Come spiegare il mio amore per L'Avana
Racconto di viaggio
di Niki
La prima sensazione arrivando senza il pesante scafandro del turista, che tutto
addolcisce e tiene a debita distanza è la paura.
La paura di una città maestosa e misteriosa dove l'affollamento si divide tra
la staticità più immobile e l'affannoso rincorrersi.
La confusione di un idioma sconosciuto
La diffidenza che porta ad aver paura della gente che ti guarda fisso e ti
fotografa con gli occhi e a grande distanza già scopre la tua provenienza senza
arrivare a vedere i tuoi tratti somatici, solo attraverso il deambulare o la
postura.
Superato questo terribile primo impatto che quasi ti costringe a tornare nei
giardini recintati proprio a te dedicati, ti fai un pò avanti, ti fai un pò
audace.
Personalmente, per scoprire una nuova città preferisco partire dal basso, dai
locali più infimi, dai posti meno raccomandabili, dalle stradine più oscure.
E poi d'incanto, il ragazzo di colore dalle fattezze del lottatore greco e dalla
faccia segnata dal macete ti propone lo scambio del braccialetto di plastica del
medesimo colore chiedendoti il significato delle parole incise sul tuo, dal
tavolo di un uomo dal grande sigaro e dall'aspetto del boss malavitoso annoiato
arriva un bicchierino di rum, forse a premiare l'audacia dello straniero
arrivato fin lì.
Ed appena fuori un'altro ti avverte del tuo marsupio aperto e ti raccomanda di
starci attento.
(sono stato derubato anch'io perchè chi sopravvive rubando non ha nazione e non
guarda l'altrui nazionalità)
Ed ancora camminando un altro quasi ti salva dal precipitare in una classica
buca del marciapiede...
Fino ad arrivare ad aiutare una vecchina che ti chiede una mano per attraversare
una trafficatissima strada e dopo aver compreso con difficoltà la richiesta,
prenderla per mano e fermando le auto portarla sull'altro lato della strada
ricevendo il bacio più dolce del mondo.
Per finire a camminare finalmente sciolto in quel fiume umano, a dribblare buche
sui marciapiedi, a farti ustionare l'anima reggendo gli sguardi delle donne
anche anziane, a vivere l'angoscia e la speranza, l'insoddisfazione e la
sommessa ribellione, la noia e l'allegria, il caldo e le tempeste quasi fossi
anche tu un cittadino.
E ti trovi il tuo santo personale il tuo orixa, a cui offri le cose che ti
piacciono di più, qualche sigaretta una lattina di birra, e che spolveri la
mattina prima di uscire per strada.
E ti dicono che i tuoi nonni vivevano pressappoco così nel tuo pese, ma io lo
posso vedere solo qui, seduto su questa piazza, con alle spalle l'enorme statua
di ferro di Don Chisciotte e del suo fido Ronzinante, fumando Popular, e a
volte, offrendo Bucanero allo sconosciuto passante.
E
soprattutto ti accorgi che la parte più bella di te la lasci sempre lì,
dall'altra parte dell'enorme mare....