IL
NOSTRO VIAGGIO TRA YUCATAN, CHIAPAS E GUATEMALA.
Diario
di viaggio MARZO
2005.
SABATO
12 MARZO
Finalmente
si parte!! La sveglia suona alle 3.30; alle 4.00 puntuale arriva il ns
accompagnatore per l’aeroporto di Venezia dove alle 6.50 parte il volo
Lufthansa per Cancun, con scali a Francoforte e Philadelphia. Certo il giro è
un po’ lungo ma è la tariffa più economica che abbiamo trovato (euro 715,00
comprensivo di tasse e spese di spedizione tramite corriere del biglietto,
acquistato tramite ”Avventure nel mondo”).
Una volta arrivati a Francoforte ci aspetta una sorta di “terzo grado” da parte degli addetti alla sicurezza dell’ U.S.Airways (compagnia partner della Lufthansa con cui proseguiamo il viaggio); il ns inglese non è certo dei migliori, ma in qualche modo superiamo i controlli e ci imbarchiamo per Philadelphia.
Dopo
8 ore di volo (il trattamento della U.S. Airwais non è stato certo dei migliori
quanto a qualità e quantità dei “rifornimenti”) sbarchiamo in terra
Statunitense; qui, al controllo dell’immigrazione, ci rilevano le impronte
digitali e con una piccola microcamera immortalano la stanchezza dei nostri
volti; ritiriamo poi le ns valigie( non sappiamo il perché) e fatte poche
centinaia di metri le riconsegniamo per l’imbarco (stranezze americane!!).
Abbiamo
la brillante idea di cambiare un po’ di dollari in pesos; oltre ad un cambio
molto sfavorevole ci applicano pure una commissione salata (3 $ di commissione
su 50$ di cambio). Ladri!!!!
L’attesa
a Philadelphia è più lunga del previsto; l’aereo partirà con più di
un’ora di ritardo e così arriviamo a Cancun alle 22.00 (ora locale), dopo un
viaggio di quasi 25 ore……
Quindi,
ritirati gli
zaini ( che sollievo vederli arrivare
nel nastro ) e sbrigato molto
velocemente le formalità doganali, usciamo dall’aeroporto; subito ci assale
un’umidità pazzesca che per un attimo ci fa rimpiangere il freddo e la neve
lasciati in Italia.
Attendiamo
un po’ l’autobus che fa la spola tra aeroporto e terminal autobus di Cancun
città per soli 1,50$ a testa. Esausti ci mettiamo alla ricerca di un
alberghetto nella vicinanze del terminal; alla fine decidiamo per l’hotel Alux
dove passiamo la notte in una doppia matrimoniale con bagno per 340 pesos; la
stanza non è un granchè ed inoltre, affacciandosi su una strada del centro, è
decisamente rumorosa. Per fortuna la stanchezza ha la meglio e così ci facciamo
una bella dormita (o meglio Rosy dorme mentre Tony si rigira in continuazione
nel letto, irritato per il caldo e per il rumore). Notte infame….
DOMENICA
13 MARZO
E’
mattina! Anche se ancora presto ci prepariamo per dare inizio alla ns avventura
messicana; al terminal prendiamo il primo autobus in partenza per Chichen-itzà.
Alle 7,30 siamo già in autobus; la corsa è però di seconda classe e ,quindi,
scopriamo che oltre ad utilizzare
autobus meno accoglienti, presenta l’inconveniente di fermarsi ogni
qualvolta qualcuno ai lati della strada fa un cenno. Quindi, tra fermate
per la salita dei viaggiatori e fermate per affrontare le famigerate “topas”
( odiosi e diffusissimi cordoli per rallentare il traffico che impongono quasi
sempre non solo il rallentamento del mezzo ma addirittura la fermata e la
ripartenza) impieghiamo più di 4,30 ore per arrivare a Pistè, il
paese più comodo a Chichen-Itzà
Qui
troviamo subito una sistemazione per 18$ alla posada Novelo (anche questa tra
quelle indicate nella guida Lonely Planet, ns fedele compagna di viaggio) e dopo
aver acquistato qualcosa da mangiare al minuscolo supermarket di fronte, ci
avviamo a piede verso Chichen-Itzà. Con un quarto d’ora di cammino sotto un
sole cocente arriviamo al sito (il biglietto costa 88 pesos); appena entrati
siamo subito ammaliati da “el castillo”, la famosa piramide rappresentante
il calendario maya. Dopo un
breve giro ricognitivo del
sito, decidiamo di affrontare i 91
ripidissimi e strettissimi scalini che
ci condurranno alla cima della
piramide; da qui si gode una vista incantevole, ma Rosy è colta da una crisi di
vertigini (dalla piattaforma superiore sembra di essere sospesi nel vuoto; è
necessario avvicinarsi parecchio
al bordo per vedere gli scalini della piramide) e di panico, pensando
alla successiva discesa. Fortunatamente da un altro lato c’è una corda a cui
aggrapparsi per scendere e così, spalle al vuoto, torniamo giù. Molto bello è
anche l’osservatorio astronomico detto “el caracol”; è il tardo
pomeriggio ed il sito si sta svuotando; ne approfittiamo per fare delle altre foto e per
goderci la piramide in tutta la sua maestosità. Tony non
pago della
prima salita,
decide di
risalire in
cima al
castillo, anche
perché la
sensazione che
si prova
nella sommità
della piramide
non è cosa
di tutti
i giorni.
