Bali
- Il Paradiso Perduto
Diario
di Viaggio 1996
Avete in mente quelle isole da sogno,…..quelle dove
l'azzurro del cielo si specchia in un mare cristallino che dolcemente lambisce
spiagge di sabbia dorata,…..quelle dove potreste starvene pigramente adagiati
mentre i caldi raggi del sole vi circondano in un languido abbraccio, immemori
di tutta una vita spesa a combattere contro qualcosa o qualcuno. Avete in
mente un posto del genere? Bene, perché se avete fatto 16 ore di volo
dall'Italia, cercando di ricordare più preghiere possibili in mezzo ad un vuoto
d'aria più forte del solito, per precipitarvi sotto l'ombrellone dopo aver
arraffato il primo cocktail a porta di mano, avete sbagliato isola. E si,
perché la mitica Bali, perla incontaminata dei viaggiatori degli anni
'60, i figli dei fiori di antesignana memoria, non esiste più. Il turismo
di massa ( ahi come al solito, ma non ci sono andato anch'io ? ), il numero
sempre crescente di alberghi, se no
dove li mettono tutti, la progressiva distruzione della barriera corallina usata
per farne materiale da costruzione, tutte queste cose sommate insieme hanno
contribuito nel tempo a produrre danni tali all’ecosistema marino
dell’isola a cui difficilmente si riuscirà più a porre rimedio. Eppure…,
se saprete andare al di la delle apparenze, se saprete calarvi nell'atmosfera
della loro quotidianità lontani dai clamori da cartolina preconfezionata,
immersi in una natura che rimane sfolgorante, armonizzati a quel gusto del tempo
vissuto lentamente, allora e solo allora un leggero turbinio di emozioni, in un
fantastico crescendo di colori, suoni, profumi, sapori, vi penetrerà dentro
indissolubilmente e farà del vostro viaggio a Bali un’esperienza magica che
ricorderete per sempre. Quest'isola ha un fascino unico, gelosa delle sue
antiche tradizioni, enclave Induista nella più grande nazione musulmana del
mondo, l'Indonesia. Qui tutto è pervaso da un intimo senso spirituale, non c'è
villaggio che non abbia il suo piccolo tempio, non c'è campo o risaia che non
abbia il suo angolo per le offerte, non esiste arte, che sia pittura, scultura,
musica, danza, che non ne tragga ispirazione, non c'è balinese che prima di
compiere un qualunque atto, quotidiano o straordinario che sia, non si rivolga
ad una suprema entità celeste ( impossibile fare un esame anche solo
superficiale della loro complicata cosmologia ) per chiederne aiuto e
protezione. Certo con questo non pensiate di essere capitati in una sorta
di Paradiso in terra, perché comunque non vi saranno risparmiati tutti i
"soliti" piccoli inconvenienti da turista occidentale, come dover
tirare alla morte sul prezzo, chiedere al taxista di portarvi in posto ed essere
lasciati in un altro, proporre alla guida una piccola deviazione al programma
per sentirvi rispondere che quel posto è a 5 Km di distanza e scoprire poi che
è appena dietro l'angolo, ( a questo proposito quando contrattate specificate
in maniera pedante tutti i luoghi che volete visitare ), anche se poi alla fine
tutto fa parte del viaggio e quel modo di fare, interpretato dai balinesi, finirà
per strapparvi un sorriso invece che farvi arrabbiare fino in fondo. Bene e ora
siete pronti a partire per la scoperta dell'isola. Noi ci siamo andati in
Agosto ( culmine della stagione asciutta ) ed abbiamo trovato tempo splendido,
non è anche questo un segno quando in tutto il Sud-Est Asiatico è tempo di
uragani ? Bali non è un isola particolarmente grande per cui è possibile
soggiornare in una località muovendosi di giorno in giorno. La zona turistica
più frequentata è quella a sud-ovest, troverete sistemazioni più economiche
nella zona di Kuta, famosa per la sua lunga spiaggia e per gli
