Tanzania
Sono partita con le scarpe da trekking
Diario di viaggio 2005
di
Irene
Di Irene
Natale 2005
Dedicato a chi scappa,
dedicato a chi si sente vivo solo portando lo stesso paio di pantaloni per più
di una settimana,
dedicato a chi fa una carezza sulla testa dei bambini che chiedono l'elemosina,
dedicato a chi odia trovare masse di turisti sul proprio cammino,
dedicato a chi scappa dalle responsabilità
a chi immagina una vita avventurosa
a chi va a dormire solo per sognare.
Dedicato alle persone gentili,
dedicato a chi ti cede il passo e a chi ti dà una mano con i bagagli,
dedicato a chiunque si è incontrato una sola volta nella vita ma ci rimane
nella testa,
dedicato a chi si innamora ogni volta che prende un aereo,
dedicato a chi si addormenta in autobus,
dedicato a chi beve birra....
dedicato a chi non smette mai di viaggiare.
"Ogni nome è un uomo ed ogni uomo è solo quello che
scoprirà inseguendo le distanze dentro sé
Quante deviazioni, quali direzioni e quali no
Prima di restare in equilibrio per un po'
Sogno un viaggio morbido dentro al mio spirito
E vado via, vado via mi vida così sia
Sopra un'onda stanca che mi tira su
Mentre muovo verso sud
Sopra un'onda che mi tira su
Rotolando verso sud."
Venerdì 23/12/05
Sono partita con le scarpe da trekking.
Volevo le scarpette rosse che ti portano dove desideri, come Dorothy ne "Il
mago di Oz" ma le scarpe da trekking rosse non sono ancora state inventate!
Il coord mi aveva detto che gli scarponi non erano necessari ma cercavo una
scusa per comprare il mio primo paio e questa non potevo perdermela. L'Africa lo
meritava. Ma io non la conoscevo l'Africa.. Me le son messe venerdì sera nuove
di zecca e sono andata in aeroporto dove mi sentivo un po' sperduta e allora ho
pensato a quanto sarebbero state di compagnia le scarpette rosse..tuttavia
quegli scarponi pesanti pesanti mi facevano sentire più forte e tutto sommato
erano uno scudo protettivo contro l'ignoto che avevo davanti: l'Africa, un sogno
per me che non mi ero mai allontanata di più di 4 ore di volo da casa. L'aereo
è decollato all'una di notte alla volta di Addis Abeba. La notte l'ho passata a
chiacchiera con un etiope che sapeva del mondo molto più di quanto io potessi
immaginare. Ho anche dormito qualche mezz'oretta qua e là ma avevo caldo e i
piedi in fiamme. Cavoli che calde quelle scarpe! All'aeroporto di Addis Abeba ho
tolto i pantaloni di pile ed ho messo su quelli di cotone, poi ho bevuto un tè,
senza limone, accidenti che triste il tè senza limone.. Ma le scarpe leggere
erano rimaste in valigia dunque i miei piedi hanno continuato a ribollire e così
durante il volo fino a Nairobi. Non lo avevo considerato ma quel volo mi aveva
portato al di là dell'Equatore. Avevo scavalcato "the Line"...
C'erano tante cose che non avevo considerato. Il caldo, il limone, le scarpe, la
lunghezza del viaggio..
Sabato 24/12/05
Messo piede sul suolo di Nairobi inizio a respirare un'aria diversa. Fuori c'è
un sole cocente, fiori coloratissimi, macchine sgangherate che si ricordano il
cippo a Forcella, una luce accecante e la polvere, con la quale ho iniziato a
fare amicizia. Fa caldo. Siamo al 23 dicembre ed è estate! Il pulmino che
doveva portarci ad Arusha non era poi così male. Mi son seduta vicino ad Adele,
prima conoscenza di questa avventura africana. Il resto del gruppo? Siamo 16.
Dei volti che non avevo inquadrato ma poco mi importava in quel momento. Perché
avevo ancora la mia solitudine a tenermi compagnia e sapevo che nessuno avrebbe
potuto alleviarla. Solo l'Africa. Mi aspettavo molto da quella terra. Mi avrebbe
deluso? Viaggiavo con la testa fuori dal finestrino e godevo del vento caldo
sulla faccia. Sempre più caldo man mano che ci avvicinavamo alla Tanzania..ma
che è? Al confine ho fatto la mia prima figuraccia perché ero l'unica cui
mancava il visto. Poi alla prima sosta ho comprato tutti i regalini e mi son
tolta il pensiero. Forse presentivo che poco dopo non avrei più avuto lo stesso
bisogno di pensare a chi avevo lasciato a casa e ai regalini??? Mah. Siamo
arrivati all'hotel di Arusha verso le 19. Ci pareva mill'anni di lanciarci sotto
la doccia dopo quasi 24 ore di viaggio. Ho preso la camera con Patty, la mia
compagna di tenda, ci siamo lavate e siamo scese per la cena. Leggera, riso
bianco, verdure cotte con una salsina speziata e del pollo e patate lesse..mica
lo sapevo che avremmo mangiato quello per i successivi 10 giorni! (Cioè magari,
le patate e il pollo sono state poi un
lusso..)
Poi briefing. Mi sono spaventata. Le notti previste in tenda erano aumentate da
3 a 5 e pareva non ci fosse posto nei lodge. Tutti avevano l'aria un po' sparuta
ma sembrava gente abituata a viaggiare. E poi c'erano varie coppie. Si davano
man forte. Dopo cena sono crollata. Patrizia dice che mi son posata sul letto e
sono rimasta in quella posizione fino al mattino! E vorrei vedere..
C'è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore.
Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non
credo che si viaggi per tornare. L'uomo non può tornare mai allo stesso punto
da cui è partito, perchè, nel frattempo, lui stesso è cambiato. Da sè stessi
non si può fuggire. Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio.
Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua
corazza.
