CRACOVIA

Diario di viaggio 2007

di Alberto Sarti

 

 

 

Dal 12 al 17 agosto 2007, spinti dal desiderio di conoscere una città ricca di storia e di cultura, ma ancora lontana dalle orde di turisti italiani (ma su questo punto abbiamo dovuto ricrederci) abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio.

Membri della comitiva oltre al sottoscritto sono Loris e Fausto.

Un particolare interessante. Il mezzo di trasporto utilizzato è stato una linea della Eurobus: 17 ore di viaggio da Bologna per raggiungere l’agognata meta. La cosa potrebbe sembrare pazza (e in effetti in parte lo è), ma con il senno di poi è stata una scelta che rifarei. Questo inconsueto mezzo di trasporto si è rilevato il più congeniale per immergerci gradualmente nella cultura del posto. Eravamo quasi gli unici italiani a bordo e questo ha comportato alcune scene surreali che faremo fatica a scordarci, (un film inglese doppiato in polacco, con lo stesso doppiatore che ricopriva tutti i ruoli, o la sosta in posti sperduti). In sintesi: è un mezzo di trasporto di sicuro scomodo, ma che consiglio vivamente a chi ha un minimo di senso dell’avventura e di adattamento.

 

Giunti a Wroklaw per cambiare autobus per Cracovia, Baffo – il nostro autista, così chiamato per via di un vistoso baffo alla Stalin che, nel proseguo del viaggio, abbiamo capito va molto di moda in Polonia (il baffo, non Stalin) – con modi alquanto spicci ma efficaci, ci fa capire che dobbiamo salire sul bus numero 14.

Trovato il bus diamo a Baffo2 (lo dicevo che il baffo va molto) le nostre valigie e ci sistemiamo sul nuovo mezzo. Ma questa cosa, semplice semplice, fa adirare Baffo2 che ci fa capire che dobbiamo scendere. Seguiamo il consiglio e...il bus parte senza nessuno sopra. Sbigottiti restiamo ad aspettare confortati dal fatto che gli altri viaggiatori sono rimasti appiedati come noi e si mostrano tranquilli. Il dilemma sorge spontaneo: Baffo2 avrà portato a ripulire il bus o starà ripulendo i nostri bagagli? Dopo cinque minuti possiamo rassicurarci che non è capitato nulla di tutto ciò: il bus resta sporco e i nostri bagagli sono integri. Mah, valli a capire...

Finalmente giungiamo a Cracovia. Il tempo non è dei migliori e raggiungiamo senza difficoltà il nostro ostello (Brama hostel), che, a dire il vero, sembra più un albergo. E’ situato in via Florianska, una delle strade più animate del centro storico, ed è gestito da una fondazione che devolve i proventi di questa attività al mantenimento negli studi di giovani polacchi non abbienti.

Nonostante il viaggio ci abbia debilitati parecchio, decidiamo di uscire subito a scoprire la città. Proseguiamo per via Florianska e giungiamo nel cuore di Cracovia: la stupenda piazza del Mercato.

Al centro della piazza si erge imponente il Sukiennice (palazzo dei tessuti), dove ha sede un mercato coperto, essenzialmente per turisti (leggesi: prezzi bassi rispetto ai nostri, ma superiore rispetto ai prezzi polacchi).

Su un lato del Sukiennice si trova il famoso caffè che vide tra i suoi ospiti i più grandi intellettuali polacchi oltre che, pare, Stalin. Nota tecnica: il caffè è stupendo ma a mio avviso alquanto disorganizzato. Siamo andati a fare colazione nel suddetto locale alle ore 9.10 (da notare che il locale apriva alle nove) e ci ha accolto un ragazzo in T-Shirt americana, mentre il resto del personale pulivano i banchi. Successivamente lo stesso ragazzo, vestito da perfetto cameriere, ci ha servito la colazione.

Su un angolo della piazza, fa capolino in modo asimmetrico, la meravigliosa Basilica di S. Maria con, nascosta dietro, la bella chiesa di S. Barbara.