Compreso
nel biglietto d’ingresso c’è anche lo spettacolo di suoni e luci;
attendiamo un’oretta fuori dal sito per l’inizio dello spettacolo; sono le
19.00 e complici la stanchezza, l’oscurità e la musica in sottofondo
i ns occhi si chiudono in continuazione. Siamo consci che è un peccato
perdere lo spettacolo, ma il sonno è più forte di noi…..comunque
anche se
un po’ in coma
riusciamo ad arrivare alla
fine dello
spettacolo. Dopo 20
minuti siamo già
al nostro
alloggio a Piste
e ci “dedichiamo” ad una
gran bella dormita…
LUNEDI’
14 MARZO
Alle
6 del
mattino Tony
è già sveglio; decide, quindi,
di alzarsi e di perlustrare il
paesino di
Pistè; il paese è, nonostante l’orario
già sveglio,
tutti ti
salutano e sono molto cordiali; verso
le sette
ritorna da
Rosy con
la colazione, a
base di
ottima frutta.
Da
Pistè alle 7,30 partiamo
alla volta di Meridà, la città bianca; troviamo una stanza all’hotel Becil,
vicinissimo al terminal degli autobus, per 160 pesos; la stanza è veramente
carina, silenziosa, ma un po’ caldina…… Ci accordiamo con la proprietaria
che per altri 80 pesos ci permette
di tenere la stanza fino alla sera del giorno dopo, quando partiremo, con un
autobus notturno, per Palenque.
Dopo
esserci sistemati, mangiamo qualcosa e, poi ci dirigiamo verso la vicina
lavanderia per farci pulire un po’ di roba (il ns bagaglio è veramente
ridotto all’osso: i 2 zaini imbarcati all’aeroporto pesavano appena 14 kg!);
strada facendo ci fermiamo ad acquistare un paio di sandali sportivi per Tony in
modo da evitare che gli si “sciolgano” i piedi dentro alle scarpe da
ginnastica. L’acquisto è decisamente economico: 75 pesos
per un paio di sandali che, smentendo le previsioni di Rosy, si
dimostreranno comodi e resistenti.
Facciamo,
poi, un
salto al
terminal degli autobus
per prenotare per
l’indomani il tour della “ruta
puuc” da effettuarsi in giornata,
nonché i posti sull’ autobus per Palenque in partenza in serata;
faremo il
viaggio in
notturna guadagnando
così parecchio
tempo.
Ci
dedichiamo, poi,
alla visita di
Merida: scopriamo una
classica cittadina messicana, dall’atmosfera vivace,
con un bel “zocalo,” scenario quella
sera di uno spettacolo di danze tipiche. Peccato non aver fatto qualche foto!
MARTEDI’
15 MARZO
Di
buon mattino siamo già al terminal degli autobus per il nostro tour della
“ruta Puuc”; per 110 pesos ieri abbiamo
prenotato un tour con la compagnia ATS che in giornata (ritorno previsto per le
16-16,30) ci porterà ai siti archeologici di Sayil, Labnà, Kabah
ed a Uxmal.
E’
una splendida e torrida giornata di sole; a Labnà vediamo il famoso arco mentre
a Kabah c’è un originale edificio
la cui parete frontale è decorata con più di 100 facce con i loro “nasoni”
prospicenti; vi è, poi, l’unico esempio di scultura tridimensionale Puuc.
Ad
Uxmal veniamo affacinati dalla maestosa piramide dell’indovino; su questa
piramide non si può salire e ci accontentiamo così di ammirarla dal basso.
Molto
bello e ben conservato è anche il quadrilatero delle monache, con i suoi
splendidi decori Puuc. Alla fine del viaggio, tra i siti da noi visitati, Uxmal
risulterà sicuramente quello meglio conservato.
Puntuali
ritorniamo a Merida; dopo una bella rinfrescata, usciamo per un ultimo giretto
in centro e ci fermiamo a cenare in un grazioso localino tipico.
Alle
22,30 parte il ns autobus per Palenque, dove arriveremo domani mattina alle
7.00.
MERCOLEDI’
17 MARZO
Dopo
una notte non delle migliori (con l’aria condizionata fissata su una
temperatura non superiore ai 18 gradi) arriviamo nel piccolo e squallido
terminal di Palenque; appena scesi
dal bus, una ragazza di un’agenzia di viaggi locale ci propone un pacchetto di
viaggio comprendente: visita al sito di Palenque, alla cascata di Misol-ha, alle
cascate di Agua-Azul e il trasporto in serata a San Cristobal de las Casas per
250 pesos (biglietti inclusi). Accettiamo l’offerta, anche perché così non
ci dobbiamo preoccupare degli
zaini; inoltre, dalle informazioni raccolte, con i mezzi pubblici non si poteva
arrivare ad Agua-Azul.
Il
sito di Palenque, a dieci minuti dalla città è veramente unico: è incastonato
nella giungla, immerso nella nebbiolina causata dall’umidità, con i
bellissimi palazzi in pietra grigia che emergono dal verde brillante degli
alberi; in sottofondo i versi delle
scimmie urlatrici infondono un
tocco di mistero a tutto. Particolarmente splendidi sia il tempio delle
iscrizioni che “el palacio”. A Palenque si
vive davvero
in un’atmosfera unica,
sospesi tra
passato e presente,
tra realtà e “magia”, il
tutto contornato
da una natura vivace e
rigogliosa.
Un
consiglio per gli acquisti: qui a Palenque abbiamo visto ma, purtroppo non
comprato, le più belle (e meno care) maschere maya di legno. Interessanti anche
le variopinte pelli di cuoio decorate, anche queste, con motivi maya.
