Bolivia-Perù
Diario di viaggio 4/27 Agosto 2006
Prologo
Era
da un
po’ di tempo
che avevamo intenzione
di visitare
i due paesi andini
(più o meno da
dopo essere
stati in
Messico e
Guatemala nel marzo
2005) e
alla fine
deciso: si
parte con
il solo
biglietto aereo
andata Venezia- Santa Cruz
e ritorno Lima –Venezia, con qualche
scalo in mezzo, biglietto acquistato
da Avventure nel Mondo.
Questo viaggio lo dovevamo fare in quattro, io e Rosy e una coppia di
amici, ma quest’ultimi pur avendo le nostre
stesse date
avevano acquistato il
biglietto con
la compagnia aerea
Varig, la quale
ha avuto
seri problemi
e alla
fine sono
rimasti a
piedi.
Siamo
consapevoli che
questo viaggio meriterebbe quantomeno
il doppio
del tempo che
noi abbiamo
a disposizione, ma
gli impegni
di lavoro
(soprattutto di
Rosy) ci
consentono solo
tre settimane
e tre
giorni di
viaggio; va bene, accontentiamoci.
4 Agosto
Finalmente
si parte: sveglia
alle 3 e 20
e subito
chiamo mia
sorella al telefono (per assicurarmi che si
sia svegliata), che
ci farà,
assieme ad
un amico,
da autista; alle 4
partenza e
in un
ora e poco
più siamo
al Marco Polo di Venezia.
Fatto il check-in ci imbarchiamo
con l’Air France verso
Parigi, partenza alle 7,20 e
arrivo puntuale alle 9.
Arrivati
al Charles
De Gaulle, e ritirati
i bagagli (poiché
dobbiamo andare
negli USA) scopriamo
che dobbiamo
cambiare terminal
il tutto
con trasporto
di un autobus
interno. Arrivati
al terminal
n° 3 e
consegnati i
bagagli all’American
Airlines subiamo
un interrogatorio
piuttosto dettagliato nei
minimi particolari, a parer mio alla
faccia delle
norme sulla
privacy, da parte di una
addetta della compagnia
che, fortunatamente parlava
italiano.
Alle
11,45 decolliamo,
ciao Europa… il
volo transoceanico
è stato
tranquillo e
puntuale così
alle 15,40
ora locale (6
ore in meno
che in
Italia) arriviamo
a Miami; come sempre
Rosy in
aereo ha dormito, io
ho solo
chiuso gli
occhi.
Qui
abbiamo 7 ore
di sosta, ma più di due
le perdiamo
tra il visto di
entrata, con relative impronte
digitali di entrambi
gli indici
e foto ricordo,
ritiro zaini (che
ci sono
arrivati senza
i sacchi di
nylon, che noi
siamo soliti a infilare, su cui
era attaccata l’etichetta della destinazione
finale, così dobbiamo rifare il check-in) e
la ricerca
del bancone
dell’AA.
Dopo
aver atteso
un po’
per fare
il checkin e
superato i
rigorosi controlli
andiamo a sederci
vicino al nostro gate,
tentiamo di
chiudere gli occhi,
ma… sorpresa: all’aeroporto
di Miami girano dei
simpatici topolini.
Alle 23 e 30
si parte verso
la Bolivia e
dopo la cena
servita in
aereo si
tenta di
dormire (senza
successo da
parte mia, ma
senza problemi per Rosy).
5
Agosto
Verso
le 5 (la
Bolivia ha lo stesso
fuso di Miami) atterriamo a
La Paz, l’aeroporto
più alto
del mondo
(si chiama
appunto El Alto)
per uno
scalo tecnico dove vari
passeggeri scendono e ne salgono
degl’altri e dopo un’oretta
ripartiamo e finalmente
circa alle 8, dopo ben 34
ore da quando siamo partiti da
casa, arriviamo a destinazione: Santa Cruz.
L’aeroporto Viru-Viru per essere,
dopo La Paz , lo scalo principale della Bolivia ci sembra piuttosto piccolo, ma
abbastanza pratico; sono infatti veloci sia nella pratica del visto di
entrata, che nella consegna dei bagagli. Recuperati i nostri zaini ci avviamo
subito verso l’uscita, prima convertiamo 100$ in bolivanos (detti anche pesos)
ad un cambio tutto sommato buono. E’ bene ricordare che nei paesi
latinoamericani conviene aver dollari poiché l’Euro non sempre viene
accettato e spesso cambiato ad un valore inferiore al tasso ufficiale, comunque
a conti fatti con i Bolivanos(BS) si va’ bene a rapportare il cambio, poiché
10 BS sono circa un Euro.
All’uscita dell’aeroporto
saliamo su un pulmino bianco e verde (colori dell’Oriente Petrolero principale
squadra di calcio della città) che ci conduce in centro. Si può notare subito
che Santa Cruz non è la Bolivia
che uno immagina, ma bensì una città abbastanza benestante (siamo nella zona
più industrializzata del paese), città che fa un po’ da spartiacque tra l’Amazzonia
e le Ande. Sui muri si possono notare varie scritte contro l’attuale
presidente boliviano Evo Morales e inneggianti ad una richiesta di autonomia, se
non di secessione dalla nazione; insomma, la città dev’essere una roccaforte
di leghisti locali.
Dopo aver spiegato all’autista la
nostra intenzione di recarci subito a Samaipata ci facciamo accompagnare in un
posto dove partono dei taxi per la cittadina al modico prezzo di 30BS, solo che
partono completi con altre 5 persone. Attendiamo circa una mezz’oretta che il
taxi si completi e… via verso Samaipata.
La strada è abbastanza buona e
panoramica. Scambiamo quattro chiacchiere con Gabriela una ragazza “crucena”,
come lei stessa si è definita, non sembra per niente una boliviana; infatti, e
glielo dico pure, è più bianca di me; ci spiega e ci conferma la situazione
politica della zona.
A mezzogiorno, dopo circa due ore e
120 km, arriviamo alla meta: Samaipata ( 1600 m) e
dopo aver valutato alcuni hostal decidiamo di alloggiare al Kim (60 BS la doppia
con bagno in comune).
Stanchi ci sdraiamo nei nostri
letti e riposiamo un paio d’ore.
Verso le 3 e mezza ci avviamo a
scoprire questa piccola e tranquilla cittadina: non è che ci sia granchè oltre
la plaza 15 de dicembre, molto animata anche perché e sabato. Cerchiamo di
organizzare la giornata di domani che prevede il “pellegrinaggio” a
Vallegrande e La Higuera: luoghi storici e significativi per chi come me ha una
certa attrazione per la storia (e l’ideale) di Ernesto Che Guevara. Così,
trovata un agenzia e dopo qualche contrattazione sugli orari - poiché è nostra
intenzione lasciare Samaipata domani sera ed avendo già trovato due biglietti
per il bus notturno per Sucre di domani sera alle 18 e 30 - decidiamo di
affittare un taxi (con autista) che ci condurrà nei luoghi storici.
L’escursione
di domani ci viene a costare un bel po’ (100$), ma ci tenevo molto a
visitare quei posti, non avrei avuto pace se non ci fossimo andati.
La
serata la trascorriamo in
centro; ceniamo mediocremente al restaurante Vaca Loca
(50 BS in due) e poi,
stanchi morti, ci avviamo verso la stanza ma… siamo troppo vicini alla plaza
e la fiesta qui dura fino a notte fonda…. Morale: anche stanotte si dorme poco.
6
Agosto
La nostra giornata inizia presto:
complice il fuso alle 4 siamo già svegli e verso le 5 arriva il nostro taxi;
destinazione la Ruta del Che.
Il taxista si dimostra subito
cordiale e amichevole: parliamo del Che: lui si ricorda, che da bambino , vide i
guerriglieri del Che entrare vincenti a Samaipata (fu l’ultima vittoria
militare del Che).
Dopo una settantina di chilometri
lasciamo la strada principale che va’ a Cochabamba e svoltiamo per Vallegrande.
La strada ora purtroppo è bianca, ma il paesaggio, illuminato da un sole
stupendo, è suggestivo anche se un po’ brullo;
si possono ammirare montagne rocciose e distese di cactus. Dopo circa 50
km di strada bianca arriviamo a Vallegrande
E adesso verrà il bello, nel senso
che da qui a La Higuera ci son circa 60 km di strada oltre che bianca anche
malmessa.
Strada facendo riusciamo a vedere
un condor e dopo 2 ore da Vallegrande arriviamo
al villaggio di Pucarà dove anche qui è in corso la celebrazione del 6 agosto
festa nazionale boliviana dell’indipendenza, proseguiamo e dopo un’ora e più
di strada sempre più pessima arriviamo a La Higuera.
Essere qui mi da un senso di
vittoria personale. Mai avrei immaginato di arrivare qui a La Higuera dove 39
anni fa veniva ucciso il Che:
visitare la ex scuola, dove venne assassinato, ora convertita a museo osservare
i bei murales e il monumento al Che
simbolo che l’ideale vive ancora.
C’è gente che va’ in
pellegrinaggio a Gerusalemme… chi va’ a La Mecca… chi va’ a Memphis… io ora sono
qui!!!
A La Higuera
incontriamo 3 medici cubani (fatalità…) in visita al
luogo. Fanno parte del progetto di cooperazione tra i due governi; Cuba,
infatti, offre medici e cultura (progetto di alfabetizzazione
“Yo si puedo”) in cambio di idrocarburi.
Incontriamo pure la ragazza che
gestisce l’hostal “Il Telegrafista” Ibana , che ci mostra il posto dove si
può alloggiare, tre piccole stanze arredate in stile Che… se
solo avessimo più tempo.
Avvistiamo poi (distante 3 km)
Quebrada del Churro dove il Che fu
catturato.
Purtroppo il tempo stringe e
dobbiamo lasciare questo posto composto di non più
di 10 case, ma molto particolare, e ripartiamo per Vallegrande.
Giunti nella cittadina
a 2100m (La Higuera era molto più alta), visitiamo l’ospedale dove fu
scattata, nel lavatoio, la famosa “foto da trofeo sui buchi sulla pelle di
Guevara e lui che resta bello perché Guevara non può mai morire” (come dice
una canzone dei miei amici Casa Del Vento). Visitiamo successivamente un altro
museo del Che (fotografico) e, quindi, sosta nella plaza central, dove vengo
invitato da alcuni giovani, sicuramente non astemi, a bere in compagnia un po’
di cerveza e scambiare quattro chiacchiere sui mondiali vinti dall’Italia e
commenti sulle belle ragazze boliviane.
