PATAGONIA
Diario di viaggio 2001
di Laura Perini
Cominciamo
direttamente dal giorno n. 2, visto che il primo giorno è andato perso:
l’aereo Venezia - Madrid del 06/11/2001
è rientrato dopo soli 5 minuti di volo per “motivi tecnici” (che paura!).
Beh, dobbiamo dire che il viaggio, nonostante fosse lunghissimo, è andato bene.
Le uniche persone scortesi le abbiamo incontrate proprio a Venezia. Il personale
della compagnia Lan Chile, con la quale abbiamo volato da Madrid a Punta Arenas
è sempre stato gentile e disponibilissimo.
Durante il tratto Madrid-Santiago del Cile avevamo due poltrone
eccezionali, con tutto il posto per stendere le gambe (26J e 26L). La
coincidenza Santiago – Punta Arenas prevedeva tempi brevissimi, e siamo saliti
a bordo per un soffio!
A
Punta Arenas, ritirati i bagagli, abbiamo incontrato Adolfo Gonzales, contattato
via Internet, il quale ci ha consegnato l’auto noleggiata. Era un catorcio, e puzzava di benzina (verde); un 4x4 Mitsubishi blu, con il
parabrezza rotto. Ci ha accompagnati all’albergo, anche questo prenotato via
internet, che si è rivelato abbastanza deludente, ma tornerà ad esserci utile
per passare l’ultima notte in Patagonia.
Dopo
la doccia ci siamo vestiti e siamo andati a passeggiare. Il vento era
terribilmente forte e gelato. Ci siamo fermati in un caffè al porto e poi
abbiamo cenato in un bel ristorante: “Sotito’s”;
le zuppe erano molto buone, ma la centolla che avevamo chiesto ci è stata
servita in una cocotte piena di panna… (molto stomacosa-si può dire?-).
Non
contenti abbiamo ordinato anche il dolce, e non è stata proprio una grande
idea. Lo chef è stato molto bravo: è arrivato con il carrello, sopra il quale
c’era un vassoio in acciaio con una crepes gigantesca, l’ha coperta con il
rum e poi l’ha infiammata; nonostante tutto era decisamente più bella che
buona.
Il
mattino, dopo colazione, abbiamo lasciato il Las Navegantes e ci siamo avviati
verso Puerto Natales. La strada era lunga, e sempre uguale; facevamo una gran
fatica a tenere gli occhi aperti. Prima di arrivare a destinazione abbiamo
percorso una sterrata di una cinquantina di chilometri, cercando di raggiungere
la pinguinera, ma avevamo sbagliato strada, quindi siamo tornati indietro. (la
pinguinera comunque era chiusa, fino alla settimana dopo). A Puerto Natales
abbiamo mangiato un panino e comprato provviste e cartine. Da qui siamo
ripartiti, e ci siamo diretti verso il Parco Nazionale Torres del Paine, dove
avevamo prenotato via internet una stanza all’Hosteria Las Torres per due
notti.
Il
posto è bellissimo, ma il trekking (9 ore) fino alle Torri è stato fantastico,
nonostante fisicamente uno di noi (Laura) non fosse al massimo: oltre alla
tosse, al naso chiuso e al fiato corto, la sera prima si era slogata una spalla…
Quando
ci siamo tolti gli scarponi avevamo i piedi e le caviglie blu. Entrambe le sere
trascorse al Las Torres abbiamo cenato a buffet (25 USD), e qui abbiamo dato il
massimo, tutti e due.
Dal
Parco Nazionale siamo partiti domenica, alla volta di El Chalten, un piccolo
paese in Argentina, base per la visita del Fitz Roy, e del Cerro Torre. La
strada era orrenda: circa 600 chilometri di cui solo 25 asfaltati. All’arrivo
non eravamo certo un gran bello spettacolo. Durante il tragitto avremmo
incontrato 10 auto, 1000 pecore, 200 cavalli e tanta tanta pampa. Dopo aver
fatto rifornimento di carburante, ci siamo recati in un alberghetto carino
gestito da una ragazza di origini marchigiane molto gentile. Siamo usciti per
cena, ed il vento era impressionate; ciò spiegava il fatto che i tetti delle
case fossero fissati a terra con delle funi di acciaio. Siamo stati gli unici
clienti (se non contiamo i 2
giapponesi che entravano mentre noi uscivamo) di un ristorate-pub chiamato
Pangea: zuppa e bisteccona-OK!-.
