Spagna
Diario di viaggio 13-16 marzo 2009di Domenico
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Invitato da due belle fanciulle, non potevo perdermi l’occasione di vedere Madrid. Dopo meno di un anno ritorno quindi in Spagna.
Nadia e Santa hanno già tutto pronto grazie a una agenzia di viaggio, ma mettono a dura prova la mia innata superstizione partenopea fissando la partenza per venerdì 13 marzo (volo Iberia). Si ritornerà lunedì 16 in tarda sera (martedì 17 no, sarebbe stato troppo).
Trasporti
Ogni volta che metto piede in una capitale europea ripeto la stessa storia poco simpatica.
Dall’areroporto Roma Fiumicino al centro di Roma c’è il Leonardo Express (un treno ogni 30 minuti e non oltre le 23.30 di sera!) alla modica cifra di 11€, oppure ci sono i treni regionali (5,50€) circa ogni 30 minuti (e pure questi dalle 6 alle 23.30 circa).
Arriviamo a Barajas e ci attende la metro 8 e poi altre due metro che ci consegnano a Puerta del Sol in 50 minuti con 2€.
Madrid si gira molto bene a piedi, la città è piccola, anzi spesso mi risulta molto più piccola di quanto mi immaginassi. Ci sono comunque autobus e metro (una dozzina di linee) molto efficienti. Vantaggioso il carnet di 10 biglietti a 7,40€ (un biglietto costa 1 euro).
Da e per l’aeroporto si può fare carnet + integrazione (1€ a persona) alle macchine self service. Funziona così: si sceglie 1 carnet e si chiedono tante integrazioni quante le persone. Noi siamo tre, quindi 3 integrazioni. Dopo di che a turno si passano i varchi inserendo e riprendendo sempre lo stesso biglietto. Dal centro verso l’aeroporto invece è previsto il carnet e a parte le integrazioni (che si possono comprare – se ho visto bene – anche alle macchinette all’aeroporto prima dei varchi) che dovranno essere inserite nei tornelli dell’aeroporto per uscire.
Abbiamo alloggiato a…
Puerta del Sol: centro di Madrid e della Spagna. E si nota subito! La zona è centralissima e permette di raggiungere tutte le mete del centro con facilità.
La zona è anche molto rumorosa: locali notturni, negozi, traffico etc etc.
Noi siamo in calle Arenal (che è isola pedonale) all’hotel Francisco I, buon rapporto qualità prezzo, pulito, ottima colazione all’italiana a buffet (ma Nadia mi fa notare che è senza frutta e yogurt). Il personale non ci è affatto di aiuto nel segnalarci locali tipici in città (“Potete mangiare dovunque”. Grazie!!) e nemmeno in alcune indicazioni turistiche.
Ci toccano stanze “superior” a parità di prezzo perché sono disponibili solo quelle. Sono spaziose, il bagno è nuovo ed ha una bella doccia e la mia stanza viene soprannominata “sexy stanza” perché il bagno è separato dalla zona letto da porta-guardaroba tutto in cristallo!
Entrambe le camere affacciano su calle Arenal che di notte è un casino (sarà la movida??) e non permette un sonno tranquillo. E io non vivo certo in un eremo!
Cosa vedere e cosa no
Penso che 3 giorni interi a Madrid siano sufficienti per avere una buona idea della città. Attenzione agli orari di apertura di chiese e musei (alcuni sono chiusi il lunedì se non anche la domenica) e anche ai giorni di ingresso libero! Un centro informazioni turistiche l’abbiamo trovato proprio sotto la Panaderìa a Plaza Mayor.
Elenco miei siti graditi: Campo del Moro, Iglesia San Francisco el Grande, Plaza Mayor, Museo Prado, stazione Atocha, Parco Buen Retiro (soprattutto il palacio de Cristal).
Come strade e piazze mi è piaciuta la zona tra plaza Mayor, mercato san Miguel, P.za Puerta Cerrada, Plaza de la Villa e anche quella tra calle de las Huertas, p.za Angel, pza san Andreas.