Ho dovuto lasciare l’allegra
compagnia dopo un po’onde evitare la rabbiosa reazione di Rosy e dopo uno
spuntino ripartiamo per tornare a Samaipata.
Alle 17e 30 siamo di nuovo a
Samaipata e dopo un breve giro per la Plaza ci avviamo verso la Gasolineria dove
ferma il bus notturno per Sucre (compagnia Bolivar 100BS c\u)
Il nostro piano prevedeva di andare
a Cochabamba prima di Sucre, ma consigliati in loco abbiamo deciso di saltare
Cochabamba, anche perché per andare a Cochabamba, dovevamo tornare a Santa Cruz.
Arriveremo, così, prima a Sucre e guadagnando
un giorno rispetto al programma..
Alle
18 e 45 arriva il bus da Santa Cruz, ad aspettarlo siamo noi e una coppia
di inglesi (e saremo poi gli unici extraboliviani nel mezzo). Dopo circa mezzora
il bus si ferma per la sosta cena in un posto piuttosto caotico, dopo un altra
mezzora riparte e tento con insuccesso di dormire…..Rosy non ha questi
problemi.
7 agosto
E’ notte fonda, strada bianca e
dissestata, il bus si ferma…. tra le poche persone sveglie ci sono io e
dopo un po’ mi accorgo del motivo della sosta: sento il rumore del crik:
abbiamo forato, ma l’autista veramente in gamba, malgrado la giovane età, nel
giro di un quarto d’ora sostituisce il pneumatico. Ovviamente Rosy non si è
accorta di niente.
Alle 6 e30 puntuali, malgrado, la
foratura, siamo a Sucre, capitale amministrativa della Bolivia. E’ presto
troppo presto per cercare un hostal quindi, vaghiamo un po’ per il terminal
cercando orari per le nostre prossime destinazioni (Potosì e La Paz).
Verso le 7e 30 prendiamo un taxi
che ci porta in centro e qui comincia la ricerca di una stanza, ieri è stata
festa grande e oggi c’è una sfilata militare, cosichè facciamo un po’
fatica a trovare una sistemazione. Alla fine troviamo posto presso l’alojamento
Pachamama (70 BS la doppia con bagno a notte) per 2 notti. Dopo esserci
sistemati usciamo a visitare questa bella città coloniale, giriamo tutto il
centro e finita la sfilata ci troviamo nel parque Bolivar
con varie persone in costume partecipanti alla sfilata.
Veniamo a sapere che in città c’è
il presidente Evo Morales. Così nel pomeriggio lo attendiamo in calle Ravelo
presso la higlesia de San Francisco e dopo un po’ d’attesa ecco il
presidente, la grande speranza del popolo indio, noi applaudiamo e scattiamo
qualche foto; Buona fortuna Evo!!! Que te vayas bien .
Andiamo poi a prenotare il
biglietto per il bus di domani alle
ore 7 per Potosì (15 BS andata c|u) con rientro in serata.
La serata la passiamo cenando con
una pizza alla Pizzeria Napoli.
8 Agosto
Finalmente una notte di sonno,
alle 6 sveglia e alle 6 e 30 siamo già in marcia verso il terminal e
puntuale alle 7 parte il nostro bus, compagnia Emperador destinazione Potosì.
Il viaggio dura circa tre ore e
diventa spettacolare nei paesaggi nella seconda parte, cioè raggiunto
l’altipiano a circa 4000metri , Sucre è a 2700 m .
Arrivati al terminal prenotiamo
subito i biglietti per il ritorno (ore 17) sempre con la medesima compagnia
Emperador solo che costano 20 BS c\u .
Ci fa’ una certa sensazione esser
a 4000m; Potosì, infatti, è la città più alta del mondo e la strada che dal
terminal porta in centro è tutta in salita e pure piuttosto ripida. Con un
po’ di fiatone raggiungiamo la zona del centro, e scopriamo a poco a poco una
città coloniale molto bella, credo senz’altro più bella di Sucre, edifici,
strade, chiese, piazze, tutto molto bello, su tutte la casa della Moneda, la
cattedrale e un paio di calle nei pressi della plaza 10 de noviembre, pedonali e
affollate, molto carine. Data l’altitudine facciamo una sosta e beviamo il
nostro primo “mate de coca” che dicono aiuti il fisico a queste altezze,
appreziamo il mate (davvero un buon gusto) e proseguiamo la visita a questa città.
Potosì è una città ricca di storia: il Cerro Rico, il monte che la sovrasta
ne ha fatto la fortuna o sfortuna a seconda dei casi, se si pensa che le miniere
d’argento del monte (ora ridotto un groviera) si stima abbiano fatto 8 milioni
di morti. La città nel diciassettesimo secolo, grazie alle miniere, era la più
popolata città delle americhe, lo sfruttamento fu enorme, qui c’è un detto
che con tutto l’argento che è stato estratto dal Cerro Rico si sarebbe potuto
costruire un ponte tra Potosì e Madrid.
Sarebbe
stato interessante visitare una miniera, ma purtroppo il tempo a disposizione
non me lo consente, senza contare il fatto che Rosy non sarebbe venuta. Così
restiamo qui e giriamo le vie del centro, cambio 100 $ in una banca, acquistiamo
un sikus (qui lo chiamano zampogna) visitiamo un mercato e verso le 16 e 30 ci
avviamo al terminal; la temperatura fino allora accettabile comincia
sensibilmente a scendere e la sensazione è che qui la sera il freddo punge
parecchio (è stato anche per questo che abbiamo preferito non fermarci una
notte qui).
Alle 20 e 30 siamo nuovamente a
Sucre, dove la serata è decisamente più mite, abbiamo cenato in una specie di
ristorante universitario, vicino al nostro hostal, mangiando veramente bene, in
un posto molto pulito, unico neo: non servivano cerveza.
Così è finita un'altra giornata
intensa, abbiamo toccato i 4000 e non ne abbiamo fortunatamente risentito,
abbiamo visitato questa storica città, dove in centro si vive di turismo, tra
la decadenza di una città coloniale e la ricerca di riscatto (Potosì è dal
1987 patrimonio dell’UNESCO), ma nella prima periferia si nota subito una
povertà abbastanza accentuata.
9 Agosto
Alle 7 sono già in marcia (Rosy è
rimasta in camera) verso il terminal dei bus dove prenoto e acquisto i biglietti
per il viaggio di questa notte che ci condurrà a La Paz; ho scelto il bus-cama
della compagnia “Copacabana”, spendendo qualcosa in più, (135 BS c/u) ma
molto confortevole. Rientrando
faccio qualche compera per la colazione, dopo la quale prepariamo gli zaini e,
liberata la stanza, li sistemiamo, d’accordo con i gestori, in uno stanzino
vicino alla reception per tutto il giorno.
Passiamo la giornata a girare per
Sucre, a mezzogiorno decidiamo di andare alla valle dei dinosauri, un luogo in
periferia della città, situato nei pressi di una importante fabbrica di
cemento, nella quale, nel 1994 durante i lavori di escavazione, fu casualmente
scoperta questa parete nella quale si possono notare grosse impronte
appartenute, nella notte dei tempi a degli animali preistorici; la visita è
stata interessante, sotto un sole cocente e una luce intensissima.
Rientrati in città gironzoliamo
fino a sera e dopo aver recuperato gli zaini ci avviamo al terminal dove
puntuali alle 18 partiamo alla volta di La Paz.
10 Agosto
Alle 5 e 30 arriviamo a La Paz, la
capitale politica della Bolivia, è troppo presto per cercare una stanza, cosichè
optiamo per andare direttamente a Copacabana sul lago Titicaca. Dopo aver preso
un taxi fino al cemiterio, dove partono i bus per Copacabana, alle 6 e 30
partiamo per la meta, bus Manco Capac 15 BS il biglietto.
Il viaggio durerà più del
previsto; al paese di Tiquina si scende e si traghetta, per un breve tratto, il
bus su una chiatta e i passeggeri su delle lance, poi si riprende il viaggio su
strada. Dopo un po’capita l’imprevisto: l’aiutante dell’autista (figura
sempre presente da queste parti, solitamente un ragazzo giovane) si accorge che
lo sportello del bagagliaio è aperto,(noi per precauzione negli spostamenti
brevi gli zaini li teniamo nell’abitacolo e anche in questo caso) e dopo che
vari passeggeri sono scesi a controllare risulta sparito, probabilmente rotolato
fuori, il bagaglio di una donna indio; l’autobus inverte la marcia e si
ritorna a Tiquina proseguendo piano per tentare di scorgere il bagaglio
smarrito.
Sarà inutile, alla fine perdiamo
un’ora e alla povera signora non resta che fare una lista della merce perduta
sperando per lei che in qualche modo possa esser risarcita.
Gli scenari di questa strada,
soprattutto da Tiquina a Copacabana sono
stupendi veramente mozzafiato, tra i colori del lago, i monti e la vegetazione.
Alle 11 circa arriviamo a
Copacabana e subito ci mettiamo alla ricerca di un alloggio per 2 notti. Optiamo
per l’hostal Colonial in calle 6 de agosto per 70 BS la doppia con colazione.
Dopo esserci sistemati usciamo a
vedere questa cittadina animata in riva al Titicaca, l’impressione non è
delle migliori: pur essendo una località bella e turistica, non è altrettanto
ben tenuta a noi sembra poco curata e abbastanza sporca, (difficile trovare un
cestino per rifiuti) spiaggia compresa e pensare che questa è l’unica località
con spiaggia balneare dell’intera Bolivia.
La giornata prosegue bevendo un
buon mate de coca, poiché anche qui non si scherza con l’altitudine, siamo a
3800m, e mangiando qualcosa, (noi in viaggio siamo soliti pranzare “al
volo”, qualcosa al market e via a mezzogiorno, e cenare in ristorante la sera)
poi visitiamo la bella cattedrale in stile un po’ arabeggiante, mentre la
piazza antistante è piena di auto, bus e camion tutti addobbati con fiori,
nastri colorati e bandiere.Le vetture vengono poi bagnate con alcolici così da
essere benedette dalla Vergine di Copacabana. A compiere questo rito sono di
solito turisti locali boliviani, ma anche molti peruviani devoti alla Vergine.
