VIAGGIO
PISA - ISTANBUL
Attraverso
i Balcani… fin dove finisce l’Occidente!
Diario di viaggio luglio 2006
di
Dario Rollo
Migliaia
di chilometri fino alla porta d’Oriente attraversando i Paesi della ex
Jugoslavia dove sono ancora tangibili gli spaventosi effetti della guerra.
Durante
le fredde serate di inverno, chiusi a casa, si inizia a fantasticare su luoghi
da visitare e strade da percorrere con l’inseparabile motocicletta
all’arrivo della bella stagione. Si inizia a programmare, trovare
informazioni, chiedere cataloghi alle agenzie turistiche. Ebbene anch’io agli
inizi di gennaio ho iniziato a pianificare un viaggio “must”, cioè quello a
Capo Nord! Ad un mese dalla partenza, dopo aver organizzato tutto, ho cambiato
idea. Ho deciso di attraversare i Balcani sino ad arrivare ad Istanbul e tornare
in Italia dalla Grecia imbarcandomi ad Igoumenitsa.
Anche
quest’anno sto per iniziare un viaggio in moto lungo e faticoso, ma sono
entusiasta di questa esperienza che sto per fare... è come se fosse per me la
prima volta!
Dopo
aver caricato borsa da serbatoio, baule rigido posteriore e zaino sul seggiolino
passeggero, inizia il mio lungo viaggio. Parto da casa che fa tanto caldo! Seguo
le indicazioni sulla SS 1 “Aurelia” direzione Viareggio
– Massa e continuo per Sarzana,
poi Aulla – Pontremoli
sulla SS 62. Dopo 140 km sono sul Passo della Cisa. Proseguo sulla SS 62
fino a Fornovo di Taro e lì giro
a sinistra per Noceto. Da quel
punto seguo più le indicazioni stradali che la cartina (...non ho imparato
tanto in topografia durante i miei studi!). Arrivato all’incrocio sulla SS 9
“Emilia”, imbocco direzione Fidenza
e poi a destra per Busseto
(visita alla casa di G. Verdi). Dopo 250 km arrivo a Cremona dagli zii.
E’ la sera di ITALIA – Ucraina 3-0! Il viaggio inizia bene!
Cremona,
una bella e tranquilla cittadina lombarda. Da visitare il Duomo, il museo
Stradivari (famosissimo per i violini), salire sul Torrazzo e assaggiare il
Torrone!
Parto
sulla SS 10 direzione Mantova.
Continuo sulla Statale direzione Padova. A Monselice prendo la SS 16 e poi
l’autostrada direzione Venezia. Esco sulla tangenziale di Mestre. Di nuovo
autostrada A4 direzione Trieste. Prima di uscire, mi fermo in autogrill per una
piccola sosta e mangiare un panino (preparato dalla zia Pina che ringrazio!).
Conosco 2 ragazzi che con i loro GS 1150 “full optional” stanno andando in
Romania a fare off road. Riparto e dopo una mezz’ora, seguendo le indicazioni
per il confine, entro in territorio sloveno dalla frontiera di Kozina. Con due
colpi di gas lo attraverso e arrivo alla frontiera di Pasjak. Sono in Croazia:
le coste frastagliatissime della Dalmazia fronteggiate da una miriade di isole
grandi e piccole, fiumi, laghi, cascate, vegetazione rigogliosa e un mare
meraviglioso mi aspettano! Accanto alla natura, i tesori artistici, segni dei
popoli che vi sono insediati nel corso dei secoli, fra i quali emerge l’eredità
culturale di Venezia e dell’impero asburgico. Continuo in direzione Opatija su
SS 8 e poi per Rijeca. Arrivati in
centro cerco un ufficio informazioni del turismo. Prendo una cartina della città
e mi dirigo subito a trovare alloggio per la notte. L’Ostello della gioventù
è un bel palazzo, vicino al centro, pulitissimo e il personale è molto
gentile. L’unico inconveniente è che non c’è la possibilità di
parcheggiare la moto all’interno, bisogna lasciarla in strada (OMLADINSKI
HOSTEL – YOUTH HOSTEL RJIECA, Setaliste XIII. Divizije 23, tel: 051/406420 fax
051/406421, www.hfhs.hr, rijeca@hfhs.hr.
Letto in una stanza da 4 più tessera ostello colazione inclusa: 141 KN circa
20€). Da visitare a Fiume: il Convento domenicano di S. Girolamo, ex Palazzo
del Municipio e Colonna dello stendardo, la Cattedrale di S. Vito, le rovine del
castrum tardo antico, la Torre civica, l’Arco romano, ovvero la Porta vecchia,
il museo marittimo e storico e quello dell’arte moderna e contemporanea.
Dopo
una abbondante colazione parto sulla E65 “Magistrale Adriatica” direzione
Zadar. Il paesaggio è magnifico. Il mare è leggermente increspato dato che la
giornata è alquanto ventosa. A dir la verità fa anche freddo, infatti sono
costretto a fare una sosta e indossare il sotto della tuta. Proseguo il mio
viaggio e, dopo aver fatto rifornimento, scambiato qualche battuta con due
coppie di motociclisti bergamaschi in giro per la Croazia, subito dopo il paese
di Stanigrad Paklenica, una pattuglia della polizia mi ferma. Scambio due
chiacchiere con il poliziotto che subito la situazione si fa seria. Mi chiama
Mr. Dario e poi mi comunica in inglese che deve farmi un verbale per eccesso di
velocità. Sono 500 KN (circa 70€) di multa! Se già al terzo giorno di
viaggio inizio in questo modo, cosa succederà fino ad Istanbul? Rispondo di non
avere quella somma di denaro a portata di mano e chiedo se è possibile chiudere
un occhio. Il mio viaggio è ancora lunghissimo. Loro non ne vogliono sapere, ma
dopo aver discusso non poco mi lasciano andare (il trucco c’è e non è quello
di dare una mazzetta!). Saluto e ringrazio e dico a me stesso: “fortunato
stavolta, ma fai attenzione in futuro!”. Supero Zadar,
non dopo aver fatto una brevissima sosta. Una città sorta su uno stretto
promontorio e quasi interamente circondata dalle acque. La città vecchia è
visitabile solo a piedi, e questo fatto senza dubbio attira i turisti che amano
ammirare in silenzio i suoi tesori artistici. Oltre alle vestigia romane (avanzi
delle mura e di tre porte, il foro lastricato, circondato da portici con colonne
e fiancheggiato da una basilica e dal Capitolium) notevoli sono la chiesa di San
Donato, le chiese altomedievali di San Pietro e San Lorenzo e quella romanica di
San Crisogono con pregevoli affreschi. La cattedrale di Sant’Anastasia
conserva preziose opere pittoriche.
