Ritorno in Brasile: Nordeste insolito
Diario di viaggio 3-22 /11/2007
di Alessandra
Tanta era la voglia di tornare in Brasile che, dovendo basarci su un budget che non ci consentiva voli interni, ci siamo inventati un itinerario insolito nel Nordeste, visitando luoghi conosciuti e altri veramente poco turistici.
L’itinerario, studiato a grandi linee prima della partenza e costruito poi nel corso del viaggio, alla fine è stato questo:
4/11 Salvador
dal 5 all’11/11 una settimana con auto a noleggio, con le seguenti tappe: Penedo, Porto de Galinhas, Olinda, Barra do Sao Miguel, Praia do Forte
dal 12 al 16/11 Lençois e trekking nella Chapada Diamantina
dal 17 al 20/11 Ilha Boipeba
21 e 22/11 Salvador
Premetto che il ritorno in un paese già visitato non è stato deludente, anzi ci ha fatto ancora più apprezzare questo grande paese, scoprendone ulteriori lati positivi e altri negativi che la prima volta forse non avevamo notato. E’ stato un viaggio intenso, a volte un po’ stancante, ma ricco di esperienze, per cui il diario che ne deriva sarà sicuramente molto lungo, ma d'altronde già ripensando ai bellissimi giorni vissuti mi tornano alla mente una miriade di sensazioni ed emozioni che non sarà sempre facile descrivere. Ci provo, sperando nella pazienza e costanza di chi vorrà leggerlo….
Alla fine del diario ci sono i dettagli su alloggi, costi ecc.
Salvador
Arriviamo puntualmente verso le 10 di sera del 3 novembre, e un tassista molto spericolato ci porta fortunatamente sani e salvi a destinazione, in una pousada nel quartiere Barra, sul mare, stessa zona dove avevamo alloggiato la prima volta.
La mattina seguente, dopo aver sbrigato varie formalità tipo pagamento della pousada per la seconda notte, ricerca di un’altra pousada per gli ultimi due giorni, contatto con un noleggiatore e telefonate a casa, finalmente possiamo andarcene in spiaggia. E’ una bellissima giornata, è domenica e quindi le spiagge sono tutte molto affollate, troviamo uno spazietto per sdraiarci e passiamo il resto della mattinata tra bagni e sole, e ad osservare la gente, la domenica dei bahiani.
La spiaggia Porto da Barra è una spiaggetta piccola e decisamente incasinata, a molti turisti non piace, ma noi ci stiamo proprio bene!
Quando non ce la facciamo più a stare al sole, andiamo a prenderci il primo di una innumerevole serie di succhi di frutta di ogni tipo, saranno il nostro pranzo quasi ogni giorno, veramente buoni; oggi cominciamo dalla bomba bahiana, un misto di guaranà, frutta varia e non so quali altri ingredienti, e açai na tigela. Vorrei spendere due parole sull’açai: trattasi di frutto amazzonico che viene proposto in succo o cremoso in una coppa guarnita in genere da fette di banana e granola (praticamente il nostro muesli), di colore bordò scuro; a noi piace moltissimo e con una coppa grande ci si può tranquillamente pranzare in due, è anche molto energetico.
Dopo la sosta pranzo andiamo a visitare la Igreja NS do Bomfim, famosa più che altro perché i fedeli vanno a chiedere guarigioni e portano gli ex voto, e le fitas, i cordini colorati da legare al polso che si trovano ovunque a Bahia, sono il simbolo di questa chiesa, dove si trovano legati un po’ dappertutto all’interno e lungo il cancello esterno.
Da qui si gode anche un bel panorama della città.
Ci mettiamo parecchio a tornare a Barra con l’autobus, Salvador a prima vista sembra una città raccolta ma in realtà è molto estesa, per andare da un quartiere all’altro può volerci anche un’ora.
Quando torniamo è metà pomeriggio, ma sta già facendo buio, qui ai tropici fa buio presto, in genere verso le sei. La giornata si conclude così, breve riposo in pousada, cena, birra e a dormire.
Lunedì, partenza
Alle nove arriva puntuale alla pousada il noleggiatore che dopo i dettagli e mille raccomandazioni ci consegna la macchina, una terrificante Fiat Palio che ci accompagnerà per i giorni a seguire.
Partiamo, Marco alla guida ed io, Alessandra, a fare da navigatore. Dopo aver percorso molti chilometri sul lungomare (la orla), perdiamo l’uscita per la statale ed andiamo ad infilarci nelle stradine adiacenti a Praia do Flamengo. Fortuna vuole che un signore a cui chiediamo indicazioni ci scorta con la sua auto per alcuni km fino all’uscita giusta….fortuna? no…gentilezza, e non sarà l’ultimo!
Finalmente imbocchiamo la Linha Verde, una bella strada in ottime condizioni che finisce pochi km oltre lo stato di Bahia, nell’adiacente Sergipe, dove ci immettiamo nella statale BR101, praticamente la più importante arteria che unisce tutti gli stati costieri da nord a sud, trafficata da poche auto ma da moltissimi camion, stretta e piena di lavori, a volte un vero incubo!
Dopo ben sette ore di viaggio, alle cinque finalmente arriviamo a Neopolis, cittadina sulle rive del Rio Sao Francisco, dove ci imbarchiamo su un battello che attraversa il fiume e ci porta nella cittadina di Penedo, nostra prima tappa.
Raggiungiamo facilmente la Pousada Colonial, suggerita da altri viaggiatori, e dopo esserci sistemati usciamo per un primo giro ricognitivo. Purtroppo è già buio e non riusciamo a vedere molto, i negozi stanno chiudendo e approfittiamo di un supermercato aperto per fare un po’ di spesa.
Ceniamo in uno dei ristorantini, che poi sono più che altro dei bar con cucina, sul lungofiume, un piatto di carne e contorni vari (prato feito, ovvero il piatto del giorno) ad un prezzo veramente irrisorio, ci spostiamo nel bar adiacente per una birra e osserviamo la gente. Qui si avverte subito di essere in una città di stampo rurale, la zona intorno è prettamente agricola e la città è un po’ il fulcro di questa regione, la gente viene dai paesi intorno a vendere e comprare merci al mercato. Un po’ ovunque si sente musica popolare brasiliana sparata ad altissimo volume dalle auto o dagli altoparlanti dei negozi e dei carrettini pubblicitari, e in ogni bar c’è un televisore che trasmette telenovelas, seguitissime da tutti, donne e uomini.
Martedì
Dopo una colazione pessima (la peggiore, per fortuna l’unica così, di tutto il viaggio), tramite la pousada prenotiamo l’escursione alla foce del Rio Sao Francisco, che poi è il motivo per cui siamo venuti qui. Con l’auto raggiungiamo un paesino ad una ventina di km, Piaçabuçu, da dove ci si imbarca per raggiungere la foce del fiume. I nostri compagni di gita sono una coppia di tedeschi ed una brasiliana di Rio. Dopo un’ora circa di navigazione, sul fiume che è veramente imponente (è il terzo fiume del Brasile), costeggiando foreste di mangrovie, avvicinandoci verso la foce, sulla sinistra cominciamo a vedere delle dune di sabbia dorata, man mano sempre più grandi, che verso lo sbocco a mare formano una sorta di deserto, che si allarga per chilometri lungo la costa, è veramente un paesaggio stupendo! Sbarchiamo, sempre sul fiume (il mare è a qualche centinaio di metri ma già da qui riusciamo a vedere la schiuma delle onde, molto alte) e raggiungiamo la cima della duna più alta, da cui si gode un panorama spettacolare.