Facciamo poi una breve camminata
sulla spiaggia, ci sediamo ad ammirare il bel lago, poi tornando in centro
decidiamo di salire al Calvario il monte che domina la città.
Scopriamo che si chiama così perché
nella salita ci sono le dodici stazioni della Passione e anche perché la salita
è breve, ma ripidissima e faticosa a 3800m un “piccolo” calvario, tanto che
Rosy a circa metà strada alza bandiera bianca; salgo così da solo, con un
po’ di fiatone, fino alla sommità da dove si gode un panorama stupendo. Noto
poi che ci sono delle strane bancarelle che vendono modellini di auto, di case,
di edifici vari e pacchi di piccole banconote di plastica, capisco subito il
motivo: intere famiglie sotto la guida di un santone accendono candele, bruciano
incenso e cospargono di birra o di vino i vari modellini a seconda del proprio
desiderio, chi l’auto, chi la casa o l’hostal, chi il denaro, tutti chiedono
la benedizione della Vergine. Ad uno di questi riti vengo coinvolto anch’io:
infatti il santone, dopo aver compiuto i vari passi della benedizione, invita un
intera famiglia ad abbracciare il “Tio”, io ero lì che li osservavo ed a un
certo punto ho capito che il Tio per l’occasione ero io,
tutta la famiglia mi ha abbracciato, io sono stato al gioco (per loro
cosa alquanto seria) augurando a tutti salute e felicità.
Non so se nella vita mi capiterà
ancora qualcosa di simile, esser coinvolto in un rito che poteva essere una cosa
privata, invece hanno voluto che io, estraneo, partecipassi alla loro cerimonia.
Chiusa questa parentesi mistica
ritorniamo in centro e dopo un breve rientro all’hostal, torniamo fuori per la
cena, prima però prenotiamo il traghetto per l’escursione di domani all’Isla
del Sol (20 BS c/u A/R). Ceniamo in uno dei tanti ristorantini del posto.
Mangiamo per l’occasione la trota (trucha) in due diverse ricette: molto buone
entrambe le soluzioni.
Copacabana non offre molto di sera
ed anche per questo che siamo rientrati in hostal abbastanza presto.
11 Agosto
Consumata una buona colazione e
dopo una bella dormita, alle 8 e un quarto siamo già sul molo pronti per
salpare alla scoperta dell’isola del Sol. Fa un po’ freddino quindi, nel
piccolo traghetto, preferiamo restare sotto al coperto.
La traversata da Copacabana a
Cha’llapampa (parte nord dell’isola) dura circa 2 ore. Appena scesi in
questo piccolo pueblo visitiamo un piccolo museo abbastanza interessante e molto
economico (5 BS) poi iniziamo il nostro cammino alla scoperta dell’isola.
Quarantacinque minuti dopo
arriviamo alle rovine di Chincana che anticamente era un edificio tipo
labirinto.
Proseguiamo il nostro cammino
praticamente sul crinale dell’isola, tra incantevoli scenari che ricordano
vagamente i Loch scozzesi. La nostra marcia la spezziamo con brevi soste;
ricordiamo che siamo a 3800m, quindi meglio tirare il fiato spesso; i
paesaggi sono meravigliosi: il lago, altre piccole isole, tra cui l’isola
della Luna, le alte montagne con le punte innevate.
Verso le tre e mezza arriviamo al
pueblo di Yumani; qui c’è la disponibilità di varie sistemazioni per il
pernottamento e, nella tranquillità di questo posto, non ci sarebbe dispiaciuto
fermarci almeno una notte.
Ora, per andare all’imbarco,
dobbiamo scendere per una lunga e ripida scalinata, detta la “escalera dell’inca;
qui incontriamo molti viaggiatori (tra cui una coppia di circa 65/70 anni) che a
fatica risalgono la scalinata con gli zaini in spalla, con lo scopo di fermarsi
qualche giorno in questo posto molto particolare.
Nell’ultima parte della escalera
si trova la “fuente dell’inca” una fontana d’acqua e tre piccoli canali
artificiali d’acqua dolce, il tutto in stile incaico.
Un po’ a malincuore ci
rimbarchiamo sul traghetto che in un ora e mezza ci riporta a Copacabana e dopo
una doccia usciamo per l’ultimo giro della cittadina, consumiamo un’ottima
cena al ristorante “Pachamama” mangiando sopa, carne e bevendo buona birra
il tutto per 64 BS in due.
12 Agosto
Sveglia alle 6 e alle 7 siamo già
pronti sull’autobus Mancocapak, che in tre ore e mezza ci riporta a La Paz. Il
bus arriva al terminal “Cemiterio”, anche se chiamarlo terminal è un po’
supervalutarlo, e quindi non ci resta che prendere un taxi che per 8 BS ci porta
in centro in calle Sagarnaga.
Qui a La Paz abbiamo intenzione di
fermarci tre notti, quindi, su pressione di Rosy, ci
sistemiamo nel confortevole e pulito Hotel Sagarnaga, anche se un po’ caro: 27
$ a notte con colazione.
Dopo aver portato un po’ di roba
sporca in una lavanderia nei pressi dell’hotel discutiamo un po’ dei nostri
prossimi giorni, facciamo il calcolo del tempo che ci resta, delle cose da
vedere e quelle, purtroppo un po’ a malincuore, da scartare.
Oggi non è una bella giornata:
molte nubi e anche un po’ di pioggia, quindi trascorriamo l’intero
pomeriggio tra acquisti vari. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta,
bancarelle e botteghe di artesania c’è ne sono ovunque; ci informiamo pure su
le escursioni dei prossimi due giorni: prenotiamo per domani l’escursione a
Tiahuanaco (45 BS bus con guida, ma non l’ingresso) e ci informiamo per le due
opzioni per dopodomani: Valle de la Luna e ghiacciaio del Chacaltaya (5100m) o
la molto più adrenalinica discesa della carretera de la muerte in mountainbike
(3500 m di dislivello!!!).
Rientrati in hotel sentiamo molto
parlare italiano, infatti incontriamo e scambiamo quattro chiacchiere con alcune
persone in viaggio con ANM (avventure nel mondo).
La sera usciamo per un breve giro
in centro e una buona cena in un posto vicino al nostro hotel chiamato “100%
vegetale” dove per la prima volta
nella mia vita mangio una squisita bistecca di soia.
13 Agosto
Oggi è domenica, il cielo è
abbastanza sereno e noi dopo una buona colazione alle 8 e 30 siamo davanti
all’hotel dove puntuale arriva il pulmino per la visita a Tiahuanaco. Dopo
aver prelevato altre 5 persone si va’ verso il sito distante una settantina di
km dalla capitale. Attraversiamo il centro della città saliamo a El Alto,
decisamente la zona più povera e malridotta della capitale.
La
Paz è una città incredibile con più di 800m di dislivello, spesso le strade
sono di una pendenza vertiginosa, una città arrampicata su un
canyon, fa una certa impressione a vederla dall’alto, ma è di certo un
panorama molto particolare.
Arrivati
a El Alto si nota subito la povertà: gente che gira vestita di stracci, strade
polverose dal fondo dissestato, case fatiscenti spesso incomplete, piccoli
banchi da mercato dove si tenta di vendere qualcosa per sopravvivere.
Credo che El Alto sia stata la zona
più povera tra quelle viste in tutto il viaggio.
Senza troppa fretta si prosegue
verso Tiahuanaco, dove circa alle 10 e 30 arriviamo. Pagato l’ingresso (80 BS
c/u) ci inoltriamo al museo diviso in due parti.
Nel primo museo c’è una
raccolta di oggetti vari, ceramiche, vasi, sculture, crani, il tutto con
riferimento alle varie epoche di questa civiltà (Tiwanaku) preincaica.
Nel secondo museo invece sono
esposti perlopiù statue e massi rinvenuti nel sito.
Proseguiamo con la visita al sito
sotto un potente sole; il luogo sembra apparentemente spoglio, ma addentrandosi
abbiamo scoperto le molte cose interessanti che offre questo sito a cominciare
da la Puerta del Sol struttura in unico blocco, dove un tempo questa civiltà
aveva calcolato con precisione l’entrata del sole negli equinozi. Tra
monoliti, lastre di basalto e pietra arenaria
con sculture varie la nostra visita
ci arricchisce di cultura, grazie alle precise spiegazioni della nostra valida
guida su questa civiltà preincaica a noi semisconosciuta.
Conclusa la visita e fatto un paio
di acquisti al mercatino nei pressi del sito si rientra a La Paz.
Appena entrati in hotel notiamo dei
ragazzi italiani che discutono della escursione in MTB alla carretera de la
muerte; interessati entriamo anche noi nella discussione e alla fine decidiamo
assieme, loro cinque e noi due, di prenotare l’escursione: ci rechiamo in un
agenzia li vicino e per 40$ c/u combiniamo l’adrenalinica escursione di
domani. Ci tenevo molto a questa escursione e anche Rosy è molto entusiasta,
incentivata anche dal fatto che tra i cinque ragazzi (in vacanza con ANM) ci
sono due ragazze: la solita solidarietà femminile.
Visto che domani abbiamo la
giornata piena, ci rechiamo subito al terminal dei bus dove prenotiamo i
biglietti per Cuzco in Perù, dove ci trasferiremo martedì 15 agosto; il
biglietto costa 120 BS con la compagnia Litoral: dovremo trascorrere l’intera
giornata in bus poiché la frontiera è aperta solamente di giorno; salteremo,
purtroppo, Puno e l’escursione
alle isole Uros e al tempio di Sillustani, senza contare le isole di Taquile e
Amantani.
Lasciata la stazione ritorniamo
sempre a piedi verso il centro, non distante dal terminal, strada facendo ci
immergiamo in un mercato molto animato anche se piccole botteghe e bancarelle espongono
più o meno merce simile.
La serata la trascorriamo girando
per il centro, che francamente non è un granchè, e poi una cena poco esaltante
al ristorante ”Naira”.
14 Agosto
Dopo la colazione in hotel ci
avviamo verso l’agenzia, dove incontriamo gli amici di ANM: Riccardo, Barbara,
Matteo, Teresa e Luca. Sono tutti, salvo Luca che è di Milano, piemontesi della
val di Susa, assieme a loro passeremo una giornata indimenticabile e ricca di
emozioni.
In tutto siamo in 12 per
l’escursione e alle 8,30 si parte. Alle 10 siamo al passo della Cumbre, 4700m,
mamma mia che altitudine, ma tra qualche giorno faremo anche di meglio!!!.