Dopo
una guida divertente sulla E65 tra Biograd e Pakistane mi fermo su una
bellissima spiagetta a fare un bagno rigenerante in un mare limpidissimo.
Riprendo la corsa e dopo 40 km arrivo a Sibenik.
Sono di passaggio, non ho tempo di visitare come si deve la città, mi concedo
solo una rapida camminata per il centro storico che si apre in una delle più
belle piazze della Dalmazia. Su di essa si affacciano da un lato la cattedrale
gotica-rinascimentale di San Giacomo che conserva antichi arredi e sculture, e
dall’altro la Loggia, ex municipio, a testimoniare i poteri religioso e
civile. Il tutto è dominato dalla fortezza di Sant’Anna. Completo la visita
del centro storico percorrendo le strade sulle quali prospettano pregevoli
edifici borghesi e nobiliari in stile veneziano. Riprendo la mia compagna di
viaggio e continuo sulla statale direzione Split incontrando panorami
mozzafiato. Prestare attenzione in Croazia perché all’uscita delle città vi
sono sempre e solo indicazioni per le autostrade (a pagamento!) e mai le strade
statali, bellissime, piene di curve e…gratuite! Altri 60 km e arrivo a Trogir,
una piccola località che conserva intatte le caratteristiche del borgo
medievale. Da visitare il duomo di San Lorenzo che domina la piazza principale,
il palazzo Cippico, l’imponente castello del Camerlengo ed il variopinto
mercato presso la Porta di Terra. Ancora 25 km e sono a Split/Spalato.
Fu l’imperatore Diocleziano a far costruire il palazzo dove si sarebbe
ritirato dopo la sua abdicazione. Da buon soldato, egli volle che la sua dimora
fosse costruita in base al rigido schema dell’accampamento romano. Il
complesso occupava una superficie di 30.000 metri quadrati, ed era circondato
per tre lati da una muraglia di 18 metri d’altezza e due di spessore,
rinforzata da torri quadrate e ottagonali, mentre il lato meridionale si
affacciava direttamente sul mare Adriatico. All’interno di questo imponente
recinto si trovano, oltre al palazzo dell’imperatore, il tempio dedicato a
Giove, le terme, il mausoleo dell’imperatore e altri edifici. Nei secoli il
complesso perse le sue caratteristiche originarie. Il mausoleo divenne una
cattedrale, il tempio di giove un battistero. Furono costruite chiese e palazzi
dallo stile paleocroato al romanico, dal gotico fiorito al rinascimentale e al
barocco. Oggi il centro è uno dei luoghi che l’Unesco ha dichiarato
Patrimonio dell’Umanità.
Decido
di non fermarmi perché l’ho visitata altre volte, ma se non l’avete mai
vista, allora sostare la notte diventa obbligatorio!
Continuo
la mia guida sulla litoranea in un avvicendarsi di stupendi scenari fatti di
enormi rocce a sinistra e un mare cristallino a destra che sprigiona un profumo
di freschezza. La strada costiera mi fa scivolare verso Makarska,
nota cittadina turistica (può essere definita: “La Rimini della Croazia”!).
Arrivato sulla strada che porta in centro, incontro tantissime persone che
mostrano cartelli con scritto: Apartmani o Sobe. Affittano stanze presso le
proprie abitazioni. Mi fermo a chiedere se hanno una stanza per la notte, ma mi
accorgo ben presto che è difficile trovare qualcuno che è disposto ad
affittare una stanza per una persona per una notte. I prezzi, per chi accetta,
variano da 20 a 40€. Un pochino troppo solo per una stanza! Ad un semaforo
vedo una signora che ha in mano un cartello. Le chiedo se ha una camera per la
notte. Dopo aver contrattato il prezzo (più ci si spinge ad est e più bisogna
farlo!) la seguo fino a casa (Becca Mila – Slikoma Gojoko 36). Una stanza
singola con 2 letti e il bagno (2mq!!) in comune con altre 3 stanze senza
colazione: 100KN circa 14€, il miglior prezzo che ho trovato e soprattutto è
stata l’unica persona disposta a darmi una stanza per una notte. Vado in
centro. Il lungomare è pieno di turisti e nella pineta lungo la spiaggia ci
sono tantissimi locali e venditori ambulanti. L’atmosfera è veramente carina.
Si nota subito di essere in un posto turistico. Incontro al porticciolo le 2
coppie di motociclisti bergamaschi con cui avevo chiacchierato la mattina al
distributore. Stanno aspettando il traghetto per Sumartin. Ceno con una pizza,
una coca cola e un tiramisù (45KN circa 6,30) poi faccio un altro giro in
centro e vado a dormire. Domani mi aspetta un bella giornata e ho voglia di fare
una sosta a Mostar.
Faccio
colazione in un bar del centro con un gelato dalle dimensioni immense e un caffè
(32KN circa 5€) per poi riprendere il viaggio. Sono in un tratto che è tra i
più belli di tutta la costiera da percorrere in moto. Intorno alle 12.00 sono
alla frontiera di Metkovic. Avrei potuto continuare dritto per circa 100 km
lungo la E65, una strada dove le scogliere scoscese si fanno emozionanti e sarei
arrivato a Dubrovnik che è
senz’altro una cittadina da visitare. La città ha un bellissimo centro
storico con delle superbe mura, magnifiche chiese e panorami, ma avendola
visitata diverse volte, decido di dirigermi direttamente alla frontiera. Sono in
Bosnia Erzegovina, dove iniziano a vedersi i segni della cultura musulmana,
mescolati a quelli della fede cattolica. Mi fermo qualche istante a Mostar. Sosto tra le rovine di palazzi distrutti durante la guerra,
ma il centro completamente restaurato è molto animato, pieno di turisti e il
famoso ponte Stari Most è stato ricostruito. Riprendo la strada E73 direzione
Sarajevo. Guido in mezzo alle montagne della Erzegovina, costeggio il fiume
Neretva, attraverso paesi quali Jablanica e Konjic. I segni della guerra sono
evidentissimi: case completamente distrutte, palazzi ancora scheggiati dallo
scoppio delle granate, decine e decine di cimiteri nel centro dei piccoli paesi.
