India
STORIA
DI UN VIAGGIO TRA IL POPOLO INDIANO.
Diario di viaggio 2005
CALCUTTA-
VARANASI- NEW DELHI- JAIPUR- JAISALMER- UDAIPUR- PUSHKAR- SHIMLA- MC LEOD GANJ
“Cultura è virtù,
verità è sapienza”
31
LUGLIO 2004: DESTINAZIONE INDIA
Tutto comincia nel 2002
quando, tornando dal nostro primo viaggio da un isola incantevole come Bali,
abbiamo conosciuto sull’aereo due viaggiatori che ci parlano della loro
esperienza del mondo….ci raccontano dell’India…ci dicono che è il posto
che più li ha colpiti, che più li è rimasto nel cuore e nella memoria, ma ci
avvertono che per andare in India “ci vuole stomaco”. Così decidiamo di
aspettare; di fare prima un viaggio “tranquillo”, nel 2001, in Messico,
Guatemala e Belize e di preparare con calma il nostro viaggio in India.
Dall’estate del 2002
all’estate del 2004 ho letto tantissimo sull’India, dalla storia alla
religione, dai racconti di viaggio alle testimonianze di volontariato. Leggendo
non avevo trovato nulla che davvero mi aveva colpito…..non sentivo che avrei
trovato bellezze artistiche imponenti; a volte non capivo perché per tantissimi
viaggiatori il viaggio in India è così speciale….perchè, per molti, tornare
in India è obbligo, necessità e virtù…
Ho letto una
testimonianza di una ragazza che era andata in India a fare volontariato dalle
missionarie della carità a Calcutta. La conosco e me ne parla con un tale
entusiasmo che decido che questo viaggio doveva essere un viaggio per capire, un
viaggio diverso.
Infine prima di partire
ho letto “La città della gioa”. In cuor mio spero che quella raccontata nel
libro sia una città che non esiste…in cuor mio mi chiedo se sono pronta a
vedere…
Partiamo il 31 luglio:
destinazione CALCUTTA.
Arriviamo a Calcutta
alle 8.00 del 1 AGOSTO (domenica mattina).
Un caldo torrido, un
umidità al 90% ci levano il fiato; nella strada che separa l’aeroporto al
nostro hotel in Sudder Street, Paolo dice: “qui non ci si può stare più di
due giorni”…Il traffico è rovente; sulle strade si intrecciano, in modo del
tutto incomprensibile, mucche, tori, bufali, maiali, cani, topi, risciò walla,
ciclorisciò, motorisciò, auto, camion, motorini e autobus.
Arriviamo in Sudder
Street al nostro hotel, ci facciamo una doccia e andiamo a mangiare. Ci rendiamo
immediatamente conto che è pieno di volontari di ogni parte del mondo:
italiani, spagnoli, giapponesi. Parlo con due ragazzi italiani con cui mi
accordo subito per iniziare il mio volontariato alle case di Madre Teresa il
giorno dopo.
Il pomeriggio decidiamo
di andare a vedere la Casa Madre.
All’andata prendiamo
un taxi mentre, per il ritorno, decidiamo di farci una “passeggiata”. Appena
arriviamo alla casa madre arriva una ragazza su un risciò che trasporta una
donna indù in condizioni critiche, la suora li manda direttamente a Kalighat:
la casa dei morenti. La scena ci gela il cuore. Non ci diciamo niente.
La casa di Madre Teresa
è una cosa meravigliosa; ci sono suore che dispensano sorrisi a chiunque e
ragazzi volontari da tutto il mondo. Sono emozionata.
Dopo un’ oretta
riprendiamo la via del ritorno, al tramonto.
Calcutta a quest’ora
è stanca, è sfinita dal caldo….sulle strade si addormenta di tutto; si
addormentano non so quante persone, così senza niente…senza un letto, senza
un tetto, senza un riparo. Per terra, come
i cani. I più fortunati dormono sul risciò: quel risciò che, a volte, gli
porta da mangiare ma che li farà vivere molto poco; quel risciò che loro
benedicono ogni giorno e che io maledico ogni giorno perché annulla la dignità
umana.
Questa è l’unica città
dell’India dove ci sono ancora gli uomini risciò.
Portano quel carretto
con la forza della voglia di vivere ad ogni costo.
Non sorridono: sono seri
e fieri.
Non parlano; corrono su
e giù per le vie di Calcutta: corrono a piedi nudi su un un asfalto rovente.
La sera mangiamo e
andiamo a dormire; dobbiamo smaltire il fuso orario e io la mattina dopo ho la
sveglia alle 5 per andare alla casa madre.
2
AGOSTO 2004: CALCUTTA
Mi alzo alle 5 e mi
incontro con due ragazzi per andare alla Casa Madre.
Percorriamo la strada a
piedi e osservo Calcutta quando si sveglia: la gente che si alza dal
marciapiede, procede a passo lento ancora assonnata verso le fogne e fa una
vigorosa doccia, poi passa alle latrine, che di umano non hanno niente, ed
infine si lava i denti sempre con la stessa acqua e con un miserabile bastoncino di legno.