Assegnate le bici, che sono di
marca Trek, una piccola garanzia visto che (almeno qui in Italia) è un marchio
con il telaio garantito a vita. In effetti telaio, ammortizzatori (solo
anteriori) e freni (importantissimi) appaiono in buono stato; il problema, un
po’ per tutti, è il cambio abbastanza mal messo.
Ci viene fornita pure una giacca a
vento, pantaloni, guanti e caschetto.
I
nostri accompagnatori (2 più l’autista del pulmino) si danno un gran daffare
a sistemare le bici, soprattutto il cambio. Alle 10,30 si parte per la discesa e
dopo una prima parte (asfaltata) inizia
un breve, ma affaticante (siamo a 4000m) tratto di salita, dove il fiatone si fa
sentire. Arrivati ad un piccolo villaggio e superato uno strano e
alquanto superficiale controllo antidroga, l’asfalto finisce inizia la
vera e propria carretera de la muerte.
Per prima cosa il codice di questa
strada prevede che chi scende deve strare sempre a sinistra, ossia verso il
precipizio, il che non è affatto tranquillizzante; poi notiamo subito che di traffico
c’è ne abbastanza, soprattutto
camion e piccoli bus, ed ogni volta che si incrocia un mezzo ci fermiamo su
delle piazzole, aspettiamo che passi il veicolo, che puntualmente ci impolvera,
per poi riprendere la marcia;
notiamo pure che in alcuni posti sono piazzati dei veri e propri semafori umani,
muniti di paletta rossa e verde, il loro compito è quello di regolare il
transito dei mezzi pesanti, poiché
quando si incrociano due camion grossi c’è qualche problema.
Il fondo della strada non è poi
così male, gli scenari sono belli, si scende con calma, sostiamo una
mezz’oretta per mangiare qualcosa e circa alle 2 e mezza siamo a destinazione,
prima però la guida ci fa scendere per un breve sentiero abbastanza impegnativo
(le ragazze lo faranno a piedi) che ci conduce direttamente all’oasi
ristorante dove, dopo una bella doccia rigenerante, consumiamo un pasto
discreto.
Ora siamo a 1200m ed è quasi
Amazzonia: la vegetazione è intensa, qui ci sono pappagalli e scimmiette in
semilibertà che gironzolano pure tra un tavolo e l’altro alla ricerca di cibo
( assistiamo anche a delle scene divertenti…).
Alle 17 ci avviamo verso il ritorno
e dopo aver visto il pueblo di Coroico anche se da lontano risaliamo per la
famigerata strada.
Il ritorno sarà piuttosto
movimentato, incontriamo spesso mezzi che scendono, sovente si deve far manovra;
a complicare le cose ci si mette pure (ad una certa altezza) una fittissima
nebbia che con il burrone lì a lato fa una certa impressione; dimenticavo di
dire che i parapetti qui non esistono…….In un paio di occasioni abbiamo un
po’ temuto, ma il nostro autista si è sempre dimostrato all’altezza, salvo
quando a pochi chilometri da La Paz per
un pelo non tamponava un’auto: come dire adrenalina fino alla fine.
Alle 20 e 30 siamo all’Hotel,
neanche entriamo, ma ci dirigiamo subito a mangiare qualcosa al 100% Vegetale
(il bel locale dell’altra sera) e poi abbastanza stanchi andiamo a nanna.
Abbiamo vissuto una giornata molto
particolare e molto bella tra l’altro documentata, poiché la nostra brava
guida, quando, dopo cena siamo rientrati in Hotel, ci ha fatto recapitare
molto tempestivamente un CD con le foto (e anche alcuni brevi video) da
lui scattate della giornata trascorsa.
3500m di dislivello in bici!!!!!
Domani purtroppo lasceremo la
Bolivia per avventurarci in Perù.
15 Agosto
Ferragosto!!!
Alle 7,20 siamo già davanti
all’hotel con i nostri bagagli pronti a
salire su un taxi che ci porta al terminal dei bus.
Alle 8 puntuale parte il nostro bus
verso il Perù. Credo che il bus sia interamente frequentato da turisti.
Alle 10 e 30 siamo in frontiera e
dopo aver velocemente sbrigato le pratiche di frontiera (visti e timbri)
spendiamo gli ultimi BS in quattro bei berretti tipici: il tutto (dopo
trattativa del tipo solo questi mi restano) per 26 BS!!!!
Con un (si spera) arrivederci
salutiamo la Bolivia e inizia l’avventura in Perù. Convertiamo qualche
dollaro in Soles, la moneta locale, e qui il cambio è un po’ più complicato,
nel senso che il Sol (detto anche Nuevo Sol) rispetto al Bolivano risulta meno
semplice il calcolo: 1 € equivale
a 4,10 NS .Lo scenario del viaggio non cambia di molto: notiamo passando per
qualche villaggio la stessa povertà vista in Bolivia.
Molto piacevole è la vista del
Titicaca che in questo giorno di sole appare con colori davvero intensi; le
acque del lago sono di un carico blu cobalto.
Arriviamo a Puno e sinceramente non
ci dispiace proseguire, ci appare una città piuttosto squallida, anche se il
nostro non è un giudizio, ma solo un impressione.
Proseguiamo e dopo aver lasciato
Juliaca gli scenari cambiano: ci addentriamo in stupende vallate contornate da
montagne maestose, il tutto con colori superlativi.
Godendoci il panorama arriva la
sera che qui arriva prima che in Bolivia, infatti siamo un’ora indietro
rispetto La Paz (7 con l’Italia).
Alle 19 arriviamo (puntuali!!) a Cuzco “l’ombelico del mondo”.
Appena recuperati i bagagli veniamo
assaliti da persone che ci offrono alloggi per il nostro soggiorno; ci facciamo
convincere da una signora che per 40 NS ci offre una stanza che in foto appare
molto carina, ma dopo aver raggiunto il posto in taxi, poiché il terminal dei
bus (che in Perù si chiama, non so perché, terminal terrestre) è piuttosto
lontano dal centro, ci rendiamo conto che si tratta di un tugurio o poco più.
Naturalmente lasciamo perdere e dopo aver visto altri posti alla fine decidiamo
di alloggiare all’ hostal Inka Inn, in calle Saphi (abbastanza in centro) per
45 NS a notte.
Dopo esserci sistemati usciamo per
la prima visita alla città che subito con le luci della sera ci appare molto
bella.
Notiamo un’infinità di agenzie
viaggio che naturalmente, oltre al resto, propongono il piatto forte della zona:
l’escursione a Machu Picchu. Ci facciamo subito un’idea dei prezzi, poco
trattabili, per l’immancabile escursione e alla fine decidiamo di affidarci ad
una agenzia in plaza de armas (in Perù le piazze centrali si chiamano tutte così)
che per ben 120$ a testa ci offre il biglietto treno a/r da Ollantaytambo
ad Aguas Calientes, il biglietto per Machu Picchu con guida, due notti in hostal
ad Agua Calientes, più l’escursione alla valle Sagrada ( Pisac Urubamba,
Ollantaytambo). Il prezzo ci sembra buono, poiché eravamo a conoscenza dei
prezzi esorbitanti dell’escursione; solo il biglietto d’ingresso al MP costa
36$ mentre il treno da
Ollantaytambo ad Aguas Callientes (il meno caro e con orari
poco simpatici) altri 44$. Dopo aver lasciato una caparra all’ agenzia
e accordatoci per il mattino seguente per andare agli uffici delle ferrovie per
acquistare il biglietto del treno poiché è necessario il passaporto,
concludiamo la serata mangiando un bel panino accompagnato da una buona birra
Cusquena (anche qui, come in Bolivia, prosegue il detto: città che vai birra
che trovi) al Norton pub in calle Loreto.
Così siamo ora in Perù: domani
staremo calmi qui a Cuzco, giovedì andremo alla valle Sagrada, venerdì a Machu
Picchu e sabato ritorneremo a Cuzco.
16 Agosto
Giornata dedicata alla visita di
Cuzco: per prima cosa andiamo in agenzia e accompagnati da Ana (la segretaria
della titolare) ci rechiamo a fare i biglietti ferroviari per Aguas Calientes;
poi, dopo aver definito gli ultimi dettagli con l’agenzia, iniziamo la vera
visita della bellissima città coloniale; passeggiando per il barrio (quartiere)
San Blas ci imbattiamo nella famosa panaderia El Buen Pastor dove assaggiamo
squisite empanadas e croissant, abbiamo però pure la malaugurata idea di
prendere una bottiglia (piccola per fortuna) della famosa bibita Inka Kola: una
schifezza unica!!!
Assomiglia come gusto alla gomma da
masticare Big Bubble stomachevole al massimo, non so come facciano i peruviani
ad esser così propensi a questa pessima bevanda tanto da considerarla la
bevanda nazionale.
Dopo questo incidente di gusto
proseguiamo e dopo esserci informati acquistiamo il “boleto turistico” costo
70 NS che consente la visita ad alcune attrazioni della città e dei dintorni;
durante il giorno visiteremo infatti alcuni musei (sinceramente con scarso
interesse).
Cuzco è una città molto
turistica, nonostante tutto però offre anche un certo fascino genuino, in varie
circostanze ci è capitato di entrare bene nella realtà locale, insomma la città
è molto turistica, ma anche molto peruviana.
Si possono ammirare vari edifici
coloniali, molte chiese, vari centri di artesania dove cominciamo a sondare il
terreno per gli acquisti che faremo sabato o domenica.
Bellissima è Plaza de Armas con i
suoi giardini ben curati, le due maestose chiese: la Cattedrale e la iglesia de
la Compania.
Incontriamo, vicino la chiesa di
Santo Domingo, la compagnia dei ragazzi di ANM con cui abbiamo fatto
l’escursione in bike due giorni fa, naturalmente ci scambiamo opinioni e
consigli sulla città di Cuzco e la visita a Machu Picchu.
Mentre passeggiamo nella zona delle
antiche mura della città veniamo avvicinati da due ragazzini, uno dei quali ci
ha raccontato di aver interpretato, nel film “I Diari Della Motocicletta” la
parte del ragazzino che, in una scena, illustrava ad Ernesto Guevara (Gael
Garcia Bernal) il muro degli Inca e il muro degli incapaci (gli spagnoli), il
suo amichetto confermava il tutto; i due ci hanno illustrato i vari disegni di
pietra sul muro, si scorgono infatti le figure del serpente e del puma, ci fanno
ammirare la famosa pietra dai dodici angoli, il tutto ovviamente per la solita
propina che noi liquidiamo con qualche spicciolo; anche se non molto soddisfatti
per l’esigua mancia i due ci salutano amichevolmente.