Il cielo nero di nuvole che non fanno ben sperare mi suggerisce di indossare la
tuta antipioggia. Arrivo a Sarajevo
sotto una pioggia fastidiosissima. Non so perché, ma sono emozionantissimo!
Chiamo alcuni amici conosciuti durante la mia lunga permanenza in questa
bellissima città. Ogni volta che metto piede a Sarajevo comincio a pensare alle
sofferenze di tutte quelle persone che hanno vissuto per 4 anni sotto un
continuo bombardamento. Ricordo ancora le immagini catastrofiche che si vedevano
nei telegiornali. Purtroppo il tempo passa e gli uomini dimenticano facilmente
non imparando molto dalle sofferenze altrui e provocano altri orrori.
Riesco
a trovare una stanza dietro lo stadio Kosevo. E’ in collina. Otto notti al
prezzo di 100 KM circa 50€. Condivido l’appartamento con Elvis, un ragazzo
bosniaco che frequenta la Facoltà di veterinaria presso l’Università di
Sarajevo. Mi accorgo che la lampadina degli anabbaglianti è fulminata. La trovo
facilmente in un negozio di ricambi.
Sarajevo
Sarajevo
Per
arrivare in centro città basta seguire la via principale (chiamata ai tempi
della guerra: “via dei cecchini”. Era sempre vuota perché molto difficile
da percorrere senza che un cecchino posizionato sugli alti palazzi o sulle
colline circostanti non facesse fuoco). Questa via finisce alla biblioteca
nazionale tra chiese cattoliche ed ortodosse, moschee e una sinagoga. Il centro
storico (Bascarsija) è un suk musulmano. Molto caratteristico per i piccoli
negozi di artigianato (lavorazione del rame e del legno) e gli infiniti forni
dove mangiare “burek” (pasta sfoglia salata con carne), “cevapi”
(polpettine di carne con pane azzimo e cipolla bianca cruda) e krompirusa
(stessa pasta sfoglia del burek ma con patate). Il centro è sempre affollato
dalla mattina fino a tarda notte. La gente di Sarajevo ha voglia di stare fuori,
incontrarsi, dimenticare gli orrori della guerra e recuperare forse quel tempo
perduto. Incontrerete durante la visita della città delle macchie rosse sulle
strade e sui marciapiedi. Indicano dove sono esplose granate che hanno provocato
vittime!
Monte
Igman e Bjelasnica:
Dal centro città seguire indicazioni Ilidza poi sulla E73 direzione Mostar.
Appena usciti dalla città di Sarajevo, dopo 15 km, all’incrocio semaforico,
svoltare a sinistra per Hadzici – Igman. Proseguire dritto e si sale lungo la
bella strada sul monte Igman, protagonista delle olimpiadi invernali Sarajevo
1984 e purtroppo anche dell’assedio della città da parte dei Serbi.
Attenzione:
non abbandonare mai la striscia di asfalto soprattutto nelle zone di montagna
intorno alla città in quanto ancora sono presenti migliaia di mine.
09/07/2006:
Sarajevo: finale Coppa del Mondo – Guardo la partita insieme ad altri italiani
che lavorano presso l’ambasciata italiana di Sarajevo seduto in un bar di
fronte al teatro comunale. Alla fine…è festa!
Saluto
Elvis, consegno le chiavi al padrone di casa che mi augura buon viaggio (sreta
put) e mi dirigo alla mia solita panetteria (pekara) dove acquisto qualche dolce
(che sarà la mia colazione come è successo negli ultimi 7 giorni!) e qualche
panino (per pranzo!). Esco dalla città e dopo pochissimi chilometri ecco
entrare in Repubblica Srpska dove regna l’alfabeto cirillico.
Dopo
appena 18 km dall’uscita di Sarajevo piego in direzione Romanija. Giunto a
Podromanija seguo per Sokolac. Il paesaggio è meraviglioso, l’asfalto non è
male, il terreno è leggermente montuoso, pieno di curve ed è una gioia
guidare. Attenzione però, gli automobilisti e soprattutto i camionisti hanno
l’abitudine di sorpassare in prossimità delle curve. Mi sono trovato più
volte macchine in controsenso che avevano occupato la mia corsia! Arrivato a
Vaslenica svolto a destra per il confine. Nell’abitato di Milici vedo
l’indicazione di Srebenica, il mio cuore si “blocca”. Mi dice di andare a
visitare quel posto diventato tristemente famoso per uno dei più tremendi e
brutali eccidi della storia! La strada diventa sempre più sconnessa, fino a
quando, l’asfalto lascia spazio a terra rossa e poi ghiaia. Penso di essermi
perso! Fortuna che ci sono tantissimi poliziotti lungo la via. Oggi c’è una
cerimonia di sepoltura di 505 vittime della guerra trovate in fosse comuni
durante alcuni scavi. Arrivo in una cittadina silenziosa, completamente
distrutta e quasi del tutto abbandonata: Srebenica.
Cerco di immaginare che tragedia sia stata durante la guerra. Si stima che ci
siano state circa 10.000 vittime in quel villaggio, ma ogni giorno si scoprono
altre fosse comuni! Superato “l’abitato” di Srebenica, mi dirigo verso
Bratunac. Purtroppo non si può passare perché è in corso la cerimonia di
sepoltura delle vittime in un cimitero che riempe un’intera collina. Ci sono
centinaia di pullman e macchine, migliaia di persone tra cui anche alcune
autorità (Avv. Carla Del Ponte).
