Londra
Regno Unito
Diario di viaggio 24-31/01/2002
PRO
Ø
I bellissimi
monumenti e la storia fanno parte integrante di Londra da sempre
Ø
Il fascino e
l’atmosfera della Londra notturna sono intriganti e fortissimi
Ø
La varietà
delle attrazioni da visitare è sorprendente, per tutti i gusti e tutte le età
il modo per passare il tempo è assicurato
CONTRO
Ø
E’ rinomato
che Londra sia una delle città più care al mondo, si spende parecchio per
qualsiasi cosa!
Ø
L’inquinamento
è spaventoso, e si comincia a risentirne dopo soli 3 giorni che si prende
abitudinariamente il metro
Ø
Oltre
all’inquinamento e alla fuliggine la città appare “grigia” per il fatto
che il tempo non è clemente: il sole è davvero una rarità, la pioggierellina
una costante
SUGGERIMENTI
A tutti
quelli che vogliono andarci:
Ø
Dimenticatevi
gli ostelli e alloggiate almeno in un Bed & Breakfast decente…
Ø
Fate la Travel
Card settimanale per almeno le prime due zone di Londra, il mezzo più pratico e
meno dispendioso per usufruire in qualunque momento del metro o del bus
Ø
Tenete gli
occhi aperti e state attentissimi ai “pickpocket”, ovvero ai borseggiatori,
come suggerito costantemente da numerosissimi cartelloni ad ogni fermata dei
metro
Ø
Non portate mai
roba di valore nelle borse
Ø
I londinesi
“inglesi” non abbondano certo in cordialità, la fretta e lo stress della
grande città metropolitana si fanno sentire (come a Parigi). Se si chiede
un’informazione bisogna afferrare al volo la risposta perché non ci sarà
tempo per i chiarimenti…
IL
VIAGGIO
Il mio
viaggio è durato 8 giorni dal 24/1/2002 al
31/1/2002
1°
GIORNO
Sono
partito con la mia ragazza, la quale aveva già vissuto a Londra per due anni e
voleva tornare a salutare una cara amica rimasta là a studiare. Abbiamo preso
la corriera da Cagliari ad Alghero e preso il volo Ryanair per Stansted
(prenotato da Internet ad una tariffa irrisoria, con una tratta regalata in
offerta). Sull’aereo abbiamo comprato i biglietti del treno per Stansted-London,
ad un prezzo nettamente inferiore rispetto a quello pieno che avremmo pagato
direttamente alla stazione. Il volo è stato puntualissimo e a Stansted abbiamo
trovato subito il treno, che ha impiegato circa 45 minuti per arrivare a Liverpool
Street. L’impatto è stato fortissimo, la stazione è una meraviglia e
sembrava di essere nel film di Hanry Potter! Qua abbiamo ben pensato di fare
subito la travelcard settimanale (ci siamo addirittura portati la foto da
casa!), che permette di risparmiare notevolmente sui trasporti, poiché si può
fare per le diverse zone di Londra e vale sia per il metro che per il bus. Erano
le 22:00 circa, dovevamo incontrare la nostra amica e andare alla ricerca
dell’ostello (l’Hyde Park Hostel, che avevo prenotato anch’esso da
Internet). Ci siamo avviati carichi di bagagli per prendere il metro per Hyde
Park, e dopo una breve passeggiata a piedi abbiamo finalmente trovato
l’ostello. L’ostello era in una posizione ottima, a due passi dal metro e
dal centro città, di fronte proprio al famoso parco “Hyde Park”, e anche da
fuori sembrava bellino, con la classica facciata bianca marmorea e le colonne
tipiche delle costruzioni di Londra. Ma all’interno è stata una delusione
totale! Mal organizzato, sporco e decadente sono le prime parole che mi vengono
in mente, meglio lasciare le successive… sconsigliato a chiunque! Da internet
sembrava più bellino, forse ero abituato ingenuamente agli ostelli irlandesi,
decisamente un'altra cosa… è stato l’unico grosso enorme neo di questo
viaggio, ma per fortuna lo squallore dell’ostello ci ha invogliato
ancora di più a tornarci il meno possibile, ovvero solo ed esclusivamente per
dormire la notte, mentre tutto il giorno tutti i giorni siamo stati in giro per
Londra (a Praga invece era una gioia tornare in quel gioiellino di albergo
dell’Ariston!). Tralasciato il “particolare” dell’ostello, dove siamo
rimasti solo esclusivamente perché avevamo pagato prima di vedere la stanza
ingannati dall’aspetto esterno, ad una tariffa per essere a Londra nientemeno
che speciale, proprio perché prenotata da Internet (figuriamoci quanto doveva
essere quella piena visto che per noi era già cara quella), ci siamo buttati a
dormire sconsolati dopo un intero giorno di viaggio.
2°
GIORNO
La
prima mattina a Londra ci ha fatto subito capire che il clima non ci avrebbe
graziato molto: era tutto nuvoloso, pioveva e c’era un discreto freddo (del
resto, era gennaio!). Siamo entrati nel punto più vicino di accesso al Kensinghton
Garden, arrivando tra divertenti giochi di fontane
fino al Kensinghton Palace, dove enormi papere che sembravano struzzi
passeggiavano tranquillamente e nuotavano nel laghetto, per poi entrare in Hyde
Park, osservando che, come risaputo, di certo i prati verdi agli inglesi
non mancano…
Subito
dopo siamo scesi a Sud per visitare il Natural History
Museum, uno dei più grandi e famosi tra i tantissimi musei a Londra.
