SUDAFRICA e MOZAMBICO
Racconto di viaggio 2007
SUDAFRICA
Se
mi avessero imbarcato bendata su un volo senza svelarmi la mia destinazione, una
volta arrivata non sarei riuscita ad indovinare al primo tentativo di trovarmi
sul suolo africano.
Il
Sudafrica non è Africa, almeno non quella che avevo conosciuto fino ad ora.
E’
un’ Africa più spenta, meno viva, meno colorata, in cui tutto é estremamente
occidentalizzato.
I
centri commerciali e le catene di supermercati sono ad ogni angolo.
Le
abitazioni sono come quelle che potremmo trovare in nord Europa, con giardini
curati e auto parcheggiate nei vialetti e non mancano i grandi alberghi, gli
edifici lussuosi che le banche hanno scelto come loro sedi, i musei, le
cattedrali…
Le
strade sono superstrade, l’asfalto è ovunque, perfino all’interno di alcuni
parchi nazionali, come il Kruger.
Non
ci sono buche, non c’è la polvere che ti penetra i pori della pelle e che fai
fatica a togliere anche sotto la doccia, non c’è la bellissima terra rossa
che sembra arrivare dalle viscere del mondo e non c’è il coloratissimo e
continuo via vai degli africani ai bordi delle strade.
La
gente di colore non sorride, non ti saluta, non è curiosa di capire chi è quel
bianco che si trova a calpestare la loro terra e gli sguardi non s’incrociano
mai.
Probabilmente
preferirebbero che i bianchi non fossero mai arrivati nella loro terra…
Non
si sente musica africana, ma soltanto occidentale.
Tutto
è ordinato… direi troppo ordinato, quasi severo.
L’apartheid
è probabilmente cessata solo a livello politico, ma credo sia ancora molto
lontano il giorno in cui scomparirà dalle abitudini comportamentali e dalle
menti della gente. Lo si vede chiaramente dagli atteggiamenti delle persone e
dal divario sociale che è abissale.
Le
abitazioni dei bianchi sono generalmente ville, più o meno lussuose circondate
da alti muri e filo spinato, su tutti i cancelli ci sono cartelli che
ammoniscono una risposta armata in caso di ingresso non autorizzato. Mi chiedo
come ci si senta a vivere “blindati” in casa propria.
Le
case dei neri al contrario non hanno bisogno di recinzioni: sono baracche
ricavate con materiale di fortuna (lamiera, legno, cartoni) che si ammassano le
une sulle altre per km e km. Chi si può permettere una casa di mattoni è già
ricco e rappresenta un’eccezione in tale contesto.
Per
lo più si tratta di una realtà in cui non esistono condizioni igieniche, non
c’è acqua, né luce: sono le famose “township” che si trovano ai bordi
delle maggiori città o che sorgono qua e là in mezzo al nulla.
Solo
una minima parte della popolazione nera è riuscita a riscattarsi da un contesto
sociale che l’ ha penalizzata per secoli.
A
tale proposito, se pensate di visitare questo paese vi consiglio la lettura del
libro “Il colore della libertà” di Nelson Mandela, in cui la sua storia
personale e quella della lotta contro l’apartheid – in afrikaans
“separazione” - vi apriranno
gli occhi sui trascorsi recenti del Sudafrica e vi saranno più chiari tanti
“perché” ancora attuali.
Cape
Town, the Mother City, come la chiamano gli afrikaner, è una città di bianchi:
dico questo perché abbiamo incontrato pochissime persone di colore per le
strade.
E’
di per sé una città bellissima, con tanti edifici di epoca coloniale.
Si
affaccia sull’oceano impetuoso e si estende fino alle pendici della suggestiva
Table Mountain, la “montagna della tavola”, chiamata così proprio per la
sua singolare conformazione dalla cima completamente piatta.
Nelle
giornate terse e limpide, il paesaggio dalla vetta è davvero notevole. Si vede
anche Robben Island, l’isola in cui Mandela ha scontato tanti anni di carcere.
Tutto
attorno è natura spazzata dai venti freddi e dalle correnti oceaniche.
Al
nostro arrivo, essendo appena iniziata la primavera, l’aria era ancora davvero
pungente!