In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio
simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo
deve poter viaggiare. A. Tarkowsky
Domenica 25/12/05
Peccato che in albergo ci fossero l'albero e le lucine intermittenti. Avrei
preferito non pensarci ma poi ho ceduto e, a colazione, ho augurato Buon Natale
ai miei compagni di viaggio. Io, che ero partita per saltare a piè pari le
feste. Natale. Capodanno. Epifania. Ho fatto colazione con Danilo. L'unico che
si era alzato presto come me. Mi ha consigliato di prendere le uova sode e
metterle da parte per il viaggio. Meno male.. Fuori c'erano le jeep che ci
aspettavano. Che bello le jeep verdi! Ho sempre sognato di viaggiare su quei
bestioni con le ruote così larghe e solcate. Grandiose! Nella jeep con me
c'erano Adele, Paola, Patty e Danilo. San Danilo, lo avremmo battezzato di lì a
poco per la santa pazienza a stare con quattro femmine piene di manie! Siamo
partiti con 3 jeep alla volta del Tarangire. Il nostro primo parco. Ero esaltata
da quel sole e da quella polvere. Lungo la strada i primi Masai, le donne con le
ceste sulla testa, i mercati, i villaggi. Mi sembrava tutto molto desolato.. Ma
non avevo ancora idea di cosa fosse la desolazione.. Abbiamo fatto scorta di
banane rosse e bananiti, ananas e qualche papaia che abbiamo messo nelle ceste
di vimini comprate al mercato. Ed ecco il parco. Il mio primo game drive. Cosa
sarebbe stato? Non ne avevo idea. Non potevo immaginare cosa significasse
trovarsi un elefante davanti.. Un ELEFANTE!!!! Mio Dio! E le giraffe buffe,
dalle zampe esili, le zebre con quelle , gli gnu sempre a testa bassaJstrisce
così precise che convergono nel sederino e
le gazzelle!!!! Non era la stessa cosa dei documentari. Delle foto degli altri.
Dei filmati in tv. No. Lì nella savana c'ero io, in piedi nella jeep, a
respirare gli odori ed i colori più intensi del mondo. A sentire i versi degli
animali, a guardarli negli occhi! E poi il Tarangire è verdissimo, ricco di
vegetazione, alberi e foglie, baobab dai tronchi antichi. La sensazione è
bellissima. Di liberazione. Di leggerezza. Mi sentivo a casa. Ero a casa. Il
nostro primo campeggio a Mto Wa Mbo ci ha illusi. Verde, recintato, con i bagni
ed il ristorantino. Io poi, unica a sfruttare il letto della stanza che sarebbe
dovuta essere del capo! Scusate, perché perdere l'occasione? Ho comunque
aiutato Patty a montare la tenda. Però, facile. Una casetta che si tira su in
niente! Abbiamo anche fatto un giro per il villaggio, tra le botteghe ed i
venditori ambulanti di batik. Un ragazzo mi ha detto che gli piacevo, "ma
solo oggi perché è Natale".. però, mi son detta, ho fatto migliaia di km
per sentirmi dire che l'amore dura un attimo. Accidenti, lo sapevo già! Allora,
dopotutto, non ero in un mondo così diverso dal mio! Il mio cellulare è
isolato. Niente auguri di Natale dall'Italia. Si può sopravvivere.
Lunedì 26/12/05
In cammino alla volta del Ngorongoro Crater.
Lungo la strada ci siamo fermati a comprare delle provviste ed una bimba ha
intravisto le gallette di mais nella mia borsa. Non ho fatto a tempo a tirarle
fuori che già si era avventata su di esse con una violenza inaspettata. Sono
rimasta ghiacciata. Un altro piccoletto alto uno schioppo mi ha chiesto money in
cambio di una foto. Io non posso capire la realtà di questa gente. Di questi
bambini già grandi e consapevoli della durezza della vita. Di queste creature
che ne sapevano certo più di me, ingenua buana bianca. Mi son sentita piccola
piccola. Infima. Fa caldo ma loro stanno con le maniche lunghe ed i giubbotti.
Dice Patty che quel che tiene il caldo tiene anche il freddo. Poi abbiamo
proseguito, a 40 km/h la strada è davvero lunga. Ma quando improvvisamente
Karim, il nostro autista, si è fermato per farci ammirare il panorama, ci siamo
trovati davanti ad una distesa enorme, mozzafiato. Con binocolo rubato un po' ad
Ade e un po' a Danilo abbiamo scorto mandrie di bufali e file di elefanti
piccoli come dei cespugli. O forse erano cespugli e non lo abbiamo capito?
Pareva si muovessero... e di nuovo in jeep verso il camp-site, mentre il cielo
si faceva sempre più nero. Così ci ha accolti lo Ngorongoro: fulmini e
grandine violentissima che mi hanno fatto fortemente dubitare della mia
preparazione in geografia. L'Equatore resta un mistero per me. Ma non era Londra
che aveva le 4 stagioni in un giorno???? Arrivati al camp (2400 metri) la
pioggia ci ha dato tregua e ci ha fatto piantare le tende. Stavolta non avrei
avuto scampo. Uno spiazzo e intorno il nulla. Una baracca e dei bagni con turche
in muratura. No recinto. No acqua. Ma la sera era lontana. Ci aspettava il game
drive giù nel cratere. E lo sapevo. Lo sapevo già che laggiù mi sarei
dimenticata del freddo e della fame e della paura di dormire tra le iene.
Paesaggio completamente diverso dal Tarangire, molto più desolato e brullo ma
sterminato, potente, silenzioso. Non abbiamo visto molti animali, la densità
non era paragonabile a quella del Tarangire ma verso il pomeriggio è uscito il
sole ed il paesaggio si è colorato di quel giallo tipico, una sorta di giallo
oro che si alterna a fasce di verde chiaro, verde scuro, azzurro del cielo
spruzzato di bianco delle soffici nuvole ormai appaciate. Non credevo ai miei
occhi. E mi è dispiaciuto che la mia macchina fotografica non potesse
immortalare e rendere quei colori al calare del sole, che stendeva un manto
arancione su tutto. E poi up up up di nuovo al camp, morti di freddo e affamati,
dove ci hanno fatto un brodo, del riso e delle verdure e poi alle 19:30 eravamo
lì fuori. Niente luce. Niente caldo..fortuna che c'era una buona compagnia a
prendere la birra con me e fortuna che c'era sempre una birra, safari o
Kilimangiaro poco importava! Ma alle 21 ci siamo arresi e siamo andati a nanna
con la paura del leone e il freddo pungente. E finalmente si son fatte le 6 del
mattino...