Il fiume ha creato anche una piccola laguna chiusa, dove ci facciamo il bagno. C’è qualche altro gruppo di turisti, prevalentemente brasiliani, la ragazza tedesca dice che è tipico del Brasile “ad un certo punto, in mezzo al nulla, c’è un gruppetto di turisti”, difatti qui oltre alla natura non c’è niente, solo qualche venditore di frutta e oggettini che arriva qui con le stesse barche dei turisti.
All’improvviso, velocissima, arriva una perturbazione. Il tempo di salire sulla barca e ripararci che comincia a piovere. Mentre torniamo, parlando con i tedeschi e la brasiliana, scopriamo che alloggiano anche loro nella stessa nostra pousada (in verità, ci rendiamo conto di essere gli unici 5 turisti in tutta Penedo), così gli offriamo un passaggio per tornare a Penedo. Sono simpatici, chiacchieriamo, i tedeschi sono al loro sesto viaggio in Brasile (!!).
Arrivati a Penedo, stavolta c’è ancora luce, facciamo una passeggiata e scopriamo una città molto carina e piacevole, piena di edifici coloniali piuttosto ben tenuti, c’è un grosso mercato e un sacco di gente in giro.
Su consiglio dei tedeschi, andiamo a cena in un ristorante, di cui non ricordo il nome, dove mangiamo un rodizio di carne veramente squisito; all’ottavo o nono passaggio dello spiedo molliamo, siamo davvero sazi!
(guardando l’entrata dell’Hotel Sao Francisco, sulla destra c’è una stradina in salita, il ristorante si trova li, salendo è sul lato sinistro, a pochi metri dall’inizio della strada)
Mercoledì
Di nuovo in viaggio, BR101, direzione nord, attraversiamo immense, sterminate piantagioni di canna da zucchero, vediamo il duro lavoro dei raccoglitori, incrociamo decine di camion che la trasportano, a due rimorchi, difficilissimi da superare! Ogni tanto c’è uno stabilimento per la lavorazione che sparge nell’aria un odore strano e dolciastro, tutto qui è basato sulla canna da zucchero.
Facciamo una breve sosta per un cafezinho e la signora del bar non ce lo fa pagare, dice che è gratuito, come al solito rimaniamo sorpresi, ma qui è così!
Ogni tanto attraversiamo dei villaggi di contadini, le case di mattoni “foratini”, semplicissime, con la facciata intonacata e colorata, e i muri laterali lasciati così, con i mattoni a vista. Alcune case sono di legno e fango, la gente è sempre tutta fuori, sulle strade polverose, affaccendata in mille cose o seduta a chiacchierare, la tv accesa all’interno con l’immancabile telenovela, e tutto intorno la vegetazione rigogliosa che a dispetto di tutto ricopre con la sua bellezza qualsiasi bruttura. Questi villaggetti saranno una costante del nostro viaggio, tutti uguali, ovunque. Come è diverso questo Brasile dall’immagine stereotipata delle spiagge di Copacabana e Ipanema, dei grattacieli di Recife o della confusione del Pelourinho, eppure altrettanto vero, e così meravigliosamente…vivo!
Non sono stata in Africa ma qui mi sembra come se lo sia, forse l’Africa è quasi così.
Verso le due, dopo cinque ore di viaggio, arriviamo a Porto de Galinhas, che ci appare, a primo impatto, molto turistica. Un ragazzo per strada ci da il volantino di una pousada, andiamo a vederla e decidiamo di fermarci li, è poco distante dal centro e ha il parcheggio.
La nostra meta in questa zona in realtà era Olinda, circa 60km più a nord, e abbiamo scelto di fermarci a dormire qui a Porto de Galinhas poiché ci era stata consigliata da altri viaggiatori come posto di mare bello, e volevamo approfittare per farci una mezza giornata di mare. Però, quando dopo esserci sistemati in pousada siamo scesi in spiaggia, tirava un forte vento umido e il mare era molto mosso, nel giro di un’ora è arrivata anche una grossa perturbazione e all’imbrunire è venuto giù un violento, tipico acquazzone tropicale. Non ci restava che piazzarci nel balcone della camera a goderci la pioggia, aspettando che smettesse per andare a cena.
Abbiamo mangiato bene in un posto molto carino, di cui al solito non ricordo il nome, comunque si trova sulla piazzetta che affaccia sul mare, accanto al locale che si chiama Bar Brasil, o qualcosa di simile, comunque il bar è tutto giallo e verde, e il ristorante è accanto, con i muri colorati e i tavoli bianchi.
Dopo cena ci siamo fermati per una birra sulla via principale, in uno di quei tipici bar dai tavolini di plastica frequentati dai locali, dove ti servono la bottiglia bem gelada nel contenitore di plastica per mantenerla fresca, sono i nostri bar preferiti, dove ci sediamo a guardare la gente che passa.
Giovedì
Facciamo colazione, veramente buona in questa pousada, e di buon mattino partiamo alla volta di Olinda. Nella nostra mentalità di automobilisti per fare 60km dovrebbe volerci massimo un’ora, invece ci vorrà almeno il doppio.
Avvicinandoci a Recife vediamo in lontananza stagliarsi centinaia di grattacieli, caspita non mi aspettavo una città così grande, e poi per noi abituati al concetto europeo di città, sostanzialmente basse, fa un certo effetto vedere tutti questi palazzi altissimi, in perfetto stile nuovo mondo. Mentre giriamo intorno alla città in una sorta di raccordo anulare, finalmente troviamo l’indicazione per Olinda, ma appena presa la deviazione ogni indicazione sparisce! La segnaletica stradale qui nel Nordeste è decisamente poco affidabile, ci ritroviamo nel traffico caotico di Recife, e per non rischiare di andare ad infilarci chissà dove chiediamo indicazioni ad un semaforo, all’auto accanto alla nostra. I due signori nell’auto si prodigano di spiegazioni e anche loro decidono di scortarci per alcuni chilometri, benedetti! Ci saremmo sicuramente persi senza il loro aiuto. Trovata finalmente la strada giusta raggiungiamo Olinda in un attimo, è praticamente attaccata a Recife.
Facciamo un breve giro sul lungomare e parcheggiamo poi a ridosso del centro storico, che si trova nella parte alta della città. Olinda è una delle città coloniali più belle e meglio conservate del Brasile, è anche patrimonio dell’Unesco. Saliamo su e cominciamo il nostro giro, è davvero un posto bello e tranquillo, case di ogni colore pulite e ristrutturate, isole pedonali, ci sono varie chiese, da una delle quali si gode un panorama stupendo su tutta la città e sulla adiacente Recife. Vediamo anche alcune scuole di musica dove sembra si stiano preparando per una festa. Si respira una bella atmosfera e ci rendiamo conto che sarebbe stato meglio venire a dormire qui, per godercela un po’ di più, ma il viaggio è così, improvvisazione, non si può sapere tutto in anticipo!
Beviamo un eccellente succo di tamarindo e passeggiando torniamo all’auto. Peccato che siamo un po’ stanchi, la città avrebbe meritato più attenzione, ma è ora di ritornare indietro, anche perché il ritorno sarà ancora più lungo dell’andata, dobbiamo riattraversare tutta Recife e una volta usciti troviamo un sacco di lavori che ci fanno deviare di molti chilometri. Torniamo a Porto de Galinhas in tempo per andare a farci un bagno nella adiacente praia de Maracaipe. Le due località distano 3km, che si possono anche percorrere a piedi via spiaggia, che è veramente bella e lunghissima. Maracaipe è diversa da Porto, molto spartana, con alcune semplici pousadas e qualche chiosco ristorante, un’unica strada sterrata. Ricorda un po’, come genere, Zipolite in Messico.