australiani che ci vengono a fare surf (occhio alle correnti), mentre se volete
concedervi qualcosa di più avete allora a disposizione la nuova zona di Nusa
Dua, ( dove ci siamo ritrovati anche noi avendo prenotato dall'Italia ), un
moderno concentrato di grandi complessi di lusso. Mollate le valigie in
camera, riprendetevi dal fuso e organizzatevi. Accantonata l'idea di trascorrere
tutto il tempo in spiaggia ( come ho gia detto non essendoci più la barriera
corallina la costa risente del flusso delle maree e l'acqua, lungi dall'essere
cristallina, è biancastra carica com'è di sabbia in sospensione ) potete
allora scegliere tra varie soluzioni, prenotare un tour organizzato, agganciare
un simpatico taxista che vi farà da guida o muovervi autonomamente affittando
una macchina ( ricordate che si guida a destra, esperienza molto divertente );
noi per non sbagliare le abbiamo provate tutte. Cosi il giorno successivo al
nostro arrivo noleggiamo un’auto in albergo e partiamo alla scoperta della
piccola penisola di Bukit, nell’estremo Sud, a poca distanza
dalla zona di Nusa Dua . Qui si trova uno dei principali templi
dell'isola il Pura Ulu Watu, costruito su uno strapiombo a picco sul
mare con una vista mozzafiato sulla scogliera sottostante. Fate però attenzione
alle scimmie che vivono li vicino e che accogliendovi in cerca di cibo
cercheranno di alleggerirvi di tutto quello che possono, a fatica siamo riusciti
a recuperare gli occhiali da sole della nostra amica Alessandra, anche perché
dopo averne assaggiato le stanghette la simpatica scimmietta deve averli
ritenuti poco commestibili. Il Pura Ulu Watu è dedicato agli
spiriti del mare e fa parte dei templi direzionali, cosi chiamati perché
costruiti in luoghi rituali rispetto ai punti cardinali. La struttura dei templi
balinesi è molto articolata e come recita il termine sanscrito Pura (
spazio delimitato da un recinto ) è in realtà un insieme di più ambienti
sacri, tra cui molto caratteristici sono i tempietti sormontati da tetti di
paglia a più livelli il cui numero indica la divinità a cui sono dedicati.
Per entrare nei templi, non tutti accessibili ai turisti per motivi
religiosi, occorre indossare un telo o una cintura che cinga la vita, per tenere
a freno gli spiriti impuri, che secondo le loro credenze, si anniderebbero negli
esseri umani nella parte inferiore del corpo ( e qui non hanno tutti i torti ). Completata
la visita del tempio proseguiamo nel periplo della piccola penisola e poco
lontano ci rilassiamo nella bella baia di Jimbaran, all'epoca poco
frequentata anche perché priva di grandi alberghi, preparandoci a godere di uno
dei magnifici tramonti che giustamente hanno reso famosa l'isola e mentre il
sole si tuffa in un orizzonte multicolore iniziamo a capire di non aver
viaggiato invano. Dopo che vi sarete ripresi, come noi, da tanto incantato stordimento non mancate di concludere la
serata, sull'isola fa buio presto, apprezzando la cucina locale in uno dei tanti
Warung che troverete sulla spiaggia. I Warung ( termine che indica
una bancarella che vende cibo ) qui sono invece dei grandi capannoni di legno
aperti sui lati dove è possibile gustare dell'ottimo pesce alla griglia a
prezzi incredibili, anche perché sono principalmente frequentati da balinesi.
Noi tanto per non tradire le origini optammo per quello che si chiamava
"Roma", chissà se esiste ancora. Il giorno dopo,
tramite l'operatore locale di Nouvelles Frontieres ( tour operator con cui siamo
arrivati a Bali ), effettuiamo un'escursione in minibus. Soluzione non
proprio economica, ma che ci ha permesso di entrare in confidenza con una
simpatica guida locale di nome Tommy con cui in seguito siamo riusciti ad
organizzare direttamente altre escursioni, risparmiando così parecchi dollari.
