Scozia

Racconto di viaggio 2005

di Antonio Liberti

 

 

 

 

L’intenzione è quella  di non scrivere un diario di viaggio. Lascio al lettore la consultazione di una buona guida illustrata. 

Sto ripensando al mio viaggio dello scorso mese di giugno. Mi rendo conto di aver parlato tanto e con tutti della Scozia ma raramente di  essere riuscito a trasmettere le emozioni che ho vissuto. 

Io e Lucia decidemmo di intraprendere quel viaggio allettati anche dai prezzi del volo di una nota compagnia Irlandese “low cost”. Il classico viaggio “fai da te” che, a mio avviso, rappresenta l’unica formula possibile se vuoi vivere a fondo le vere emozioni di un viaggio.

 

L’aereo ha iniziato la fase di discesa all’aeroporto di Glasgow. Guardiamo sotto di noi. Nuvole, nuvole e ancora nuvole…penso che, in fondo, se la Scozia non ci avesse accolto così saremmo rimasti profondamente delusi. Ma ecco che uno squarcio fra le nuvole rivela il  paesaggio  sottostante ed è ciò che ci aspettavamo. Tanto verde, interrotto qua e la da qualche isolata casetta. Ci accolgono un pallido sole ed un’aria freschissima.. La campagna circostante Glasgow ricorda il paesaggio inglese. Prendiamo a noleggio una  Ford e ci immergiamo nel traffico tutt’altro che caotico delle strade di Prestwick. Tralascio di raccontare le difficoltà iniziali della guida a sinistra. Spero solo che, come dicono, ci si abitui nel giro di pochi giorni. L’esperienza del B&B è qualcosa di unico e per questo irrinunciabile. La famiglia che ci accoglie sembra conoscerci da molto tempo. La moglie è scozzese ed il marito inglese. Non perdono occasione per “punzecchiarsi” reciprocamente in modo molto simpatico. L’accoglienza che riservano e che noteremo anche in altre strutture è di una cordialità del tutto particolare. Non avverti mai una gentilezza costruita. Percepisci una spontaneità che ti fa sentire, da subito, a tuo agio. Avremmo molte cose da dire, da chiedere ma dobbiamo fare i conti con un inglese che in Scozia talvolta risulta incomprensibile. Non che si conosca bene ma il primo impatto con la famiglia McNelly, dal punto di vista della comunicazione, è quasi traumatico. Inevitabile che il sud della Scozia sia pressoché simile all’Inghilterra. Il paesino con quattro anime non è diverso dai tanti paesini della campagna londinese e le montagne di “Wallace” sono ancora lontane.  E’ come se la Scozia si risparmiasse a presentare i suoi paesaggi in attesa che il viaggiatore assimili e metabolizzi la sua natura incontaminata. Puntando verso nord, lentamente, il paesaggio cambia aspetto. Eccoci a Loch Lomond. Un grande lago sul quale si specchiano i primi contrafforti dei rilievi montuosi del nord. E’ una giornata splendida di sole. Ci sdraiamo sulla spiaggia. Il tepore ed il silenzio ci rilassano. Non è ancora la Scozia che ci aspettiamo. Il turismo qui è la principale risorsa anche se un turismo estremamente diverso dal nostro. Non ci sono ristoranti, bar o altre attrattive turistiche. C’è un semplice chiosco che vende un po’ di tutto. Arriva un pullman coloratissimo. Ci soffermiamo ad osservare i passeggeri. E’ probabilmente la gita domenicale di qualche “circolo anziani”. All’interno tutte signore anziane, capelli grigi e curatissime. Ma ciò che mi colpisce di più è la loro generosità nel distribuire sorrisi. Queste signore trasmettono una serenità  contagiosa.  Personaggi che pensavamo  nati dalla fantasia di Agata Christie. Comparsi e  scomparsi fra le pagine dei suoi romanzi. Ed eccole le “Mrs Marple” scendere dal bus, avvicinarsi al chiosco e formare una breve ed ordinatissima coda. Non perdono il loro sorriso neppure quando, in pochi istanti, il cielo si fa grigio ed inizia a piovigginare.  La strada che abbandona Loch Lomond si restringe, cambia la vegetazione e annuncia l’approssimarsi di uno dei luoghi più suggestivi ed affascinanti della Scozia: la valle di Glecoe. La valle ti si presenta improvvisamente con inattesa violenza. Le foreste, i brevi tumultuosi corsi d’acqua, i prati fioriti lasciano il posto a spazi interminabili  ove la vegetazione è più rada ed interrotta da piccoli laghi di un blu intenso. Le montagne delimitano la valle e paiono molto più alte di quanto siano in realtà poiché sulle loro pendici non vi è traccia di vegetazione. Una strada dritta taglia in due la valle e a distanze regolari vi è una piazzola affinché ci si possa fermare ad osservare il paesaggio. Ci fermiamo più volte e restiamo in religioso silenzio. Ora ci sentiamo veramente in Scozia. Questa è la “Scozia di Wallace”. La Scozia che tutti abbiamo sognato attraverso le scene del film “Braveheart”. Se non fosse per quella strada che taglia in due la valle e che non ringrazieremo mai abbastanza per averci permesso di provare certe emozioni, sarebbe tutto come allora. Non una casa, non un palo della luce, non un cartello a ricordarci che stiamo vivendo nel “terzo millennio”.  Facciamo fatica ad abbandonare Glencoe. Stiamo lasciando un po’ di noi stessi che difficilmente possiamo ritrovare in altri luoghi.