Un
poliziotto mi fa passare da dentro il parcheggio dei VIP così sbuco
dall’altra parte della strada e posso continuare il mio viaggio. Arrivato a
Bratunac, al primo incrocio semaforico piego a sinistra e dopo altri 28 km a
destra sulla SS19 (ci sono le indicazioni per Belgrado…anche se è scritto in
cirillico!)
Continuo dritto fino a Zvornik. Faccio una sosta a fare rifornimento carburante e mangiare del burek. Riprendo il viaggio e supero Razluk e Sepak ed ecco spuntare la frontiera. Devo eliminare davanti ai poliziotti la foto ricordo fatta pochi istanti prima, così mi timbrano il passaporto e mi lasciano passare. Attraverso un lungo ponte ed eccomi alla frontiera serba. La polizia di frontiera mi fa aspettare sotto un sole cocente e dopo un accurato controllo (numero del telaio della moto) finalmente posso passare. Svolto immediatamente a sinistra verso Loznica – Sabac, attraverso villaggi che mi portano indietro nel tempo (50 anni fa!). Sono deserti. Ma dove saranno tutti? Case fatiscenti, carretti trainati da muli o cavalli, piccoli e vecchi trattori. Al mio passaggio, quelle poche persone ferme ai bar o sull’uscio di casa mi guardano come se fossi un marziano. In effetti, non ho trovato neanche un motociclista straniero sino ad ora e le poche “moto locali” sono un pochino retrodatate! La strada è percorribile ma non a elevate velocità. Vi è la presenza di diverse buche e breccia. Le macchine che vedo parcheggiate sui viali sono quelle tipiche dell’Europa dell’est, quelle, ad intenderci, del vecchio blocco sovietico. Fa caldo! Percorro la S19 e arrivo a Sabac. Continuo in direzione Obrenovac – Belgrado. E’ un viaggio nel passato! Avrei potuto prendere l’autostrada, ma non si arriva fino qui per dare gas alla motocicletta e perdere così quegli odori della terra e quei magnifici paesaggi della vita quotidiana delle persone della Serbia popolare. Costeggio il fiume Sava e dopo 85 km eccomi a Belgrado.
Belgrado
Mi
da subito l’impressione di una città molto viva. Arrivo in centro e
fortunatamente un passante che parla italiano si avvicina e mi chiede se ho
bisogno di aiuto. Dopo avermi spiegato la strada, un motociclista del posto (Mijan),
con la sua moto si offre di accompagnarmi fino all’ostello. Il primo ostello
è pieno, così il proprietario mi indica lo Sleepwell
Hostel - Zmaj Jovina, n. 7, in pieno centro in una zona pedonale. La stanza
è composta da tre letti, è pulita e c’è in comune una sala tv, cucina,
bagno e la possibilità di utilizzare internet (2 notti: 2200 Dinari circa
26€).
La
sera esco con Mijan ed altri amici. Andiamo in Strahinjca Bana St., un quartiere
pieno di locali notturni e bella gente e poi in disco ai battelli (Park
prijateljstva). A notte fonda sono a letto..che stanchezza! La vita notturna
merita un’uscita, non importa quale giorno della settimana. C’è sempre
gente, anche se il venerdì e sabato sono i giorni più pieni.
Belgrado
è una città moderna ed europea. Kalamegdan, sopra il centro antico, è il
forte cittadino teatro delle passeggiate dei belgradesi. Stari Grad è la parte
più antica dove visitare i musei, in particolare il museo nazionale. Una
passeggiata lungo Knez Mihailova fino alla piazza della Repubblica, poi quella
Terazije e da lì iniziano 2 grosse strade: Kralja Milana dove sorgono il
Parlamento della Repubblica Serba, il municipio, il palazzo presidenziale e
centinaia di negozi e Bulevar Kralja Aleksandra per ammirare il Parlamento
Federale, la chiesa di St. Mark e la piazza Nikole Pasica.
Dopo
aver sistemato i bagagli parto seguendo il Boulevard Oslobodenja direzione Nis.
Entro in autostrada A1-E75. Viaggio tranquillo, l’asfalto è ottimo. Ci sono
tante indicazioni per diversi monasteri, ma decido di arrivare al più presto a
Sofia. Arrivato a Nis imbocco la E80 che si snoda lungo il fiume Nisavana. E’
un disastro! Ci sono infiniti lavori al manto stradale che è stato
completamente assente. Mangio tanta polvere sollevata da decine di tir e devo
anche fare carburante. Mi fermo ad una specie di piazzola dove incontro una
coppia (Alessandro e Vania) di Monastier (Treviso) che stanno andando in Grecia
con la loro Drag Star 650 caricata come un mulo. Decidiamo di proseguire
insieme. Neanche il tempo di inserire la marcia più alta che inizia a piovere
sempre più forte. Indossiamo la tuta antipioggia e ripartiamo sotto l’acqua.
Io continuo a preoccuparmi per il carburante. Macino chilometri ma di stazioni
di servizio neanche l’ombra. All’improvviso vedo un cartello che indica
“fuel – 7km”. Le strade con Ale e Vania si dividono, ma non per molto.
Percorro una via disastrosa. Prendo tante buche ma spero di non rompere nulla,
altrimenti son problemi! Faccio benzina e arrivo al centro di Pirot.
Trovo una paninoteca dove consumo il mio pranzo (un panino molto buono con una
specie di frittata alle verdure e una coca). Riprendo la corsa e dopo neanche 30
km sono in frontiera. Nel frattempo avevo rimosso e poi indossato nuovamente
l’antipioggia. Questo tempo che cambia all’improvviso!
Attraverso
con la moto una buca piena di liquido disinfettante. In frontiera bulgara mi
controllano il passaporto, registrano il mezzo sul loro data base e
successivamente avviene il controllo doganale. Mi lasciano passare senza alcun
problema. Appena fuori dalla frontiera incontro nuovamente i miei “amici di
viaggio” (Ale e Vania). Continuiamo insieme fino a Sofia. Le strade sono
“rattoppate”, si trovano immensi crateri all’improvviso: fare attenzione!
Arrivo
a Sofia. La prima impressione è quella di una brutta città.