All’esterno è già un’opera d’arte architettonica, ma dall’interno mi
è sembrato tutto fuorché un museo (ovviamente, pensando alla “ristretta”
concezione tipica di museo che trovo dalle mie parti, dove si entra, ci sono una
serie di cose esposte, e se non sei un esperto interessato ti annoi dopo
mezz’ora). Le diverse sezioni in cui è diviso il Natural Hystory Museum sono
spettacolari, al limite della fantascienza. L’immensa salone di ingresso con
tanto di dinosauro ne anticipa la grandiosità, impossibile pensare di vistarlo
bene in un solo giorno. L’unica cosa che si può fare da turisti (come abbiamo
fatto noi), è passeggiare e scegliere le cose più interessanti che si
vogliono vedere. La parte dei dinosauri è mitica, si fa il giro in
diverse stanze, poi si sale su un passaggio rialzato che mostra dall’alto le
ricostruzioni degli scheletri e si finisce in una stanza buia, dove si esibisce
lo spettacolo di un grosso tirannosauro, animato egregiamente, che si sta
divorando un bestione più piccolo! Anche la parte dedicata alla Terra è
imperdibile. Da un grandissimo salone, diviso in 3 piani, si accede con vari
giochi di luce alle scale mobili e si passa “in mezzo al pianeta” mentre si
sale, osservando sulle pareti il cielo stellato simulato. Nei diversi piani ci
sono esposizioni dedicate ai fenomeni naturali più vari, compresi i disastri
(c’è persino una stanza adibita a supermercato dove viene simulato il
terremoto, il pavimento trema all’improvviso e si muovono le pareti e gli
scaffali!), mentre all’ultimo piano si parla di energia, da quella prodotta
dagli eventi naturali a quella alternativa che si cerca di sfruttare (con tanto
di esempi da provare e azionare manualmente). Tornando al piano inferiore
e pensando che ormai niente altro mi avrebbe più potuto stupire, mi sono dovuto
immediatamente smentire. Un’altra sezione dedicata alla natura era a
dir poco straordinaria: si entrava in un corridoio spaziale tutto bianco con
sopra dei passaggi aerei che univano la parte destra con quella sinistra. Una
volta in fondo al corridoio, un enorme schermo, che sembrava la terra tramite un
accurato gioco di specchi, mostrava uno spettacolo di luci e colori da “2001
Odissea nello spazio”, e più avanti si entrava nei padiglioni, che avevano il
compito sostanzialmente di sensibilizzare il visitatore verso l’equilibrio
ambientale, mostrando con esempi giganteschi l’interazione delle piante con
l’ambiente e così via (si passava poi da una parte all’altra tramite quei
passaggi aerei visti prima…). Ovviamente poi c’era l’immensa sezione
dedicata agli animali, dagli insetti ai mammiferi e cosi via. Insomma
sembrava di stare in un parco giochi più che in un museo! Abbiamo pranzato a
tramezzini in qualche panchina nei corridoi del museo, e ce ne siamo andati
verso le 16:30. Era già tardi, considerato che in questo periodo a Londra alle
18:00 chiude tutto!
Ci
siamo diretti a fare una capatina anche al Victoria
Albert Museum, avendo solo il tempo di visitarlo brevemente per qualche
sala. Poi ci siamo spostati un po’ al centro verso Piccadilly
e Leicester Square, e siamo tornati un attimo
all’ostello per ristorarci. Per la cena siamo andati, con la nostra amica
londinese, in un ristorante cinese nella zona di Soho,
piccolino e molto spartano, però si mangiava bene (si pagava un fisso e si
prendeva tutto quello che si desiderava a buffet, una vera chicca per gli amanti
di questa cucina). Subito dopo abbiamo preso il metro e per smaltire abbiamo
fatto una passeggiata notturna sulla riva del Thames.
La sensazione nel momento in cui si esce dalla stazione metro è fenomenale: il Big
Ben spunta all’improvviso altissimo gloriosamente illuminato! Ci siamo
diretti verso il ponte e abbiamo attraversato il Tamigi in uno splendore di
luci e riflessi del fiume. Il Big Ben e la Houses of
Parliament alle spalle si mostravano nella loro grandezza mentre davanti
a noi c’era la London Eye, altissima e famosa ruota panoramica, di fronte
all’Acquarium. Uno spettacolo eccezionale e sicuramente uno dei posti più
affascinanti della Londra notturna!
In
questa incredibile e pienissima giornata passata a Londra il triste ostello era
decisamente svanito, ma adesso tornava minacciosa la sua ombra dal momento che
dovevamo rientrare a dormire… ci siamo comunque scaraventati subito a letto e
siamo riusciti ad addormentarci nonostante la musica alta del pub sottostante
all’ostello (che in teoria doveva essere un punto a favore poiché chi
alloggiava non pagava nulla per entrare, peccato però che noi ci dormivamo
affianco…).
3°
GIORNO
La
mattina abbiamo ripreso a passeggiare esattamente dove avevamo finito la sera
prima. Siamo scesi alla stazione di Waterloo col
metro e abbiamo costeggiato il Tamigi per un bel pezzo. In realtà un pezzo
bello grande, forse anche troppo, dal momento che pioveva a dirotto e c’era un
forte vento (per cui tenere l’ombrello era anche un incubo). Dovevamo
arrivare al famigerato London Dungeon,
l’attrazione “horror” più famosa di Londra, ma pensavamo fosse
decisamente più vicina… in pratica ci siamo fatti mezza Londra sulla riva Sud
del Tamigi da Waterloo fino al Tower Bridge, quella che doveva essere una
passeggiata è diventato un trekking sotto la pioggia! I vasti (ma non
altissimi) palazzi adibiti a uffici e strutture pubbliche si alternavano a vaste
piazze di cemento (non era certo una zona verde questa ma molto moderna), con
sportivi che correvano per fare un po’ di jojjing sotto la pioggia e ragazzi
che si allenavano con rollerblade e skateboard. Tutta gente di Londra, i turisti
eravamo solo noi! Arrivati finalmente al Dungeon, abbiamo fatto una discreta
fila per entrare (una delle poche a dire il vero, dal momento che non c’erano
tanti turisti a Londra per via del periodo e degli eventi dell’11 settembre,
con l’attentato a New York delle Twin Towers). L’attrazione è garantita,
anche se a dire il vero qualcosina in più forse ci si poteva aspettare.
All’inizio si può fare subito una bella foto a pagamento in una sala
tetra dove una persona tiene in mano l’ascia e l’altra appoggia la testa
pronta a farsela decapitare: io ovviamente ero quello che si faceva decapitare
mentre la mia ragazza teneva in mano, tutta contenta, l’ascia… Si entra poi
nelle viscere della terra in un ambiente buio e cupo con strani odori di marcio
e di morte. Si attraversano varie sezioni che ricostruiscono torture
medievali, si viene imprigionati e giudicati da un “Giudice”
vecchio stile, si finisce all’inferno sopra un vagoncino che naviga
sull’acqua, si ripercorre tutta la storia di Jack lo Squartatore e
si finisce tra il fuoco dell’incendio di Londra del 1666. Insomma tutto
molto allegro, considerato che dei bravi attori vengono ben pagati per
travestirsi da streghe schizofreniche e spaventarti a morte!