Cape
Town offre ai turisti molti diversivi che variano dallo shopping nei centri
commerciali del Waterfront, alla vita notturna , ai buoni ristoranti.
Bellissima
è anche la Penisola del Capo, dove in un unico giorno oltre a dei luoghi molto
belli, possiamo anche ammirare
animali per noi insoliti, come i buffi ed eleganti pinguini e le numerosissime
foche della Druiker Island. Non sono affatto intimidite dalla presenza umana e
continuano a giocare indisturbate tuffandosi nelle gelide acque che lambiscono
l’isola.
Quando
fanno capolino dall’acqua hanno dei musetti davvero simpatici!
Sembra
che amino particolarmente prendere il sole perché alcune stanno immobili sulle
rocce, proprio come fossero dei turisti che devono curare l’abbronzatura!
L’incontro
più affascinante sarà però ad Hermanus, dove per la prima volta nella vita
vedremo le balene.
Questa
località a circa 150 km da Cape Town, è nota meta turistica proprio per
l’arrivo dei cetacei che nei mesi tra luglio e novembre ne popolano le acque.
Avremo
la fortuna di ammirare decine di esemplari a pochissimi metri dalla riva e vi
assicuro che sono maestose e bellissime.
Sembrano
essere in una danza continua, in cui alternano fuori dall’acqua la coda, il
ventre, il muso… per non parlare dei loro schizzi… e che versi!!!
Vengono
in queste baie più protette per il rituale dell’accoppiamento e seguire il
loro comportamento è stato davvero interessante.
Resteremo
ad ammirarle a lungo, senza
stancarci mai.
Più
adrenalinico invece l’incontro con lo squalo bianco, che fortunatamente non è
stato casuale, ma ben organizzato e protetto… altrimenti non sarei qui a
raccontarvelo!
Il
docile animaletto raggiunge circa i 5 mt di lunghezza e posso garantire che
anche vederlo da sopra una barca fa un certo effetto.
Io
eviterò di scendere nella gabbia e di immergermi, come invece faranno gli altri
presenti.
La
mia mente mi fornisce un sacco di alibi per restare sulla barca: la ragione
principale è che l’acqua è gelida; un’altra è che i pescatori per
richiamare la bestiola non fanno altro che pasturare, quindi buttano in acqua
sangue e frattaglie di pesce marcio proprio accanto a chi si immerge; inoltre
sono la fotografa della situazione, quindi devo seguire attentamente i movimenti
dello squalo… dall’alto.
La
ragione VERA per cui non m’immergo, è naturalmente che ho paura e prediligo
di gran lunga i pesci colorati, privi di denti che si nutrono di plancton e che
possibilmente non superino i 20 cm di lunghezza.
Nel
giro di un paio d’ore si alterneranno circa 10-11 differenti squali che si
avvicineranno paurosamente alla gabbia dove si trovano i coraggiosi sub… uno
di questi infilerà anche il muso tra le fessure e uno dei ragazzi uscirà
dall’acqua terrorizzato!
Però
a dire il vero gli squali sembrano quasi disinteressati alla presenza umana e la
loro attenzione è prevalentemente rivolta al pezzo di pesce che viene
utilizzato come richiamo.
Comunque…
che boccuccia!!!! E che dimensioni!!!
Oceano,
montagne, coste rocciose e dune di sabbia dorate, un mare blu intenso e onde
dalla schiuma bianchissima… questo è il paesaggio che ci ha accompagnato per
tutti i 3000 km di coste percorsi in Sudafrica.
La
Wild Cost è effettivamente una costa selvaggia, come dice il suo stesso nome ed
è spazzata costantemente da venti piuttosto forti.
Non
è possibile la balneazione, le correnti sono troppo forti e solo qualche surfer
coraggioso prova a sfidare le onde.
Sosteremo
in città maggiori come Port Elisabeth e Durban solo per trascorrervi la notte
perché l’idea di visitare grandi città non c’interessa molto in questo
contesto.
A
nord, nei pressi di Nelspruit e del Kruger, il paesaggio diviene finalmente più
“africano”.
Il
safari che abbiamo scelto si svolgerà in una riserva privata e ci regalerà
emozioni piuttosto forti dato che incontreremo da vicinissimo tutti i “BIG
5”.