Qui il mare è quasi sempre mosso con onde alte, infatti è frequentata da surfisti.
Al ritorno a Porto passeggiamo un po’ per il paese, che comunque è molto carino. La via principale, pedonale, è piena di ristoranti e bei negozi. Ci sono parecchi turisti, quasi esclusivamente brasiliani.
Ceniamo al Picanha Tio Dadà, che fa dell’ottima carne, e ci fermiamo poi in uno dei soliti bar prima di andare a dormire.
Venerdì
Comincia il lungo riavvicinamento a Salvador, partiamo presto la mattina e invece della BR101 prendiamo un’altra statale, più vicina alla costa, poco trafficata e in ottime condizioni. Infatti in breve tempo sconfiniamo in Alagoas e raggiungiamo Maragogi, posto che si sta sviluppando parecchio a livello turistico perché a largo della costa ha delle belle (pare) piscine naturali. L’idea sarebbe di fermarci un’oretta in spiaggia per un bagno e un po’ di sole, ma nemmeno rallentiamo che subito ci si avvicinano un sacco di ragazzi, procacciatori turistici, ad offrirci escursioni gite pousadas e ristoranti, non ci piace questa caccia al turista e proseguiamo dritti senza fermarci. Pochi chilometri dopo la strada passa a ridosso della spiaggia, c’è un bellissimo paesaggio, e deviamo verso un’altra località, Japaratinga. Il paese è semplicissimo ma il mare sembra proprio bello, cerchiamo un posto per fermarci ma c’è la bassa marea dappertutto, con le scogliere che affiorano per decine di metri dalla riva, così fatto qualche altro chilometro raggiungiamo uno spiazzo di sabbia con qualche ristorante, non c’è anima viva, ma la spiaggia qui è bellissima, si alternano palme e falesie di roccia. Passeggiamo e prendiamo un po’ di sole, peccato che l’acqua da queste parti sia un po’ fangosa, io rinuncio al bagno, Marco no.
Ci fermiamo per un paio di succhi di frutta (stavolta cajù e cajà, abbiamo deciso di assaggiarli tutti!) e, chieste indicazioni al barista, ripartiamo. Sul primo tratto la strada è sterrata, poi torna l’asfalto. All’improvviso finisce, e ci ritroviamo sulla riva di un fiume dove una chiatta trasporta le auto da una parte all’altra, ma qui è del tutto normale, ci sono una marea di fiumi che sfociano lungo la costa. Passati dalla parte opposta proseguiamo il nostro cammino, mi rendo conto che siamo arrivati in quella che su un sito internet brasiliano, www.freires.com.br , viene definita la “ruta ecologica”. E’ un tratto della costa dell’Alagoas dove la statale passa alcuni km all’interno, quindi rimane un po’ isolata, anche dal turismo di massa, e vi si trovano alcuni paesini molto semplici ma con delle pousadas molto belle.
La strada che percorre questo tratto di costa attraversa questi paesini ed è piena di dossi, così per qualche decina di km la nostra velocità media scende intorno ai 40km orari. Ma tutto sommato non ci dispiace questo rallentamento, abbiamo modo di vedere un po’ la vita di questi sonnolenti paesi di pescatori, tutti un po’ uguali con le casette semplici colorate, e dietro le case una lunghissima distesa di palme che li divide dal mare.
Quando rientriamo sulla statale siamo ormai prossimi a Maceiò, che dobbiamo attraversare completamente per arrivare sulla costa a sud della città. C’è parecchio traffico, e come al solito attraversare la città non è un’impresa facile, così di nuovo approfittiamo dell’aiuto di un automobilista che ci scorta verso la strada giusta.
Abbiamo deciso di passare la notte a Barra do Sao Miguel, a sud della più conosciuta Praia do Frances. Ci fermiamo a chiedere la disponibilità in una pousada, la titolare subito ci fa un prezzo che ci va bene, la pousada è molto carina, ha anche una piccola piscina; ci rendiamo poi conto di essere tra i pochissimi turisti in tutto il paese. Facciamo in tempo a fare una passeggiata in spiaggia prima del tramonto e poi andiamo a cena nella vicina Praia do Frances, dove pure non c’è quasi anima viva. Il ragazzo del centro internet ci consiglia il “Parada de Taipas”, effettivamente si mangia bene. Quando andandocene facciamo i complimenti al proprietario, lui ci chiede se siamo a piedi o in auto…ci viene in mente che se fossimo stati a piedi ci avrebbe accompagnato.
Tornati a Barra ci fermiamo nella piazzetta del paese per una birra, che situazione fuori dai nostri canoni! La gente del paese è tutta fuori, la piazza consiste di un prato intorno al quale si trovano una chiesetta, alcuni ristoranti, in mezzo c’è il chiosco dove ci fermiamo, unici stranieri, poi c’è una tv pubblica con un paio di panche davanti, due persone stanno guardando una telenovela, e infine un campo da calcio illuminato, dove si sta svolgendo un’agguerrita sfida “maschi contro femmine”, tutti bambini e adolescenti. All’improvviso salta la corrente e la piazza si ritrova al buio, giusto un paio di minuti e poi riprende tutto come prima, tranne la partita, interrotta per motivi di luce!
Sabato
Ancora sulla strada, oggi sarà una giornata lunga. Uscendo da Barra do Sao Miguel ci fermiamo nella vicina Praia do Gunga, di cui si dice essere una delle spiagge più belle dell’Alagoas. Ci si arriva attraversando una fazenda, e una volta parcheggiato raggiungiamo la spiaggia. Questa si trova praticamente di fronte a Barra, sono sulle rive opposte della foce di un fiume che qui forma una laguna, con le scogliere di fronte che la chiudono. Infatti la maggior parte delle persone arriva qui in barca da Barra. In spiaggia c’è un discreto numero di turisti, per lo più brasiliani, e parecchi ristoranti sulla parte vicino al fiume. Allontanandosi dal fiume la spiaggia diventa quasi deserta, e effettivamente è davvero bella, lunghissima e costeggiata di palme. L’acqua è anche pulita e trasparente, seppure di uno strano colore che risente un po’ dell’uscita del fiume (la maggior parte di questi fiumi sono molto puliti perché attraversano zone praticamente disabitate, niente scarichi industriali o fogne). Oziamo per un’oretta tra bagni e sole prima di rimetterci in marcia.
La strada è scorrevole e in buone condizioni per un bel pezzo, fino a che rientriamo sulla BR101, dove troviamo il solito traffico di camion, per di più sotto ad un sole tremendo. Però oggi è sabato e almeno i cantieri sono chiusi. Attraversiamo quasi totalmente il Sergipe, e quando siamo ormai per immetterci sulla Linha Verde, quasi al confine con Bahia, all’altezza di Indiaroba, accade ciò che nessuno vorrebbe mai in queste situazioni: veniamo fermati dalla polizia stradale!
Figurarsi se era tutto a posto…non abbiamo la patente internazionale, né la traduzione ufficiale dell’ambasciata, poi esce fuori qualcos’altro, insomma non ci mettiamo molto a capire che il poliziotto in realtà vuole carpirci qualche soldo. Lo seguiamo nel suo ufficio e lui imbastisce tutta una storia di multe e contromulte, solo che Marco, non so da dove, tira fuori una sceneggiata migliore di quella del poliziotto, e in qualche modo riesce a convincerlo che ci sono rimasti solo 35R$. Alla fine ce la caviamo dandogliene 30, ci lascia gli altri 5 per il pedaggio della Linha verde! Non fosse stato per la “mazzetta”, era pure un ragazzo simpatico.