Al
mattino, dopo colazione il vento era ancora molto forte, ma dopo aver telefonato
a casa, siamo risaliti in macchina e questa non partiva più! (dopo è
ripartita-batteria? Filo che non dava contatto? BOH).
Abbiamo
lasciato i bagagli presso la gentile marchigiana, e siamo partiti per il nostro
secondo trekking: il Cerro Torre; dopo circa 3 ore di camminata (durante le
quali ci siamo tolti giubbotti, sciarpe, e berretti a mano a mano che il vento
calava), abbiamo raggiunto la base di un ghiacciaio con un piccolo lago e,
protetti da un grosso masso, abbiamo mangiato biscotti, Pringles e cioccolato.
Alle 14.30 circa siamo rientrati a El Chalten, e abbiamo ripreso la strada,
sempre orribile, per El Calafate,220 chilometri durante i quali abbiamo
incrociato 6 macchine, da qui il motivo per cui abbiamo sempre lasciato la
macchina in moto, anche durante le soste (che si faceva se non ripartiva?).
Abbiamo raggiunto la meta, impolverati come non mai alle 19 circa. Preciso che
qui non fa buio prima delle 22.
A
El Calafate non abbiamo badato a spese: Hotel El Quijote, a 140 USD a notte.
Quando
abbiamo acceso la TV, dopo qualche giorno di assenza dal mondo esterno, le
immagini di un incidente aereo a New York sono riuscite a raggelarci. Avremmo
voluto teletrasportarci a casa, ma non era fattibile.
Abbiamo
cenato al Mi Vijeio, dove uno di noi (Franco) ha toppato con l’ordinazione,
visto che il sua agnello era coperto da una salsa pannosa ai funghi (forse
c’era anche del pomodoro, perché era rosa…).
Il
secondo giorno a El Calafate è coinciso con il compleanno di Franco. Abbiamo
visitato il ghiacciaio Perito Moreno (un luogo veramente spettacolare), ed
abbiamo assistito anche alla caduta di un bel pezzo di ghiaccio. Rientrati,
verso le 16, ci siamo dedicati allo shopping: qualche regalo, e poi abbiamo
portato un po’ di roba in lavanderia (ritirata dopo un paio d’ore); trovato
un internet point, ci siamo collegati per controllare i risultati dello Jesolo
calcio a 5, e per leggere e spedire qualche e-mail.
La
signora della lavanderia alla quale avevamo chiesto consiglio sul locale per la
cena, ci ha indirizzati verso il Rick’s Cafè, dove abbiamo mangiato benissimo
(parillas).
Il
giorno dopo, sempre facendo base a El Calafate, abbiamo fatto un giro in nave al
Parco Nazionale Los Glaciares. Costoso, ma ci ha dato l’opportunità di vedere
i ghiacciai da vicino. Per pranzo siamo scesi a terra e abbiamo consumato un
piccolo pic-nic sulle rive del Lago Onelli. Durante la navigazione di ritorno
l’equipaggio ha organizzato una lotteria con i biglietti dei passeggeri, e noi
abbiamo vinto un CD ROM con le immagini della flora e la fauna della Patagonia,
e dentro ci hanno inserito anche una nostra foto, con lo sfondo di un iceberg.
Tornati a El Calafate erano già le otto, e dopo la doccia, abbiamo fatto altri
2 o 3 acquisti (i negozi chiudono alle 22.30), poi siamo tornati da Rick’s per
cena (trota + pollo = buono).
