La
Maratona di New York 2008
Racconto di viaggio
Protagonisti:
Fausto, Michelangelo, Roberto
Periodo del
viaggio: 29 Ottobre / 3 Novembre 2008
Spesa
totale: alta…..(più di 3.000 € a testa)
Questo
viaggio comincia molti anni fa……
circa
una decina, quando, comodamente seduto davanti alla TV, vidi una puntata di
Turisti per Caso, in cui Patrizio e Susy erano a New York per la famosissima
Maratona (che poi Patrizio corse effettivamente).
In
quel momento scattò qualcosa, e decisi che un giorno anche io avrei partecipato
a questo evento mondiale.
Da
allora molti anni sono passati, e molte volte ho rinviato la mia partecipazione,
vuoi per ragioni di lavoro, vuoi per mancanza di un amico “convinto” che si
tuffasse con me in quest’ avventura, vuoi perché anche io magari non mi
ritenevo in grado di raggiungere questo obiettivo (in effetti non ho proprio il
fisico ideale per un maratoneta……).
L’
anno scorso, però, è scattata la molla. Fine Novembre 2007: serata in birreria
con Fausto e Michelangelo. “Ragazzi, il tempo passa, abbiamo 37 anni e il
prossimo ne avremo 38, dobbiamo decidere: o si fa, o non la facciamo più”.
Deciso, si va alla Maratona di New York 2008 !!!
Un
paio di giorni e abbiamo la pre-iscrizione su Terramia (il più grosso tour
operator italiano per questo genere di manifestazioni). Partecipare alla
Maratona di New York è difficilissimo (numero chiuso di circa 40.000
partecipanti, richieste per più di 100.000…..), quindi non ci sono
alternative al pacchetto volo-pernottamento-iscrizione alla gara (anche se a me
piace di più viaggiare da solo, in libertà, ma in questo caso non c’ era
scelta).
Adesso
non resta che allenarsi per riuscire a completare i temutissimi 42,195 km (o,
visto che si parla di New York, 26,2 miglia). C’ è quasi un anno di tempo (la
Maratona è il 2 Novembre 2008), e noi non partiamo proprio da zero (abbiamo
sempre corricchiato un po’); ma un conto è correre 5-6 km o fare la garetta
di 10, un po’ diverso è affrontare la Maratona, la gara di corsa più lunga
dell’ atletica! In più, quella di New York è nota per essere una delle più
dure, in quanto il percorso è tutto sali-scendi, e su una distanza del genere
questo conta, eccome!
Vi
risparmio ovviamente i dettagli su un anno di allenamenti, sempre più lunghi
per abituare il fisico a sforzi molto prolungati; solo un numero: alla fine, per
essere sufficientemente preparato, ho accumulato circa 1500 km (praticamente mi
sono fatto tutta l’ Italia di corsa…..)
29
ottobre
La
partenza è fissata da Torino per il 29 ottobre; scalo a Roma, e via verso New
York!
Atterriamo
a Newark, il trasferimento in bus è compreso nel pacchetto; purtroppo il nostro
bus ha un guasto (o almeno così ci hanno fatto credere….) e quindi aspettiamo
parecchio il prossimo. Questo poi deve portare gente in diversi hotel di
Manhattan, e purtroppo il nostro è l’ ultimo della lista. Morale: da quando
ritiriamo le valigie in aeroporto a quando arriviamo in hotel sono passate 4 ore
!!! Quando vado a Bologna per lavoro in auto ci impiego meno……..Il viaggio
non comincia sotto i migliori auspici, devo dire…..
Ci
viene assegnata una camera al 26° piano (26, come le miglia della Maratona: è
un segno del destino!) di un hotel praticamente di fronte al Madison Square
Garden. Non male.
3
uomini in una camera di albergo: in un attimo c’ è un caos tremendo, ma poi
alla fine si trova sempre tutto….
Siamo
un po’ stanchi per il viaggio, usciamo a cena e poi a nanna.