Nel frattempo però si sono fatte le cinque e mezza, è quasi buio, siamo ancora qui e non sappiamo dove andarci a fermare per la notte. Decidiamo di farci un’ultima tirata di quasi 150km per arrivare a Praia do Forte, almeno domani saremo abbastanza vicini a Salvador e potremo prendercela con calma.
A Praia do Forte troviamo subito una pousada che ci va bene, e dopo una doccia usciamo per la cena. La cittadina ci appare subito, nonostante sia parecchio turistica, molto carina. E’ ben tenuta e sistemata, anche le abitazioni della gente sono curate ed ordinate, forse essendo una località in cui il turismo si è sviluppato già da molti anni c’è un tenore di vita un po’ più alto che in altri posti, questo almeno è quello che appare. La via principale è pedonale e ci sono molti negozi e ristoranti. I turisti anche qui sono quasi tutti brasiliani. Mangiamo benissimo, della carne davvero ottima, ma al solito non ricordo il nome del ristorante, poi facciamo una passeggiata per il paese, fino al mare e lungo le vie laterali. La gente è tutta fuori dalle case, ascolta musica e chiacchiera nei bar, c’è una bella atmosfera. Ci fermiamo in un chiosco proprio in mezzo alla via principale, la cosa curiosa è che molti vanno a comprare la birra nel vicino supermercato e se la bevono qui al bar, senza che nessuno abbia da ridire.
Ad un certo punto passa un gruppo di musicisti, hanno vari strumenti con sé, e dopo un po’ sentiamo della musica. Pensiamo che stiano suonando per strada, invece sono andati dentro un ristorante, ormai vuoto, e seduti ad un tavolo hanno cominciato ad improvvisare una session di bellissima musica, un misto di samba e non so cosa, probabilmente qualche genere di musica bahiana, e cantano. Una signora balla, e piano piano vengono coinvolte altre persone del locale, la proprietaria, una bella e grassa signora di mezza età, è una delle più scatenate e comincia a chiamare anche le persone che nel frattempo si sono fermate fuori a guardare. Ballano anche delle signore piuttosto anziane, capelli bianchi con le treccine e movimenti da quindicenni, e poi le cuoche, ancora vestite da cuoche, e turisti che entrano e ballano, e ragazzette del posto che ballano scatenate, e un distinto signore in lacoste, aria da direttore di banca, che balla con la moglie e gli amici, ed un altro uomo, uno del posto, che si muove come un professionista, e insomma ad un certo punto il locale è strapieno di gente che balla ride beve e si diverte, una festa bellissima!
Non avevo ancora mai visto in Brasile una di queste feste improvvisate, è una cosa davvero coinvolgente, è gioia pura, è divertimento spontaneo, senza voler dimostrare niente, o sembrare niente, corpi che seguono il ritmo per puro istinto, è vita, pura, vera, totale vita!
E con questa bella immagine negli occhi e la gioia nel cuore, ce ne andiamo a dormire.
Domenica
Stamattina facciamo colazione, anche qui deliziosa, in compagnia dei macachi, ce ne sono una decina che tentano di rubarci il cibo sul tavolino. Passiamo la mattinata in spiaggia, che è bella ma c’è bassissima marea per cui bisogna camminare un bel po’ sugli scogli per riuscire a fare il bagno. Pranziamo con açai na tigela e facciamo una passeggiata per il paese e qualche acquisto, poi torniamo in pousada a preparare i bagagli per la partenza. Dobbiamo riconsegnare l’auto a Salvador alle sette, e Marco ha deciso di partire alle quattro per non incontrare il traffico del rientro dal weekend…non si è reso conto che non dobbiamo attraversare il casello di Roma Sud al rientro dal ponte del primo maggio! Se ne accorgerà quando, alle cinque, saremo già a Salvador!
Con tutta calma, e dopo aver sbagliato direzione varie volte, arriviamo alla rodoviaria (stazione dei pullman) dove lasciamo i bagagli al deposito e acquistiamo i biglietti dell’onibus per Lençois per la sera stessa. Puntuali riconsegniamo l’auto e riusciamo ad avere un piccolo sconto dal noleggiatore, ceniamo in un ristorante sul lungomare di Barra decisamente scarso, e tiriamo tardi in un bar in attesa dell’ora di tornare alla rodoviaria, che raggiungiamo con un taxi verso le dieci e mezza. Alle 23.30 puntuale parte il pullman per Lençois, e finisce così la prima parte del nostro viaggio.
Lençois – Lunedì
Dormiamo praticamente per tutto il viaggio ed arriviamo a Lençois, quasi senza accorgercene, poco prima delle sei. Lençois si trova nello stato di Bahia, circa 450km da Salvador, nell’interno. E’ il punto di partenza per le escursioni nel parco nazionale della Chapada Diamantina. Ci eravamo già stati due anni fa per un paio di giorni facendo escursioni giornaliere, ma questa volta vogliamo fare un trekking di qualche giorno.
Appena scesi dall’onibus ci vengono incontro una decina di procacciatori turistici per offrirci le loro pousadas, noi decliniamo gentilmente e ci dirigiamo verso la piazza del paese, ma in verità non abbiamo nessuna pousada prenotata. E’ molto presto ed ancora tutto chiuso, siamo un po’ assonnati e non sappiamo ancora bene cosa fare, ci sediamo in piazza aspettando che intanto apra almeno qualche bar, avevamo un’idea su una pousada ma non riusciamo a trovare dove sia. Nel frattempo passa un uomo su un pulmino che ci offre di andare a vedere questa pousada. Lascio Marco in piazza coi bagagli e salgo sul pulmino, in effetti la pousada che ci interessava è in cima al paese, tutto in salita, insomma non mi ispira, a quel punto chiedo al tizio (Paulo) quanto costa la sua pousada e se mi porta a vederla. Mi fa un buon prezzo e le stanze in effetti sono carine, l’unico neo è che si trova fuori dal paese, sulla via principale, a detta di lui sono 10 minuti di strada a piedi. Ebbene, in Brasile il concetto di tempo è alquanto variabile e soggettivo, insomma se vi dicono dieci minuti, questi possono corrispondere a un lasso di tempo che va dagli 8 ai 35 minuti! In questo caso i dieci dichiarati corrispondono a circa 18/20, dipende dalla stanchezza!
Comunque torniamo in piazza a recuperare Marco e andiamo a sistemarci nella pousada di Paulo.
Ci dice che se vogliamo fare colazione da lui anche questa mattina (quella di domani è compresa) sono 10R$ ciascuno, accettiamo e facciamo bene! Mai soldi furono così ben spesi per una colazione, abbondantissima con tutte cose fatte in casa, veramente eccellente!
Andiamo in paese a cercare un’agenzia per il trekking dei prossimi giorni, parlo con un paio a cui avevo già scritto via email e con un'altra, ci riserviamo di decidere nelle prossime ore, anche se una ci ispira più delle altre, la Nas Alturas, forse anche per via della simpatia e gentilezza dell’impiegata, Vanessa, che ci accoglie come se fossimo suoi amici da sempre. Ci disegna anche una mappa per raggiungere, nel pomeriggio, una località non molto distante da Lençois, il Riberao do Meio, un posto con delle piscine naturali dove poter fare il bagno. Sulla mappa ci indica un posto, “da qui”, dice, sono quaranta minuti a piedi, ma non ci avverte che per arrivare a “da qui” ce ne vogliono altrettanti! ….
