Cuba – La fine di un mito ?

Diario di Viaggio 1996

di Maurizio Fortunato

www.mfortunato.it

 

Chissà se il Mitico Chè si sta rivoltando nella tomba, perché certo la Cuba di oggi deve essere molto diversa da quella che lui e Fidel sognavano, quando sulla Sierra Maestra , in una delle umide serate caraibiche davanti a una bottiglia di rum, fantasticavano sul futuro vincente della loro Revoluction. La fine degli aiuti sovietici, le timide aperture all'iniziativa privata, l'aumento del flusso turistico, sono fattori che stanno contribuendo a trasformare rapidamente lo spirito di Cuba, che per decenni, nel suo splendido isolamento, ha coltivato un senso dell'unità nazionale fiero ed orgoglioso nel combattere le gravi crisi politiche ed economiche che via,via si sono succedute. Quando l'embargo USA cesserà, la trasformazione subirà un impulso definitivo ed è per questo che consiglio di visitare Cuba oggi, prima che ritorni ad essere uno dei tanti paesi caraibici nell'orbita americana. Il nostro viaggio ha inizio con lo sbarco all'aeroporto di Camagüey,  terza città dell'isola e capitale dell'omonima provincia, dopo un  volo di circa  10 ore da  Milano con la Lauda Air  ( ottimo il servizio a bordo ). Un'ora   di trasferimento in autobus e arriviamo all'Hotel Cuatro Vientos  nella amena  località turistica di Playa Santa Lucia,  il tempo di ambientarsi e di capire che forse siamo arrivati nel posto sbagliato. Il complesso è carino e funzionale, la spiaggia discreta ( anche se consiglio Playa Los Cocos, pochi chilometri a nord degli alberghi, mezz’oretta a bordo di simpatici calessini  ), ma  la località  non è ancora sviluppata e non offre molto. Quello che però più conta è che se volete capire lo spirito di Cuba ( e non siete venuti solo per fare amicizia  con una bella jineteras ) risiedere nella stessa località in maniera permanente, non è la soluzione ideale. Meglio invece noleggiare una macchina ( aria condizionata obbligatoria ) e prepararsi a mettere in conto qualche migliaio di chilometri, controllando spesso il serbatoio perché i distributori  Servi-Cupet, evitate di acquistare benzina dai privati lungo la strada, non sono così numerosi. D'altra parte, è proprio così che viaggiavano parecchi ragazzi italiani che abbiamo incontrato e nessuno di loro ha avuto di che lamentarsi. Quando deciderete di fermarvi basterà che vi guardiate in giro con aria interrogativa e sarete sommersi da offerte per dormire e mangiare nelle abitazioni private, i famosi  paladares. Altrimenti, come noi, potrete alloggiare per una o più notti in uno dei numerosi alberghi dell'isola, anche nei periodi di alta stagione. Ed eccoci sulla Carretera Central ( la più importante arteria statale che si estende per 1119 Km, attraversando tutta l'isola da Pinar del Río a Guantánamo ), Massimo, Giovanni, Alessandra, Elena ed io, sotto uno di quegli acquazzoni tropicali in cui  sembra che il cielo abbia voglia di esaurire tutta l'acqua di cui dispone, per fortuna  durano poco e si può riprendere il viaggio in relativa sicurezza, ad una velocità di crociera comunque ridotta, perché sulle strade, anche le principali, possono apparire all'improvviso delle piccole voragini ( la situazione economica di Cuba fa si che la manutenzione delle strade non sia delle più rigorose, ma c'è da comprenderli ). Altra precauzione è quella di evitare lunghi spostamenti notturni,  sia per la scarsa illuminazione stradale che per la contemporanea presenza di veicoli al traino animale privi di segnalazione, delle vere mine vaganti specie quando alla guida  c’è qualcuno che fatto un’abbondante scorta di rhum, nello stomaco.  