In
questi giorni dovremo stare un po’ attenti all’ alimentazione, evitare le
schifezze americane dei fast food; in fondo siamo qui per correre la Maratona,
questi dettagli possono avere un peso, e noi non vogliamo rovinare un anno di
duro allenamento presentandoci al via con lo stomaco sottosopra.
30
ottobre
Per
me non è la prima volta a New York, ci sono stato l’ anno scorso per puro
turismo con i miei amori Carla, Andrea e Francesca, quindi la città l’ ho già
visitata (direi anche a fondo) e la conosco un po’. Ma ho una cara amica di
origini italiane che vive a N.Y. (si chiama Concetta, non poteva essere
americana “pura”….) e avere un “cicerone” del posto aiuta molto.
Praticamente condividerà con noi tutte le serate, l’ attesa della Maratona,
il trionfo finale…
Ci
svegliamo dopo aver dormito bene (strano per me che soffro molto il fuso orario)
e, dopo la classica colazione da Starbuck’s, si va subito all’ Expo Marathon
a ritirare il mitico pettorale. La prima impressione è di una organizzazione
“mostruosa” (confermata poi anche in seguito). Nonostante le decine di
migliaia di iscritti, in pochi minuti siamo in possesso del pettorale (il mio è
il 39828). Dopodiché ci dedichiamo agli acquisti nei vari stand (sono presenti
tutte le case sportive che producono materiale per running); e qui se ne vanno
come niente 200-300 $ (vuoi non comprare la maglietta, il giubbottino, i
pantaloncini, i guanti, ecc. ecc. tutti “griffati” Maratona di New York 2008
???).
Usciamo
e cominciamo a visitare i luoghi famosi di questa fantastica città. Qualche
viaggetto l’ ho fatto, di città famose ne ho viste, ma secondo me, anche se
altre sono magari più “belle”, magari più vivibili, magari più pulite,
New York ha un fascino che nessun’ altra città possiede. Almeno per me è così.
Ci
avviamo sulla Fifth Avenue, vedendo l’ Empire State Building, la Public
Library, la Cattedrale di San Patrizio, il Rockfeller Center con la famosa pista
di pattinaggio. Saliamo sul Top of the Rock per vedere la città dall’ alto.
E’ il secondo palazzo più alto di N.Y. dopo l’ Empire (ora che purtroppo
non ci sono più le torri gemelle), ma così si ha il vantaggio di vedere anche
l’ Empire stesso, insieme a tutti gli altri grattacieli di Manhattan. E’ uno
spettacolo mozzafiato.
E’
proprio vero che girare per questa città ti fa venire il torcicollo: sei sempre
con il naso all’ insù per vedere questi palazzi giganteschi, cui noi non
siamo abituati.
Si
va a cena con Concetta, e poi a nanna, stanchi per aver camminato tutto il
giorno.
31
ottobre (Halloween)
Sveglia
presto, alle 7.30 c’ è l’ allenamento al Central Park con il
mitico Orlando Pizzolato (2 volte vincitore della Maratona di N.Y.). In
realtà noi andiamo non tanto per l’ allenamento (ormai quel che è fatto è
fatto, e, anzi, meglio non “caricare” troppo 2 giorni prima del grande
appuntamento), quanto per le foto di rito del gruppo di Italiani, e per fare una
visita al parco. Incontriamo Pizzolato e Linus, altro “aficionado” della
Maratona di N.Y., e via. Corsetta veramente molto leggera, spesso intervallata
da stop per fare foto. Così, pian piano facciamo tutto il giro del reservoir
(il lago più grosso di Central Park, che è anche la riserva di acqua dolce di
New York), e poi, sempre con molta calma, facciamo i “turisti” nel parco.
E’ veramente meraviglioso, specialmente con i colori dell’ autunno; è
fantastico pensare ad una tale esplosione di natura, con tanto di scoiattoli e
altri animali, avendo sullo sfondo i grattacieli di Manhattan. Insomma, alla
fine circa un’ oretta di corsa, più del previsto, e si rientra in hotel.
