Egitto
- Il VII Millennio
Diario
di Viaggio 1997
Egittomania,
è forse questo il termine più appropriato per classificare il rinnovato
interesse verso tutti i temi che riguardano quest’antichissimo paese, con una
passione che in realtà non è mai venuta meno nel tempo. Iniziando dai
Greci, di cui si ricorda una celebre dinastia di faraoni quella dei "Tolomei",
passando per i Romani, i primi ad essere irresistibilmente contagiati da tutto
quello che era egiziano fino a farne una vera e propria mania, continuando con
la conquista di Napoleone, con cui ha inizio la moderna ricerca archeologica,
per arrivare infine alle innumerevoli pubblicazioni e inchieste televisive
dei nostri giorni, ansiose di scoprire e svelare i più reconditi segreti. Per
tutto questo tempo si è continuato a scavare, indagare, ipotizzare, in una
frenetica ricerca di risposte che hanno generato miriadi di teorie su tutto ed
il contrario di tutto. In che anno è stata costruita la Sfinge e chi
rappresenta, a cosa servivano le Piramidi e come sono state edificate, da dove
venivano le raffinate conoscenze che gli egizi avevano nel campo della
matematica, dell'astronomia, della medicina. A tutte queste domande forse
un giorno si riuscirà a trovare una risposta che metta tutti d'accordo, anche
se quello che per me più d'ogni altra cosa continua ancor oggi ad affascinare
di questo popolo, oltre agli stupendi resti archeologici che ci hanno
tramandato, è quell'incredibile ansia di conoscenza che li guidava e che
accompagna da sempre l'essere umano fin dal giorno in cui ha preso coscienza di
esistere. La soluzione alla questione che più d'ogni altra ha sempre tormentato
il genere umano, " Esiste una vita dopo la morte? ". Per tutti i
millenni in cui è durata la loro civiltà gli egiziani sembrano essere andati
incessantemente alla ricerca di una possibile risposta. L'avranno trovata? , io
non lo so, ma certo che se a distanza di settemila anni siamo ancora qui a
parlarne una certa immortalità l'hanno davvero raggiunta. Il nostro
viaggio, che ha luogo nell'inverno del '97, inizia a Luxor ( l'antica
Tebe ) dopo un volo di circa 5 ore da Milano. All'arrivo ci imbarchiamo sulla
motonave che ci accompagnerà nella nostra avventura sul Nilo, non proprio
l'ultimissimo modello a dire il vero, ma con il pregio, data la sua velocità
ridotta, di proiettarci d'un colpo in una dimensione d'altri tempi come novelli
viaggiatori dell'ottocento intenti ad ammirare rapiti il lento trascorrere della
vita sul fiume. Il tempo di lasciare le valigie e subito ne ridiscendiamo per
assistere nel tempio di Luxor allo spettacolo "Sons et Lumiere".
Un mix di suoni e luci che nella penombra della sera, accompagnati da una voce
narrante, crea degli effetti suggestivi giocando con i profili delle
antiche vestigia. Viene rappresentato in più zone archeologiche ( dicono che
quello più suggestivo si svolga alle Piramidi ) ed è senza dubbio un modo
interessante per iniziare ad immergersi in questo mondo affascinante ascoltare
il racconto della loro storia. La mattina successiva, seguendo la corrente,
ridiscendiamo brevemente il Nilo per visitare a Dendera ( l'antica Tentyris
) il tempio della dea Hator. E qui per la prima volta prendiamo contatto
con una realtà che ci accompagnerà discretamente per tutto il viaggio, la
presenza di una scorta armata che precede e segue i mezzi dei turisti nei loro
spostamenti. E' purtroppo un accorgimento necessario, come misura deterrente, a
scongiurare possibili attentati da parte di gruppi islamici estremisti, anche se
non sempre si è rivelato sufficiente come dimostrano le stragi del museo
del Cairo e della spianata del tempio di Hatshepsut avvenute circa sei mesi dopo
il nostro rientro in Italia, fortunatamente le ultime così gravi fino ad oggi.