Palazzoni fatiscenti, strade rovinate, venditori ambulanti sui marciapiedi a
vendere poche mercanzie. Percorro Europa Boulevard e arrivo in centro. Trovo un
ufficio informazioni turistiche e chiedo una cartina della città. Mi reco in un
ostello che avevo trovato su internet durante la pianificazione del viaggio. (TS
Hostel – Tzar Simeon str. 63 – traversa di Maria Lousia blvd.- posto letto
in stanza da quattro con bagno in comune sul piano 9€ a notte). Parcheggio la
moto all’interno del palazzo (la reception è aperta 24 ore su 24, quindi la
moto è al sicuro!) e dopo aver fatto una bella doccia esco e percorro boulevard
Maria Luisa fino a Vitosha Blvd. Sono in centro. C’è una nettissima
differenza tra il centro città e la periferia. Torno in ostello che sono, al
mio orologio, le 23,30. Mi accorgerò il giorno seguente che avrei dovuto
spostare la lancetta un’ora in avanti!
Sofia
ha delle origini antichissime e una storia tormentata. Ora è una città
moderna, vivace e ha un’intensa vita culturale. Da visitare la cattedrale
Alexander Nevsky che fu costruita in onore dello Zar russo Alexander II “lo
Zar liberatore” che liberò la Bulgaria dalla dominazione turca.
L’architetto russo Pomerantsev costruì la cattedrale in un tipico stile
neo-bizantino, stile che era molto di moda nella Russia del 19° secolo. I marmi
posti all’entrata provengono da Siena e Massa. Il centro della parte est è
dominato oltre che dalla cattedrale, dalla Statua di Sofia alta 24 metri eretta
nel gennaio 2001, ma anche dai palazzi governativi in stile stalinista (il
Parlamento, il Palazzo dei Ministri, la Presidenza e la Banca Nazionale). Una
visita obbligatoria alla chiesa Boyana, uno dei più significativi monumenti
storici della capitale bulgara datata 13° secolo e dichiarata dall’UNESCO
patrimonio dell’umanità.
Una
visita la merita anche la chiesa russa di St. Nikolai, quella di St.
Petka Samardzhiiska, St. Sofia e St. George e per i patiti di calcio una
passeggiata nel parco Borisova Gradina dove vi sono il nuovo e il vecchio stadio
dello Levski Sofia.
Sofia
è piena di erotic bars, discoteche e servizi escort…non si sa mai!
Sofia
Saluto
il personale dell’ostello (fino ad ora tutte le persone che ho incontrato sono
state sempre gentilissime e hanno voluto parlare del mio viaggio in moto) e mi
dirigo in centro a scattare le ultime foto e poi lungo Tsarigradsko Shosse Blvd
seguo le indicazioni che mi portano sulla A1 verso Plovdiv. Mi fermo in
periferia e trovo una panetteria. Tutti mi guardano stupiti. Compro diversi
dolci e tipi di pane e riparto ma devo trovare un ufficio postale per inviare le
cartoline. A Plovdiv finisce “l’autostrada”. Continuo sulla E85. Anche
qui, come in Serbia, trovo sulle strade decine e decine di carretti trainati da
muli e cavalli. Attraverso paesi dove l’unico centro di ritrovo per la gente
del luogo è un vecchio bar sulla strada principale (ed unica!). Arrivo a Svilengrad,
ultimo paese prima della frontiera con la Turchia. Riesco a trovare, con
molta fatica, un ufficio postale e compro i francobolli che mi costano di più
rispetto al prezzo stampato... sarà che forse sono straniero?! Pochi chilometri
ancora e sono alla frontiera. Nessun problema per quella bulgara mentre in
quella turca i controlli dei documenti, l’apposizione del visto (10€), la
registrazione del mezzo sul passaporto mi fanno perdere più di un’ora. E poi,
è il giorno dopo la sentenza di “Moggiopoli” e tutti i poliziotti turchi mi
chiedono della Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio. Conoscono benissimo il
nostro calcio. Chissà cosa avranno pensato alla sentenza di 2° grado?! “I
soliti italiani!” Meno male che ci salviamo con la Nazionale Campione del
Mondo.
Uscito
dalla frontiera prendo la magnifica autostrada a tre corsie E8 direzione Edirne.
Non si vede alcuna macchina e neanche un distributore di benzina. Consiglio di
fare rifornimento in Bulgaria per due motivi: assenza di distributori in
autostrada fino a Istanbul, la benzina costa molto meno che in Turchia! Sono
emozionantissimo. Sto per arrivare alla mia agognata meta, quella immaginata da
mesi, sognata durante le notti prima della partenza, sospirata durante i momenti
di stanchezza e difficoltà.
Inizia
a piovere. Indosso la tuta antipioggia. Più mi avvicino a Istanbul, più
il traffico si fa intenso sino a quando a circa 30 km dalla metropoli il
traffico si fa spaventoso. Sorpassi da destra, sinistra, cambi di direzione
improvvisi senza l’utilizzo delle frecce, soste a bordo strada, infinite
strombazzate di clacson…
Avevo
letto della guida un pochino spericolata dei turchi! Allora ho deciso anch’io
di adeguarmi alla situazione mettendo in pratica le mie capacità di guida
apprese nel sud Italia. Mi son trovato benissimo e a chi si lamenta della guida
dei turchi dico: “che tornasse ad una scuola guida, ma non in un paesetto al
confine svizzero!”.
Comincio
a pensare che sarà molto difficile arrivare in centro. Non so assolutamente
niente e soprattutto non ho neanche una cartina della città. Chiedo
informazioni ad alcune persone ferme a bordo strada e mi danno indicazioni in
turco, a me incomprensibili, per raggiungere la moschea blu. Consiglio di
chiedere più informazioni per lo stessa destinazione. Le indicazioni cambiano
da persona a persona!
Riesco
a raggiungere il centro di Sultanahmed. Trovo un ufficio turistico e mi faccio
dare una mappa della città. Vado subito alla ricerca di un ostello. Alle spalle
della Moschea Blu vi è via Akbiyik che è piena di ostelli e alberghi molto
economici. Sono in mezzo alla strada che si fanno incontro diverse persone che
mi dicono di entrare nel loro ostello. Contratto il prezzo e il posto letto è
trovato (Sydney Hostel – Akbiyik Cad.
