PATAGONIA
Argentina
Diario di viaggio 2005/06
di Claudia
Il
nostro viaggio verso la Patagonia è iniziato in una Santiago con 30°
all’ombra e addobbata con gli alberi di Natale.
Gli abitanti di Santiago sono estroversi e la gente per strada o ai tavolini dei caffè era gentile e aveva voglia di scambiare qualche chiacchiera. Dopo due notti in un ostello per backpackers, cosmopolita e informale, abbiamo preso un aereo per il sud.
Punta
Arenas è una deliziosa cittadina con un piccolo centro e numerose case a due
piani verniciate con colori vivaci. A differenza di Santiago, qui ho provato la
sensazione di essere davvero in America latina. Sicuramente l’emozione era
legata anche al pensiero di essere in un luogo così ben descritto da Bruce
Chatwin nel suo “In Patagonia” e in effetti la rilettura di questo libro mi
accompagnerà durante tutto il viaggio.
Al
sud le temperature erano decisamente più bassa rispetto a Santiago, il cielo
era spesso coperto e il sole tramontava tardi donando alla sera dei bellissimi
colori.
Una visita alla Isla Magdalena, dapprima creata quale parco nazionale e in seguito classificata come monumento naturale è quasi d’obbligo. Sull’isola, distante circa due ore di navigazione, nidificano 60'000 coppie di pinguini di magellano. Naturalmente il nostro entusiasmo era alle stelle e ben presto si è perso il conto dei clic fotografici. I pinguini, dal canto loro, sembravano abituati ai turisti e si dimostravano più incuriositi che infastiditi, nonostante la presenza dei piccoli.
La
pinguineria di Seno Otway, distante circa un’ora d’auto, invece è in un
parco. Immagino che pochi turisti, una volta visitata l’Isla Magdalena, siano
interessati a quest’altra pinguineria che è, tra l’altro, un posto
incantevole e tranquillo. Per molti i pinguini non erano più una novità per
cui c’era molta meno frenesia.
Nella
Reserva forestal Magallanes si sono fatte sentire le famose raffiche di vento
della Patagonia, quelle per intenderci che lasciano gli alberi piegati ma
purtroppo non sono servite a spazzare via del tutto le nuvole che penalizzavano
la magnifica vista.
L’ultimo
giorno del 2005 ci ha portate a Puerto Natales. L’ho trovata, perlomeno
durante il giorno, più caotica di Punta Arenas, nonostante sia molto più
piccola. La maggior parte dei turisti si ferma per organizzare un’escursione
al ghiacciaio Perito Moreno in Argentina o al Parco nazionale Torres del Paine.
Torres del Paine
Infatti
il giorno dopo alle 7.00 abbiamo preso il pullman che ci ha accompagnate
all’entrata di questo parco.
Dopo
avere depositato gli zaini abbiamo fatto un’escursione fino al Rifugio Cileno.
Il
giorno seguente il cielo era velato dalle nubi. Ci siamo quindi subito dirette
al rifugio Los Cuernos distante circa quattro ore. Il sentiero costeggiava dei
laghi mozzafiato e la vista del verde e dell’azzurro dell’acqua più le
montagne circostanti ci alleggerivano dalla fatica.
Questa
seconda notte nel parco l’abbiamo trascorsa in tenda che fortunatamente era già
montata per cui non c’è rimasto che infilarci nei nostri sacchi a pelo e
trascorrere la notte, un po’ all’umido a dire il vero.
Il
terzo giorno ci ha portate direttamente al Rifugio Pehoé senza passare dal
Campamento Britannico che fa parte del “Circuito W” che in pratica è
l’itinerario classico dei frequentatori del parco.
Una
volta lì, dopo una breve pausa, ci siamo incamminate verso un punto panoramico
che dava sul ghiacciaio Grey. Si è rivelata una scelta azzeccata in quanto
verso sera è tornato a splendere il sole, illuminando il ghiacciaio.
Dopo un’altra notte a Puerto Natales, era in programma la visita al ghiacciaio Perito Moreno. La pioggia che scendeva a tratti non ha rovinato lo scenario maestoso del ghiaccio dai riflessi azzurri. Una delle cose più belle è stato rimanere in contemplazione, possibilmente in silenzio ad attendere di udire in lontananza i rombi causati dai blocchi di ghiaccio che si staccavano repentinamente e le lastre di ghiaccio più vicine che pure cascavano all’improvviso con dei grandi tonfi. L’ideale sarebbe stato avere a disposizione l’intera giornata.
Perito
Moreno
Dopo
una sosta alla vicina El Calafate abbiamo fatto ritorno a Puerto Natales perché
il giorno dopo ci attendeva un’altra lunga trasferta fino a Ushuaia, nella
Terra del Fuoco.
Ushuaia è una cittadina turistica ma l’atmosfera è rilassante e familiare ed è frequentata da viaggiatori di ogni genere. Dopo un giorno di agognato riposo abbiamo visitato il Parco nazionale Tierra del Fuego. Il tempo è stato dalla nostra e ci ha regalato una splendida giornata di sole. La natura ci ha invece offerto uno spettacolo affascinante di laghi turchesi.
Ushuaia
Il
giorno seguente avremmo voluto raggiungere il vicino ghiacciaio Martial ma
purtroppo questa volta la pioggia battente ci ha fatto desistere prima di
raggiungere la meta. Per cui siamo scese lungo i 7 km che distavano dal centro e
abbiamo così potuto visitare anche i quartieri di periferia dove le case sono
piccole e colorate. Davvero deliziose.
Per
l’ultimo giorno a Ushuaia avevamo previsto un’escursione in barca ma il
tempo non prometteva nulla di buono per cui abbiamo optato per una più
tranquilla visita all’acquario che dista circa 45 minuti a piedi dal centro.
Non è stata esattamente una buona alternativa in quanto l’acquario era
piccolo e cupo e i corridoi erano stretti e male illuminati, le vasche sporche.
Ho
lasciato la Terra del Fuoco con una punta di tristezza perché il nostro viaggio
stava volgendo al termine. Dopo una notte a Punta Arenas ci aspettava l’aereo
per Santiago. Il volo, serale, ci ha regalato lo spettacolo del sole che
illuminava il mare di un caldo color arancione. Un vero tramonto infuocato prima
che il sole, una palla di fuoco, scomparisse, inghiottito dal mare. Mentre
assistavamo a questo spettacolo, poco più in là una luna quasi piena già
ammiccava, splendente più che mai.
Questa
volta l’ambiente dell’ostello di Santiago, dopo tre settimane di pace,
lontano dal caos delle strade e dalla frenesia, mi urtava. Non potevo sopportare
neanche il chiacchiericcio in inglese, così poco lontano dall’atmosfera
latino americana della Patagonia. In più, il giorno dopo ci attendeva il
rientro a casa.
Claudia claudiatorun@yahoo.it