Viaggio nello Zanskar 2019

Diario di viaggio 2019

di Andrea & Manu

 

Il nostro ultimo viaggio in Ladakh, nel 2015, lo avevamo concluso con una promessa; quella di ritornare in questo paese fantastico che ogni volta ci regala delle emozioni straordinarie; quindi eccoci qui a raccontare un’altra avventura nel paese dagli alti passi, ricco di una natura meravigliosa, abitato da persone piene di grande ospitalità. Tutto questo è il Ladakh e siamo felici di raccontare 18gg che ci porteranno a visitare la regione dello Zanskar e la valle del Nubra.

Partiti la mattina presto del 9 Agosto da New Dehli, dopo un’ora e venti minuti di volo atterriamo nel piccolo aereoporto di Leh sotto un sole cocente.

Sbrigate le pratiche doganali che rispetto alle volte precedenti sono state molto più veloci, partiamo con un taxi, messo a disposizione dell’agenzia alla quale ci eravamo rivolti, per raggiungere il nostro Hotel.

Durante il trasferimento ci accorgiamo l’unica cosa che non è cambiata è l’intenso traffico mentre notiamo nuovi negozi, agenzie, hotel in aree dove 4 anni prima non c’era nulla e addirittura due vie centrali rese pedonali e quindi inibite al traffico abbellite da aiuole con una pavimentazione completamente rifatta.

Posate le valige in Hotel ci tuffiamo subito nel traffico e nelle vie affollate di gente, soprattutto turisti che come noi passeggiano lentamente cercando di superare le difficoltà causate dall’altitudine bevendo acqua in continuazione, mangiando anche se non si ha voglia ma soprattutto muovendosi lentamente senza affaticarsi.

Situata ad oltre 3.500 metri di quota, Leh capitale dell’Himalaya indiano sorge in una piccola valle a nord del fiume Indo all’interno dello stato del Jammu e Kashmir. In passato base di partenza delle carovane che attraversavano le catene himalayane fino ad arrivare in Cina, adesso base di accesso per visitare la regione del Ladakh nonché centro strategico militare per la difesa dei confini indiani con Cina e Pakisthan.

 

Il castello e il Leh Palace dominano la città; il palazzo di nove piani si vede da quasi ogni angolo della città, tanto quanto lo Stok Kangri, la vetta innevata situata a sud.

 

       

 

Domani inizia il tour dello Zanskar e avremo una guida nata proprio in quella regione; non vediamo l’ora di iniziare questo viaggio alla scoperta di un altro angolo a noi sconosciuto di questa regione ricca di spiritualità e caratterizzata da una natura incontaminata.

Il nostro viaggio inizia sotto una leggera pioggia, quasi da sembrare una tipica giornata autunnale, che non ci ha impedito di visitare i Monasteri di Likir, Alci e Lamayoury.

 

       

 

La guida è molto preparata e quindi siamo convinti che è la persona giusta per poter conoscere la cultura del popolo dello ZANSKAR, la sua regione.

Considerato che non è ancora stata ultimata la strada di accesso diretto da Leh, per accedere allo ZANSKAR bisogna fare un lungo trasferimento di due giorni per arrivare a Rangdum via Kargil.

Circondato da montagne straordinarie oltre che dal ghiacciaio Drang-Drung, Rangdum è un villaggio situato nella valle di Suru ed è la porta di accesso allo ZANSKAR; rappresenta anche la destinazione dei nomadi che salgono ogni anno dalle pendici dell’Himalaya vicino a Jammu, portando i loro greggi di pecore e capre a pascolare su questa vasto pianoro ricoperto da milioni di stelle alpine.

In questo piccolo villaggio sostiamo per la notte in una graziosa e pulita Gesthouse felici e soddisfatti della giornata ma soprattutto di ciò che ci riservano i giorni successivi.

Il giorno seguente ci svegliamo con un cielo sereno ed il sole che illumina le splendide vette Himalayane.

Visitiamo subito il monastero di Rangdum situato sulla cima di una collina che domina la vallata ad un altitudine di 4.031 mt.

 

       

La strada fino al passo Pensi-La corre lungo una stretta valle circondata da montagne e ghiacciai che rendono il paesaggio immensamente unico.

Pensi-la è un passo di montagna nel territorio dell'unione del Ladakh dell'India, noto come la Porta dello Zanskar. Pensi La si trova a 4.400 m sul livello del mare e collega la regione della Suru Valley alla regione della Zanskar Valley Mai visti paesaggi così belli!

 

       

 

Dal passo una lunga discesa su strada sterrata porta a raggiungere Padum il capoluogo dello Zanskar lasciando le aride e sassose pianure per attraversare verdi campi coltivati con vegetazione di vario genere.

