PALMA DI MALLORCA
Racconto di viaggio 2006
‘’Pienso,
en una palabra, quel el objecto normal de los viajes es la necesitad de contacto,
de relation y de cambio simpatico entre los hombres….’’
George Sand da «Un invierno en Mallorca »
Questo è solo un flash di sensazioni e scoperte di Palma di Mallorca, in cui mi sono tuffata per lavoro e non, in un solo week-end.
La frase di George Sand è tratta dal suo resoconto dell’inverno del 1838, trascorso a Mallorca nel monastero di Valdemossa, in compagnia di Chopin; la Sand scrittrice francese intelligente e all’avanguardia, scriveva sotto uno pseudonimo maschile, fumava e portava i calzoni.
Dice
che Mallorca è il paese ideale per i pittori perché l’aria tersa rende i
colori vivi e il paesaggio, pur essendo rigoglioso, è immobile ed ha sempre la
stessa luce, per assenza di nuvole in cielo……è vero, appena arrivi ti
colpisce l’aria così limpida da farti vedere i colori delle cose in modo
nitido e abbagliante.
Palma non è come te la aspetti, un grande spiaggione superinflazionato dal turismo, dove la natura di un luogo non esiste più, come accade in molti posti costruiti per il turismo, è invece una vera e propria città costrita nei secoli, con il suo grande e fiorente porto turistico e commerciale, i viali alberati di palme, i palazzi antichi e i monumenti; la definirei……una Barcellona in miniatura!
Il centro storico che si vede dalla viabilità litoranea, è segnalato dall’immensa cattedrale gotica, l’unica al mondo a sorgere sul mare, e costellato da palazzi altrettanto antichi e imponenti, ora sede di musei e mostre.
Entriamo nel cuore della città antica e ci sorprende un’ intricata rete di vicoli puliti su cui si affacciano bow-windows ricamati nel legno e nella pietra in stile arabo, passeggiando troviamo anche una costruzione forse di Gaudì, ma senza ombra di dubbio di epoca liberty.
Mi faccio rapire dai particolari di quello che vedo intorno a me, una loggia smerlata, un giardino segreto, fiori dipinti su un balcone, l’odore della pesante cucina spagnola, un ulivo millenario al centro di una piccola piazza, le carrozze che girovagano piene di turisti allegri, una statua di Mirò……sì, Miro’ ha vissuto qui più di quarant’anni e alla sua morte la moglie ha donato il suo bellissimo laboratorio che sorge in un dolce giardino mediterraneo sulle alture della città.
Qui Rafael Moneo, architetto spagnolo di fama mondiale, ha costruito un bellissimo piccolo museo dove sono nascosti tantissimi quadri, molto più di quanto c’è a Barcellona! Ma non voglio tediarvi con l’architettura e la pittura…….vi racconto solo una piccola curiosità: all’ingresso del Museo c’è una grande vasca di acqua bassa orientata verso il mare, molto frequentata dai gabbiani, mentre sulla casa di fronte cè uno striscione che dice pressappoco così: “Grazie alla donazione della famiglia Mirò, siamo condannati a vivere nello sterco”.
Riusciamo anche a trascorrere un pomeriggio in spiaggia, appena fuori il centro, dove il mare è stato snaturato dal porto, ci appare la Mallorca forse più vicina al paradiso descritto dalla Sand, un bellissimo scorcio mediterraneo di piante, rocce e acqua cristallina che evoca pittori, scrittori e musicisti dell’Ottocento e mi ricorda un poco la mia Liguria delle Cinque Terre tanto amate da Byron.
La spiaggetta è frequentata da un misto di stranieri ormai trapiantati ull’isola, ragazzini in vacanza dal continente, famiglie che hanno lì la casa come da noi ce l’hanno in Sardegna; ma si sta bene perché ti senti a casa, nella dimensione umana di un luogo che non ha nulla dei villaggi artificiali costruiti in mezzo alla miseria degli altri.
Marina Grasso