme-Tel Aviv (90 km), deviazione verso Nazareth e dopo 160 km di
superstrada arriviamo alla famosa cittadina della Galilea: visitiamo la chiesa
dell’Annunciazione, eretta recentemente. Ci dirigiamo per una strada
secondaria verso Haifa (50 km) ed arriviamo nella zona portuale dove cerchiamo
un supermercato per acquistare qualche scorta alimentare prima di iniziare i
preparativi per l’imbarco sul traghetto della Poseidon Line, previsto per le
20.00, con tragitto settimanale Haifa-Limassol-Rodi-Atene. I doganieri
israeliani ci tempestano con precise domande e vogliono vedere i conti
dell’hotel e dei ristoranti, che avevamo conservato proprio per questa
eventualità, per dimostrare le nostre affermazioni, ma non ci perquisiscono i
bagagli. Incontriamo altre coppie motocicliste italiane anche loro in attesa di
prendere il traghetto che parte con un ritardo di quasi 4 ore. A bordo il
personale greco è particolarmente scortese, la nostra cabina non è disponibile
fino a notte fonda sebbene l’avessimo confermata telefonicamente 2 giorni
prima presso il corrispondente israeliano ed il cibo del self-service è
pessimo. Siamo comunque rilassati e contenti per essere riusciti a prendere il
traghetto dopo quasi 6000 km senza nessun problema !
20 – Arriviamo alle 9 del mattino
seguente al porto di Limassol (Cipro): non possiamo sbarcare la moto dal
traghetto per ragioni sconosciute e quindi prendiamo direttamente l’autobus di
linea fino al centro di Limassol dove dopo una rapidissima visita della zona
commerciale, peraltro non meritevole di particolare attenzione, ci sistemiamo in
spiaggia fino all’ora di partenza del nostro traghetto prevista per le 15.00.
21 – Il mare greco ci attende:
sbarchiamo alle 7 del mattino dopo 3 settimane esatte di viaggio ed in perfetta
tabella di marcia a Rodi e ci concediamo 4 giorni di relax, mare e sole sulle
splendide spiagge dell’isola. Il rientro in Italia è con il traghetto fino ad
Atene, trasferimento di 3 ore fino a Patrasso via autostrada e Superfast fino a
Bari.
Claudio Claudio.Chiumello@it.hjheinz.com