Martedì 27/12/05
Con la capa un po' acquosa ma orgogliosa per aver superato la notte ho iniziato
a smontare la tenda con Patty e a sgonfiare il mio materassino alto 15 cm che ci
avevo messo una vita a gonfiare per metà! Poi, senza colazione, ci siamo
ficcati nella jeep alle 7 in direzione Serengeti. Twendi twendi. Che strada
ragazzi. Non si può chiamare sterrato. E nemmeno strada! Sballottati come
fettine di mela in un frullatore ho avuta la nostalgia dei sampietrini sul
motorino!!! E finalmente il parco, con un po' di mal di testa iniziale, che ci
guardavamo ingrugniti come per dire: "il primo che emette un solo suono va
in pasto ai leoni!" Parola d'ordine: SILENZIO! Ma bello. Bello bello bello
il Serengeti. Un paesaggio molto vario, alberi, radure, cespugli, rocce, colline
e centinaia di zebre e bufali, gnu, famiglie di elefanti e tante giraffe di
tutte le misure. Ad un certo punto abbiamo visto una leonessa zoppa con un
cerchio di avvoltoi sulla testa (!!!!?) e poi un leone un po' deboluccio, steso
sotto un albero, che all'improvviso si è alzato e ..perdindirindina, era zoppo
pure lui!!!! Potenza dell'Africa nera e del re della foresta, che poi è una
savana. E più di mezzora appostati per vedere il leopardo..ma tra le foglie
sull'albero dove il furbetto si nascondeva, non si intravedeva che una chiazza
gialla e nera e qualche baffo dispettoso. Inutile sfidare la natura. Gli animali
qui sono discreti, orgogliosi, dignitosi. Non vogliono essere disturbati pur
tollerando la nostra presenza. Ma ci guardano con piglio interrogativo o con
fiero cipiglio (come dice Snoopy) e ci fanno capire che quella è casa loro, che
siamo ospiti, forse, o forse che ci siamo autoinvitati e questo non è molto
educato. Un elefante allarga le enormi orecchie per proteggere il figlioletto ma
poi capisce che non c'è pericolo e si rilassa, grattandosi il muso sul tronco
di un albero. E le giraffe, così buffe e vanitose, che corrono tenendo le zampe
dritte (teseche teseche si dice dalle mie parti, cioè tese, mai piegate) e poi
le allargano per brucare.sì, credo siano i miei animaletti preferiti, col manto
a chiazze gialle o marroni, e quella faccia
E la pelle bruciavaJun
po' stralunata forse colpa della testa fra le nuvole... sotto quel sole nero. Il nostro camp per quella sera era a
Seronera. Ci siamo arrivati alla luce rossa di un tramonto imponente e ci siamo
lanciati al gonfiaggio di materassini e al picchettaggio delle tende. Io ho
finalmente trovato il modo per ridurre la fatica dei miei bicipiti raccordando
il "pompino", come Patrizia continuava a chiamarlo, all'enorme valvola
del mio lettino con lo scotch da pacchi di Danilo!! E vai! Intanto guardavamo le
docce autarchiche, dice Paoletta, col "negro" incorporato che versa
l'acqua in una specie di grande preservativo di caucciù con il rubinetto alla
base. Il tutto in un camerino di tenda in tela. Fantastico! Io però ho
rinunciato a servirmene. Ero troppo sconvolta. E poi il tramonto ha lasciato il
posto ad un buio stellato che mai avrei immaginato. Troppe e davvero vicine
quelle lucine la cui luminosità non era inquinata che da lampi in lontananza,
che hanno aggiunto il brivido alla già intensissima sensazione di sconfinatezza
che mi dominava. Le stelle mi si rovesciavano addosso e mi sentivo leggera,
libera. Il falò che con soddisfazione abbiamo messo su ci ha dato sicurezza; ha
spento le stelle ed ha acceso la dimensione umana della realtà e del calore.
Karim ha detto che avrebbe pagato 25 mucche per me. Sono rimasta un attimo
interdetta ma in seguito ho Jsaputo
che ne basterebbero 2 per "comprare" una moglie. Carino no?
Tra viaggiatori succede, ci si raccontano cose anche intime, tanto non ci si
rivedrà mai più. Il paesaggio che scorre lateralmente offre loro un nastro su
cui incidere le loro voci narranti, e lo spazio crea la necessaria cassa di
risonanza, un sito dove chiudersi filtrando solo ciò che interessa della realtà.
Un sorso di grappa più del dovuto ha fatto il suo e sono crollata in un sonno
profondo sul mio bellissimo materassino verde vellutato.
Mercoledì 28/12/05
Ho riaperto gli occhi alle 6.30 con le voci dei miei compagni già tutti svegli
e in attività. Non mi pareva vero di aver dormito così pesantemente per 8 ore
e mi chiedevo dove fossi e cosa mi aspettasse ma non ero molto lucida. Avevo
sognato il Vesuvio che eruttava e io e Iaia che scappavamo. Ho ricordato la
grappa ed ho pensato che era stata una buona amica. Poi ho trovato la forza di
stendere le zampe fuori dalla tenda e mi son tirata su con una sola idea precisa
e ferma in testa: la DOCCIA! Il mio Buongiorno mugugnato agli altri è stato
l'unico suono emesso nell'arco di mezzora. L'acqua sulla testa e sul viso, sulle
braccia, sui piedi.mi ha ridato vita. Poi il tè caldo, no lemon, e tutti in
jeep verso Lobo. Poco da vedere lungo il tragitto e in poche ore, forse 3, siamo
arrivati al nuovo camp. Gonfia e picchetta e poi al villaggio in muratura a
prendere una coca e a temporeggiare in attesa del game drive pomeridiano. Lì i
babbuini la facevano da padroni, si rincorrevano dispettosi e si intrufolavano
in cucina in cerca di cibo, rompendo piatti e bicchieri! BabbooPapà voleva
dargliene di santa ragione al Babboofiglio che scappava a coda levata e nessuno
ha capito perché!!! Al sole dei rettili ramarro-like viola e fucsia se ne
fregavano del resto del mondo. Che strano universo. E che caldo! Qui i bambini
ti guardavano timidi dalle porte socchiuse di casa e solo al richiamo delle
penne e delle caramelle ci hanno fatto un sorriso. E poi un safari SPETTACOLARE.