Padum prende il nome da Padmasambhava il fondatore del buddismo tibetano e funge da punto di partenza per numerosi trekking nella regione del Ladakh di Jammu e Kashmir . Situato al centro della valle a tre bracci di Zanskar, l'altitudine media di Padum è di 3.657 metri.

Giunti nelle vicinanze della piccola cittadina facciamo una deviazione per raggiungere il monastero di Karsha, il più grande di tutto lo Zanskar.

Il monastero di Karsha è il monastero più importante dello Zanskar dedicato a Padmasambhava, sotto il controllo del fratello minore del Dalai Lama. Con una serie di santuari abbelliti da splendidi dipinti realizzati da Lama Dzadpa Dorje, il monastero è il più grande dello Zanskar e ospita 100 monaci. Il momento clou del monastero è la celebrazione del Karsha Gustor quando le danze cham mascherate si svolgono dal 26 al 29 giorno dell'11° mese tibetano che generalmente cade nel mese di gennaio. Padum vede il numero massimo di turisti e locali che visitano la città durante il festival. Altri monasteri nelle vicinanze come il monastero di Khagsar, il monastero di Purang e il monastero di Phagspa aggiungono solo bellezza a Padum.

Salendo verso il Monastero respiriamo un’aria di festa vista la quantità di gente vestita con i loro abiti colorati che percorre a piedi la ripida stradina; subito capiamo che qualcosa di molto importante sta per accadere.

La nostra guida, molto premurosa, ci spiega che sta per arrivare a fare visita al monastero il Rinponche e quindi per noi è una grande occasione per assaporare un po' della grande spiritualità e tradizione di questo popolo.

Rinpoche è un termine onorifico usato nella lingua tibetana . Significa letteralmente "prezioso" e la parola è composta da rin(valore) e po(suffisso nominativo) e chen(grande).

La parola è usata nel contesto del buddismo tibetano come un modo per mostrare rispetto quando ci si rivolge a coloro riconosciuti come reincarnati , più anziani, rispettati, e/o esperti Lama o insegnanti del Dharma.

Una cerimonia di suoni e balli accoglie l’alta autorità e tutto il popolo, arrivato fino lassù, si siede davanti a lui recitando con gioia le preghiere e distribuendo da bere e cibo.

Finita la preghiera, la gente si alza e rivolgendo un saluto di gratitudine alle autorità per aver loro donato questo momento di gioia, lentamente ritorna verso casa salutati da tutti i monaci.

Siamo stati felici per aver assistito a questo evento, ma soprattutto per la consapevolezza che i giorni che trascorreremo in questa regione saranno ricchi di sorprese grazie alla nostra guida.

 

       

 

Siamo finalmente nello ZANSKAR, questa remota valle situata ad un’altitudine di 4000m racchiusa a nord dall’omonima catena dello Zanskar e a sud dalla catena dell’Himalaya caratterizzata da vette che superano anche i 7000m (il Nun 7135m e il Kun 7077m).

E’ una regione piuttosto selvaggia, che mostra un paesaggio straordinario caratterizzato da fiumi, montagne innevate e ghiacciai dalla vista mozzafiato.

Zanskar è talvolta indicato come ZANGSKAR e l'origine del nome è attribuita alla presenza naturale del rame nella regione (descritto con la parola tibetana Zang).

Il secondo simbolo del nome “Zangs-skar” potrebbe completare il significato della parola come stella di rame. Un'altra teoria sostiene che il nome derivi da zangs-dkar, che significa buono e bianco: bianco è riferito alla forma triangolare (simbolo della religione buddista) della pianura di Padum, mentre buono si riferisce alla semplicità, alla bontà d’animo pacifico della popolazione che vive in questa splendida regione.

Il giorno successivo ci aspetta un piccolo trekking che ci porterà al piccolo monastero Puktal arroccato e scavato nella roccia.

Preparati i bagagli, in quanto trascorreremo la notte nelle vicinanze del Monastero, partiamo in direzione Amnu punto di partenza del trekking (c.ca 2 ore), percorrendo una strada veramente orribile in fase di ristrutturazione; numerosi, infatti sono i camion che incontriamo e le persone (molto giovani purtroppo) intente a svolgere questo lavoro massacrante.

La strada corre lungo una stretta gola fra montagne imponenti e attraversa qualche villaggio dove le persone sono intente a raccogliere l’orzo.

Dopo più di due ore arriviamo finalmente nel punto dove la strada lascia il posto al sentiero che dobbiamo percorrere per raggiungere il monastero.

In tutto il Ladakh sono numerosi i villaggi e i monasteri raggiungibili solo a piedi rimanendo quindi isolati dal resto del paese.

