Panama ti resta nel cuore
Racconto di viaggio 2007
di Francesco
Durata:
due settimane
Itinerario:
Panama City – Arcipelago di
San Blas – Panama City – Arcipelago
di Las Perlas – Panama City – Pedasì
– Boquete – Arcipelago di Bocas del Toro.
Mezzi
di trasporto: voli interni, autobus, taxi, taxi acqueo.
Per informazioni generali sul paese e foto vi rimando al mio sito www.go-to-panama.blogspot.com
Finalmente a Panama. Una notte
trascorsa all'aeroporto di Londra, perquisizioni di ogni tipo e più di 40 ore
di viaggio. L’emozione è forte quando saliamo in cima alla terrazza
dell’Hotel Caribe: una vista mozzafiato. La città appare come una collana di
grattacieli che cinge la riva dell’oceano; alla fine della baia si intravedono
perfino le sagome degli edifici coloniali del quartiere più antico, il Casco
Viejo.
La
mattina del primo giorno non resistiamo alla tentazione di fumarci una
sigarettina davanti a questo panorama, ma nemmeno il tempo di dire
"finalmente vacanza!" che inizia a scravassare (per i non veneziani
significa che viene giù che Dio la manda). In meno di 30 secondi una vera
pioggia tropicale ma, d’altronde cos’altro aspettarsi visto che siamo nel
pieno della stagione delle piogge? Qui non si sa mai né quando arriva né
quanto dura; l’unica cosa di cui si può essere sicuri è che può succedere
in qualunque momento. Asì es (è così!).
Il
nostro primo approccio con Panama comincia con una passeggiata lungo le vie del Casco Viejo, ossia la città ricostruita dagli spagnoli dopo la
distruzione della prima città da parte del pirata Henry Morgan. Molto
intrigante con le sue case di diversi colori più o meno in rovina. Proseguiamo
lungo l’Avenida Central di Santa Ana,
un quartiere popolare brulicante di negozietti e venditori di strada. Qui la
gente si inventa ogni tipo di lavoro per sopravvivere, i vestiti non costano mai
più di 5 dollari e i taxi al massimo due. Per questo non abbiamo ancora vissuto
l'esperienza di salire su un diablo rojo,
cosa che è davvero un’impresa: sono guidati da pazzi che, tra slalom e
sorpassi da tutte le parti, sfrecciano nel traffico a velocità da formula uno.
Pieni di disegni inverosimili, con la musica sparata a tutto volume, sono
considerati dei musei d’arte urbana ambulanti dove Gesù è affiancato da
Madonna (non la Vergine, bensì la pop star).
La
città di Panama è davvero un bel posto; quasi non viene voglia di
proseguire il viaggio, ma, dopo qualche giorno, decidiamo di partire per l’arcipelago
di San Blas dove veniamo accolti
dalla comunità indigena dei Kuna. Queste splendide isole coralline della costa
caraibica formano un arcipelago di 365 minuscoli fazzoletti di terra su cui
crescono unicamente palme da cocco che, da sempre, assieme alla pesca
rappresentano tutto ciò di cui i Kuna vivono. I Kuna, infatti, nascono come
popolo di pescatori che, per sfuggire alla dominazione spagnola, si rifugiarono
in queste isole dell’Atlantico per vivere secondo le proprie leggi e
tradizioni, immutate da secoli, e valide anche per chi viene come semplice
visitatore.
Arriviamo
a Mamitupo e veniamo accolti da una guida Kuna che si stupisce non poco quando
gli confessiamo di non aver prenotato nulla. Per fortuna nell’unico hotel
esistente nel raggio di alcuni chilometri c’è posto. L’isola che ci
accoglie è poco più grande di un campo da calcio e conta al massimo una
dozzina di abitanti. Le coloratissime cabañas di legno lavorate e dipinte a
mano sono semplici ma al tempo stesso davvero
molto belle.
Visitando la comunità di Aligandi, camminiamo per il
villaggio, dove, passando di fronte alla scuola siamo "assaliti" dai
bambini che ci festeggiano come se per loro fossimo il più bel regalo di Natale
mai ricevuto. Incuriositi dalle nostre macchine fotografiche e videocamere, si
mettono in posa per essere fotografati, poi, vanitosi vogliono vedere come sono
venuti. Un vero spasso.
Ci
dedichiamo allo snorkeling. Riusciamo ad avvistare, tra le mille bellezze
sottomarine, una stella marina e un’infinità di pesci tropicali coloratissimi
dalle forme più strane. Dalla barca osserviamo anche un paio di delfini.
Torniamo
a Panama City e ci accingiamo a volare verso un altro arcipelago, quello di Las Perlas, famoso per essere stato il luogo del ritrovamento della
perla più grossa del mondo. Durante il check in all’aeroporto ci
consegnano un pezzo di plastica arancione che osserviamo piuttosto perplessi: è
la nostra carta di imbraco. Per dormire scegliamo Isla Contadora dove non
incontriamo quasi anima viva e abbiamo una spiaggia da sogno tutta per noi, così
come il personale dei bar e dei ristoranti libero di dedicarci tutte le
attenzioni perché spesso eravamo gli unici clienti.