Per visitare la Basilica dovrete comprare i biglietti. Questi danno la possibilità di vedere la parte anteriore della stessa, in quanto il resto è lasciato ai fedeli per pregare. Personalmente questa organizzazione non mi è piaciuta molto: vi è una chiesa divisa in due, metà “museo”, metà luogo di culto. Suggerirei di visitarla la mattina presto, quando non c’è questa divisione e si carpisce l’anima essenziale e univoca del luogo.

Interessante la devozione del popolo polacco nei confronti della Madonna. Nella basilica noterete un’immagine simile alla Madonna di Czestochowa, molto venerata.

Caratteristico lo spettacolo che offre un trombettiere che, allo scoccare di ogni ora, da una finestra della torre della Basilica, accenna un inno mariano, per poi interrompersi bruscamente: vuole essere la rievocazione storica di un trombettiere ucciso da una freccia tartara sui bastioni della città mentre stava dando l’allarme dell’avvicinarsi a Cracovia dell’esercito nemico.

Continuando il giro per la città vecchia (a proposito è uno dei pochi centri storici polacchi sopravvissuti alla seconda guerra mondiale) proseguiamo per la via Grodzka (la via degli imperatori) che sbuca sulla collina del Wawel, dove domina il castello e la Cattedrale. Ora, sicuramente il luogo attira molta l’attenzione e una visita all’interno delle mura è doverosa, tenete però presente che: i musei del castello, oltre che avere una fila impressionante per comprare i biglietti, non hanno nulla di eccezionale da mostrare (sale spoglie e soffitti a cassettoni in legno).

La Cattedrale me la immaginavo molto più imponente, in realtà è un luogo di grandissima importanza storica (basti pensare che qui venivano incoronati i Re polacchi), ma per uno straniero sarà difficile cogliere a pieno la sacralità storica del posto. L’unico collegamento con il nostro passato, lo troverete nella cripta dove è sepolta una discendente della casata degli Sforza, sposa del re Sigismondo I. Pare che sia stata lei a far entrare nella cucina polacca l’uso delle verdure, fino a quel momento inutilizzate. Una curiosità; tale fatto ha avuto dei risvolti anche in ambito linguistico. Infatti, gli aromi per il brodo in polacco si traduce in “roba italiana”. Così come la nostra insalata russa in Polonia vene tradotta in “insalata italiana”, probabilmente proprio a causa dell’abbondante uso di verdure con cui si cucina. Resta solo una domanda a tal proposito: ma già che c’era, la regina italiana non poteva insegnare ai polacchi anche come cucinarle le verdure??

In sostanza: il Wawel è da vedere per l’imponenza dello stesso, nonché per l’importanza storica che ha rivestito...ma dedicategli il giusto tempo (a mio avviso mezza giornata è anche troppo).

A sud est del centro si snoda il quartiere di Kazimierz, sede del vecchio ghetto ebraico. Cracovia, infatti, custodiva una delle più grandi comunità ebraiche d’Europa prima dei tragici avvenimenti della seconda guerra mondiale. Consiglio la visita, tra le tante, della sinagoga di R’emuh in quanto, oltre agli interni ricchi, vi è la possibilità di visitare l’annesso cimitero ebraico. Purtroppo tutto il quartiere è soffocato da un parcheggio selvaggio che fa perdere molto del fascino che avrebbe dovuto avere in passato.

Tornando nella Stare Miasto un giro per il Planty potrebbe essere estremamente gradevole. Questo non è altro che un parco che si snoda per il vecchio tracciato delle mura, circondando tutta la città vecchia.

Doverosa è una capatina al museo Czartoryskich per ammirare la splendida “Dama con l’ermellino” (che in realtà è assodato essere un furetto) di Leonardo da Vinci, nonché il “Paesaggio con il buon samaritano” di Rembrandt. Vi è anche un’interessante esposizione di reperti etruschi e romani. Per il resto il museo espone quadri di autori fiamminghi e una snervante galleria di ritratti eseguiti da pittori polacchi.