A
mezzogiorno e dieci
puntuale arriva
il nostro
pulmino che
ci porterà
verso le altre
due tappe della giornata; dopo mezzora di viaggio arriviamo alla cascata
di Misol-ha, posto
carino, ma
non eccezionale, giusta,
quindi, la
sosta di solo
mezzora. Proseguiamo, poi,
verso Agua Azul,
dove arriviamo
verso le 14 e 30 per
una sosta
di tre
ore; purtroppo,
durante il
tragitto, Rosy ha
avuto “ qualche” problema
di stomaco,
provocato dalla
guida spavalda
del nostro autista
su una strada tortuosissima e costellata di topas . Il
posto è
veramente incantevole:
tantissime e scintillanti cascatelle dall’acqua limpidissima e quasi
schiumosa, di un bel colore che è un misto tra il turchese ed il verde
smeraldo, che si possono costeggiare risalendo
un sentiero immerso
nel verde; il luogo pullula
di venditori indios che propongono,
oltre ai vari souvenir, anche i loro piatti tipici;
purtroppo le condizioni
fisiche di
Rosy non
sono tra
le migliori e , quindi,
non riusciamo
a goderci
in pieno il
meraviglioso luogo.
Alle
17 e 30 si
riparte verso
San Cristobal
e dopo
più di quattro ore
di pessima
strada (con alcune tappe
forzate imposte dalle condizioni di Rosy
), arriviamo finalmente
a San
Cristobal ; ci facciamo lasciare di fronte alla
iglesia di
santa Lucia, e in breve
troviamo l’Hotel
David, dove, dopo
una breve
trattativa riguardo
il prezzo, decidiamo
di pernottare.
E’
stata davvero
una giornata
intensissima: Rosy
è distrutta, sta veramente
male, e non sa è maggiore la gioia per essere finalmente arrivati o
l’angoscia per il pensiero di dover rifare quella strada al ritorno.
Non abbiamo
neanche voglia
di mangiare
qualcosa, e
quindi ci
piombiamo a
letto, dove
dormiamo come
sassi fino
al mattino
dopo; a
questo punto
del viaggio
siamo addirittura
in vantaggio
rispetto al
programma di
marcia.
GIOVEDI’
17 MARZO
Iniziamo
la giornata con una bella colazione a base di frutta (ottimo e super abbondante
il frappè alla banana gustato in uno dei localetti indicati dalla guida di cui
però non ricordiamo il nome); decidiamo di cambiare hotel, perché la stanza
della notte prima era rumorosa e piccola; trascorriamo così la mattinata a
zonzo per San Cristobal, alla ricerca di una camera disponibile, cosa
sicuramente non difficile data l’enorme quantità di alberghi e alberghetti
vari. Al ritorno in albergo siamo però colpiti dalla simpatia e disponibilità
di Lola, la proprietaria dell’hotel david, che, nonostante le avessimo appena
comunicato che andavamo via, ci illustra con passione tutto quello che c’è da
fare e vedere a San Cristobal. Decidiamo così di rimanere, chiedendo però di
cambiare stanza; c’è ne viene data una al piano superiore, decisamente
migliore e tranquilla, per 160 pesos
di una doppia
per notte.
Nel
pomeriggio iniziamo ad informarci sul viaggio per il Guatemala; purtroppo, le
notizie, che raccogliamo in più agenzie di viaggio, non sono buone: le
frontiere con il Messico, in uscita dal Guatemala, sono chiuse a causa di
scontri tra il governo ed i campesinos, che protestano per una serie di accordi
firmati dal governo, che vanno a peggiorare la loro già precaria condizione di
vita. Decidiamo, così, seppur a malincuore, di attendere qualche giorno per
vedere lo sviluppo degli eventi; si ipotizza, infatti, che per domenica tutto
dovrebbe essere risolto. Un signore italiano, arrivato proprio in giornata al
nostro hotel dal Guatemala, ci conferma la drammaticità della situzione,
raccontandoci di aver visto alcuni morti per
le strade e delle difficoltà, per il suo gruppo, di uscire dal Guatemala,
avendo dovuto cambiare itinerario e posticipando il rientro di parecchie ore.
Siamo
veramente tristi: il nostro itinerario di viaggio, finora rispettato alla
grande, dovrà subire delle variazioni; perderemo minimo un giorno per questa
sosta forzata. Non vogliamo rinunciare al Guatemala, ma siamo anche consapevoli
del rischi che in questa situazione possiamo correre. Decidiamo così di
dedicare i prossimi giorni, diversamente da quanto programmato, alla visita di
San Cristobal, per poi valutare se sia possibile andare in Guatemala o, in caso
contrario, trovare qualche altra meta per quei giorni, rifiutandoci di
anticipare il ns rientro verso Cancun, dove dovremmo trascorrere troppi giorni
al mare rispetto ai 2 programmati (che per i gusti di Tony sono già
troppi……).
In
questa prima giornata, scopriamo
una città
veramente bella,
con le sue stradine di
ciotoli, gli edifici bassi e colorati, i discendenti maya che indossano
ancora i
coloratissimi e bellissimi costumi tradizionali;
una città
a misura d’uomo,
dall’aria “limpida” e frizzante, dove
non ci
si stanca mai di
girare, scoprendoli piccoli angoli di un mondo dove il tempo si è quasi
fermato, dove la
gente (indios compresi)
è cordiale
e socievole,
anche se notiamo un
certo distacco
da parte
di tutti
circa la rivolta zapatista.
La
serata si conclude
con una
cena non
esaltante al Madre Tierra
in Calle
Insurgentes.
VENERDI’
18 MARZO
Dopo
la colazione in centro
a base
di paste (ottime e gigantesche),
raggiungiamo la zona
del mercato
da dove
partono i
colletivos per
i villaggi fuori
San Cristobal.