Finito
il London Dungeon che durava circa un’ora, abbiamo pranzato “al sacco”
nella stazione metro che stava a fianco, al coperto, visto che continuava a
piovere costantemente. Per rinvigorirci un po’ e scaldarci ci siamo presi un
bel cappuccino “large”, molto diffuso qui a Londra, che consiste in
un bicchierone grande come quello large della coca-cola, con la differenza che
dentro c’è un buon cappuccino bollente. L’effetto della caffeina è
assicurato e garantito per molte ore viste le dimensioni del bicchierone!
(evidentemente a noi italiani piace prendere tanti caffè un po’ per volta
mentre i londinesi si danno una mazzata una volta per tutte e non ci pensano più…)
Ci
siamo diretti quindi verso la Tower of London e
l’abbiamo costeggiata con una bella passeggiata, seguendo la strada principale
che porta fino al Tower Bridge. Era già penombra
ma pensavamo comunque di trovarlo ancora aperto (non erano neanche le 17:00),
invece con nostro grande rammarico la strada del ponte era interrotta per lavori
ed era tutto chiuso. Abbiamo fatto comunque un giro panoramico e ammirato la bellezza
esteriore di questo eccezionale monumento, che si illuminava sempre di più
man mano che faceva buio. Ovviamente lo sfondo del Tamigi non era da meno, con
tutto lo sfolgorare delle luci dei palazzi e dei ponti che si riflettevano
sul fiume, una vista magnifica!
Passate
le 18:00 ormai non ci rimaneva che fare un giro in centro per trovare qualcosa
di aperto, e così abbiamo ripreso il metro e ci siamo fatti un’altra bella
passeggiata per Oxford Street e Regent’s
Street, brulicanti di gente, negozi e bus a non finire. Siamo entrati da Hamleys,
un immenso negozio di giocattoli (un palazzo a 5 piani), con
scompartimenti di ogni genere, dai pupazzi, ai trenini, alle macchinine
radiocomandate, alle gigantesche costruzioni LEGO (di cui una di Darth Vader e
del mitico robottino di Star Wars D2R2). E’ stato un vero spasso, si poteva
trovare qualunque tipo di giocattolo mai creato dall’uomo!
Per
la cena siamo andati dalla nostra amica, che abitava nel quartiere di Soho in un
monolocale molto grazioso, come tipico di moltissimi lavoratori-studenti qui a
Londra, italiani e non. E’ stata una vera gioia poter fare un bel piatto di
pastasciutta come si deve, visto che la dieta alimentare qui è piuttosto
carente… Abbiamo guardato un po’ di Tv inglese e commentato
l’atteggiamento usuale degli inglesi nel fare “complain” da ogni parte,
soprattutto nel campo dei negozi e dei ristoranti. La concezione del cliente in
Inghilterra è molto diversa dalla nostra. Qui il cliente è sacro e sovrano, e
questo porta a un’organizzazione decisamente diversa. In ogni esercizio
commerciale esiste la figura del manager, sempre riconoscibile e presente con
tanto di cartellino, che sta “al di sopra” del comune personale che lavora a
contatto con il pubblico (camerieri o commessi tanto per fare un esempio).
Quando qualcuno ha un problema, o è insoddisfatto di un prodotto, o vuole
semplicemente sbraitare tanto per lamentarsi di qualsiasi cosa secondo lui non
vada bene in quel posto (dall’organizzazione, al personale, persino alla
struttura fisica e alla disposizione dei locali o servizi), si pronunciano le
parole magiche: “voglio parlare col manager!”, e si fa un complain. E gli
inglesi sono maestri d’arte in questo, fanno complain per tutto e per
qualunque insignificante cosa (a volte davvero difficile anche da inventare). In
Italia, con alcuni esempi che ho sentito, ci sarebbe stato da sbellicarsi dalle
risate, nessuno crederebbe mai a cose del genere… Fattostà che c’è il lato
remunerativo, poiché ad ogni complain accettato (anche per lettere talvolta e
non solo per lamentele orali) si riceve un voucher, ovvero un “buono sconto”
per la prossima volta che si ritorna, ad esempio, in un ristorante, o in un
negozio e così via… (e mica stiam parlando di spiccioli!!!). Per tutti i
clienti che si sentono incompresi, Londra è il posto giusto per andare alla
ribalta!
4°
GIORNO
Alzati
di buon mattino, abbiamo preso il solito metro per l’uscita di Notting
Hill, tranquillo e famoso quartiere di Londra. Il susseguirsi di case
bianche o colorate pastello davano a questo quartiere un aspetto molto omogeneo,
sembrava proprio di camminare per le strade del riuscitissimo film di Julia
Roberts e Hugh Grant, in particolar modo nei pressi del rinomato mercatino di Portobello
Road, quando ho subito riconosciuto il negozio di Tattoo di cui Grant
parla all’inizio del film. Al contrario il mercatino era piuttosto
deserto, forse perché era domenica, forse perché piovigginava, ma le
bancarelle erano assai poche e la gente pure. Abbiamo passeggiato un paio
d’ore e per l’ora di pranzo ci siamo spostati col metro nell’enorme e
moderna Victoria Station, per prendere i soliti
tramezzini confezionati e il mega-capuccino molto più funzionale di qualunque
tiramisù. Qualche altra fermata del metro e siamo arrivati nei pressi di Buckingham
Palace. Abbiamo attraversato per un pezzo il Green Park, e ci siamo
fermati nella piazza turistica di fronte al palazzo, per le foto di rito. La fontana
e i giardini intorno sono molto belli, la reggia tutto sommato non è
particolarmente appariscente nel suo complesso ma all’interno presumo lo sia
decisamente. La passeggiata è continuata per il St.