I bambini giocano con
qualsiasi cosa; questa gente è serena…i bambini ridono e scherzano.
Lo scenario è per me
surreale.
Un gruppetto di persone
prende d’assalto il camion dei rifiuti e rovista per trovare qualcosa; riempie
il carretto di una serie di rifiuti, evidentemente riutilizzabili, e si avvicina
alle sue baracche.
Purtroppo per vedere gli
slums non c’è bisogno di andare alla città della gioia; purtroppo qui gli
slums appaiono quando meno te l’aspetti.
Io guardo tutto.
Sono arrabbiata con il
mondo intero che permette lo scempio della dignità umana.
Ben presto mi renderò
conto che invece devo solo imparare
da questa gente che non ha niente, che la dignità è nell’animo di chi può
donare solo un sorriso e lo dona, di chi soffre ma sopporta la sua croce, di chi
non si lamenta, di chi non litiga e non si arrabbia mai ma accetta con serenità
un destino infame, di chi conosce la carità e la misericordia e divide anche
quel miserabile poco che ha.
La mattinata la passo
dalle suore a pulire e sistemare la casa madre perché c’è uno sciopero. Io
mi sento a casa qui. Il mio cuore è in pace. Sto bene.
Nel pomeriggio faccio un
giro con Paolo al Millennium Park dove vedo sfilare famiglie benestanti con i
loro figlioli e quasi mi consolo. Penso che forse il quartiere del mio Hotel è
un’eccezione. Vedo Scorrere l’Hooghly e guardo estasiata quel capolavoro di
architettura che è l’ Howrah Bridge, il ponte che separa la stazione dei
treni di Calcutta dal resto della città. Esco dal parco e mi ritrovo in un
immenso slums che si propaga lungo le rive dell’Hoogly. Niente è cambiato.
Altra zona stesse scene. Fuori dal parco tante persone con ogni tipo di
deformazione che chiedono da mangiare.
Torniamo verso il nostro
Hotel e conosciamo un bimbetto della strada, con un sorriso fantastico. Si
chiama Samsa; gli regalo le bolle di sapone che ho portato dall’Italia: io non
ho mai visto una persona tanto contenta di un regalo. In meno di un minuto
finisco di distribuire le mie bolle di sapone alle mamme dei bambini, ai
bambini: sono circondata!
Sono solo bolle di
sapone….
In Italia non ci gioca
più nessuno ormai.
3
AGOSTO 2004: CALCUTTA
Vado alla casa madre e
faccio volontariato presso la casa di bambini abbandonati e con Handicap di
Shishu Bavan. Appena entro mi ritrovo sommersa di bambini che non vogliono altro
che essere coccolati. La mia attenzione si posa sui bambini con handicap. Sono
immobili nei loro lettini, rigidissimi, in posizioni incredibili. Le suore
dicono che è l’ora della pappa: a me viene affidata Sonia. E’ epilettica e
io non so come fare. Quando gli prendono gli attacchi mi spavento da morire; la
suora mi tranquillizza e dice di non preoccupami che non succede niente.
Do da mangiare a Sonia,
le massaggio le gambine e le braccine rigide, sto con gli altri bambini,
sistemiamo i lettini. Qui c’è tanto da fare. Alle 12 sono sfinita. Torno in
Hotel. Il pomeriggio faccio un altro giro per la città, la gente è tanto
gentile, si sta bene qui. Io mi sento a casa. Domani notte partiremo per
Varanasi. Il mio cuore è in lacrime. Non me ne voglio andare.
4
AGOSTO 2004: CALCUTTA
Alle 6 sono alla Casa
Madre. Messa, colazione con i volontari e poi ognuno va nella casa dove ha
deciso di prestare servizio. Io ritorno a Shishu Bavan. Oggi c’è una nuova
bambina. Avrà sei, forse sette anni. La mamma è morta e lei non ha nessuno.
E’ magrissima. Nessuno sa da quant’è che non mangia. Viene il dottore a
visitarla. Ci vorrà cibo, acqua e l’amore di Dio per rimetterla in sesto.
Alle 12, il mio servizio
è finito. Saluto le suorine perché stanotte parto, ho le lacrime agli occhi.
Giuro che ci torno. Giuro che torno qui presto presto.
Mi danno la madonnina
del volontario e mi dispensano sorrisi che porterò per sempre con me.
Il pomeriggio andiamo
abbastanza presto verso Howrah station. Superiamo il ponte e sulla sinistra si
presenta uno scenario fatto di slums, uno sopra l’altro, fino alle rive del
fiume. Nella stazione ci sono una quantità di gente non descrivibile. Io non ne
ho mai vista tanta tutta insieme.
Parto chiedendomi se
Calcutta è un’eccezione in India….ben presto mi renderò conto che Calcutta
è l’immagine, stupenda e disincantata, di tutta l’India.
RIFLESSIONI
DAGLI APPUNTI DI VIAGGIO
Kolkata, che roba
Kolkata.
