Balcani
Diario di viaggio 2009
Venerdì 29
Maggio
Finalmente
Balcani ! E’ da un mucchio di
tempo che desideravo scrivere questa frase ed oggi posso scriverla, anzi lo
faccio ancora una volta ed in modo liberatorio: Finalmente Balcani !!
Appuntamento
all’area di servizio dopo la barriera di Melegnano dell’autostrada del Sole
per raggiungere Ancona dove alle 21.00 è previsto il traghetto della linea
croata Jadroljnia che per 280 euro a testa ci porterà fino a Spalato e riporterà
indietro martedì prossimo insieme alle moto e con l’opportunità di poter
dormire pure in una tranquilla cabina doppia.
L’arrivo è
previsto per le 7.00 a Spalato, poi strada costiera via Dubrovnick fino a Kotor
nel Montenegro e arrivo a Tirana, capitale dell’Albania, dove alloggeremo la
prima sera. Domenica attraversamento dell’Albania ed ingresso in Macedonia
fino alla capitale Skopje dove faremo la seconda sera: poi saranno solo Balcani
liberi in moto con l’unico vincolo di essere martedì alle 21.00 a Spalato per
la partenza del traghetto di rientro in Italia.
Viaggio caldo e
noioso in autostrada lungo i 450 chilometri per arrivare ad Ancona dove alle
18.30 inizia pure una fastidiosa pioggia che ci accompagna nelle procedure di
imbarco movimentate solo da uno zelantissimo funzionario della guardia di
finanza italiana che con urli e insulti obbliga tutti i motociclisti ad
indossare il casco prima di effettuare la salita sulla rampa d’ingresso della
stiva del traghetto.
Veloce
assegnazione delle cabine prenotate in precedenza attraverso il sito internet
della compagnia di navigazione e alle 22.15 non siamo ancora partiti nonostante
abbiano già annunciato che si arriverà domani a Spalato alle 6.00
Cena mangiata per
fame allo squallido ristorante della nave, pianto di bambino in corridoio, odore
di gabinetti intasati, rumore di eliche in manovra, rollio di onde: il
“viaggio” inizia qunado prendiamo possesso della nave, esplorandola mentre
salpa. Tra gente che sistema scomodi materassini e una non sgradevole cena con
tovaglia bianca, ci inebriamo del senso dell’avventura quando dal ponte
osserviamo l’imbrunire e le stelle sferzati dalla brezza marina. Sembra di
essere ai tempi dell’università quando si andava in Grecia, solitamente in
“posto ponte”. Siamo pervasi da una gradevole sensazione di ignoto e di
avventura. Buona notte a tutti !
Sabato 30 Maggio
Scrivo queste
note dalla terrazza dell’Hotel Tirana, affacciato proprio sopra piazza
Skanderbeg centro nevralgico dell’Albania, ed animato a tutte le ore, dopo che
abbiamo percorso più di 500 chilometri da Spalato. Siamo infatti arrivati con una vera puntualità svizzera e
siamo riusciti a sbarcare e passare il controllo doganale per essere già sulla
strada costiera alle 7.00. Fino a
Dubrovnick è un susseguirsi di curve, cartelli con appartamenti e stanze in
affitto e belle calette con spiagge sassose.
Poi il panorama inizia a farsi più brullo e selvaggio per finire davanti
alla zona del fiordo di Kotor dove se non si vuole percorrerlo sulla strada
costiera un comodo traghetto con 1,5 euro permette l’attraversamento in meno
di 10 minuti ed il risparmio di oltre 40 chilometri.
Sostiamo brevemente nel centro di Podgorica, capitale del Montenegro, con
la sua architettura ancora socialista ed i negozi con le firme italiane e poi di
nuovo in moto verso il confine con l’Albania. Ci fermiamo in un bar trendy con
poltrone in simil vimini, e la birra ghiacciata è un’ottimo refrigerio dopo i
primi 300 km. La simpatica cameriera ci osserva con un pò di curiosità,
veniamo da lontano e siamo evidentemente viaggiatori allegri che non accettano
compromessi.
