CINA: seta, perle, giada e... grattacieli.

CINA: Shangai; Suzhou; Nanchino; Guilin; Xi'an; Pechino.

Diario di viaggio 2007

di Franco Paolotti

* * * *
 
Quello che più mi è rimasto impresso è quella bandiera rossa con le 5 stelle che rappresentano rispettivamente, le piccole, gli operai, gli studenti, gli intellettuali e borghesi e, quella grande, il partito comunista, sventolare appesa accanto all'insegna del Mc Donald. Cioè, non a caso o per caso, ma proprio facente parte dell'insegna stessa! Emblema della Cina di oggi. Almeno quella vista da noi.
Probabilmente se avessimo viaggiato nello Yunnan, o nella Mongolia interna, avremmo visto un'altra Cina, rurale e delle minoranze etniche. Ma noi volevamo vedere le meraviglie classiche: la Grande Muraglia, l'Esercito di Terracotta, il fiume Li con i suoi magnifici paesaggi da acquarello ed i cormorani che pescano, la città proibita e gli altri tesori di Pechino.

* * * *
 
 
 
Siamo partiti in 6, io, Tami, i soliti Gino e Maria e Italia e Mario, i pisani conosciuti l'anno scorso nello Yemen. Pochi ed affiatati. Dopo 13 ore di volo, il 18-09-2007, Shanghai ci ha accolti con le turbolenze ed il maltempo dovuti alla coda del tifone Wipha. Tre giorni di pioggia e vento con solo qualche ora di tregua, ma cielo sempre coperto e vento. Nonostante questo si è mostrata per la città incredibile che è: una megalopoli di 16 milioni di abitanti, con uno sky-line all'altezza di New York, o Hong Hong e forse più proiettata nel futuro. La pioggia, poi, non ne ha alterato il fascino: le cime dei grattacieli più alti sparivano nelle nuvole e le luci si riflettevano sul bagnato. Certo, il vento ci ha impedito di salire sulla torre della televisione ed anche potendolo fare non avremmo visto un gran che, ma dal Bund, la passeggiata lungofiume, lo sky-line di Pudong con l'Orient Pearl Tower TV lasciava senza fiato e poi la luce filtrata, i tetti bagnati e gocciolanti, ci hanno regalato una città vecchia con i suoi giardini di una intensità forse maggiore che non se ci fosse stato il sole.

Ed a Shanghai il primo temuto contatto con la cucina locale. Allora, c'è un tavolo rotondo, con sopra un altro piano sempre rotondo, ma di diametro più piccolo e che ruota. Ti siedi e cominciano a portare i cibi. Posano zuppiere e vassoi sul cristallo girevole e spetta ai commensali girare la "ruota" e prendere le pietanze. Di regola con i famigerati bastoncini, ma non volendo far morire di fame i turisti, viene fornita una forchetta a testa e un pseudo cucchiaio. Di coltelli manco a parlarne. Comunque io, dopo alcuni penosi tentativi che facevano sbellicare dalle risate i camerieri (anche se cercavano di dissimulare), ci sono riuscito ed ho usato i bastoncini per tutto il viaggio, mentre gli altri si sono arrangiati.


Per i sapori non è che li si può descrivere. Alcuni sono assurdi per i nostri palati: patate arrosto cotte nello zucchero, spaghetti di riso che andrebbero bene per la merenda, visto che sanno di marmellata e accanto salsine piccanti più del peperoncino calabrese. In ogni caso alcuni piatti, tipo gli involtini, sono veramente squisiti ed il servizio va sempre ammirato perchè è veramente curato. E poi si alternavano un pasto di cucina cinese con uno all'europea, oltre alle colazioni tipicamente occidentali. Ah!, è bene precisare che le cose strane di cui si parla, locuste, cani, serpenti, ecc., sono tipiche solo di alcune zone tipo Canton e soprattutto servite in locali particolari e molto cari.
 