Ne avevo lette tante su
Calcutta ma mai si può immaginare. Calcutta è tutto ed è tutto insieme,
povertà e ricchezza, disperati e benestanti, gente che dorme per strada perché
la strada è la loro casa, gente che vive così: di niente e per niente.
E’ tutto così qui,
ogni cosa vale tanto, un sorriso però vale più di ogni altra cosa. Gli slums e
i palazzi regali: storia di un infinito contrasto. Qui la gente muore e nasce per strada. Qui nessuno
s’accorge, tutto è silenzio in mezzo a tanto rumore….
Che traffico Calcutta;
c’è di tutto per le strade; e ci sono tante persone, non sai quante.
Tantissimi bambini.
Calcutta è tutta
l’India insieme, Calcutta resta nel cuore per sempre.
La casa madre…che cosa
fantastica: una speranza in un mare di miseria. Le missionarie della carità,
una gioia del cuore. Il volontariato alle case di Madre Teresa vale tutte le ore
di viaggio; quattro giorni sono troppo pochi.
Qui lascio un pezzetto
del mio cuore: lo lascio a Samsa, il bimbo di strada che con i suoi sorrisi mi
ha riempito il cuore, lo lascio alla gente di questa città che mi ha insegnato
tanto, lo lascio ai risciò, i cui sguardi sono marchiati a fuoco dentro di me,
lo lascio a Sonia, in custodia per quando tornerò a trovarla, lo lascio alla
casa Madre e a tutti i volontari che ho conosciuto, perché sono l’orgoglio
dell’umanità e per fortuna che ci sono e che sono così…senza parole.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Hotel Astoria-
1200 Rs a notte (la doppia), camere pulite e grandi.
Spostamenti: Taxi
ufficiali (prezzi onesti) e treno 2AC per il viaggio KOLKATA- VARANASI
(prenotazione nell’unico centro ufficiale a Farlie Plaza)
Dove mangiare: Blu Sky e
Zurich’s in Sudder Street sono
ottimi a prezzi economici.
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AGOSTO 2004: VARANASI
Siamo arrivati a
Varanasi con il treno, da Kolkata. Il viaggio in treno è stato tranquillo ma mi
hanno rubato un bagaglio a mano che avevo incatenato: come segnala la nostra
guida succede a un viaggiatore su due. Alla stazione ci assaltano tantissimi
procacciatori; noi aspettiamo il taxi del nostro Lodge che ci viene a prendere.
Il mio consiglio è di prenotare almeno la prima notte a Varanasi e di
richiedere il servizio di pick up. Può essere un’impresa farsi portare
all’hotel che si è scelto da un tuc tuc. L’alternativa è di utilizzare i
ciclò risciò che sono persone oneste. Considerate però che a volte non
capiscono una parola di inglese. Basterà fermare un indiano ben vestito e
chiedergli di tradurre per voi.
Il nostro Hotel è
proprio carino, al centro di Varanasi a due passi dai Ghat, immerso in questi
vicoletti pieni di bazar.
Mangiamo in Hotel: è
economico e si respira un’aria familiare. Le persone che gestiscono questo
posto sono disponibilissime. La prenotazione è effettuabile via internet.
Il pomeriggio andiamo a
fare una passeggiata sui ghat. A parte i procacciatori, il posto è
spettacolare. Il Gange è immenso.
Sul Gange nasce e muore
la vita.
Nel Gange si lavano le
mucche e i tori, si lavano i panni, si lavano le persone perché il fiume è
sacro.
Sul Gange vengono sparse
le ceneri dei defunti. Alle acque del Gange vengono affidati i corpi dei sadu.
Abbiamo assistito alla
cerimonia della cremazione da lontano perché è una cerimonia riservata alla
famiglia del defunto. Fate attenzione a chi vi invita ad avvicinarvi per vedere
meglio la cremazione e fare le foto. Vi chiederanno alla fine non pochi soldi.
6
AGOSTO 2004: VARANASI
Abbiamo deciso di andare
a Sarnath, una città santa a 10 KM da Varanasi. La città è molto piccola e
assolutamente tranquilla. Ci voleva un po’ di pace dopo il traffico impazzito
di Varanasi. Il parco dove c’è il tempio del Buddha d’oro è carino ed è
piacevole passare una mezza giornata in totale relax.
La sera partiamo per New
Delhi. Questa volta viaggiamo in 1AC. E’ molto più confortevole.
RIFLESSIONI
DAGLI APPUNTI DI VIAGGIO
Sicuramente Varanasi
offre uno spettacolo unico al mondo che è fatto di immensi ghat che si lanciano
su un fiume imponente come il Gange.
Le cerimonie e i riti a
cui è possibile assistere sono molto interessanti per capire la cultura indù.
Il turismo tuttavia ha
fatto si che la gente abbia perso un po’ della genuinità propria del popolo
indiano. Bisogna fare attenzione soprattutto fra i ghat.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Yogi Lodge
,120 Rs la camera doppia, senza bagno. Posto pulito e accogliente. I bagni in
comune sono puliti.
Dove mangiare: Yogi
Lodge.
