KENYA
Racconto
di viaggio 2006
"E tu cosa ne sai della povetà?"......."Pensi che la povertà sia non avere soldi?.....Il povero sei tu che non puoi disporre nemmeno del tuo tempo, che non hai il diritto di fare ciò che vuoi, che sei obbligato a seguire regole che non hai stabilito e non comprendi"
(Paolo Coelho. "Lo Zahir")
MOMBASA
Quando
si arriva all’aeroporto di Mombasa si rimane scioccati dalla confusione che
regna e dalla lentezza dell’organizzazione keniota, “pole –pole” (piano
piano in swahili), ti dicono e tu che vuoi fare in fretta perché hai solo una
settimana, capisci subito che sei entrato in un’altra dimensione, dove il
tempo viene misurato col sole e con la luna e la nostra scansione in ore e
minuti non esiste.
Karibu
sana (benvenuti) !!! Il kenya ci ha già dato il suo benvenuto!
Mi
accorgo che a parte noi “mozzarelle” appena arrivate, gli altri italiani
che sono all’aeroporto ad aspettare qualcuno ma che vivono lì (ce ne sono
molti), hanno un’aria diversa, più tranquilla e rilassata di noi bianchi
scesi dall’aereo che sembriamo una nidiata di pulcini senza la mamma.
Attraversiamo
la città col pullman e affrontiamo un viaggio di 150 km percorrendo una statale
tutta buchi, galline, biciclette, asini e capre in mezzo alla strada e, Aiuto!!
si guida alla destra e si tiene la sinistra; i colonizzatori Inglesi hanno
lasciato il segno!
Mombasa
è tutta un fermento di mercati, artigiani che lavorano il legno, il metallo,
aggiustano scarpe, fuori dalle loro baracche polverose sul ciglio della strada;
mentre passiamo tutti ci guardano e sorridendo ci salutano, anche i bimbi più
piccoli legati con un pareo alla schiena della mamma,
jambo,
jambo!!
Lungo
la strada villaggi di fango e paglia, dove la gente vive in un modo
totalmente diverso dal nostro, potrei dire arretrato, da selvaggi, non hanno
luce, acqua corrente, gas…......ma sarebbe solo il razzismo e la presunzione
errata di considerarmi superiore; in realtà sono felici, di una felicità pura,
fatta della natura e delle cose semplici, lo vedi negli occhi limpidi e allegri
dei bambini, nello sguardo fiero delle donne sempre indaffarate, nei ragazzi in
bicicletta carichi di secchi d'acqua che non ti guardano con invidia quando
passi; tutti ti salutano sempre e se ricambi il loro saluto si sentono fieri e
contenti, se gli regali qualcosa, anche solo una bottiglietta d'acqua,
l'accettano con un sorriso di gioia.
MALINDI
Malindi,
nonostante sia piena di italiani, non è una città come la intendiamo noi, è
una città africana, con pochi palazzi occidentali, pochi negozi, pochi locali,
trovi solo un quartiere, quello dell’Elefante, dove ci
sono alcune banche, un piccolo supermercato, due discoteche e alcuni
negozi di artigianato locale.
Per
la maggior parte è fatta di baracche e mercati all’aperto dove vendono di
tutto, frutta, vestiti, animali, stoviglie per la casa; l’unico quartiere un
po’ più organizzato è quello arabo, dove ci sono case in muratura, in stile
arabo, qualche negozio quasi normale e una moschea con altoparlanti che
diffondono la preghiera del muezzin alla ore stabilite.
Pochi
turisti in giro, per questo è una città autentica, i bianchi stanno chiusi nei
resorts dove vengono intimati dalle guide di non uscire da soli per la paura di
essere derubati o importunati da gente che vuole venderti qualcosa.
Ma
scopriremo che non è affatto vero, i kenioti sono pacifici e amichevoli, spesso
tentano di venderti qualcosa, ma non sono insistenti come i venditori ambulanti
delle nostre spiagge italiane.
Andiamo
verso la nostra destinazione, la via Casaurina, dove è anche situato il parco
marino di Malindi, l’ingresso per entrare e per fare snorkeling con le
maschere è di 5€, il nostro hotel, lo Stephanie Sea House, è uno dei pochi
ad essere costruiti sulla spiaggia del parco.
Questa
è una zona residenziale, ricca di ville, vegetazione e parchi ben curati, ci
sono anche due delle ville di Briatore e sulla spiaggia il suo yacht, quello
piccolo, che tiene lì tutto l’anno. Ma non pensate di essere a Porto Cervo!
qui è l’Africa! e gli asini e le capre gironzolano liberi anche sulla
Casaurina!!
La
spiaggia dello stephanie è bellissima, anche se la bassa marea la rende un
po’ brulla, aspettiamo fino alle quattro che arrivi un po’ d’acqua per
fare la nostra prima uscita in kite e veleggiamo fino al tramonto sotto gli
occhi sbalorditi dei pensionati (numerosissimi in questo periodo) ospiti
dell’hotel.
Porto di Malindi Parco Marino
Mercato di Malindi
Malindi
Masai
CHE
SHALE
Stamattina
mi butta giù dal letto alle nove Luca, non mi sono ancora ripresa dal viaggio
perché ho paura dell’aereo e se si viaggia di notte non dormo! Il nostro caro
amico conosciuto l’anno scorso in Brasile ora vive lì ed è istruttore di
kite a che shale, arriva organizzato con due jeep per noi dove carichiamo tutte
le tavole e il gruppo, siamo in otto, e partiamo per che shale, nostro spot
tanto sognato in questi giorni di italia invernale e buia!!