Scopriamo
presto che il Lodge in cui ci troviamo è completamente privo di recinzioni e già
il primo giorno vediamo al di là della piscina, a circa 50 mt da noi, un gruppo
di quattro leonesse. Sembrano molto interessate ad una giraffa che è proprio
accanto al ristorante… ma niente scena di caccia. Le leonesse preferiscono
rilassarsi al sole, forse hanno già la pancia piena e io sono molto contenta
per la giraffa!
I
ranger ci assicurano che nessun animale si addentra nel perimetro del lodge
durante il giorno, ma di notte è possibile che arrivi di tutto… quindi
vietato uscire dalle stanze!
La
notte successiva infatti, avremo una visita piuttosto insolita: saremo entrati
in casa da circa mezz’ora, quando sotto la nostra finestra inizieremo a
sentire distintamente i versi rauchi di un leone, probabilmente a caccia di
cibo. Si protrarranno per circa un’ora.
Se
fossi stata in una tenda probabilmente non sarei morta sbranata dal leone, ma di
paura!
Al
mattino presto troveremo le prove: le impronte del leone sono tutte attorno alla
nostra casa. Anche il ranger sembra incredulo… ma le orme non lasciano dubbio
alcuno.
Belli
e raffinati i leopardi, animali difficili da incontrare perché dalle abitudini
prettamente notturne. Avremo la fortuna di vederne tre, giocherellare tra loro e
pulirsi a vicenda.
Probabilmente
si tratta di una famiglia, dato che il più piccolo è ancora giovane.
Il
loro manto maculato passa dalle tonalità del dorato al bianco e il loro sguardo
è penetrante.
Nelle
riserve private i ranger possono portare i turisti fuori dai sentieri
principali, quindi non appena avvistano un animale s’inoltrano nel bush, tra
rovi, piante, arbusti ecc ecc….
Il
lato positivo è che si arriva molto vicino all’animale, quello negativo è
che s’invade sicuramente il suo territorio, creando a volte delle situazioni
che potrebbero facilmente diventare pericolose. Infatti durante una di queste
infiltrazioni nel bush, un’elefantessa con cucciolo accanto, fa’ cenno di
caricare la jeep, ma il ranger l’allontana facendo semplicemente dei gesti con
la gamba… incredibile!
Lasciata
la riserva privata ci prepariamo per raggiungere quelle che sono le nostre
ultime mete sudafricane: il famoso Blyde River Canyon, le Bourke’s Luck
Potholes, il God’s Window e diverse cascate.
Il
Blyde River Canyon è per grandezza il terzo canyon al mondo.
Il
paesaggio anche qui è montano, ma finalmente in qua e in là si vede un po’
di terra rossa d’Africa.
La
natura qui è stata veramente bizzarra nello scolpire le formazioni rocciose: 3
rocce di dimensioni notevoli sono di forma circolare; una ha addirittura una
punta fatta come un tetto che le dona l’aspetto perfetto delle abitazioni
tipiche africane: le rondavels ed è proprio da queste che le rocce prendono il
loro nome “three Rondavels”.
E’
il punto panoramico più bello che osserviamo, mentre il resto non ci conquista
in modo particolare.
Mi
piace ascoltare i racconti di Mike, la nostra guida che ci informa su aneddoti e
leggende sui fatti veri o presunti che si sono svolti in questi luoghi e delle
varie tribù che li popolavano.
Quest’uomo
sembra essere un pozzo di cultura per ciò che riguarda piante, animali e
luoghi… sicuramente una bella fonte d’informazioni! Grazie Mike!
Dopo
tanti km percorsi siamo felici all’idea che i prossimi giorni saranno di puro
relax al mare. Da Nelspruit un volo ci porterà a Vilankulo…
Mozambico,
arriviamooooo!
OSSERVAZIONI
E CONSIGLI:
- Per chi come noi non ama
partecipare a “viaggi organizzati” in cui è necessario seguire il gruppo,
ma non ha nemmeno voglia di noleggiare un’auto e guidare tutto il tempo,
sappiate che un’ottima alternativa è il Baz Bus. Si tratta di un pulmino da
circa 15 posti che offre un servizio di “drop on – drop off” da ostello a
ostello, cioè carica e scarica i passeggeri davanti ai vari ostelli che si
trovano sul percorso.
