Zanzibar Low Cost

Tanzania

Diario di viaggio 2012

di Elena Nebiolo

 

 

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Quest’anno la necessità era quella di risparmiare non rinunciando però a fare un bel viaggetto e devo dire che l’obiettivo è  stato raggiunto: 15 giorni a Zanzibar nelle due settimane centrali di agosto per un totale di 1300€.

E adesso vi racconto come.

08.08.’12

Per risparmiare abbiamo optato per un volo della KLM su Dar Es Salaam (Tanzania) con 2 scali (630€). Il nostro programma prevede poi di prendere un traghetto da Dar Es Salaam per Zanzibar.

 Partenza alle 6.50 da Milano Linate con un volo diretto ad Amsterdam.  Scalo ad Amsterdam di due ore e poi ci imbarchiamo sul volo diretto per Nairobi dove atterriamo alle 20.10 ore locali. Qui il nostro volo per Dar Er Salam parte con più di mezz’ora di ritardo e arriviamo a destinazione verso mezzanotte circa. Mezz’ora per le pratiche relative al visto (40$) e poi brutta sorpresa: il bagaglio di Andrea non è arrivato a destinazione. Altra mezz’ora spesa per le pratiche di smarrimento bagaglio e finalmente riusciamo ad incontrare l’autista inviato dall’Hotel che abbiamo prenotato qui a Dar. Paghiamo l’autista 30.000 tzs (cambio 1€ = 1967 tzs). Per questa notte abbiamo prenotato il Keys Hotel per 25.000 tzs a camera, quindi molto economico. L’hotel non si presenta per niente bene ma la camera, molto essenziale, almeno è abbastanza pulita. Andiamo a dormire distrutti dal lungo viaggio.

09.08.’12

Colazione minimal compresa nel prezzo della stanza e poi facciamo un giro a piedi per le strade di Dar Er Salam. Per quello che vediamo noi questa città si presenta come molto caotica e con poche vere attrattive. Concordiamo con un taxista un passaggio per il porto dove acquistiamo il biglietto per il traghetto che ci porterà a Zanzibar per 40$ a testa con la compagnia Flying Horse. Salpiamo alle 12 e sull’imbarcazione gli unici turisti siamo noi. Molti occhi ci scrutano, proprio come per le vie di Dar Es Salaam, ma a muovere questi sguardi indagatori è solo la curiosità visto che quasi tutti rispondono poi ai nostri sguardi con un sorriso.  Dopo 3 ore di viaggio molto tranquillo avvistiamo la costa di Zanzibar, con le case coloniali di Stone Town che si riflettono sull’acqua. Appena scesi a terra un uomo ci si affianca e insiste per accompagnarci a piedi al nostro hotel che dista poche centinaia di metri dal porto. Ne approfittiamo per concordare con lui l’escursione del giorno seguente a Prison Island e il passaggio per il nord. Insomma, non perdiamo tempo! Arriviamo al Warere Town House, albergo prenotato dall’Italia, che ha un aspetto molto carino ed accogliente. Qui la doppia la paghiamo 55$ a notte. La camera è molto pulita e spaziosa. Questo hotel è proprio un gioiellino e Giorgio, il ragazzo italiano che lo gestisce, si dimostra subito molto gentile indicandoci su una mappa i principali percorsi della città. Alle 17 partiamo alla scoperta di Stone Town che da subito trovo molto suggestiva. Da sottolineare le tantissime e magnifiche porte intagliate nel legno che caratterizzano la maggior parte degli edifici. Ci immergiamo poi nel caotico mercato della città, esperienza che mi lascia letteralmente entusiasta. Un tripudio di odori e colori intensi lungo tutta la strada. La potrei definire una delle esperienze più autentiche di tutto il viaggio. Camminando ci perdiamo poi nelle strette e caratteristiche viuzze della parte vecchia della città, per poi finire al Forodhani Night Market dove consumiamo la cena scegliendo il nostro cibo (pesce) in una delle tante bancarelle che riempiono la piazzetta. Ci si riempie il piatto di pesce/carne crudi e loro te lo grigliano sul momento. Bella cenetta in un luogo molto caratteristico. Esausti torniamo all’Hotel per goderci questa splendida arietta fresca sulla terrazza. Ne approfittiamo per fare due chiacchiere con Giorgio che ci racconta che, prima di venire a gestire questo hotel, è stato per alcuni mesi a lavorare in un orfanotrofio in Tanzania. Ovviamente ci dice che è stata un'esperienza molto dura, ma impareggiabile a livello di arricchimento dal lato umano.  Dopo un paio di orette salutiamo Giorgio per abbandonarci ad un sonno ristoratore.