James Park ed è diventata divertente per la presenza della fauna locale,
oltre per la bellezza dei parchi. Le varie specie di paperelle e oche
unite agli uccelli neanche si contavano, ma la particolarità erano sicuramente
gli scoiattoli, veloci e sfuggevoli, che venivano a prendere le
noccioline dalle mani e risalivano a razzo sugli alberi. Molto furbi e sospetti,
qualche volta si lasciavano andare salendo persino sulla spalla, ma mai
facendosi accarezzare, e sgattaiolavano da una parte all’altra del parco in
modo assai buffo. La luce era poca ed era difficile fotografarli in pose decenti
con lo zoom ma dopo vari tentativi (il vantaggio di avere la fotocamera
digitale!), son riuscito con grande soddisfazione e senza flash a riprenderne
uno in primissimo piano che mangiava niente poco di meno che le nostre Pringles
(dal momento che non avevamo comprato le noccioline e non avevamo niente altro
di commestibile!). Chissà se lo stomaco dello scoiattolo sarà rimasto contento
delle patatine, ma comunque per almeno i dieci minuti successivi è rimasto vivo
ed ha continuato a seguirci per un po’, forse contento della succulenta novità
culinaria…
A
poca distanza dal parco si trova Trafalgar Square,
altra famosa grande piazza di Londra, e anche questa doverosamente decorata con
ampie fontane e giochi d’acqua. Di fronte ha sede il National
Gallery, decisamente imperdibile per chi abbia almeno un minimo di
gusto per l’arte della pittura. A me, per esempio, la pittura non ha mai
entusiasmato, eppure non ho potuto fare a meno di rimanere allibito di fronte ai
bellissimi saloni decorati con migliaia di capolavori di ogni epoca. In
particolar modo mi hanno colpito alcuni quadri di Van Ghogh,
e più di tutti i lavori del Canaletto, enormi quadri con quella
precisione fotografica dei particolari assolutamente nitida ed incredibile, con
la quale riproduceva magnifiche immagini di Venezia… straordinario!
All’uscita
dal National Gallery era già buio, e ci siamo ristorati con un bel cappuccino
in un bel Coffe Republic (una catena molto diffusa a Londra), a fianco del Virgin
Store. Poi abbiamo fatto una bella passeggiata verso il centro tra le luci
di Londra, fino ad arrivare al Trocadero Center,
un vero e proprio palazzo del divertimento! All’ingresso si trovano
diversi ottimi shop, ricchi di ogni genere di souvenir londinesi, nonché
un coloratissimo e succulento negozio di caramelle! All’interno si passa in un
ampio salone, da una parte si può andare al cinema, mentre con delle scale
mobili colorate di luci spaziali si può salire ai piani superiori, pieni di videogiochi
di ultimissima generazione. Al centro del salone invece c’è un’attrazione
da urlo: in un tubo che parte dal soffitto fino al pian terreno sono stati
installati dei seggiolini, che a turno cadono dall’alto all’improvviso
regalando ai poveretti sopra la sensazione di buttarsi nel vuoto per qualche
secondo… C’è musica ovunque, si sentono ogni tanto le urla dei malcapitati
che si gettano nella simpatica attrazione, ci sono ragazzi giovani
e non, in un ambiente più simile ad un’astronave che ad una sala
videogiochi. Abbiamo comprato qualche gettone e ci siamo messi a giocare come
bambini, è stato divertentissimo, pur non essendo per niente frequentatori di
questo tipo di attrazioni. Del resto almeno la struttura meritava senz’altro
di essere vista!
Più
tardi siamo passati dalla nostra amica a Soho, che ci ha offerto un’ottima
fetta di torta, per poi tornare sfiniti all’ostello.
5°
GIORNO
Alzati
la mattina presto, ci siamo diretti alla stazione dove alle 9:00 partiva il treno
per Leads Castle. Avevamo comprato i biglietti il
giorno prima per evitare di incorrere in file varie, e fu un bene. Tra l’altro
esisteva proprio una combinazione biglietto treno + biglietto per Leads
Castle (entrata al castello e
visita al parco) che costava molto meno che comprare i biglietti separatamente.
Il Leads Castle è molto pubblicizzato un po’ ovunque a Londra tramite
depliant e in Internet, ed è diventata una classica gita da fare in giornata
per i turisti nel Sud-Est dell’Inghilterra. Dista circa un’ora di treno da
Londra, e permette di apprezzare la pace e la tranquillità della campagna
inglese. In neanche un’ora si passa da una metropoli affollata, inquinata
e stressata come Londra ad un paesino con casette tradizionali immerso in una
bellissima campagna verde, come tipica di questa zona dell’Inghilterra.
Alla stazione di Leads un simpaticissimo e cordiale signore (già da qua si
vedeva la differenza con i burberi londinesi), opera un servizio di transfer col
suo pulmino fino all’entrata del parco del castello, attraversando però prima
tutto il
paese,
veramente grazioso. L’entrata al parco è suggestiva: si percorre un
sentiero che costeggia inizialmente il lago, le paperelle e alcuni pavoni
girano liberamente, così tranquillamente che per poco ci si passa sopra
senza accorgersene. Intorno un verde intenso davvero rilassante e alcuni
alberi e fiori perfettamente curati. Il sentiero prosegue poi all’interno e
dopo una mezz’oretta finalmente compare in lontananza uno scorcio del
castello.
A questo punto si può entrare al castello o proseguire il sentiero verso il
restante sterminato parco. Noi siamo entrati subito nelle mura, dove la facciata
dell’ingresso del castello appariva perfettamente intatta e bella (sarà anche
perché finalmente c’era il sole e i colori erano accesi!).
All’interno
la visita è imperdibile, si girano le varie stanze, i saloni con vista
sul lago, le camere da letto, la bellissima libreria: tutto è perfettamente
integro e ben tenuto. C’è da considerare infatti che il castello era stato
distrutto in periodo di guerra, ma
completamente ristrutturato da una nobil donna inglese nel dopoguerra, che era
rimasta abbagliata dalla bellezza del posto, e abitato fino a pochi decenni fa
dalla figlia. Pare che l’atmosfera fortemente romantica, creata dai colori
che il tramonto dà al castello e i suoi riflessi sul lago, avesse stregato
la padrona che voleva viverci a tutti i costi. E in effetti dalle foto e dalle
cartoline il posto è davvero una favola, più unico che raro! E’ forse un
peccato però che l’inquadratura migliore, quella che si vede appunto nelle
foto e che mostra il castello dalla parte posteriore, che dà direttamente sul
lago, non sia raggiungibile al comune turista se non attraversando il lago con
chissà quale giro o sentiero. Comunque si può scendere giù e costeggiare il
castello fino alla parte in cui “tocca” il lago, e lo si può comunque
vedere de lontano proseguendo nel sentiero che si inoltra del parco. E’ già
meraviglioso così!