L’intenzione di
Tony sarebbe
andare ad
Oventic definito
un pueblo
Zapatista, ma
dista un
po’ troppo
per i
gusti di
Rosy, quindi
optiamo per
la visita dei
villaggi di
Sant’Andres e
San Juan Chamula.
Il
viaggio verso
Sant’Andres dura
circa 40 minuti
a bordo
di un
pulmino un
po’ datato; il
paesaggio che ci circonda è
veramente splendido:
una vegetazione foltissima ricopre con un verde rubino i monti
circostanti, incorniciati da un cielo turchese limpidissimo in cui splende un
sole splendente; sembra incredibile di essere a più di 2200 metri con un clima
così meraviglioso . Arrivati
a Sant’Andres
capiamo di
essere gli
unici viaggiatori (odio
il termine
turista) presenti
in questo
paese, diventato noto per gli
accordi del 1996 tra
governo messicano
e Zapatisti ;
il paese
è dominato
da una bella
chiesa dalla facciata
colorata e
decorata con fiori, rami di pino, nastri di tessuto e le immancabili
bandierine. E’ però vietato fotografarla ed anche se troviamo assai
“discutibili” i motivi di tale divieto (credenze indigene)
rispettiamo ovviamente tali usanze, anche
per il
fatto che
proprio davanti
all’ingresso vigilano
due guardiani
in tipico
costume tzotzil, e non
vorremmo “irritarli”; di fronte alla chiesa c’è un
piccolo mercato
e ne approfittiamo per acquistare
a pochi
pesos alcune squisite
mini banane.
Dopo
aver girato un pochino per il paese, scambiamo
quattro chiacchiere con
dei ragazzi, che si
dimostrano molto
socievoli e
simpatici ed aver mangiato delle tortillas appena sfornate,
ritorniamo di fronte
alla chiesa per
aspettare la
partenza del
colletivos (che avverrà non ad un orario determinato, ma semplicemente
non appena saranno occupati tutti i posti disponibili) diretto
a San
Cristobal , che ferma al
bivio per
San Juan, da
dove in
5 minuti raggiungiamo
il centro
di questo
bel paesino,
dominato dalla
famosa chiesa
bianca.
Siamo
fortunati, oggi
è giorno di
mercato, quindi
c’è parecchia
gente; qui i turisti non
mancano. Dopo un breve
giro decidiamo
di entrare
in chiesa;
l’ingresso (per
i turisti) è a
pagamento: 15
pesos a
persona, con il tassativo
divieto di
scattare fotografie.
Appena entrati
rimaniamo increduli
e sconcertati nel vedere
questo miscuglio
tra la
fede cristiana
e la
religione maya:
il pavimento
è tutto
ricoperto da
aghi di
pino, non ci
sono panche, ma
gente che
prega inginocchiata
per terra, offrendo in dono ortaggi
e in qualche
caso pure
animali da
cortile; a
terra ogni fedele dispone tantissime candele di vari colori e misure,
“intervallate” da lattine e
bottigliette di
coca-cola ed altre bibite
gassate che servono
a far ruttare in
modo da
espellere gli spiriti
maligni dal
corpo. Le pareti sono circondate da teche colorate , contenenti le
statue dei
santi vestiti
con costumi
maya, illuminate da centinaia di candele e da lucine intermittenti stile
natalizio; davvero
una cosa
da vedere.
Usciti dalla
chiesa facciamo
un giro
per il
mercato dove, dopo
le dovute
contrattazioni, acquistiamo
delle statuine e un
fantoccio in pezza raffigurante Marcos; facciamo
pure alcune
foto all’esterno della
chiesa ed al mercato circostante, ricco di colori e di persone in
costume, ma ciò non è per nulla gradito: un
tipo se ne accorge e ci lancia addosso
un torsolo
di mais.
Ci
arrabbiamo parecchio con questo tizio; così ci avviciniamo a lui, spiegandogli
che è sufficiente avvertirci che non si possono fare foto neppure
al mercato, anziché buttarci addosso della roba. Ci infastidisce, poi,
che siano così ostinati verso i
turisti per delle semplici foto che li ritraggono (foto che però sono in
vendita nel vicino museo) ma quanto si tratta di mandare i bambini a mendicare ,
allora “evviva” i turisti. Chiuso questo
incidente prendiamo
il primo
coletivos per
il ritorno
a San Cristobal.
Ritornati
in città,
prima di
rientrare all’Hotel
David , ci fermiamo
sia al
mercato “alimentare” ancora
ben animato anche se è
ormai tardo pomeriggio,
che al
mercatino dell’artigianato
locale, che ha luogo attorno al
bellissimo edificio
dell’ex convento
di Santo
Domingo, dove iniziamo a
farci un’idea dei prezzi,
per i
futuri acquisti.
Per
la cena optiamo
per il
locale “Gato
Gordo”: un
bel posto,
pieno di
viaggiatori dove
con poco
più di
100 pesos
in 2
ceniamo abbondantemente.
La
serata si
conclude con
un giro
per il
centro, e
un bicchierino
di tequila al
pub “Revolution”.
SABATO
19 MARZO
Dopo
averci consultato
con Lola,
oggi faremo
l’escursione al canyon
del Sumidero;
prendiamo, al terminal,
l’autobus per
Tuxla Gutierez
e dopo
quasi un’ora
e mezza
di strada,
scendendo da
quota 2200
a circa 400
metri, arriviamo
a Chiapa
De Courzo
da dove
partono le
lance per
l’escursione al canyon.