Il terzo giorno ci spostiamo a Suzhou con il treno. Restiamo felicemente impressionati dalla puntualità ed efficenza. La guida locale che ci ha accompagnato per Shanghai, praticamente ci depone nei posti prenotati e il treno fila a 260 km./h. Si giunge a Suzhou che si possono rimettere gli orologi e sul marciapiede c'è l'altra guida che ci aspetta. Piacevolmente notiamo che, pur parlando bene l'italiano, non pronuncia assolutamente la "r", il che crea una nota di colore. Con noi abbiamo solo i bagagli a mano e gli altri li troveremo direttamente all'albergo, a conferma dell'efficenza organizzativa. A Suzhou staremo solo un giorno, quanto basta per visitare i canali che ne fanno la Venezia d'oriente ed i giardini della collina della Tigre con una collezione incredibile di bonsai ed una antica pagoda che pende come la torre di Pisa.
Una piccola nota: appena arrivati la guida, quasi a scusarsi ci dice che Suzhou è una piccola città, infatti fa solo 4 milioni di abitanti! A buon intenditor...
Partiamo per Nanchino (Nanjing) ancora in treno, tutto perfetto, con le porte dei vagoni che si fermano esattamente dove sulla banchina c'è il numero corrispondente e che sono predisposte o solo per salire, o per scendere, con file ordinate e sorvegliante per ogni porta, fino all'arrivo. Scendiamo e non troviamo la guida. Aspettiamo qualche minuto e poi, rimasti soli sul marciapiede, presi dall'ansia, facciamo un errore madornale: ci avviamo nel sottopassaggio e superiamo la barriera dei controlli (non si entra e non si esce dalle stazioni senza biglietto). Dramma! Veniamo circondati da decine e decine di promotori di alberghi e venditori di mappe delle città. Tutti urlanti e in cinese. Proviamo ad abbozzare un poco di inglese con un paio, ma niente da fare. Panico! Spinti dall'ansia crescente usciamo sulla piazza antistante la stazione, ma è peggio. Timor panico! Torniamo presso i tornelli della barriera dei controlli, almeno lì c'è la polizia e proprio mentre sto per comporre i numeri di emergenza del corrispondente a Shanghai del tour operator, una ragazzina sui 20 anni supera i tornelli gridando: "Italiani, voi signoli italiani". 
 
Riprendiamo colore e dopo aver ascoltato abbondanti scuse accompagnate da inchini, finiamo per voler credere a questa studentessa universitaria che fa la guida per mantenersi gli studi e che giura che non è colpa sua, ma che aveva ricevuto informazioni sbagliate. Ed in parte la colpa è anche nostra: mai abbandonare il marciapiede d'arrivo del treno, o il punto di uscita all'aereoporto dove sostano le guide. Aspettare sempre lì. Un ritardo può capitare, vista anche l'intensità del traffico. A meno che uno non viaggi in modo indipendente.
 
Nanchino non ha molto da vedere. Il ponte sul fiume Giallo (Yangzi) trionfo della propaganda di partito e il mausoleo del dr. Sun Yatsen, fondatore della Repubblica Cinese, oltre a piccoli musei e la via sacra risalente alla dinastia Ming.
 
Primo spostamento interno in aereo, da Nanchino a Guilin. Efficenza ed organizzazione. Ceck in fatto dai facchini. A noi consegnano le carte di imbarco e superiamo i controlli rapidamente, verificano solo il visto collettivo.
A Guilin, che fa solo 4/5 milioni di abitanti, ci aspetta un'altra guida, anch'essa una ragazza e rigorosamente senza la "r". Ci lasciamo andare a cercare di insegnarle il famoso scioglilingua " trentatrè trentini..." Ride da non credere e così le butto lì parole in vernacolo livornese che sembrano cinese, tipo:" 'un ci 'nciampà, ci 'nciampai, babalì ci 'nciampi". Alla fine le spieghiamo che significa "non ci inciapare, ci inciampai, attenta ci inciampi" e lei giù risate e dice: "si,si,si, certo, certo". A volte lo dicevano anche le altre, così ci viene il sospetto che quando lo dicono vuol dire che non hanno capito assolutamente. Infatti conviene ripetere fino a quando non lo dicono più e lo sguardo si illumina.

La mattina dopo scendiamo il fiume Li su di un battello ed i panorami che si svelano dietro ad ogni ansa ci ripagano della stanchezza e dei chilometri fatti.
Scene bucoliche con bufali che nuotano nel fiume e si pasciono dell'erba del letto andando sott'acqua. Zattere fatte con enormi bambù spinte da un remo sapientemente manovrato da un cinese di altri tempi e dotato di notevole equilibrio.