Doccia, e si esce. Andiamo alla Grand Central Terminal, la stazione ferroviaria
di New York, che è anche un po’ opera d’ arte, veramente bella. In uno dei
moltissimi negozi sappiamo che c’ è uno dei più grandi miti del running
italiano, ce lo ha detto una signora ieri all’ Expo. Trovato il negozio,
eccolo: Gelindo Bordin !!!!! E’ proprio lui, il vincitore della Maratona
Olimpica di Seul nel 1988, una delle più grandi imprese dello sport italiano di
tutti i tempi. Siamo fortunati, non c’ è nessuno, e così ci intratteniamo
con il Mito per più di un’ ora. E’ veramente troppo simpatico, disponibile,
ci dà addirittura dei consigli per domenica (a noi che siamo alla prima
esperienza di maratona, dei veri corridori della mutua….). Insomma, un
Monumento dello sport che non se la tira per niente, anzi. Mi vengono in mente
certi calciatori da milioni di euri all’ anno che non sanno neanche mettere
insieme una frase di senso compiuto e che fanno finta di non vedere i poveri
tifosi che stravedono per loro… Ci regala una maglietta autografata a testa, e
ci saluta con un “in bocca al lupo”. Grande Gelindo, GRANDISSIMO !!!!!
Un
po’ di shopping da Abercrombie (pieno di italiani) dove sembra di essere in
discoteca, più che in un negozio di abbigliamento, visita a Concetta in ufficio
(all’ angolo di Central Park….mica male….). Nel tardo pomeriggio si va a
Wall street, vediamo la famosa statua del toro, e lì vicino c’ è Ground
Zero. E’ un enorme cantiere, non ha quell’ impatto emotivo che ci si
aspetterebbe; certo che immediatamente il pensiero va a quel maledetto 11
settembre, e allora ti senti salire l’ angoscia dentro, pensando a ciò che
doveva essere quel giorno il punto esatto in cui sono poggiati i tuoi piedi.
Abbiamo
un appuntamento con Concetta: Union Square, dove si tiene la famosa parata di
Halloween. In USA non c’ è carnevale, e Halloween è il carnevale americano.
Una marea di gente travestita nei modi più disparati (un po’ “dark”, in
tema con la serata, ma non solo: abbiamo visto Wonder Woman, Robin, api,
alberi….ecc ecc….). Cena in un ristorante italiano dove lavora la cugina di
Concetta; per la prima volta in USA mangio bene. Non “accettabile”, proprio
bene, come in un buon ristorante in Italia. Passeggiata, locale dove si
festeggia, e si va a nanna (alle 2.:….domani altra sveglia presto).
Oggi
c’ è la Friendship run, la corsetta di 5 km cui sono invitati a partecipare
gli stranieri che domani faranno la Maratona. Noi siamo un po’ cotti, abbiamo
di nuovo dormito poco, e i due giorni a zonzo per Manhattan si fanno sentire.
Andiamo alla partenza della Friendship run, vicino al Palazzo dell’ ONU, in
taxi; che vergogna per gente che domani correrà la Maratona…….E abbiamo già
deciso che la faremo tutta camminando (bisogna conservare le energie per
domani).
E’
bellissimo: gente da ogni parte del mondo, conciati nei modi più curiosi. I
numeri uno, però, sono i Giapponesi, specialmente un gruppo che si fa chiamare
“Sushi Rangers”: mitici ! Noi ci siamo attrezzati per portare alto il nome
della nostra terra: maglietta della Strapinerolo (la corsetta locale) e bandiera
del Piemonte (che ha riscosso notevole successo, devo dire). Ci avviamo
passeggiando, e Fausto ha modo di filmare l’ avvenimento. Piano piano
arriviamo al Central Park, dove si conclude la Friendship run: siamo gli ultimi,
dopo di noi c’ è solo più la macchina della polizia…..Va bè, l’
importante è “esserci” domani.