Trasporti: tuc tuc o
ciclò risciò. Per andare a Delhi avevamo prenotato il treno a KOLKATA. A
Varanasi potete prenotare alla stazione. Sempre alla stazione c’è
l’ufficio del turismo con personale preparato e disponibile.
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AGOSTO 2004: NEW DELHI
Alloggiamo in Main Bazar
a due passi dalla stazione. E’ la via dei negozi, dei ristorantini e degli
Hotel. E’ un buon punto per girare la città. La stazione è a un passo,
Connaught Place è a solo 10 minuti a piedi e, con un ciclo risciò e 40 RS, si
arriva al Red Fort e alla Moschea di Jama Masjid.
La mattina giriamo per
il Main Bazar e andiamo alla stazione a prenotare il treno per Shimla, cittadina
stile inglese sulla catena himalayana.
Ricordiamo di rivolgersi
solo ad agenzie ufficiali. L’unico ente che può stampare il biglietto del
treno è il Foreign Office alla Stazione di New Delhi.
Facciamo anche una
passeggiata per Connaught Place, la zona della Delhi “bene”. Qui in effetti
ci sono negozi di un certo livello, molto “occidentali”…all’angolo delle
strade la gente muore di fame….sono buttati lì così tra tanta gente ben
vestita; il caldo li sfinisce talmente che non hanno neanche la forza di
chiedere l’elemosina.
Il pomeriggio andiamo e
vedere il Red Fort e passiamo da OLD DELHI che pullula di gente.
Il Red Fort è
imponente. E’ piacevole girarlo tra le sue infinite guglie.
La sera facciamo un
giretto per Main Bazar e andiamo a letto distrutti. La mattina alle 6 partirà
il nostro treno diretto a Shimla.
RIFLESSIONI
DAGLI APPUNTI DI VIAGGIO
Delhi è la capitale
della miseria. Qui la situazione è molto peggiore che a Calcutta. E mi sembra
incredibile. La gente è molto più abituata al turista e cercare di districarsi
fra i miliardi di procacciatori di qualsiasi cosa può diventare un’impresa;
soprattutto attorno alla stazione.
La gente, quella povera,
invece è uguale in tutta l’India. Qui si dorme nello spartitraffico della
strada. Qui gli slums si propagano per chilometri.
Qui la gente ha fame e
molta.
Delhi è dimenticata dal
mondo. Qui ci sono molto meno volontari che a Calcutta, forse perché è meno
“famosa”, forse perché è invivibile. Qui c’è bisogno di aiuto. E molto.
Non credo che
dimenticherò mai quelle strade immense e dritte che costeggiano marciapiedi
molto più affollati di notte che di giorno.
Resto così. Senza
parole.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Hotel The Spot
in Main Bazar (200 Rs la doppia con bagno). Non c’è nessuna finestra o meglio
la finestra otturata dal condizionatore ma la camera è pulita e accettabile.
Trasporti: cicloriscò
per la città, Turist Office alla stazione per la prenotazione dei treni,
Rajasthan Transport Corporation per gli autobus diretti nel Rajasthan.
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AGOSTO 2004: JAIPUR
Il nostro treno per
Shimla è stato cancellato per le forti piogge degli ultimi giorni. Decidiamo
perciò di prenotare il treno per Shimla per il lunedì successivo e di fare
prima il giro del Rajasthan.
Decidiamo di tentare
l’avventura e di non affittare la macchina, come inizialmente avevamo pensato,
ma di muoverci con gli autobus in modo da poter sfruttare le notti per
viaggiare.
Ci facciamo portare da
un tuc tuc (50 RS dalla stazione dei treni) al Rajasthan Transport Corporation e
saliamo sul primo autobus per Jaipur. Paghiamo 425 Rs per un autobus deluxe con
aria condizionata.
Sarebbe stato l’unico
autobus con aria condizionata e anche l’unico autobus considerabile
“deluxe” che abbiamo preso per tutto il nostro soggiorno in India.
Arriviamo a Jaipur alle
14. Ci facciamo portare alla guest house che avevamo scelto da un tuc tuc. Salim,
il proprietario del tuc tuc, ci è sembrata una persona onesta e perciò abbiamo
deciso di “riservare” il suo tuc tuc per i prossimi 2 giorni che ci saremmo
fermati a Jaipur. Avevamo poco tempo a disposizione, le cose da vedere erano
tante e perciò c’è sembrata una buona idea riservare Salim e il suo tuc tuc
per 2 giorni.
Nel pomeriggio abbiamo
fatto un giro per la pink city, che sarebbe la parte antica di Jaipur.
L’atmosfera che si respira è molto indiana.
Si vede subito che qui
tutto è molto caratteristico. Le case sono tutte color rosa il che da un tocco
di magia a questa città.
La sera ceniamo in un
ristorante proprio dietro il nostro hotel.
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AGOSTO 2004: JAIPUR
Il tempo non è dalla
nostra parte. Piove. Decidiamo di lasciare la visita all’Amber Fort nel
pomeriggio e di andare a visitare l’osservatorio astronomico di Jantar Mantar,
il City Palace e l’Hawa Mahal. Salim ci aspetta alle 9.00 fuori dall’hotel.