Dopo circa 5 ore ed aver attraversato metà isola arriviamo all'Havana. Nella capitale non è difficile orientarsi, basta fare riferimento al mare che la lambisce per tutta la sua lunghezza formando l'omonima baia. Dopo che vi sarete sistemati ( qui consiglierei di pernottare in un albergo ) e avrete lasciato  la macchina in un parcheggio a pagamento per evitare inconvenienti ( regola che vale per tutte le grandi città che visiterete ) potrete muovervi in città a piedi o in taxi (  le vecchie macchine degli anni '50 lasciate dagli americani e che l'ingegno dei cubani riesce ancora a far camminare ) concordando però sempre prima, il prezzo della corsa. L'Havana è divisa in 15 distretti, quelli che a mio avviso meritano una visita sono la Habana Vieja, Centro Habana, il Vedado con la Plaza della Revoluctión e il Malecón,  circa 8 Km di lungomare che abbracciano la città da una punta all'altra. Per la visita della città dedicate almeno due giorni iniziando dall'Habana Vieja, dove con una buona guida alla mano ( noi usavano Cuba della Lonely Planet pubblicata in Italia dalla EDT ) potrete visitare la Catedral de San Cristóbal de la Habana, iniziata dai Gesuiti nel 1748 nella Plaza omonima, il Museo de Arte Colonial in Calle San Ignacio 61, la Plaza de Armas con il Palacio de los Capitanes Generales, sede dei governatori spagnoli (  attualmente Museo de la Ciudad  ) e il Castillo Real de la Fuerza, la più antica fortezza coloniale ancora esistente. Fate poi un salto all'Hotel Ambos Mundos ( dietro la piazza di prima ) per  visitare la stanza 511 dove Hemingway visse per qualche tempo e in cui iniziò a scrivere "Per chi suona la campana".  Altri luoghi legati alla presenza del famoso scrittore a Cuba sono il locale Floridita ( non perdetevi il daiquirí  ), la Bodeguita del Medio e la sua ultima casa a Finca La Vigía trasformata ora in museo ( pochi Km fuori l'Havana, verificate gli orari di apertura per non andare a vuoto ). La zona del Centro Habana è dominata dal Capitolio, costruito dal dittatore Machado a somiglianza del Campidoglio di Washington. Attuale sede dell'Accademia delle Scienze e della relativa biblioteca nazionale, ha ospitato fino al '59 il Congresso Cubano. A nord e a sud si trovano due parchi, rispettivamente il Parque de la Fraternidad, costruito sul luogo dov'era la piazza d'armi degli spagnoli ed il Parque Central, con al centro la statua dedicata a José Martí eroe dell'indipendenza dalla Spagna. Non mancate infine, di omaggiare due dei  più importanti simboli cubani visitando  la Fabbrica Reale di sigari Partagas , una delle più antiche manifatture dell'Havana, ed il Museo della Revoluctión dove incontrerete una delle tante coloratissime scolaresche che vengono a conoscere la loro storia più recente. Il Vedado è un quartiere relativamente moderno e probabilmente vi sembrerà di essere capitati in un'altra città, qui si passa dallo stile coloniale, che vi ha accompagnato fino ad ora, ad un insieme di alti e moderni edifici, eredità del periodo d'oro della Havana, quando sotto la dittatura di Batista Cuba era una delle mete preferite dagli americani con corollario di speculazioni mafiose al seguito. Da visitare la Plaza della Revoluctión, simbolo della rivoluzione castrista e sede di famose adunate oceaniche. Nella piazza si trova il monumento a José Martí, alto 142m, con relativo museo, con un ascensore si può arrivare ad un punto panoramico posto a 129m. Per concludere la visita potete passeggiare sul  lungomare del Malecón per assaporare la città vista dal mare. Lasciata l'Havana ci dirigiamo a ovest, evitando volutamente la zona di Varadero ad est, sull'autopista Habana-Pinar del Río, addentrandoci cosi nella provincia omonima. E’ una parte di Cuba ancora poco sfruttata turisticamente, ma che offre dei paesaggi veramente belli ed unici, dalle coltivazioni del tabacco ( l'80% del prodotto nazionale ), alle piantagioni di canna da zucchero, per finire con i Mogotes  ( formazioni calcaree a forma di pan di zucchero ) nella zona di Viñales . La città di Pinar del Río non è molto grande ed è facile girarla in poco tempo, non mancate di visitare la Fabbrica de Tobacos Francisco Donatine, dove vi illustreranno tutte le fasi della concia delle