La
loro organizzazione è ottima, i prezzi sono giusti e sono sempre puntuali.
In
questo modo noi abbiamo girato tutto il Sudafrica, risparmiandoci la fatica di
guidare, evitando il problema di sbagliare strada e sentendoci sempre al sicuro.
L’unico
inconveniente è dover modellare il proprio itinerario seguendo gli orari e i
giorni di questo bus… ma con un po’ di studio e lavoro ci si riesce senza
problemi.
Troverete
abbondanti info in internet sul loro sito www.bazbus.com
-
Se scegliete il Sud Africa con la speranza di andare al mare e gustarvi dei bei
bagni, fossi in voi cambierei meta perché i punti in cui è possibile la
balneazione senza correre pericoli (correnti molto forti e squali!!!) sono
davvero mooolto pochi!!! In alcune zone gli squali arrivano proprio vicino alla
riva perché l’acqua è spesso subito profonda… ricordatevi che è oceano!
NB:
Cambierei meta anche se dovessi andare in Africa per la prima volta e volessi
vedere la “vera Africa”… non è qui… assolutamente!
-
Ottima agenzia per organizzare un safari è la GREEN RHINO con sede nei pressi
di Nelspruit. Il loro sito internet è www.greenrhino.co.za
Gentilissimi,
puntuali e molto affidabili... doti davvero importanti perché le cifre che si
spendono in un safari non sono mai irrisorie!
Lo
spirito si risveglia all’improvviso, gli occhi si spalancano quando arrivando
in volo su Vilankulo vediamo sotto di noi le stupende acque dell’Oceano
Indiano.
Hanno
dei colori meravigliosi che variano dal turchese al blu intenso e non vedo
l’ora di nuotarci…
La
Lonely Planet dice che il Mozambico è un paese ancora incontaminato e che è
bene visitarlo ora prima che vi si sviluppi un turismo di massa.
In
effetti su questo punto non si sbaglia (su tanti altri invece resteremo
sconcertati dalle descrizioni inesatte e piuttosto inattendibili che ci faranno
pensare di cambiare guida per i prossimi viaggi!!!)
Le
strutture turistiche sono veramente poche e il rapporto qualità prezzo è
inesistente: si tratta più che altro di sistemazioni per viaggiatori zaino in
spalla, ma sono strutture quasi sempre non curate, rarissimi i servizi in
camera, l’igiene è un concetto lontano anni luce… quindi occorre un elevato
spirito di adattamento.
Inoltre
le coste del Mozambico sono state fortemente colpite dall’uragano Flavio nel
febbraio 2007 e molti complessi turistici sono ancora chiusi per lavori di
ricostruzione.
Noi
siamo stati fortunati perché nonostante tutto questo siamo riusciti sempre a
sistemarci piuttosto bene… con un po’ di ricerca, ma alla fine il risultato
è stato buono!
Comunque
non c’è dubbio: ora siamo davvero in Africa!
Ovunque
ci sono casettine realizzate in terra, cannicci e tetti con foglie di palme
intrecciate.
Le
strade sono di sabbia… buche ovunque e polvere!
Palme…
tante palme a perdita d’occhio, una vegetazione fittissima e terra rossa… la
natura così rigogliosa pulsa di vita.
Finalmente
sento il sole caldo sulla pelle.
Donne
avvolte in stoffe coloratissime camminano ai bordi delle strade.
Sulla
schiena hanno infagottati i loro bambini di cui s’intravedono solo le
testoline e i piedini.
I
bambini più grandi ci salutano curiosi: probabilmente si chiedono perché siamo
così pallidi e sono sicura che ai loro occhi dobbiamo apparire veramente
strani.
Mi
accorgo che il cuore mi batte più forte… sono emozionata.
Per
tutto il tempo trascorso in Sudafrica non sono mai riuscita a sentirmi in
Africa… ora finalmente la riconosco, nei suoi colori e nella sua luce.
Vilankulo
è un ottimo punto di partenza per poter visitare l’arcipelago di Bazaruto che
si trova proprio di fronte alla costa.
Impossibile
per noi soggiornare sulle isole di Bazaruto e Benguerra perché i lodges che vi
si trovano sono veramente costosi: ci dicono che i prezzi variano dagli
800 ai 1200 $ a notte.