Finita
la visita all’interno siamo usciti nuovamente nel cortile principale, dove in
una porta sulla sinistra c’era una mostra sulla storia del castello e della
sua padrona, insieme ad un piccolo shop per i souvenir (figuriamoci
se mancava!). Poi abbiamo proseguito il sentiero verso l’interno del parco,
trovando dapprima due strani esemplari di uccelli simili a fenicotteri, ma con
una cresta colorata in testa da punk che li rendeva davvero
buffi (non saprei proprio dire che cosa fossero), poi proseguendo in una
stradina con attorno strane forme di cubi che altro non erano che siepi potate
magistralmente. Oltre la stradina c’era una interessantissima mostra di
pappagalli, provenienti da tutto il mondo. Alcuni si nascondevano, altri
guardavano incuriositi (i turisti il giorno erano davvero pochissimi, era la
norma trovarci soli senza nessuno intorno, con la possibilità di godere appieno
tutta la pace e tranquillità di questo posto favoloso!), ma un unico pappagallo
bianco si è deciso a parlare e a salutarci con un lunghissimo e acuto: “heeellooo”!
Arrivati
alla fine del parco ci aspettava una mitica attrazione del posto: il Maze
& Grotto, ovvero il labirinto di siepi (caratteristico di
molti giardini inglesi). Al contrario di come avevamo sempre pensato al
riguardo, lo scopo del labirinto era arrivare al centro, dove c’era appunto il
Grotto, e non all’uscita. Anche perché l’uscita era proprio là! La parte
più divertente era il fatto che il centro era sempre visibile, perché posto in
alto rispetto alle mura di siepi del labirinto, e si vedevano le persone
dall’alto arrivate al Grotto dare consigli ai poveretti che tentavamo di
arrivarci. Dopo aver provato per circa un’ora, alla fine abbiamo desistito
travolti dalla fame, e siamo usciti a mangiare un panino in qualche panchina più
in fondo, di fronte ad uno splendido paesaggio. Ma questa cosa ci rodeva
il fegato… non essere riusciti a risolvere questo rompicapo, non esiste
proprio! Ancora più incattiviti, subito dopo pranzo abbiamo deciso di
riprovarci seriamente, stavolta con metodo. Del resto il labirinto non era
grandissimo, e dopo qualche giro intorno ai lati avevamo già intuito la
struttura, ma non riuscivamo a capire l’ingranaggio finale e tornavamo sempre
allo stesso punto iniziale. Finalmente, grazie ai gesti di un simpaticissimo
giapponese arrivato prima di noi al Grotto, siamo riusciti nella nostra impresa
e ne è valsa davvero la pena! Dall’alto si vedeva tutto il labirinto e i
poveretti che giravano a vuoto disorientati come noi qualche minuto
prima, la soddisfazione era grandissima! Ma la parte più interessante era il
fatto che dal centro si scendeva, con delle scale, giù per il Grotto, una sorta
di caverna decorata in maniera artistica assai particolare. Un enorme
“faccia”
mostruosa piuttosto terrificante sputava acqua dappertutto, creando strani
riflessi di luce, e un tunnel passava proprio sotto il labirinto per uscire in
una porticina sotto, vicino all’ingresso principale… ecco dove era
l’uscita!! Non l’avevamo mica capito prima…
Finito
il labirinto con grande entusiasmo, abbiamo ripercorso tutto il parco e siamo
usciti da questa favola, per riprendere il pulmino per la stazione e poi il
treno per Londra. Era ancora presto, più o meno le 16:00, così abbiamo deciso
di prendere il metro per Westminster. Qua, attraversato il fiume, siamo entrati
nell’Acquarium, di fronte alla ruota
panoramica. L’acquario non è certo tra le cose principali da vedere a Londra,
ma ci ha ispirato lo stesso per fare una passeggiata interessante nel mondo
sottomarino. L’acquario ha la forma di un immenso cilindro dove al centro c’è
un enorme vasca, ed è diviso in zone a seconda degli Oceani del nostro pianeta.
Il Pacifico era particolarmente suggestivo, con un enorme statua dentro la
vasca, con la forma tipica di quelle dell’Isola di Pasqua, e tantissimi pesci
con qualche squaletto che giravano intorno. Poi c’erano parecchie altre vasche
secondarie, con razze giocherellone, piante e pesci tropicali, insomma le
classiche attrazioni di un acquario!
Dopo
l’Acquario ci siamo diretti verso la London Eye,
proprio a fianco, che faceva i biglietti fino alle 20:00, permettendo di vedere
la Londra notturna dall’alto. La ruota è assolutamente imperdibile come
attrazione qui a Londra. E’ alta un centinaio di metri e quando è in
funzione non si ferma mai, il che vuol dire che bisogna salire “al volo”
quando passa la cabina. Ma gira talmente lenta che salire o scendere non sono
certo un problema, ci mette 50 minuti per compiere un giro completo e a
guardarla da lontano, infatti, sembra completamente ferma. Sono salito senza
fare un solo secondo di fila, non c’era praticamente nessuno, e dopo qualche
minuto l’emozione cominciava già a salire, insieme alla cabina della ruota.
Il panorama aumentava lentamente con quell’enorme sfarfallio di migliaia di
luci che nel punto più alto sono diventate milioni, una sensazione
fantastica! Insieme con me nella cabina c’era solo una coppia di ragazzi e si
vedevano la cabina precedente più in basso e quella successiva più in alto, le
quali facevano capire quando si stava salendo, quando si era in cima, e quando
si cominciava a scendere. La visione è stata tra le più belle della mia vita e
penso abbia pochi paragoni nel mondo, forse solo in altre metropoli più grandi
che sono le uniche che possono competere con tutte queste luci, come New York.