A questo proposito, a titolo di nota, si può rilevare come gli egiziani
d’oggi non siano tutti discendenti del popolo antico, integratosi a partire
dal VI secolo d.C. con i conquistatori arabi. I più probabili discendenti
diretti si possono riconoscere per il fatto di essere di religione cristiano
copta ( storicamente con l'avvento del cristianesimo quasi l'intera popolazione
si convertì ), avere un nome non arabo e una piccola croce tatuata nella parte
interna del polso destro. Ma torniamo al nostro viaggio augurandoci che presto
l'uomo possa trovare nella diversità un motivo d'unione e non di conflitto. Il
complesso monumentale dedicato alla dea Hator è molto bello e ben conservato,
anche se non sempre è inserito come tappa dai Tour Operator nelle crociere sul
Nilo. In pietra arenaria, esempio di tempio Tolemaico probabilmente ultimato
sotto la dominazione romana, è orientato in maniera perpendicolare al Nilo e
completamente circondato da una possente cinta muraria. Si compone di
varie sale, cripte e terrazze adibite principalmente al culto della dea Hator,
divinità dell'amore, della musica e della gioia rappresentata sotto forma
di vacca ed associata in seguito alla più nota dea Iside. All'interno
del tempio sono ancora ben visibili gli affreschi che con i loro vivi colori lo
ornavano, di rilievo in una stanza al piano superiore il soffitto decorato con
il famoso zodiaco, ora solo una copia essendo l'originale conservato al museo
del Louvre. Sempre su una terrazza in un'apposita cappella detta Tomba di
Osiride veniva conservata, secondo uno dei miti più importanti dell'antico
Egitto, una delle 16 parti in cui era stato smembrato il corpo della
divinità sconfitta dal malvagio fratello Seth nella lotta per il
controllo del regno. Ma l'amore, che come si sa vince sempre, prosegue nel suo
racconto il mito, operando miracolosamente per il tramite della sua sposa e
sorella Iside, la quale riesce a recuperare tutte le sue membra disperse,
lo resuscita a nuova vita il tempo necessario a procreare suo figlio Horus
che dopo averlo vendicato gli succederà sul trono. Osiride primo signore
dell'Egitto è il ponte tra il divino e l'umano, è la divinità che
ha trasmesso la conoscenza al suo popolo condividendone la morte fisica per
rinascere in eterno come stella nel firmamento, tutti i successivi Faraoni
legittimeranno il loro potere dichiarandosene suoi
discendenti diretti. Appena dopo l'ingresso del tempio si trova il Mammisi
di Nectanebo I ( o tempio del Parto ), il più antico del genere conservato
in Egitto, in cui i sacerdoti ogni mattina celebravano i riti in ricordo del
momento del parto della divinità. Al di fuori della grande cinta muraria c'è
un altro Mammisi più recente di origine romana, probabilmente iniziato durante
il regno di Nerone. Tra il Mammisi romano e la cinta muraria del tempio di
Hator si trovano i resti di un'antica chiesa cristiano copta in parte costruita
con blocchi asportati dal Mammisi stesso. La
mattina del giorno seguente, dopo essere rientrati a Luxor per la notte, siamo
pronti per visitare sulla sponda sinistra del Nilo la famosa necropoli tebana,
meglio conosciuta come la Valle dei Re e delle Regine, dove per tutto il
periodo in cui Tebe fu la capitale dell'Egitto unificato vennero sepolti
i faraoni ed i personaggi più influenti. Le tombe riportate alla luce durante
le innumerevoli campagne di scavo sono molte, anche se tutte risultarono
poi gia profanate fin dall'antichità e per questo completamente prive dei loro
corredi funerari. L'unica pervenuta intatta è quella di Tutankamon il
cui arredo fa ora bella mostra di se al Museo del Cairo. Un biglietto cumulativo
vi permetterà di visitarne un certo numero ( portatevi un 1000 ASA perché
all'interno c'è poca luce ed è proibito usare il flash). Ma quella che
assolutamente non dovete mancare di visitare è la tomba della regina Nefertari,
moglie del grande Ramses II. Rimasta chiusa per anni è ora riaperta al
pubblico completamente restaurata ( secondo le moderne concezioni in materia di
restauro archeologico sono state utilizzate tecniche e colori in uso all'epoca
della costruzione ) ed appare oggi nel suo antico splendore come se i millenni
non fossero mai trascorsi ( chiaramente è proibito fare fotografie ). Non è
tuttavia facile accedervi, sia per il costo elevato del biglietto ( 100 Lire
Egiziane nel 1997 corrispondenti alle vecchie 50.000 Lire ), sia perché occorre
presentarsi personalmente davanti ad una biglietteria appositamente costituita,
ma soprattutto perché gli ingressi sono limitati a poche decine di visitatori
al giorno per evitare che l'eccessiva umidità possa danneggiare i lavori di
restauro. Consiglio in ogni caso di non perdersi uno spettacolo veramente unico,
organizzatevi con la vostra guida, anticipate la sveglia, preparatevi a qualche
ora di coda e sarete ampiamente ricompensati. Terminata la visita delle
Tombe nella Valle dei Re e delle Regine ( impossibile vederle tutte ) ci
trasferiamo nella vicina Deir el-Bahri per ammirare il maestoso tempio di
Hatshepsut. Il tempio della regina Hatshepsut, proclamatasi faraone alla
morte del marito Thutmosi II in reggenza del figliastro divenuto poi Thutmosi
III , fu edificato dal famoso architetto Senmut di cui si dice fosse
amante. La costruzione, incastonata in un costone roccioso, sorprende per la
bellezza e l'armonia delle sue forme, una serie di rampe conduce a tre
livelli sovrapposti che si susseguono disposti su ampie terrazze prima di
giungere al sacrario principale. Sulla terza terrazza si aprono gli ambienti
dedicati al culto tra cui la cappella di Thutmosi I ( suo padre ) e
quella di Hatshepsut stessa. Appena al di fuori del complesso è stata
ritrovata la tomba dell'architetto Senmut che ha così voluto essere vicino alla
sua amata anche dopo la morte. Proseguendo nel nostro programma giornaliero ci
spostiamo nei pressi di Sheikh Abd el-Qurna per visitare il Ramesseum,
il Tempio funerario di Ramses II. Costruzione imponente che anche se in
evidente stato di degrado rende comunque bene l'idea della potenza del faraone,
si compone di due grandi cortili, ognuno con ingresso monumentale, circondati da
mura possenti su cui sono incise le memorie delle vittoriose imprese di Ramses
II, tra cui spicca la celebre battaglia di Qadesh. La giornata si conclude con
la visita , nei pressi di Medinet Habu, dei colossi di Memnone,
due gigantesche sculture ricavate da blocchi di quarzite che un tempo ornavano
l'ingresso del tempio funerario di Amenofi III. Alte da terra più di 18 mt.
