"Pillole" dal Messico

LO SAPEVATE CHE ??

di Gennaro Conte

 

 

Virgen de Guadalupe

 
Mexico, paese ricco di storia, tradizioni e cultura dove le ricorrenze sono ritenute sacrosante e guai a non festeggiarle, è caratterizzato da un calendario ricco di eventi nazionali sia religiosi che civici. Tra tutte queste feste tre in particolare sono le più sentite e non c’è mexicano che non le rispetti:
la Festa dell’Indipendenza (15 settembre), il Dia de la Madre (festa della mamma, 10 maggio) e il Dia de la Virgen de Guadalupe (12 dicembre).
 
La Virgen de Guadalupe (la Madonna nera di Guadalupe) è la patrona dell’intera America Latina ed essendo questa apparsa nel 1531 in Mexico a un giovane indigeno (Juan Diego) la cui apparizione gli è rimasta impressa sulla toga dando a questa la stessa importanza della Sacra Sindone, per i mexicanos la ricorrenza di questo miracolo è di notevole importanza.
Da tutta la Repubblica un pellegrinaggio in massa con i più svariati mezzi (autostop, bicicletta, auto, autobus...e persino a piedi...) si muove verso la capitale diretto al luogo dell’apparizione, ai piedi di un monticolo...il Cerro di Guadalupe.
Una mole impressionante di persone rappresentata sia da meticci che da indigeni di varie etnie pre-hispaniche, sia da persone anziane che da giovani e bambini riempie tutti gli spazi attorno alla Basilica dedicada alla Madonna con un solo scopo, adorarla, vegliarla e cantarle alle ore 24 in punto “las magnanitas” ovvero un “tanti auguri a te” con tanto di mariachis e cantanti illustri. Fochi d’artificio, balli, canti, bande musicali folkloristiche di ogni regione (stati) fanno di questa notte la più lunga dell’anno.
 
L’amore che i mexicanos hanno nei confronti di questa Virgen che con affetto chiamano la Guadalupana è da aspettarselo visto che per loro la mamma rappresenta un elemento fondamentale, figuriamoci poi quando si tratta della Mamma di tutte le mamme.
 
Un abrazo.

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Oggi 12 ottobre è il “Dia de la Raza” cioè il giorno della Razza.
In seguito alla conquista spagnola e quindi all’unione di due culture diverse (cultura Europea e quella Americana) è nato l’attuale popolo mexicano cioè un popolo meticcio (mestizo), e visto che l’America è stata scoperta il 12 ottobre del 1492 da Cristoforo Colombo questa data è ricordata come la nascita appunto dell’attuale popolo mexicano.
In teoria questa ricorrenza si festeggia in tutta l’America Latina in quanto tutti i popoli latino-americani sono meticci anche se ultimamente esiste una forte tendenza a valorizzare le proprie radici pre-hispaniche alimentando cosi il rancore che questi popoli hanno nei confronti degli ex-conquistadores (europei-spagnoli).
 
Sarà che l’amore che provo verso questa terra e questo popolo sia dovuto al fatto che anch’io sono nato il 12 ottobre.........di “alcuni” anni fa????
 
Un abrazo


"Mexico non si discute, si ama"