Il
viaggio è per metà lungo la strada e per metà sulla spiaggia: si arriva fino
a Mambrui e poi si gira per il Karibuni Village e di lì lungo la spiaggia
stando attenti a cercare i punti dove non si sprofonda. Luca ci dice che quando
c’è bassa marea al fiume che passiamo vengono a fare il bagno gli ippopotami.
I
bambini invece fanno il bagno nudi in mare e ci salutano allegri mentre
passiamo: jambo, jambo!! , alcuni pescatori stanno tirando le reti sulla
spiaggia e poi più nessun essere mano.
Arriviamo,
dopo qualche chilometro sulla spiaggia deserta, a che shale, un’oasi di palme
sulla spiaggia con un piccolo vilaggio non molto diverso da quelli delle tribù;
ad accoglierci il proprietario, Justin, dall’aspetto tutto occidentale, ma dal
carattere perfettamente africano: è ospitale, simpatico e gentile anche se
bianco e biondo come noi. In realtà abita lì da sempre ed è figlio di un
australiano o neozelandese venuto a Malindi tanti anni fa….Justin vive con
Marzia, la ragazza italiana responsabile di tutto ciò che c’è di creato a
che shale, ha anche un piccolo negozio a Malindi, all’Elefante, dove vende
oggetti d’arredo e gioielli bellissimi fatti di alluminio, pelle, conchiglie e
pietre.
Questo
posto è un paradiso dove tutto ciò che c’è di umano è perfettamente
integrato con la natura, bravi Justin e Marzia!
Alle
due esce il vento e ci lascia il tempo di ambientarci, inutile dire che stiamo
in acqua fino a che non fa buio e da queste parti non è tanto presto…..sono
le sei passate.
Per
il viaggio di ritorno Luca ci consiglia di passare all’interno e approfittiamo
di Antonio che ci fa da guida e che accompagniamo al Karibuni dove alloggia.
Lungo
la strada di sabbia attraversiamo dei villaggi dove le famiglie hanno acceso il
fuoco e stanno preparando la cena, le case in paglia e fango sono molto piccole
e basse, la gente vive sempre all’aperto e anche la sera si riuniscono fuori
davanti al fuoco; come sempre ci salutano allegri mentre passiamo.
WATAMU
Il
vento sale alle due per cui ogni mattina abbiamo tempo per esplorare un po’ i
dintorni, oggi si va a Watamu alla spiaggia di Mayungu. Chiediamo spiegazioni e
ci dicono di arrivare alla rotonda di malindi, prendere la strada per Mombasa e
passare il paesino di Gede, cosi facciamo e pur sbagliando strada e
avventurandoci all’interno, arriviamo a Watamu e chiediamo della spiaggia
libera, infatti arriviamo ad un crocevia dove ci sono decine di cartelli che
segnalano i resorts e la cosa ci inquieta un po’…….per fortuna tutti i
turisti stanno nei recinti degli hotel e così quando arriviamo a Mayungu la
spiaggia è tutta per noi, abbiamo anche un atollo privato, ma finchè non sale
la marea……
Mi
guardo intorno e mi dico – questa è la spiaggia più bella che abbia mai
visto in vita mia! - è un capolavoro di colori ed equilibrio scultoreo:
isolette, pozze d’acqua, sabbia bianca, palme…….è davvero incredibile.
Naturalmente
arrivano subito a venderci di tutto e noi donne ne approfittiamo per fare un
po’ di shopping e parlare un po’ e poi si canta tutti insieme la canzone in
swahili che qui tutti conoscono:
jambo,
jambo buana,
abarigani,
musuri sana…
All’una
si riparte per che shale, per non mancare il nostro appuntamento col vento.
Mercato a Gede
Mayungu
TSAVO
EST E TSAVO OVEST
Questi
sono i due parchi dove si va a fare il safari qui vicino a Malindi, più
all’interno c’è il Masai Mara, più famoso ma distante dala costa.
Organizzare il safari è una vera impresa e soprattutto una spesa!!! Nei
villaggi fanno pagare 150€ quello di un giorno e 250€ quello di due, ma
girando un po’ in paese si trovano alla metà, in realtà ti portano
semplicemente con una jeep o un furgoncino a vedere gli animali e poi si dorme
in tende attrezzate con tutti i confort o in resorts veri e propri nella savana,
insomma tutto molto inglese, da fare in sahariana e cappello da esploratore.
Beh
io sto qui a fare kite e a conoscere la gente del posto, preferisco!! Alcuni del
gruppo vanno e tornano con foto di leoni, zebre, struzzi, ippopotami, elefanti e
coccodrilli, tutti sono entusiasti, ma sono concordi sul fatto che è estenuante
passare la giornata su una jeep che viaggia su strade sterrate piene di buchi.
Tsavo Est
(foto di Ginevra Strambi)
E’
solo una settimana, ma è durata tantissimo, è stata così intensa di odori,
colori, cose nuove e persone che contiene il doppio di una settimana normale;
per questo motivo, credo, ho
la sensazione di essere qui da un pezzo. Mi sembra di essere tornata bambina e
di scoprire ogni giorno un mondo di nuove meraviglie mai viste e di segreti
tutti da scoprire.
Questa
è l’Africa, selvaggia e violenta in ogni sua forma di vita ma anche dolce e
poetica da commuoverti con una lacrima, il continente dal quale, si dice, abbia
avuto origine la vita!
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