Ci propone di andare alla fabbrica del fratello ma noi ringraziamo e rifiutiamo.
L’osservatorio
astronomico è molto bello ma purtroppo è lasciato alle intemperie del tempo
che logorano le sue strutture.
L’Hawa Mahal c’è
piaciuto molto. Da lassù si vede tutta Jaipur sovrastata da una collina dove si
erge, potente, l’Amber Fort.
Sono le 13. Il tempo
sembra rimettersi, perciò decidiamo di andare all’Amber Fort; Salim ci
propone di fermarci a un ristorante sulla strada che conosce lui. Accettiamo
anche perché abbiamo, come al solito, poco tempo. Va a finire che non mangiamo
niente perché ci porta nel ristorante di suo fratello, che è un ristorante di
lusso e noi ne vogliamo sapere di spendere un esagerazione per un piatto di
riso.
Arriviamo all’Amber
Fort. Stupendo: così da solo in mezzo a una collina. Decidiamo di arrivare fino
in cima al forte a piedi. E’una piacevole passeggiata di un’oretta in mezzo
al verde e da lassù si ha una splendida vista delle vallate e dello stupendo
scenario collinare che circonda Jaipur.
La sera siamo
stanchissimi e decidiamo di mangiare all’hotel che ci serve una pizza davvero
niente male….ci voleva proprio!
10
AGOSTO 2004: JAIPUR
La giornata la
dedichiamo a passeggiare tra le vie della pink city, tra i bazar, fra la gente.
Questa volta il tempo ci assiste per gran parte della giornata così la gita
diventa una piacevolissima escursione tra i colori, gli odori, della gente del
Rajasthan. Si sta molto bene qua, le persone sono cordiali, sempre sorridenti.
Incontriamo un paio di scolarette. Sono splendide nelle loro divise tutte
colorate. Il traffico c’è ma è molto meno pesante di Delhi o Calcutta. Ci
piace passeggiare tra i banchetti del mercato, osservare le donne indù che
fanno la spesa o scelgono la stoffa per il loro nuovo sari o il diadema da
mettere sul capo. Qui per la strada alle mucche e ai maiali si aggiungono i
cammelli.
Paolo compra un
“bonghetto” e questo ci rende famosi in tutta la città. Ci fermano tutti
per suonare il nostro strumento.
Compriamo qualche
pensierino per la famiglia. La sera paghiamo ben 30 dollari a Salim. Sappiamo
comunque di averli dati a una persona per bene che ci ha fatto conoscere un
pezzetto di vera India, con i suoi racconti, con i suoi sorrisi, con la sua
disponibilità.
La sera prendiamo un
ciclorisciò per andare alla stazione. Parla inglese e ci parla un po’ di lui,
della sua famiglia. Ci dice che è felice perché fa un lavoro onesto; guadagna
poco ma sua moglie e i suoi figli mangiano quindi non ci si può lamentare. Ci
dice che la sera, dopo la giornata di lavoro, torna a “casa”
e lo aspetta sua moglie sorridente che ha preparato riso e chapati. Io lo
ascolto e imparo.
Imparo che basta molto
poco per sorridere della vita.
Siamo arrivati alla
stazione degli autobus e siamo pronti per partire per Jaisalmer. 12 ore di
autobus.
Salutiamo il nostro
simpatico amico e partiamo.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Evergreen
Guest House, camere semplici e spoglie ma pulite, l’ideale per conoscere
viaggiatori. Rs 200 doppia con bagno.
Mangiare: Handi
Restaurant e il ristorante dell’hotel (ottima pizza!)
Trasporti: Tuc Tuc e
stazione degli autobus per la prenotazione e l’acquisto dei biglietti. Alla
bus station c’è anche un tourist information con personale disponibile.
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AGOSTO 2004: JAISALMER
Ci risvegliamo la
mattina in mezzo al deserto; 12 ore di autobus e il paesaggio cambia
completamente. Questo è lo spettacolo dell’India.
Jaisalmer si erge
fierissima dal deserto. Alloggiamo nel forte. La nostra camera è stupenda e
abbiamo una splendida vista sull’immenso deserto che si estende intorno al
forte.
Questa piccola città in
mezzo al deserto è meravigliosa.
Nel forte non ci sono
macchine e regna una pace preziosissima. La giornata la passiamo tra i vicoli e
tra i negozietti della città. Qui fanno, rigorosamente a mano, dei tappeti
meravigliosi. I più belli del Rajasthan. Senza dubbio.
Se si ha un po’ di
tempo a disposizione è molto piacevole fermarsi a parlare con chi fa i tappeti
a mano, che ci spiega un sacco di cose interessanti. In realtà in India è
molto bello fermarsi a parlare con tutti.
Ci si racconta un po’
di se, si impara un po’ da questo popolo che non va di fretta e vive di poco
ma è molto sereno nell’animo.
Prenotiamo per il giorno
dopo un safari presso la Ganesh Travel. Prenotiamo un tour fuori
dall’itinerario turistico. Siamo in 6, noi e altri 4 spagnoli.