Il nostro alloggio non è che ci
piaccia un granchè quindi per la notte di sabato fermiamo una stanza all’hostal
Campanario in avenida del Sol, decisamente un posto più carino e accogliente,
ma anche più caro (70 NS).
Alle 18 e 30 partecipiamo ad uno
spettacolo (incluso nel boleto turistico) di danze e musiche locali con costumi
caratteristici. Lo spettacolo è stato piacevole, il teatro era pieno di
turisti, sentiamo parlare molto italiano e abbastanza casualmente incontriamo
una coppia che abitano a pochi chilometri da casa nostra; che dire, a volte il
mondo è davvero piccolo.
Usciti dal teatro ci fermiamo a
cenare alla Posada del Sol dove consumiamo un ottima ed economica cena.
Usciti dal ristorante sorpresa:
piove ed anche abbastanza forte, (la giornata era stata abbastanza variabile:
sole e nubi) facciamo una corsa fino ai porticati di Plaza de Armas e dopo aver
atteso che la pioggia diminuisse di intensità, altra corsetta verso l’hostal,
dove arriviamo un po’ bagnati.
17 Agosto
Dopo esserci alzati presto, come
sempre del resto, e preparati i bagagli lasciamo la stanza e ci incamminiamo
verso l’agenzia in plaza de Armas, dove alla 8 e 30 abbiamo la partenza per la
valle Sagrada. La partenza ha un piccolo contrattempo: da quel che ho capito
pare che il mezzo che doveva trasportarci sia stato trattenuto per non so quale
motivo dai vigili locali; comunque alla fine, con un po’ di ritardo si parte.
Pisac dista da Cuzco circa 35 km
di strada buona e molto panoramica soprattutto nel tratto finale.
A circa metà percorso sostiamo una
mezz’oretta in un mercato che sembra fatto apposta per i turisti, molti
infatti i pullman o pulmini fermi in sosta; facciamo pure due chiacchiere con un
gruppo di italiani lombardi che fanno parte di un'altra comitiva. Nel nostro
gruppo siamo circa una quindicina, ma solo noi, una coppia di olandesi e una
ragazza tedesca molto chiacchierona (Julia, che sta girando il Sudamerica da
sola) proseguiremo per Machu Picchu, mentre tutti gli altri rientreranno a Cuzco
in serata.
Dopo la sosta, dove abbiamo
approfittato per mangiare squisite banane, riprendiamo verso Pisac: la strada è
molto bella, offre paesaggi stupendi soprattutto quando dall’alto si vede la
valle Sagrada, bagnata dal fiume Urubamba che la rende fertile e maestosa.
Arrivati a Pisac ci immergiamo
subito nel suo bel mercato, prima però mangiamo delle squisite empanadas appena
sfornate da un forno: davvero deliziose tanto che prima di ripartire faremo il
bis.
Il mercato è molto grande quasi un
labirinto, molta gente, molti turisti e dicono che di domenica sia ancora più
vasto.
Il tempo stringe e dopo un oretta
lasciamo Pisac e il suo mercato, avviandoci verso le rovine che distano circa 8
km dal pueblo.
Alle rovine si entra con il boleto
turistico di Cuzco, la strada per arrivare da Pisac è quasi tutta in salita e
giunti al sito si gode subito di un panorama davvero speciale: la valle Sagrada
e i maestosi terrazzamenti che confinano nella parte bassa del sito.
Più che la bellezza delle rovine,
è la posizione a rendere questo posto molto attraente.
La visita consiste in una bella
camminata attraverso sentieri tracciati, fino ad arrivare al tempio del sole con
i resti in pietra ben conservata. Questo luogo del sito assomiglia un po’ ad
un Machu Picchu in miniatura con un picco che domina la rovina.
La parte alta del sito per mancanza
di tempo non riusciamo a vederla, e dopo una buona camminata, sotto un sole
cocente, facciamo ritorno al pulmino, non prima di esserci ben dissetati.
Ora la giornata prosegue e con la
nostra comitiva ci avviamo verso Urubamba dove alle 3 del pomeriggio arriviamo
alla “Posada dell’Inka” tipico ristorante per turisti (non ci stanno
affatto simpatici questi posti!!!) dove è previsto un pranzo (facoltativo).
La cosa che odio di queste
escursioni è che si perde un ora è più per il pranzo; c’è un bel sole
caldo noi, ancora sazi dalle empanadas di Pisac, ne approfittiamo per
crogiolarsi al sole e intanto aggiorno il diario degli appunti. Ma dopo una
mezz’oretta di sole, come al solito mi stanco; così, dopo aver notato un
baretto molto locale proprio di fronte al ristorante per turisti decido di
fargli visita, mentre sto per entrare vengo avvicinato da dei bambini che
chiedono le solite cose…. Entro nel bar spartano chiedo una cerveza, che
arriverà circa 10 minuti dopo, malgrado il locale sia vuoto, nel frattempo una
bambina, che non si era defilata come gli altri bimbi, mi sta intorno e mi
chiede soldi, io cerco, parlandogli, di fargli capire che non è una buona cosa,
anche se comprendo bene la sua situazione, così le offro una coca-cola e dei
biscotti e parliamo un po’ della sua famiglia e della scuola; certe situazioni
mi fanno pensare a quanto lunga sia la strada per uscire dalla povertà, mi
sento davvero impotente di fronte alle ingiustizie del mondo.
Finalmente dopo che i turisti si
sono riempiti la pancia si riparte verso Ollantaytambo dove arriviamo poco dopo.
Il pullman sosta alla plaza de
Armas e noi proseguiamo a piedi verso le rovine poco distanti. Entriamo al sito
(ancora con il boleto turistico di Cuzco) e ci appare subito una ripida e lunga
scalinata che fa da contorno a dei maestosi terrazzamenti.
Tutto è molto bello, un sito
abbastanza impegnativo da visitare visti i numerosi gradini, giunti in cima
ammiriamo lo stupendo panorama con un suggestivo tramonto.
Tra le rovine spicca una grande
parete composta da sei blocchi, ancora ben conservati, tentiamo di fare qualche
foto, ma la luce del giorno sta calando e il fatto di non aver potuto fare foto
con la giusta luce sarà uno dei rimpianti di questo viaggio, poiché il posto
è davvero molto bello e pure anche simbolico: qui, infatti, ci fu l’ultima
vittoria inca nei confronti dei conquistadores:
un tentativo di resistenza per salvare una civiltà dalla sottomissione e
morte da parte di chi si riteneva evoluto e civile.
Dopo aver un po’ gironzolato
scendiamo per una parte diversa dalla salita.
Ritornati in centro salutiamo il
resto della comitiva; sono circa le 17 e 30 e dobbiamo aspettare il treno delle
20.
Approfittiamo per acquistare
qualcosa da mangiare e da bere anche in vista della giornata di domani, poi
entriamo in un bar dove assaggio il primo bicchierino di pisco (distillato
peruviano) e lo trovo piuttosto fortino. Si vedono in giro abbastanza turisti
quasi tutti aspettano il treno per Aguas Calientes.
Alle sette circa ci avviciniamo
alla stazione e alle otto puntuale partiamo verso il Machu Picchu.
Il treno, nonostante il prezzo
pagato per il biglietto, non è molto comodo, durante il viaggio facciamo
quattro chiacchiere con una coppia di italiani seduti proprio di fronte a noi.
Alle 21 e 30 puntuale arriviamo ad
Aguas Calientes dove ci aspetta in Plaza de Armas, con tanto di cartello, una
ragazza dell’hostal, la quale ci avverte subito che il posto dove avremo
dovuto pernottare è al completo per cui andremo in un altro hostal.
Un po’ turbati dalla notizia
c’avviamo verso questo posto temendo una patacca, ma arrivati in loco, il
Chasko hostal, notiamo con piacere che il posto è seminuovo, ben tenuto e molto
pulito, in più a noi due ci assegnano una stanza da tre. L’unico lato
negativo è che siamo vicini ad un torrente e il rumore dell’acqua è molto
forte e disturberà un po’ il nostro sonno. Comunque, dopo esserci sistemati
andiamo subito a nanna, poiché domattina ho messo la sveglia per le quattro e
ci aspetta una giornata molto impegnativa.
18 Agosto
Ore 4 ………suona la sveglia.
Siamo pronti per la giornata forse più attesa dell’intero viaggio.
Alle 4 e 30 siamo già in strada,
torcia in mano, pronti per la salita a piedi verso Machu Picchu. Il nostro
obbiettivo sarebbe quello di arrivare alle rovine per le 6 in modo di vedere il
sorgere del sole, ma ben presto ci accorgiamo che in cielo non ci sono stelle,
anzi è molto nuvoloso e ogni tanto scende qualche goccia d’acqua.
Dopo circa mezz’ora di cammino
per una strada piuttosto buia,
arriviamo ad un ponte dove inizia la vera salita, per un sentiero scorciatoia
che taglia tutti i tornanti. Durante la salita incontriamo altri visitatori che
al comodo (e costoso) bus preferiscono la salutare camminata.
Verso le 6 intravediamo le rovine:
siamo arrivati!!!!!!! Il sito è già affollato, ma dopo una breve fila entriamo a
Machu Picchu.
Purtroppo del sole per ora nessuna
traccia, anzi dopo un breve giretto tra le rovine immerse nella nebbia, verso le
7 inizia a piovere.
Un po’ tristi troviamo rifugio in
un piccolo edificio del sito aspettando che cessi la pioggia. Pioverà per più
di mezz’ora e appena smesso vado
alla ricerca della guida e della comitiva, che dopo poco trovo.
La guida (una signora sulla
quarantina) ci rassicura per le condizioni del tempo, del tipo “fa spesso così
vedrete che tra un po’ rischiarerà”. Infatti piano piano la nebbia si alza,
spuntano i primi raggi di sole, che creano un bellissimo arcobaleno sulla
vallata, visibile da alcuni punti del sito.
La guida ci illustra bene il sito
mentre la giornata continua a migliorare; la visita guidata dura circa un ora e
mezza, ora ci resta tutto il giorno per scoprire da soli questo fantastico
posto.