In autobus
si arriva
alla stazione
di “gasolina”
lungo la
strada principale
che porta
a Tuxla;
da lì si prende il
collectivos, che per
5 pesos
a persona
in 3 minuti ti
porta in
centro a
Chiapa De
Courzo. Il clima è decisamente diverso:
caldo torrido e afa. Ci
avviamo subito verso il luogo da dove partono
le lance
per l’escursione; c’è parecchia
gente e
dobbiamo attendere,
dopo aver
fatto i biglietti (90
pesos a
testa), circa
tre quarti
d’ora prima
di riuscire
ad imbarcarci.
Lo scenario
di questo posto è
davvero uno
spettacolo della
natura; il fiume
sembra attraversare
il mezzo
di una montagna, che nel
corso dei
millenni si
è divisa
in due come una
mela. E’ veramente impressionante vedere
queste pareti di roccia che scendono
a picco
alte, ci
hanno detto,
dagli 800
ai 1000 metri.
L’emozionante escursione dura
circa 2
ore; unico fattore
negativo il caldo
sempre più
torrido, anche
perché è
l’una del
pomeriggio. Dopo
una fresca
cerveza superior , pensiamo
di ritornare
al paradiso
di San Cristobal; prima,
però, notata
una farmacia
e in vista della
strada curveggiante
che ci
aspetta, acquistiamo per
Rosy delle
pastiglie per
il mal d’auto. La scelta
si rivelerà
azzeccata, in quanto grazie
alle miracolose
pastiglie (subito messe
alla prova)
Rosy non
avrà più
alcun disturbo
durante tutto il
nostro viaggio.
Dopo
averci fatto
portare alla
“Gasolina” da
un colectivos,
aspettiamo una
buona mezzora
prima che
arrivi una
corriera per
San Cristobal. A differenza
di stamattina questa è
una corriera
“popolare” nel
senso che
è abbastanza
malridotta ed i
passeggeri sono tutti
indios, che ci
guardano salire
un po’ sorpresi. La corriera
è piena
e riusciamo
a trovare
due posti
a fatica,
seppure distanti,
la cosa
non dispiace
a Tony,
che, mentre
l’autista scatenato
si esibisce
tra i
tornanti, intreccia
una bella
chiacchierata con dei ragazzi
campesinos parlando
di America
ed Europa. Sono
tutti simpatici
e gentili
e tra loro ci
si sente
a proprio
agio, sarà
questo un
incontro che
Tony ricorderà
con molto piacere.
Verso
le 16
e 30 siamo
nuovamente a
San Cristobal:
che meraviglia, qui si sta
benissimo, fa
caldo ma non c’è la minima traccia di umidità,
proprio il clima
ideale; dopo
una risanante
doccia usciamo
decisi, ( visto che
abbiamo trovato
la soluzione
per i problemi di
Rosy) ad organizzare per
l’indomani il viaggio in Guatemala.
Scartata
l’ipotesi di
raggiungere Panajachel
con i mezzi pubblici,
per ragioni
di tempo,
optiamo per un’agenzia di
viaggi; dopo
averne consultate
un paio, poco
convincenti soprattutto
per il prezzo, optiamo
per l’agenzia
“tierra maya” che
per 300
pesos a
testa, domattina
ci porterà
in Guatemala
a Panajachel.
Nella stessa
agenzia c’è anche
un internet-point così
ne approfittiamo per mandare
qualche notizia
a casa,
visto che
precedentemente con la
scheda telefonica, da
50 pesos, siamo riusciti a
fare una
sola telefonata; la connessione di
un’ora ha
il costo di
5 pesos.
Cena
al Gato Gordo
(ottima anche
stasera) breve
giretto in
centro, e poi
a nanna presto xchè
domani ci
aspetta il Guatemala.
DOMENICA
20 MARZO
La
nostra piccola
sveglia suona
alle 5,30; per essere più
liberi negli spostamenti lasciamo uno zaino
all’hotel David
dove ritorneremo
mercoledì.
Alle
6 siamo
in strada
che attendiamo
il pulmino
dell’agenzia che
un quarto
d’ora dopo
arriva. Siamo
i primi a
salire e
dopo aver fatto
varie tappe
per la
città per
raccogliere gli altri
passeggeri, finalmente
alle 6 e 45
si parte.
Con noi
viaggiano due
ragazzi italiani
di Trieste,
due americane,
tre ragazze
francesi, due
tedeschi sulla
quarantina inoltrata
e un ragazzo portoghese,
che sta facendo il
giro dell’America
latina in
solitaria, il
quale si
dimostra sicuramente
il più espansivo della comitiva
chiacchierando un po’ con tutti. Alle
11 siamo
alla frontiera:
il nostro
autista ci
saluta e
ci affida
al collega
guatemalteco, mentre
lui porterà
a San Cristobal
altri viaggiatori
che compiono
la tratta
inversa. A
questo punto
il nostro
nuovo autista
ci dice di
passare per
l’ufficio della
dogana, dove dopo
aver compilato
un abbastanza
semplice modulo,
ci timbrano
il passaporto
e ci chiedono la
famosa “morbilla”, una
piccola tangente di 30 pesos
per persona.
Dopo poco incontriamo la prima cittadina del Guatemala, La Mesilla classico pueblo latino americano; rispetto alle città messicane appare più caotica, sporca, disordinata e trasandata, ma pure più colorata. Proseguendo il viaggio si passa tra gli altopiani guatemaltechi con scenari davvero splendidi; colpisce soprattutto l’intensità dei colori. Saliamo un passo a più di 3300 metri d’altezza, avvolti dalle nuvole. Ogni tanto incrociamo i famosi e pittoreschi vecchi autobus, che sfrecciano a velocità folli. Dopo circa tre ore e mezzo arriviamo a Los Encuentos
e,
qui, lasciamo
la strada
Interamericana per scendere
al lago
Atitlan; dopo
esser passati
per Sololà
si scende, con
una ripidissima
discesa, verso
Panajachel.