La sera ceniamo al
ristorante italiano, non male.
12
AGOSTO 2004: JAISALMER
La mattina la dedichiamo
alla visita del Jain Temple: stupendo.
Facciamo un altro
giretto tra le strettissime strade di questa città che ci è piaciuta
moltissimo.
Il pomeriggio partiamo
per il safari. Attraversiamo 3 villaggi del deserto. Il nostro autista ci fa da
guida ed è davvero bravo a spiegarci come si vive nel deserto. Intorno abbiamo
1000 stupendi bambini. Vogliono solo giocare, ti prendono per mano e ti portano
a spasso per il loro villaggio, ridono quando facciamo le foto con la macchina
digitale, restano senza parole quando un minuto dopo gli facciamo vedere come
sono venuti.
Compriamo, nell’unico
baracchino aperto, le caramelle e le distribuiamo ai bambini, la nostra visita
diventa una festa.
Prendiamo i cammelli e
dopo ben un’ora di cammellata ci ritroviamo tra le dune del deserto, in un
posto meraviglioso, fuori dal tempo.
Ci sediamo in cerchio,
noi e i cammellanti, e cantiamo. Noi insegniamo a loro i nostri rispettivi inni
nazionali, loro tentano di insegnarci l’inno indiano ma per noi è
difficilissimo impararlo.
Siamo tutti uguali e
tutti vicini anche se ci separa tutto: chilometri, cultura, religione.
Confini sfumati per me
ormai da quando sono qui dove apprezzo l’uomo per quello che è, così com’è.
E’stata
un’esperienza meravigliosa che finisce al tramonto ma che resta per sempre
nella mia memoria.
La sera partiamo per un
altro lunghissimo viaggio per Udaipur di 14 ore, con cambio a Jodphur.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Deepak Rest
House, camere diverse ma tutte pulitissime. La mia, la numero 14, era stupenda.
Rs 300 doppia con bagno.
Dove Mangiare:
Ristorante la Purezza (buono e prezzi onesti), ristorante dell’hotel (ottimo e
economico)
Trasporti: Stazione
degli autobus per la prenotazione e l’acquisto dei biglietti. Ganesh travel
per il safari. Assicuratevi che l’autobus che prenotate (se decidete di
prenotarlo presso un’agenzia e non direttamente alla bus station) è categoria
deluxe.
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AGOSTO 2004: UDAIPUR
Dopo un viaggio
allucinante arriviamo a Udaipur nel primo pomeriggio.
La tratta Jaisalmer-
Jodphur l’abbiamo fatta in un autobus piccolo, sporco e stretto che avevamo
riservato alla Ganesh travel; ingenuamente non abbiamo specificato che cercavamo
un bus categoria deluxe.
E’ lo stesso
comunque…tutta esperienza. Ci sono stati momenti in cui, su quell’autobus,
c’erano un numero imprecisato di persone che dormivano accasciati da tutte le
parti. Questa è l’India. Sono tantissimi, sempre e ovunque!
A Udaipur ci facciamo
portare nella città vecchia dove ci fermiamo in una Guest House molto bella con
un’incantevole vista sul lago (adesso un po’ asciutto).
Il tempo non è un
granchè, facciamo un piccolo giro per la città vecchia e andiamo a mangiare.
Facciamo una passeggiata dopo cena; l’ambiente è molto piacevole.
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AGOSTO 2004: UDAIPUR
La mattina andiamo al
City Palace. Stupendo davvero. Il più bello che abbiamo viso fino a qua. Dopo
pranzo facciamo un giro vicino al lago (purtroppo in gran parte asciutto) e
andiamo a vedere lo stupendo Jagdish Temple. Assistiamo alla vestizione di due
elefanti che alla fine risultano stupendi, tutti pitturati. Saliamo e nel tempio
assistiamo a una celebrazione. Le donne sono affascinanti e misteriose nei loro
sari tutti colorati, piene di fiori da offrire ai loro Dei.
La sera ceniamo presto e
aspettiamo il nostro classico Bus ordinario notturno che ci porterà, dopo le
solite 12ore, a Pushkar.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Lalghat Guest
House, camere diverse ma tutte pulitissime e molto carine. Rs 400 doppia con
bagno.
Dove mangiare: Coffe.com
(buono ed economico) e Anna restaurant (vegetariano, buonissimo e super
economico. Le persone che lo gestiscono sono molto cordiali e amichevoli,
l’ambiente è molto familiare. Provate il Dosa Masala)
Trasporti: Stazione
degli autobus per la prenotazione e l’acquisto dei biglietti.
15
AGOSTO 2004: PUSHKAR
A Pushkar arriviamo la
mattina, prendiamo una stanza anche se la notte saremo di nuovo in viaggio. Ci
serve comunque per darci una rinfrescata.
Pushkar è stupenda.
Piccolina, senza
macchine, senza rumore, è il cuore del Rajasthan.
