Praga: appunti per un viaggio indimenticabile

Racconto di viaggio 2007

di Antonio Benforte

   

Praga non è una città che si può dimenticare facilmente, anzi. Più che una città è un sogno, più che un sogno, un’esperienza indimenticabile.

Praga, terra magica diceva qualcuno. Terra che una volta vista ti si attacca addosso, ti penetra sotto la pelle e non ti abbandona più. Quel qualcuno, mi sa, aveva proprio ragione.  

 

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Ma soprattutto, città che se non vedi e non vivi sul serio, al di là delle guide e delle attrazioni per turisti, non sei in grado di descrivere a fondo.

Solo camminando per le sue strade ad occhi socchiusi, attraversando i suoi ponti, ammirando i suoi palazzi con le guance punzecchiate dal freddo mattutino è possibile assaporare la vera essenza di questa città.

In questa capitale si mescolano Franz Kafka ed Alfons Mucha, il freddo secco delle strade ed il calore asfissiante dei locali, la potenza delle guglie gotiche che vanno a sfiorare il cielo e i gradevoli eccessi dei palazzi art nouveau, disseminati qua e là per le strade principali.

Con la Moldava, fredda, lenta e silenziosa, che taglia in due il vasto territorio: da una parte il Castello, Hradcany, Mala Strana e la tranquillità delle strade e degli spazi verdi al di là del fiume, dall’altra il caos turistico della Città Vecchia, di Piazza Venceslao, di Nove Mesto e di tutta la sconfinata zona circostante.  

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Impossibile raccontare tutte le cose viste, parlare di tutte le emozioni provate. Splendide e indimenticabili, soprattutto se paragonate allo squallore dei gruppi di alcuni gruppi di maschi italiani, vitelloni con la pancia, in giro per la città e all’aeroporto non certo per turismo culturale.

E così ecco che ti si presenta davanti il viaggio che non ti aspetti: con il freddo secco che ti accoglie all’arrivo, e la nebbia fitta e misteriosa che ti saluta alla partenza. E quei ponti che attraversano uno dopo l’altro il fiume, misteriosi e incantati. Quando passi sul principale, il Ponte Carlo, non puoi che restare senza fiato. Contare le statue, farti trasportare dalla massa di turisti, e sognare.

La meraviglia non finisce qui: come un vecchio guardiano corrucciato, il Castello più grande d’Europa, dall’alto domina la città tutta: all’interno delle sue mura, i mosaici di una Chiesa – San Vito – che non puoi dimenticare.  

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Così come non restano per sempre stampate nella mente le lapidi ammassate l’una sull’altra nel cimitero del ghetto ebraico, conficcate nella terra quasi come fossero stalagmiti informi. Più di 1200, in poche centinaia di metri quadrati.

Una città dalle mille emozioni contrastanti, Praga: romantica, appassionante, misteriosa ed eterna. La città dai nasi all’insù, la chiamano, ed è una definizione quanto mai appropriata.

Anche se il turista medio, molto spesso ce l’ha all’ingiù, spulciando la guida. E solo quando alza la testa le può vedere, quelle splendide costruzioni gotiche, romaniche, o ancora cubiste.  

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Le torri e gli affreschi, le buffe decorazioni rococò, o la pietra nera della fortezza di Vysherad. E le luci di notte sul fiume, migliaia di stelle artificiali a pochi metri da terra.

Ma mette un po’ di malinconia vedere quanti Mc Donald, quanti negozi superoccidentali e discoteche accalappia-uomini affollino il centro.

Addirittura il Museo del comunismo, che si trova tra un Big Mac ed un Casinò. E quella piazza Venceslao inghiottita da mega insegne e accecanti scritte al neon, che la sera verso le otto già trasformano la città  nella capitale degli eccessi. Tristezza.

Tristezza che viene subito spazzata via dalla magia di un paesaggio che cambia di distretto in distretto, continuamente, riuscendo comunque ad amalgamare con eleganza l’insieme. Tristezza che si trasforma in divertimento quando ad ogni ora suona l’orologio nella piazza della Città Vecchia, con gli apostoli, lo scheletro, il turco e la strombettata finale. O quando ti trovi di fronte la forma femminile e sinuosa della casa danzante, simbolo di modernità e di bizzarria architettonica..

Il divertimento, infine, si trasforma in stupore quando ti rendi conto che tutti parlano correttamente l’inglese, e lo parlano bene. Tutti sono gentili e disponibili. Le metro e i tram funzionano una meraviglia, e non resti più di 3 minuti ad aspettarli alla fermata.

Solo la moneta, cavolo, che non capisci mai a quanto corrisponda, con un cambio oscillante ed i cechi che ci speculano sopra col sorriso sulle labbra.

Ma manco ci fai caso, tre giorni sono pochi e dopo un battito di ciglia già ti ritrovi a pagare il tassista che ti ha riaccompagnato all’aeroporto.

E mentre trascini le valigie, ti guardi indietro per l’ultima volta: e sai già che questa città la porterai dentro di te, per sempre.

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Antonio Benforte

antoniobenforte@gmail.com

 

 

 

 

 

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