Purtroppo,
la giornata non
è delle migliori
e non
riusciamo a
goderci lo
splendido panorama;
tuttavia notiamo
i due mostri verdi
(due hotel
grattacelo) che
sono proprio
“un pugno
in un occhio” in
questo incantevole
posto.
Arriviamo
dunque a
Pana e il
pulmino ci
fa scendere di fronte
alla sede
dell’agenzia Tierra Maya,
da dove
iniziamo la
ricerca di
un posto
per dormire.
Dopo aver
visionato e
scartato alcune
stanze, un signore
ci propone
il suo
hotel, El
Viajero il
quale è
un po’ fuori centro,
ma la
stanza con
bagno è
seminuova e
pulita: accettiamo
e confermiamo
la stanza
per tre
notti il
tutto a
100 Quetzal a
notte.
Abbiamo,
infatti, deciso
di fare
base qui
a Pana:
domani servendoci
del servizio
Tierra Maya,
andremo a
visitare Antigua, ritornando
a Pana in
serata, mentre
martedì faremo
il giro
del lago;
la soluzione
di andare in giornata, con
un pulmino privato, ad Antigua
non è
che ci esalti
tanto, ma purtroppo
il tempo
stringe, se
ci fossimo
serviti dei
mezzi pubblici
avremo dovuto
cambiare 3
autobus, e
poi, essendo nella Semana
Santa, sembra sia quasi impossibile trovare da dormire a prezzi
ragionevoli.
Dopo
una bella doccia usciamo a
far quattro
passi per
Panajachel dove , oltre
alla centralissima
e movimentata
Calle Santander
non è
che ci sia
molto altro. Ceniamo in
un ristorantino,
naturalmente mangiando
pesce e
bevendo cervezza
Gallo, e
dopo quattro passi…..
sorpresa: inizia
a piovere: sarà
l’unica pioggia del
nostro viaggio.
A questo
punto rientriamo
in camera
e buonanotte.
LUNEDI’
21 MARZO
Alle
6 puntuali
siamo di
fronte alla
sede di
tierra maya
pronti per
la partenza
alla volta
di Antigua;
purtroppo la
puntualità non
va di moda da
queste parti,
per cui
il pulmino arriva
con circa
mezzora di
ritardo, naturalmente
siamo i
primi a salire
e dopo varie fermate per far salire gli altri viaggiatori, finalmente
alle 7
si parte.
Il viaggio
verso Antigua
dura circa
3 ore e
il pulmino
ci lascia
giusto in
centro, dove alle
quattro del
pomeriggio passerà
a riprenderci.
Antigua ci
appare subito
come una
città dove
il tempo sembra
si sia
fermato all’epoca
coloniale; tutti
edifici bassi,
stradine con
il selciato
a ciottoli,
tutto è
molto caratteristico,
in giro
c’è parecchia
gente e
molti turisti. Tangibili
sono anche
i segni lasciati
dai vari
terremoti (siamo in
zona molto
sismica e
vulcanica); si
notano, infatti, molte
chiese con
grosse crepe
o addirittura
con la sola facciata
mentre il
resto è
tutto crollato.
Visitiamo la bellissima
chiesa della
Merced; la sua facciata è veramente
incantevole mentre al suo
interno restiamo senza
parole nel
vedere, in terra, davanti all’altare un
mosaico, grande circa 8 metri
per 5
realizzato con
frutta e
ortaggi ben
allineati ed
in perfetto
ordine, contornato con grandi
pezzi di
pane dalle varie forme, mentre
al centro,
incastonata tra
i doni della
terra, c’era una
bella torta. Lì vicino, poi, era
raffigurata la
passione di
Cristo con
statue a
grandezza reale.
Ultima cosa
che all’interno
di quella
straordinaria chiesa
ci ha
colpito sono le
grandi e
massicce portantine, alcune
già con sopra le varie statue statue,
pronte per sfilare in
processione nei
giorni successivi (un vero
peccato non
esserci).
Usciti
da questa
straordinaria chiesa
decidiamo di
fare un
giro verso
il mercato,
grande e
coloratissimo, che si trova
proprio a fianco del terminal
del le coloratissime
“busete”, tipici autobus centroamericani
ai quali non manchiamo di fare un po’ di foto.
Vicino al mercato c’è
anche un
grande mercatino-bazar per
dove, dopo
le dovute
contrattazioni abbiamo
fatto un
po’ di shopping. Torniamo
in centro per godere ancora un po’
dell’atmosfera particolare di questa bella
città, camminando
tra le sue vie,
e riposando
all’ombra nel
parque central.
Alle
16 e 10 abbastanza
puntuale arriva
il pulmino
che ci
riporta nuovamente a Panajachel.
MARTEDI’
22 MARZO
Anche
stamattina, come sempre, ci
svegliamo di
buon’ora e
ne approfittiamo
per andare
ad ammirare
il lago
all’alba. Lo spettacolo è molto
suggestivo; ammiriamo il
sole che,
prima illumina
le vette
dei tre
maestosi vulcani
che circondano
il lago,
e poi
suoi raggi
scendono pian
piano ad illuminare tutto il
lago, facendolo luccicare. Oggi dedichiamo
l’intera giornata al lago Atitlàn; abbiamo saputo che quotidianamente parte da
Panajachel un
battello che compie
il giro
del lago
con soste
di un’ora,
ora e mezza,
nei paesi
principali: San
Pedro, Santiago,
e Sant’Antonio il tutto
per 50
quetzal a
persona: la
cosa ci
ispira e
alle 9 siamo pronti
a salpare
verso San
Pedro. La
traversata dura
quasi un’ora
in cui Rosy si
gode il
bel sole, mentre
Tony rimane
costantemente all’ombra.