rappresentano entrambe il faraone seduto nella posa tradizionale. Esiste una
leggenda sui colossi che ha origine in seguito ad un terremoto avvenuto nel 27
a.C. e che provocò una fenditura nel colosso più a nord. Questo ha fatto si
che all'alba si generi un fenomeno di vibrazione nella pietra, dovuto all'umidità
notturna che inizia ad asciugarsi, che si manifesta con l'emissione di un suono.
Per questo motivo gli antichi Greci lo identificarono con il loro dio Memnone
ritenendo che salutasse cosi sua madre l'Aurora. La crociera sul Nilo ha in se
un fascino unico ed è piacevole starsene rilassati ad osservare il panorama che
scorre lasciandosi trasportare dentro un'atmosfera d'altri tempi. Seguire le
feluche che scivolano sull'acqua sospinte dalle vele candide, perdere lo sguardo
in un orizzonte di sabbia dorata che racchiude due sottili strisce di verde
rubato al deserto e sul finire del giorno incantarsi ad inseguire il volo degli
uccelli in un tramonto che illumina il cielo con mille sfumature di porpora.
Dopo la giornata trascorsa a Luxor riprendiamo la navigazione risalendo la
corrente verso Sud in direzione di Assuan, mentre ci avviciniamo alla
nostra meta sostiamo per due visite a Edfu ed a Kom-Ombo, normali
tappe di ogni crociera sul Nilo. Ad Edfu sorge il Tempio dedicato ad Horus, il
dio raffigurato come falco. Il tempio ha la caratteristica, comune a molte
costruzione del genere, di restringersi procedendo verso l'interno.
Quest'accorgimento aveva lo scopo di creare un effetto cannocchiale che
permetteva ai sacerdoti, dediti nell'interno più riposto del tempio ai riti
sacri in onore della divinità, di poter comodamente osservare cosa succedeva
all'esterno al riparo da sguardi indiscreti. Di epoca tolemaica, ornato con
decorazioni a carattere religioso e mitologico, sorge sopra un sacrario di epoca
più antica attribuito al celebre architetto Imhotep costruttore della
famosa piramide a gradoni di Zoser a Saqqara. A Kom-Ombo
sorge invece il Tempio dedicato alle divinità del Nilo Sobek
(identificato con il coccodrillo) ed Haroeris. Anche questo tempio,
costruito sul sito di uno più antico, è di origine
tolemaica, situato in posizione leggermente rialzata rispetto alla riva del Nilo
ricorda quasi nell'aspetto le acropoli greche. All'interno del Tempio, nella
prima sala, i soffitti sono decorati con scene astronomiche, mentre le pareti
sono splendidamente decorate con scene di offerte alle divinità. Nei sacrari più
interni si trova una dedica che reca il cartiglio di Cleopatra così come nelle
piccole sale adiacenti si trovano quelli di numerosi faraoni tolemaici e di
personaggi greci e romani. Particolarmente interessante sulla facciata interna
di uno dei due muri che circonda il Tempio la rappresentazione di un set di
strumenti chirurgici dell'epoca, in cui è facile riconoscere la sagoma dei
bisturi in uso ancora oggi, a testimonianza dell'elevato grado raggiunto dalla
medicina egiziana. Il giorno seguente visitiamo la diga di Assuan, imponente
opera dell'uomo che sbarrando il corso del Nilo forma un bacino
artificiale , il lago Nasser , secondo al mondo per dimensioni. La
costruzione della diga, lunga 3,6 Km ed alta 111 metri, fu iniziata nel '60
terminando 4 anni più tardi. E' una soluzione escogitata per regolare le piene
del Nilo e poter disporre durante tutto l'anno di acqua per l'irrigazione dei
campi coltivati oltre che una fonte per la produzione di energia idroelettrica.