10.08.’12

Iniziamo bene la giornata con un’ottima colazione sulla terrazza del nostro hotel. Alle 9 ci passa a prendere l’uomo con cui ieri abbiamo concordato l’escursione a Prison Island. Ci porta sulla spiaggia e paghiamo 60.000 tzs in 2 per trasporto in barca e attrezzatura per lo snorkeling. La barca sulla quale veniamo condotti sull’isola, Andrea ed io siamo gli unici 2 passeggeri, è un dhow, tipica imbarcazione utilizzata in quest’isola. Il viaggio è un po’ movimentato poiché il mare è molto agitato, però in poco più di mezz’ora raggiungiamo l’isola dove vive una colonia di circa un centinaio di tartarughe giganti delle Seychelles. Sono degli esemplari stupendi, molti ultracentenari. Ci divertiamo dando loro cibo e accarezzandole sotto il collo, gesto che ci spiegano essere molto gradito dalle vecchiette corazzate . Dopo una mezz’ora circa, purtroppo, il posto si affolla di turisti per cui facciamo ancora un giretto per l’isola e poi raggiungiamo la barca al punto d’attracco. Con lo snorkeling non siamo però fortunati perché, forse a causa del mare molto mosso, non riusciamo a vedere nessun pesce. Non saprei dire se lo snorkeling qui non valga la pena farlo o se si sia trattato solo di un caso sfortunato. Alle 12 siamo di ritorno a Stone Town, giusto in tempo per fare qualche commissione per poi trovarci alle 13 per il passaggio del pulmino che ci porterà a Nungwi. Al nostro hotel ci informano però che il bagaglio di Andrea purtroppo ancora non è stato riconsegnato e che sembra sia stato recapitato all’aeroporto di Zanzibar dove però non è più stato smistato. Il suggerimento che ci viene dato da Giorgio è di andare direttamente all’aeroporto a vedere se riusciamo a ritrovarlo. A questo punto rivediamo un po’ i nostri piani e, invece del viaggio condiviso, concordiamo un trasporto in auto privata per 45.000 tzs con prima tappa all’aeroporto per poi proseguire per Nungwi. Per fortuna veniamo premiati per la tenacia e riusciamo finalmente a recuperare il bagaglio smarrito. Ora possiamo proseguire serenamente verso nord.  In un’ora e mezza di viaggio raggiungiamo Nungwi. Per raggiungere la struttura che abbiamo prenotato dall’Italia, il Baraka Aquarium Bungalow (55$ a camera a notte) attraversiamo tutto il villaggio di Nungwi che ci lascia estremamente affascinati e che ci riproponiamo di venire a visitarlo a piedi. Il Baraka Aquarium Bungalow è una piccola struttura, composta da soli 4 bungalow, immersa nel verde, che vanta un acquario naturale popolato da una famiglia di 4 tartarughe e da pesci coloratissimi. I bungalow sono ampi e puliti, anche se molto essenziali. Depositati i bagagli nella stanza ci dirigiamo verso la spiaggia che dista pochi minuti a piedi. Veniamo immediatamente colpiti dagli incantevoli colori del mare. Sulla spiaggia si trova un ristorante/bar un po’ improvvisato e alcuni ragazzi che organizzano le escursioni. Si respira una pace immensa. Ci spiegano che noi siamo situati nella parte più a nord di Nungwi, quella vicino al faro, lontano dal centro più turistico del villaggio. Per raggiungere la parte più turistica è necessario camminare per circa 20 minuti sulla spiaggia in direzione sud, attraversando la lunga e suggestiva  spiaggia utilizzata dai locali per la costruzione dei dhow. A noi, il fatto di essere un po’ isolati e lontani dalla parte più commerciale non spiace per niente, anzi, ci riteniamo molto fortunati. Vero è che questo isolamento risulta un po’ più problematico per la cena. Il gestore dei bungalow ci dice che possiamo cenare nel ristorante sulla spiaggia che però, quando arriviamo, è già chiuso. Un ragazzo ci spiega che se non arriva nessuno entro le 19, solitamente, chiudono. Ci dice che per cenare possiamo raggiungere i ristoranti nella parte più centrale del paese percorrendo la spiaggia. Il che non sarebbe un problema se non fosse che il sole, in questa stagione, cala alle 18.30 e che quindi è già tutto completamente buio. Armati di torce e accompagnati dal ragazzo, ma non senza un po’ di timore, ci avventuriamo per questa passeggiata al buio sulla spiaggia e in 20 minuti raggiungiamo la zona dei ristoranti. Il ritorno, completamente soli è stata una vera e propria avventura, un misto tra paura e adrenalina! Il mio suggerimento per chi dovesse scegliere questa struttura per soggiornare è assolutamente di armarsi di torcia, strumento comunque utile in tutta l’isola visto che, come scopriremo più avanti, qui la luce va via molto spesso di sera e può anche non tornare per ore.