Partiamo quindi alla volta del villaggio di Kintamani per ammirare
lo splendido panorama del vulcano Gunung Batur con il lago omonimo,
peccato che per il tempo limitato e l'approssimarsi della sosta per il pranzo
non sia stato possibile compiere la discesa nell'enorme cratere esterno. Ma
quello che assolutamente non dovete perdervi è la possibilità di ammirare le
stupende risaie nei pressi di Tegalan, sostando su uno dei numerosi
tornati lungo la strada che si inerpica in salita. La coltivazione del riso non
è importante solo per l'economia dell'isola, ma anche perché diventa un
motivo di forte aggregazione, all’interno delle piccole comunità dei
villaggi, per la complicata organizzazione in cui si struttura. I balinesi,
riuniti in cooperative, hanno sviluppato da secoli sistemi di irrigazione e
tecniche di coltivazione tali da renderli in materia dei veri e propri maestri,
tanto da consentirgli fino a due raccolti all'anno. Quello che però lascia
stupefatti noi profani sono la grazia e l’armonia delle terrazze adagiate sui
fianchi delle colline, in un caleidoscopico armonico di forme, linee, luci e
colori, un mirabile insieme da cui traspare la cura quasi religiosa che i
balinesi vi profondono. Superate le risaie effettuiamo una piccola deviazione
per visitare il tempio di Tirta Empul e Penelokan , al cui interno
in una grande vasca affiorano le acque sorgive del fiume Pekerisan, a cui
viene attribuito un potere miracoloso. Sulla via del ritorno, dopo la sfuggevole
vista panoramica del vulcano, visitiamo prima il caratteristico tempio di Goa
Gajah ( Grotta degli Elefanti ), una caverna scavata nella roccia con
l'ingresso scolpito a forma di bocca di grande demone, per fermarci infine nei
pressi del villaggio di Sanur, dove in alcuni grandi bazar, oltre a
fare acquisti, è possibile assistere ad alcune fasi della lavorazione del legno
e dei batik. Il quarto giorno di permanenza sull'isola ci prendiamo una
mattinata di riposo bighellonando in spiaggia e ritemprando cosi le forze, in
attesa di effettuare nel pomeriggio una gita in Rafting . E' stata
un’esperienza divertente, circa 2 ore di discesa attraverso le rapide e i
canyon dell' Ayung river ( senza particolari pericoli e con un
timoniere locale sul gommone ) immersi nella sfolgorante natura della foresta
tropicale. Il giorno successivo affittiamo una jeep e partiamo questa
volta alla scoperta della costa sud-ovest dell'isola. Dopo una fugace visita
alla spiaggia nera di Katling ( che potete tranquillamente evitare )
ci dirigiamo verso il tempio di Pura Tanah Lot, uno dei più visitati
dell'isola. Ma prima della meta giornaliera breve sosta a Krambitan per
visitare alcune antiche residenze tra cui il Palazzo Reale, i cui muri
sono rivestiti con piccole maioliche. Il tempio di Tanah Lot è
costruito su una piccola isola che durante la bassa marea è raggiungibile a
piedi. I momenti migliori per visitarlo ( peccato che siano anche i più
affollati ) sono l'alba ed il tramonto quando i raggi del sole, che fanno
capolino dalla linea dell’orizzonte, creano fantastici giochi di luce. La
storia racconta che un leggendario sacerdote di nome Nirartha ne abbia
consigliato la costruzione dopo essere rimasto affascinato dal luogo, sarà
forse anche per questo che è uno templi più venerati dai balinesi. Per motivi
religiosi non è possibile accedere all'interno, ma se appartenete alla schiatta
dei "non ci credo, ma non si sa mai" potete ristoravi alla fonte
d'acqua che sorga in una grotta sottostante e che si dice abbia proprietà
miracolose. Terminata la visita facciamo un salto ad ammirare Kuta e
la sua spiaggia, praticamente una Rimini locale nei periodi di alta stagione.