Da "WOW", come dice Patty..I "soliti" - dopo 3 giorni mi ero
abituata! - elefanti, giraffe e gnu e poi impala, dick
diJdick,
antilopi rosse e finalmente un grande regalo: una famiglia allargata
leoni. Mamme leonesse con i cuccioli a spasso da un albero all'altro, il
re della savana (scusate ma 'ndo stà sta foresta??) che schiaccia un sonnellino
a pancia all'aria e un piccolo che gli si avvicina per giocare con la sua coda.
Lui si infastidisce ed emette un mezzo ruggito intimidatorio, allora il cucciolo
si allontana ma di poco e quatto quatto torna all'attacco..al secondo ruggito
stavolta più minaccioso decide di raggiungere gli altri piccoletti per dar
fastidio alla mamma pretendendo la pappa. E così lei cede e si stende all'ombra
per nutrire una decina di monelli affamati, tra ruggitini e miagolii, una
mezzora tale da far dimenticare il giorno, l'anno, la vita. Il sole ti scotta,
intorno c'è il silenzio se le jeep sono spente, c'è solo in venticello ed il
rumore degli animali. La comunione con la natura è totale e null'altro conta.
Solo quel cielo, quel giallo, quel calore, quel suono, il linguaggio potente
della natura incontaminata. Mica conta chi sei e cosa fai. Cosa sei? Forse un
cuore che batte. Basta. Stordita riprendo il cammino, non so se gli altri si
sentono come me. Ed ecco una vallata con delle giraffe che leccano il sale e si
muovono pole pole, piano piano, come se fosse un filmato al rallentatore, una
zampa dietro l'altra in una serenità senza fine. E per finire un branco di
zebre e gnu, coppia indissolubile perché uno vede bene e l'altro sente bene
(tipo o' zuopp' e o' cecato), ci hanno attraversato la strada a decine, in una
silenziosa e prolungata migrazione diurna. Ritorno al camp e cena con il riso
bianco, le verdure e l'ananas che io ho mescolato al riso, un pollo ustionato e
se non sto male stasera... il buio è calato, la sigaretta mi è stata rifiutata
e sono entrata in tenda per una lunga notte bianca e i rumori del vento e degli
animali nelle orecchie e tra le tende...
Continente vivo desaparecido sono qua
Sotto un cielo avorio sotto nubi porpora
Mille fuochi accesi mille sassi sulla via
Mentre un'eco piano da lontano sale su
Quaggiù
Un pianto lungo secoli che non ti immagini
E polvere di polvere...
Sopra un'onda che mi tira su, long way
Mentre muovo verso sud.long way...
Giovedì 29/12/05
Ma si fa fatica a ricordarsi che giorno è! Forse lo faccio solo perchè vorrei
che questo viaggio non finisse mai. Dice Kerouac che "Il viaggiatore ha due
orologi che non si possono comprare da Tiffany, su un polso il sole, sull'altro
la luna, tutti e due i cinturini sono fatti di cielo." Sveglia presto e
partenza veloce senza tè e senza lemon. Eppure mi giravano un po'. Stava
diventando dura e volevo un bagno. Mi sono pure sentita male, il mio stomaco ha
dato segni di ribellione e le frittelle di farina ed olio mi hanno dato la
mazzata finale. Paola mi ha accompagnato al camp e mi sono stesa sotto un albero
cercando di dormire un po' mentre lei lavava le braghe. Poi refrigerio al lodge.
Non c'era posto per dormirvi ma ci siam messi sul bordo della piscina, piedi a
mollo, abbiamo preso da bere acqua e birra e ci siamo riposati su comode sedie
vere. Alle 15 partenza per l'ultimo game drive. Abbiamo visto una leonessa
appostarsi per cacciare una gazzella che però è scattata via a favore di
vento. Niente da fare, la natura ha le sue preferenze a volte. Ma ero contenta.
La tensione di vedere una morte in diretta è calata e tutto è tornato alla
calma della savana. La luce era bellissima. I colori intensi, vividi, tanti.
Verde chiaro, verde scuro, marrone. Giallo, oro, azzurro, blu. Un arcobaleno in
terra. Abbiamo cenato al lodge e poi siamo tornati al camp. Abbiamo acceso un
piccolo fuoco perché non c'era vento e poi eravamo soli. Ma dopo poco siamo
andati a nanna, con la paura del leone..e c'era. L'hanno sentito ruggire...
Quando si viaggia si sperimenta in maniera molto più concreta l'atto della
Rinascita. Ci si trova dinanzi a situazioni del tutto nuove, il giorno trascorre
più lentamente e, nella maggior parte dei casi, non si comprende la lingua che
parlano gli altri. E' proprio quello che accade a un bambino appena nato dal
ventre materno. Con ciò si è costretti a dare molta più importanza alle cose
che ti circondano, perchè da esse dipende la sopravvivenza. Si comincia a
essere più accessibili agli altri, perchè gli altri ti possono aiutare nelle
situazioni difficili. E si accoglie qualsiasi piccolo favore degli dei con
grande gioia, come se si trattasse di un episodio da ricordare per il resto
della vita. Nello stesso tempo, poiché tutte le cose risultano nuove, se ne
scorge solo la bellezza, e ci si sente più felici di essere vivi. Paulo Coelho
Il cammino di Santiago
Venerdì 30/12/05
Partenza per Natron. Il capo ci aveva anticipato che sarebbe stato un lungo
trasferimento pesante. Bene. Io ci ho messo il carico da 90 perché ho preso il
malarone a stomaco vuoto e sono stata preda di forti crampi per diverse ore. Dai
vetri della jeep, stesa sul sedile posteriore, ho potuto vedere una leonessa
gravida che dopo aver tentennato ci ha attraversato la strada. Il percorso è
stato peggio di un rally, nella sabbia che pareva di stare in autolavaggio,
abbiamo respirato e mangiato polvere per ore, poi rocce, sassi, greti di fiume,
nel mezzo dell'Africa bollente, nel mezzo del nulla e i miei crampi
persistevano. A metà via abbiamo visitato un villaggio Masai dove donne e
bambini ci hanno cantato delle nenie e hanno saltato un po' sul posto -sarà il
loro ballo tipico?- poi ci hanno mostrato l'interno delle loro capanne di paglia
e fango, pelle di animali e letame: strette, buie, piccole. Tanto loro ci
passano giusto quelle poche ore di notte. Di giorno le donne vanno a prendere
l'acqua a 2 - 3 miglia e gli uomini pascolano le loro mandrie. I bambini sono
pastorelli oppure si occupano dei fratellini minori. Le donne hanno quasi tutte
la testa rasata o acconciata con treccioline e portano orecchini pesanti che
allungano a dismisura il lobo o addirittura lo forano enormemente, collane di
perline e bracciali di metallo a spirale che imprigionano tutto il braccio. I
Masai si nutrono del sangue dei loro zebù e di latte. Sono alti, magri,
sdegnosi. Ma hanno imparato cos'è un turista bianco. E lo tormentano per
vendergli i loro monili di perline colorate o farsi fare foto a pagamento,
esclusivamente a pagamento. Ed hanno anche imparato che a meno di un dollaro non
ti cedono nulla! Capito gli orgogliosi pastori guerrieri? Indossano toghe
coloratissime, legate sulla spalla ovviamente sporchissime ma loro non se ne
fanno mica un problema..hakuna matata. Spesso gli abitanti di un luogo e chi
viene da fuori hanno difficoltà a trovare un linguaggio comune, poiché ognuno
di loro guarda il posto da un'ottica diversa: chi viene da fuori usa un
grandangolare, che rimpicciolisce l'immagine ma allarga l'orizzonte, mentre la
persona del posto ha sempre usato il teleobiettivo, se non addirittura il
telescopio, che ingigantisce i minimi dettagli. Ma l'esperienza è stata unica.