Ok…
sarà per la prossima vita!
In
questa ci accontenteremo di visitare l’arcipelago con un’escursione in
giornata, infatti appena arriviamo a Vilankulo prendiamo subito contatti con le
varie agenzie e alloggiamo allo Smuggler’s che è semplice, ma abbastanza
pulito.
Bazaruto
è raggiungibile solo con barche a motore perché delle isole è la più distante.
In
dhow – imbarcazione tipica a vela – ci vorrebbero infatti quattro ore solo
per arrivare!
Quindi
con un veloce gommone e doccia salata compresa nel prezzo, raggiungiamo
l’isola in circa mezz’ora.
Ci
accorgiamo subito dell’unicità del paesaggio: dune di sabbia bianchissima si
stagliano contro il cielo blu e piombano giù fino al mare.
Mentre
il gommone si allontana per portare i sub ad immergersi, noi restiamo quasi
completamente soli in questa parte di isola che sembra davvero un mondo a sé,
dove non esiste lo scorrere del tempo. Attorno è solo silenzio, eccetto il
rumore della sabbia sollevata dal vento.
Curiosi,
decidiamo di arrampicarci sulle dune e il compito non è nemmeno troppo arduo,
dato che la sabbia sotto ai nostri piedi risulta essere compatta!
Man
mano che saliamo verso l’alto il paesaggio è bellissimo perché sotto di noi
riusciamo a vedere tutte le sfumature dell’oceano e i lembi di sabbia bianca
che affiorano tra le acque turchesi grazie alla bassa marea… un colpo
d’occhio davvero meraviglioso!
Dall’alto
della duna vediamo che Bazaruto non è affatto un’isola desertica come poteva
sembrare arrivando dal mare.
Infatti
dove finiscono le dune, dall’altra parte dell’isola c’è una vera e
propria distesa di foresta tropicale… un ecosistema del tutto particolare e
molto affascinante.
Attorno
non c’è nessuno, quindi fantastichiamo un po’ sul sentirci come due
naufraghi…
Bello,
davvero bello! Siamo molto contenti di essere arrivati fino a qui perché questo
posto da solo merita il viaggio.
Visitato
Bazaruto non ha senso restare a Vilankulo perché le sue spiagge non sono
particolarmente belle.
Ci
spostiamo così a sud e affronteremo uno dei viaggi più “comici” della
nostra vita… prendendolo con filosofia naturalmente!
Stipati
dentro un furgoncino che potrebbe trasportare 12 passeggeri, saremo in realtà
quasi costantemente in 25 tra adulti e bambini, diversi polli VIVI sotto ai
sedili, cesti di frutta, legna e quant’altro…
Il
suddetto mezzo procederà per circa 4 ore a singhiozzo, fermandosi continuamente
per far salire e scendere la gente e il numero dei passeggeri non diminuirà
mai.
Per
la prima ora ci divertiamo osservando il folklore locale.
Poi
quando cominciamo a perdere la sensibilità nelle gambe e nelle braccia perché
non riusciamo nemmeno a muoverci, iniziamo a pregare che il viaggio giunga
presto al temine… ma il tempo non passa mai!!! Dimenticavo… ad ogni buca
sbattiamo la testa nel tettuccio!
Comunque
sopravviviamo sia a questo che alla traversata di un canale su un “guscio di
noce” che conterrà almeno altre venti persone.
Quando
arriviamo sull’altra sponda, quasi bacio terra…
Finalmente
raggiungiamo Tofo, dove resteremo per circa una settimana.
Qui
troveremo una casetta in affitto che diventerà nostra dimora per tutto il tempo
del soggiorno. E’ semplicissima, ma ci piace perché è proprio di fronte
all’oceano: tre gradini e siamo in spiaggia.
Il
ciclone ha completamente distrutto la strada e sradicato gli alberi di casuarina
davanti a casa. I tronchi sono ancora lì e all’alba, quando dal mare arriva
un po’ di nebbiolina, contribuiscono a creare uno scenario quasi surreale.
La
spiaggia di Tofo è come un lunghissimo spicchio di luna dorato e solo il punto
dove ci troviamo noi è consigliato per la balneazione, in quanto vi si forma
una specie di baia più protetta dalle correnti.
