Praga
Romantica e fredda
Racconto di viaggio 2008
E’
mattino inoltrato quando l’ aereo sguscia dalla coltre nuvolosa che
sovrasta la città. Sale lucide e lunghi corridoi prima di uscire dall’
aeroporto e osservare con occhi curiosi il volto di Praga.
Sull’
autobus si avverte un’ atmosfera insolita: attese silenziose, volti seri,
sguardi laterali, non uno squillo di telefono. Le fermate scuotono i passeggeri
solo per pochi attimi, subito dopo ognuno fissa il proprio giornale o il
paesaggio anonimo dietro i finestrini, intanto la curiosità cresce a gradi.
Manca qualche fermata… si prende la metro…un’ interminabile scala mobile e
gli occhi stanchi di viaggio si incantano alla vista di Piazza Venceslao.
Gli
spazi si espandono per un lungo viale alberato tra grandi firme e fast
food, flotte di turisti si riversano per negozi, vetrine scintillanti riflettono
i bagliori dell’ ora di pranzo.
E’
curioso, forse il segno dei tempi, osservare il misto d' insegne e colori e
profumi e ragazze con l’ ipoid nella
piazza dei grandi eventi della Repubblica Ceca. Nel ’68
sfilavano studenti e
intellettuali, dopo arrivavano i tank
dell’ armata rossa per soffocare
la “primavera di Praga”, Jan Palach, giovane studente di filosofia si dava fuoco per
protestare contro l’ invasione sovietica.
Camminando
per il lungo viale, apprezzo l’
eleganza delle vetrine e dei palazzi, tratti di stile liberty e architettura
moderna si intrecciano in questo frequentatissimo angolo di città che profuma
di fritto e di Chanel.
Stare
Mesto è vicina… la piazza della città vecchia si intravede nel campanile, i
colori delle mura virano verso toni più scuri e le guglie punzecchiano la
foschia pomeridiana. Così rivedo
turisti assiepati in gruppo per le foto, guide del posto che si appendono i
cartelli al collo, un andirivieni
costante mi circola attorno sotto l’orologio astronomico.
Sono
tutti con il naso all’ insù, curiosi di vedere allo scoccare dell’ ora la
“morte” che ruota la clessidra e i dodici apostoli che sfilano.
E’
freddo, non mi concentro in mezzo alla folla, mi dileguo verso una locanda che
vende vino caldo al bicchiere. Un sorsata fumosa
scalda le viscere vuote e
infreddolite, è una postazione ideale: lontano dal caos e vista sulla piazza.
Poggio il bicchiere sulla botte che fa da tavolo, sfoglio la guida, leggo la
storia dell’ orologio, la leggenda dell’ orologiaio Hanus..le fasi
lunari…l’ ora boema…intanto il
pomeriggio praghese sfila lento con le immagini in lontananza di un dipinto
Mucha e il monumento dedicato a Jan Hus, fino a quando il vapore profumato del
vino si confonde con la foschia dell’ imbrunire.
Verso
Nove Mesto…
La
piazza del Municipio (Staromestkè Namesti), cuore della città vecchia pullula
di gente alle prime ore del mattino. Artisti di strada
preparano strumenti e
banchetti, la direzione obbligata per andare al Castello è strada
Karlova. Una via stretta e molto caratteristica, passaggio naturale per i
turisti perché collega la città Vecchia al ponte Carlo, quindi
al quartiere Mala Strana.
Passeggio
insieme a una fiumana di gente, a intervalli mi fermo davanti alle botteghe
guardo matriosche, tasto colbacchi, respiro l' odore di vaniglia che fuma dai
bar , mi stupisco nel vedere vetrine di Swarovsky e cristalleria boema di lusso,
quando un mandicante chino verso terra non guarda che in basso. Per altre strade
ne vedo altri e non fatico a trovare nessi
di relazione tra l'eccesso e il nulla. .Echi d'organo fuoriescono dalle
chiese ed è presto Ponte Carlo.
Karluv
Most, il ponte di pietra in stile gotico che collega la città vecchia con Mala
Strana, edificato durante il regno di Carlo IV.
Mi
trovo quindi nei pressi di un luogo
simbolo di Praga a osservare il Moldava che si contorce per la città e ammirare
il Castello illuminato che domina l’
intera area. Artisti di strada e bancarelle animano il ponte con musica e
colori, improvvisazioni, quadri e ritratti. Si vede una coppia baciarsi
all’aria umida sotto le statue barocche e
al fascino dell’ intero paesaggio
si aggiunge quel tocco romantico che sottrae i pensieri al freddo e la sua
stagione.
Venirci
di buon ora al mattino resta l’ unico momento di silenzio e solitudine, quando
è più facile vedere l’ alba
lattiginosa che si dissolve ai riflessi del nuovo giorno.
...Malà
Strana è la “città piccola”, denominata in questo modo quando nel 1300
gli abitanti si trasferirono a
Nove Mesto, il quartiere nuovo. Le guerre Hussite e l'incendio del 1541
distrussero la città vecchia e solo dopo l' opera di architetti e artisti
italiani dell' epoca, riprese il suo aspetto rinascimentale. La strada
principale porta in salita verso il Castello, monumento principale di Praga.
Edificato nel l' 880, ha conosciuto il suo massimo splendore
durante il regno di Carlo IV quando divenne sede del Sacro romano impero.
Anche
qui negozi e turisti fanno da scenografia a un quartiere che ha fatto dell'
immobilità urbanistica un punto di forza. Non si vedono auto, nelle stradine e
nei vicoli solo poche persone e per di più praghesi, come di consuetudine
diffidenti allo sguardo curioso e alla
frenesia
di chi attraversa la città solo per qualche giorno.