Scesi al
molo di
San Pedro
ci attende
una bella
salita per
arrivare in
centro; il
posto ci
sembra un po’
fatiscente, sicuramente
qui il
turismo non
è di
casa: pochi
locali, qualche
piccolo negozio;
una cosa
che ci colpisce di
questo posto
è che
proprio all’entrata
della chiesa c’era
un’anziano con
una grancassa,
che batteva
al ritmo
di ogni
5 secondi circa.
Alle
11 puntuale
il nostro
battello riparte
con rotta
Santiago de Atitlan;
stavolta il
tragitto è
più breve:
mezzora poco
più; a Santiago la
sosta sarà
di quasi
2 ore e qui
l’atmosfera è ben diversa rispetto
a San Pedro: il
turismo qui
arriva, lo
dimostrano le tante
bancarelle vicino
al molo,
ed i bambini
che cercano
di convincere
i turisti
a seguirli
per ammirare
il Maximon, una specie
di idolo
in legno
che le famiglie di Santiago
tengono in
consegna a turno.
Saliamo verso
il centro, rimandando
a dopo
la visita
alle bancarelle;
anche qui
è giorno
di mercato
che si
snoda tra
le vie
del centro:
un festival
di colori tra
frutta, verdura , animali da cortile,
gente in costume tipico. Il tutto
ci affascina
molto e
restiamo un
bel po’
ad osservare lo
svolgersi di queste scene di tipico
mercato guatemalteco;
successivamente torniamo
verso il
molo e,
sempre dopo
lunghe contrattazioni, acquistiamo una
“buseta” mignon
in ceramica
e una
bella borsa
ad effetto scamosciato.
Si
riparte verso
Sant’Antonio de
Atitlan, ma
il tempo
non è cambiato; le cime dei
vulcani sono
coperte, nuvoloni neri si affacciano all’orizzonte e
tira un
certo vento. Ci dicono, però,
che è una cosa normalissima e quotidiana questo cambio di tempo, data la
particolare posizione del lago.
Sant’Antonio
non offre
granchè quindi
sosta breve,
circa 40
minuti, più che sufficienti
sufficiente per
visitare questo
piccolo paese.
Alle
16 e 30
siamo nuovamente
a Panajachel
e dopo una bella
doccia in
Hotel ritorniamo
in centro
per l’ultima
serata in
Guatemala. Ceniamo
in uno
dei tanti
ristorantini vicino
al lago
spendendo 60 Q
in 2, poi trascorriamo
la serata dedicandoci agli ultimi
acquisti, tra cui una
bellissima borsa
colorata, per esaurire
i quetzal .
Rosy
decide di farsi fare le treccine
ai capelli; in un’ora è mezza il lavoro è terminato, con un
ottimo risultato e
spendendo solo
30 Q.
Purtroppo,
dopo la
bella serata
non si può dire
che la
notte sia
stata altrettanto
buona, visto
che nel
nostro hotelito , dopo
due notti
tranquillissime, sono arrivati
dei ragazzi
americani i
quali molto maleducatamente
hanno bevuto,
sghignazzato e
fatto un
bel po’
di casino fino
a notte
fonda, nel patio di fronte alle camere,
provocando le
nostre ire;
la faccenda
si è poi risolta con qualche
urlo in
inglese misto
al dialetto
veneto!!!
MERCOLEDI’
23 MARZO
Dopo
la turbolenta
nottata alle
6 siamo
già di fronte
all’agenzia Tierra
Maya pronti
per il
ritorno in Messico.
Naturalmente il
mezzo che
ci porterà al
confine arriva
con 20
minuti di
ritardo, tempo passato
ad osservare
un anziano, già notato
anche le altre mattine, intento ad
allestire il suo banchetto dove prepara spremute di
arance.
Oggi
a viaggiare
con noi
oltre all’autista
c’è solo
un ragazzo
italiano, il quale
dopo aver
girato mezzo
Sudamerica , torna in
Messico; durante
il viaggio
abbiamo avuto
modo così
di parlare dell’America
latina, anche se le
mie cognizioni
erano piuttosto
limitate rispetto
alle sue. Il
rientro in
Messico è
stato tranquillo
a parte
le guardie
messicane che
hanno voluto
dare un’occhiata
( molto fugace) ai
nostri bagagli,
cercando, forse,
droga.
Alle
15 e
30 arriviamo a
San Cristobal, oramai come
casa nostra; torniamo all’hotel
David, dove
sono tutti
contenti di
rivederci, in
particolare Lola,
e dopo aver recuperato
lo zaino (rimasto
all’hotel David)
e fatto
una bella
doccia, usciamo
per l’ultima
serata in
questa deliziosa
città. Dopo
aver mandato
notizie a casa tramite e-mail ed
aver prenotato
il posto
in autobus
per Tulum (partenza
ore 16
e 30) siamo
andati a
cena al Gato Gordo,
dove anche
stasera abbiamo
mangiato bene
spendendo poco (sublimi le
zuppe!).
GIOVEDI’
24 MARZO
Ultima
tranquilla giornata
tra gli
altipiani del Chiapas,; in mattinata
siamo andati
con un colectivos, che
partiva sempre
dalla zona
del mercato,
fino a
Zinacantan. Questo paesino
ci ha abbastanza deluso,
pareva quasi
un paese “fantasma” se
non fosse per due
bambini che
hanno voluto a
tutti i
costi che
visitassimo il
negozio di
“artesana” (artigianato locale)
della loro mamma.
