JAMAICA
RELAX
?! NO PROBLEM
Racconto
di viaggio (14/04/2006 – 22/04/2006)
di Pamela e Marco
Nel periodo marzo-aprile di ogni anno, di solito ci
concediamo un viaggetto per evadere dalla routine quotidiana. La meta non ha
importanza, purche’ sia uno dei tanti paradisi tropicali che ancora non
abbiamo visitato, l’importante e’ che si riesca a strappare un prezzaccio
prenotando all’ultimissimo minuto come ormai e’ nostra abitudine.
A dir la verita’, una meta di preciso in mente l’avevamo,
ed erano le Mauritius, ma la Chickungunya frenava un po’ il nostro entusiasmo
a recarci da quelle parti.
Il nostro pensiero e’ cosi’ passato alla zona caraibica
ma qui la possibilita’ di scelta sulle mete ancora da visitare iniziava a
scarseggiare a meno che non si optasse x mete di élite tipo Isole Vergini o
Turk & Caicos ma a questo punto avremmo dovuto abbandonare l’idea del last
minute e dell’offerta con la O maiuscola.
La mia dolce meta’ aveva piacere di visitare la Jamaica, nonostante non sia tra le mete piu’ economiche dei Caraibi, e visto che a me le sfide piacciono mi sono subito messa alla ricerca di un buon last minute x questa destinazione.
Non eravamo molto ottimisti essendo che tra una cosa e
l’altra eravamo giunti ad aprile, e con Pasqua e i ponti di mezzo era
difficile trovare un prezzo allettante.
Abbiamo inizialmente trovato una tariffa abbastanza buona x
la partenza del 9 aprile, ma l’orario del volo ci impediva di andare a votare,
e, siccome noi lo ritenevamo importante, abbiamo rinunciato consapevoli che
forse ci sarebbe saltata la vacanza, ma con un pizzico di speranza che
l’offerta uscisse nuovamente.
Per tutta la settimana successiva alle elezioni non e’ uscito nulla di interessante e, sebbene mio marito nutrisse ancora delle speranze, io in realtà avevo quasi gia’ buttato l’ancora ma … giovedi’ 13 aprile mi e’ capitata x le mani un’offerta per il Merril’s Beach Resort con uno sconto del 52% e non potevo di certo farmela scappare.
Naturalmente la partenza era per la mattina successiva,
cosi’ e’ iniziata una corsa contro il tempo x effettuare le prenotazioni e
il pagamento ma siamo riusciti a fare tutto e il 14 aprile alle 8:30 eravamo
gia’ in volo.
Il viaggio di andata non e’ stato dei migliori. Le 13 ore
non sono passate cosi’ velocemente come pensavamo e l’assistenza Livingston
non e’ stata il massimo paragonandola ad altri voli effettuati con loro.
Fatto sta che arriviamo abbastanza stanchini all’aeroporto
di Montego Bay ma appena scesi lo spirito vacanziero ci ha restituito le forze.
Il nostro pulmino in un’oretta ci ha accompagnati al nostro
hotel, il Merril’s III, ed essendo arrivati tra i primi abbiamo sbrigato
abbastanza in fretta le operazioni di check in.
Ci hanno assegnato una camera molto vicina al mare e sebbene
fosse decisamente semplice e spartana aveva cio’ di cui avevamo bisogno: un
bel lettone e un bel bagno pulito !
(Per coloro i quali fossero interessati, nelle camere
standard non c’e’ il phon ma e’ possibile richiederlo gratuitamente alla
reception assieme a degli adattatori per la corrente. La cassetta di sicurezza
inoltre e’ a pagamento ma vi consiglio di prenderla visto che la spesa non
e’ esagerata.)
Piazzate le nostre cose in camera, e indossati abiti un po’
piu’ consoni al clima, abbiamo fatto due passi fuori dall’hotel per
familiarizzare col posto e poi una lunga passeggiata in spiaggia fino al
tramonto.
Inutile dire che dopo cena siamo caduti stecchiti dal sonno.
La mattina seguente ci siamo svegliati presto e si puo’
dire che sia iniziata la nostra vera e propria settimana di relax.
Visto che durante il nostro ultimo viaggio eravamo stati un
bel po’ in giro, per questo invece le nostre priorita’ vedevano sole e mare
al primo posto.
Ci siamo quindi dedicati all’ozio completo per giorni,
bruciacchiandoci al sole che talvolta era quasi irresistibile tanto da
obbligarmi a rimanere in camera durante le ore piu’ calde (cosa molto rara per
me che di solito rimango a crogiolarmi anche quando il sole e’ a picco).
L’acqua del mare, piatta come una tavola da surf, era calda
al punto giusto da permettere un minimo di refrigerio ma allo stesso tempo di
quel tepore ideale per stare ammollo ore e ore.
Difatti, e’ qui che abbiamo trascorso la maggior parte del
nostro tempo, con un succo tropicale in mano e il sedere a bagno. E i pesciolini
che ogni tanto venivano a mordicchiarmi i piedi costringendomi a muovermi da
quella posizione di stravaccamento totale.
Alternavamo questi momenti di frescura ad attimi di fornace
pura.
Il sole picchiava di brutto e il corpo ci metteva pochissimo
ad asciugarsi con la conseguenza che, dopo qualche minuto, eravamo gia’ in
piedi x dirigerci al bar ad ingurgitare qualcosa di fresco (l’All Inclusive
e’ una grande invenzione !!) x essere di nuovo pronti ad affrontare il caldo
sole Jamaicano finche’ non si tornava di nuovo in acqua a fare il bagno.
Essi’, devo dire che e’ stata una faticaccia.