Ma accanto a questi effetti benefici sono sorti nel tempo diversi problemi
legati in particolare alla modificazione delle condizioni climatiche soprattutto
nella zona del delta. Terminata la visita della diga, di cui quando si è sopra
non si ha la percezione dell'enorme dimensione, ci rechiamo a visitare il grande
obelisco incompiuto, abbandonato in seguito a diverse spaccature prodottesi nel
granito (sarebbe divenuto il più grande conosciuto). Una breve traversata in
barca e ci troviamo sull'isola di Agilkia per visitare il complesso monumentale
di File , uno tra i più belli. La storia recente di questo luogo ricorda
l'impegno internazione che venne profuso per evitare che venisse inghiottito
dalle acque del nascente lago Nasser, dopo che già la costruzione di una diga
precedente (la diga Vecchia) aveva semisommerso le costruzioni rendendone cosi
molto problematica la visita che poteva avvenire solo nei mesi di Agosto e
Settembre in concomitanza con lo svuotamento del vecchio bacino idrico. Avvenne
così, sotto l'egida e la supervisione dell'Unesco, che l'intero gruppo di
edifici fu smontato e spostato sulla vicina isola di Agilkia in posizione
più rialzata rispetto al livello delle acque. L'operazione durò parecchi anni
e vide prodigarsi anche alcune ditte specializzate italiane. I monumenti del
complesso risalgono alla XXX dinastia che riutilizzo in parte costruzioni di
epoca saitica. All'ingresso si trova un portico di 14 colonne con capitello di
tipo hatorico che racchiude su un lato il padiglione di Nectanebo I.
Superati due Piloni (ingressi monumentali) istoriati con scene che riportano le
gesta vittoriose di Tolomeo XII si giunge al Tempio dedicato alla dea Iside.
All'interno del perimetro del complesso monumentale si trovano anche un Tempio
dedicato ad Hator ed il padiglione dell'imperatore Traiano, testimone di come
anche in epoca romana proseguisse la moda dei potenti di edificare qualcosa di
proprio. Il tempo di addormentarsi dopo un' intensa giornata ed ecco suonare la
sveglia, partenza a notte fonda per Abu Simbel. 280 Km di strada
che si snoda in pieno deserto con il buio squarciato a tratti dalle deboli luci
dei rari mezzi che procedono in direzione opposta, perché normalmente qui di
notte guidano con le sole luci di posizione accese, inserendo gli anabbaglianti
solo per salutarsi. Questa, anche se scomoda, è la soluzione più economica per
raggiungere Abu Simbel da Assuan ( altrimenti è possibile andare in aereo ), ma
che consente oltremodo di poter ammirare il sorgere del sole nel deserto, se ce
la fate a tenere gli occhi aperti e vi siete prima abbondantemente coperti. Il
Viaggio dura parecchie ore e dopo un breve tratto in cui si viene scortati dalla
polizia la lunga carovana di pulmann dei tour organizzati, formatasi ad Assuan,
procede tranquilla verso la meta senza intoppi di sorta. Abu Simbel, situato
nella bassa Nubia sulle sponde del lago Nasser, è uno dei siti archeologi più
visitati in Egitto e la sua fama non è certo usurpata. Qui si sono dovuti
affrontare gli stessi problemi di File per scongiurare il pericolo che i Templi
fossero inghiottiti dalle acque del bacino artificiale. Il Tempio di Abu Simbel,
fatto costruire da Ramses II per celebrare la sua potenza ai confini meridionali
del regno, era interamente scavato dentro un costone roccioso ( 33 m. di
altezza per 36 di larghezza ) a cui vennero aggiunti, come ornamento della
facciata, quattro colossi raffiguranti il faraone stesso seduto con le mani
poggiate in grembo. Le espressioni del volto, diverse per ogni colosso,
stupiscono per la loro naturalezza a testimonianza dell'elevata sensibilità
raggiunta nella scultura dai maestri dell'epoca. Accanto ad ogni colosso si
trovano figure più piccole che rappresentano la moglie Nefertari, la madre Tuy
e alcuni dei suoi numerosi figli ( storicamente Ramses è accreditato di un vita
molto lunga rallegrata da innumerevoli figli ). Nel 1963 iniziarono i lavori,
proseguiti fino al 1972, per salvare il complesso dall'inondazione che sarebbe
avvenuta di li a poco in seguito alla costruzione della Grande Diga di Assuan.