E le colline carsiche che si sovrappongono le une alle altre, coperte di vegetazione tropicale, che sembrano uscite da un acquerello. Vediamo anche i cormorani. Sono lì allineati, sulle zattere, ma non pescano perchè lo fanno solo dopo il tramonto, quando i pesci sono attratti in superficie dalle luci poste sulle zattere.
Arriviamo a Yangzhou, una cittadina (forse un milione di abitanti) dove finisce la minicrociera e che è diventata un enorme souk, ormai tutti quelli che erano contadini, sono diventati commercianti ed hanno una bancarella. Gino entra nella parte del contrattatore: scene da teatrino della commedia, si parte da 100 per arrivare a 20 e se uno è bravo anche meno.

Torniamo all'albergo e mentre gli altri vanno a farsi massaggiare i piedi, io e Gino prendiamo le biciclette dell'hotel e andiamo a fare un giro per Guilin. Notare: quasi 5 milioni di abitanti e traffico caos, ma non ci spaventiamo. Facciamo il giro dei laghi che caratterizzano Guilin e torniamo. Non si poteva essere in Cina e non andare in bicicletta. ce ne sono milioni, siamo accerchiati da biciclette, anche se ormai auto e motorini stanno prendendo il sopravvento.
La sera prendiamo una barca a motore per navigare sui laghi. ne hanno fatto una specie di Disneyland, ma nell'insieme è piacevole e poi ci sono due pescatori con i cormorani che pescano veramente con i loro volatili ammaestrati, anche se a solo uso dei turisti. Ma la pesca è autentica e gli uccelli non lo sanno che pescano solo per farsi vedere.
Anche Guilin ormai si allontana. All'aereoporto stesse cortesie e stessa organizzazione, pensano a tutto facchini e guida.

Atterriano a Xi'an e troviamo l'altra ragazza che ci farà da guida. Museo, Pagoda della Grande Oca Selvatica, mercatino cinese non turistico con tanto di guaritore di dolori osteoarticolari, ma quello che aspettiamo è l'Esercito di Terracotta. Prima però una nota per la pagoda della Piccola Oca Selvatica: non era nel programma, ma la guida ce la consiglia e per 50 yuan, 5 euro a testa, la si può visitare. E facciamo bene.
Dentro è un altro mondo: siamo gli unici turisti. Nessun venditore. Gruppi di donne e di uomini di tutte le età che fanno qi gong e tai chi (la ginnastica cinese dolce) ed altre forme di esercizio fisico. Un parco fruito dai locali, costruzioni originali d'epoca. Unica attrattiva per turisti un'enorme campana che si può suonare per 5 yuan (50 centesimi). Non ce la facciamo scappare, come non ci lasciamo sfuggire di accendere i bastoncini di incenso nella pagoda della Grande Oca Selvatica.

Xi'an, 7 milioni di abitanti, la Torre della Campana, proprio di fronte al nostro albergo, mura imponenti del '600 dove facciamo un giro in tandem e finalmente l'Esercito di Terracotta. Ottomila statue in creta, alte 1 metro e 80, nessuna eguale tra di loro, ogni viso diverso. Un enorme tesoro archeologico e un'affascinante vetrina aperta sulla Cina di tanti secoli fa. Usciamo dall'enorme museo sapendo di aver visto una delle meraviglie del mondo. E non è finita, ce ne aspetta un'altra.
Ancora un volo interno e ancora pensano a tutto i cinesi. Arrivo a Pechino (Beijing) e accoglienza dell'unica guida maschio di tutto il viaggio. Conosce bene l'italiano e l'Italia. Ci ha lavorato per anni impiegato all'ambasciata di Roma e poi al Consolato cinese di Firenze.