Westminster con il Big Ben e la Houses of Parliament si vedevano
benissimo,
splendidamente illuminate, e le strade trafficate davano un senso di movimento
continuo e colorato delle luci. La cosa più difficile ovviamente era riprendere
tutto questo splendore, che non è possibile spiegare a parole e non si può
rendere nemmeno con una sola fotografia (che però almeno può dare un’idea ed
è un bel ricordo). Ma fotografare era davvero difficile, primo perché
era buio totale intorno, il flash ovviamente non serviva a nulla e di certo non
si poteva portare il cavalletto appresso, secondo perché la ruota anche se
lenta si muoveva, terzo perché i vetri della cabina erano pieni di riflessi
delle luci esterne e quarto, come se non bastasse, a ogni passo dei ragazzi che
stavano con me ballava tutto. Con almeno un tempo di esposizione non inferiore
ad un secondo, bisognava sperare che in quel “secondo” non succedesse nulla
e sperare di rimanere fermi attaccati al vetro senza riflessi. Ho dovuto fare un
sacco di tentativi, però direi che i risultati finali sono stati più che
accettabili e sono usciti degli scatti davvero belli (li trovate nella sezione
“Londra by night”- “Dalla London Eye”). In uno si vede benissimo la
Houses of Parliament e la zona circostante e in un altro, scattato in direzione
opposta a Westminster nel punto più alto della ruota, addirittura è uscita
persino la luna e le luci spaziano fino all’orizzonte!
Contentissimo
di questa mitica esperienza, sono tornato dalla mia ragazza che avevo
scelto di non venire (l’aveva già fatta) e siamo ritornati all’ostello a
rinfrescarci, per poi uscire a mangiare una tanto desiderata pizza italiana da
qualche parte. Abbiamo speso una cifra accettabile, per essere a Londra, in un
bel ristorantino, ma ovviamente sempre enormemente più cara di una pizzeria
italiana, e non decisamente con la stessa bontà…
6°
GIORNO
La
mattina ci siamo diretti a Covent Garden, famoso
quartiere di Londra caratteristico per la sua struttura adibita a mercatino
con negozietti di ogni genere. Ci ha colpito subito un bravissimo artista
che vagabondava all’interno del mercato cantando canzoni liriche con una voce
eccezionale e potente (cantava senza microfono con la base musicale sotto).
Abbiamo fatto il giro di vari negozietti, c’era una sezione interessantissima
su articoli orientali di vario genere, oggetti di artigianato unici al
mondo che costavano una barca di soldi! (un collezionista si sarebbe sicuramente
svenato…).
Dopo
siamo finiti a mangiare in un Pret
a Manger, una famosa catena di Fast Food qui a Londra. Se l’avessimo
scoperto prima ci avrebbe risparmiato tante sofferenze culinarie! Qua infatti si
poteva scegliere tra una vasta gamma di panini e tramezzini assolutamente
freschissimi e fatti in giornata, pieni di cose succulente, allo stesso
prezzo della roba confezionata del market, e prendere da bere la classica bibita
o il mega-capuccino.
Terminata
la solita quantità strong di caffeina, ci aspettava un’altra imperdibile
attrazione di Londra: Madame Tussaud e il Planetarium, ovvero il museo delle
cere e il planetario. Si può fare un biglietto unico per entrambi e risparmiare
qualcosa, ed è comunque la cosa più cara che si paga qua a Londra, ma ne vale
davvero la pena. Abbiamo iniziato con il Planetarium,
entrando in una sorta di ambiente che ricostruiva un’astronave. Si
arriva in una sala d’attesa che simula il lancio della navetta, con tanto di
rilassante voce femminile che informa sul tempo mancante e così via, ma che
alla fine altro non è un modo per passare il tempo in attesa del prossimo
spettacolo del planetarium. Nel frattempo di certo le attrattive non mancano:
c’è un chiosco spaziale, i modelli dei pianeti in formato gigante
(Giove aveva un’altezza di circa 2 metri) e tutta la descrizione del nostro
sistema solare con le caratteristiche dei pianeti. Si è accumulata un po’ di
gente e poi, arrivato il segnale “di imbarco”, abbiamo percorso un corridoio
circolare che sale su un lato dell’enorme cupola dove è riprodotto lo
spettacolo del planetario. La sala è grande, ci sono molti posti e i migliori
sono in fondo, proprio dove eravamo seduti noi. Bisogna stare con la testa
completamente rivolta verso l’alto, viene un po’ di torcicollo, però lo
spettacolo è abbastanza…”spaziale”! Si parte appunto a bordo di
un’astronave, e si viaggia per i vari pianeti del sistema solare, per poi
uscire anche un po’ dalla galassia e dare uno sguardo intorno all’universo.
Il tutto è proiettato in modo gigantesco nell’enorme cupola e dura poco più
di mezz’ora, ed è particolarmente interessante per un appassionato di
astronomia come me (probabilmente per uno che non lo è potrebbe essere noioso,
soprattutto se non ha dimestichezza con l’inglese).
Terminato
lo spettacolo siamo entrati al Madame Tussaud, il
più che famoso museo delle cere di Londra. All’ingresso la prima
perfetta cera, Pierce Brosman nei panni di James Bond, il mitico agente 007,
aspettava per fare una foto (a pagamento) con i turisti. Si passava poi in un
salone con attori e personaggi famosi di ogni genere, da Scean Connery, a
Nicolas Cage, ad Antony Hopkins, a Steven Spielberg, al mitico Swarzy, alla
leggendaria Marylin, insomma un po’ di tutto… Incredibile la scena in cui
abbiamo aspettato a fare la foto con Swarzy, convinti che una finta fotografa lo
stesse fotografando per prima. Dopo un po’ ci siamo accorti che era una statua
come le altre, una ragazza qualunque, messa lì apposta per imbrogliare i
turisti! Era fatta benissimo, assolutamente perfetta come molti altri personaggi
(non tutti ma la maggior parte), anche se purtroppo le foto non rendono bene
perché il flash riflette la luce della cera e mostra la “finzione” del
personaggio. Un'altra sala ancora mostrava personaggi sportivi molto famosi, e
si entrava poi in un altro salone grandissimo, dedicato a tempi meno recenti.