Tra le varie soluzioni ipotizzate si decise di 'smontare' e ricomporre i Templi
in un luogo più alto, per fare ciò il complesso venne tagliato in 1036 blocchi
(di circa 30 tonnellate ciascuno) successivamente catalogati e riposti in attesa
di essere riassemblati, così come possiamo ammirarli ancora oggi, su una
struttura artificiale in cemento ricoperta al termine con strati di roccia tale
da rendere il più possibile l'ambientazione naturale. Particolare accuratezza
venne adottata per il mantenimento dell'originale orientamento del sito studiato
dagli architetti imperiali per permettere ai raggi del sole, nel giorno del
genetliaco di Ramses II, di penetrare nell'interno del Tempio fino al
sacrario più riposto ed accarezzare con i suoi raggi la statua del faraone
divinizzato posta accanto a quelle delle divinità Harmakhis, Amon-Ra e
Path. Gli sforzi ebbero buon esito e a cose fatte lo scarto risulto
di pochi centimetri. Il soffitto della sala interna ( 18 m. per quasi 17) è
sorretto da 8 pilastri a cui si appoggiano altrettanti colossi di Ramses II
raffigurato nelle vesti del dio Osiride, sulle pareti laterali scene di guerra
esaltano le numerose vittorie del faraone. Nel sacrario interno dietro un
altare sono poste sedute le quattro divinità gia menzionate. A poca
distanza si trova il Tempio di Hathor, fatto costruire da Ramses II in onore di
sua moglie Nefertari. Anche questo tempio è scavato nella roccia ed è
ornato nella facciata da cinque colossi di cui tre rappresentano Ramses II e due
sua moglie Nefertari raffigurata come la dea Hathor. Le statue in piedi sono
contornate da sculture più piccole che rappresentano i loro figli maschi e
femmine. Nella sala interna su sei colonne di tipo hathorico sono incise le
storie di Ramses II e Nefertari mentre sulle pareti laterali sono raffigurate
scene di offerte a varie divinità. Rientrati ad Assuan invertiamo la rotta
e lasciandoci guidare dalla corrente ridiscendiamo il Nilo verso la foce per
l'ultima tappa della nostra crociera, la visita a Luxor dei Templi di Luxor
e Karnak. Situati sulla riva destra del Nilo nella cosiddetta
"Tebe dei vivi" rappresentano uno dei momenti più splendidi
dell'architettura religiosa, testimoni muti della potenza raggiunta dall'Egitto
nel periodo del Nuovo Regno. I faraoni di queste dinastie dopo aver sconfitto a
Nord gli invasori Hyksos riunificarono il paese ponendo la capitale a
Tebe (l'odierna Luxor) che inizia così a godere di un periodo di grande
prosperità e sviluppo. Il Tempio di Luxor, che dipendeva per
importanza da quello di Karnak, dev’essere ancora completamente recuperato
perché parte del primo cortile interno è occupato dalla moschea di Abu
el-Haggag costruita su un terrapieno in epoca moderna quando il Tempio
stesso non era ancora stato scoperto. Evidenti motivi religiosi impediscono il
completamento dei lavori di recupero anche se in effetti, a detta della nostra
guida, non si pensa che sotto si possano trovare dei reperti particolarmente
significativi. Il tempio misura in lunghezza 260 mt. ed era collegato da un
viale monumentale con il tempio di Karnak. Del viale originale, lungo poco più
di 2 Km. e fiancheggiato per tutta la sua lunghezza da sfingi raffigurate con
testa di montone (animale sacro al dio Khnum), rimangono oggi solo pochi
tratti essendo stato inglobato in epoca moderna nelle costruzioni della città
nuova, probabilmente molte sfingi fanno ora bella mostra di se nel salotto buono
di qualche egiziano. Il viale era utilizzato dai sacerdoti del Tempio di Karnak
che in occasione dell'anno nuovo portavano in processione le barche sacre con le
statue delle divinità. La porta del primo pilone, fatto edificare da Ramses II,
era ornata da sei colossi di cui rimangono solo i due che ritraggono il faraone
seduto e da due obelischi su cui erano incise formule di ringraziamento per le
opere e le vittorie del re. Uno dei due obelischi fu rimosso nel 1831 e donato
dal pascià Alì al re Luigi Filippo ed è quello che si può ammirare oggi in
Place della Concorde a Parigi. Superato l'ingresso si accede al primo
cortile, occupato in parte dalla famosa moschea, nel quale si trova una cappella
destinata ad accogliere le barche sacre al termine della processione. Alla fine
del cortile di Ramses II si trova l'ingresso monumentale edificato dal faraone
Amenofi III, preludio al cortile omonimo al quale era collegato mediante un
colonnato di due file di 7 colonne campaniformi lungo 52 mt.. Al termine del
cortile di Amenofi III la sala ipostila immetteva negli ambienti più sacri
dedicati alla triade divina Amon, Mut e Khonsu. A poca distanza da Luxor,
di cui è la naturale prosecuzione sul lato destro del Nilo, si trova la
cittadina di Karnak. Il resti del complesso archeologico sono imponenti e
ben conservati, il corpo centrale è racchiuso all’interno di una cinta
muraria fatta interamente di mattoni crudi profonda ben 8 mt. e che si sviluppa
per un perimetro di circa 2,5 km nel quale sono ricavate 8 porte d'ingresso.