Nella
vetrina di una bottega predomina
l’assenzio. Non resisto davanti a
quei colori, all' evocazione bohemien e al
freddo,così entro e mi ritrovo subito in strada con tre bottiglie del
nettare degli artisti. Il primo sorso è un' esperienza poco felice,
avverto il liquido infuocato in tutto
il suo percorso fino allo stomaco, il secondo e il terzo solo attimi di brivido
caldo.
Attraverso
la strada incurante dei negozi,
sono in stato di attenzione sugli
effetti dell' assenzio e tutto
intento ad arrivare presto al Castello, cerco di immedesimarmi nelle immagini
di Van Gogh, Verlaine,
Toulose, Oscar Wilde , che ne hanno sperimentato gli effetti più
stravaganti.
Senza
il freddo insopportabile e con una leggerezza
insolita, percorro disinvolto le stanze del Castello, l'antico Palazzo
Reale, la Basilica di San Giorgio, il Vicolo degli alchimisti, la maestosa
Cattedrale di San Vito. Nella Pinacoteca adiacente invece mi meraviglio davanti
al Veronese, al Rubens, alla
“flagellazione di Cristo” del Tintoretto.
Molte
ore in un attimo: uno dei tanti misteri dell' assenzio.
Malà
Strana è più bella all' imbrunire; meno voci
e ritmi lenti, aromi sfusi nell' aria davanti a piccoli ristori, giovani coppie unite per mano, locande
dove si beve birra, si mangia marlenka e si legge sotto le lampade. E’ il
luogo giusto per leggermi alcuni versi di Rilke.
Praga
centro, quella viva e pimpante presa d' assalto dai turisti, quella dove la
storia e l' arte fanno da sfondo ai suoi simboli principali, è diversa dalla
città che si estende per lunghe
strade diritte e i quartieri popolari, dove si vedono ancora palazzoni squadrati
in architetture essenziali e senza
colori, edificati ai tempi del comunismo. Non si vede lusso, nemmeno vetrine
eleganti, la gente appare seria e presa in abitudini consunte, emerge in
forme più evidenti il modo brusco e diffidente dei praghesi ; evidentemente
mezzo secolo di influenza
sovietica, insieme alle numerose occupazioni precedenti, hanno formato un
carattere così schivo. Qui si vive la quotidianità tra le contraddizioni della
nuova economia , l' incertezza sul futuro e l' orgoglio della propria identità.
Un
treno semivuoto attraversa la periferia in direzione Kutna Hora, una delle città
più importanti della regione Boema, famosa per la cattedrale di Santa Barbara e
per l' antica zecca reale.
Davanti
al finestrino, tra il silenzio del vagone e il rumore in sottofondo delle
rotaie, osservo la periferia che diventa più
anonima, paesaggi indistinti dove fumano ciminiere, una campagna brulla con
casette in ordine sparso per il verde
spento dei campi.
La
stazione d’ arrivo è dimessa, si
affaccia davanti a un parcheggio di
auto abbandonate alla ruggine, un vento leggero copre un silenzio irreale
durante l’ attesa dell' autobus per il centro storico.
In
paese la gente accenna a sguardi furtivi quando procedo per la cattedrale di Santa Barbara, l' ambiente è
così lontano dall' eleganza praghese, più simile ai paesi di remote province. Un sorso d'assenzio ridesta dal vento che
spira in ogni direzione. Al rientro mi trovo una sala d' attesa piena di
passeggeri composti e intenti a
leggere, nemmeno uno squillo di
telefono, una giovane coppia di ragazzi si bacia con discrezione. Atmosfere
dimenticate di un tempo passato inaspettatamente mi ritornano in mente, mentre
mi trovo d' inverno ai margini di una periferia lontana e sconosciuta.
Se
si attraversa la città, una visita richiede senz' altro il vecchio quartiere
ebraico e i due simboli più significativi: la sinagoga e il cimitero ebraico.
Anche in questi luoghi la storia si traduce in memorie che riportano a guerre,
sopraffazioni, ingiustizie, alle feroci passioni e alla speranza indomita di
dialogo e di pace.
Le
strade dividono case signorili, stile gotico, barocco e liberty si mescolano in
tratti di eleganza e sobrietà,
appare una zona molto interessante dall' aria colta; un pub porta l' insegna “Kafka”.
L’ arredamento antico, i ritratti, alcuni epitaffi, ricordano lo scrittore
praghese, la musica dance invece disturba l’
atmosfera letteraria. Sorseggio una birra quando i pinnacoli punzecchiano il
cielo al tramonto.
Praga
di giorno e di notte è sempre viva, con orde di turisti che affollano ogni
luogo, locande che fumano vapori di crauti, jazz club pieni di giovani, albe
lattiginose distese al mattino presto sul Moldava, note di canti gregoriano che
si diffondono per le stradine del centro, insegne di concerto ad ogni chiesa, l'
arte è ovunque.
E'
una bella sensazione, dopo avere udito il grido “libertà” della Carmen di
Bizet , uscire per le stesse strade dove Jan
Palach sognava un mondo migliore e assaporare il profumo della sera in compagnia
di violini che intonano un allegro Mozart , stringersi nelle sciarpe e osservare
giovani che si amano per la via.
Praga
con lo sfondo in lontananza del
Castello, le leggende e i misteri, la sua bellezza straordinaria, con il suo
carattere schivo e riservato, rimane romantica per questo suo modo di offrire
una dimensione unica a chi si ama
da sempre o per un solo giorno.
(Reportage di Pasquale la Torre)