11.08.’12

Ci svegliamo tra i versi di vari uccelli, galli e galline. La colazione viene servita direttamente nella veranda del bungalow, una vera chicca! Mentre attendiamo la colazione ci divertiamo a cibare le tartarughe del laghetto. Partiamo poi con l’intento di raggiungere Kendwa, il vicino villaggio, a piedi sulla spiaggia, ma l’alta marea non rende la cosa possibile. Ne approfittiamo quindi per farci indicare l’unico ufficio turistico di Nungwi nel quale, se muniti di carta di credito, si possono ritirare dei soldi, sebbene con una commissione del 10%. E’ bene infatti sapere che nell’intera isola non ci sono sportelli ATM se non a Stone Town. Il suggerimento è quindi di prelevare tutti i soldi lì per non dover pagare commissioni altissime. A questo punto optiamo per un lungo giro a piedi per il paese che sembra non essere stato intaccato per niente dal turismo anche perché i turisti sembrano non interessati a questa parte e preferiscono rimanere dentro i propri resort o sulla spiaggia. A noi piace molto passeggiare per le vie sterrate e osservare adulti e bambini impegnati nei loro riti quotidiani. Raggiungiamo la piazza principale dove concordiamo un passaggio in taxi a Kendwa per 800 tzs. Kendwa ha una spiaggia magnifica, grande e di sabbia finissima, e i colori del mare sono mozzafiato. Trascorriamo qui il pomeriggio, passeggiando e godendoci un po’ di sole. Il ritorno riusciamo a farlo a piedi sulla spiaggia e in poco meno di un’ora raggiungiamo la nostra struttura. Concordiamo con i ragazzi del ristorante sulla spiaggia la cena così da non rischiare di trovarli chiusi. Ceniamo sulla spiaggia con la sola illuminazione delle torce visto che alle 20.30 la luce salta.

12.08.’12

Alle 8.40 ci troviamo sulla spiaggia pronti a partire per l’escursione di snorkeling intorno all’isola di Mnemba (60.000tzs in 2). Partiamo su un dhow a due piani con un’altra decina di persone. I colori del mare lungo tutto il tragitto che facciamo per raggiungere il posto di immersione sono magnetici. In un’ora e mezza raggiungiamo l’isola e ci tuffiamo in acqua. Lo snorkeling risulta carino anche se per me l’acqua è troppo fredda (da considerare che io sono una freddolosa) per cui non resisto più di un quarto d’ora. Ci spostiamo poi con la barca a mangiare sulla costa di fronte all’isola dove c’è una spiaggia splendida sulla quale possiamo goderci il pranzo e un po’ di relax. Siamo di ritorno a Nungwi alle 15.30 per cui, avendo ancora un po’ di tempo a disposizione, optiamo per fare due passi per il villaggio che tanto ci è piaciuto. Per la cena scegliamo di nuovo la passeggiata al buio della spiaggia, sempre muniti delle nostre torce ma questa volta ci fermiamo al primo ristorante aperto, gestito da una sorta di comunità rasta. Mangiamo bene, paghiamo poco e trascorriamo una piacevole serata chiacchierando con loro.

13.08.’12

Alle 10 liberiamo la camera e andiamo a passeggiare sulla spiaggia. Anche stamattina il cielo è coperto, come quasi ogni mattina da quando siamo qui. Solitamente il sole spunta verso l’ora di pranzo. Ci fermiamo al ristorante della sera precedente che ha allestito la spiaggia davanti con alcune sdraio. Questa parte di Nungwi è ancora molto bella e rilassante perché lontana dalla parte più affollata da turisti. Verso mezzogiorno, invece di spuntare il sole, cade un abbondante scroscio di pioggia, per poi lasciare finalmente posto al sole. Alle 16 viene a prenderci il ragazzo con cui avevamo concordato qualche giorno prima lo spostamento ad Uroa per 50.000tzs. Lasciando Nungwi ci sentiamo già un po’ nostalgici perché ci siamo innamorati di questo posto, ma allo stesso tempo siamo curiosi di scoprire i nuovi posti che ci attendono. Dopo poco più di un’ora e con qualche difficoltà a trovare la struttura che avevamo prenotato dall’Italia per 30€ a notte, arriviamo a destinazione. Ci troviamo un po’ spiazzati perché il nostro autista ci lascia di fronte alla reception del Paradise Beach Hotel, un grande resort che io sapevo di non aver prenotato. Il ragazzo ci spiega che la reception è questa poiché il posto da noi prenotato dipende da questo albergo più grande. E qui arriva la sorpresa: dal momento che hanno molte camere libere nella struttura principale, ci hanno assegnato, allo stesso prezzo, una camera qui invece che alla Beach House, struttura di poche camere che hanno sulla spiaggia. Io ho da subito una reazione un po’ infastidita poiché non amo i grandi resort, e sebbene qui la camera sia molto spaziosa e pulita, l’atmosfera che si respira in posti come questo non è quello che io cerco. Interviene però il direttore, molto gentile e disponibile, che ci suggerisce di fermarci qui questa prima notte, e di recarci il giorno dopo al Beach House per vedere com’è e decidere se spostarci. Ci spiega infatti che c’è un servizio di navetta che dal Paradise porta al Beach House poiché lì si trova la spiaggia che invece non è presente di fronte al Paradise. Ci sistemiamo nella nostra camera di lusso e poi ceniamo nel ristorante del resort che ha comunque dei prezzi modici.