Cankurtaran Mah. 42 – Sultanahmet – tel. +90 212 518 66 71. I prezzi non
sono fissi. Devono essere contrattati. Posto letto in stanza da 8 colazione
inclusa: il prezzo varia da 7 a 10 € a secondo della bravura del cliente).
Il
tempo di fare una doccia, sistemare i bagagli e sono subito a fare un giro per
il centro. Visito la moschea Sultanahmet chiamata moschea Blu, situata
vicinissimo all’ostello, la
basilica di Santa Sofia e il parco intorno al palazzo Topkapi, da dove si
osserva un magnifico panorama della città, del Bosforo con un andirivieni
continuo di petroliere e navi mercantili, del Corno d’Oro e del ponte che
collega i due continenti: Europa ed Asia!
Un
piede in Asia e l’altro in Europa, Istanbul è situata a cavallo di due
continenti. Nel cuore della città, lo stretto del Bosforo riunisce il Mar Nero,
il Mar di Marmara ed il Corno
d’Oro.
Avendo
solo due giorni per la visita della città, decido di fare un tour organizzato
della durata di 10 ore (pranzo incluso). Alle 9 sono davanti l’agenzia
turistica dove conosco i miei amici di giornata: una coppia canadese. Siamo solo
in tre. Pochi minuti e arriva la nostra guida. Saliamo su un pulmino con aria
condizionata (ci voleva!) e andiamo a visitare il palazzo di Dolmabahce
costruito nella metà del XIX secolo dal sultano Abdulmecit I, che si estende
lungo la riva europea del Bosforo. L’immensa sala ricevimenti con le sue 56
colonne ed il suo enorme lampadario di 4 tonnellate e mezza con 750 luci,
affascina sempre i visitatori. Continuiamo nel centro di Galatasaray dove
visitiamo l’hotel Imperial famoso in quanto i passeggeri dell’Orient Express
facevano sosta proprio qui. La stanza n. 224 era quella di Agatha Christie. La
visita continua alla torre di Galata, costruzione genovese del 1348, che si
eleva a 62 m. dal suolo. Dall’alto, il panorama sul Corno d’Oro ed il
Bosforo è straordinario. A piedi ci dirigiamo nel quartiere di Beyoglu dove
visitiamo il Cicek-Pasaji, una bella galleria piena di ristoranti dove fermarsi
a gustare le specialità gastronomiche, soprattutto quelle di pesce accompagnate
da un “raki”, liquore forte ed aromatizzato all’anice. E’ tempo di
pranzare così torniamo verso l’agenzia dove mangiamo in un ristorantino
familiare. Zuppa, carne, insalata e infine il solito thè.
Riprende
il tour sempre a bordo del pulmino verso le Mura che si estendono su 7 km, dal
mar di Marmara al Corno d’Oro. Queste mura erette durante il regno
dell’imperatore Teodosio II (V sec.), sono state restaurate parecchie volte e
fanno parte del patrimonio culturale mondiale censito dall’UNESCO. Arriviamo
alla moschea di Eyup, che si trova all’esterno delle mura della città
vecchia, vicino al Corno d’Oro, nel posto ove si suppone che Eyup, il porta
– stendardi del profeta Maometto, sia stato ucciso durante l’assalto di
Istanbul nel 670. Prima moschea costruita dopo la conquista ottomana della città,
è un luogo di pellegrinaggio venerato e frequentato da numerosissimi fedeli che
sperano che i loro desideri vengano esauditi. Nelle vicinanze, in cima alla
collina, vi è il caffè Pier Loti che è un posto meraviglioso per godere della
tranquillità di questi luoghi. Prendiamo la cabinovia che ci porta dalla cima
della collina sulla riva del Corno d’Oro dove ci imbarchiamo su un piccolo
battello. Ha inizio la nostra indimenticabile “crociera”. In un soggiorno ad
Istanbul è “obbligatorio” fare un’escursione sul Bosforo, questo stretto
sinuoso che separa l’Europa dall’Asia. Le sue rive offrono un miscuglio di
passato e di presente, di splendore grandioso e di bellezze naturali. E’
impressionante vedere la città “dall’acqua”! Gli alberghi moderni si
elevano accanto agli Yali (ville di legno in riva al mare), i palazzi di marmo
bianco accanto alle rudi fortezze di pietra, le abitazioni eleganti accanto ai
piccoli villaggi di pescatori, ed in mezzo a tutto si vedono spuntare gli
infiniti minareti. Passiamo sotto il ponte del Bosforo, uno dei più grandi
ponti sospesi del mondo. E’ emozionante! La nostra traghettata lungo la costa
asiatica e quella europea è al termine. Una giornata davvero interessante. Ceno
presso il Margherite Restaurant di Muzaffer Dede (Akbiyik Cad 42/1 –
Sultanahmet) che si trova sotto l’ostello. Muzzafer, Victor per gli amici, è
un ragazzo appassionatissimo di moto e vorrebbe fare un viaggio fino in Svizzera
attraversando anche lui i Balcani come ho fatto io. Abbiamo parlato tutta la
sera su come organizzare il viaggio, cosa portarsi dietro, dove trovare le
informazioni sui documenti necessari, ecc. bevendo thè e fumando il narghilè.
Le sensazioni che si provano in questi momenti sono quelli di libertà, di
amicizia e di solidarietà. E mia madre che mi chiedeva prima del viaggio:
“Perché fai sempre questi lunghi viaggi da solo?” Io le ho risposto: “Io
ho bisogno di vedere il mondo, non solo una parte, ho bisogno di incontrare
nuove persone, diverse da noi, con le quali confrontarmi, scambiare opinioni.
Non preoccuparti, non sarò mai solo”. Sono le serate come queste, belle ed
indimenticabili, che ti fanno apprezzare il viaggio e ti fanno dimenticare le
tante difficoltà.
Faccio
colazione a base di pomodori, cetrioli, uova lesse e pane e poi inizio il mio
tour con l’aiuto della mappa. Entro nel palazzo Topkapi che sorge su un
promontorio ove confluiscono il Bosforo, il Corno d’Oro ed il Mar di Marmara.