Ritorno
in hotel, e pomeriggio passato a oziare nel letto; ormai mancano poche ore, non
si può più scherzare, e dobbiamo veramente riposarci un po’. Nel tardo
pomeriggio prepariamo tutto il necessario per il giorno dopo, visto che dovremo
svegliarci prima dell’ alba: scarpe, pantaloncini, canottiera gara, dubbi
amletici su come vestirci, visto che le previsioni parlano di una giornata
fredda domani….Poi si va al pasta party, la cena a base di pasta (ma dai ???)
offerta ai maratoneti al Central Park. Arriviamo sul posto: coda mostruosa!!! A
occhio ci sarà da aspettare un paio d’ ore (anche se poi ci diranno che era
più veloce); insomma, decidiamo di trovarci un ristorante nell’ Upper West
side, e fare il pieno di carboidrati per i fatti nostri. Ristorantino carino, ma
cibo così così (Fausto sostiene di non aver mai mangiato della pasta coi
broccoli così cattiva….).
Si
va a nanna, sveglia puntata alle 4.30 per fare colazione, visto che il bus
partirà alle 5.15. Meno male che nella notte cambia l’ ora e si dormirà
un’ ora in più. Il gran giorno sta per arrivare.
2
novembre
Ci
siamo! In realtà Fausto ed io alle 3 siamo già svegli, la tensione gioca
brutti scherzi. Possiamo fare con tutta calma; speriamo di non pagarla durante
la Maratona…..Colazione con crostatine, marmellata, latte, ecc ecc, ci
vestiamo e puntuali siamo sul bus che ci porterà a Battery Park. C’ è molto
silenzio, forse per l’ ora, forse per la tensione. La città che non dorme mai
è ancora assonnata, ma in giro si vede movimento: oggi è una giornata
particolare, decine di migliaia di persone si stanno muovendo, tutte per
raggiungere lo stesso punto: Staten Island, il Ponte di Verrazzano. Arrivati a
Battery Park scendiamo dal bus per prendere il traghetto; bellissimo lo skyline
di Manhattan all’ alba visto dal mare. Transitiamo proprio davanti a Ellis
Island (dove all’ epoca dell’ immigrazione venivano radunate le persone che
giungevano a New York in nave, in cerca di fortuna) e all’ isoletta dove
maestosa si erge la Statua della Libertà. Un occhio a questo simbolo degli
States, ed ecco in lontananza il Ponte di Verrazzano: da quanti anni sognavo
questo momento! Scesi dal traghetto saliamo su uno dei bus pubblici messi a
disposizione per i maratoneti, e ci avviamo verso la zona di partenza. Un paio
di km su Staten Island (non mi ha fatto una grande impressione), ed è ora di
scendere, per avviarci verso la nostra zona. Quest’ anno per la prima volta la
partenza sarà scaglionata: prima “onda” alle 9.40, seconda alle 10, terza
(la nostra) alle 10.20. Le zone sono suddivise di conseguenza, noi siamo in
quella blu. Anche qui l’ organizzazione è assolutamente impeccabile.
Sfortunatamente le previsioni meteo si sono rivelate azzeccate, e fa molto
freddo. Noi siamo preparati, abbiamo tute pesanti e giubbotti vecchi che poi
butteremo, ma comunque stare fermi per più di 3 ore con 2-3 gradi e vento non
è il massimo. Così cerchiamo di ingannare il tempo vagando qua e là, bevendo
tè caldo e mangiando bagel, e soprattutto…..facendo molte visite ai bagni
chimici. Anche qui è la tensione che si fa sentire….Tutti ci tengono a
partecipare, ma è innegabile che tutti ci tengano a fare bene, ognuno con il
suo obiettivo. Il mio è chiaro, l’ ho dichiarato molto tempo fa: primo,
finirla sopravvivendo. Se sto sotto le 5 ore sono contento. Se sto intorno alle
4h45’ sono strafelice. Di meno…..non è realistico. Da questo si capisce
come io non sia un “atleta di alto livello”….Si vedrà, la Maratona è
lunghissima, per noi è la prima esperienza e quindi non abbiamo riferimenti:
sarà una scoperta dei limiti del nostro fisico, e chissà come reagirà.