Donne e ragazzine mi hanno circondata per farmi provare le loro collane e
cercarne una della misura del mio collo, che mi piacesse. Me ne hanno provate
decine, mi ficcavano braccialetti e collari ed io mi lasciavo fare comunicando
con sorrisi di apprezzamento se la collana si avvicinava al mio gusto e con
smorfie di dissenso se non gradivo. Quando mi hanno involontariamente tirato una
ciocca di capelli ho urlato "aja!" e loro sono scoppiate a ridere!
Intanto Danilo controllava e scattava fotografie..Ho comprato un bellissimo
bracciale che mi ricorderà per sempre questo momento. Il mal di stomaco andava
diminuendo ma il viaggio era ancora lungo. Siamo arrivati al camp di Natron
verso le 17 ed io ero stremata. Mi sono stesa sotto un albero in attesa della
camomilla che mi è stata prontamente procurata. Poi ho preso un campo tenda per
10 dollari in più e mi son fatta una grande doccia e shampoo!!! Qui c'è tanta
acqua, tubi attraversano il verdissimo prato con una pressione esuberante,
abbiamo giocato a bagnarci e abbiamo fatto il bucato! Bellissimo! Ho girato un
po' con Paola, Ade e Dani, abbiamo comprato altri monili dalle donne delle
bancarelle, preso una Jbirra
calda e poi abbiamo cenato..riso bianco, verdure e pezzetti di carne!
Calata la notte non c'era altra luce che quella delle lampade a kerosene davanti
alla tenda e sono andata a dormire sola soletta in fondo al camping nel mio
letto di spugna.
Ogni terra ha un nome
ed ogni nome è un fiore dentro me
La ragione esplode ed ogni cosa va da sé
Mare accarezzami, luna ubriacami
Rio, Santiago, Lima, Holguin
Buenos Aires, Napoli...
Sabato 31/12/05
Auguri Iaia! Buon 27esimo compleanno, tesoro mio. Non posso farteli oggi perché
a nessuno prende il cell. Devo aspettare domani sera che arriviamo ad Arusha. Mi
sono svegliata presto per recuperare la mia colazione dalla jeep prima che gli
altri partissero alla volta del lago Natron per vedere i fenicotteri rosa. Io
son rimasta al camp per recuperare le forze e ho fatto un giro nella bottega di
un tizio che voleva vendermi i batik a 25 dollari perché il trasporto da Arusha
a Natron faceva lievitare i prezzi notevolmente. Non capiva che conoscevo bene
la difficoltà del trasporto fino a quel luogo sperduto ma che il giorno dopo
sarei stata ad Arusha e li avrei comprati ad un terzo del suo prezzo! Faceva un
caldo umido terribile, le caprette brucavano l'erba e belavano continuamente.
Stare sola in quella pace mi ha fatto ricordare che era l'ultimo giorno
dell'anno, dell'anno più brutto della mia vita. Fortuna che la ciurma è
tornata presto coi suoi racconti, la sua allegria e in regalo una piuma rosa per
me. Abbiamo fatto una colazione favolosa con pane tostato, burro e marmellata
poi io, Paola e Dani siamo andati al fiume per goderci un po' di ombra e leggere
un po' o fare il sudoku. Invece sono arrivati dei bambini curiosi in cerca di
penne e caramelle. Dei pastorelli bellissimi, sorridenti, con degli occhioni
neri profondissimi. Danilo gli ha dato penne e blocchetti, io gli ho fatto
barchette di carta e aeroplanini, Paola li ha fatti giocare con la corda e
abbiamo fatto tante foto (prima che Danilo facesse volare la sua Nikon nel
fiume) che loro ammiravano sorpresi dallo schermo della digitale in cui si
riconoscevano!