foglie di tabacco. La zona è ricca di piantagioni, provate a visitarne una lungo la strada, i contadini cubani saranno orgogliosi di mostrarvi il loro lavoro. Fuori dalla fabbrica, come in tutta l'isola, molti privati si offriranno di procurarvi sigari ad un prezzo inferiore da quello praticato nei negozi ufficiali. Normalmente questi sigari, di qualità inferiore, sono quelli che spettano di diritto agli operai delle fabbriche di sigari per il loro consumo privato. Lasciata  Pinar del Río ci dirigiamo verso la Sierra de los Organos in direzione di Viñales, una delle più belle aree naturali di Cuba, come potrete ammirare  dalla terrazza panoramica dell' Hotel Los Jazmines ( 4 Km a sud del paese ). Tutta l'area è caratterizzata dai Mogotes, fiabesche formazioni generate, circa cento milioni di anni fa, dall'azione di corsi d'acqua sotterranei che hanno eroso la roccia calcarea. Sulla parete di uno di questi, il Mogotes Dos Hermanas  ( 4 Km ad ovest del paese ), è stato realizzato un enorme murales, lungo 180 metri, che racconta la preistoria, si riesce ad osservarlo nella sua interezza solo da una certa distanza. Altra caratteristica della zona sono le grotte, la più interessante, visitabile in parte a piedi ed in parte in barca lungo un fiume sotterraneo,  è la Cueva dell'Indio, abitata anticamente dalle popolazione indigene di Cuba.  Ripresa l’autopista Habana-Pinar del Río  puntiamo questa volta a sud verso la nostra prossima tappa, la città di Trinidad. Durante i vostri spostamenti lungo le arterie principali dell'isola noterete delle persone vestite completamente di giallo, non sono un complemento folcloristico dei nostri vigili urbani, sono in realtà dei funzionari governativi che regolano la disciplina dell'autostop. Data la scarsità di mezzi e la mancanza di corse regolari, queste persone, per ottimizzare i trasporti, stazionano nei principali incroci, disciplinando le liste di attesa delle persone in coda. Hanno il potere di fermare ed imbarcare, su tutti i  mezzi statali e privati,  secondo le destinazioni ed i posti liberi. I turisti di regola non sono mai fermati perché identificabili dal tipo di targa ( particular ), comunque non sarebbe una cattiva idea essere di un qualche aiuto, purtroppo per noi non fu possibile dato che eravamo già in cinque. A onor del vero, devo aggiungere,  per la serie tutto il mondo è paese, che una nuova e fiammante mercedes con a bordo un pezzo grosso dell'esercito con autista non fu neanche degnata di uno sguardo. Trinidad è una città museo, dichiarata dall' Unesco nel 1988 patrimonio mondiale dell'umanità, ed è qui che meglio di altrove si può rivivere  la magica ed antica atmosfera coloniale dell'isola.  Il fulcro della città coloniale ruota attorno alla Plaza Mayor  dove  sono concentrati tutti gli edifici storici. Vi si trovano il Museo Histórico Municipal, un ricco palazzo coloniale appartenuto ad un'antica famiglia del luogo e successivamente ad un ricco coltivatore di canna da zucchero, l'Iglesia Parroquial de la Santíssima Trinidad , in cui è venerato il Vero Cristo della croce, il Museo Romántico , ospitato nel Palazzo Brunet, con l'esposizione di ambienti in stile coloniale, ed il Museo di Arqueología Guamuhaya in cui si trovano oggetti di storia naturale ed artigianato indiano. Infine, per ammirare Trinidad dall'alto, potete raggiungere l'Ermita de Nuestra Señora de la Candelaria de la Popa salendo per calle Simon Bolivar, l'eremo del XVIII secolo è purtroppo andato distrutto.  