Da prima facciamo la salita per
Huayna Picchu, (il picco che domina il sito)
poiché è una escursione a numero limitato: all’entrata ci si registra
e non si può accedere con zaini troppo ingombranti; infatti noi siamo costretti
a depositare in uno sgabuzzino uno dei due zainetti considerato troppo
voluminoso, mentre salendo noterò alcuni zaini ben più grandi del nostro.
La salita al picco non è delle più
semplici: ripidissimi scalini e in alcuni tratti ci si deve aiutare da una corda
metallica. Prima della sommità ci si infila per uno strettissimo passaggio dove
si sguscia tra dei massi. Insomma una faticaccia, ma arrivati in cima ti
godi un panorama a dir poco eccezionale: vedi li sotto il sito
che appare quasi incastonato tra le montagne, una visione che resterà impressa
nei nostri ricordi.
Dopo una sosta inizia la discesa e
qui c’è veramente da stare su con le antenne; in un paio di circostanze Rosy
va’ un po’ in crisi, ma pazientemente io riesco a dargli i consigli giusti.
Diciamo che è una escursione; quella sul Huayna Picchu
abbastanza alla portata di tutti, basta avere buon senso e calzature
adeguate, poiché basta poco a scivolare.
Rientrati al sito lo visitiamo con
calma divertendoci a scattare molte foto.
Verso l’una facciamo una sosta
all’unico punto di ristoro del sito il quale applica prezzi europei
alle consumazioni.
Nel pomeriggio Rosy preferisce
rilassarsi un po’ al sole, mentre io cammino un altro po’ fino alla Puerta
del Sol, una camminata di circa un ora dove si ammira il sito da un'altra
angolazione.
Ricongiuntici facciamo gli ultimi
giri per il sito, ora molto meno affollato (molti abbastanza frettolosamente
fanno l’escursione da Cuzco in giornata) e alle 16 e 30 abbandoniamo un po’
a malincuore, ma felicissimi dell’esperienza vissuta, il Machu Picchu,
scendendo per il solito sentiero, dove assistiamo a delle scene uniche: notiamo
infatti dei bambini, in costumi inca, scendere, uno alla volta, molto
precipitosamente per i sentieri che tagliano la strada, in modo di arrivare
prima dell’autobus carico di turisti gridando
e salutando ad ogni passaggio cosichè alla fine dei tornanti il bambino arriva
prima dell’autobus e il conducente lo fa salire per
riscuotere la meritata propina (mancia).
Alle 18 circa anche noi arriviamo
ad Aguas Calientes e appena rientrati in hostal i gestori ci chiedono
gentilmente di cambiare stanza, e sistemarci in una da due (quella a fianco)
visto che eravamo in una da tre. Velocemente cambiamo camera soddisfatti poiché
essendo più interna si sente molto meno il rumore dell’acqua del torrente.
Dopo una buona doccia usciamo per
mangiare una pizza in uno dei tanti locali del piccolo pueblo. Aguas Calientes
è un posto molto turistico, qui tutto ruota attorno alla grande attrazione.
Incontriamo per le vie del posto
ancora (sarà l’ultima volta) la comitiva di ANM con i quali avevamo fatto la
discesa in bike.
Fatto un giretto per la plaza de
armas rientriamo in hostal dove dopo un po’ ci schiantiamo, stanchi morti, sul
letto per una bella dormita.
E’ stata una giornata intensa:
Machu Picchu è davvero un posto eccezionale, ci si immerge nei suoi misteri tra
le rovine molto ben conservate, credo che oggi abbiamo visitato uno dei luoghi
storici più particolare al mondo.
19 Agosto
Anche stamattina levataccia: prima
delle 5 infatti siamo già in piedi e verso le 5 e 20 ci avviamo verso la
stazione, dove attendiamo con tanti altri turisti il treno delle 5,45 che
puntuale parte da Aguas Calientes.
Puntuali alle 8 arriviamo a
Ollantaytambo dove appena scesi dal treno ci troviamo tra una calca tra turisti
e locali tutti che cercano di salire in autobus abbastanza sgangherati che
portano a Cuzco.
Un po’ a fatica io e Rosy
riusciamo a rimanere vicini e a salire su uno dei tanti mezzi che per 5 NS vanno
a Cuzco.
La prima parte del viaggio è
abbastanza comoda, ma dopo Urubamba, altri passeggeri salgono nel bus e saremo
fino a Cuzco pigiati modello sardine, a questo devo aggiungere che aver per
vicino un tizio con un pessimo filling con l’acqua e il sapone rende il
viaggio piuttosto scomodo.
Finalmente verso le 10 arriviamo a
Cuzco e dopo esserci sistemati al hostal Campanario e bevuto un buon mate, ci
avviamo verso il terminal terrestre degli autobus e acquistiamo i biglietti per
Arequipa: autobus domani sera alle 20, compagnia Cruz del Sur, costo 65 NS c/u.
Il ritorno verso il centro lo
facciamo tutto a piedi, visitando con il boleto la torre con il monumento di
Pachacutec, dalla cui cima si può ammirare tutta la città.
Tornando verso il centro un po’
ci perdiamo tra strade e mercati,
alla fine troviamo un bus che ci
porta verso i siti archeologici nei
pressi di Cuzco, nostra meta odierna.
Scendiamo dal bus (diretto a Pisac)
al sito di Tambo Macay dove si può ammirare una semplice vasca cerimoniale.
Dopo non molto ci avviamo a piedi
verso il vicino sito di Puca Pucara: un posto abbastanza modesto, in compenso
inizia a piovere; lasciamo le rovine e con un Taxi ci facciamo portare al sito
di Sacsayhuaman dove arriviamo poco dopo sotto una fitta pioggia.
Non ci resta che aspettare che
cessi di piovere, così rimaniamo circa un quarto d’ora al riparo vicino
l’ingresso.
Appena finito di piovere andiamo a
visitare questo sito molto vasto dominato da imponenti muri a zigzag dove si può
ben ammirare la precisione con cui le grandi pietre sono state incastonate: a
vederle si resta davvero a bocca aperta di fronte ad una precisione incredibile.
Dall’altro lato delle mura c’è
una collina chiamata Rodadero dove si può salire e godere di un gran panorama
delle mura a zigzag.
Tra le mura e la collina c’è
l’enorme piazza dove ogni anno il 24 giugno si celebra la grande festa dell’Inti
Raymi.
Finita la visita di questo
interessantissimo sito rientriamo a Cuzco scendendo per un percorso pedonale
molto bello.
Tornati in centro facciamo il
solito giretto qualche acquisto e poi vedo il negozio di una parrucchiera, entro
e per soli 5 NS mi faccio tagliare i capelli, sotto il controllo di Rosy, che
alla fine rimarrà soddisfatta del lavoro eseguito dalla mia occasionale ed
molto economica parrucchiera.
Rientrati in hostal dopo una doccia
usciamo e ci godiamo una bella serata in questa bella città anche se verso le
23 vinti dal sonno e dalla stanchezza decidiamo di andare a dormire.
20 Agosto
Con calma ci alziamo, prepariamo
gli zaini e dopo averli lasciati in un sgabuzzino vicino all’entrata (li
riprenderemo in serata) usciamo: meta della mattinata il mercato di Chinchero,
distante una trentina di km da Cuzco.
Raggiungiamo a piedi la piccola
stazione dove partono i bus per Chinchero e Urubamba e dopo aver fatto i
biglietti (2 NS c/u) saliamo su di
un bus abbastanza sgangherato, ma che arriverà senza problemi alla meta.
C’è
da dire che sia in Perù che in Bolivia in qualsiasi autobus si sale, dal
superconfortevole alla vecchia cariola, i biglietti indicano il posto numerato,
anche se spesso soprattutto nelle fermate intermedie dei bus locali le regole
vengono meno.
Arrivati a Chinchero ci avviamo
subito verso il mercato: il luogo non è molto grande, ma restiamo positivamente
colpiti dal fatto che siamo arrivati in un tipico mercato peruviano con
pochissimi turisti, forse perché oggi essendo domenica il grosso dei turisti si
reca al ben più grande e noto mercato di Pisac.
Ovviamente ci diamo da fare con le
contrattazioni, ma notiamo subito che i prezzi sono uguali se non più cari di
Cuzco. Alla fine dopo
un’estenuante trattativa acquisto, da un signore che in costume tipico suonava
e cantava, un sikus (o siringa o zampogna) di medie dimensioni (quello
acquistato a Potosì è più piccolo), un bastone della pioggia decorato e un
flauto: il tutto per 50 NS più le due coperte fregate in aereo e utili per le
notti in autobus, che non ci serviranno più, anche se abbiamo altre due notti
in corriera, ma in zone meno fredde.
Dopo questi ed altri piccoli
acquisti assaggio la famosa chicha, antica bevanda andina, che non provoca in me
alcun minimo entusiasmo.
I colori qui sono davvero molto
belli e tutto sembra naturale, un bel mercato!!! Purtroppo anche oggi la
giornata non è delle migliori ed il sole si alternerà a dei grossi nuvolosi
neri anche se non pioverà.
Circa a mezzogiorno ci avviamo
verso la strada principale, dove dopo una breve attesa, arriva il bus locale che
ci riporterà in città.
Il pomeriggio lo trascorriamo
visitando i vari mercati di artesania a Cuzco e acquistando tra l’altro una
maschera inca per 25 NS, la quale arriverà a casa un po’ ammaccata e
restaurandola ho notato che è a base di trucciolare e non in legno come
mi era stato detto dai venditori, d’altra parte per quel prezzo…
Acquistiamo pure due maglioni (2 ne
avevamo presi in Bolivia), due sciarpe: il tutto in lana di alpaca ed altre
piccole cose, ma acquisto dopo acquisto ci accorgiamo che il nostro bagaglio
risulta insufficiente per cui decidiamo pure di acquistare uno zaino che
troviamo in un negozio adeguato: il prezzo è di 255 NS (circa 60 €),
lo zaino appare buono (i
prossimi viaggi daranno l’esito), ha una capienza di 74 litri; era una spesa
che volevamo fare prima del viaggio poiché uno dei due zaini che ci siamo
portati appresso è abbastanza deteriorato e piuttosto scomodo.
Finiti gli acquisti ci rilassiamo
un po’ in centro, o meglio Rosy si rilassa totalmente, nel senso che va’ a
farsi fare un massaggio in uno dei
tanti piccoli centri in città, il tutto per una cifra modica di 20 NS.