Tra una chiacchiera ed una birra si son fatte le 15 e ci siamo messi in cammino
alla volta delle cascate. Altro che arrampicatina! E' stata una bella scalata di
un'oretta tra rocce e guadi di fiume. Finalmente le mie zampe si sono sfogate e
la ricompensa dell'acqua ghiacciata delle cascate ha soddisfatto tutti. Grazie
alla generosissima Cristina ho trovato il coraggio di lanciarmi tra le rapide
(...scherzo) e poi belli zuppi fradici siamo ridiscesi, carichi di meraviglia e
contenti. E' stato bello anche perché ho sempre trovato una mano tesa ad
aiutarmi anche senza bisogno di alzare mai la testa dalla roccia. Tornati al
camp abbiamo lavato le scarpe da ginnastica che si sono asciugate in poche ore
appese ad un albero! Ci siamo fatti la doccia e verso le 20 eravamo a tavola per
il "cenone".stavolta invece del riso c'era una bella pasta in bianco
scotta (caz, una napoletana sopporta TUTTO tranne che la pasta scotta!) e una
carne dal sapore decisamente selvatico (ce l'hanno detto 3 giorni dopo che era
la scimmia..!) poi dei ragazzi color cioccolato ci hanno fatto una danza e delle
acrobazie (era buio, cavoli, non si vedeva una cippa..) e buona parte
dell'allegra compagnia si è ritirata in privata sede. Io, Ade, Paola e Dani
siamo rimasti sotto le stelle, al buio, in attesa della mezzanotte..non che ci
interessasse questa mezzanotte ma qualcosa ci ha tenuto lì. Il silenzio, le
stelle, i versi degli animali in lontananza, la pace che ci circondava. Tutto
sommato eravamo in Africa per un motivo comune: non ci interessava il cotechino,
il consumismo e lo champagne. E a me nemmeno questa mezzanotte se non per
festeggiare una fine. Ma in compagnia di persone fantastiche tutto cambia e così
sono stata serena fino alla mezzanotte africana, di 2 ore più giovane della
nostra italiana, con un goccio di grappa ed una sigaretta concessa per
l'occasione. Baci ed auguri e siamo andati a nanna, io e Ade che ha dormito con
me per cominciare l'anno in compagnia. Buon 2006.
Stamattina non sono di nessuna religione.
Il mio dio è il dio dei viandanti. Se si cammina con abbastanza energia
probabilmente non si ha bisogno di nessun altro dio.
Bruce
Chatwin In Patagonia
Domenica 1 Gennaio 2006
Sveglia alle 6 perché sentivamo dei passi fuori dalla tenda. A dire il vero si
è anche affacciata una sagoma scura sulla porta. Insomma, nun se po' dormì!
Alle 7 eravamo a colazione con le valigie pronte alla volta di Arusha. Ho messo
in testa il cappellino giallo di velo che mi ha regalato Novi. Almeno inizio
l'anno con l'abbraccio virtuale ed il pensiero di una persona cara nel cuore.
Viaggio di 3 ore e mezza in una cornice fantastica che non ho parole per
descrivere. Lo chiamano sterrato. Io direi che non c'è proprio percorso. Ma
Karim è in gamba, wow come dice Patty! Il vulcano Ol Doinyo Langai, la montagna
sacra ai Masai con una forma di cono perfetto, colline e distese di erba secca e
rocce, il cuore della Rift valley. La savana si allontanava. Poi,
l'asfalto..l'asfalto dopo una settimana. Un paio di ore ancora e rieccomi
all'hotel di Arusha dove era cominciato il mio sogno. Sì, bello il letto, le
lenzuola, la doccia, il bagno, il tè col limone e il pantalone pulito. Ma se ho
capito cos'è il mal d'Africa, io ce l'avevo già. Avevo il mal di savana. Cena,
birra fredda, chiacchiere in terrazza e nanna. Non ho chiuso occhio. Troppo
comodo quel letto. Buon anno nuovo. A tutti.
Lunedì 2 Gennaio 2006
Siamo diventati 12 perché due coppie hanno deciso di andare direttamente a
Zanzibar a fare la ricotta in un albergo 5 stelle lusso. Perfetto. Ognuno ha la
sua interpretazione del viaggio. Si parte per Marangu, ai piedi del
Kilimangiaro, con jeep bianca comoda ma senza Karim. In un paio d'ore siamo al
Babylon Lodge, carinissimo residence dove molliamo le valigie per andare ad
esplorare la zona. Caldo caldo da morire, coca a volontà e giro per il paesino,
nel coloratissimo mercato di frutta, spezie e stoffe, rosso pomodoro, verde
bananito, giallo ananas. Ho Alle 14
abbiamo incontrato JimmyJcomprato
un telo blu e beige con le antilopi! la
guida che ci ha portati nelle piantagioni alle falde del Kilimangiaro. Piante di
tutti i tipi, banane, papaie, cocco, caucciù, caffè, avocado, mango, li abbiam
mangiati tutti accompagnati dalla schifosissima birra di banana fermentata.
Cascatine, passeggiatina, ritorno con Anochi per mano che non mi mollava più,
me lo sarei portato via quel bambino dagli occhi nero pece luminosi come la luna
piena. city centre per coca refrigerante. My God, che caldo appiccicoso! Ritorno
al lodge, cena e chiacchiere. Paoletta si è messa il vestito nuovo. Io oramai
dormivo e giravo con la stessa roba addosso da un Jpezzo!!!!
Sai la puzza. Forse si ricorderanno di me.
Martedì 3 gennaio 2006
Sveglia alle 5.30 e partenza per Dar es Salaam con bus pubblico. Un assassino.
Correva come un matto, sorpassava senza criterio e le prime 5 ore sono state da
incubo. Ad un certo punto ha causato un tamponamento di due bus provenienti
dalla corsia opposta. A Chalinze ci hanno fermati. L'autista è stato arrestato!
Nell'incidente c'erano stati dei feriti e così noi siamo rimasti sotto il sole
per 4 ore in attesa che qualcuno ci venisse a raccogliere. Nel frattempo
osservavo le scene dei bus che si fermavano al controllo polizia e di tutti i
ragazzetti che si fiondavano a braccia tese per cercare di vendere ananas e
ceste di frutta o uova. Il nostro pulmino privato ci ha portati in 2 ore
all'aeroporto di Dar es Salaam dove abbiamo preso l'aeroplanino per Stonetown.
Un chesna o non so che ma piccolo piccolo (cavoli, parlo come gli africani,
raddoppio tutte le espressioni!) dal quale finalmente ho rivisto il mare! La
costa di Zanzibar, l'Oceano Indiano, un tramonto bellissimo, isolette
incastonate nel blu.. Ed in 20 minuti eravamo a Stonetown, capitale musulmana di
Zanzibar, un'atmosfera lontana mille miglia da quella della savana ma profumata
e leggera come solo l'aria di mare sa permettere. Barchette a vela, pescherecci
in legno scuro..quale altro regalo ancora mi avrebbe fatto l'Africa? Doccia e
cena al Mercury's. Non lo sapevo che Freddie Mercury fosse nato a Zanzibar e che
sua madre fosse africana!!!! E vabbè. Ovviamente la musica dei Queen doveva
essere presente in qualche modo. Ci ha tenuto compagnia nella lunga attesa della
grigliata di pesce..un'ora. hanno impiegato un'ora per portarci da mangiare e
noi eravamo letteralmente strinati dalla fame dopo 13 ore di allucinante viaggio
e 10 giorni di riso in bianco!!! Aragostina, gamberetti, tonno, seppie e
patatine fritte. Abbiamo digerito prima di finire di mangiare e ci siamo
concessi anche il vino, io rosso..tralascio di raccontare l'effetto che ha
sortito unito alla stanchezza..dico solo che vedevo triplo e avevo un caldo
boia. Mi sono addormentata come una pera cotta e alle 4 sono stata svegliata
dalla preghiera in stereofonia di quei debosciati di musulmani! Cos'e' pazz!