Dopo un pranzo a base dei soliti frullatoni di frutta, ci incamminiamo per trovare questo posto, fortuna che il sentiero è quasi tutto in ombra, in mezzo alla vegetazione. Arriviamo dopo circa un’ora e mezza, il luogo è davvero suggestivo, una grande vasca circolare in mezzo alle rocce con una piccola cascata che ci si butta dentro, si può fare il bagno e anche i tuffi dall’alto, intorno ci sono altre rocce dove scorre l’acqua creando una sorta di idromassaggio naturale. Ci rilassiamo un paio d’ore tra bagni e sole, poi ce ne torniamo in pousada dove crollo addormentata. Torniamo in paese per l’ora di cena, ma prima finalmente andiamo a prenotare questo benedetto trekking. Alla fine abbiamo scelto la Nas Alturas, ci accordiamo su prezzo e orario della partenza per l’indomani e andiamo a cena al Picanha na Praça, dove eravamo già stati due anni fa, ma questa volta ci ha un po’ deluso. Ci fermiamo un po’ nel bar della piazza prima di andare a dormire.
Martedì
Dopo la colazione lasciamo i bagagli grandi alla pousada di Paulo, e alle nove puntuale viene a prenderci la nostra guida dei prossimi giorni, Roger, con due altri turisti che faranno con noi questa prima giornata, Anne, svedese, e Rob, olandese. Anne parla italiano, cosa che ci darà modo di comunicare meglio tutti e cinque durante la giornata. In auto percorriamo qualche km fuori dal paese fino al punto dove comincia il cammino di questo primo giorno. Percorreremo circa 12km fino a Capao, un altro paesino del Parco. Camminiamo le prime due ore senza particolare fatica, tra l’altro io e Marco abbiamo dato gli zainetti ad un’altra guida, e abbiamo solo una sacca con l’essenziale, cibo, solari, cappello e acqua. Ci fermiamo per pranzare e fare il bagno in un posto chiamato Agua Clara, anche qui c’è una serie di piscine naturali e cascatelle, molto bello.
Quando ripartiamo fa veramente molto caldo, la prima ora è piuttosto faticosa, poi il sole comincia a calare e procediamo spediti. Facciamo un’altra sosta per la merenda e all’imbrunire raggiungiamo il limite del parco, dove un’auto viene a prenderci per portarci a Capao attraverso uno sterrato. Mai vista tanta polvere in una macchina!
A Capao ci portano in una pousada molto carina dove ci riposiamo fino all’ora di cena dopo una bella doccia. Ceniamo tutti e cinque nella casa di una signora trasformata in piccolo ristorante, mangiamo praticamente nella sua sala da pranzo, mentre c’è un continuo viavai di persone che entrano ed escono dalla casa. Ottima cena per la modica cifra di 53R$ in totale!! Ci fermiamo poi nell’unico bar aperto…o meglio, l’unico bar e basta, per qualche birra e chiacchiere, fino a che non comincia a piovere. Abbiamo passato davvero una piacevole serata in compagnia dei nostri compagni di viaggio.
Digressioni su Capao: trattasi di minuscolo e sperduto villaggio nel cuore della Chapada Diamantina, dove non c’è nessun posto di polizia, né uno sportello bancario o bancomat, in compenso ci sono tre o quattro centri di massaggio ayurvedico, shiatsu e reiki, un centro internet satellitare, un paio di pousadas e ristoranti, qualche agenzia che organizza escursioni. Ma, soprattutto, ci vive una curiosa comunità di persone, o personaggi. A parte i locali, ci si sono fermati a vivere altri brasiliani e qualche europeo, tutti con barbe lunghe e capelli incolti, l’aria da hippies di ultima generazione; insomma, ora che l’India è lanciatissima verso il progresso, sembra che questo posto sia rimasto l’ultimo dove venire a ritrovare se stessi, o magari a perdersi definitivamente!
Mercoledì
Dopo colazione salutiamo i due simpatici nordeuropei e conosciamo i nostri nuovi compagni di escursione, una giovanissima coppia di Salvador, Eduardo e Amanda.
La giornata comincia subito con una salita di 45 minuti, e sarà anche quella col percorso più lungo, circa 20km, ma non particolarmente faticosa; dopo la salita iniziale passeremo quasi tutta la giornata camminando su un altopiano, con dei paesaggi veramente molto belli. Siamo a circa 800mt di altitudine e non fa eccessivamente caldo, il paesaggio sembra di volta in volta la steppa siberiana, o l’interno della Sardegna, alternati a macchie di tipica foresta tropicale (la mata).
Nel pomeriggio raggiungiamo il bordo dell’altopiano da dove vediamo il panorama spettacolare della valle che si stende ai nostri piedi. Giù in fondo scorgiamo anche il posto dove ci fermeremo a dormire, igrejinha, dove arriviamo all’imbrunire, dopo un’ora di faticosa discesa in mezzo alle rocce. Il posto è composto di due casupole basse e una minuscola chiesetta; qui venivano a riunirsi le famiglie che vivevano nella valle. Ora ne sono rimaste solo tredici, e questo posto ospita gli escursionisti che si spingono fin qui. Ci sono due guardiani, uno fisso e uno che si occupa della spesa, del rifornimento del piccolissimo emporio e della manutenzione, poi la notte va via. Ci siamo solo noi stanotte, quindi possiamo dormire in stanze separate (ci sono solo tre o quattro stanzone). Quando arriviamo il guardiano allestisce le nostre camere con un telone di plastica su cui poggia materassi, cuscini e coperte…dire che il posto è spartano è dir poco! Nel frattempo Roger, che si è portato appresso tutto il giorno uno zainone pieno di viveri, ha già acceso il fuoco a legna nella piccola cucina, e sta preparando la cena. Dopo esserci lavati e rinfrescati andiamo a fargli compagnia finché tutto è pronto, così ceniamo, noi cinque soli in mezzo al Brasile nella notte buia…che situazione particolare.
Ha preparato carne, riso, farofa e insalata, poi tira fuori qualche biscotto e dolcetto per dessert…ancora due chiacchiere e alle nove siamo tutti a nanna!
Giovedì
Anche stanotte, come la precedente, ci sono state raffiche di vento e pioggia, e al risveglio il cielo è coperto, ma abbiamo imparato che dura poco.
Mentre ci prepariamo e rifacciamo i bagagli, Roger ha preparato la colazione, e in poco tempo siamo pronti per ripartire. Oggi ci aspettano meno km, 12, ma è la giornata più faticosa, quindi al mattino ce la prendiamo comoda e dopo solo un’ora di cammino, (tra l’altro stavo per fare una brutta caduta trascinando con me anche Roger, fortuna che sono riuscita ad agguantare un ramo!) arriviamo alla base di una bella cascata con una grossa piscina naturale e ci fermiamo per un paio d’ore a riposare, fare il bagno e pranzare. Riprendiamo il cammino, quasi tutto in mezzo alla vegetazione, finché arriviamo a casa di una famiglia di nativi, che si sono organizzati per ospitare gli escursionisti che passano da queste parti. Giusto il tempo di rinfrescarci e posare i bagagli, e ripartiamo per la meta più faticosa del trekking, la salita al Castelo. Si tratta di un monte, non particolarmente alto né importante, dove si va essenzialmente per mettersi alla prova in una salita durissima, e godere poi del panorama spettacolare dalla cima del monte, con la vista che spazia a 360 gradi su tutta la Vale do Patì. La differenza di età si fa sentire, e mentre i due giovani bahiani salgono spediti, noi arranchiamo con maggiore difficoltà, soprattutto io, perché più che una salita è un’arrampicata tra le rocce quasi in verticale, e man mano che salgo il cuore batte sempre più veloce, vorrei fermarmi un attimo, solo due minuti…uno…ma non si può, dobbiamo salire e riscendere prima che faccia buio! Arrivati in cima, giusto qualche minuto per riprendere fiato…ma non è finita! Entriamo in una grotta totalmente buia e la attraversiamo fino all’uscita che è circa duecento metri più in la, un buco in cima ad un mucchio di rocce franate, ultima fatica e poi siamo veramente sulla cima del monte. Beh, che soddisfazione però! E poi il panorama è davvero mozzafiato, e che situazione anche qui, a far merenda sulla cima del castello!