Giovedì
15 Novembre, dopo colazione, siamo partiti per la nostra ultima tappa: Ushuaia,
in Argentina. Mi direte: ma non eravate già in Argentina? Si, ma bisogna
passare per il Cile!
Da
El Calafate, comunque Ushuaia dista 960 chilometri, e tre frontiere. Dopo ore e
ore di macchina siamo arrivati a Rio Grande, e abbiamo trovato una sistemazione
presso la Posada De Los Sauces, e qui abbiamo anche cenato. Durante il tragitto
abbiamo perso più di due ore ad aspettare il ferry boat per attraversare lo
Stretto di Magellano. A bordo, comunque c’è stata la parte migliore della
giornata: i delfini ci accompagnavano scortando l’imbarcazione ed esibendosi
in tuffi sincronizzati!
Il
mattino dopo, di buon’ora abbiamo lasciato Rio Grande alla volta di Ushuaia.
Durante il tragitto ci siamo inoltrati lungo
una sterrata chiamata ruta A per vedere un relitto di una nave argentina affondata negli anni 20.
Intorno
alle 16 del venerdì siamo arrivati a destinazione, dopo una piccola sosta al
Lago Fagnano.
Fra
le varie opzioni che ci venivano offerte, abbiamo deciso di sistemarci presso
l’hotel Canal Beagle, affiliato dell’ACA, (praticamente l’ACI argentina),
che, oltre ad una magnifica vista sul Canale, non offriva un granchè, se non
tanto, tanto caldo. Per cena abbiamo optato per “La Casa de los Mariscos”,
con un black-out fuori programma!
Il
giorno seguente, dopo colazione, ci siamo recati al Parco Nazionale Tierra del Fuego, dove abbiamo affrontato una bella camminata, che
originariamente doveva essere breve, ma poi ci siamo persi ed è durata un po’
di più.
La
serata è stata impiegata come al solito: qualche souvenir e cena, questa volta
al “Rancho Argentino”, dove io abbiamo mangiato abbastanza bene.
Domenica
mattina, alle 9.30, siamo saliti su una piccola imbarcazione (9 persone), e
abbiamo navigato il Canale Beagle. Abbiamo visto l’isola dei cormorani e dei
leoni marini, gli albatros e altri tipi di uccelli; poi siamo scesi dalla barca
per un’oret ta di trekking in un’altra isola. Alla fine della passeggiata ci
siamo stesi su di una minuscola spiaggetta; tornati a bordo l’equipaggio ci ha
accolto con una tazza di cioccolata fumante, e ce n’era proprio bisogno, perché
faceva un freddo cane! Una volta rientrati al porticciolo, ci siamo recati di
nuovo al P. N. Tierra del Fuego, ma
questa volta lo abbiamo attraversato con il trenino….
In
albergo, prima di cena abbiamo preparato i bagagli, perché l’indomani
volevamo partire prestissimo.
L’ultima
cena a Ushuaia l’abbiamo consumata alla “Casa de los Mariscos”, così come
la prima e come la volta precedente abbiamo mangiato molto bene, a base di
pesce, e la fantastica zuppa di centolla.
Al
risveglio (4.10), ci siamo
preparati e dopo aver apprezzato una bellissima alba dalla finestra sul canale,
siamo partiti, alla volta di Punta Arenas, ultimissima tappa di questo viaggio.
Dei
695 chilometri da percorrere, più della metà erano su sterrato e anche
abbastanza accidentato; infatti all’ultimo giorno, a 15 chilometri
dall’imbarco sul ferry boat che ci avrebbe portato sulla terraferma ABBIAMO
FORATO!
Non
sarebbe stato così tragico se non fossimo stati nel mezzo di una strada che
vede in media 10 auto al giorno con dei ciottoli di terra sopra i quali è molto
difficile usare il crick (che era di un modello mai visto e del quale ne
ignoravamo il funzionamento).
Grazie
a Dio si sono fermati due autotrasportatori che erano appena scesi dal ferry
boat, e ci hanno sistemati nel giro di 5 minuti.