All’entrata del salone colpiva il fatto che fra tutta quella gente in
quell’ambiente così ampio non si riusciva a distinguere il vero turista
dalla statua che faceva finta di parlare con un altro. Sicuramente anche le
luci contribuivano ad ingannare la vista, però era veramente buffo! In questo
salone c’erano moltissimi personaggi storici famosi di tutte le epoche,
compresa Madame Tussaud, da scrittori a pittori a politici, fino ai
nostri decenni più recenti. E in fondo al palco, ovviamente, non poteva mancare
la famiglia reale inglese. Un’altra brutta figura stava per essere
fatta in un comune tavolino della sala ristorazione, dove Gerarde Depardieu
sedeva tranquillamente per “parlare” con i turisti… le inventano proprio
tutte! Più avanti ancora si passava alla sala delle torture, poichè
Madame Tussaud era stata incaricata di riprodurre, a suo tempo, alcune vittime
celebri da giustiziare. Francamente faceva molta più impressione e paura del
London Dungeon, anche se ovviamente era molto più breve, poiché le statue
riprodotte erano quasi umane e le torture non erano certo una barzelletta. Anche
qua le luci e l’odore sgradevole contribuivano pesantemente a “sentire”
quell’atmosfera tetra e una tremenda aria di morte. Più avanti ancora si
passava al processo di lavorazione delle cere, con esempi di come venivano
progettati e costruiti i vari modelli. In particolare c’erano i vari stadi di
Ellen McPherson, la famosa modella soprannominata The Body, dall’inizio alla
fine, ed era incredibilmente perfetta (anche da cera!). Ultima attrazione, e
forse anche la più bella, un simpatico e divertente giro sopra un vagoncino
che mostrava la gloria di Londra e degli inglesi con un pizzico di nazionalismo
sfegatato, in un turbine di colori, musica e allegria che ci hanno lasciato
davvero il buon umore. Infine si
entrava nel solito shop dedicato ai souvenir, anche questo caratterizzato da una
bellissima cera della Bella addormentata nel Bosco, che addirittura, tramite
particolari meccanismi, respirava proprio come un essere umano!
Usciti
dal Madame Tussaud ci siamo diretti ad un’altra immancabile tappa di Londra:
il British Museum. Siamo arrivati che erano già
le 16:00 passate e siamo riusciti a dare solo una veloce
occhiata
a questo gigantesco museo che richiederebbe settimane per essere visto in modo
approfondito. Al classico ingresso storico con colonnato, ed un enorme statua
all’esterno raffigurante un viso, si contrappone all’interno una struttura
completamente nuova, appena ristrutturata. Sembra di entrare in una gigantesca
piazza,
dove
al centro c’è la bellissima e spettacolare libreria e ai lati un
enorme corridoio circolare che conduce alle varie sezioni del British, da quella
greco-romana, a quella egiziana, a quella orientale, e così via. Colpisce in
modo particolare l’enorme altissimo “tetto” azzurro che rende tutta la
struttura coperta. Avendo ben poco tempo per visitare questo pilastro di storia,
ci siamo dedicati principalmente alla sezione egiziana, spostandoci poi
velocemente a dare un’occhiata a quella romana e quella orientale. Il tutto è
minuziosamente esposto con cura e con relative descrizioni, anche se l’impatto
è più tipicamente da “museo” e non così spettacolare e alternativo come
quello del Natural History.
Terminata
la visita al British abbiamo fatto una passeggiata per le affollate e illuminate
strade di Londra e siamo ritornati all’ostello stanchissimi. Ci eravamo quasi
abituati a quella specie di stanza-ripostiglio che ci avevano rifilato, con un
bel televisore rotto e un tettuccio impolverato, dove almeno si poteva riuscire
a dormire anche se male e stretti in quei piccoli letti
a castello. Ma la sventura per essere tale deve essere completa e così,
quella notte, siamo stati svegliati di soprassalto verso le 5 del mattino da una
sirena fortissima, qualche sorta di allarme antincendio fatto scattare per
sbaglio, come ci è stato riferito la mattina successiva, da qualche ubriaco
rientrato tardi… quale pessima idea alloggiare in un ostello a Londra!!
7°
GIORNO
Per
finire il panorama delle visite dei mercatini più rinomati di Londra dopo
Portobello Road e Covent Garden, siamo finiti a Camden
Town. E’ questo un quartiere un po’ più lontano dal centro città,
verso Nord, completamente diverso da tutti gli altri visti fin d’ora. E’
questo il bello delle metropoli, scendi ad una fermata del metro e ti sembra di
essere in un’altra città! Le strade e gli isolati sono davvero particolari
qua, un susseguirsi di negozi uno dietro l’altro, uno più particolare
dell’altro, specializzato solo in determinati articoli. Dal negozio
metallaro, a quello dei jeans, del piercing, di abiti strani o all’ultimo
grido della moda e di oggetti particolari provenienti da ogni parte del mondo.
C’erano in particolare parecchi negozi di articoli di macchine fotografiche,
con pezzi d’antiquariato di ogni genere, una vera chicca per un intenditore di
fotografia. E molti shop, oltre la classica insegna, hanno nella facciata della
propria palazzina un gigantesco “oggetto” che ne fa capire la tipologia: ad
esempio, un enorme teschio, un aereo in verticale, un plastico con enormi jeans,
e così via (dalle foto si può capire di cosa sto parlando…). L’influenza
orientale è molto forte, considerato la continua frequenza di piccoli
ristorantini cinesi e indiani, presenti comunque in tutta Londra, ma qui a
Camden Town in maniera esagerata. L’atmosfera in sé era davvero suggestiva e
sembrava di essere in uno di quei film che ritraggono gli angoli più remoti
delle città, con i venditori ambulanti nascosti in viuzze buie e cupe che non
si sa dove vanno a finire, con quel forte grigiore dovuto al nero del fumo,
dell’inquinamento, della trascuratezza delle strade e abitazioni al limite
della decadenza e della sporcizia, con i pittoreschi grafiti colorati incisi nei
muri da gente strana vestita in modo trasandato.
Abbiamo passato la mattinata
a passeggiare per Camden Town e poi abbiamo preso il metro per andare a mangiare
in un Pret a Manger, dopodiché ci siamo diretti ad uno dei più grandi parchi
di Londra: il Regent’s Park. Questo è stato il
parco più bello che ho visto, sterminato nei suoi lunghissimi e rettilinei
sentieri circondati dai classici prati all’inglese, ma molto vario
all’interno soprattutto nella zona del Queen’s Mary
Circle, un angolo di paradiso con fontane, laghetti, giochi di
siepi e fiori curati nei minimi particolari, e anche un bel roseto che deve
essere uno splendore in primavera (purtroppo c’erano solo i gambi piantati a
gennaio). La visione più bella è stata in un isolotto raggiungibile con dei
ponti ad arco in legno, dove le uniche persone che abbiamo visto erano una
signora che dava da mangiare a decine di paperelle, una studentessa che leggeva
in assoluta tranquillità un libro tra gli uccellini e gli scoiattoli, e qualche
sportivo che sporadicamente passava di corsa mentre si allenava con un po’ di
jojjing. La città si era allontanata anni luce e non era più visibile un solo
segno di civiltà nemmeno all’orizzonte, il rumore del traffico e
l’inquinamento non esistevano più, lo stress da metropoli svanito e
l’affollamento delle persone dileguato… possibile che in una città di
milioni di persone soltanto un paio fossero in questo paradiso? Evidentemente sì,
anche questa è Londra!