Contrattiamo
un giro in barca con un ragazzino pescatore, il quale usando solamente il filo e
un pezzo di plastica come esca riesce a pescare un tonno che si trasforma nella
nostra succulenta cena, cucinata da un cuoco kuna. Sulla via del ritorno
incrociamo le balene e riusciamo ad osservarle da molto vicino, non più di 30
metri, mentre una barca di studiosi le filma. Tra le cose curiose capitate
in quest’isola incrociamo un bambino di 8-9 anni felice al volante di una jeep
4x4 con tanto di famiglia al seguito. Altro che patente a punti, bonus e
decreti sicurezza.
Torniamo
nuovamente a Panama, ma, questa volta, solo come punto di partenza per un lungo
viaggio in autobus che ci porta a Pedasì,
cittadina molto tranquilla e poco turistica nella Provincia di Los Santos.
Pieni
di energia decidiamo percorrere a piedi i 5 chilometri necessari per arrivare a Playa El Toro: spiaggia selvaggia, ottima per pescare e praticare
surf; peccato che noi di surf non ne sappiamo niente e ci limitiamo a giocare
con le onde.
La
sera decidiamo avventurarci verso Isla Cañas
un’isoletta difficile da raggiungere, dove tra luglio e novembre più di
10.000 tartarughe marine arrivano per deporre le uova. Dopo tanto camminare,
raggiungiamo la spiaggia: che delusione, di tartarughe nemmeno l’ombra. Stiamo
per abbandonare l’impresa, quando finalmente delle piccole orme ci indicano il
passaggio di una tartaruga. E’ davvero coinvolgente e, in pochi minuti, ci
ritroviamo ad osservare la tartaruga deporre le uova bianche. Scava lei stessa
una buca nella sabbia umida che ricopre scrupolosamente prima di trascinarsi
esausta verso il mare. A volte su questa spiaggia è possibile imbattersi in
un’arribada, ossia l’arrivo simultaneo di migliaia di esemplari.
Il
giorno dopo ci svegliamo alle 6 del mattino, cambiamo ben 5 autobus e
attraversiamo mezzo Paese per arrivare sotto un autentico diluvio a Boquete, nella
Provincia di Chiriquì. Per la prima volta da quando siamo arrivati a Panama fa
fresco, quasi freddo. Siamo infatti a più di 1000 metri di altezza in una
vallata verdissima, traboccante di alberi e fiori. Ma qui ci fermiamo solamente
un paio di giorni di passaggio per arrivare a Bocas del Toro, arcipelago all'estremo nord di Panama.
Senza
saperlo, arriviamo giusto per la Feria del
Mar, la festa più importante dell’anno, per cui l’isola è
piacevolmente animata. Per alloggiare decidiamo di fermarci a Bocas
città, ad Isla Colon, cittadina
dall’atmosfera rilassata dove gli edifici in stile caraibico sono costruiti
direttamente sull’acqua. Queste isole non hanno nulla da invidiare a nessun
altra destinazione: lussureggianti foreste tropicali, mangrovie, spiagge
inesplorate, splendide barriere coralline ed acque trasparenti come il cristallo
come quelle di Boca del Drago, una bellissima spiaggia ad est dell’isola.
Qui
il mare è molto calmo e la vista è più seducente di quanto avessimo mai
immaginato. Con una passeggiata
lungo la sottile lingua di costa, tra le palme che si spingono fino alla riva,
arriviamo in un punto perfetto per indossare la maschera e andare a caccia di
pesci. I primi animali marini che vedo sono due razze semi-nascoste sotto la
sabbia, poi decine di stelle marine perfettamente visibili a pochi centimetri di
profondità.
Il
giorno successivo, dopo un’estenuante contrattazione con i ragazzini locali,
ci imbarchiamo per Isla Bastimentos,
autentico gioiello dell’arcipelago protetto da un Parco Marino. Durante
l’escursione navighiamo in una baia dalle acque profonde dove dovremmo vedere
i delfini, da qui il nome Bahía de los Delfines. Siamo fortunati e dopo pochi minuti
osserviamo subito le prime pinne. Gli avvistamenti e le foto si susseguono per
una mezz’ora. Vicino a Bastimentos nuotiamo in una barriera corallina poco
profonda e quindi perfetta per lo snorkeling. Le serate a Bocas si trascorrono
al Barco Hundido, sdraiati in riva al mare sorseggiando coca-rum a guardare il
cielo stellato.
E’ la nostra ultima notte a Panama, domani il viaggio proseguirà in Costa Rica. Da Bocas del Toro, con barca, autobus e taxi arriviamo alla frontiera di Changuinola dove, con immenso stupore, ci rendiamo conto che attraverseremo il confine tra i due paesi a piedi camminando attraverso un vecchio e pericolante ponte ferroviario in disuso. E’ la prima volta che passo una frontiera camminando, davvero eccitante. Questo paese mi è rimasto nel cuore: i suoi colori, suoni, sapori e tutte le emozioni resteranno vivi per sempre dentro di me.
Francesco