Mercoledì 4 gennaio 2006
Sveglia calma, colazione abbondante e poi giro per Stonetown tra mercati, spezie
e vicoli. Il caldo era azzeccosissimo e l'umidità è peggiorata dopo le 3 gocce
di pioggia venute giù proprio mentre stavo scegliendo il mio quadretto ad olio
con le donnine Masai stilizzate! Infine l'ho comprato dopo aver impietosito
Paola per spingerla a contrattare per me. Lo so, sono napoletana, ma non son
capace di fare ste cose. In Kenya avevo mollato 40 euro per 3 piattini, 2 tazze
e un elefantino.. Stonetown è deludente, tenuta malissimo, cadente, fatiscente.
Ma gli scorci di mare blu con le barche a vela..ed i vicoletti intrisi del
profumo delle spezie, i negozietti di batik e foulard, tutti quei dipinti ad
olio con le donnine masai e le danze, e dammeli per 5 dollari, no 10, no no, 3
se vuoi se no me ne vado, ok 4 dollari ed è tuo, oh no, ho speso troppo, mia
sorella si frega.. Invece alle spezie ho ceduto. Zenzero, zafferano, chiodi di
garofano, cardamomo, coriandolo..li sapessi usare sarebbe anche più
soddisfacente. Vabbè, troverò qualcuno che mi insegna. Abbiamo fotografato
qualche portone intarsiato, un paio di palazzi bianchi e qualche gatto. Ho
comprato un cd di musica africana Hakuna Matata, con l'accento sulla a, gli ho
mollato altri 5 dollari. Di questo passo il prestito chiesto ad Arturo dovrà
rimpinguarsi, cavoli. Alle 14 pulmino per Jambiani. Finalmente via da
quell'umidità opprimente e finalmente verso il mare e la spiaggia e la vacanza
rilassante che aspettavo da tanto! Cala un sipario e compare un'altra scena.
Incredibilmente contrastante con quella precedente. L'Africa è così. Ogni
volta che chiudi gli occhi non sai cosa vedrai quando li riaprirai. Ed io.
"ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare...."
Questa era la frase che mi veniva continuamente in mente. In realtà chiunque può
immaginarle ma viverle e vederle è un'altra cosa. Un villaggio di capanne,
sabbia, mucche, galline e dromedari. Poi mare. Smeraldo. Caldo. Jambiani è così.
Non c'è altro. La bassa marea ci ha costretti a fare un po' di traversata nelle
sabbie "mobili" scansando i ricci prima di raggiungere l'acqua ma
quando poi ci sono arrivata... marooooo'!!!!!!!! primo bagno al mare
bello è dir poco. Divino! Di unaJin
gennaio della mia vita! Che bello!!!! soddisfazione
unica! In Italia al freddo e al gelo ed io in acqua a nuotare nell'oceano
Indiano. WOW!!!! Poi siamo tornati a riva ed abbiamo perlustrato un po' la zona,
la spiaggia, i ristorantini sul mare e le conchiglie. Fatto doccia e asciughino
perché il vento saliva ed io iniziavo a rabbrividire e poi abbiamo fatto una
passeggiata fino all'estremità della lingua di sabbia che si scorgeva, un bel
po' di cammino. Birra al chiosco di paglia tra i tedeschi e poi di nuovo al
bungalow per prepararsi alla cena. Cavolicchio se cucinano bene qui! Polpo al
sugo, spinaci e carote, filetto di tonno, panini, tè, marmellata... ora
ricomincio ad ingrassare, vedrai. La serata si è conclusa con un ingrippo. Con
Danilo abbiamo fatto un book fotografico ad un raduno di paguri vestiti a festa
per la sera e arzilli come grilli. Avranno qualcosa in comune grilli e paguri?
Pensierino per la notte...
Ho visto cose che voi umani
Non potreste nemmeno immaginare.
Navi da guerra in fiamme al largo dei bastioni di Orione.
I raggi beta balenare al largo delle porte di Tannhausen.
E tutto questo andrà perduto per sempre
Come lacrime nella pioggia..
Giovedì 5 gennaio 2006
Mi sono svegliata prestissimo e sono andata diritta in riva al mare per mettere
i piedi in acqua. Che gioia vivere così, aprire gli occhi e vedere il mare. E'
tutto quello che vorrei. Sono un po' malinconica, la partenza è vicina e non mi
piace. Ci sono bimbe col velo e bimbi scalzi che vanno a scuola, camminano sulla
riva con i quaderni sotto al braccio. Vestiti di blu e bianco. Questa è
un'altra dimensione spazio temporale. Non c'è nulla da
fare. Osservavo il mondo intorno a me con occhi sconcertati. Pole pole. Si
va dai delfini. A Kizimkazi.
Il cielo è nuvolo ma fa un caldo boia. Il mare è un po' birbantello e mi devo
tuffare con tanto di salvagente per riprendere un po' di colore. Dei delfini
poco e niente. Ci hanno presi in giro, comparendo qua e là in punti indefiniti,
sempre diversi, nuotando velocemente e mostrando solo il dorso argenteo e la
pinna. Troppe barche e loro, i delfini, non erano proprio d'accordo ad esibirsi
davanti a degli estranei così curiosi. Il nostro barcarolo Giorgio ci ha detto
che sono poco socievoli. Li capisco. Io avrei fatto lo stesso. E poi il delfino
è un essere superiore, simbolo di fedeltà e di eternità. Tornati alla
spiaggia la marea ha cominciato a calare e noi ci siamo mangiati una grigliata
di calamari e gamberoni...poverini, loro non hanno la felice sorte dei delfini.