Al ritorno mi prendo la mia bella rivincita, facendo la discesa molto più spedita dei due giovincelli!
Tornati alla casa, Marco ed Eduardo vanno a fare un bagno in certe pozze che sono li vicino, io approfitto per riprendermi un po’ dalla fatica. C’è un altro mini gruppo stasera, due ragazze di Rio con la loro guida, Joao. Mentre noi eravamo fuori, le ragazze si sono fatte doccia capelli lavatura e stiratura e…hanno finito l’acqua calda, e praticamente anche quella fredda. Io e Marco ci ritroviamo a fare la doccia insieme con un rivolo d’acqua, ma non importa, l’importante è essere qui.
Mentre la padrona di casa prepara la nostra cena, ci sediamo fuori a chiacchierare sotto un meraviglioso cielo pieno di stelle, sorseggiando della cachaça artigianale, poi poco dopo le sette siamo tutti a tavola insieme. Alle otto e mezza saremo già tutti a nanna, stremati, mentre la signora è in cucina a preparare il pane e le altre cose per la colazione di domani.
La casa dove ci ospitano è più o meno come quella dove abbiamo dormito la sera prima, un paio di edifici di mattoni e intonaco col tetto in legno e tegole. Il bagno è veramente essenziale, le camere hanno i letti invece che i materassi per terra, ma altrettanto spartane. Sui tetti vediamo dei pannelli solari, e Roger ci spiega che sono stati installati solo un paio di mesi prima, seguendo il programma governativo “luce per tutti”. Fino ad allora non c’era nessun tipo di elettricità, e in quei posti si girava con candele, lanterne a gas e torce da testa, quelle da speleologo. Naturalmente i piccoli accumulatori bastano solo per la luce e qualche piccolo elettrodomestico tipo frullatore, niente tv, lavatrice o frigorifero. E nemmeno il telefono, ovviamente. Per comunicare, le guide delle agenzie lasciano i messaggi all’emporio del paese più vicino, circa 20km, e i valligiani li ricevono quando vanno a fare la spesa, a piedi o a dorso di mulo.
Vita dura quella della gente di qui. Ci spiegano che una volta c’erano piantagioni di caffè e la valle era più abitata, poi hanno istituito il parco e l’agricoltura è decaduta, rimangono poche famiglie che vivono di agricoltura di sussistenza, e guadagnano qualcosa ospitando gli escursionisti che durante l’anno arrivano qui.
Venerdì
Nonostante la stanchezza abbiamo dormito pochissimo, ma al mattino ci rinfrancano i panini appena sfornati dalla signora, buonissimi come tutta l’abbondante colazione. Da buoni italiani ci limitiamo al cappuccino con le cose dolci e ai succhi di frutta, mentre il resto della combriccola, tutti brasiliani, ci stupiscono per la quantità di roba che riescono a mandar giù appena svegli, pane con burro e frittata, uova cucinate in tutti i modi, strane cose salate…
Sotto una leggera pioggia riprendiamo il cammino, anche oggi subito in salita. La prima tappa è un posto chiamato Cachoeirao, siamo sul bordo di uno strapiombo impressionante, da dove, nei periodi di pioggia, scendono giù circa una ventina di cascate. Ora siamo in periodo di secca e non se ne vede l’ombra, ma il posto è comunque molto bello.
Ripercorriamo l’altopiano a ritroso, deviando per una zona con paesaggi splendidi, e nel pomeriggio affrontiamo l’ultima discesa, veramente lunga e stancante, fino al paesino di Guinè, dove dopo svariati giorni riesco a telefonare a casa. Qui finisce il nostro trekking, una vecchia Jeep ci attende per riportarci a Lençois. Ci mettiamo un paio d’ore abbondanti per arrivare, e Roger ci fa scendere alla pousada di Paulo dove abbiamo i bagagli e ci facciamo una doccia preparandoci alla partenza di stanotte. Avevamo detto a Roger che dovevamo ancora pagare per il trekking, e ci ha risposto “nessun problema, l’agenzia chiude alle dieci!”…non lo ha lontanamente sfiorato l’idea che potessimo andarcene senza pagare…mi rendo conto che i più malfidati siamo proprio noi italiani.
Con le ultime forze torniamo in paese, con tutti i bagagli al seguito, e andiamo in agenzia a pagare.
Vanessa, senza che chiedessimo nulla, ci dice che il prezzo è inferiore a quello pattuito all’inizio, poiché si erano aggiunti i due bahiani al trekking. Una bella dimostrazione di onestà.
Alla fine il costo dei quattro giorni di trekking, tutto compreso, è stato di 410R$ a persona.
Non solo, Vanessa ci dice di lasciare pure i bagagli in agenzia mentre andiamo a cena, sta per chiudere ma alle 11.15 tornerà lei ad aprire per ridarceli, giusto in orario per andare a prendere il pullman.
In paese stasera c’è un bel movimento di gente, veniamo anche invitati ad una festa ma purtroppo dobbiamo partire…
Ceniamo in un piccolo ristorante e andiamo a berci una caipirinha in un posto che ci aveva consigliato Anne-la-svedese-con-le-trecce, “Fazendinha…qualchecosa” in rua das pedras, hanno cachaça di produzione propria, buonissima, e fanno caipirinhas di tutti i tipi, noi abbiamo preso quella tradizionale, veramente buona, oserei dire la migliore mai bevuta.
Torniamo davanti all’agenzia dove puntuale arriva Vanessa per farci prendere i bagagli, e ci accompagna alla fermata del pullman, ha degli amici da salutare. È proprio una ragazza simpatica.
Alle 11.30 partiamo per il trasferimento più lungo del viaggio.
A questo punto vorrei dare un suggerimento:
se, durante un viaggio in Brasile, capitate a Bahia
se amate la natura e potete rinunciare al mare per qualche giorno
se siete discretamente adattabili alle situazioni spartane
se, soprattutto, siete in buone condizioni fisiche (non dico maratoneti o scalatori di Everest, ma se la vostra massima attività fisica è il tragitto dal pianerottolo di casa al parcheggio della macchina lasciate perdere!)
allora non rinunciate a qualche giorno nella Chapada Diamantina, è un posto bellissimo, spettacolare, senza caos, rumori, smog, macchine. Niente sirene, niente squilli di cellulari, niente martelli pneumatici. Niente cavi dell’alta tensione, né strade asfaltate. Niente immondizia, cartacce, nemmeno gomme da masticare, nel parco. Solo natura, tanto verde e tanta acqua. Solo il soffio del vento, e il rumore dei vostri passi.
….e che l’ente del turismo me ne renda merito!!