Arriviamo verso le 17.00, ora in cui probabilmente deve finire qualche turno di
lavoro, e subito siamo fagocitati dentro un autentico esodo di balinesi in
motorino. Mettetevi l'anima in pace perché se capiterà anche a voi non
riuscirete più a muovervi per almeno 30 minuti, impossibilitati a lottare
contro un fiume umano a due ruote che vi si riverserà addosso in cerca della più
veloce via di uscita ( che stiano tutti correndo a casa a prendere il tè , mah
? ). Essendo Kuta una località molto turistica, il suo tramonto
è probabilmente uno tra i più inflazionati al mondo anche se rimane pur sempre
molto bello, per il resto non c'è molto da vedere a parte la miriade di negozi
grandi e piccoli dove potrete trovare di tutto per i vostri ricordi di viaggio. Il
sesto giorno sull'isola, di nuovo insieme alla nostra guida Tommy, partiamo per
una nuova escursione. La meta è il più grande e importante complesso di templi
dell'isola il Tempio madre di Besakit . Lungo la strada ci fermiamo
a visitare una tipica casa balinese, ( a detta di Tommy con i Tour organizzati
normalmente non ci si riesce ), certo che in qualche modo sembra di violare la
loro privacy andando in giro a curiosare di qua e di là, ma quando spunta
il piattino per le offerte le cose riprendono la loro giusta dimensione e noi
ritorniamo ad essere i soliti turisti che pagano per respirare, anche solo per
poco, un po’ di autentica atmosfera. E' sempre il solito dilemma, quello
di cercare di essere un po' più viaggiatori che semplici turisti, ma forse è
giusto così e a volte, anche se non è possibile compenetrare tutto, basta una
piccola emozione vissuta intensamente per avere qualcosa di bello da riportare a
casa, come quella volta che casualmente ci invitarono ad assistere ad uno
spettacolo di danze tipiche organizzato in onore dei proprietari giapponesi di
non so quale nuovo centro commerciale. Le abitazioni tipiche dei balinesi, che
su una piccola lavagnetta affissa sul portone riportano, scritto con il gesso,
il nome del padrone di casa ed il numero dei componenti del nucleo familiare,
sono circondate da un alto muro ed organizzate all’interno in tanti piccoli
padiglioni rialzati, senza pareti laterali data la temperatura media, ognuno dei
quali con una sua funzione specifica, un po’ come da noi avviene per le varie
stanze della casa. Le successive tappe di avvicinamento a Besakit ci portano a
visitare il Palazzo di Giustizia di Klungkung ( Klungkung fu uno
dei centri più importanti dell'isola ai tempi della dinastia Dewa Agung e ciò
che si può vedere oggi è solo una parte di quello che era il grande complesso
reale ), affrescato con scene pittoriche che rappresentano le varie
punizioni comminate ai rei secondo il tipo di reato, e la grotta di Goa Lawah
( grotta dei pipistrelli ) parte di un tempio più grande che si dice collegato
direttamente al tempio madre di Besakit. La grotta è effettivamente il rifugio
di una colonia di pipistrelli molto numerosa che un’antica leggenda racconta
essere il nutrimento di un mitico serpente di casa nella grotta stessa,
difficile verificarlo a meno di non temere, più che il serpente, la possibilità
di essere sommersi dai loro escrementi o soffocati
dal forte odore. Finalmente arriviamo a Besakit, il più
importante complesso di templi di tutta Bali situato a 1000 mt. di altitudine
sulle pendici del vulcano Gunung Agung . Composto da più di 30 costruzioni
disposte a terrazze comprende vari santuari, monumenti e templi dinastici,
continuamente meta di pellegrinaggi e funzioni religiose. Antico di almeno un
migliaio di anni è per dimensioni, posizione e stato di conservazione il più
spettacolare e quello che più d’ogni altro merita una visita. Dopo
esserci presi una giornata di relax in spiaggia il giorno successivo , sempre
con Tommy, ci rechiamo a Mengwi per visitare il grande tempio di Pura
Taman Ayun, santuario principale del regno omonimo. Costruito nel 1634 è
interamente circondato da un fossato che racchiude un cortile , una grande
distesa erbosa, ed un secondo cortile interno più piccolo dove sono presenti
numerosi tempietti. Nella stessa giornata, lasciato il paesaggio collinare
punteggiato da innumerevoli e belle risaie, iniziamo a salire verso il lago Bratan