Una
volta attraversato lo Stretto di Magellano, abbiamo percorso circa 120
chilometri e siamo giunti a Punta Arenas; rimanevano ancora i pinguini da
vedere, però! E allora via, verso la pinguinera Seno Otway…. Altri 30
chilometri di sterrato (ci voleva proprio!) e una camminata di una decina di
minuti (naturalmente contro un vento gelido), e poi li abbiamo visti! Erano
bellissimi! Un gruppetto di quattro pinguini cercavano la via più breve per
raggiungere la spiaggia dove ce n’erano un centinaio; camminavano in fila
indiana, non trovando la strada il primo tornava indietro e gli altri lo
seguivano diligentemente; poi, dal momento che la strada verso la spiaggetta non
si trovava, si sono tuffati in acqua e hanno raggiunto i loro simili. È stato
molto divertente.
Arrivati
in città, la cosa più urgente da fare era riconsegnare la macchina , e con un
colpo di fortuna abbiamo incontrato Adolfo; con lui ci siamo accordati per
incontrarci da lì a un ora al Los Navegantes, per la riconsegna ed il saldo.
La
stanza era più bella di quella che ci avevano assegnato per la prima notte, e
chissà come costava anche meno!
La
gomma dell’auto che eravamo riusciti a “macinare” ci è costata ben 92
dollari, così, per la macchina abbiamo speso 915 dollari + 50 per l’olio!
Più
tardi siamo usciti per spedire le ultime cartoline, e per cenare.
Siamo
entrati in un bar per ripararci dal vento fortissimo e bere una birra, e alla
fine abbiamo cenato lì, con dei sandwiches….
Al
mattino, sveglia alle 5.30, e taxi per l’aeroporto alle 6.30.
Voli
“Iberia” abbastanza tranquilli: Punta Arenas – Santiago Santiago – Madrid
Madrid – Venezia.
Per
tirare un po’ le somme di questa avventura:
abbiamo
visto posti e cose meravigliosi, la gente è splendida e disponibile.
In
tutto abbiamo percorso 3300 chilometri, e non è poi andata così male,
nonostante le strade siano state quasi tutte sterrate.
Cosa
ci è piaciuto di più, e che ricorderemo sempre con emozione:
-L’immagine
che è apparsa ai nostri occhi quando, dopo ore di camminata, siamo giunti ai
piedi delle Torri del Paine; le tre vette altissime riflesse nel
lago verde di
fronte a noi.. magnifico.
-Il
Perito Moreno. Saremmo rimasti ore ed ore ad osservare questa meraviglia della
natura…. Questo ghiacciaio immenso che vive, si muove, scricchiola e si
spezza, creando un’atmosfera irreale… chiaro, se ci fosse stato un po’ più
di silenzio sarebbe stato meglio, ma quando sono arrivati i bus turistici la
magia si è un po’ spenta….
-I
pinguini. Bellissimi, e anche molto più piccoli di come ce li eravamo sempre
immaginati!
-Gli
agnellini e le pecore: ne abbiamo incontrati a migliaia in questi 13 giorni!
-I
colori: il bianco-azzurro del ghiaccio, il blu dei laghi, il verde dei prati ed
il giallo dei fiori….
-Gli
iceberg: questi enormi massi di ghiaccio al centro del lago che trasformano il
tutto in un paesaggio quasi lunare….
-L’isola
degli uccelli e dei leoni marini (gita al Canale di Beagle).
-La
strada panoramica del Parco Nazionale Torres del Paine.
-Il
porto di Ushuaia, visto di notte dalla finestra.
-Un
nandù che attraversava la strada, seguito da una decina di piccoli….
-La
volpe e l’armadillo incontrati sulla via per El Chalten.
-E
infine, il mitico cameriere di Rick’s, che non piegava nemmeno la bocca per un
sorriso, ma che la seconda sera che abbiamo cenato lì ci ha regalato una
tovaglietta di carta, che ci siamo premurati di incorniciare ed appendere nella
nostra cucina, ed ogni volta che la guardiamo ci scappa da ridere.
Laura marnie53@libero.it