Verso
le 9 consegniamo la borsa con ciò che vogliamo trovare all’ arrivo ai camion
dell’ UPS, divisi per numero di pettorale; speriamo in bene……Alle 9.10
partono le donne professioniste, alle 9.40 gli uomini professionisti e coloro
che sono accreditati di tempi notevoli. Ci affacciamo alle transenne per vedere
i primi podisti che si muovono, sentendo in lontananza le note di New York New
York cantata da Frank Sinatra.
Mi
sembra incredibile: sono circa 10 anni che sogno di partecipare alla Maratona di
New York, ed eccomi alla partenza, a pochi minuti dall’ inizio di un viaggio;
già, forse è più corretto chiamarlo viaggio, perché questo si rivelerà. Di
maratone ce ne sono tante nel mondo, ma questa è qualcosa in più, è una
tempesta di emozioni in mezzo a milioni di persone che per un giorno ti fanno
sentire un vero e proprio eroe: dal primo all’ ultimo.
Ore
10, parte la seconda onda. E poi tocca a noi entrare nei cancelli; ci
allineiamo, la linea di partenza è ancora lontana e non si vede. Ultima visita
al bagno chimico, e finalmente ci muoviamo. Camminiamo per un po’, l’
adrenalina è al massimo, buttiamo le tute e i giubbotti (verranno raccolti dai
volontari e dati in beneficenza: bello, no?), ormai siamo in tenuta gara. Una
curva, e ci appare il casello dove normalmente la auto pagano il pedaggio per
passare sul ponte; poco più in là ecco la partenza vera e propria. Non
resisto: mi sono portato il cellulare, chiamo Carla per far sapere che ci siamo,
che è ora! L’ organizzazione fornisce un servizio per cui, se ti registri, ad
ogni passaggio di “verifica” (in tutto sono una ventina), mandano
automaticamente una e-mail a chi vuoi tu con il tuo passaggio e il tempo; così
da casa potranno seguirmi praticamente in diretta.
Ormai
c’ è un’ euforia incredibile, tutti urlano, stiamo partendo !!!! Un
“cinque” e un “in bocca al lupo” a Fausto e Michelangelo, e parte il
cronometro.
Siamo
nella parte superiore del ponte, in lontananza si vede Manhattan, la nostra
meta. La strada è subito in salita, e ci sono persone che camminano fin dal
primo metro: sarà lunga…..Noi partiamo tranquilli (ce l’ ha detto Bordin….)
anche perché siamo freddi, e ci vuole un po’ per scaldarsi (sarebbe il
massimo del minimo strapparsi qui, dopo tanto allenamento….). Raggiungiamo la
sommità del ponte, dove soffia forte il vento e fa freddo. Discesa, e siamo a
Brooklyn. Qui l’ atmosfera è fantastica: 16-17 km di tifo continuo. Ai lati
della strada si vede tutta l’ umanità: ci sono tutti i colori di tutte le
razze, vecchi e bambini, signore attempate che ti urlano “vai Italia !!”,
complessini musicali improvvisati che suonano, poliziotti e i mitici vigili del
fuoco che applaudono….
Eccola
la Maratona di New York ! Ecco ciò che la contraddistingue dalle altre: una
partecipazione popolare senza eguali. Noi purtroppo siamo abituati, nelle
manifestazioni italiane, a quattro gatti che buttano un occhio 10 minuti, e a
decine di imbecilli di automobilisti che, fermi agli incroci, ti insultano perché
loro stanno andando a comprare il giornale in macchina, e tu, cretino di un
podista, fai perdere tempo. E poi vanno allo stadio, gli “sportivi”…..