Siamo arrivati a Pushkar
in un giorno di festa e questa è stata una gran fortuna. L’intera popolazione
è agghindata, le mucche sono vestite a festa. Uno spettacolo per gli occhi
tutti questi colori e tutti questi odori. Ci sono un sacco di negozietti molto
carini. Si sta bene tra la gente, completamenti immersi in questa cultura
indiana.
Visitiamo il Brahma
Temple: molto bello e molto sacro. Io resterei ore a guardare queste donne che
pregano, cantando e lanciando fiori.
Nel pomeriggio andiamo a
visitare il Savitri Temple, in cima a un montagna. Un’ora di “scalata”.
Molto bello il paesaggio che si ammira lungo la strada che arriva al tempio. Da
lassù si vede la piccola Pushkar con il suo piccolo lago sacro, circondata da
uno scenario collinare meraviglioso.
E’ già sera e si
riparte.
Bellissima Pushkar.
Bellissimo Rajasthan.
Stasera si parte per
l’Himalaya e sono solo 24 ore di viaggio! Ma va bene così.
L’India ci piace, ci
sentiamo a casa, stiamo bene e siamo curiosi di vedere cosa ci riserva ancora
questo popolo così semplice, questa terra così straordinaria.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Om Guest
House, camere grandi, Rs 300 doppia con bagno.
Dove mangiare:
Ristorante dell’hotel. Si mangia a Buffet. Prezzo fisso 50 Rs. Davvero ottimo
sia il prezzo che la cucina.
Trasporto: c’è un
autobus ogni mezz’ora per Ajmer da cui è possibile prendere un autobus per
qualsiasi posto. Rs 5-7.
RIFLESSIONI
DAGLI APPUNTI DI VIAGGIO
Il Rajasthan è
probabilmente la regione più famosa dell’India.
Noi l’abbiamo scoperta
a poco a poco, tra i vicoli delle sue città fortificate, nelle magnifiche
residenze dei Maraja, tra la gente assai semplice e colorata, nei suoi templi
sacri, bellissimi fuori e dentro, nella sua cucina buonissima e piccantissima.
Il paesaggio è stupendo perché cambia chilometro dopo chilometro. Noi
consigliamo di non fermarsi ad ammirare i City Palace, indubbiamente
interessanti, ma di vivere il Rajasthan in ogni suo spettacolare e assolutamente
unico aspetto.
Quello che rende
straordinaria la visita in questa regione, è la sua cultura indiana
“verace” in cui il viaggiatore può immergersi completamente.
16
AGOSTO: SHIMLA
Dopo un’interminabile
viaggio di 24 ore dove abbiamo sperimentato il connubio bus ordinario (per Delhi
12 ore) e treno (per Shimla) arriviamo un tantino stanchi a Shimla alle 17.
Il treno che porta in
questo paese dell’himalaya attraversa un paesaggio incantevole, fra valli
scoscese che levano il fiato.
Shimla è molto
“inglese”, precisa e pulita. Non sembra proprio India. Alloggiamo in un
albergo che ha una vista meravigliosa sulla valle.
Il paesaggio qui è
decisamente fenomenale.
La sera mangiamo e
facciamo una passeggiata per la città, molto tranquilla, popolata da moltissimi
turisti indiani.
17
AGOSTO 2004: SHIMLA
Volevamo prenotare il
bus per Sangla e passare gli ultimi giorni della nostra vacanza in relax (parola
che non ci sfiora la mente da quando siamo partiti), ma non ci sono bus per
Sangla: la strada è dissestata da diverso tempo.
Decidiamo di fare un
tour organizzato dall’ufficio del turismo nella valle che circonda Shimla
facendo anche un piccolo trek a cavallo che ci porterà a 3000 metri.
Nonostante la pioggia
che non ci abbandona mai, quando si alza la nebbia il paesaggio è fantastico.
La sera decidiamo che il
giorno dopo saremo partiti di nuovo: destinazione Mc Leod Ganj- 12 ore
dell’immancabile bus ordinario.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Dreamland
Guest House, camere pulite con TV, Rs 350 doppia con bagno.
Dove mangiare: Devicos
restaurant
Trasporto: Stazione dei
bus per gli spostamenti in autobus e l’agenzia del turismo per i trek (prenota
anche autobus ma solo la mattina).
18
AGOSTO 2004: MC LEOD GANJ
Questa volta affrontiamo
queste 12 ore di viaggio di giorno…per fortuna che il paesaggio meraviglioso e
alcuni studenti indiani che si intrattengono con noi in piacevoli conversazioni
ci aiutano a passare il tempo.
Prima scendiamo,
attraversiamo una pianura stupenda, miriadi di villaggetti….davvero
bello…poi verso sera cominciamo a salire lasciandoci piano piano alle spalle
quella prorompente pianura per entrare nella Kangra valley fino ai 2000 metri di
Mc Leod Ganj.
Arriviamo alle 20.
Incontriamo una coppia di israeliani che ci consiglia un ottimo alberghetto e un
ottimo ristorantino che ci vuole proprio. Mangiamo benissimo, facciamo un
giretto per il paese che ci pare molto bello e attendiamo ansiosi la mattina per
vedere dove siamo finiti…
19
AGOSTO 2004: MC LEOD GANJ
La giornata è dedicata
all’esplorazione di questo magnifico paesino fuori dal mondo, che non è India
ma è Tibet, arroccato su una montagna da cui si gode la vista di una vallata
straordinaria.