Dall'aereoporto, bellissimo e moderno, con il quale abbiamo confrontato quello di Roma (sic!), alla città (14 milioni di abitanti) l'autostrada è completamente illuminata. Notiamo la grande quantità di taxi, la guida ci dice che ce ne sono centomila. L'albergo, dobbiamo dire, è il meno bello rispetto a tutti gli altri, pensate che a Shianghai avevamo una camera con salottino e televisore LCD da 37', ma è in pieno centro. Iniziano le visite: museo, via sacra delle tombe Ming, Tempio del Cielo, ma anche qui l'attesa è per altro.
Nel pomeriggio il pulmino si avvicina alla prima fra le 7 meraviglie del mondo. A Badaling scendiamo e mettiamo piede su di una piccola parte di questi seimila km. di incredibile opera, la più grande fatta dall'uomo che va al di là di ogni immaginazione. La Grande Muraglia. Ne percorriamo alcune centinaia di metri, forse un chilometro, con fatica perchè è tutta in salita, a scavalcare montagne impervie e ripide. Con gradini irregolari, che ne rendono difficile anche la discesa. Ma poter dire di averci camminato sopra fa superare ogni difficoltà.

Solo davanti al Grand Canyon ho provato le stesse sensazioni. Anche se, sinceramente la Monument Valley è insuperabile. 

Ma non è finita: piazza Tienanmen, con 50.000 visitatori al giorno e poi la Città Proibita. Superiamo il faccionedi Mao e un gioiello incredibile ci si presenta. Tetti di maiolica dorata, scalinate di marmo e padiglioni da dove sembra dover uscire da un momento all'altro l'Ultimo Imperatore come nel film di Bertolucci.

La sera anatra laccata in un ristorante tipico, per dare l'addio alla Cina.


FINE.


* * * *

P.S.: eravamo partiti con qualche preconcetto. Dobbiamo dire che, almeno dove siamo stati noi, ci sono organizzazione e pulizia. Non abbiamo visto un pezzetto di carta per terra neppure nei quartieri vecchi di Pechino. Ci sono eserciti di spazini. Per gli aereoporti sono avanti a noi di 20 anni e solo quello di Monaco di Baviera ci è sembrato migliore. Nonostante, soprattutto Pechino causa olimpiadi e Shianghai causa expo, sia tutto un cantiere aperto, questo non influisce sull'organizzazione quotidiana. Se la Cina è così, anche facendo una tara del 50%, c'è da pensare che è impossibile fermarli, se ne possono solo cogliere le opportunità di un Paese che cresce attorno al 10% del PIL.Certo ci sono enormi problemi, lo smog è imperante. Le disparità economiche e sociali sono enormi e ancora oggi oltre 800 milioni di cinesi sono poveri e di questi la metà analfabeti. Ma non si può non partire dalla storia di questo Paese e cercare di capire. E poi noi siamo andati per vedere i tesori di questa Cina incredibile.

* * * *

Note:
in ogni città cambiavamo guida perchè essendo solo in sei non avevamo accompagnatore.
Non c'è bisogno di nessuna vaccinazione per il tour che abbiamo fatto noi. Basta stare alle regole per l'acqua che non è potabile dai rubinetti.
I prezzi nei negozi statali e nei grandi store non sono convenienti, per le grandi marche sono all'incirca il 20% in meno che in Italia, cioè l'IVA.
Se fate un viaggio organizzato come il nostro, armatevi di santa pazienza. In realtà i tour sono tutti organizzati dall'Ente per il Turismo Statale cinese e ovviamente includono la visita alla fabbrica della seta, a quella della giada, quella delle perle e così via, una per ogni città. Non siete obbligati a comprare, mentre le guide sono obbligate a portarvici perchè devono farsi timbrare un documento. Comunque ci sono cose notevoli, io ad esempio mi sono pentito di non aver comprato un piumino matrimoniale imbottito di seta che veniva venduto a soli 90 euro in confezione sottovuoto che prendeva pochissimo spazio in valigia.


* * * *
Si ringrazia:
l'agenzia Blu Vacanze di Livorno
i Viaggi dell'Elefante per l'ottima organizzazione.

* * * *
Tutto il materiale è proprietà di http://www.omarmagazine.blogspot.com/
Testo e foto riproducibili in toto o in parte solo se ne viene citata la fonte.

Franco   omar_li@libero.it

 

 

 

 

 

 

Home ] AFRICA ] AMERICA ] ASIA ] EUROPA ] OCEANIA ]