Accettabile il Palazo Real in alcune stanze; brutta la cattedrale de la Almudena. Il museo Reina Sofia contiene opere famose (tra cui la Guernica di Picasso), ma a me il genere non piace per niente (e infatti non ho usato il termine “capolavori”). Il quartiere della Chueca forse andrebbe visitato nel tardo pomeriggio sera , perché nella nostra visita non ho trovato niente di interessante.
Secondo me sarebbe valsa la pena vedere il museo Thyssen – Borromisza.
Opinioni personali
La storia di Madrid è relativamente recente: la sua origine risale infatti alla fine dell’anno 800 per opera di un emiro musulmano: la fortezza sul Manzanares era l’originario Palacio Real. Ma delle tracce arabe a Madrid oramai c’è ben poco e molto più visibili e caratteristiche sono le impronte asburgiche. La capitale spagnola è città molto elegante e molto vivibile, ma molto monotona, uguale nei suoi vari “barrios” e priva di un monumento o di uno scorcio che possa rimanere memorabile così come di mura antiche che possano raccontare la storia della città che hanno visto crescere e modificarsi nel corso dei secoli.
La famosa “movida” è ben percepibile!
Siti utili:
http://www.museodelprado.es/es/bienvenido/
http://www.museothyssen.org/thyssen/
http://www.museoreinasofia.es/museoreinasofia/live/index_en.html
http://www.patrimonionacional.es
http://www.esmadrid.com/en/portal.do
13 marzo
Aeroporto – Madrid; Palacio Real e dintorni, Campo del
Moro, San Francisco el Grande, Plaza Mayor e dintorni (Madrid de los Austrias)
La partenza è da Fiumicino alle ore 8; appuntamento al check in con Nadia e Santa per imbarcarci sul volo Iberia. Nessun benvenuto particolare in aereo, tutto a pagamento come le compagnie low cost.
L’arrivo a Barajas è alle 10.30 circa; in attesa dei bagagli nel silenzioso aeroporto chiediamo informazioni all’info point e prendiamo qualche mappa della città e della metro. Poi metro 8 e un paio di cambi e in 50 minuti siamo a Puerta del Sol. Più che la confusione ci sorprende il caldo: 23 gradi e noi siamo con maglioni di lana e cappotti (un po’ come Totò e Peppino a Milano!).
“Tio Pepe” è il primo segno visibile di Madrid all’uscita della metro; noi prendiamo calle Arenal per raggiungere l’hotel. Qualche minuto per cambiarci e usciamo (sempre con maglioni e cappotto, ancora non ci siamo resi conto di cosa ci attende!).
L’albergo è a due passi dal Teatro dell’Opera di Madrid e dal Palacio Real. Nei dintorni quindi c’è molto da vedere.
Il Teatro Real (di sicuro un teatro lirico rinomato nel mondo) è un imponente e grigio edificio esagonale tutt’altro che attraente e quindi lo superiamo più o meno incuranti.
Pochi passi e arriviamo a Plaza de Oriente, la piazza nata a inizio 1800 per gli eventi ufficiali e quindi molto elegante. Prendiamo confidenza con i primi tori (intendo le statue) che ritroviamo di qui e di lì per tutta la città. Sullo sfondo della piazza c’è il Palacio Real (che io visiterò lunedì) e di fianco i Jardines de Sabatini, in stile inglese, molto piccoli ma rilassanti per una sosta.
Palazzo Reale da Jardines de Sabatini e da Campo del Moro
Poco distante c’è Plaza de Espana con la statua di Cervantes e il suo Don Chisciotte e la torre di Madrid, uno degli edifici in calcestruzzo più alto del mondo (33 piani per 142 metri di altezza).
Lì vicino compriamo un economico bocadillo in una salumeria per la nostra pausa pranzo che si terrà nei giardini di Campo del Moro.
Il Campo del Moro è il bellissimo giardino del palazzo reale (purtroppo si entra solo dal Paseo de la Virgen del Porto) dal quale si ha una bella veduta del palazzo stesso. Nel nostro breve giro incontriamo piante e fiori di diverse specie, un laghetto con anatre e cigni neri e soprattutto pavoni a spasso: il più vanitoso di questi ci concede i suoi colori per cinque minuti.