Siamo a Fort Williams. Non riusciamo a dimenticare le emozioni del Glencoe ed a prima vista la cittadina può deludere ma le sorprese sono sempre dietro all’angolo. L’alloggio, a ridosso della spiaggia,  è quanto di più tipico si possa trovare. Dopo aver prenotato, per la mattina successiva, una vera colazione scozzese ci accingiamo a visitare il centro più grande della Scozia nord-occidentale. Questa “metropoli” consta di una via centrale con diversi negozi, tre ristoranti, un pub, un supermercato e persino un cinema. Dopo cena rientriamo al B&B ma prima di andare a dormire è inevitabile una passeggiata sulla spiaggetta sottostante l’alloggio. Sono le 23 e 30 ed il cielo è ancora chiaro. C’è una luce quasi irreale che permette di passeggiare sulla spiaggia e distinguere ogni cosa. Il mare è calmissimo poiché ci troviamo dentro ad uno dei numerosi fiordi della costa occidentale. Restiamo fino ad oltre mezzanotte seduti sulla spiaggia. Vorremmo trascorrere tutta la notte in quel piccolo angolo di paradiso ma la temperatura scende repentinamente e nostro malgrado siamo costretti a ritirarci. La meta successiva è l’isola di Sky, unita alla terraferma da un lungo ponte. La temperatura è bassa ed il cielo è pumbleo. L’obiettivo è la penisola di Trotternish che, a quanto pare,  dovrebbe essere paesaggisticamente la più interessante. Le strade sono strettissime, quando si incontra un’altra vettura è necessario che una delle due si fermi in prossimità di una piazzola ad attendere. Pioviggina e fa parecchio freddo. Dopo una sosta a Kilt Rock falls, luogo  di eccezionale  bellezza  ove le scogliere scendono a picco su un  mare grigio ed agitato, raggiungiamo la minuscola cittadina di Staffin. Capita, talvolta, di ritrovarsi in posti dove si instaura da un subito un feeling particolare. E’ come entrare in simbiosi con l’ambiente che ci circonda, farlo nostro ed avere la sensazioni di esserci nati, di aver sempre vissuto li e proprio perché nostro cogliere ogni minima percezione. E’ ciò che ci trasmise il paesino di Staffin, distribuito su un litorale a ridosso di una lunga spiaggia atlantica. Li avremmo dovuto fermarci, da li entrambi, pensammo, anche se solo per un  istante di non andare più via. Il B&B si trova sulla sommità di una piccola collina. Il proprietario ci conduce nella nostra camera Dalla finestra lo spettacolo è mozzafiato: piccole casette dai muri bianchi si perdono fra il verde delle colline ed in fondo, a poca distanza si staglia il profilo della spiaggia sulla quale si infrangono le onde di un Atlantico particolarmente agitato. Stormi di gabbiani volteggiano sulla spiaggia deserta. Ogni tanto, per brevi istanti, fa capolino un tiepido sole che sparisce repentinamente dietro a  nuvoloni grigi e minacciosi. Ci si sente piccoli, inermi, impotenti di fronte alla natura che si manifesta così impetuosamente ma, forse è proprio questo senso di impotenza e di rispetto nei confronti di qualcosa così più grande di noi che ci fa sentire sereni come difficilmente può accadere. Compiamo una breve escursione oltre la cittadina godendo del superbo spettacolo che ci riserva una strada  secondaria che  conduce alle rovine di un castello costruito su un promontorio a picco sul mare. Non vi è anima viva. La luce del crepuscolo rende ancora più suggestiva la visione del castello. Ci aggiriamo fra le mura interne, saliamo le ripide scale, ammiriamo il panorama da quel che resta del torrione del castello. Il mare, un centinaio di metri sotto di noi si infrange con violenza contro gli scogli ,  sferzate di vento gelido ci investono ed impacciano i nostri movimenti. A miglia di distanza si intravedono le Ebridi e sembrano invitarci ad una nuova esaltante avventura.

 

E’ l’ultima immagine della vera Scozia che conserviamo nel nostro cuore. Il ritorno al B&B della famiglia McNelly ha il ricordo del distacco dalle nostre radici. Il paesaggio che tanto apprezzammo all’andata, nei dintorni di Glasgow, oggi ci appare piatto, quasi monotono. L’ospitalità e la simpatia dei McNelly è come al solito oltremodo squisita e ci aiuta a superare, almeno in parte, la tristezza per l’imminente partenza.

 

Le nostre valigie scorrono sul tapis roulant dell’aeroporto di Prestwick e le vediamo sparire. In mano sacchetti con vari souvenirs, il led della macchina digitale segnala “Memory full”, nella testa immagini, volti, gesti, profumi, sensazioni e la nostalgia si impadronisce di noi ancor prima di decollare. Cinture allacciate,  un ultimo sguardo dal finestrino al paesaggio scozzese…io e Lucia ci guardiamo negli occhi. Non occorrono parole per percepire la tristezza che ci ha pervaso e ciò che entrambi stiamo pensando: “Vabbè…tanto al più presto ci torniamo!!” 

 

 

 

 

 

Antonio    anliber@tiscali.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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