Sempre nella Stare Miasto vi è la sede dell’università di Cracovia. Una delle più antiche d’Europa e dove, pare, abbia studiato anche Copernico. Sul fatto che l’insigne studioso abbia tenuto qua i suoi studi universitari ci si è basati su una ricevuta di pagamento trovata in un archivio...personalmente mi sembra una prova un po’ labile, ma questo è bastato per creare un business. Resta il fatto che a parte gli edifici universitari visti dall’esterno e un chiostro carino non c’è proprio null’altro.

Uscendo dal centro storico (ma è bene servirsi di uno dei tanti tram) è interessante visitare l’Arka Pane a Nowa Huta, che è un quartiere satellite di Cracovia nato al tempo della guerra fredda per rendere questa città meno borghese e più industrializzata (vi ha sede un’importante acciaieria). L’Arka Pane è una chiesa voluta dal Cardinale Karol Wojtyla e iniziata a costruire nel 1967 (la prima pietra è stata donata dal Papa Paolo VI e proviene dal sepolcro di S. Pietro) dopo più di dieci anni di “battaglie” con il regime che voleva il nuovo quartiere sprovvisto di luoghi di culto. Al termine della costruzione, avvenuta nel 1977, la chiesa fu consacrata dal Papa polacco.

L’edificio si compone di tre chiese posta una sopra l’altra, al cui interno troverete opere d’arte provenienti da tutto il mondo. Tra le tante: la statua della Madonna creata assemblando pezzi di obice provenienti da Cassino, il tabernacolo su cui è montata una roccia lunare, anch’essa dono di Paolo VI, a simboleggiare come tutto l’universo sia la dimora di Dio.

 

Dintorni di Cracovia

Doverosa è la visita di Oswiecim, il comune posto a 60 Km da Cracovia che ospita il campo di Auschwitz e Birkenau.

Noi lo abbiamo organizzato per nostro conto, ma vi sono numerose agenzie di viaggio in città che predispongono tale visita.

Per il turista fai da te è bene sapere che: il treno impiega 1 ora e mezza per il tragitto e che fare il biglietto può essere un’impresa per via della lingua (importante fare il biglietto per Oswiecim e non Auschwitz...per intenderci. è come se uno in Italia facesse il biglietto del treno per il Colosseo e non per Roma). Il campo è gratuito e vi è una navetta che trasporta i visitatori tra un campo e l’altro.

Sul campo vero e proprio non esprimo alcun commento, bisogna vedere con i proprio occhi.

Altra visita interessante, sono le miniere di sale di Wieliczka a 26 Km. da Cracovia. In questo caso abbiamo prenotato la visita con un’agenzia di viaggio a causa del poco tempo a disposizione. Scelta azzeccata: ci ha permesso di arrivare direttamente sul posto con un comodo pulmino (in effetti dopo Auschwitz...) e di saltare la fila per entrare.

Le miniere sono stupende. Patrimonio dell’Unesco, ha dei numeri da capogiro: otto livelli che giungono fino a 515 metri di profondità, 150 Km di gallerie, 500 minatori impegnati nella manutenzione, 500 visitatori alla volta (almeno quando siano scesi noi). La parte visitabile si spinge “solo” fino a 150 m. di profondità. Stupende le sculture create dai minatori e realizzate nel tempo libero: ossia dopo otto ore trascorse a lavorare, restavano in miniera per altro tempo. Imperdibile la chiesa creata nel sottosuolo dove tutto, eccetto la balaustra della scala e i lampadari, è scolpito nel sale.

 

 

 

Dettagli tecnici

 

Cibo

Molta carne, in tutte le salse. A noi è piaciuto molto il pirogo. Sarà anche perché siamo capitati in mezzo al festival del pirogo (o almeno questo doveva essere...eravamo solo noi e quattro banchetti che vendevano la pietanza...mah). Sono una specie di ravioli ripieni di carne, oppure di verdura, funghi etc...