                              Gennaro Conte
 


Considerando che Città del Mexico è abitata da circa 20-25 milioni di abitanti e che quindi il traffico è “cosa normale”, nel 1969 si iniziarono i lavori per costruire l’attuale metropolitana (Sistema de Transporte Colectivo-Metro).
Formata da 11 linee che si intersecano e circa 170 stazioni è possibile raggiungere quasi ogni punto della grande metropoli; ovviamente considerando la grandezza della città alcuni viaggi in metropolitana possono anche durare 1 ora.
Ogni treno è formato da 8 vagoni con una frequenza delle corse di 1-2 minuti (rare volte 3 minuti) e un utenza giornaliera di circa 5 milioni di persone (tra cui anch’io). É al terzo posto nel mondo per la quantità di persone che trasporta giornaliermente dopo il metro di Mosca e Tokio.
Malgrado l’alto numero dei treni, nelle ore di punta è piuttosto affollato e entrare è una vera e propria sfida come per esempio nella stazione Hidalgo (linea 2 con linea 3).
Ogni fermata a parte essere indicata da un nome che il più delle volte ricorda qualche evento della storia mexicana è contrassegnata da un icono (una Piramide per La Raza, una Croce per Hospital General, un Cavallo per Division del Norte...etc...etc...) visto che quando iniziarono la costruzione della metropolitana l’indice di analfabetismo era piuttosto alto e quindi un modo per aiutare le persone in difficoltà era indicare le stazioni con disegni.
Molte sono le attività commerciali che si tengono nella rete metropolitana, tipo negozi di abbigliamento, di dolci, edicole.....ma anche attività culturali tipo mostre temporanee di foto, di libri, di scienza etc. etc. Due anni fa per rendere più “rapido” il passaggio in metropolitana era possibile prendere un libro all’entrata, leggerlo durante il viaggio e depositarlo nella stazione di arrivo (idea del Governo Capitalino).
Ma quanto costa un passaggio (o meglio un viaggio) in metropolitana???
In Mexico i trasporti pubblici (così come l’energia elettrica, l’acqua e i Musei) è in gran parte a carico del Governo, quindi un passaggio in metropolitana costa solo 2 pesos mexicanos cioè 14 centesimi di euro, insomma NADA.
Tutto queste caratteristiche fanno del Sistema de Transporte Colectivo-Metro di Città del Mexico un’opera efficace e economica.
E poi dicono che il Mexico è un Paese del terzo mondo.
 
Un abrazo.


"Mexico non si discute, si ama"

                              Gennaro Conte

 

 

Che Città del Mexico fosse una città grandissima oramai è un dato di fatto (secondo alcune fonti e’ la piu’ grande del mondo, ma la disputa e’ ancora aperta).
Ovviamente una città così grande non poteva non avere il primato nel tenere la strada cittadina più grande del mondo (e questo e’ certo) che è chiamata AVENIDA INSURGENTE in onore all’Insurrezione contro i maledetti spagnoli iniziata nel 1810 dopo circa 3 secoli di sottomissione.
Questa strada (diciamo) cittadina attraversa tutta la città dal Sud fino a Nord.
Visto la grandezza di questa strada è stata divisa per rendersi conto in che parte dell’Avenida ci si trova in tre parti, INSURGENTE SUR, INSURGENTE CENTRO, INSURGENTE NORTE (cioè la parte Sud, Centro e Nord).
Ma quanto misura questa “strada cittadina?”
Ben 28.8 kilometri....impressionante.
Il che vuol dire che se abitate al Sud e una vostra amica che abita al Nord vi invita per un caffè preparatevi la valigia che vi tocca affrontare un viaggio e se c’è traffico ditegli pure “ci vediamo domani”.
 
Un abrazo


"Mexico non si discute, si ama"

                              Gennaro Conte

 

 

15 settembre (1810)
 
Cari Amici, anche oggi come ogni anno c’e’ la ricorrenza della Festa dell’Indipendenza.
Nel 1810 i mexicanos oramai rottosi le palle degli spagnoli, a capo di Miguel Hidalgo (un prete spagnolo criollo) e altri personaggi insorsero contro i bastardi spagnoli che con la loro “civilizzazione” e la chiesa cattolica distrussero intere civiltà pre-hispaniche.
Come tradizione il Presidente mexicano ogni anno in questo giorno ricorda questo evento e le piazze e le strade si riversono di milioni di mexicanos (e stranieri...quelli fortunati ovviamente).
In ogni angolo della città (o meglio della Nazione) si festeggia con canti, balli, cerveza, fuochi d’artificio e si grida all’infinito VIVA MEXICO.
É la festa più grande del Mexico paragonabile a un nostro Capodanno fatto in Piazza.
 