Visitiamo il monastero
di Dip Tse- Chok Ling Gompa che è semplicemente stupendo, affascinante,
mistico.
Visitiamo il complesso
che comprende la residenza del Dalai Lama.
Qui regna una pace
straordinaria propria di un popolo cacciato dal proprio paese ma che ha saputo
ritagliare in questo pezzetto dell’India il suo Tibet, con orgoglio, senza mai
lamentarsi, fieri e consapevoli.
Visitiamo anche il museo
tibetano all’interno del complesso del Dalai Lama.
E’ una mostra
fotografica e storica.
Serve a capire un po’
di più la tragedia di questo popolo.
Una tragedia nascosta,
silenziosa, che non deve far rumore come tutte le tragedie dei disperati di
questo mondo.
Pomeriggio dedicato tra
le bancarelle tibetane di questo vero villaggio tibetano.
20
AGOSTO 2004: MC LEOD GANJ
La mattina decidiamo di
fare un’escursione a piedi a Baghsu, un paesino indù a due chilometri da Mc
leod Ganj. Il paesino è delizioso. A solo un Km ci sono delle deliziose
cascate; facciamo una bella passeggiate tra queste bellissime montagne. Il posto
è davvero molto bello.
Siamo però un po’
tristi…si avvicina l’ora della partenza per Delhi cioè si avvicina il
giorno del ritorno a casa.
Non ci credo. Io ormai
mi sono ambientata e non me ne voglio andare.
Abbiamo il pullman per
Delhi alle 18.
Giusto il tempo di fare
un’altra passeggiata per Mc Leod Ganj, un arrivederci a questo popolo
straordinario, un momo e via di nuovo in partenza.
RIFLESSIONI
DAGLI APPUNTI DI VIAGGIO
Anche quest’ultimo
pezzetto di India è stato straordinario.
Bellissimo il paesaggio
attorno a Shimla.
Appena fuori dal nostro
Hotel abbiamo potuto assistere a tramonti da levare il fiato.
Si riflette a Shimla. Si
riflette che qui non c’è miseria. Forse questa non è India. L’India è
quella delle strade disperate di Calcutta e Delhi, quella colorata e mistica del
Rajasthan, quella sacra di Varanasi. Ma quassù il paesaggio è fenomenale.
Davvero stupendo.
Mc Leod Ganj ha invece
una storia a sè, una cultura a sè. Ci ha talmente affascinato che abbiamo
deciso di andare nel Laddak il prossimo anno. I tibetani sono molto diversi
dagli indiani.
Siamo curiosi di capire
la loro tragedia e di conoscere questo popolo in esilio.
NOTE
DI VIAGGIO
Alloggio: Drepung
Loseling Guest house, camere pulite e
carine, Rs 200 doppia con bagno.
Mangiare: Cucki’s
restaurant (economico e ottimo)
Trasporto: Stazione dei
bus per gli spostamenti in autobus. L’ufficio del turismo è fornito di mappe
della città e dei dintorni. Il personale parla un ottimo inglese ed è molto
disponibile.
21
AGOSTO 2004: NEW DELHI
Delhi. Adesso Delhi mi
sembra diversa. Quasi mi piace.
Sarà che ormai mi sento
a casa.
Sarà che già l’India
mi manca.
Da morire.
CIAO
INDIA
Torno a casa.
Sono tanto triste.
Mi manca questa terra.
Mi manca il popolo indù.
Mi chiedo perché.
Cos’è successo, cos’è cambiato. Cosa mi è rimasto dentro.
Nonostante la tristezza
delle strade- mondezzai, nonostante la povertà, la miseria pura, nonostante una
cultura assolutamente diversa dalla nostra, rimane nella memoria, per sempre, i
sorrisi di un popolo fiero e vero, rimane la solidarietà e la misericordia dei
disperati, rimane l’amarezza orgogliosa degli uomini- cavallo, rimane il
rispetto che portano verso tutto e verso tutti.
Torno a casa convinta
che siamo tutti uguali, che i poveri siamo noi che non ci crediamo che la gente
ancora muore di fame, che c’è chi vive con 2 euro al mese e lavora 12 ore al
giorno, che c’è qualcosa che non va in noi, popolo avanzato, che ci scanniamo
per un litro di petrolio, che ci arrabbiamo perché la mattina sul raccordo c’è
traffico, che non rispettiamo chi è diverso da noi, che ci siamo dimenticati
come si accoglie chi non ha niente e chiede aiuto, che siamo diffidenti, che non
crediamo più a niente.
Neanche alla
misericordia.
L’India insegna
l’amore tra gli uomini, l’india ricorda che c’è chi dorme per strada e
sono in tanti, l’India dice grazie a tutti
i volontari che aiutano gli ultimi della terra.
Io invece dico grazie
all’India, perché prima dormivo ora però sono sveglia.
Ambra