14.08.’12

Sveglia presto, colazione in hotel e poi pronti per partire alla scoperta di Uroa. Con poco più di 5 minuti di navetta raggiungiamo la spiaggia. La location del Beach Hotel è proprio quella che piace a me, una piccola struttura direttamente sulla spiaggia. Chiediamo che ci vengano mostrate le stanze e anche queste, sebbene molto più piccole e spartane di quelle del Paradise, sono adatte a noi. Decidiamo che la sera stessa ci trasferiremo qui. Passeggiando per la spiaggia di Uroa, che è lunga circa 2/3 km, scopriamo che l’idea di trasferirci purtroppo risulta un po’ impraticabile. Sulla spiaggia e nel villaggio non ci sono infatti ristoranti. L’unico locale presente, il Tartaruga, è chiuso e ha posizionato un tavolino fuori sul quale è poggiato un quaderno sul quale bisogna appuntare il giorno, l’ora e cosa si vuole mangiare… e sperare che qualcuno apra il locale e cucini! Lo troviamo un po’ troppo rischioso e l’idea di rimanere senza cena non ci piace. L’alternativa è prendere la navetta dal Beach Hotel che porta al Paradise e alle 22.30 ti riporta indietro. Anche questo vincolo di orari ci piace poco per cui, sebbene un po’ a malincuore, decidiamo di rimanere al Paradise dove tanto torneremo tutti i giorni solo per cena. Nel frattempo percorriamo l’intera spiaggia di Uroa e notiamo che i colori qui non sono ipnotizzanti come quelli di Nungwi. La spiaggia è comunque molto bella e ampia. Il paese di Uroa si estende lungo tutta la spiaggia, ma anche questo villaggio è meno affascinante di quello di Nungwi. Sicuramente questa prima impressione non è aiutata dal meteo dal momento che oggi è tutto coperto. Il cielo si apre solo intorno alle 15. Ma anche il sole non riesce a far emergere i meravigliosi colori visti al nord. Verso la fine del pomeriggio il mio brutto vizio del fumo, per una volta, porta qualcosa di buono. Avendo infatti finito le sigarette mi sono allontanata dalla spiaggia e mi sono addentrata nel villaggio per cercare un negozio che le vendesse. Sono subito stata accerchiata da alcuni bambini di cui uno si è proposto di andarmele a comprare spiegandomi che a piedi sarebbe stato troppo lontano mentre lui in bici in 10 minuti ce l’avrebbe fatta. Ho deciso di fidarmi di lui, gli ho dato i soldi e mi sono messa ad aspettare con gli altri bambini che mi hanno invitata ad attendere nel cortile di casa loro. In pochi minuti mi sono ritrovata con in braccio due bambini di poco meno di un anno da accudire, mentre le donne di casa approfittavano della mia presenza e della mia attività di baby sitting per sbrigare altre faccende di casa. Sono stati 20 minuti meravigliosi in cui ho sentito di poter osservare la loro quotidianità da una prospettiva privilegiata. Bello è stato anche veder tornare il bambino con la bicicletta e con in mano il pacchetto di sigarette, scoprendo così che la mia fiducia era stata ben riposta.