Nei
lunghi mesi che hanno preceduto questo avvenimento, pensavo a come mi sarei
comportato durante la gara: occhio sul cronometro, concentrato sulla strada,
soffrendo km per km, il “muro” dei 30 km….Niente di tutto questo: per la
prima volta in vita mia mi sono divertito a correre, nel vero senso della
parola. E allora bando alle paure di non farcela; mi sono detto: ci sono e me la
voglio godere! E così ho fatto, così abbiamo fatto. Corsa al margine della
strada, a dare il cinque a decine di mani tese, con particolare piacere a quelle
dei bimbi, a urlare tutta la gioia di esserci, a incitare il pubblico…..E ogni
tanto ci guardavamo negli occhi, con i miei amici, e allora ci dicevamo,
ridendo: ” lo sai che lo pagheremo tutto questo, vero?”. E chi se ne
frega…..è troppo bello !
I
km passano, vediamo correre con noi i Blues brothers, i Ghostbusters, un tipo
con la maschera antigas (come farà??), una ragazza vestita da ape, una da
farfalla; è una festa, una grandissima festa. Noi procediamo col nostro passo,
cercando di non esagerare: ai punti di ristoro (frequentissimi) prendiamo da
bere (acqua o Gatorade), rallentando (al primo ho provato a bere correndo
normalmente, così metà del contenuto mi è finito in un occhio e l’ altra
rovesciata su un piede….). Sulla scalinata di una chiesa c’ è un coro
gospel che canta: avrei quasi voglia di fermarmi per sentirli (i gospel mi
piacciono da morire), ma oggi siamo qui per correre, e non si può, quindi
tiriamo dritto. Facciamo tutta la 4th Avenue di Brooklyn, e le sensazioni sono
ottime, non facciamo fatica. In mezzo a questa festa siamo arrivati alla mezza
Maratona: 2h17’, più o meno ciò che pensavamo. Ma si sa, la vera Maratona
comincia da qui in avanti, soprattutto a New York, dove la seconda parte è più
dura della prima. Noi stiamo bene, ma passiamo gente che è già schiantata: la
vedo buia per loro raggiungere il traguardo. Sappiamo che il primo punto
veramente ostico è al 25° km, il famigerato Queensboro Bridge, e si sta
avvicinando………Noi però abbiamo un appuntamento con Concetta subito prima
del ponte: è venuta a sostenerci, con tanto di bandiera tricolore. Siamo nel
Queens, e qui forse il tifo è un po’ meno caldo che a Brooklyn. Passiamo un
ragazzo italiano che è senza una gamba: sta facendo la Maratona con le
stampelle. Questo sì che è un eroe: dovrebbero dargliene 3 di medaglie, d’
oro ! E non è l’ unico….
Purtroppo
non riusciamo a vedere Concetta, e la sagoma del Queensboro
bridge è ormai davanti a noi. Si tratta del ponte che collega il Queens
a Manhattan. E’ una struttura di ferro, coperta, in salita, dove non c’ è
pubblico (non ci sarebbe spazio). Rallentiamo un poco il ritmo, ma mi rendo
conto che tante volte il diavolo non è così terribile come lo si dipinge;
sentiamo arrivare alle nostre spalle un’ ambulanza, qualcuno si è sentito
male. Siamo sulla sommità del ponte, ora c’ è la discesa, e, lo sappiamo,
l’ apoteosi ci aspetta. Discesa utile a rilassare un po’ i muscoli, curva
secca alla fine del ponte, e siamo sulla 1st Avenue. E questo è il Maracanà
della corsa: circa 6 km di strada tutta dritta che ci conduce al Bronx, con una
quantità di persone in delirio che non si può descrivere. E’ tutto un
saliscendi, e quando sei sulle sommità vedi di fronte a te un fiume in piena di
gente che sta correndo, tutti con lo stesso obiettivo: arrivare a Central Park e
terminare la Maratona di New York. Ci si chiederà: perché? Mah, probabilmente
per tanti motivi: per sfida con se stessi, o con l’ amico, per dire “io c’
ero”, per beneficenza…..40.000 persone che corrono insieme per 42 km in una
delle più grandi città del mondo hanno tutte un buon motivo, e ogni motivo è
sicuramente valido, altrimenti non ci metterebbero tutto questo impegno (che è
solo l’ ultimo anello di una catena lunga mesi di preparazione).