Ma quello che assolutamente non dovete perdere a Trinidad è l'occasione  di poter mangiare in uno dei Paladares , ristoranti a gestione privata autorizzati dal governo a partire dal 1995, all’interno delle antiche dimore coloniali . Vivrete così l'esperienza di mangiare in una clima familiare ( benissimo e ad una cifra  modesta ), nella sala da pranzo di una nobile famiglia come se il tempo si fosse fermato. I Paladares normalmente non hanno un'insegna esterna, per cui affidatevi direttamente a qualche ragazzo del posto, faranno a gara per accompagnarvi, chiaramente per prendere una piccola commissione, una volta preso contatto scegliete il menu e stabilite il costo tutto compreso. La cucina cubana non ha grandi tradizioni, i piatti principali sono a base di carne di maiale ( puerco asado o carne de cerdo )  o pollo, accompagnati da riso condito con fagioli neri o rossi, insalate, pomodori, banane fritte e frutta fresca, il pesce è più difficile da trovare ma se avete deciso di gustarlo non fermatevi al primo Paladares. Lasciata Trinidad sul mar dei Caraibi attraversiamo tutta l'isola nella sua larghezza  e puntiamo veso nord  in direzione di Cayo Coco sul lato Atlantico. I Cayos sono atolli corallini piatti ( se ne contano più di 4000 ), per la maggior parte disabitati. Dopo aver pernottato a Moron , una piccola cittadina di fronte al Cayo, dove ceniamo nuovamente in un Paladares (praticamente nella cucina di casa di un ingegnere, perché nella sala da pranzo c'erano degli italiani che dormivano), la mattina successiva imbocchiamo la rialzata che dal 1988 unisce Cayo Coco con la terraferma. All'inizio della strada c'è un posto di blocco dove vengono controllati i documenti, perché ai cubani ( tranne quelli che lavorano negli alberghi sull'atollo ) l’accesso è interdetto,  per paura che il cayo possa diventare una base per l'espatrio clandestino verso gli  U.S.A.  Cayo Coco è la più grande isola turistica dell'arcipelago di Camaguey , lunga 37 Km con 21 Km di spiagge bianche lungo l'atlantico. L'interno è ricoperto di foreste e popolato da animali selvatici , mentre il  lato che vede Cuba forma con questa una bassa laguna, ambiente ideale per molte colonie di uccelli marini come gli aironi cinerini , i pellicani , ed i fenicotteri rosa ( se riuscite a vederne ). Cosi dopo aver goduto dello splendido mare di Cayo Coco, terminiamo in giornata il nostro piccolo Tour di Cuba rientrando nel nostro albergo di Playa Santa Lucia. Qui trascorriamo la seconda settimana del nostro soggiorno, rinunciando purtroppo a visitare la parte sud di Cuba, ma d'altra parte come ho già avuto modo di dire, se si vuole fare un giro completo dell'isola non bisogna avere una sistemazione fissa. Comunque non è mancato il tempo, oltre a crogiolarci al sole di playa Los Cocos, di fare un salto a visitare Camagüey , la capitate della provincia omonima. E forse potrà capitare anche a voi di conoscere un simpatico cubano che appena entrati in città ci è venuto incontro, come se già ci conoscesse ( citando a caso uno dei 2 o 3 alberghi di Playa Santa Lucia, tanto vanno tutti li ) offrendosi di farci gratuitamente da guida turistica in quello che era il suo giorno di riposo . Ad un certo punto, dopo averci scorazzato in lungo e in largo, ci ha chiesto di accompagnarlo a casa, per evitare che la moglie ( una ragazza carina e più giovane ) lo rimproverasse per il ritardo. Cosi abbiamo conosciuto tutta la sua famiglia, animali compresi, apprendendo al contempo che gli necessitavano trenta dollari, che avrebbe prontamente restituito il giorno dopo, per fare un regalo ad un suo amico ( tenete conto che un camionista conosciuto in spiaggia ha quantificato il suo stipendio mensile in 5 dollari ). Sfortunatamente era il nostro penultimo giorno di permanenza a Cuba e si è dovuto accontentare di un bel deca italiano perché di dollari non ne avevamo più, comunque è stato contento lo stesso,  perché, come ci ha fatto vedere e questo era vero, faceva collezione di monete straniere, spiegandoci che per quello ( tanto per capire il clima che c'è ancora a Cuba ) aveva un regolare permesso della polizia. 

E così termina la nostra vacanza a Cuba, di cui ricorderemo sempre, oltre alla bellezza del posto, la cordialità e amicizia del suo popolo .

 

Diario di Viaggio di Maurizio Fortunato – 1996

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