“Claudio, stai
solo attento alla testa !” è quello che mi dice il doganiere albanese
restituendomi il passaporto e la carta verde non valida per circolare in Albania
ma convinto che per il poco tempo che vi rimarremo dovremo stare sicuramente
attenti al modo di guida spericolato e incosciente, peggiore solo in Kossovo
come potremo constatare nei prossimi giorni.
Alcuni chilometri di strada dissestata subito dopo il confine e la
curiosità di alcuni abitanti al passaggio delle nostre moto, poi inizia la
strada principale con la polizia che controlla tramite il telelaser la velocità
fino ad arrivare alla periferia caotica di Tirana ed un enorme centro
commerciale chiamato “Casa Italia”. Un
ampio viale conduce direttamente alla famosa piazza di pianta quadrata
delimitata ai lati dal palazzo dell’opera, quello della banca nazionale in
puro stile fascista, alcuni ministeri ed il palazzo del congresso sormontato da
uno splendido mosaico socialista che rappresenta le varie classi sociali
presenti cinquanta anni fa in Albania: il soldato, il contadino, il burocrate,
lo studente, l’operaio, la massaia ed il muratore. Al centro lo spazio
occupato dal piedistallo della statua ormai rimossa di Hoxha è desolatamente
vuoto. Due giovani e sorridenti impiegate ci accolgono alla reception
dell’hotel, situato in uno degli angoli della piazza e con i suoi 15 piani
fino a poco tempo fa considerato uno degli edifici più alti dell’intera
Albania e incredule ascoltano il nostro percorso effettuato in un solo giorno
per arrivare a Tirana, attraverso differenti stati balcanici.
Piacevoli sono i dintorni della piazza, dove andiamo per un aperitivo e
per la cena a base di carne alla griglia ai margini del parco cittadino Rinia
frequentato da famiglie con i bambini che giocano sull’erba ben tenuta.
Moltissimi sono gli albanesi che parlano l’italiano e sono ben felici
di poterlo parlare con noi spiegandoci anche il loro astio verso la vicina
Grecia che oltre ad essere stata paese invasore aveva chiuso le frontiere negli
anni dell’esodo successivo al crollo dell’ex Yugoslavia, sparando su coloro
che volevano entrarvi, al contrario dell’Italia che fin dal 1991 aveva accolto
le barche ed i gommoni stracarichi di disperazione e speranza.
Domenica 31
Maggio
La terrazza
dell’hotel dove consumiamo una buona prima colazione è un ottimo punto di
osservazione anche alla mattina presto di domenica del passaggio di auto,
autobus e pedoni: assistiamo pure ad uno scippo in diretta da parte di uno
zingarello che ha strappato nel bel mezzo della piazza la collana dal collo di
una anziana vestita di nero che stava passeggiando insieme ad un gruppo di altre
anziane vestite di stesso nero che hanno tentato una timida ma rassegnata
reazione, non aiutate da nessuno. Quando
siamo partiti il gruppo di anziane era ancora nello stesso punto della piazza e
stavano ancora commentando l’accaduto mentre la vita continuava a scorrere
accanto a loro. Percorriamo un
largo viale che dalla piazza arriva fino all’università e costeggia la famosa
“piramide”, il mausoleo voluto dal dittatore Enver Hoxha, ed ora con poca
manutenzione destinato a sede di mostre artistiche temporanee.
Sia l’università, che sembra la copia del palazzo dell’Eur a Roma,
che il vicino stadio di calcio sono stati edificati nel periodo italiano e sono
tuttora in ottime condizioni ed utilizzati.