 

15. 08.’12

Come prima cosa questa mattina usciamo dal resort per vedere se riusciamo a concordare un passaggio per Stone Town, dove purtroppo ci dobbiamo recare per prelevare perché stiamo finendo i contanti, e il passaggio per spostarci a Jambiani per dopodomani. Ci accordiamo per 75.000tzsaggiungendo al pacchetto anche l’escursione relativa alle spezie. La mattina la trascorriamo poi in spiaggia anche perché, fortunatamente, oggi la giornata è più bella. Questo regala colori più vivaci alla spiaggia di Uroa rispetto al giorno precedente, tanto che inizia a conquistarci un po’ di più. Alle 14, come concordato, incontriamo il nostro autista che, in poco più di mezz’ora, ci porta a Stone Town dove preleviamo e controlliamo al porto gli orari del traghetto per il ritorno a Dar Es Salaam. Raggiungiamo poi la piantagione delle spezie dove una guida locale ci mostra tutte le piante da cui vengono ricavate le principali spezie. Scopriamo che per l’economia di Zanzibar l’importanza del commercio di chiodi di garofano è seconda solo al turismo. Ritorniamo al nostro hotel intorno alle 17. Doccia e poi cena al ristorante dell’albergo.

 

16.08.’12

Appena fatta colazione saliamo sulla navetta in direzione spiaggia. Non amiamo trascorrere il tempo all’interno del resort sebbene il Paradise sia un posto molto tranquillo e ben curato e il proprietario una persona gentile e disponibile, pronta a mettersi in campo in prima persona se necessario (l’abbiamo visto mettersi a servire carne e pesce durante la cena della sera precedente visto che c’era un po’ di affollamento al buffet). Il fatto di doversi servire di una navetta per raggiungere la spiaggia però, in un posto come Zanzibar, lo trovo un difetto grave e mi fa sentire anche troppo vincolata ad orari, cosa che in vacanza non deve accadere. Stamattina però la spiaggia di Uroa ha dei colori ancora più belli della mattina precedente, forse perché oggi la marea è ancora più bassa, tanto che, per la prima volta, vediamo molte donne indaffarate nella raccolta delle alghe. Per le 14 abbiamo concordato con un beach boys una gita al vicino villaggio di Pongwe. L’accordo, preso per 16.000tzs, era quello di prendere insieme il dalla dalla per raggiungere Pongwe ma quando arriviamo lì scopriamo che ha preferito optare per l’auto perché i dalla dalla sono troppo imprevedibili e avremmo anche potuto trovarci ad attenderlo per ore. A quanto pare è proprio destino che io questo dalla dalla non riesca a prenderlo! Il beach boy ci fa fare un interessante giro della spiaggia, un po’ più piccola e sicuramente molto più selvaggia di quella di Uroa (contiamo non più di 3 strutture ricettive) , per poi proseguire all’interno del villaggio che si trova al fondo della spiaggia, anch’esso piccolino ma suggestivo. Ci mostra infine una piccola spiaggia che si nasconde dietro il paese, utilizzata per lo più dalle donne per far seccare le alghe. La nostra guida ci spiega che le alghe vengono raccolte e poi vendute ai cinesi i quali ne ricavano la plastica. Dopo circa 2 ore siamo di ritorno alla nostra spiaggia per goderci le ultime ore di questo posto.

17.08.’12

Partenza alle 9.30 con l’autista contattato 2 giorni prima (50.000tzs) in direzione sud, più precisamente Jambiani, che raggiungiamo in circa un’ora di auto. Dall’Italia abbiamo prenotato il Mbuyuni Beach Bungalow (50$ a notte) che in realtà si trova a metà strada tra Jambiani e Paje. La struttura è molto carina e c’è anche una piccola piscina di acqua salata che si può sfruttare quando la bassa marea non permette la balneazione (ovvero fin verso le 13). Il bungalow che ci assegnano è molto spartano e la pulizia non eccellente. Il personale inoltre non si mostra molto cordiale. Ma il nostro entusiasmo non viene per niente scalfito dalla fredda accoglienza per cui lasciamo gli zaini in stanza e partiamo a passeggiare lungo la spiaggia in direzione Jambiani, che raggiungiamo in circa mezz’ora a piedi. La bassa marea regala colori mozzafiato e il meraviglioso quadro si completa con le casette del villaggio, tutte con il tetto di paglia, che si affacciano sulla spiaggia. Una cartolina indimenticabile. Il momento più bello della giornata arriva però quando veniamo avvicinati da 3 splendidi bambini. Dire avvicinati non è esattamente corretto visto che il maschietto ha preso la rincorsa e, come prima cosa, si è lanciato tra le mie braccia! La cosa che ci rende felici è che questi 3 bambini non ci chiedono caramelle, non ci chiedono penne o magliette … vogliono solo giocare con noi, e noi non ci sottraiamo a questo immenso piacere. Ci ritroviamo quindi a fare ruote sulla sabbia, a giocare con l’acqua e a godere delle loro fragorose risate al “tutti giù per terra” dei nostri girotondi. Verso le 3 siamo di ritorno alla nostra struttura, anche perché nel frattempo la marea si è alzata moltissimo, tanto che quasi tutta l’ampia spiaggia percorsa all’andata, è sparita sotto le onde del mare. Ci godiamo un po’ di sole e relax, attività per la quale la nostra sistemazione si conferma molto adatta. Ordiniamo al ristorante della nostra struttura la cena sebbene la scelta non sia così ampia. La sera, durante la cena, va via la luce, fatto che ci permette di scoprire un cielo stellato che poche volte ho avuto il piacere di vedere in vita mia.