In uscita dal Campo del Moro andiamo verso la cattedrale de la Almudena passando per il parque de Atena e così ci tocca risalire faticosamente al caldo per cuesta de la Vega, dove a sorpresa trovo la statua di Luigi Boccherini che morì a Madrid nel 1805.
Prendiamo la cattedrale alle spalle, dove le vecchie mura arabe del IX secolo sono appena visibili , uno dei pochissimi segni della città antica. Nuestra Senora de la Almudena è assolutamente deludente: iniziata alla fine del XIX secolo e completata dopo circa 100 anni, è un miscuglio di stili (neogotico, neoclassico) e di progetti, ma nessuno prevale né eccelle rispetto agli altri.
Molto meglio è senza dubbio la Basilica de San Francisco el Grande (ingresso 3€), la cattedrale non ufficiale di Madrid fino al 1994 quando fu completata la Almudena. Casualmente entriamo in tempo per la visita guidata (in spagnolo; ci sono ogni 30 minuti circa) che ci porta in giro per la bella chiesa di fine 1700 che tra l’altro contiene una tela di Goya ed ha una cupola di 33 metri che si accoda ad alcune poche altre (San Pietro e Duomo di Firenze ad esempio).
Da qui rientriamo verso plaza Mayor passando per Plaza de la Paja, una zona tranquilla circondata da edifici eleganti, animata da alcuni bar e a pochi passi dalla più affollata plaza de san Andreas. Su plaza de la Paja (o Paya, come trovo in altra guida) c’è poco visibile l’ingresso al Jardin del Principe di Anglona, piccolo giardino del 1920 con bella vista sugli edifici circostanti.
Risaliamo ancora per plaza puerta Cerrada e infine arriviamo a plaza Mayor, uno dei simboli di Madrid, elegante piazza rettangolare in mattoni rossi, con i suoi pinnacoli, balconcini, guglie, abbaini. Foto di rito in un orario in cui il sole è verso il tramonto e quindi fornisce un’atmosfera molto accogliente.
Plaza
Mayor
Dopo una breve sosta in hotel, mi separo brevemente da Nadia e Santa e seguo l’itinerario “asburgico” segnalato dalla guida del National Geographic. Da p.za Mayor prendo calle de Ciudad Rodrigo, cava de San Miguel (c’è un bel mercato, ma è in ristrutturazione), calle de los Cuchilleros (dove c’è Botin, il più antico ristorante madrileno) fino a puerta Cerrada, un piccolo giro tra viuzze molto caratteristiche e piene di locali e ristoranti. Infine faccio un salto a plaza de la Villa, piccola ed elegante con edifici medioevali su cui si affaccia il palazzo del consiglio comunale.
In serata decidiamo di andare in zona Barrio de las Letras, il quartiere letterario dove vissero alcuni scrittori spagnoli (Cervantes ad esempio).
Ci aggiriamo intorno pasaje de Matheu e plaza de Santa Ana, piccolo viottolo tra tante viuzze caratteristiche e animate il primo, ampia, movimentata e piena di ristoranti la seconda.
Su plaza de Santa Ana si affaccia il Teatro Espanol, il più antico di Madrid; nella confusione non notiamo la statua di Garcia Lorca, mentre visibilissimo è il Penthouse, esclusivo bar-hotel e cos’altro non so. La zona intorno p.za de Santa Ana è molto caratteristica: a plaza de Jacinto Benavente troviamo un piccolo mercato con prodotti gastronomici tipici.
14 marzo
Plaza Mayor, Museo del Prado, Paseo del Prado, Paseo
Recoletos, Chueca, Gran Via
Qualche minuto per rivedere Plaza Mayor prima di dirigerci al Prado. Prendiamo calle del Prado che, a dispetto del nome, è una anonima stradina. Spuntiamo su plaza de Canovas del Castello e la fuente de Neptuno, una delle otto fontane del paseo del Prado e molto nascosta dal traffico veicolare che la utilizza come rotatoria.