immerso in un ambiente tipicamente montano. Qui sulle rive del lago sorge il
delizioso tempio di Pura Ulu Danau. Il tempio, induista e buddista, è
circondato da bei giardini con un cortile che si prolunga su una piccola isola
sul lago. Lasciato il tempio proseguiamo sulla panoramica che conduce verso la
costa nord dell’isola. Lungo la strada che taglia la foresta è facile
imbattersi in gruppi di scimmie, che abituate ormai
alla presenza dell'uomo si avvicinano in cerca di cibo. Nei pressi merita
una sosta la visita della cascata di Gitgit, subito dopo il paese
omonimo. E prima di arrivare a Singaraja ci fermiamo un bagno
ristoratore presso le sorgenti calde di Banjar Tega. L'acqua solforosa
proviene da una sorgente naturale
della zona e viene fatta confluire, sgorgando dalla bocca di sculture
raffiguranti mitologici serpenti, all’interno di 3 grandi vasche in cui è
molto piacevole immergersi, a parte l'odore, circondati da una vegetazione
lussureggiante. Il giorno successivo trascorriamo l'intera giornata
nella visita della piccola isola di Nusa Lembongan, che insieme ad altre
due isole , Nusa Penida e Nusa Ceningan, è situata proprio di
fronte a Bali sulla costa sud-orientale. In effetti se non siete interessati a
fare snorkelling potete tranquillamente evitare di venirci anche perché non ci
sono particolari attrattive e tra andata e ritorno occorre preventivare almeno 3
ore di viaggio in un braccio di mare non proprio tranquillo. E arriviamo così
all'ultima giornata del nostro soggiorno sull'isola di Bali prima del rientro in
Italia e per non lasciarci trasportare troppo dalla malinconia, guida alla mano,
ingaggiamo un simpatico taxista e partiamo alla scoperta di altri luoghi
interessanti . Prima sosta a Pejeng per visitare il tempio di Pura
Penataran Sasih dove è custodito un enorme tamburo di bronzo a forma di
clessidra lungo 3 mt. e fuso in un unico pezzo. Seconda tappa, poco distante,
per visitare il Pura Gunung Kawi, uno dei più antichi templi dell'isola.
Situato in fondo ad una piccola valle, circondata da verdeggianti colline
punteggiate di risaie, si raggiunge utilizzando una ripida scalinata intagliata
nella pietra. Il tempio è composto da 10 grandi sacrari scavati nella roccia
lungo le pareti scoscese ed è simile ad altri grandi templi edificati in India.
Si ritiene che ogni sacrario, a cui sono collegate alcune celle per i monaci,
fosse dedicato ai membri della famiglia reale al potere nell’XI sec. Il tutto
sarebbe stato realizzato, secondo una leggenda locale e con il lavoro di una
sola notte, da una mitica divinità di nome Kebo Iwa, che con le sue poderose
unghie avrebbe da solo intagliato la roccia, chissà cosa avrà dovuto spendere
poi di manicure. Sulla strada del ritorno sostiamo nuovamente a Pejeng per
visitare il tempio di Pura Kebo Edan ( tempio del Bufalo Pazzo ), non
senza aver dovuto prima ammorbidire il taxista, che non ne aveva per la quale,
con la promessa di un piccolo extra, ecco perché dicevo di specificare in
anticipo e in maniera pedante tutto ciò che si vuole fare e vedere. Il Tempio
custodisce una statua della divinità Bima, alta 4 mt., che presenta una curiosa
anomalia nelle parti basse. Termina cosi il nostro viaggio a Bali. Certo dirà
qualcuno, ma questi hanno visitato solo Templi e complessi religiosi, ma come
raccontarvi di tutte le emozioni raccolte lungo la strada, della vita che ci
scorreva affianco, dei bambini sorridenti incontrati all'uscita della scuola,
dal colore dei mercatini locali, di
quella volta che ci siamo persi con la macchina in un paesino immerso tra le
risaie e sbucati in fondo ad una stradina, larga poco di più della jeep
noleggiata, ci siamo ritrovati di fronte ad una distesa di riso messo ad
asciugare, rimanendo più sorpresi noi dei contadini che ci invitarono
tranquillamente a passarci sopra. Siamo tornati a casa, ma ancora oggi in certe
occasioni mi sembra di percepire nuovamente quei dolci profumi, di risentire
quelle delicate melodie che ci accompagnavano durante la giornata,
di rivedere gli abbaglianti colori delle loro risaie,…. perché Bali è
uno di quei posti magici dove ogni più piccola emozione può divenire un
incanto e rimanerti dentro per sempre.
Diario di Viaggio di Maurizio
Fortunato – 1996
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