Beati gli invitati alla Festa dell’Indipendenza Mexicana......Amen.
 
Un abrazo y.......VIVA MEXICO


"Mexico non si discute, si ama"

                              Gennaro Conte

 

 

Il primo insediamento urbano che si ebbe nell’attuale città del Mexico fu fondato dagli Aztechi (detti anche Mexicas) nell’anno dos casa (ome calli xihuitl, in lingua Nahuatl cioè lingua azteca) che corrisponde al 1325 d.C..
Gli Aztechi, come gran parte delle civiltà pre-hispaniche, era un popolo nomade spostandosi per tutto il territorio mexicano.
Secondo una loro profezia (o legenda) qualora avessero incontrato un aquila appoggiata su un cactus (nopal) divorando un serpente, in quel preciso posto avrebbero dovuto costruire la loro città.
Un giorno mentre gli Aztechi andavano gironzolando si trovarono nella valle del Mexico, una valle a 2200 metri di quota. Essendo questa circondata da catene montuose e vulcani tutte le acque piovane si riversarono in essa e difatti in quel preciso posto c’era un grandissimo lago, il Lago di Texcoco, con dentro alcune isolette. Proprio su una di queste isolette c’era un cactus con sopra un aquila che mangiava un serpente.
Bella fortuna per gli Aztechi visto che proprio li (in un lago) avrebbero dovuto costruire la loro città e stabilirsi per sempre.
Armati di santa pazienza e soprattutto ingegno, iniziarono la costruzione della loro città (l’antica Città del Mexico), la quale sorse su varie isolette comunicanti tra loro con dei ponti insomma una Venezia pre-hispanica. Ovviamente non poteva mancare la costruzione di Piramidi che come sempre erano fatte da matariale vulcanico preso da altre parti.
In breve tempo si costruì una città senza precedenti per quei tempi e l’ingegno degli Aztechi permise persino la costruzione delle Chinampas, una sorta di zattere di legno con sopra terreno atto all’agricoltura, insomma delle zolle di terreno galleggianti.
Nacque così Tenochtitlan, una città galleggiante con una densità superiore ai 2000 abitanti per kilometro quadrato, formata da una planimetria quadrangolare di 3 kilometri per lato  ricoprendo una superficie di circa 1000 ettari interamente attraversata da una rete di canali. In quello stesso periodo Roma occupava solamente 386 ettari.
La città era dotata di un centro cerimoniale unico nel suo genere: 325 metri da Oriente a Occidente e 312 metri da Nord a Sud che comprendeva in totale una superficie poco superiore ai 100 mila metri quadrati vale a dire quasi il doppio del Zocalo (la Piazza principale dell’attuale Città del Mexico che è la seconda più grande del mondo).
In questo centro si edificarono 78 Templi al quale si accedeva per mezzo di 4 accessi cardinali che corrispondevano agli assi di viabilità della Città di Tenochtitlan costruiti sul lago per comunicare con la terra ferma.
In poco tempo Tenochtitlan si convertì nella Regina dell’Anahuac la quale era la regione più trasparente di tutto il Mexico caratterizzata da un cielo estremamente azzurro. Circondata da montagne (Chiquihuite, Tres Padres...), vulcani (Popocatepetl, Iztaccihuatl, Ajusco...), e da un gran lago e con un clima favorevole all’agricoltura si trovava in perfetta armonia con la natura fino a quando un bel giorno arrivò lui.........Hernan Cortes (O’ malamente).
Questi al vedere Tenochtitlan rimase sbalordito di tanta bellezza architettonica e ingegneristica difatti secondo le scritture in quel periodo (1519) in tutta Europa non vi era una città tan grande e complessa.
Cortes fu accolto dagli Aztechi come un Re; gli fu dato da mangiare, bere e persino oro come regalo ma una volta entrato nel palazzo Axayacatl dell’allora Imperatore (Moctezuma) ne approfittò e li conquistò. Malgrado il poco numero di soldati spagnoli questi ebbero la meglio grazie all’uso delle armi ma la cosa che più rese vulnerabili gli Aztechi furono le tante malattie portate appunto dagli spagnoli tipo il tifo, il colera, la sifilide etc. etc. E poi dicono che hanno portato la civilizzazione e la modernità.
Tenochtitlan fu completamente distrutta nell’anno tres casa (yei calli xihuitl...in lingua Nahuatl) che nel nostro calendario corrisponde al 1521 d.C., insomma visse solo 198 anni grazie all’operato degli europei. La legenda però che portò alla sua costruzione tutt’ora persiste ed è diventata simbolo Nazionale, lo scudo della Bandiera Mexicana (un cactus, con sopra un aquila che sta divorando un serpente).
Hernan Cortes con i suoi ingegneri spagnoli ebbe una grandissima idea, distruggere per primo le piramidi per costruirci sopra la cattedrale, colmare il lago con materiali vari presi anche da lontano e iniziare così la pianificazione di quella che diventerà la capitale dell’allora Nueva Espagna (l’attuale Città del Mexico).
 