18.08.’12

Mangiamo colazione di fronte al paesaggio lunare scolpito dalla bassa marea. Oggi ci aspetta la passeggiata lungo la spiaggia in direzione Paje che raggiungiamo in mezz’ora a piedi. La spiaggia di Paje è immensa e anche qui i colori sono incantevoli. Questa località è il regno dei kite surfer che si contano a centinaia tra quelli che si preparano sulla spiaggia e quelli già alle prese con le onde. Ci addentriamo all’interno del villaggio che non è molto grande e nemmeno particolarmente interessante. Qui però contrattiamo con un taxista la visita alla foresta di Jozani per il pomeriggio e il ritorno a Stone Town del 21 per un totale di 90.000tzs. Sappiamo che avremmo potuto ottenere un prezzo migliore visto che la foresta è proprio qui vicina ma ammetto che siamo un po’ stanchi di contrattare per cui ci arrendiamo più facilmente. Ritorniamo sulla spiaggia dove stendiamo i nostri teli al sole continuando ad ammirare il paesaggio che ci circonda. Ci incamminiamo poi in acqua per osservare più da vicino le donne che coltivano e raccolgono le alghe. Sia qui che a Jambiani ci sono infatti delle vere e proprie coltivazioni nel mare, organizzate quasi come se fossero orti. I colori mozzafiato dell’acqua e il contrasto tra le donne affaccendate nella raccolta delle alghe con lo sfondo dei centinaia di Kite che scivolano sul mare, rendono questo momento magico. Pieni di tanta meraviglia torniamo verso i nostri bungalow dove, alle 14, partiamo con il driver verso Jozani che da qui dista soltanto 20 minuti. Per visitare la foresta con una guida si paga una tassa d’entrata di 12.000 tzs a testa. La nostra guida ci conduce  all’interno della foresta dove riusciamo a vedere molto da vicino sia esemplari di colobo rosso, scimmie dal pelo rosso endemiche dell’isola, sia le scimmie a pelo grigio. Veniamo poi condotti in una bellissima foresta di mangrovie. Alle 16 inoltrate siamo di ritorno. Anche per questa sera scegliamo di cenare nel ristorante della nostra struttura anche perché spostarsi da qui, se non si ha un mezzo proprio, è un po’ problematico. Inoltre dobbiamo andare a letto presto perché domani ci aspetta la sveglia alle 5 per andare a vedere i delfini.