Trascorreremo
l’intera settimana in relax e prenderemo subito confidenza con le abitudini
del luogo: compreremo pesce fresco ogni giorno dai pescatori direttamente in
spiaggia, mentre per frutta, verdura e pane andremo nel mercatino locale.
Non
ci faremo mancare proprio nulla.
Sarà
davvero bello fare colazione di fronte all’oceano e cenare con ottime
grigliate in cui non mancheranno nemmeno le aragoste e le buonissime bistecche
di barracuda…
Quello
mozambicano è un popolo cordiale. Generalmente chiunque è disposto a darti una
mano e non essendo ancora abituate ad un turismo di massa, le persone sono
generalmente curiose e ben disposte nei confronti degli stranieri.
Conosceremo
diversa gente del luogo, soprattutto bambini che diventeranno ospiti fissi a
pranzo e che impareranno qualche frase d’italiano proprio per chiedere cibo.
Questi
piccoli ometti cercano di contribuire come possono all’economia domestica,
quindi dopo la scuola, “lavorano” in spiaggia, vendendo braccialetti di
conchiglie ai turisti.
Ognuno
ha la sua storia, più o meno triste, più o meno credibile, ma a noi non
importa verificare la veridicità dei fatti.
Ci
piace semplicemente che siano lì, che ci regalino i loro sorrisi e li
osserviamo nell’intrecciare abilmente collane e bracciali.
Alcuni
giocano con ruote di biciclette arrugginite, altri si cimentano in verticali e
acrobazie varie e corrono liberi, scalzi, con magliette e pantaloncini
completamente stracciati… sono così genuini che non riesco nemmeno a
paragonarli ai bambini europei.
Se
gli regali un biscotto o un frutto non smettono più di sorriderti e ci guardano
sorpresi ed increduli quando si accorgono che stiamo dando un pezzo di pane ad
un cane.
Dopo
giornate di sole e mare, qualche acquazzone tropicale (quanta acqua!!!),
lasceremo Tofo di notte, questa volta in un bus più grande e un po’ più
“comodo” rispetto al precedente e dopo otto ore giungeremo a Maputo.
In
questa città trascorreremo un ultimo piacevole giorno: troveremo un bel mercato
di artigianato dove acquisteremo qualche oggetto come ricordo di viaggio.
La
colonizzazione portoghese ha lasciato un segno importante nella capitale: le “pastelerie”,
cioè pasticcerie.
Infatti
per la prima volta da quando siamo arrivati faremo colazione con brioches e caffè…
E
beh, anche lo stomaco vuole la sua parte!!!
Inoltre
visiteremo il vecchio forte in cui troveremo una mostra fotografica della stampa
internazionale, con reportage di guerra da tutto il mondo.
Alcune
foto sono davvero atroci, ma non si
possono chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
In
un attimo siamo così in Pakistan, Afghanistan, Nepal, Iraq…
Proseguendo
per le strade di Maputo arriviamo poi alla vecchia stazione ferroviaria, da
considerarsi davvero un pezzo di storia.
Un
grande orologio tondo pende dal soffitto accanto al binario: è fermo sulle ore
2,00 e mi chiedo in chissà quale giorno e in quale anno il tempo si sia fermato
per sempre tra quelle lancette arrugginite. Tutto è silenzio attorno. Siamo
nuovamente del tutto soli.
Due
vecchie locomotive di fine 800 si fanno ammirare come se fossero consapevoli di
essere motivo di curiosità.
Per
noi però il tempo continua a scorrere e anche questa parentesi sta per
concludersi.
Il
viaggio che poco più di un mese fa’ attendevamo con impazienza
e che ci sembrava non arrivare mai, è ora già terminato.
Come
sempre non ho voglia di rientrare nel mio piccolo mondo… là fuori ce n’è
uno immenso da scoprire…
Mentre
sto per salire sul volo che ci riporterà in Italia, mi giro indietro e sorrido.
L’aeroporto
di Maputo è davvero piccolo se si pensa che è quello di una capitale.
Nel
frangente di un attimo un pensiero invade la mia mente: sto di nuovo lasciando
l’Africa.
E
già penso al prossimo viaggio, alla prossima meta, alla prossima volta che
tornerò…
Adiòs,
arrivederci!