Ritornati
a San
Cristobal, ci
siamo fermati a lungo
al mercatino
ai piedi
del Templo
de Santo Domingo
dove abbiamo acquistato,
tra l’altro,
tre belle
raffigurazioni in
cuoio del
calendario Maya
e un maglione tipico
di questi
posti.
Tornati
in hotel
e d’accordo con Lola che
avremo lasciato
la stanza
libera alle
15, con
calma prepariamo
i nostri bagagli,
trovando pure
il tempo, su
richiesta di
Lola, di
colorare due
pezzi di
legno: su
uno dipingiamo la bandiera
italiana e
sull’altro la
scritta: BENVENUTI
VIAGGIATORI Lola
era soddisfatta
del nostro
lavoro e
senz’altro avrebbe
appeso i
due legni in
entrata dell’hotel.
Purtroppo è arrivato
il momento
di separarci
da San
Cristobal, da questa
città che
per sempre
rimarrà nel
nostro cuore,
e di
salutare ed
abbracciare Lola,
questa bella
senora, solare
e piena di
vita, che
ci ha trattato non
da clienti,
ma da
amici.
Con
un po’
di ritardo, attorno
alle 17
saliamo nell’autobus che ci
riporterà nello
Yucatan, anzi
nel Quintana
Roo a
Tulum; siamo un po’ tristi
ma alla
fine la
stanchezza prevale
e ci addormentiamo
cullati dal dolce ricordo dei bei giorni appena trascorsi.
VENERDI’
25 MARZO
Dopo
una tranquilla
notte in
autobus (dove anche Tony
è riuscito
a dormire qualche
ora), alle
9 siamo
a Tulun;
subito ci informiamo su come
raggiungere la zona
archeologica, vicino alla quale ci
sono le
cabanas: l’unico
mezzo per
arrivarci è
il taxi
che per
35 pesos
ci accompagna
lì. Ci fermiamo alle prime
cabanas, il posto ci
piace, anche
se un
po’ caro
(320 pesos) -
ma siamo
nella semana
santa e quindi i prezzi aumentano -
e dopo
aver concordato
con il
gestore che
domani mattina
lasceremo la
cabanas libera,
ma ci
custodirà i
bagagli fino
al pomeriggio
e ci
consentirà di farci
pure una
doccia, prendiamo
possesso della
nostra bella
cabanas a
15 metri
dall’oceano. Il
resto della
giornata la
passiamo in riva al mare.
La
sera la
vorremmo passare
a Tulum
centro, pensando che essendo
il venerdì
santo ci sarà
qualche cerimonia religiosa ma,
invece, dopo
aver raggiunto
Tulum centro
constatiamo, con
una certa
amarezza, che
qui sembra
una serata
come altre,
in giro
tanti turisti,
ma di messicano
c’è veramente
poco.
Così
dopo aver
cenato (con
prezzi decisamente
differenti dal Chiapas) facciamo
ritorno nella
nostra cabana,
e qui viviamo veramente
una serata
al naturale,
senza luce
e senza
ogni comodità
del progresso,
solo il
rumore dolce
delle onde
del mare
che ci
fa da sottofondo, un
ritorno alla
natura che
ogni persona
ogni tanto
dovrebbe vivere.
SABATO
26 MARZO
Dolce
risveglio con
le onde del
mare, e
dopo aver preparato e
consegnato gli zaini , ci avviamo a
piedi per raggiungere il sito archeologico. Oggi il cielo
è coperto, ma
il caldo
si fa comunque sentire. Il
sito non
è un granchè,
ma a
farlo unico
è la splendida
posizione in
qui si trova: a
picco su uno splendito mare turchese-smeraldo.
Verso l’una
usciamo dal
sito e
ci dirigiamo verso
la zona
mercatino per
acquistare un
souvenir che
ci manca: la
maschera maya. Le
contrattazioni sono
estenuanti, ma alla
fine acquistiamo
una bella
maschera per 250
pesos. Con
calma ritorniamo
alle cabanas
e dopo
aver prelevato
gli zaini
e fatto
una bella
doccia, prendiamo
un taxi per
Tulum centro
e da li l’autobus
per Cancun.
Ormai
è sera
quando arriviamo
a Cancun e dopo
aver depositato
gratuitamente (come da
accordi del
primo giorno)
gli zaini
all’hotel Alux,
ci facciamo
un giretto anche per
mangiare qualcosa
. Verso le
22, ritirati gli
zaini, ci
dirigiamo al
terminal autobus, da
dove ci
spostiamo all’aeroporto.
La
notte la
passiamo nella
sala di
attesa. La
vacanza è
finita….
DOMENICA
27 MARZO
PASQUA!!!
Insolita
Pasqua tra
voli ed aeroporti. Alle 8
puntuale decolla
il nostro
aereo per
Philadelphia. Negli USA
i soliti
controlli, qualche ora
di attesa
e poi
si torna in Europa.
Arriviamo, e siamo già
al lunedì di
pasquetta, a
Francoforte puntuali
alle 7
e 40 (dopo un
ottimo trattamento
da parte
della Lufthansa)
e via
subito ad
imbarcarci per
Venezia dove
arriviamo intorno
alle 10
e 30.
A mezzogiorno siamo
a casa….un
po’ di
tristezza….
Che dire, è stato un gran bel viaggio, non abbiamo avuto contrattempi, abbiamo conosciuto altre popolazioni e un po’ della loro cultura, e tanti posti lontani di cui ora abbiamo un ricordo che ci accompagnerà per tutta la vita.
Antonio Turcato a.turcato@tiscali.it