19.08.’12

Sveglia alle 5 ma purtroppo ha piovuto tutta la notte e ancora non ha smesso. Andiamo a parlare con il personale del nostro hotel con i quali abbiamo organizzato l’escursione ma anche loro ci suggeriscono di rimandare l’escursione al giorno successivo perché le condizioni meteo non sono per niente ottimali. Conclusione: sveglia all’alba del tutto inutile quindi si torna a dormire!Quando ci risvegliamo, alle 8, il cielo è ancora tutto coperto. Optiamo per fare di nuovo due passi verso Jambiani. Il ritorno lo facciamo passando però all’interno del villaggio, molto carino e soprattutto molto grande visto che si estende per tutta la lunghezza della spiaggia. Oggi per gli abitanti è giorno di festa dal momento che ieri è finito il ramadan. Lo notiamo innanzi tutto dall’abbigliamento di bambini e bambine, tutti con l’abito delle grandi occasioni!Ci dicono che i festeggiamenti dureranno quattro giorni. Del resto, con tutti i sacrifici che comporta rispettare il ramadan, è giusto che si godano a lungo la festa.  Lungo la strada veniamo intercettati da un beach boy al quale chiediamo info per andare a vedere il tramonto a Michamvi, situato sulla penisola a nord di Paje. Una ragazza ci ha infatti raccontato di esserci andata la settimana prima e di averlo trovato un posto incantevole. Concordiamo andata e ritorno, più attesa sul posto del driver, per 50.000tzs. Alle 14 partiamo ma purtroppo incontriamo subito il primo intoppo, che non sapevamo essere solo il preludio di quello che sarebbe accaduto dopo: quasi giunti alla meta scoppia la ruota della nostra macchina. Ho utilizzato il termine “scoppia” non a caso visto che quando scendiamo dall’auto vediamo che della gomma sono rimasti solo brandelli, immagine che può dar l’idea di quanto la gomma potesse essere usurata. Non che la gomma di scorta che il nostro driver tira fuori sia ridotta molto meglio! Non ci resta che sperare! Per fortuna per la sostituzione ci viene in soccorso un ragazzo che passava per la strada perché altrimenti, probabilmente, saremmo ancora lì adesso. Da notare le segnalazioni per indicare l’auto ferma in mezzo alla strada: due pietre, una pochi metri avanti e una pochi metri indietro, poste sopra dei piccoli mucchietti di erba. Dopo 20 minuti circa possiamo finalmente ripartire. Michamvi dista circa mezz’ora d’auto da Jambiani. Ma ecco che purtroppo arriva la sorpresa più brutta: una volta giunti a destinazione non troviamo il paradiso di sabbia morbida come borotalco che ci era stato descritto, a dire la verità non troviamo proprio la spiaggia! Purtroppo l’alta marea, evidentemente molto più alta di quella della settimana precedente, ha lasciato una sottile striscia di spiaggia sulla quale non c’è nemmeno spazio per distendersi. Non possiamo nemmeno fermarci ad aspettare il tramonto. Torniamo indietro molto sconsolati e proviamo a farci fare uno sconto vista la “fregatura”, convinti che loro, conoscendo benissimo questi posti, conoscessero perfettamente le condizioni del posto. Purtroppo riusciamo a farci scontare solo 5000tzs. Rientro ai bungalow, anche se purtroppo anche qui tira un vento molto forte e il sole non è più molto caldo. Ne approfitto per dare un consiglio a chi dovesse recarsi a Zanzibar in questa stagione: portatevi delle felpe per la sera perché non fa per niente caldo!

20.08.’12

Riproviamo con la sveglia delle 5 nella speranza che questa mattina il tempo sia clemente e ci consenta di fare l’escursione a sud dell’isola per vedere i delfini. Anche stanotte ha piovuto e quando ci alziamo il cielo è tutto coperto. Decidiamo comunque di partire e in 40 minuti di auto raggiungiamo il punto d’imbarco. Il freddo è pungente, tanto che abbiamo più strati di maglie, e cade anche una leggera pioggerellina. Ci imbarchiamo insieme ad altri 2 ragazzi su una piccola imbarcazione in legno armati di pinne e maschera. Navighiamo per circa 10 minuti quando avvistiamo i primi delfini. Il ragazzo che guida la barca si avvicina a loro e poi inizia a urlare che dobbiamo buttarci subito in acqua per non perdere l’attimo. Ci svestiamo frettolosamente lanciando sulla barca i diversi strati che abbiamo addosso e, con una bella dose di coraggio, ci tuffiamo in acqua, che per fortuna non è ghiacciata. Io mi ritrovo subito 3 delfini che mi passano a fianco ma appena provo a respirare con il boccaglio mi rendo conto che non funziona e bevo molta acqua. Provo ad inseguire i delfini ma il mare molto mosso e l’inutilizzabilità della mia maschera rendono la missione troppo complicata. Con l’aiuto di Andrea risalgo sulla barca che riparte fulminea alla rincorsa dei delfini. Io decido che me li godrò dalla barca, e così fa anche l’altra ragazza. L’azione di tuffo in acqua, rincorsa del delfino e risalita rapida sulla barca è un po’ troppo trafelata per i miei gusti. Di per sé l’escursione merita anche perché vedere i delfini è sempre uno spettacolo per cui vale la pena. Forse è il modo in cui è organizzata che lascia un po’ a desiderare. Dopo circa 40 minuti di scorribande in acqua torniamo sulla spiaggia, dove il nostro driver ci aspetta per riportarci alla nostra struttura dove ci godremo una meritatissima colazione. Il resto della giornata, che è un continuo susseguirsi di sole e pioggia, lo passiamo in tutta tranquillità nella nostra struttura, concedendoci una breve passeggiata verso una lunga lingua di sabbia che, con la bassa marea, si è formata vicino alla nostra spiaggia. Qui il paesaggio ci regala di nuovo una cartolina indimenticabile: arrivo a contare 5 tonalità diverse di blu dell’acqua! Riflettiamo sul fatto che sarà veramente difficile domani lasciare questo posto. Ceniamo al ristorante di fronte alla spiaggia e poi prepariamo i bagagli.