Puntiamo la moto
in direzione Nord e attraverso colline coltivate a frutta e verdura e qualche
raro paese con case costruite senza nessuna regola urbanistica tutte comunque
dotate di antenna parabolica per iniziare poi a salire verso il confine
con la Macedonia. Il percorso a
nord di Tirana verso la Macedonia è splendido, con strade che corrono lungo
ripidi dirupi e scenari molto ampi di valli e montagne lontane. Ad un certo
punto si giunge in vista ad una vallata con un’enorme fabbrica anni ’70
grande come una media città, e apparentemente rugginosa, ai margini della città
di Elbasan. Passato il bordo di questo insediamento si risale una montagna verde
di conifere e dal culmine roccioso. La strada si sviluppa sinuosa tra montagne
verdi ed inesplorate per aprirsi quasi all’improvviso davanti al lago Ohrid,
confine naturale tra i due stati. L’ultima
immagine che ci portiamo via dell’Albania, Shipteria “il paese delle
Aquile” sono gli innumerevoli bunker di cemento armato disseminati come funghi
sulle pendici delle montagne di fronte al lago, fatti costruire per evitare
un’eventuale invasione dagli stati confinanti ed ora completamente in disuso,
circondati da greggi di pecore e vegetazione rigogliosa.
Qualche battuta
amichevole sulle squadre di calcio italiane ed il pagamento dell’assicurazione
temporanea di 15 euro per chi non ha la carta verde valida per questa nazione, e
siamo già in Macedonia, ora FYROM – Former Yugoslavia Republic Of Macedonia,
con i cartelli stradali che ci accolgono anche con i caratteri cirillici,
retaggio di culture diverse ma non particolarmente recenti.
Le rovine del castello di Ohrid e la vicina chiesa ortodossa di Santa
Sofia sono da ricordare per l’ampio panorama che offrono del lago e dei suoi
dintorni montuosi e le venditrici ambulanti di patetici ricordi prodotti in Cina
che ci cantavano i ritornelli delle
canzoni italiane, perché la vicina cittadina turistica ha solamente meritevole
un polverosa passeggiata lungo il lago stesso.
Imbocchiamo facilmente una moderna autostrada poco frequentata ma con ben
3 stazioni di pagamento pedaggio per l’equivalente di 0,50 euro per volta
negli 80 chilometri che percorriamo per arrivare fino a Skopje, dominata da una
collina con una enorme croce cristiana sinistramente illuminata di notte e dalle
rovine del castello medioevale dall’altro lato del fiume Vardar che
l’attraversa. Una delle poche
attrazioni di questa città è l’antico ponte in pietra che dalla piazza
Macedonia, il centro commerciale e turistico, porta verso la zona delle moschee
con alti minareti. La domenica sera
in piazza, complice il bel tempo atmosferico, c’è un concerto gratuito di
musiche tradizionali e moltissimi giovani dalla vicina zona pedonale brulicante
di bar frequentati per l’aperitivo si spostano verso la zona del concerto
passando vicino ai ruderi della vecchia stazione ferroviaria, ora sede del museo
della città, ed altra attrazione turistica insieme alla casa dove era nata
Madre Teresa di Calcutta, poi missionaria in India. La gente si accalca allegra
intorno agli artisti di strada, bancarelle vendono hot dog e zucchero filato, la
musica hip hop o pop locale domina. Non fosse per le scritte in cirillico
potrmmo essere in una qualsiasi città austriaca o tedesca, magari della ex
Germania est. Cena eccellente nel ristorante Stara Kuk vicino all’hotel
arredato in modo rustico di cui però siamo però gli unici frequentatori dei
saloni.