Verso le 18 e 30 andiamo al Norton
pub (il solito della prima sera a Cuzco) per un panino e una cerveza, poi
torniamo in hostal, preleviamo i bagagli e ci avviamo verso la stazione della
Cruz del Sur dove ci attende un rigoroso controllo (metal detector e foto) prima
di partire alla volta di Arequipa.
21 Agosto
Alle 6 con il primo albeggiare
arriviamo ad Arequipa e appena ritirati gli zaini sostiamo in un banchetto
turistico nel quale una signora propone il tour per il canyon del Colca e Cruz
del condor con partenza tra un paio d’ore, ma noi, un po’stanchi dopo la
notte in autobus, naturalmente decliniamo, rimandando l’escursione a domani;
oggi c’è ne resteremo tranquilli qui ad Arequipa.
Nello stesso banchetto turistico un
giovane ci propone un hostal al prezzo di 50 NS compreso il taxi per
l’alloggio, una proposta del genere nelle nostre condizioni non la rifiutiamo.
Arrivati all’hostal House de le
Andes in calle Ayacucho, un posto tranquillo e abbastanza comodo al centro, ci
concediamo un riposino di un paio
d’ore.
Verso le 9 siamo pronti per uscire
a scoprire questa città, prima però parliamo con Kary, una ragazza simpatica e
pratica che lavora nell’hostal, che ci propone il tour del Colca per 22 $
compresa la notte a Chivay e poi lei, essendo originaria di Pisco (dove
arriveremo giovedì) ci da delle ottime dritte per quel posto (autobus, hostal
visita isole Ballestras).
Arequipa è la seconda città del
Perù per abitanti, a 2400m gode di un gran bel clima e molto soleggiata, è
detta anche la “ciudad blanca” (città bianca) perché gli edifici del centro sono costruiti
in sillar una pietra molto chiara di origine vulcanica. La città infatti è
dominata dal possente vulcano Misti, simbolo della città, che rende la zona
assai sismica.
Passiamo la mattinata gironzolando
per il centro dove tra l’altro mi inserisco in una manifestazione contro il
governo, ma quando sento dai partecipanti la loro appartenenza al partito
aprista mi dissocio subito.
Arequipa è una città viva e
carina, ma tolto il centro non c’è molto da vedere. A metà giornata
rientriamo in hostal e visti i
buoni prezzi, prenotiamo tramite Kary sia l’escursione al Colca che il viaggio
di mercoledì notte verso Pisco con la compagnia Civa per 60 NS c/u.
Il pomeriggio lo passiamo visitando
il famoso monastero di Santa Catalina, che un tempo più che un monastero era un
luogo di svago per le ricche secondogenite delle abbienti famiglie di sangue
spagnolo, le quali alla faccia delle regole del convento, tenevano 3 o 4 serve a
testa e organizzavano banchetti e feste con gradite presenze maschili.
Comunque il Monastero è un posto
da visitare: praticamente una città nella città, ben
conservato, con l’esterno delle ex abitazioni dai colori molto intensi (blu,
rosso e arancio); internamente si possono vedere mobili e attrezzi antichi; ci
sono poi bei chiostri e piazzette, il tutto addobbato con piante e fiori ben
curati.
Lasciato il monastero andiamo a
visitare una grande fiera-mercato nei pressi di plaza San Francisco dove anche
qui si può trovare l’artigianato
del Perù.
La serata la trascorriamo
passeggiando per il centro vivo e animato e cenando in un bel localino per soli
28 NS in due, allietati pure da un gruppo folk tipico.
Arequipa ci è parsa una città
piena di vita, tranquilla, una bella plaza de armas dominata da palme, ma forse
un giorno credo sia stato sufficiente per la visita, a meno che uno non sia
interessato particolarmente alla visita di musei e chiese (numerosissime in città).
22 Agosto
Alle 7 siamo già in piedi e dopo
aver preparato gli zaini e depositato gran parte del bagaglio in una stanzetta
dell’ hostal, saremo pronti per partire alla volta del Colca, ho scritto
saremo poiché il pulmino dell’agenzia avrebbe dovuto prelevarci alle 8, ma
alle 9 eravamo ancora all’hostal, così il gestore dopo un paio di telefonate
ci accompagna (il viaggio lo abbiamo prenotato qui) verso un agenzia in centro,
dove sale una ragazza che dopo aver dato indicazioni all’autista ci accompagna
per circa dieci minuti di auto finchè non raggiungiamo il pulman. Morale: si
erano scordati di prelevarci all’hostal.
Superato questo piccolo imprevisto
lasciamo Arequipa e subito ci accorgiamo che la città bianca è quasi
paragonabile ad un oasi, visto che la zona circostante è pressochè desertica.
Durante il viaggio verso Chivay
facciamo varie soste tra paesaggi semilunari, alte montagne dalle vette innevate
e la riserva naturale di salinas e aguada blanca dove si possono ammirare
abbastanza da vicino lama, alpaca e anche alcune vigogne.
Valichiamo pure il passo di
Patapampa a circa 4900m e lì l’altitudine si fa leggermente sentire; sarà il
punto più alto del nostro viaggio, tocchiamo anche la neve.
Verso le 14 e 30 arriviamo alla
valle dove sorge Chivay questo posto fuori dal mondo, a 3200m, circa cinquemila
abitanti in mezzo le montagne: un posto davvero suggestivo anche se abbastanza
scomodo.
Dopo esserci sistemati all’hostal
Finca (a un centinaio di metri dalla plaza de armas) usciamo (da soli) per
visitare il paesino. A dire il vero non c’è molto da vedere oltre la plaza e
il (ognipresente) mercato, per cui dopo aver fatto uno spuntino e bevuto una
cerveza rientriamo in hostal anche perché la temperatura si è fatta un po’
freddina.
Alle 18 arriva il pullman
dell’escursione a prelevarci e assieme a tutta la comitiva ci avviamo verso le
terme.
Le terme distano un paio di
chilometri da Chivay; entriamo e dopo una breve indecisione decidiamo di
scegliere la piscina esterna; fa freddo e siamo a 3200m, ma il benessere che si
prova a stare in ammollo tra quelle
calde acque è cosa indescrivibile.
Dopo un ora di bagno a malincuore
ci facciamo una doccia e poi via con la comitiva: si torna in centro e andiamo a
cenare in un bel locale dove dopo cena assistiamo a la cosiddetta Pegna,
uno spettacolo di musiche e danze tipiche, una classica attrazione turistica.
Alcuni della comitiva (io incluso) ci facciamo volentieri coinvolgere dalle
danze. La serata si conclude abbastanza presto e noi siamo tra gli ultimi a
lasciare il locale e in tre minuti a piedi raggiungiamo il nostro hostal.
23 Agosto
Alle 5 e 30 la signora che gestisce
l’hostal ci da la sveglia e dopo aver fatto una semplice e buona colazione
attendiamo il pullman che alle 6,15 ci preleva destinazione il Canyon del Colca.
Dopo neanche un quarto d’ora di
strada sostiamo al paesino di Yanque, dove ad attenderci ci sono già (non sono
ancora le 7) delle donne vestite con costumi tipici pronte a danzare e farsi
fotografare in cambio di una propina (mancia). La sosta dura poco, ma ne faremo
un altro paio in altri piccoli paesi .
Alle 8 e 30 dopo una strada bianca,
ma tutto sommato buona arriviamo al famoso Cruz del Condor: il posto più
panoramico e naturalmente anche turistico di tutto il canyon.
Ovviamente scesi dal pullman
restiamo in attesa delle apparizioni dei famosi volatili, che dopo una
mezz’ora, passata a fare quattro passi in zona,
iniziano il loro show. Lo spettacolo è molto bello: una decina di questi
maestosi uccelli girano, come per incanto, solo attorno alla zona del cruz del
condor. Sembrano sfoggiare il loro carisma di dominatori delle Ande, donando la
propria immagine a centinaia di macchine fotografiche e videocamere.
Si riesce pure a vederli abbastanza
da vicino e fa una certa impressione la grande apertura alare (più di tre
metri).
Resta per me un mistero il fatto
che continuino a girare solo attorno al cruz, quasi fossero lì apposta per i
turisti.
Alle 10, soddisfatti di esser
riusciti a veder un bel numero di esemplari, risaliamo in pullman per far
ritorno verso Chivay. Durante il tragitto sostiamo in un paio di punti
panoramici del canyon; la guida ci fa notare un paesino, situato dall’altra
parte del canyon, che dopo un violento terremoto, è stato alzato dalla sua
posizione originale.
A
dire il vero il canyon del Colca me lo aspettavo più profondo e imponente,
comunque è molto particolare: sicuramente poco roccioso, assomiglia molto ad
una valle piena di terrazzamenti opera di civiltà preincaiche.
Circa a mezzogiorno siamo di nuovo
a Chivay e mentre la comitiva va al ristorante a mangiare, noi
restiamo in plaza de armas seduti
su una panchina dove consumiamo uno spuntino e osserviamo la vita di questo
paese.
Il ritorno ad Arequipa lo si spezza
con un paio di soste: la prima al passo di Patapampa (4900m) dove tra un vento
freddo mi avventuro per un centinaio di metri su di una montagna dove sono
eretti moltissimi piccoli cumuli di pietra detti apachetas dedicati alle divinità
della montagna; naturalmente anch’io ne edifico uno anche se modesto.
Verso le 17 e 30 siamo di ritorno
in città e dopo esser passati per l’hostal visto che abbiamo ancora qualche
ora di tempo (il bus parte alle 21) decidiamo di fare l’ultimo giro per
Arequipa.
Ceniamo in un bel locale mangiando
bene e spendendo poco (24 NS in due), c’è da dire che sicuramente Arequipa è
meno cara di Cuzco, e dopo aver fatto quattro passi in centro rientriamo in
hostal: riprendiamo i bagagli salutiamo e ringraziamo tutti in particolare Kary
e preso un taxi ci rechiamo al terminal terrestre dove parte il nostro autobus
per la costa pacifica.
Arrivederci Ande.
24 Agosto
Appena albeggia ai nostri occhi
appare uno scenario ben diverso dai giorni scorsi: siamo infatti tra le nebbie
di una zona desertica e quando alle 8 e 30 l’autobus ci lascia sulla
Panamericana all’incrocio per Pisco il paesaggio non cambia.