Ma sono buonissimi! A panza piena abbiamo fatto ritorno a Jambiani e lì, giù
sul lettino a farmi fare un massaggio con l'olio di cocco da una donna musulmana
mentre le mie membra (!) si rilassavano e si scioglievano piano piano. Pole
pole. Mi son stesa al sole ed è arrivato Danilo col lettore cd. La musica!
Quanto mi era mancata la musica! Prima i Cranberries e poi Fiorella Mannoia.
Ascolta l'infinito e giù 2 lacrime. Ma solo 2, giuro. Questo fa la musica
quando ti riporta alla realtà della vita interiore. Perdindirindina, l'avevo
messa da parte da un bel pezzo quella e nemmeno me ne ero accorta. Fortuna che
la voce del capo mi ha distolta. Voleva fare due chiacchiere e sapere cosa mi
era piaciuto di più del viaggio. La savana, ragazzi. Nemmeno a chiederlo.
Nemmeno a dirlo! Solo la savana mi aveva fatto sentire a casa. Ancor più del
mare. E per chi mi conosce, detto questo ho detto tutto. La giornata è lunga,
anche perché c'è molto da oziare e poco da fare. La passeggiata in riva è
durata un paio di ore, ho raccolto e comprato conchiglie per pochi scellini da
un vecchio pescatore bruciato dal sole e dal caldo, col sorriso stampato,
retaggio della mimica di chi strizza gli occhi per difendersi dalla luce
accecante. Birra al Pingo - un must con Dani - e poi cena con dei granchi
formato famiglia che non avevo mai visto in vita mia! Enormi, grossi,
sensazionali nel senso che mi facevano senso (questa è ridondanza!) e pieni di
polpa da perderci la serata a ripulirli! Una goduria, poveretti loro che non
sono delfini...sì, ma son buoni...e vanno giù da Dio col vinello bianco
freddo.
Non seguire il sentiero già segnato; va invece, dove non vi è alcun sentiero,
e lascia una traccia... Sergio Bambarén
Venerdì 6 gennaio 2006
Ultimo giorno di vacanza. Ho fatto incubi tutta la notte e per riprendermi sono
andata subito in spiaggia col mio diario. Come diceva Amleto? "Potrei
essere confinato in un guscio di noce e sentirmi re di uno spazio infinito se
solo non facessi questi brutti sogni.." L'appuntamento era alle 9 per il
Reef. Avevo ancora un paio di ore per riprendermi ma poi è arrivata un po' di
pioggia e il tutto è slittato alle 11 circa. La nostra feluca ci ha portati nel
vento verso la barriera corallina. Anche stavolta nella mia testa c'era il punto
interrogativo. Cosa sarà mai sto Reef? E come devo affrontarlo? Parlano di
snorkeling. Certo, è una parola inglese, dovrei sapere cosa significa.
Maschera, boccaglio e pinne. Poi testa sott'acqua. Mio Dio. Il silenzio. E un
altro mondo. Veloce, vivace, colorato, very busy. E silenzioso. Madonna che
silenzio favoloso. Ancora un altro sipario e un'altra scena. Pesci di tutte le
forme e di mille colori, coralli, ricci giganti, la trinacria.me l'ha detto
Danilo, col piffero che sapevo cosa fosse! Ci siamo ritornati nel pomeriggio,
c'era molta corrente ed ho fatto fatica senza pinne..ho bevuto l'acqua
dell'oceano, ma tanta! Così l'unione con il mare è stata piena e totale.
Ritorno alla stanza per la doccia e l'ultima cena. Chiacchiere con tutti e poi
valigia..tutto ritorna dentro per diventare ricordo. Qualcosa l'ho lasciata
lungo la strada. Il materassino. Il pantalone di felpa. Quello beige della
arrampicata alle cascate. Ma ci sono i regalini. I batik. E le scarpe da
trekking. Quelle non entrano. Ma non le lascio in Africa. Devono tornar con me.
La dignità degli elementi
La libertà della poesia
Al di là dei tradimenti degli uomini
È magia, è magia..
Sabato 7 gennaio 2006
Accipicchia, si parte per davvero. Ci sono nuvole spesse e il pulmino è fuori
che ci aspetta per portarci all'aeroporto di Stonetown. Allaccio le scarpe da
trekking e me le metto in spalla. Nel bus faccio girare il diario per le dediche
e filmo un po' il gruppo. Incontriamo un cartello stradale di pericolo
attraversamento babbuini. Mi catapulto per fotografarlo e non mi accorgo nemmeno
che scendo in strada scalza. Qualcuno se ne accorge e resta stupito.
All'aeroporto di Stonetown salutiamo Danilo. Se ne va a Nwungui per l'estensione
mare di una settimana. Beato lui. )
e a DarJL'aeroplanino
piccolo piccolo ci porta via da Zanzi (per gli amici
Es Salaam ritroviamo i 4 che si erano staccati ad Arusha. 4 ore lì e
volo per Addis Abeba, dove abbiamo ribeccato il gruppo trekking Kenya con cui
abbiamo scambiato chiacchiere e liquore al cocco (che di cocco ha il nome!). A
mezzanotte imbarco per Roma, per casa, per il freddo, per la realtà. Daitan,
Napoli, sister, nipotina, scuola, treni, centri commerciali, spesa, frigo vuoto,
acqua frizzante, limone nel tè... Il volo sembrava lunghissimo ed ero stanca,
le scarpe sotto il sedile davanti ed i piedi scalzi. Pensavo a tutto, alle cose
viste ed alle persone incontrate. E pensavo che nel corso del viaggio di andata
avevo sofferto il caldo per via delle scarpe da trekking e non mi era mai venuto
in mente, nemmeno per un attimo, che potevo semplicemente toglierle.
Domenica 8 Gennaio.
Arrivo a casa alle 10. Mi sento più sperduta di quando sono partita. Molto di
più. Non so proprio che fare, chi chiamare, dove andare. Mi guardo intorno e
cerco qualcosa che mi sia familiare. Vedo la mia valigia, piena di terra e
sabbia. La apro. E per la prima volta, forte, vero, intenso, penetrante, sento
l'odore dell'Africa venir fuori prepotente per farmi sentire a casa.
... il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro
possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore
si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "non c'è altro da
vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è
visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole
dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra
che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già
dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna
ricominciare il viaggio. Sempre.
Irene madnorthwest@hotmail.it