L'ingresso ovest immette direttamente nel tempio del dio Amon da cui prende il
nome anche la cinta muraria. Il tempio è stato più volte ingrandito e l'ultimo
pilone aggiunto è rimasto incompiuto, superato l'ingresso ci si immette nel
grande cortile che ospita al centro i resti del grande chiosco di Taharqa
destinato ad ospitare la sacra barca processionale utilizzata durante i riti e
due templi minori dei faraoni Sethi II e Ramses III. Superato il secondo pilone
si accede ad un'autentica meraviglia la grande sala ipostila, lunga 52 mt per
102 di larghezza ospita un'autentica selva di ben 134 gigantesche colonne, le 12
che costituiscono la navata centrale hanno una circonferenza nel capitello
superiore di 15 mt.. Le colonne sostenevano un soffitto di cui non rimane
traccia e in qualunque punto della sala ci si posizioni non si riesce ad
abbracciarne completamente l'intera visuale. Considerando come dovevano essere
le decorazioni originali agli egiziani dell'epoca dovevano veramente
apparire come giganteschi alberi di una foresta senza confini. Continuando
verso l'interno del tempio e dopo aver superato altri 4 piloni costruiti in
epoche via via più remote si arriva al sacrario vero e proprio che fa parte,
insieme ad altri ambienti, delle cosiddette sale solari dove venivano conservate
le statue delle divinità oggetto ogni giorno di particolari riti da parte del
clero tebano. All'interno della grande cinta muraria sul lato destro e sinistro
del tempio di Amon si trovano numerosi altri edifici di notevole interesse tra
cui il tempio di Path, un museo all'aperto, il tempio del dio Khonsu, il tempio
di Opet ed un lago sacro ( di cui sono stati ricostruiti i muri che facevano da
sponde ) utilizzato per le navigazioni delle barche sacre. Verso sud da una
delle porte ricavate nella cinta muraria parte un viale ornato di sfingi che
porta ad un altro recinto sacro quello di Mut dove oltre al tempio omonimo si
trovano altri due templi, dei faraoni Ramses III e Amenofi III, in
cattivo stato di conservazione. Con la visita di Karnak termina la nostra
crociera sul Nilo ed il giorno successivo il gruppo si divide, una parte rientra
direttamente in Italia ed un'altra, tra cui noi, prosegue verso Hurgada
per una settimana di relax al mare. Hurgada è una località balneare che negli
ultimi anni ha subito un notevole sviluppo turistico soprattutto per la bellezza
del suo mare e della sua barriera corallina e spesso viene proposta in
abbinamento alla crociera. Peccato che la stagione ideale per veleggiare sul
Nilo ed ammirare i magnifici complessi archeologici ( in inverno per evitare
l'eccessiva calura estiva ) non coincida con quella ideale per i soggiorni
balneari nel Mar Rosso e così ci siamo ritrovati con un'apprezzabile
temperatura esterna ma con un'acqua ghiacciata e sferzati da un fastidioso
vento, che dicono sia sempre presente a Hurgada più che a Sharm el-Sheikh. In
effetti però, almeno per noi, il soggiorno a Hurdaga era solo il pretesto per
poter usufruire ( per come era congegnato il pacchetto di viaggio ) di
un'escursione di due giorni al Cairo per visitare la città, il museo e
soprattutto la piana di Giza con Le Piramidi e la Sfinge, il naturale
completamento di una crociera sul Nilo che non dovete assolutamente perdere.