21.08.’12

Ultima colazione vista mare. Alle 9.30 lasciamo la camera, ma l’autista che avevamo ingaggiato 2 giorni prima non si presenta all’appuntamento. Chiedo aiuto ai ragazzi del bar e uno di loro, in 10 minuti, ci trova un altro taxi che per 50.000 tzs ci riporta a Stone Town. Ci rechiamo al porto dove andiamo direttamente ad acquistare i biglietti per il traghetto che nel pomeriggio ci riporterà a Dar Es Salaam. Scegliamo la compagnia Kilimangiaro che ci è stata caldamente suggerita da più persone in quanto considerata più affidabile delle altre. Il porto è un caos di persone che cercano di trascinarti verso i box delle diverse compagnie di traghetti e per riuscire a districarmi devo arrivare a trattarli male per far capire loro che ho già le idee chiare su dove andare. Per l’acquisto del biglietto optiamo per la 2° classe al costo di 58.000 tzs a testa, scelta che si rivelerà indovinata dal momento che, come all’andata, una volta sulla barca tutti vanno dappertutto e nessuno passa a controllare i biglietti. Lasciamo il porto perché il nostro traghetto, l’ultimo del pomeriggio, salperà alle 15.30 quindi abbiamo qualche oretta per fare ancora un giro. Ci rechiamo al Warere, l’hotel dove abbiamo dormito la prima notte qui a Zanzibar. Qui ritroviamo Giorgio, il gentilissimo ragazzo italiano che gestisce la struttura, il quale ci permette di lasciare i bagagli così da poter fare ancora un giro per la città liberi dal fastidioso fardello.  Facciamo qualche piccolo acquisto nei negozi situati nella parte vecchia della città e ci perdiamo di nuovo tra le tortuose vie. Dopo circa 2 ore torniamo a recuperare i nostri zaini così da essere alle 14 al porto. Consiglio vivamente di fare come abbiamo fatto noi, ovvero di recarsi al porto almeno un’ora e mezza prima così da essere i primi ad imbarcarsi e avere la sicurezza di trovare posto a sedere perché i biglietti venduti sono sempre in numero maggiore dei posti a sedere disponibili. Facciamo questo viaggio di ritorno molto più ammassati rispetto all’andata ma il traghetto è decisamente più veloce, tanto che in 2 ore raggiungiamo il porto di Dar. Qui prendiamo un taxi che con 7.000 tzs ci riporta allo stesso hotel in cui abbiamo dormito la notte del nostro arrivo, il Keys Hotel nel quale paghiamo la stanza 25.000 tzs. Di questo posto posso riconfermare la gentilezza del personale ma purtroppo devo peggiorare il mio giudizio in merito alla camera: questa volta la pulizia era più scarsa e c’erano parecchi scarafaggi sul pavimento. Certo va sempre tutto proporzionato al bassissimo prezzo pagato per il soggiorno. Con nostra grande sorpresa scopriamo però che il keys ha un ristorante interno nel quale ceniamo molto bene ad un prezzo molto più contenuto rispetto alle cene di Zanzibar. Durante la cena, che consumiamo in un grosso stanzone molto simile ad una mensa, abbiamo la possibilità di scambiare 2 chiacchiere con due ragazzi provenienti dallo Zambia che ci raccontano essere arrivati in Tanzania con un viaggio in auto durato 2 giorni. Terminata la cena proviamo a metterci subito a letto per sfruttare le pochissime ore di sonno che abbiamo: all’una e mezza di notte dovremo prendere il taxi per l’aeroporto.

22.08.’12

Con grande fatica ci alziamo all’una e all’una e mezza prendiamo il taxi per l’aeroporto (25.000tzs). A quest’ora raggiungiamo la meta molto velocemente e ci tocca aspettare un po’ prima che apra il check in del nostro volo che parte alle 4.40 in direzione Nairobi.  Da Nairobi partiamo alle 8 in direzione Amsterdam dove ci tocca attendere per circa 4 ore la coincidenza per Milano. Alle 22 giungiamo finalmente a destinazione.

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CONCLUSIONI

La bellezza di questo viaggio nasce principalmente dal fatto che ha ampiamente superato le mie aspettative. Abituata a viaggi più itineranti mi preoccupava il fatto che 15 giorni interamente trascorsi su questa piccola isola potessero risultare troppi. Invece Zanzibar è un posto pieno di attrattive e meraviglie naturali e il tempo trascorso qui vola anche troppo rapidamente.  Una popolazione disponibile e solare e i meravigliosi volti delle centinaia di bambini incontrati, hanno fatto da perfetta cornice alle nostre giornate. Un viaggio per tutti, per chi ama spostarsi e per chi cerca il relax. Sicuramente un viaggio per chi ama trovarsi incantato di fronte all’oceano.

 

 

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Elena

elena.nebiolo@libero.it

 

 

 

 

 

 

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