SPAGNA
MADRID BARCELLONA
E I MULINI A VENTO DI DON CHISCIOTTE
Lungo la Ruta del
Quijote
Racconto di viaggio 2006
di Pino
Ecco i Pirenei…e di là è Spagna
La
scura galleria del Passo di Bielsa in cima ai Pirenei, si staglia lassù in
alto, come a chiudere l’interminabile serie di tornanti e ampie curve che
caratterizzano questo tratto di strada in territorio francese. Una piccola sosta
nel grande piazzale, le prime foto con le moto in parata vicino alle
innumerevoli cascatelle alimentate dalla neve che si scioglie e poi via, attraverso il vecchio tunnel, per trovarsi di là subito in
Spagna. Dopo qualche chilometro ci
inoltriamo nel Parco
naturale di Ordesa e del Monte Perdido,
il più antico parco nazionale spagnolo,
istituito nel 1918 per proteggere uno dei paesaggi più imponenti dei Pirenei.
Il sentiero “asfaltato” s’infila tra le rocce sfiorandole in uno scenario
fantastico e selvaggio. Il
torrente cristallino ci accompagna scorrendo rapido sul fondo del canyon,
pace e quiete sono intorno a noi e lassù in alto, sopra i nostri caschi, grandi avvoltoi volteggiano
instancabili come in un fumetto di Tex Willer. Niente male come inizio! Diamo un
passaggio fino alle loro auto ad un gruppo di “torrentisti”, sport
praticato in queste zone, quindi usciamo. Verso sera arriviamo a Jaca
importante cittadina nel cuore dei Pirenei, anticamente sede del regno di
Aragona e punto di arrivo di molti pellegrini diretti a Santiago.
Direzione
sud…verso la capitale
Il giorno dopo attraversando la Meseta settentrionale, il grande altopiano che occupa buona parte della Spagna, ci dirigiamo verso Madrid. L'aria è lucente e il cielo terso, il colore verde dei campi coltivati a foraggio si alterna al rosso delle rocce e al giallo dei campi di grano e d'orzo. I monti in lontananza spuntano da un orizzonte che sembra piatto. Gruppi di pale eoliche qua e là catturano il vento che spazza a folate l’altopiano. L’asfalto lucido sembra bagnato e ci rimanda i soliti miraggi. C’è il tempo per qualche scambio di battute con gli altri amici in contatto radio: si prende in giro Riccardo che guida la carovana e qualche volta perde l’orientamento o Umberto costretto in fondo alla fila a fare da “motoscopa”.
Lungo la strada,
a tratti, c’imbattiamo nelle sagome dei leggendari
tori neri, enormi cartelloni di una vecchia
pubblicità del cognac Osborne, adottati dall’ente turistico iberico in quanto ormai
simboli della nazione nel mondo.
Quando
arriviamo a Madrid il traffico ci sorprende improvviso e caotico. Ci fermiamo
nel parcheggio sotto Plaza Major solo
alcuni istanti, non sono previste le moto e dobbiamo andarcene. Troviamo un
albergo in periferia, useremo la metropolitana per tornare in centro.
Madrid e la movida
Madrid sorge nella Nuova Castiglia proprio al centro della penisola
iberica, è una città ricca di storia, arte e cultura, dove la civiltà araba
e quella europea
si sono incontrate creando un mix
incredibile. E’ da Plaza Major, luogo
dove anticamente avvenivano tutte le manifestazioni pubbliche, dalle corride
alle esecuzioni, dalle parate ai processi dell'Inquisizione,
che iniziamo il nostro giro della città. Saliamo in
uno dei tanti bus turistici scoperti per un tour nei luoghi più caratteristici:
Plaza de Oriente con il Palazzo Reale, Puerta del Sol con il monumento
dell’orso e il corbezzolo simbolo della città,
Plaza de Santa Ana , la Gran Via e
tutte le altre suggestive piazze e vie che attraversano Madrid. Alla
sera, mangiamo in uno dei tanti piccoli locali in Plaza Major che risplende nella sua cornice di palazzi e finestre
illuminate. La piazza brulica di giovani, chi suona tamburi e chi amoreggia, e là,
nell’angolo opposto a noi, una comitiva di studenti italiani intona “o sole
mio”. Più tardi , dopo un giro per pub e music-bar, mentre cerchiamo un taxi
che ci riporti all’hotel, in un angolo della strada,
un barbone, icona stridente nella notte madrilena, mi guarda e mi saluta prima
di sparire sotto una montagna di cartone , suo rifugio per la notte.