Considerando però i tempi di spostamento ( circa 5 ore da Luxor ad Urgada e
altre 5 da Hurgada per raggiungere il Cairo ) è consigliabile terminata la
crociera recarsi direttamente al Cairo per almeno due o tre giorni tralasciando
il soggiorno al mare. In attesa dell'escursione al Cairo abbiamo effettuato una
simpatica gita nel deserto, a bordo di quello che sembrava una specie di
residuato di guerra, per raggiungere una tribù di beduini che vive nel
deserto isolata dalle moderne comodità
per condividere, almeno per qualche ora, il loro stile di vita
tradizionale andandocene in giro a dorso di dromedario e mangiando i loro piatti
tipici. E finalmente si parte per Il Cairo, sveglia in piena notte e dopo
5 ore di viaggio alle prime luci dell'alba entriamo nella città che inizia a
ridestarsi. E subito ci troviamo immersi in un caotico e coloratissimo
movimento, auto e mezzi di ogni tipo che sfrecciano in ogni dove al di fuori di
qualunque norma di circolazione in una città che in alcune zone, le più
povere, sembra essere appena uscita da un bombardamento in un susseguirsi di
caseggiati tirati su alla meno peggio e pieni di crepe. Fondata agli inizi
dell'anno 1000 dalla dinastia dei califfi Fatimidi Il Cairo ( El-Qahira "la
vittoriosa" ) è oggi una città moderna che con i suoi circa 15 milioni di
abitanti coabita, a cavallo del Nilo, con le splendide vestigia del passato che
ha ormai inglobato nella sua immensa periferia. La prima tappa è la visita alla
Cittadella del Saladino, residenza fortificata del sultano al di fuori
del nucleo principale della città. All'interno della Cittadella si trovano due
grandi moschee, quella che normalmente si visita è detta di Muhammad Ali ed è
anche la più grande e spettacolare con ricchi rivestimenti di albastro,
decorata all'interno con splendidi motivi geometrici. Nel cortile esterno è
sistema una piccola torre con orologio ( che non ha mai funzionato ) che
il re francese Luigi Filippo donò in cambio dell'obelisco di Ramses II ora in
Place de la Concorde ( capito chi ci ha guadagnato ? ). Lasciata la
Cittadella ci rituffiamo nel traffico alla volta del museo Egizio il più
importante al mondo per la vastità di reperti archeologici che ospita.
Fondato nella metà dell' 800 dall'archeologo francese Mariette si è via via
ampliato fino a comprendere oggi più di 100 sale espositive organizzate in
maniera cronologica, con i reperti più imponenti situati al piano terra. Ma le
sale senza dubbio più visitate sono quelle del primo piano dove è ospitato il
corredo funerario rinvenuto pressoché intatto ( caso unico ) della tomba del
faraone Tutankhamon. Il tesoro del faraone, morto in giovane età, ha un valore
inestimabile sia dal punto di vista artistico che archeologico e da solo
meriterebbe una visita in Egitto. Tra i vari reperti rivenuti all'apertura della
tomba quello che rifulge più di tutti è la magnifica maschera funeraria
simbolo da sempre della antica cultura egiziana. Al primo piano si trova anche
la sala dove vengono conservate le mummie di alcuni faraoni importanti quali
Ramses II. Per visitarla è necessario pagare un biglietto supplementare, ma a
parte il costo la curiosità, a mio avviso, non vale il disturbo arrecato a quel
un sonno millenario. Comunque se volete farvi una idea e non avete il tempo
per recarvi in Egitto andate a visitare il museo Egizio di Torino il secondo o
terzo per importanza al mondo. Dopo un veloce tuffo negli stretti vicoli della
casbah, per riempirsi manco a dirlo di ogni sorta di souvenir, sul finire del
giorno ci avviciniamo alla Piana di Giza per inebriarci dell'ultima
meraviglia, le Piramidi, che con il loro guardiano La Sfinge sfidano
da secoli l'uomo a risolvere i misteri che le circondano. L'Ortodossia
archeologica ha ormai da tempo accreditato alle piramidi la semplice funzione di
tomba per i faraoni che le hanno fatte edificare, Cheope, Chefren e Micerino
dalla più grande alla più piccola. E forse questa è la teoria più corretta
se consideriamo l'evoluzione delle tombe di quelle antiche dinastie che partendo
dalla Mastaba ( tumulo di pietra che sovrastava la semplice sepoltura
scavata nella roccia più anticamente ricoperta solo di sabbia ) e passando per
le Piramidi a Gradoni ( primo abbozzo di Piramide realizzate ingrandendo
le mastabe mediante livelli sovrapposti che si stringevano verso l'alto ) sono
arrivate ad edificare monumenti di quelle proporzioni con un rigore geometrico
che lascia ancora oggi stupefatti. Certo viene da chiedersi perché
dedicare così tanto tempo e risorse per costruire solo delle tombe e perché si
sia persa tale tecnica visto che i faraoni delle dinastie successive costruirono
le loro tombe scavando "semplicemente" cunicoli nella roccia, come
nella Valle dei Re e delle Regine di Luxor. Per rispondere a queste domande sono
sorte e continueranno a farlo in futuro miriadi di teorie dalla più fantasiose