Verso
l’uscita del parco c’è stata l’interessantissima sfilata dei cani.
Qui a Londra portare il cane a passeggio non è una necessità, è un culto, una
moda, un modo come un altro per distinguersi, vantarsi del proprio adorato
animale. E questo vuol dire che non si può avere un comunissimo cagnolino
qualunque, bisogna trovarne uno diverso dagli altri e, possibilmente, più bello
e vistoso! Queste ovviamente sono le mie considerazioni finali, ma sto
enfatizzando i fatti per venire a capo del fatto che i cani erano tutti uno più
bello dell’altro, di razza pura, curatissimi nella forma e nell’acconciatura
del pelo, sembravano pupazzetti usciti da un negozio di peluche. I padroni
camminavano fierissimi con questo loro più che bel “pupazzetto”, persino il
dog sitter che ne portava a spasso sette alla volta! (una scena
imperdibile dei parchi di Londra…)
Dopo
aver attraversato il parco siamo andati al Sir Jhon
Soanes Museum, una antica e particolarissima abitazione, diventata oggi
museo e ricca di oggetti collezionati dal signore a cui apparteneva e che ne dà
il nome, che è stato uno dei più grandi architetti nella storia di Londra e ha
progettato importanti strutture e musei. Nella sua casa con delle bellissime
rifiniture, si trova di tutto: da statue a dipinti a opere d’arte di vario
genere.
La
visita è durata un’oretta e poi, visto che erano ancora le 16:00, ci siamo
diretti di corsa nuovamente al Natural History Museum dove volevamo
assolutamente vedere la mostra fotografica allestita in quel periodo
intitolata “Wild photographer 2001”, ovvero
dei fotografi più bravi al mondo che hanno ripreso come soggetti animali nei
loro ambienti naturali più aspri e selvaggi. Con nostra sorpresa siamo entrati
anche gratis, poiché a Londra vige la regola che dopo le 16:30, in genere, non
si paga più il biglietto per i musei (ma non pensavamo valesse anche per le
mostre di questo genere). Inutile dire che la mostra era a dir poco eccezionale!
Le foto erano tantissime, una più bella dell’altra, con la descrizione a lato
della tecnica utilizzata, dell’obiettivo e della macchina fotografica usata
con i relativi parametri impostati (inutile dire che erano le macchine tra le più
belle e costose esistenti nel mercato). C’era anche il commento del fotografo
stesso autore della foto. I soggetti variavano dagli orsi polari, alle scimmie,
alle tigri, agli squali, ripresi un po’ ovunque nel mondo nel loro selvaggio
habitat naturale.
La
foto vincitrice era quella di uno squalo, con l’immagine di un sub illuminato
in controluce dall’effetto del sole in superficie, fantastica! Il mio
entusiasmo è stato tale che non ho potuto fare a meno di comprare,
all’uscita, il libro con le foto della mostra e la storia dei relativi
fotografi, autori di questi capolavori.
Usciti
dalla mostra, ci siamo improvvisamente accorti che il nostro viaggio a Londra
era finito, e non avevamo ancora comprato alcun regalo o souvenir da portare a
casa. Ci siamo diretti quindi verso l’imperdibile centro commerciale “Harrods”,
vera istituzione per lo shopping a Londra: un palazzo illuminatissimo e
lussuosissimo, con tanto di personale addetto ad aprire le porte per far entrare
i clienti, scale mobili modernissime e negozi di ogni genere. L’arredamento e
lo sfarzo che si distinguono appena si entra fanno subito notare che certamente
Harrods è un posto per lo shopping di lusso, di categoria decisamente
superiore. E i prezzi certamente lo confermavano, potendosi limitare la maggior
parte delle volte solamente a guardare senza mai comprare! Solo nella parte
degli alimentari si poteva fare un pensierino per le confezioni più svariate di
ogni singolo gusto dei centinaia di thé e dolcetti inglesi.
Non
avendo scialato da Harrods ci siamo dati allo shopping meno dispendioso,
dirigendoci nei negozietti di souvenir visti all’entrata del Trocadero, dove
ho comprato veramente bene una gran quantità di oggettini di ogni tipo: da un
salvadanaio a forma di cabina telefonica, alle calamite a forma di bus, al
classico soprammobile a forma di sfera con i monumenti tipici di Londra
all’interno e la neve (quando lo si rovescia), e immancabilmente qualche
confezione di scatola da thé dai diversi gusti. Adesso potevo dire di essere
stato a Londra….
Anche
la sera ci siamo dati alla pazza gioia, finendo in una pizzeria italiana dal
caratteristico nome “da Signor Marco”, dove abbiamo mangiato davvero
bene e c’era una festa di compleanno in corso, con tanto di musica dal vivo e
palloncini colorati. Abbiamo festeggiato nel migliore dei modi il nostro viaggio
con la nostra amica di Londra!
8°
GIORNO
Stavolta
il nostro viaggio era davvero finito,e la mattina abbiamo dovuto lasciare lo
squallido ostello (l’unica vera gioia del momento), per andare alla stazione e
prendere lo Stensted-Express per l’aeroporto, dove il volo Ryan Air per
Alghero ci aspettava.
E’
stata una settimana davvero intensa ma, superfluo dirlo, assolutamente
insufficiente per una metropoli come Londra, dove ci vorrebbero non meno di due
settimane per vedere bene le cose principali e almeno un po’ dei dintorni che
sicuramente meritano una visita come Hampton Court, i Kew Gardens e altro
ancora.
Sono andato via comunque davvero soddisfatto, nella convinzione di aver sostenuto un ritmo davvero forsennato nel visitare il più possibile di questa affascinante città. Magari un giorno, chissà, tornerò ad approfondire meglio le cose non viste
Ivan Sgualdini