Sabato
Siamo crollati come sassi, ma alle 4.30 dobbiamo svegliarci per scendere a Feira de Santana, da dove, un’ora dopo, prendiamo un altro pullman per Valença. Questo viaggio è più lungo e scomodo, siamo gli unici turisti, il bus si ferma praticamente in tutti i centri abitati, attraversiamo decine dei soliti, piccoli villaggetti semplici e colorati immersi nella vegetazione rigogliosa, e arriviamo a Valença verso le nove. Ci accoglie una pioggia torrenziale, e nel frattempo ci informiamo su come arrivare a Torrinhas (località da cui ci si imbarca per Ilha Boipeba). Un tassista ci chiede 100R$, ma sappiamo che deve esserci un autobus che ci arriva, infatti al banco della “Expreso Boipeba” un’impiegata ci spiega il da farsi. Dobbiamo prendere l’autobus (9R$ inclusa barca) in una piazza lì vicino. Parte alle 11.30, nel frattempo facciamo colazione e passeggiamo un po’. Valença non è niente di eccezionale, abbastanza confusionaria e anonima; qui per la prima volta vediamo i moto-taxi, in genere parcheggiati vicino ai supermercati (immaginiamo che li prendano le persone dopo aver fatto la spesa). Sull’autobus c’è gente del posto e qualche turista, sembra che siano venuti tutti a Valença per fare la spesa e stanno tornando a Boipeba.
Ad un certo punto accade una cosa che credo possa accadere solo in America Latina: davanti ad uno dei tanti banchi di frutta, l’autobus si ferma e la metà dei passeggeri scende a fare la spesa, compreso il bigliettaio. Ripartiamo, ma dopo pochi metri l’autista decide di comprare qualcosa anche lui e manda il bigliettaio a prendergli…un paio di ananas. Il resto del viaggio è tutto un rotolare di ananas e cocomeri sul pavimento dell’autobus.
La LP parlava di circa un’ora e mezza tra bus e barca, in realtà ci vuole un’ora e mezza solo con l’autobus, anche perché la strada dopo una mezzora diventa sterrata, per tutto il resto del tragitto. Sarà la stanchezza, ma mi sembra di non arrivare più!
Arrivati a Torrinhas saliamo sulla barca che è in coincidenza con l’autobus, e partiamo quasi subito. La traversata si effettua sul fiume, e il paese principale dell’isola si trova alla foce del fiume (che tra l’altro, divide Ilha Boipeba dalla più famosa Morro de Sao Paulo) . Un’altra ora e 10 e siamo finalmente a Boipeba, dopo quattordici ore di sali e scendi da un mezzo di trasporto all’altro.
Andiamo a sistemarci nella pousada che avevamo contattato dall’Italia, e usciamo subito per un giro in spiaggia. Come se non ci fossero bastati i giorni precedenti, cominciamo a camminare lungo la spiaggia, finché non ci rendiamo conto di essere un po’ stanchi, per così dire. C’è bassissima marea, il sole sta tramontando e rinuncio al bagno, per oggi.
In giro ci sono un po’ di turisti, per lo più brasiliani, è un fine settimana festivo.
Tornando indietro ammiriamo un bellissimo tramonto sul fiume, poi ci fermiamo a guardare un gruppo di ragazzi che fa capoeira.
Per cena, abbiamo adocchiato una pizzeria-forno a legna italiana, in genere evitiamo la cucina italiana quando siamo all’estero, ma dopo due settimane di riso e farofa siamo tentati… e in effetti la margherita è buona, c’è anche il basilico, meglio di molte pizzerie in Italia.
Dopo cena ci fermiamo a prendere una caipirinha in un bar sulla piazza (non ricordo il nome, ma fa angolo e si sale qualche gradino, la caipirinha è ottima) e poi a dormire, che ce lo meritiamo!
Boipeba – Domenica
Dopo colazione andiamo in spiaggia per contrattare una gita in barca, ci accordiamo con un barcaiolo, ma quando torniamo non c’è più, allora chiediamo un po’ in giro e alla fine ci uniamo ad un gruppetto che va a fare il giro dell’isola. La barca è di un certo Brais, che lavora anche per la pousada Garça Branca (anche la barca si chiama così, noi ci siamo trovati bene per la gita, sulla pousada non saprei dire, noi dormivamo da un’altra parte).
Il gruppo è composto da: una coppia di brasiliani in viaggio di nozze, la mamma di lei, la sorella della mamma con un’amica, il padre delle due e nonno della sposa, poi una coppia di donne, una statunitense e l’altra forse, o forse brasiliana, perché parlava bene entrambe le lingue, e noi.
Il giro dell’isola comincia dalla parte interna, lungo il fiume, dove facciamo alcune soste. Le rive del fiume sono coperte di mangrovie; poi sbuchiamo a mare, e andiamo a fare il bagno su un’isolotto di sabbia in mezzo al mare, posto stranissimo, creato probabilmente dalle correnti. Ci fermiamo poi in uno degli abitati dell’isola, Cova da Onça, dove mentre gli altri pranzano noi ci stendiamo al sole. Proseguiamo il giro fermandoci alle piscine naturali di fronte a praia Moreré, circa 1km al largo, dove le barriere di scogli formano, con la bassa marea, delle vasche di acqua bassa e trasparente, molto bello. Siamo ormai all’imbrunire e completiamo il giro tornando in paese.
E’ stata una bella giornata di mare e spiaggia, qui il turismo è ancora poco diffuso e anche le gite sono piacevoli, non ancora troppo commerciali.
Scendendo dalla barca percorriamo la riva del fiume, e ad un certo punto mi confondo…il sole sta tramontando sul fiume, dietro a un bosco di palme, e da un bar arriva la musica di The End, dei Doors…all’improvviso mi sembra di essere in una scena di Apocalypse Now, sulle rive del Mekong, ma poi vedo i bambini che giocano nell’acqua e tutto torna al suo posto…siamo in Brasile!
Il tramonto qui sul fiume è bellissimo, tutte le sere uno spettacolo diverso…
Ceniamo in uno dei ristoranti sulla spiaggia, niente di che, e ci fermiamo in un baretto sulla piazza ricavato da una casa. Il proprietario ha una finestra che si apre sull’esterno, aggiunge un tavolo per strada se ce n’è bisogno...e questo è quanto. I turisti sono quasi tutti andati via, e siamo rimasti in pochi e quasi tutti europei, un gruppetto di spagnoli ciancicati, una coppia di tedeschi, qualche francese…e poi qualche venditore di collanine argentino. Nel bar sta suonando un cd di Janis Joplin, poi Bob Marley, in questo posto si respira aria di anni ’70.
Lunedì
Oggi abbiamo deciso di arrivare a Praia Moreré a piedi, il tragitto più corto passa per il centro dell’isola ed è circa 4,5km. Solo che è completamente sotto al sole e camminando sulla sabbia, non è proprio una passeggiatina riposante, ma d'altronde quando mai ci siamo riposati in questo viaggio?
Moreré è un piccolo abitato con una bella spiaggia, e passiamo qualche ora in totale ozio. Al ritorno decidiamo di fare il percorso via costa, è più lungo ma possiamo camminare sulla sabbia compatta delle spiagge. Approfittiamo della bassa marea perché c’è da attraversare un piccolo fiume.
Tutto questo tragitto è davvero uno spettacolo, passiamo per varie spiagge una più bella dell’altra, in un punto le piscine naturali si estendono fino alla riva, e dalla riva si può camminare verso il largo per qualche centinaio di metri. Poi camminiamo lungo un paio di spiagge lunghissime e deserte, e abbiamo modo di apprezzare veramente questa piccola isola.
Pian piano arriviamo in paese, dove oramai non c’è quasi più nessuno, e per cena ci regaliamo una fiamminga di ottime aragostine. Solita sosta al baretto sulla piazza, e nanna.