E’ un labirinto di costruzioni ed era il centro del potere dell’Impero
Ottomano tra il XV ed il XIX secolo. In questo ricco ambiente i sultani e le
loro corti vivevano e governavano. Il primo cortile racchiude un magico giardino
boscoso. Sulla destra del secondo cortile, ombreggiate da cipressi e platani, le
cucine del Palazzo custodiscono oggi le collezioni imperiali di cristallo,
d’argento e di porcellane cinesi. Sulla sinistra l’Harem, quartiere separato
delle mogli, delle concubine e dei figli del sultano. Il terzo cortile contiene
la Sala d’Udienza, la Biblioteca di Ahmet III, una esposizione di costumi
imperiali dei Sultani e delle loro famiglie, i famosi gioielli del Tesoro ed una
inestimabile collezione di miniature di manoscritti medievali. In questo
“Santo dei Santi”, il padiglione del Mantello Sacro conserva le reliquie del
Profeta Maometto, riportate ad Istanbul quando gli Ottomani assunsero il
califfato dell’Islam.
La
visita continua oltre che a Santa Sofia e alla moschea Blu, alla moschea
imperiale di Fatih, costruita tra il 1463 e 1470 e che porta il nome del
conquistatore ottomano di Istanbul: Fatih Sultan Mehmet, di cui custodisce il
mausoleo. Si erge su un’altra collina della città. Mi dirigo ad un’altra
moschea, quella imperiale di Suleymaniye. Le cupole e i quattro minareti
slanciati dominano l’orizzonte della riva ovest del Corno d’Oro. Edificata
tra il 1550 e 1557 da Sinan, celebre architetto dell’età d’oro ottomana, è
considerata come la più bella di tutte le moschee imperiali di Istanbul. Dopo
una breve visita della torre Beyazit, alta 85 m, che è stata costruita nel 1828
da Mahmut II come torre per l’avvistamento degli incendi ed oggi si eleva sul
campus dell’Università, ecco finalmente entrare nel Gran Bazar di Kapali
Carsi. E’ un labirinto di strade e passaggi che ospita più di 4.000 negozi, i
cui nomi ricordano l’epoca ove ogni mestiere aveva il suo quartiere: via degli
Orefici, via dei Mercanti di tappeti, via dei fabbricanti di papaline. Questo
bazar rimane ancora oggi il centro commerciale della città vecchia, conveniente
a tutte le tasche e a tutti i gusti. L’artigianato turco propone un insieme di
incantevoli regali e souvenirs: celebri tappeti, splendide ceramiche dipinte a
mano, oggetti di rame e di ottone, pipe di schiuma di mare e gioielli d’oro
che abbagliano i passanti. Esco dal bazar che è quasi tramonto, mi fermo sulle
rive del Bosforo per ammirare la luce rosseggiante che si riflette sulle
finestre delle case di fronte e capisco perché gli uomini hanno scelto secoli
fa questo incantevole luogo. In questi momenti Istanbul è indubbiamente una
delle più splendide città del mondo.
Dopo
aver salutato calorosamente gli amici conosciuti durante la mia permanenza,
parto. Penso di uscire dalla città in modo molto semplice, seguendo le
indicazioni per l’aeroporto, invece mi perdo nel caos del traffico e sbaglio
completamente direzione. Allungo solo di 70 km! Finalmente, dopo aver chiesto
conferma ad un tassista, imbocco la strada giusta. Direzione aeroporto e poi
Edirne – Tekirdag – Ipsala. Nel percorrere i 100 km fino a Tekirdag vengo
fermato dalla polizia ben 4 volte. Tutte le volte controllano il libretto di
circolazione, il passaporto e la patente. In modo spedito arrivo in frontiera
con la Grecia. Il passaggio avviene senza grossi problemi. Prendo l’autostrada
E90 ed esco dopo circa 190 km ad Asprovalta dove Ale e Vania (la coppia di
motociclisti conosciuta tra la Serbia e la Bulgaria) mi aspettavano. Ci
incontriamo e ci raccontiamo i nostri viaggi. Ceno e pernotto da loro. Veramente
gentili..grazie!
Dopo
aver ricevuto le migliaia di informazioni sulla strada da seguire da parte del
Sig. Angelo Vazzoler, padre di Ale, per arrivare alle Meteore, luogo che mi
hanno vivamente consigliato di visitare (e avevano ragione!), accendo il motore.
Prendo la S2 direzione Thessaloniki, in quanto l’autostrada è in fase di
completamento, e guido ammirando un paesaggio meraviglioso lungo il lago Limni
Volvi prima, e il lago Koronia poi. Arrivo all’entrata di Thessaloniki e seguo
per l’autostrada E90 direzione Athina (Atene). L’autostrada è a pagamento,
ma non per le moto! Anche in Bulgaria non ho dovuto comprare la “vignette”,
una specie di bollino per utilizzare le autostrade. Vale solo per i motori con 4
o più ruote! (Possibile che solo in Italia una moto paga come un tir con
rimorchio senza avere alcun servizio e con le strade che sono peggiori di quelle
che ho percorso fino ad ora?). Arrivo a Larissa ed esco alla quarta ed ultima
uscita della città. 60 km sulla E92 e sono a Trikala. Mi fermo a mangiare un
panino in uno dei tanti venditori ambulanti che si trovano lungo queste strade.
Non ho grossa scelta: panino con salsiccia e patatine! Continuo sulla E92 fino a
Kalampaka da dove si inizia ad ammirare lo stupendo panorama delle Meteore.
C’è una strada che porta in cima a queste strane montagne sulle quali, nel
passato, i monaci ha costruito diversi monasteri, del tutto ristrutturati, che
si affacciano a picco sulla valle. La guida è divertentissima anche se bisogna
fare attenzione ai tanti bus di turisti che arrivano da ogni parte del mondo per
ammirare queste bellezze naturali. Acquisto qualche souvenirs e subito riparto
dando gas in modo da arrivare in serata a Igoumenitsa e cercare di imbarcarmi.