Ad attenderci troviamo un amico di
Kary che amichevolmente ci accompagna all’hotel San Isidro (20 $ la doppia a
notte) e ci prenota l’escursione di domani alle isole Ballestras e riserva
naturale di Paracas. (50 NS c/u)
Oggi sarà un giorno tranquillo per
cui dopo esserci un po’ riposati e aver lavato qualche panno, usciamo a fare
quattro passi verso il centro, ma dopo aver constatato che non c’è granchè
da vedere e fatto uno spuntino, rientriamo all’hotel che offre vari
passatempi: c’è infatti una piccola piscina, il bigliardo e il ping-pong il
tutto a disposizione gratuita per gli ospiti. Noi ne approfittiamo e
trascorriamo un pomeriggio di relax anche in vista dei prossimi giorni.
Quando inizia a fare sera usciamo e
mentre siamo connessi in un internet-point per mandare le ultime nostre notizie
a casa leggiamo la e-mail di Michele Spiriticchio che dice che lui e Arianna
sono qui a Pisco alloggiati all’hotel Madrid. Naturalmente ci avviamo verso il
loro hotel e a poca distanza da esso incontriamo Michele e Arianna: ci
riconosciamo poiché prima di partire oltre a scambiarci e-mail (anche durante
il viaggio) e una telefonata, ci siamo spediti una foto, nel caso ci
incontrassimo da qualche parte. E così è stato; trascorriamo assieme a loro
una gradevolissima serata bevendo
cerveza, mangiando qualcosa e parlando del nostro e loro viaggio (ci fanno un
po’ rimpiangere il mancato viaggio verso i salares) e anche di viaggi passati
e tutti quelli (tanti) rimasti da fare.
Dopo l’ultimo giro per il centro
salutiamo gli amici con la speranza di rincontrarci in qualche angolo del mondo
e che lo spirito “nomade” resti sempre vivo in noi.
25 Agosto
Anche stamattina la sveglia è
suonata presto. Poco dopo le sette arriva il pulmino a prelevarci per
l’escursione. Abbiamo liberato naturalmente la camera e depositato i nostri
bagagli in uno sgabuzzino.
Alle otto siamo a Paracas pronti ad
imbarcarci per la visita alle isole Ballestras. La giornata è molto bella e
limpida anche se c’è un po’ di vento.
Imbarcati in un motoscafo da circa
una ventina di posti inizia la navigazione che in una mezz’oretta ci porta
alle isole. Passiamo e ammiriamo dal mare il suggestivo “Candelabro” una
gigantesca immagine tracciata sulla sabbia segno di civiltà precolombiane.
Arrivati alle isole Ballestras,
piccolo arcipelago con isole rocciose, lo scafo rallenta e a tratti si ferma
dandoci il tempo di ammirare gli animali presenti ossia cormorani, pellicani,
leoni marini e una specie di pinguini piuttosto piccoli. Lo spettacolo è
davvero molto particolare e piacevole: ammirare questi animali per noi rari, sia
tra le rocce che nel cielo azzurro, dove miriadi di uccelli ricamano il cielo
con voli precisi e in linea quasi seguissero una danza.
Dopo una quarantina di minuti
passati con l’imbarcazione tra le piccole isole, naturalmente con le macchine
fotografiche molto attive, facciamo ritorno verso Paracas dove, dopo aver fatto
colazione e quattro passi per il posto, riprendiamo l’escursione verso la
riserva naturale di Paracas.
Il paesaggio diventa deserto puro,
pare di essere nel Sahara, tra dune e una sabbia di color ocra intenso. Fa un
certo effetto il contrasto tra la sabbia e il cielo splendidamente azzurro.
Arriviamo in un posto dove da
un’altana si possono ammirare (con il binocolo) alcuni fenicotteri su di una
spiaggia protetta anche perché luogo di deposito delle uova di tartarughe.
Poi, dopo aver proseguito in
minibus tra il deserto, arriviamo e scendiamo per ammirare un paesaggio che
prima d’ora i nostri occhi mai avevano visto: il deserto finisce inizia
l’oceano tra scogli e insenature. Davvero uno scenario molto bello complice
senz’altro la splendida giornata di sole e cielo terso. Vediamo pure la famosa
formazione rocciosa detta “la cattedrale” vera opera d’arte della natura.
La giornata prosegue con l’arrivo
in un piccolo porto di pescatori dove ci sono alcuni ristorantini e ovviamente
si mangia un buon pesce, a prezzi ottimi.
Dopo il pranzo abbiamo pure un
po’ di tempo per fare un giro su di un promontorio che finisce sull’oceano,
ma tra noi c’è un po’ di malinconia poiché il nostro viaggio sta per
finire.
Verso le 15 infatti siamo rientrati
in hostal e dopo aver bevuto l’ultima cerveza e un succo, prendiamo i nostri
zaini e ci avviamo verso Plaza de Armas alla sede della compagnia di autobus
Soyuz, dove facciamo i biglietti per Lima (12 NS c/u), subito dopo ci
accompagnano sulla Panamericana dove arriva imminente il bus diretto alla
capitale.
Arriviamo a Lima alle 19 e 45,
contrattiamo subito il prezzo per l’aeroporto con un taxista, (alla fine
combiniamo per 30 NS) in tasca ci restano 6 NS, 4 li spendiamo per due bibite e
2 li terremo come ricordo.
Ad arrivare in aeroporto ci
impieghiamo quasi un ora; attraversiamo la città tra le luci della sera: la
prima impressione è di una città normale, non così violenta come viene
descritta, anche se la nostra è una valutazione di poco conto avendola girata
mezz’ora a bordo di un taxi.
Alle 21 siamo dentro in aeroporto e
dopo aver mangiato qualcosa proviamo (senza successo) a chiudere un occhio tra
le scomode seggiole del salone.
26 Agosto
Alle 3 siamo già in colonna per
fare il chek-in e i consueti controlli statunitensi prima dell’imbarco.
Alle 6 e 30 puntuale parte
l’aereo per Miami dove alle 13 sotto un diluvio tropicale atterriamo. Durante
la lunga attesa (7 ore) proviamo a mettere il naso fuori, ma rientriamo subito
complice una insopportabile umidità.
Alle 20 decolla il nostro aereo, il
viaggio verso Londra non è dei migliori, poiché Rosy viene colpita da dei
dolori di pancia (niente di serio).
27 Agosto
Alle 9 e trenta, pure in anticipo,
atterriamo a Londra Healhrow, ma qui avviene il contrattempo maggiore di questo
viaggio. Dobbiamo infatti cambiare aeroporto e recarci a Gatwick , a 70 km e il
nostro aereo da Miami rimane fermo sulla pista per quasi un ora in attesa che si
liberi un gate. Ci assale un nervosismo fitto.
Alla fine di corsa, senza sapere
bene dove andare, giriamo per
l’aeroporto alla ricerca degli autobus che collegano i due aeroporti
londinesi. Alla fine alle 11 e un
quarto partiamo verso Gatwick (il nostro volo parte alle 13) ci sembra di non
arrivare mai. Il timore di perdere il volo per Venezia è forte in noi.
A mezzogiorno e mezzo siamo a
Gatwick: abbiamo mezz’ora di tempo. Fortunatamente incontriamo un paio di
addetti al chek-in e alla sicurezza che, compresa la nostra situazione ci
aiutano in modo fondamentale per cui riusciamo, per un pelo, ad imbarcarci per
Venezia tirando un grosso sospiro di sollievo.
Sconsiglio a tutti la situazione di dover cambiare aeroporto con un tempo
così risicato.
Alle quattro poco più atterriamo a
Venezia e alle 17 e 30 siamo a casa.
CONCLUSIONI
E’ stato un viaggio dove tutto (a
parte gli aeroporti londinesi) è andato bene. Le città, gli spostamenti, il
cibo, l’altitudine, non ci hanno causato nessun problema.
Abbiamo visto tanta gente con i
propri usi e costumi, apprezzato la loro cultura, amato la loro storia e sempre
rispettato le persone anche quelle che un po’ invadentemente cercano di
venderti qualcosa. Abbiamo incontrato tanta gente e altri viaggiatori, scambiato
qualche chiacchiera o magari solo un saluto o un sorriso.
Le emozioni vissute in queste tre
settimane sono state davvero tante: andare a La Higuera, vedere da vicino Evo
Morales, il Cerro Rico, il Titicaca, i riti semipagani di Copacabana, la discesa
per la strada della morte, Cuzco e la valle sacra, il Machu Picchu, il Colca e
la cruz del Condor, le isole Ballestras e Paracas.
Sicuramente il tempo a nostra
disposizione è stato poco, abbiamo dovuto saltare posti che senz’altro
meritavano di esser visti, ma più non si poteva fare, considerando anche il
fatto che per guadagnare tempo abbiamo fatto quattro notti in autobus.
L’esperienza di aver visitato
questi due paesi ha senz’altro arricchito le nostre vite e i nostri cuori che
porteranno in un angolo questo viaggio e tutto quello che abbiamo incontrato per
strada.
RIEPILOGO VIAGGIO
4 Agosto: Venezia-Parigi,
Parigi-Miami Miami-Santa Cruz
5 Agosto: Santa Cruz Samaipata
6 Agosto: Ruta del Che, bus
notturno per Sucre
7 Agosto: Sucre
8 Agosto: Potosì visita in
giornata
9 Agosto: Sucre e bus notturno per
La Paz
10 Agosto:La Paz Copacabana
11 Agosto: I sola del Sol
12 Agosto: Copacabana La Paz
13 Agosto: Tiwanaku
14 Agosto: Strada della morte in
Mountan-bike
15 Agosto: La Paz
Cuzco
16 Agosto: Cuzco
17 Agosto: Valle Sacra
!8 Agosto: Machu Picchu
19 Agosto: Aguas Calientes-Cuzco e
siti zona Cuzco
20 Agosto: Cuzco-Chinchero A/R e
bus notturno Cuzco- Arequipa
21 Agosto: Arequipa
22 Agosto: Arequipa-Chivay
23 Agosto: Canyon del Colca,
Arequipa e bus notturno per Pisco
24 Agosto: Pisco
25 Agosto: Isole Ballestras Paracas,
Pisco-Lima (aeroporto)
26 Agosto: Lima-Miami Miami-Londra
(Heathrow)
27 Agosto: Londra Heathrow Londra Gatwick-Venezia.
Antonio Turcato a.turcato@tiscali.it