Altro piatto tipico è una sorta di crepes ripiena di fungi e formaggio o spinaci oppure broccoli.

Per il bere è conveniente la birra. Abbiamo notato che non c’è proprio l’uso di bere acqua durante i pasti.

Particolari le zuppe, vale la pena di provarne una.

Per la colazione suggerisco di buttarsi in una panetteria/pasticceria: hanno una grande tradizione pasticcera e la colazione è il momento giusto per assaporarla (a meno che non vogliate pranzare con una pasta...e vi assicuro che sarete sazi). Ottima la pasticceria che si trova in Ulica Stawkowska.

Obbligatoria provare la Wodka, di cui la Polonia è la madre della migliore marca esistente al mondo: la Wyborowa.

 

Cambio

Non cambiate assolutamente soldi in Italia: le commissioni sono alte (noi abbiamo speso 5 Euro e il cambio non è dei migliori). A Cracovia troverete degli uffici di cambio ad ogni angolo che accettano Euro e senza alcuna commissione. Accettate ovunque le più comuni carte di credito.

 

Sicurezza

Cracovia, o quantomeno il centro storico, è estremamente sicura. Non abbiamo mai percepito la sensazione di essere in pericolo (come, al contrario, potrebbe capitare in una qualsiasi città inglese o irlandese nel fine settimana). Questo fatto ci ha meravigliato: è raro trovare nel nostro paese ragazze che camminino da sole in un parco (il Planty).

 

Polacchi

Sono estremamente gentili e premurosi. In stazione dei treni la bigliettaia non parlava né inglese né tedesco. Subito un polacco si è offerto di tradurci tutto senza che noi avessimo chiesto nulla. Stessa scena all’interno di un ristorante dove una ragazza ci ha tradotto un menù per noi incomprensibile e ci ha fatto l’ordinazione per noi.

Confermo, inoltre, un’abitudine che avevo letto in molte guide turistiche: i polacchi usano donare fiori al gentil sesso per ogni occasione e lo si percepisce concretamente dal numero di ragazze girare, per le strade di Cracovia, con doni floreali.

Un altro aspetto che mi ha colpito è la grande devozione che hanno nei confronti della Madonna, anche da parte dei più giovani.

 

Souvenir

Conveniente è acquistare dei gioielli d’ambra. Provengono dal nord della Polonia e pertanto i prezzi sono leggermente più alti, ma per noi italiani resta sempre un acquisto conveniente. I tagli più grandi hanno maggiore valore, a parità di peso, dei tagli più piccoli. Da tenere presente che se il pezzo d’ambra conserva al suo interno un residuo (insetto, foglie...) il valore aumenta a dismisura.

Mi è stato riferito da un esperto (un geologo di cui non farà il nome per un’ovvia tutela della privacy) che i sassi di salgemma della miniera di sale sono molto belli...io riporto solo, magari un appassionato può apprezzare...

 

 

Ringraziamenti

Doverosi sono i ringraziamenti. A Fausto e Loris per la loro innata simpatia e ironia. La ragazza della reception dell’ostello per avermi fatto aumentare l’autostima sulla mia conoscenza dell’inglese (vedeste come lo parlava lei...). I vari traduttori inglese/polacco che abbiamo incontrato. L’energumeno alla stazione degli autobus che ci ha tranquillizzato sui ritardi degli autobus in Polonia (ne siamo avvezzi anche noi italiani). La ragazza alle miniere di sale che doveva farci da traduttrice e accompagnarci nel tour: non sapeva bene l’italiano, non sapeva bene cosa fare, ma questo ha lanciato l’assist per delle battute da parte di una comitiva fiorentina che ha rallegrato il clima. La guida all’interno delle miniere di sale che, quando gli abbiamo chiesto di ripeterci la spiegazione di una sala che non avevamo sentito, per poco non ci strozzava, poi mossa da compassione ha ripetuto il tutto.

 

 

 

Alberto

albertosarti@hotmail.com 

 

 

 

 

 

 

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