Martedì
Di buon mattino andiamo a informarci su come tornare a Valença in modo più semplice dell’andata. Scopriamo esserci un catamarano che va a Graciosa, a pochi km da Valença. Parte all’una e venti, così passiamo la mattina in spiaggia.
Il catamarano ci mette circa un’ora e dieci, sempre attraverso il fiume, e sbarchiamo in un posto dove c’è solo un chiosco di bibite e una strada. Con gli altri passeggeri ci mettiamo sul bordo della strada ad aspettare che passi qualche mezzo, non abbiamo idea di cosa e quando. Dopo qualche minuto arriva un pulmino, come i coletivos messicani (qui non ricordo come li chiamano), già strapieno di gente. Fanno salire anche gli altri sette/otto che erano con noi, ma noi non sappiamo se potremo entrare, più che altro per i bagagli grossi. Invece non so come riescono ad imbarcare anche noi e i nostri bagagli, siamo tutti stipati e appiccicati, la gente ci guarda con curiosità ma senza fastidio….qui non si lascia a piedi nessuno! Ci accompagnano alla rodoviaria di Valença dove al volo prendiamo i biglietti del pullman per Bom Despacho, che parte dopo pochi minuti.
In un paio d’ore di viaggio comodo arriviamo a Bom Despacho, Isola di Itaparica, dove con una corsa in taxi riusciamo a prendere l’ultimo battello per Salvador. La traversata dura un’ora, poi prendiamo un taxi per andare alla pousada che avevamo prenotato il primo giorno a Salvador, sempre nel quartiere Barra. Ripuliti e rinfrescati, prendiamo l’autobus per il Pelourinho.
E’ martedì, e come tutti i martedì sera al Pelourinho è festa. Solo che, rispetto a quando ci eravamo stati due anni fa, stasera c’è una montagna di gente, tanta gente così tutta insieme in giro l’avevo vista solo alla notte bianca di Roma.
Scopriamo poi che nel pomeriggio c’è stato un corteo e varie manifestazioni per la “consapevolezza nera”, così tutti i partecipanti sono restati la sera a festeggiare al Pelourinho.
Andiamo a cena al Senac, la scuola di cucina di Bahia (sulla piazza del pelourinho), di cui avevo letto su altri racconti di viaggio.
Devo confermare che si mangia veramente bene, la migliore cena brasiliana fatta finora, con un ricchissimo buffet di tutte le specialità bahiane.
Poi ci fermiamo a bere una caipirinha, pessima, in uno dei chioschi sul Terreiro de Jesus, dove all’improvviso tra i capoeiristi scoppia una rissa. In un baleno tutta la piazza corre di qua e di la, noi restiamo fermi al tavolo osservando la situazione, per fortuna i contendenti si dirigono dall’altro lato della piazza, dove vediamo volare tavolini e sedie. Ma arriva la polizia e nel giro di pochi minuti la situazione torna tranquilla, peccato per quei poveretti che erano seduti tranquillamente a cenare per i fatti loro…
Strano, è la prima volta che vedo dei brasiliani litigare, sembrano persone che non si arrabbiano mai, sempre così tranquilli…
Torniamo in pousada con un taxi, la sera non ci sentiamo di riprendere l’autobus.
Salvador – Mercoledì
Anche in questa pousada la colazione è ottima; passiamo la mattinata in spiaggia, a Barra, finché il sole si fa troppo forte per resistere, pranziamo con açai na tigela nel baretto che abbiamo scoperto il primo giorno e poi andiamo al Mercado Modelo, un mercato principalmente di artigianato, un po’ turistico con parecchie cianfrusaglie, ma voglio comprare delle amache e qui ne trovo veramente a bizzeffe. Completiamo i nostri aquisti con qualche paio di Havaianas e torniamo a Barra, dove ci fermiamo a cena in un ristorante nei pressi della pousada, stasera è la serata dei granchi, ma sinceramente non erano eccezionali; il proprietario è di origine italiana e si mette a chiacchierare con noi, raccontandoci un po’ la sua storia.
Giovedì
Siamo agli sgoccioli, stasera a malincuore dobbiamo ripartire, ma la giornata che ci aspetta è ancora intensa. Abbiamo portato con noi dei vestiti da lasciare ad un centro che si occupa di bambini di strada, l’OAFI. Contattiamo la persona che dobbiamo incontrare e ci da tutte le indicazioni per raggiungere il Centro. Purtroppo dopo aver aspettato l’autobus per un sacco di tempo, ne prendiamo uno che va, si, nella direzione che ci aveva detto lei, ma facendo il giro opposto della città. Spesso gli autobus qui a Salvador fanno un tragitto all’andata e un altro diverso al ritorno, tipo giro circolare. Noi avremmo dovuto andare da Campo Grande, che è una piazza centrale dove ci sono i capolinea di tutte le linee principali, e si trova a circa un quarto d’ora dal centro storico, fino ad un quartiere che è proprio a ridosso del centro storico. Invece ci ritroviamo su un autobus che da campo grande riscende giù a Barra, percorre TUTTI i lungomari di Bahia per poi rientrare e fare capolinea in un terminal periferico dall’altra parte della città. Dopo aver passato due ore su questo autobus, al capolinea capiamo di aver sbagliato strada… Richiamiamo Pili che ci spiega come tornare da laggiù a dove si trova lei, poi chiediamo aiuto ad un poliziotto, devo dire molto gentile, che ci spiega per filo e per segno cosa fare, e cosa dire al tassista (abbiamo deciso di prendere un taxi), insomma si raccomanda in tutti i modi affinché non ci succeda niente. Andiamo a cercare un taxi in una zona che è al limitare di una favela, ma è tutto tranquillo e non abbiamo paura, speriamo solo che qualche taxi si spinga fin qui. Fortuna vuole che ne passi uno, ci dice che però ha un problema…quale? “sono in pantaloncini, non in divisa” …figurati se ci formalizziamo per così poco. E’ simpatico e gentile, e nonostante il traffico fa di tutto per portarci a destinazione in poco tempo. Attraversiamo un quartiere affollatissimo, ai cui lati si estende una favela, ma è un posto così pieno di vita, è l’ora dell’uscita dalle scuole ed è pieno di bambini e ragazzi in giro, i piccoli ristoranti e lanchonetas sono strapieni, e c’è anche un traffico immane.
Finalmente raggiungiamo il Centro, effettivamente è proprio al di sopra del centro storico…
Pili non si trova, la aspettiamo un po’ perché vorremmo visitare il centro, ma alla fine le lasciamo i vestiti e un messaggio, e andiamo via, abbiamo ancora da fare, siamo stanchi morti e vorremmo fare un tuffo, sono le nostre ultime ore qui. Prendiamo un altro taxi per tornare a Barra e andiamo subito a farci un bel bagno, oziamo ancora un po’ tra mare e sole, acquistiamo gli ultimi regali e andiamo in pousada a cambiarci per il viaggio (ci hanno tenuto i bagagli, e hanno un’angolo per fare una doccia e vestirsi senza occupare una camera). Torniamo al ristorante di ieri sera per uno spuntino, è ancora presto per la cena, e alle 8.30 viene a prenderci il tassista prenotato dalla pousada, Roberto, che ci accompagna all’aeroporto. Mangiamo qualcosa in attesa dell’imbarco, e poco prima di mezzanotte partiamo.
Anche questo viaggio è finito, come sempre c’è un po’ di malinconia, anzi in questo caso….saudade, comunque, non so quando, ma so che tornerò ancora in Brasile.
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere fino alla fine, e risponderò volentieri a chiunque avesse bisogno di ulteriori informazioni.
Alessandra e Marco
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