Il Prado dunque. (www.museodelprado.es)
Negli orari di ingesso libero c’è una coda interminabile (anzi due: una per i biglietti, una più scorrevole per entrare!), ma oggi, per fortuna, si paga. Il gentile signore alla biglietteria ci suggerisce che è inutile fare la carta Paseo dell’Arte (comprende ingressi per Prado, Reina Sofia e Thyssen) perché oggi e domani il Reina Sofia sarà aperto gratuitamente.
Preso il biglietto e superato il metal detector, ci mettiamo 30 minuti per capire cosa vedere e con quale percorso. Le audioguide ci sono relativamente di aiuto perché se da un lato ci indicano i capolavori del museo (Raffaello, Velazquez, Durer, Botticelli e le sue storie dal Decameron, Tiziano e ovviamente Goya e le sue famose “Maja” – ma non troverete la “Maja in pagliaccetto” del famoso copista Scorcelletti…), dall’altro non suggeriscono un itinerario.
Non potendo dedicare l’intera giornata al Prado, facciamo una selezione di cosa vedere e ne usciamo in due ore e mezza. Senza perdermi in dettagli, è naturalmente d’obbligo una visita al museo.
Prendiamo il paseo del Prado, strada alberata che costeggia, tra le varie cose, il giardino botanico reale e il museo Thyssen Bornemisza. Arriviamo in zona Castellana: il paseo de Recoletos è famoso per i suoi bar all’aperto (non certo economici), le cosiddette terrazzas, animati soprattutto la sera e difatti in ora di pranzo sono semideserti se non chiusi e quindi l’intera strada non offre cose interessanti.
Il pomeriggio è tempo di visitare il quartiere de la Chueca, famoso per essere centro della comunità gay madrilena. Onestamente non scorgo tracce evidenti di tale comunità: magari è l’ora della siesta (siamo intorno le 15). Comunque la strada per raggiungere la Chueca è interessante (calle de Genova, plaza de la villa de Paris, plaza de las Salesas) anche se poco frequentata.
Su calle Fernando VI c’è il palazzo della Sociedad des Autores, la SIAE spagnola, miglior esempio di art noveau a Madrid.
Il calle de Fuencarral ci consegna al cuore del quartiere: molto meglio la parte del viale che va dalla metro Glorieta de Bilbao verso la Gran Via. È un susseguirsi di negozi piccoli e grandi, dal mio punto di vista (quindi maschile…) molto poco “etnici” e piuttosto europei, nel senso che non ho notato niente di tipico, ma piuttosto i soliti negozi che puoi trovare anche da noi.
Una piccola deviazione per vedere plaza de la Chueca, assolutamente spoglia di tutto se non di cantieri e un piccolissimo mercatino.
Rientrati su calle de Fuencarral, procediamo fin sulla Gran Via, grossa arteria cittadina che collega la parte occidentale a quella orientale della città.
Secondo me il tratto migliore è quello tra plaza Cibeles (dove spicca il bel palacio de Comunicaciones) e plaza Callao, è il più elegante e curato e si trovano negozi di vario tipo (da qui parte anche calle Preciados).
A plaza Callao scendiamo verso calle Arenal passando per il Monasterio de las Descalzas Reales, indicato dalla guida come uno dei musei più interessanti di Madrid, arricchito nel corso degli anni da donazioni quali arazzi fiamminghi e quadri di Velazquez, Goya, Tiziano, Rubens. Purtoppo gli orari non molto estesi del monastero ci impediscono una visita.
15 marzo
Rastro, Museo Reina Sofia, Atocha, Parque del Retiro,
Calle de Las Huertas, Plaza Jacinto Benavente, Calle Nuncio, Plaza San Andreas,
Plaza de la Paya, Calle Preciados
La domenica mattina è il giorno del mercatino delle
pulci del Rastro (in origine il nome era riferito ai fiumi di sangue dovuti ai
mattatoi della zona). Oggi su calle
Ribera de Curtidores si trovano la
domenica mattina decine di bancarelle, ma senza eccedere in prodotti
caratteristici: il mercato è un normale mercato delle pulci dove si trovano
vestiti e oggetti più o meno rintracciabili in qualsiasi parte del mondo. Fa
eccezione un piccola bancarella con prodotti di terracotta che da queste parti
sono tipici e difatti ci perdiamo un po’ di tempo a fare acquisti.