CONSIGLI
PRATICI:
Se
non potete vivere senza confort, questo sicuramente non è il vostro viaggio
ideale, a meno che non disponiate di
un budget molto elevato e possiate permettervi di soggiornare sulle isole e
organizzare tutto, ma proprio tutto, tramite agenzia, soprattutto gli
spostamenti.
Per
chi invece è un viaggiatore zaino in spalla, sappia comunque che i posti in cui
dormire sono quasi sempre “capanne” di bambù e foglie e c’è solo la
speranza di non imbattersi in qualche acquazzone tropicale, zanzare e bestie
varie!
Ho visto pochissimi italiani adattarsi a tutto ciò… sembrano invece piuttosto abili gli inglesi, che non si preoccupano mai di nulla… Mah! Beati loro!
Posto
per dormire consigliato a Vilankulo:
Smuggler’s… diciamo che ci è sembrato il meno peggio… se non altro
avevamo un bagno in camera, ha inoltre un giardino curatissimo con piscina e un
ristorante niente male! I proprietari sono molto gentili e disponibili.
Le
altre strutture presenti in zona sono lo Zombie Cucumber, carino, ma con un
unico bagno per tutti locato nel giardino; lo Josef e Tina che è praticamente
fatiscente (attenzione a ciò che vedete in internet… la realtà è quasi
sempre molto diversa!), quando sono entrata ho preso paura e siamo fuggiti via;
il Palmeiras Lodge che è davvero molto bello, più costoso e comunque privo di ristorante!
Molte
strutture offrono infatti “casitas” in cui ci si gestisce da soli, cioè si
cucina, ma essendo privi di auto non è così facile andare a far la spesa a
Vilankulo perché le distanze tra i resort e il paese non sono piccole… quindi
a mio avviso, meglio trovare un resort con ristorante.
Resort
a Tofo:
Inizialmente avevamo prenotato al Bamboozi che è tanto pubblicizzato… beh…
se amate avere anche un minimo di igiene o almeno dormire lontano da scarafaggi,
topi e quant’altro… lasciate perdere. Dopo la prima notte in cui abbiamo
trovato gli scarafaggi nel letto e le cacchette di topo sul pavimento e sul
tavolo, ci siamo prodigati tutta la mattina seguente per trovare una valida
alternativa e fortunatamente ci siamo riusciti sistemandoci in una casa privata,
di fronte al mare.
Piuttosto
sporco anche il Fatima’s nest. Purtroppo la scelta non è ampia.
L’unico
resort bello ed accettabile sarebbe “Casa Barry”, fatta di tanti chalet e
sistemazioni varie, ma ha dei prezzi assurdi e i proprietari sono alquanto
scortesi.
Pensate
che una sera siamo andati a mangiare al loro ristorante e come prima domanda ci
hanno chiesto se eravamo ospiti lì o solo di passaggio. Quando gli abbiamo
detto che eravamo a dormire altrove, ci hanno fatto sedere un po’ controvoglia
e per un pollo e patate ci hanno fatto aspettare un’ora e mezza!!! Infatti
prima hanno servito tutti i tavoli dei loro ospiti, anche quelli arrivati molto
più tardi di noi!!! Naturalmente non ci abbiamo più messo piede!
Sono
invece molto carine le stanze che affittano di fianco al diving center di cui
purtroppo non conosco il nome.
L’unico
albergo presente è molto modesto, ma alquanto caro (stanze dai 70 € ai 120
€!!!), quindi vi consiglio di fare come abbiamo fatto noi… arrivare lì e
cercare una casetta in affitto. So che ce ne sono diverse in zona e ci sono vari
cartelli con numeri telefonici di riferimento, ma vi basterà chiedere a
qualcuno alla fermata del bus o al mercato e vi daranno informazioni senza
problemi.
Se
viaggiate con i mezzi locali, per le lunghe distanze cercate di prendere sempre
i bus notturni che sono più grandi e spaziosi, altrimenti rischierete di fare
viaggi assurdi, ridotti come sardine per ore ed ore!
Maputo:
Noi abbiamo scelto l’IBIS e si è rivelata un’ottima soluzione: prezzo
abbordabilissimo e buona posizione per visitare tutti i posti “storici”.
Detto
ciò… BUON MOZAMBICO A TUTTI!!!!
Elisa elligent@libero.it