Prendo
una banana da un ragazzo del pubblico, e la divido con i miei amici, prendo
un’ arancia e faccio il pieno di vitamina C. Chiedo un cappellino ad una
ragazza del pubblico, e lei me lo regala immediatamente (lo voglio regalare, al
mio ritorno, a Daniele, che per un anno mi ha sempre incitato con entusiasmo).
Che spettacolo, che spettacolo !!!
Adesso
dovrebbe arrivare il “muro”, ma tutto sommato va abbastanza bene; Fausto,
anzi, accelera un po’ (alla fine arriverà 3 minuti prima di me e
Michelangelo).
Fine
della 1st Avenue, ponte metallico e siamo nel Bronx. Qui si vede la differenza
con Manhattan, non c’ è che dire: casermoni anonimi, grigiume generale. Ma
anche qui il pubblico, sebbene minore che “al Maracanà”, non ti fa mancare
il suo calore. Breve tragitto nel Bronx, altro ponte, e si torna a Manhattan per
l’ ultima parte. Attraversiamo Harlem, vediamo un parco, ma non ci facciamo
ingannare: sappiamo che non è ancora il Central Park, l’ abbiamo letto. Siamo
al 35-36esimo km, e io comincio ad aver male alle gambe, sono sull’ orlo dei
crampi. Ma ho una certezza granitica, non sono mai stato così certo in vita
mia: arriverò al traguardo della Maratona di New York, e ci arriverò correndo.
Imbocchiamo
la famosa 5th Avenue da nord, sulla parte che costeggia il Central Park a est.
Qui c’ è di nuovo un tifo clamoroso, ma io qui ci bado meno: adesso sì che
sono concentrato a conservare tutte le energie per correre! Solo ogni tanto
faccio segno al pubblico con il pollice all’ insù che tutto va bene, che
anch’ io tra poco sarò un finisher. Entriamo in Central Park, da qui al
trionfo mancano circa 4 km. Sono duri, è tutto saliscendi, e mi fanno male le
gambe. Michelangelo mi urla “2 fucking miles, only 2 fucking miles!!!”, ma
non ce n’ è bisogno, ho la certezza di arrivare.
40°
km: ormai da un po’ ragiono in termini di “giri di piazza d’ armi”. Si
tratta del viale alberato vicino casa, teatro di moltissimi allenamenti: da qui
alla fine sono 2 giri. Ne ho fatti svariate migliaia, ne mancano 2 ! Usciamo da
Central Park sulla 59esima Street (che costeggia il parco da sud), là davanti
c’ è il monumento di Columbus Circle, e sappiamo che, una volta lì, si
rientra nel parco e dopo 600-700 m c’ è l’ arrivo. Ormai è fatta, non mi
fermano neanche con un bazooka.
Eccoci,
26esimo miglio, vediamo il traguardo, delirio !!! Mini salitina, vedo Concetta
tra il pubblico (incredibile, con tutta la gente che c’ è), la saluto, mi
giro, mancano pochi metri, è fatta E’ FATTA!
Passiamo
sotto la Finish line con Michelangelo, dandoci il cinque. Il tripudio, urla di
gioia scatenate, una felicità immensa. Siamo maratoneti. Tempo:
4h36’16’’. Meglio del meglio che potessi immaginare, nonostante abbiamo
festeggiato con il pubblico per più di 30 km. Ma devo dire che è anche merito
del pubblico, che ci ha letteralmente spinti fino al traguardo.
Ed
ecco i volontari che si apprestano a consegnarci la tanto agognata medaglia: mi
inginocchio davanti ad una di loro, che, divertita, me la mette al collo. Quasi
non riesco a rialzarmi…..
Altri
volontari ci danno la coperta in alluminio per ripararci: sì, ripara dal vento,
ma dal freddo no….