Per chi volesse fare un salto al mercato del Rastro, conviene partire da
plaza de Cascorro
e scendere fin giù plaza Campillo
Mundo Nuevo.
Dopo un’ora io ne ho abbastanza, mentre Nadia e Santa (le quali sostengono che le ho messo fretta per la noia mortale) risalgono il mercato per ritornare a uno stand dove fare acquisti. L’appuntamento è poco dopo al museo Reina Sofia.
Io mi avvio per fare un salto al negozio del museo Thyssen Bornemisza nel tentativo (vano) di ritrovare un regalino…(e così: scripta manent!)
Premettendo le mie scuse agli amanti di arte contemporanea (sarò volutamente sarcastico), il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa vale il biglietto di ingresso (oggi è gratis). Si aggiunge una audioguida ridicola, che illustra pochissimi dei dipinti esposti e si dilunga più sulla storia dell’autore che sulla descrizione dell’opera. Da maligno potrei pensare che in fondo non c’è molto da dire su tali capolavori, ma invece proprio il supporto di una guida potrebbe aiutarmi a comprenderne meglio il senso.
Passi quindi più o meno indifferente tra dipinti di Picasso, Mirò, Dalì e solo un piccolo sussulto lo provo alla famosa Guernica (1937, realizzato in due mesi dopo il bombardamento tedesco sulla città di Guernica).
Nadia senza dubbio è molto più coinvolta e infatti lei si dedica anche al secondo piano delle esposizioni mentre io abbandono sollevato le due donne lì e mi dirigo verso il Parque del retiro.
Prima faccio una visita alla Estacion de Atocha, originale e accogliente grazie al suo fitto giardino tropicale. La stazione fu il capolinea del primo servizio ferroviario di Madrid nel 1851, ma è piuttosto famosa per essere stata teatro dell’attentato terroristico dell’11 marzo 2004.
Data la mia posizione (geografica!), entro nel Parque del Retiro da puerta Angel Caido.
Il
parco, creato nel XVII secolo e che sulla mappa sembra sterminato, in realtà
non è così grande e si visita agevolmente almeno nelle sue parti più
appariscenti.
La Roselada sarà sicuramente molto bella in tarda primavera, quando – credo – le rose avvolgeranno gli archi che partono dalla fontana centrale e coprono i vialetti del giardino.
Mi colpisce molto il Palacio de Cristal (sembra fragilissimo, quasi una bolla) che in origine era una serra e adesso è una sede espositiva al cui interno trovo “Espacio para un Universo Isla” di Josiah McElheny, installazione di cristalli di acciaio molto ben inseriti nel contesto. Oltre il palacio Velazquez mi aspetta lo stagno, famoso rettangolo d’acqua in cui si realizzavano combattimenti navali e che adesso è invaso – letteralmente – dalle piccole imbarcazioni a remi. Passo per l’imbarco e la fila è molto lunga! La scalinata sotto il monumento di Alfonso XII è affollatissima e molto animata: qui di certo non si comprende il nome “buen ritiro” attribuito al parco. Molto meglio i passaggi più isolati.
Buen
Retiro e Palacio Cristal
Soddisfatto del giro esco lato Puerta Alcalà, in granito stile neoclassico, uno dei simboli di Madrid costruita per celebrare il primo ventennio di Carlo III. Messa così al centro di un incrocio non fa percepire la storia che nasconde. E poi quel toro ai suoi piedi…
Scendo lungo calle Alfonso XII sul quale si innestano stradine molto eleganti e tranquille.
Arrivo alla Iglesia de San Jeronimos el Real alle spalle del Prado da cui si scorge in alto. Nella chiesa gli eredi al trono prestavano giuramento fino al 1833; nel 1906 si celebrò l’unione di Alfonso XIII con Vittoria Eugenia di Battenberg e oggi vi ritengono le nozze dell’alta società.