Lunedì 1 Giugno
Visitiamo il
castello di Skopje con la gioventù locale che lo sta pazientemente restaurando
e come tante formichine portano con carriole il materiale già dalla mattina
presto in un silenzio quasi irreale, e poi ancora pochi chilometri di strade
anonime e siamo alla frontiera con il Kossovo. Anche qui ci vogliono 15 euro a testa perché nessuna
assicurazione internazionale copre questa nuova repubblica in cui c’è ancora
una forte presenza militare da parte della forza internazionale dell’Onu con
gli eserciti delle varie nazioni che si incrociano nei loro ingombranti e lenti
mezzi corazzati lungo l’unica strada mal tenuta. Soprattutto non esistono regole per il traffico e per tutta
la circolazione stradale in genere vale la legge del più grande: camion,
autobus, furgone, auto, moto, bici ed infine buon ultimo il pedone ! Evitiamo
Pristina e, piegando subito dopo la frontiera verso ovest, percorriamo un bel
passo che superiamo e in discesa ci dirigiamo verso Pec con il suo sterminato
Campo Italia che rovina di cemento e plastica le pendici di un intero versante
di una bassa montagna alla periferia di questa città piena di polvere e strade
sconnesse in perenne manutenzione. Forti
i contrasti nei centri abitati incontrati: nella cittadina di Prizren sembrava
di essere ad Istanbul con gli anziani con il fez conico bianco, le donne
completamente velate, le vetrine dei negozi con le tipiche specialità
alimentari e soprattutto l’abbigliamento che si può trovare solo in riva al
Bosforo, dominato dai minareti delle moschee costruite nella piazza principale
ed il canto lamentoso quasi continuo del muezzin.
Rientriamo verso
il Montenegro con una dogana in mezzo alle montagne e passi montani al di sopra
dei 1500 metri di quota: rare le case di agricoltori e pastori in questi
paesaggi quasi dolomitici. Allunghiamo
la strada per Podgorica scegliendone una segnata sulla mappa come minore ma
panoramica e ne restiamo entusiasti: nei 50 chilometri di curve in salita e
veloci derapate in discesa in mezzo ai boschi fitti di lecci e castagni, non
incontriamo una sola autovettura ! Forse
siamo i primi motociclisti italiani ad avere attraversato quella strada, almeno
in questo secolo, si direbbe dallo sguardo sorridente del contadino che accompagna la mucca lungo la
stradina, con cui scambiamo quattro parole in inglese, non compresi.
Alloggiamo a
Podgorica presso il centrale Hotel Crna Gora (che sta per Montenegro) per 70
euro inclusa la prima colazione, insieme alla squadra di calcio nazionale del
Montenegro al completo, e nell’attesa dell’ora di cena proviamo in alcuni
locali dei dintorni le differenti marche di birra.
Cena nel lussuoso
salone delle feste dell’hotel arredato con tappeti e broccati polverosi,
insieme a qualche raro avventore, e con camerieri in livrea: per meno di 25 euro
a testa riusciamo a provare differenti piatti di carne alla griglia e pesce
d’acqua dolce appena pescato annaffiato da generoso vino locale.
Martedì 2 Giugno
Partenza di buon
ora verso la Croazia, pioggia battente dalla periferia di Podgotrica che ci
accompagna per buona parte del viaggio non facendoci apprezzare la strada
costiera con le lunghe isole di fronte. Prima
di Spalato riusciamo a percorrere un centinaio di chilomerti sulla nuova
autostrada con traffico inesistente.
A Spalato abbiamo
tempo per visitare il centro storico ben tenuto subito fuori dal porto ed il
grandioso palazzo di Diocleziano prima della partenza del traghetto di rientro
verso Ancona previsto per le 21.00. Un’altra
nottata sullo stesso mezzo del viaggio di andata e poi alle 6.30 sbarchiamo in
Italia.
Percorsi dalla
partenza da Milano e rientro 2526 chilometri, di cui almeno 900 in autostrada
fino ad Ancona e ritorno. Nei Balcani, percorsi almeno 300 km sotto pioggia battente,
l’ultimo giorno.
Moto
utilizzate:
Honda Africa Twin 750 del 2000
Suzuki GSF 900 del 1996
Claudio Claudio.Chiumello@it.hjheinz.com