Ci
incamminiamo in questa specie di collo di bottiglia che è la strada verso i
camion dell’ UPS e verso l’ uscita. Si vede gente a terra esausta, accudita
dai medici, e si cammina lentissimamente, tutti in coda. Ci appoggiamo alle
transenne, al settimo cielo; vedo una volontaria e anche a lei chiedo il
cappellino. E anche lei me lo regala.
Non
resisto, e chiamo Carla in Italia per urlarle la mia gioia; mi risponde
Francesca, sono tutti stracontenti per me. E’ un po’ come se l’ avessero
fatta anche loro, e li devo ringraziare, visto che mi hanno sopportato per un
anno, sentendomi praticamente parlare di un unico argomento.
Mi
viene molto freddo, comincio a tremare, non vedo l’ ora di trovare la mia
borsa. Ecco il camion; mi cambio e va subito meglio. Michelangelo invece ha
lasciato la sua in quella di Fausto, e Fausto l’ abbiamo perso. Ci eravamo
messi d’ accordo di trovarci in un punto ben preciso, se ci fossimo persi, ma
è andato in confusione e così non ci siamo trovati. Noi andiamo all’
appuntamento, lui sale sul bus e torna in hotel….In compenso troviamo
Concetta: grandi complimenti, qualche foto, e ci rintaniamo in un bar a prendere
un tè caldo. Torniamo anche noi in hotel, in metropolitana: bella impresa fare
le scale !!!!!
Doccia,
e siamo pronti per uscire a festeggiare. Ristorantino nel Greenwhich village,
piccolo ma carino. E finalmente posso mangiare tutte le “schifezze” che
voglio. Carne veramente ottima; Concetta prende il pollo piccante e ce lo fa
assaggiare: morte istantanea del palato…..immangiabile, veramente troppo
forte. Così finiamo la birra a disposizione del locale. Usciti, andiamo a Times
Square, nel locale di B.B. King. Musica dal vivo, bel concerto blues. Il gruppo
ci dedica una canzone, dopo aver visto che portiamo orgogliosi al collo la
medaglia (non siamo gli unici: tutti coloro che hanno fatto la Maratona girano
per New York con la medaglia e ricevono i complimenti di chiunque “Great
job”, “you made it !!”).
Salutiamo
Concetta (domani si torna….sigh…..) e andiamo a nanna, dopo una giornata
strepitosa.
3
novembre
Ci
svegliamo presto (ma non si dorme mai !!!!...) per andare al Central Park a
spendere gli ultimi soldi (vendono i gadgets a tiratura limitata, le magliette
con scritto “ce l’ ho fatta”, vuoi non comprarla? e poi una copia del N.Y.
Times, dove sono pubblicati i nomi dei finisher sotto le 5 ore). Michelangelo
resta a dormire, Fausto ed io ci avviamo. Fatti gli acquisti torniamo; colazione
al nostro Starbuck’s e purtroppo è ora di fare le valigie.
All’
ora di pranzo il bus ci porta a Newark. E’ facilissimo individuare chi ha
fatto la Maratona: camminiamo tutti con le gambe rigide, ma con un sorriso
grande così stampato sul viso.
E’
ora: ci imbarchiamo. Fortunatamente riesco a dormire per gran parte del viaggio.
Scalo a Roma, coincidenza per Torino, e siamo nuovamente a casa.
Sembra
passato un secolo da quando siamo partiti, tante sono state le emozioni, ma è
già tutto finito.
Negli
occhi, nella mente e nei cuori ci resteranno per sempre queste sensazioni
indimenticabili, quelle che solo la Maratona di New York ti può regalare.
Roberto
Proud
ING 2008 New York City Marathon Finisher
P.S.:
sabato scorso sapevamo che Bordin era a Torino per l’ inaugurazione di un
negozio sportivo, e abbiamo voluto salutarlo con la nostra medaglia al collo.
Non appena ci ha visti, ci ha riconosciuti, ci ha salutati e ci ha fatto grandi
complimenti. Cioè: i complimenti da un oro olimpico ! Grande Gelindo.
Roberto roberto.paulini@horiba.com