La chiesa è tanto appariscente dall’esterno quanto poco interessante all’interno.
Il mio rientro in centro è attraverso alcune stradine più o meno secondarie ma molto caratteristiche: calle de las Huertas (pieno di locali), plaza Angel, plaza Jacinto Benavente con un mercato di prodotti gastronomici locali, calle Bolsa, plaza Segovia Nueva, calle Nuncio e Plaza San Andrea affollatissima della gioventù madrilena.
16 marzo
Palacio real,
Iglesia San Andreas, Colegiata San Isidro, Calle Toledo, Placa Tirso da Molina,
Mercato San Miguel, Calle Santiago. Aeroporto.
È il giorno del fai da te. Qualcuno si dedica allo
shopping (avete dei dubbi su chi?), qualcun altro si dedica a visite residue.
Mi vedo il Palacio Real in
un lunedì mattina deserto: la visita delle stanze reali (quindi niente Armeria
e Farmacia) con audioguida mi dura meno di un’ora. Credo valga la pena
visitare il palazzo, in fondo è stata la residenza reale da fine Cinquecento al
1931 (adesso i reali vivono al Palacio de la Zarzuela). Degne di nota la stanza
delle colonne (dove si firmò l’ingresso della Spagna in UE, si tenne la prima
conferenza di pace del ME nel 1991 e si espose la salma del generale Franco nel
1975), le stanze Gasparini, la stanza del trono e la sala da pranzo. La Cappella
reale era chiusa per ristrutturazione.
Ritorno in centro per vedere due chiese che avevo trovate
chiuse: San
Andreas e San Isidro
delle quali non mi resta grossa memoria. Forse San Isidro varrebbe una visita,
io purtroppo ci trovo messa (non credevo il lunedì mattina alle 10.30!!) e
quindi mi fermo sulla soglia.
Plaza del Duque de Alba e plaza de Tirso da Molina nascondono
vie caratteristiche tra le loro traverse,
come calle de Meson de paredes.
Girovagando a zonzo mi ritrovo oltre calle Mayor verso calle Santiago e pl. De Ramales, strade molto caratteristiche ed eleganti.
Ritrovo Santa e Nadia per il pomeriggio e la destinazione
comune che è l’Ermida
de san Antonio de Florida che
nasconde, dietro la sua anonima facciata, la cupola decorata da Goya. Ignoriamo
però la nostra guida che ce la dà chiusa. E infatti…La chiesa è nota per un
suo rituale romantico al quale le mie compagne di viaggio avrebbero voluto
prestarsi, incuranti delle conseguenze imprevedibili che tale atto genera nella
vita di ciascuno. Il 13 giungo (e quindi comunque saremmo stati fuori stagione)
centinaia di donne si rivolgono a Sant’Antonio per migliorare la propria vita
romantica. Il rito prevede di mettere la mano nella fonte nelle quale sono stati
gettati 13 aghi. Si contano poi gli aghi che restano sul palmo della mano
(l’operazione – fate attenzione – si ripete tre volte tre!) e
questi diranno il numero di amanti che si avranno nel prossimo anno.
Quindi Nadia e Santa non sapranno in anticipo quanti amanti avranno nel 2010 (mi
chiedo: se non resta nemmeno un ago, non era meglio evitare il pellegrinaggio
piuttosto che sapere la cruda verità??)
Ci resta qualche foto sul Manzanares e un soddisfacente
pranzo a “Casa Mingo”, famoso per il suo pollo allo spiedo (che mi costa
l’interruzione del digiuno da pollo) e per il sidro.
A questo punto resta poco altro da fare. Mentre Nadia e
Santa si dedicano allo shopp….ehm…a scoprire alcune strade con negozi, io mi
appisolo qualche minuto nei giardini Sabatini ai piedi del palazzo reale, un
attimo di pausa per fermare gli ultimi minuti madrileni.
Valigia, metro…Rientro a casa, tutti rilassati e io,
personalmente contento di avere accettato l’invito delle due amiche che ho
scoperto piacevolissime compagne di viaggio nonché – per il fatto che mi
salutano ancora – donne mooolto moooolto pazienti!
Domenico