a quelle dotate di un qualche fondamento scientifico. Io non sono un esperto in
materia, ma quello che ritengo significativo sottolineare è che per gli
egiziani non era importante la vita terrena quanto piuttosto quella dopo la
morte in cui l'uomo avrebbe dimorato per l'eternità nel firmamento in compagnia
degli dei diventando lui stesso una divinità, certo questo in un primo periodo
era riservato solo al faraone e ai suoi congiunti, ma in epoche successive il
concetto si estese ai dignitari ed al popolo comune. Questo potrebbe spiegare
l'impegno ed il tempo profuso nella realizzazione di tombe di siffatte
dimensioni quasi che il faraone morto potesse trarne un giovamento nella sua
ascesa al cielo. Rimane poi da spiegare perché non si trovino Piramidi nelle
dinastie del Nuovo regno che posero Tebe capitale dell'Egitto, ma per questo Vi
rimando a tutta la voluminosa letteratura scritta in merito. La visita alla
piana di Giza con la Sfinge e le Piramidi, le più importanti e meglio
conservate di circa 80 che se ne contano nella zona, è il giusto completamento
di un viaggio in Egitto, un emozione che non si può proprio perdere. Le
Piramidi, a quanto mi risulta, sono aperte a turno e nel periodo in cui sono
stato io era possibile visitare l'interno della più piccola, quella di
Macerino, che si compone sostanzialmente di una camera funeraria, dove era
conservato il sarcofago, raggiungibile percorrendo in discesa uno stretto
corridoio. In nessuna Piramide sono state trovate iscrizioni o decorazioni come
venne poi in uso per le tombe scavate nella roccia, ma occorre considerare che
erano racchiuse all'interno di un recinto con molte altre costruzioni e templi
ad uso funerario, andati in gran parte dispersi, i quali dovevano probabilmente
presentare un aspetto più riccamente decorato. Dopo averne ammirato da vicino
le gigantesche proporzioni spostatevi su una collina adiacente per riuscire ad
abbracciarne completamente il campo. Il giorno seguente sulla strada del
ritorno per Hurgada visitiamo la Piramide di Zoser, re della III
dinastia, costruita dal famoso architetto Imhotep e meglio conosciuta come la
Piramide a Gradoni prototipo per la costruzione delle successive grandi
Piramidi. Il suo stato di conservazione non è eccellente come le altre e a
differenza delle quali ha una piana rettangolare e non quadrata terminando al
culmine del 6 livello con una piattaforma invece che con un vertice triangolare.
Dell'area che prende il nome di necropoli di Saqqara fanno parte anche
altre piramidi di minor rilevo e un considerevole numero di tombe e mastabe,
tra cui quella di Ti la più interessante come esempio di tomba
dell'Antico regno. Ritornati nel villaggio di Hurgada trascorriamo gli
ultimi giorni di vacanza effettuando tra l'altro una simpatica gita su un
sottomarino giallo per visitare la barriera corallina con le miriadi di pesci
che la popolano, belli da vedere ma insipidi da mangiare, come abbiamo potuto
appurare ordinando una cernia una sera che abbiamo mangiato in locale del
paese. L'ultima avventura il viaggio ce la riserva però il giorno della
partenza all'aeroporto di Hurgada quando dopo circa 3 ore di attesa ci
veniva gentilmente annunciato che sul charter non c'era posto per tutti e che
sei persone dovevano rimane a terra e sperare di partire il giorno successivo.
Come succede al solito in questi casi si diventa tutti più "buoni" e
nasce una gara spontanea nel cedere il proprio posto a che ne ha più bisogno e
infatti un arzillo vecchietto, probabilmente un generale in pensione, al grido
di "Gruppo Aquila con me" sfondava tutte le barriere e si precipitava
seguito da una vociante folla di pensionati INPS verso l'imbarco ( il villaggio
ne era pieno tanto che la prima sera al ristorante ho pensato di essere capitato
per sbaglio in qualche casa di riposo dalle parti del Veneto, risultato
questo della filosofia vuoto per pieno che nei periodi morti propone prezzi
stracciati pur di riempire i complessi ). E così siamo partiti lasciando a
terra 6 persone isolate a caso da un bliz delle autorità aeroportuali egiziane
e ciò non perché mancassero posti sul volo, ma perché una norma
internazionale sulla sicurezza prevede che non possano essere imbarcate più di
50 persone per ogni steward presente. Era successo infatti che i Tour operator
avevano comunicato alla compagnia del charter un numero di passeggeri inferiore
al reale e così quest'ultima si era regolata di conseguenza. Che dirvi di
più, a parte quest'ultimo piccolo inconveniente è stato un viaggio FANTASTICO
che prima o poi nella vita dovrò ripercorrere perché la seconda volta,
come si dice, è sempre meglio della prima ......... e Voi, siete ancora lì ?
Diario di Viaggio di Maurizio
Fortunato – 1997
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Bibliografia e Fonti Storiche :
- Egitto Il Cairo, Alessandria, Le Valle del Nilo e il Mar Rosso
Guide del Mondo - Touring Club Italiano - Edizione 1995