A questo punto vi chiederete:”Ma siete andati fino in
Jamaica solamente x andare a fare la “puccetta” nell’acqua ?!!?” Beh, la
risposta e’: “SI !”
Naturalmente scherzo, anche se un pizzico di verita’
c’e’. Diciamo che non siamo andati dall’altra parte del mondo solo per
questo ma comunque ci e’ piaciuto tanto.
In realtà,’ avremmo voluto vedere molte cose, ma la nostra
permanenza ridotta (una settimana) ci ha imposto di scegliere soltanto alcune
delle possibili escursioni che si possono fare (chi ha a disposizione due
settimane sono sicura che apprezzera’ la Jamaica molto meglio di noi).
Ci sarebbe piaciuto andare a vedere le cascate di Ocho Rios e
la tomba di Bob ma il viaggio era troppo lungo e stancante (3 ore ad andare e
altrettante a tornare).
Per non parlare poi di Port Antonio di cui abbiamo sentito
parlare cosi’ bene …
Invece ci siamo limitati ad andare alle Mayfield Falls.
Abbiamo cercato di rintracciare Everald (da molti consigliato
su internet) x farci accompagnare, ma lui era impegnato cosi’ ci ha indicato
come guida affidabile un suo amico, tale Chini Eye (x i suoi occhi a mandorla
!), che si e’ rivelato un ragazzo davvero gentile e disponibile (x chi volesse
posso fornire il numero di telefono).
Abbiamo organizzato il tutto con una coppia di Milano (Ray ed
Ele) e assieme siamo partiti alla scoperta di queste cascate.
Il viaggio in macchina di x se’ e’ stato gia’
un’avventura, visto come guidano e le strade dissestate, ma alla fine siamo
arrivati.
Ricordo ancora ora come fosse ieri la mia sorpresa quando la
guida rasta ci ha consigliato di spogliarci e di immagazzinare tutte le nostre
cose negli armadietti a disposizione.
Primo: la faccia del tizio mi sembrava un po’ troppo
furbetta (la reputazione dei jamaicani non e’ delle migliori).
Secondo: mi vedevo gia’ li’ ad imprecare al nostro
ritorno quando avrei trovato l’armadietto bello vuoto e con un biglietto con
scritto “Thank you”
Terzo: non mi era ben chiaro il xche’ dovessimo indossare
solamente il costume da bagno e nient altro.
Da come l’escursione era stata descritta in hotel
dall’assistente Kuoni, pensavo si trattasse di una risalita del fiume
tranquilla, con un piccolo sentiero che affiancava l’acqua e talvolta
dovendoci camminare dentro, ma x questo avrei potuto tenere sicuramente la
maglietta mentre il nostro caro Rasta insisteva che era il caso di toglierla e
che non dovevamo assolutamente avere niente in tasca.
Ho iniziato allora a fantasticare un giro in zattera,
credendo di aver confuso le escursioni, e che quindi essendo sull’acqua avrei
potuto bagnarmi e x questo motivo loro giustamente si preoccupavano che fossi
con l’abbigliamenteo adatto … comunque sia, seguiamo i consigli e partiamo
con la nostra guida Robin (grande fumatore !!).
Superato il ponte di bambu’ ho finalmente scoperto cosa ci
aspettava.
Ero la prima della fila e Robin mi ha gentilmente indicato la
via da percorrere. Fin qui tutto bene, peccato che … fosse dentro l’acqua e
… con l’acqua ad altezza pancia e … per acqua intendo dire un cubetto di
ghiaccio !!!
Ci ho messo un po’ a svegliarmi difatti credo abbia detto
di muovermi almeno due o tre volte prima che riuscissi ad alzare un piede e ad
immergerlo in quel gelido fiume.
Fatto sta che inizia una specie di canyoning di 1 ora e passa
prima di arrivare a queste famigerate cascate che ci hanno decantato come
curative per le punture di insetti e le scottature da sole, e x quest’ultimo
motivo ne abbiamo subito approfittato.
Ci siamo fatti massaggiare dall’acqua mentre Robin
divertito si sbizzarriva a scattarci fotografie tra … una canna e l’altra !
Il tempo e’ trascorso molto velocemente e siccome avevamo
in mente sul ritorno di fermarci al Rick’s Cafe abbiamo deciso di tornare via
“terra” passando x il sentiero che si snoda in mezzo alla giungla jamaicana.
Contro ogni aspettativa, al nostro ritorno abbiamo trovato
gli armadietti pieni e senza alcun oggetto mancante.
Siamo quindi saliti nuovamente sul bolide di Chine Eye ma,
ahime’, non in tempo x arrivare al Ricks all’ora del tramonto.
Abbiamo quindi rimandato quest’esperienza alla sera
seguente, potendo cosi’ ammirare anche le abilita’ dei tuffatori che per
niente intimoriti si lanciavano da altezze di 25 metri, il tutto naturalmente
corredato da musica Reggae, Red Stripe (la birra locale) e un infuocato
tramonto.
Con gli ultimi bagni e tanto di scottatura finale per dare il colpo di grazia alla tintarella (provocando l’invidia di chi le vacanze pasquali le ha trascorse a casa) i giorni di vacanza si sono esauriti ed e’ giunto il momento di abbandonare questo splendido posto che sicuramente ci ricorderemo con molto piacere.
Pamela & Marco
P.S.Un’altra esperienza che ci e’ piaciuta molto e che mi
sono dimenticata di raccontarvi e’ stata la messa di Pasqua rigorosamente
gospel. Se una domenica capitate da quelle parti … vi consiglio di farci un
salto xche’ ha il suo fascino.