Attualmente Città del Mèxico è una grande metropoli e i segni di quel famoso lago dove sorse l’antica Tenochtitlan sono ancora visibili, si perchè grazie agli spagnoli che hanno costruito i loro palazzi sui materiali lacustri (facilmente cedibili) questi si trovano fortemente inclinati. Esempio classico è la Cattedrale la quale è stata costruita parte sui resti delle Piramidi e parte sui materiali di risulta utilizzati dagli ingegneri spagnoli per colmare il lago che sotto il peso della struttura, avendo i due materiali cedimenti diversi (cedimenti differenziati), hanno provocato una inclinazione della chiesa stile torre di Pisa.
Circa 6 anni fa (2000-2001) ci fu un congresso internazionale a Città del Mexico dove parteciparono gli stessi ingegneri che lavorano alla torre di Pisa per presentare varie proposte di risanamento per la Cattedrale che grazie ai finanziamenti dell’UNESCO (di cui Città del Mexico ne fa parte) sono inziati i lavori che tutt’ora proseguono. 
 
Insomma Mexico ancora tutt’ora, malgrado l’indipendenza, sta scontando quell’atto di civilizzazione e modernità portato circa 500 anni fa dagli spagnoli.
 
Un abrazo.

 

 

Dia de los Muertos

 

Il giorno dei Morti, 2 Novembre, è una festa “religiosa” oramai internazionale e quindi anche in Mexico si festeggia. Qui però ha delle radici pre-hispaniche ben radicate che dopo la conquista spagnola è stata in parte modificata.

L’antico gruppo indigeno Tarasco (dello Stato di Michoacan) credeva che i defunti potessero ritornare nelle proprie case in un giorno speciale dell’anno per visitare i loro cari; così quindi la morte non rappresentava la fine della vita ma piuttosto la continuazione di questa in un altro mondo parallelo.

Questo giorno (Dia de los Muertos) cadeva un mese dopo l’equinozio di autunno e, i Tarascos per aiutare i loro defunti nel trovare il cammino per raggiungere le proprie case e dargli così un cordiale benvenuto facevano tutta una serie di preparativi.

In ogni casa si installava un’arco di calendula che rappresentava una sorta di porta che metteva in collegamento l’ambiente casalingo (terreno) con l’inframondo e davanti ad essa un altarino con sopra viveri tipo frutta, maiz, canna da zucchero, acqua etc. etc.. Tutto questo serviva come benvenuto per il defunto e i viveri per rifocellarsi dopo il lungo cammino alla terra. Tradizionalmente gli spiriti dei bambini arrivavano sulla terra la prima notte mentre quella degli adulti la successiva per poi tutti insieme (in compagnia dei loro cari vivi) mangiare, bere, dialogare, cantare......insomma condividere questo giorno di festa.