Consuegra
e i mulini a vento di Don Chisciotte
Riprese
le moto, rimaste quiete per due giorni nel garage dell’hotel, ci avviamo lungo
la Ruta del Quijote la strada più rinomata di Spagna e che ripercorre i luoghi
e le atmosfere del romanzo di Cervantes “Don Chisciotte della Mancha”.
Qui ogni paese che incontriamo ha la sua piccola parte in questa storia mai
esistita, ma quanto mai attuale e legata al suo eroe, il cavaliere dalla triste
figura. Già i loro nomi evocano il romanzo, Puerto Lapice, Belmonte, Campo de
Criptana, El Toboso, Mota del Cuervo, ogni angolo, ogni piazza porta un ricordo
dell’hidalgo; se noi abbiamo Garibaldi loro hanno Don Chisciotte. Lungo la
Ruta incontriamo la piccola cittadina di Consuegra appoggiata ad una collina da
dove spicca l’inconfondibile profilo degli immacolati mulini a vento.
Dall’alto dominano la pianura e probabilmente Cervantes, per la famosa
battaglia del cavaliere errante contro i mulini a vento, prese ispirazione
proprio da questo luogo. Ci fermiamo in uno spiazzo
per fare la foto con le moto schierate proprio sotto le pale di legno
che hanno smesso di
macinare il grano circa cinquant'anni fa, anche se almeno una volta all'anno
tornano a muoversi rivestite delle
loro tele bianche, restaurate, grazie proprio a Cervantes e al suo solitario e
ormai mitico personaggio.
E
ora ….Barcellona
Si prosegue verso nord deviando leggermente verso il mare, ci aspetta Barcellona, la catalana, la seconda città della Spagna. La nostra visita non può che cominciare dalle Ramblas, il grande viale che parte dal porto, pullulante di suonatori ambulanti e statue viventi, mimi e affabulatori, venditori di gioielli e piccoli animali, studenti di ogni nazionalità e colore. Si respira un’aria frizzante, c’è tanta allegria, c’è tanta voglia di fare e si vede, l’effetto Zapatero ha velocizzato quella voglia di vivere e quella voglia di libertà, iniziate all’indomani della scomparsa di Franco e del suo regime. Di dovere è la visita alla Sagrada Familia, grandiosa opera incompiuta di Gaudì, con le sue torri che spiccano verso il cielo, spettacolare tempio religioso e eterno cantiere edile. Il disegno delle colonne interne ricordano gli alberi e il soffitto è costellato da enormi girasoli; si calcola che occorrerà ancora mezzo secolo per terminarla. Chiudiamo la giornata girovagando per pub e locali sotto l’esperta guida di giovani tifernati, amici di mio figlio, incontrati per caso lungo il vialone delle Ramblas e che studiano qui a Barcellona con il progetto Erasmus. E domani purtroppo il lungo e inesorabile ritorno in Italia, milleduecento chilometri tutti d’un fiato. Ci porteremo dietro, come sempre al termine di un viaggio, il bagaglio di un’esperienza gratificante, che ci ha dato l’opportunità di incontrare un altro paese, con le sue storie, le sue tradizioni e la sua cultura. E tutto questo grazie ad una passione condivisa con altri amici e grazie soprattutto all’aiuto di una insostituibile compagna….la moto.