La strada è sempre la E92 direzione Ionnina. E’ una strada di montagna, piena
di curve e paesaggi che lasciano senza respiro. Sarebbe da fare con tranquillità,
ma io non ho tempo e sono in sella alla mia motocicletta da 600km, la maggior
parte su strade statali, e non so a che ora partiranno i traghetti per
l’Italia. Alle 20 sono a Igoumenitsa. Un traghetto per Brindisi parte alle
24.30 perché in ritardo. Il tempo di mangiare un gelato, ripensare a questo
magnifico ed indimenticabile viaggio con la mia inseparabile moto che vedo
attraccare il traghetto. Mi imbarco e mi sistemo su un divano. Quando aprirò
gli occhi il giorno seguente mi accorgerò di essere tornato in Italia, ma i
giorni passati non sono stati un sogno… è stato tutto realtà! Dopo un’ora
ero a casa dove i miei genitori mi aspettavano ansiosi! Il mio viaggio in giro
per i Balcani è terminato ma non le mie vacanze che continuano per altri 8
giorni sulle magnifiche ed incantevoli spiagge del Salento
prima del mio rientro “sotto la Torre”!
Un
viaggio, tante emozioni, tanti sogni, tanto divertimento… insomma, un altro
ricordo da custodire per sempre nel mio cuore!
Bloc
notes – Informazioni utili
Mangiare:
in tutti i Paesi attraversati è sempre stato possibile trovare un piccolo
ristorante che proponeva menu locali a base di carne o pesce a prezzi
abbordabilissimi. In Bosnia Erzegovina assaggiare il burek e i cevapi.
Dormire:
Nessun problema per trovare alloggio. Ho dormito presso ostelli e stanze private
a prezzi veramente convenienti.
Cartine
geografiche:
Atlante stradale dell’Istituto Geografico DeAgostini “Viaggia l’Europa”
1:800.000 (Croazia, Slovenia, Grecia, Bosnia - Erzegovina, Serbia e Montenegro,
Albania, Macedonia, Bulgaria, Romania)
Croazia:
Documenti:
carta di identità o passaporto
Carburante: benzina verde 95 ottani: 7,3 HRK/lt
Moneta: kuna (1€ = 7,26 HRK circa)
Limiti
di velocità: città 50km/h – altre strade 90km/h – superstrada 110km/h –
autostrade 130km/h.
Fuso
orario (rispetto all’Italia): 0
Bosnia
– Erzegovina:
Documenti
personali/moto: passaporto, Carta Verde (assicurarsi che la casella relativa a
questo Paese sia barrata)
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,98 KM/lt
Moneta: marco convertibile (1€ = 1,9558KM) – cambio fisso
Limiti
di velocità: città 50 km/h – altre strade 80 km/h – superstrada
120 km/h – autostrade ? km/h (io non ne ho viste!!).
Fuso
orario (rispetto all’Italia): 0
Serbia:
Documenti personali/moto: passaporto – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 89 YUN/lt
Moneta: dinaro (1€ = 87,48 CSD circa)
Limiti
di velocità: città 50km/h – altre strade 80km/h – superstrada 100km/h –
autostrade 120km/h.
Fuso
orario (rispetto all’Italia): 0
La
“Carta Verde” è riconosciuta in tutto il territorio della Serbia e
Montenegro, ma non in Kosovo. Le autorità in frontiera attribuiscono grande
importanza al timbro di ingresso che viene apposto sul passaporto all’arrivo,
in assenza del quale si potrebbe venire accusati di immigrazione clandestina.
Bulgaria:
Documenti
personali/moto: passaporto che abbia almeno 6 mesi di validità residua al
momento dell’entrata nel Paese – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,89 BGN/lt
Moneta: nuovo leva (1€ = 1,95 BGN circa)
Limiti
di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h - autostrade 100km/h.
Fuso
orario (rispetto all’Italia): + 1
Dal
1° gennaio 2007 la Bulgaria entrerà a far parte della UE.
Per
circolare in autostrada i veicoli devono essere muniti del contrassegno
(Vignette), ciò non vale per le motociclette!
Turchia:
Documenti:
passaporto e visto (10€) da pagare in frontiera – Carta Verde e
registrazione del mezzo sul passaporto.
Carburante: benzina verde 95ottani: 3,10 YTL/lt (costa più che in
Italia!)
Moneta:
Nuova Lira Turca (1€ = 1,98YTL circa) – Accettano l’euro ovunque, ma
attenzione al cambio praticato!
Limiti
di velocità: città 50km/h – fuori città 70km/h - autostrade 80km/h.
Fuso
orario (rispetto all’Italia): + 1
Grecia:
Documenti: carta di identità – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,15 €/lt
Moneta: Euro
Limiti
di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h – autostrade 130km/h.
Fuso
orario (rispetto all’Italia): + 1
La
patente italiana è valida in tutti i Paesi.
VARIE:
Per godere appieno del mare croato e quello greco, visitare con più tranquillità
le capitali e magari arrivare sul mar Nero per trascorrere qualche giorno,
occorrono circa 4 settimane (escluso il periodo sulle belle spiagge salentine!).
Se ci si accontenta di una visita veloce dei luoghi allora bastano 2 settimane.
Special
thanks:
“G.C.
Officina Moto”: Gabriele ed Alessandro che mi ha seguito per la
formazione in ambito meccanico e tecnico nell'intento di prepararmi ad
intervenire sulla moto durante il viaggio anche in condizioni di guasto
improvviso;
Ing.
Ferrino per il forte sconto praticato per l’acquisto di materiale outdoor
e la Sig.ra Savoretto per la velocità con la quale ha evaso l’ordine e la
sua disponibilità e professionalità;
Giuseppe
e Pierpaolo, i miei fratelli, che mi hanno sempre tenuto aggiornato sulle
condizioni meteo e sui principali avvenimenti in Italia e nei Paesi
attraversati.
L’itinerario…..
PS:
Le foto sono state scattate con una fotocamera compatta Sony DSC-P100, mentre
alcune foto di Sarajevo e quella del ponte di Mostar sono state scattate con una
Nikon D70 durante la mia permanenza nella capitale bosniaca nel 2004 e 2005 per
motivi di lavoro.
Dario Rollo dariorollo77@libero.it