Con l’arrivo degli spagnoli e quindi della “Santa Chiesa” questa festa ritenuta pagana fu cristianizzata e quindi adattata alla festa dei Santi (1 novembre) e dei Morti (2 novembre) e attualmente rappresenta una mescolanza tra le due culture (americana e europea) come del resto gran parte di tutta la cultura meticcia dell’America Latina.

Il primo giorno (1 novembre) rappresenta l’arrivo degli spiriti dei bambini che poi si convertono in angioletti mentre, il secondo giorno (2 novembre) l’arrivo dei defunti adulti.

L’idea dell’altarino con i viveri da offrire al defunto (la Ofrenda cioè l’Offerta) persiste ancora e quindi in questa occasione i mercati popolari del Mexico si riempiono di bancarelle dove è possibile comprare tutto l’occorrente per realizzare la propria Ofrenda da preparare almeno alcuni giorni prima della festa.

L’altarino (fatto dalla maggior parte dei mexicanos) si riveste con una carta speciale colorata chiamata Papel Picado che intagliata raffigura immagini tipo la morte che è rappresentata da una donna di nome Catrina ma anche teschi, croci e figure varie a tema. Su questa vengono messi i viveri che piacevano ai defunti (frutta soprattutto ma anche quelli più attuali tipo dolci, sigarette e perchè no anche birre) e teschi di cioccolato o di zucchero con i nomi dei defunti e dei vivi (i parenti vivi) a indicare per l’appunto la convivenza, seppur simbolica, dei vivi con i morti in un giorno di festa per quest’ultimi, proprio come si farebbe in un giorno di festa per un compleanno di un nostro caro vivo.

Il Dia de los Muertos quindi rappresenta non solo l’incontro dei due mondi ma anche un modo per burlarsi della morte visto che si crede che dopo di essa la vita continui ancora.

Le piazze, i musei, i cimiteri ma anche i luoghi di lavoro come uffici, supermercati, scuole, università etc. (vedere foto) si riempiono di Ofrendas bellissime dove la fantasia del mexicano si esprime in tutte le sue sfumature.

Apparentemente potrebbe sembrare una festa macabra ma una volta capita la sua filosofia vi assicuro che è una delle più belle feste messicane e la massima espressione si ha appunto nello Stato di Michoacan all’isola di Janitzio che si trova nel Lago di Patzcuaro dove i Purepechas (i più stretti parenti dei Tarascos) riempiono le stradine di Janitzio di Ofrendas e il lago per tutta la notte è pieno di candele accese creando una scenografia molto suggestiva.

Nei pressi di Città del Mexico c’è un cimitero (Mixquiq) il quale in questa notte si riempie di persone che a differenza di quelle nostrane che vanno a visitare i loro defunti con arie tristi e angosciate, queste organizzano delle vere e proprie feste, preparando banchetti ai piedi della tomba o persino offrendo a loro serenate cantate dai Mariachis (gruppo di cantori). Singolare è vedere tombe di bambini che per l’occasione vengono addobate con palloncini e festoni vari...del resto è la loro festa.

Un’altra usanza poi, è quella di scambiarsi una sorta di filastrocca rimata con allegorie alla morte e a fatti di attualità.

In Mexico la cultura dei morti, non solo quella dei Tarascos, ha sempre avuto un ruolo importante nelle civiltà pre-hispaniche tipo quella dei Maya o degli Aztechi insomma per i mexicanos il rapporto con la morte è sempre stato diverso.

Purtroppo però negli ultimi anni questa festa sta rischiando di essere inquinata dalle usanze Halloweeniane dei vicini statunitensi e la presenza delle zucche è quasi pari a quella dei teschi di zucchero.

Insomma ancora una volta Mexico (lindo y querido) sta subendo l’influenza del più forte e questa volta no in nome della “Santa Chiesa” ma in nome della onnipotente Globalizzazione.

 

 

 

Un abrazo.

 

 

 

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