Noi abbiamo percorso un semplice sentiero, anche se faticoso a causa dell’altitudine alla quale noi non siamo abituati (oltre 4000m), e abbiamo raggiunto il tempio buddhista più isolato di tutto lo Zanskar: Il Monastero di Phuktal.

Il paesaggio è veramente straordinario ed infatti spesso ci fermiamo per ammirare queste montagne che rappresentano un vero spettacolo della natura che nemmeno l’uomo riuscirebbe a realizzare.

 

       

 

Dopo circa 2 ore di sali-scendi appare davanti a noi come d’incanto il monastero di Puktal con la sua particolarissima costruzione ad alveare, composta unicamente da legno e fango, situato all’ingresso di una grotta naturale sulle rive di una gola laterale del Lingti-Tsarap, un importante affluente del fiume Lungnak.

Depositate le nostre cose presso la Gesthouse e riposato un pochino ci avviamo con la nostra guida verso il monastero per visitare le varie sale della meditazione religiosa e ad assistere alla preghiera dei piccoli monaci.

L’accesso al suggestivo Phuktal Gompa è possibile solo attraverso scalinate, cornicioni e scale di pietra incise nella roccia. Questo sistema e la posizione nella valle, rendono il Monastero completamente isolato e tagliato fuori dal resto della regione.

La ricerca della pace interiore e l’introspezione alla scoperta del proprio io sono certamente aiutate dalla presenza delle tante statue delle divinità indiane e degli antichi thangka. La distanza dal resto della civiltà poi è una fonte inesauribile di calma, silenzio ed ispirazione a ritrovare sè stessi.

Una lunga fila di scalini ci conduce nella grotta, il punto più alto, dove c’è una gigantesca ruota delle preghiere e la sala dove sono custoditi tantissimi oggetti sacri.

Ci spostiamo sul terrazzo da dove si gode una vista mozzafiato e incominciamo a prendere confidenza con i piccoli monaci che mostrano tanta curiosità nel vedere i visitatori mostrando uno spirito giocoso e allegro.

All’arrivo del monaco tutti lentamente si mettono seduti per iniziare il loro rito religioso che termina dopo circa un ora. Lentamente ritorniamo verso la nostra Gesthouse riflettendo su quanto visto ma soprattutto con la consapevolezza che anche questa giornata rimarrà indelebile nei nostri ricordi.

 

       

 

Il giorno seguente facciamo ritorno ad Amnu da dove con la macchina ripercorriamo la pessima strada fino a Padum.

Troppo poco tempo siamo rimasti in questo luogo meraviglioso e mentre tristemente ci incamminiamo, sopra di noi tre bellissimi rapaci volteggiano silenziosi facendosi cullare dal vento per poi allontanarsi con un rapido colpo d’ala emettendo un verso che spezza questo meraviglioso silenzio: sembra un saluto ed un invito a ritornare.

Giunti a Padum nel primo pomeriggio decidiamo di andare a visitare il piccolo paesino di Zangla noto per essere la base o un punto importante di importanti escursioni nella regione di Zanskar.

E’ presente l’antico palazzo residenziale del re dello Zanskar risalente al 1700 ristrutturato anni fa da un Associazione Ungherese.

Interessante è anche il piccolo convento di monache che è uno dei pochi di tutta la regione.

Il giorno successivo è il 15 agosto festa dell’indipendenza in India e in programma c’è la visita della festa celebrativa nel paese di Padum e poi al monastero di Sani.

Il viale principale del paese è in fermento: un gran via vai di macchine, motorini, gente che si riversa verso il grande piazzale dove si terrà la manifestazione.

Tutto il paese o quasi è in questa vasta area dove gli studenti di una decina di scuole si esibiscono in balli al ritmo di musica sotto l’attento e divertito sguardo delle autorità.

 

       

 

Dopo un paio d’ore ci spostiamo verso il Monastero di Sani per assistere al Festival religioso.

Nel villaggio di Sani lungo le rive del fiume Doda, a breve distanza da Padum, si trova un antico monastero costruito su di un tratto pianeggiante della valle, secondo la consuetudine dei luoghi di culto più antichi di queste regioni. Il sito è molto venerato nella tradizione del buddismo vajrayana perché qui, oltre alla statua di Naropa, si trova lo stupa con i resti di Kanishka, un maestro che visse intorno all’anno mille; nel tempio si trovano bellissime statue ed alcuni degli affreschi che emergono dalla mistica penombra degli interni di questo splendido luogo sono attribuiti a Zadpa Dorje.

Il festival è caratterizzato da danze rituali a ritmo di tamburo e flauto, un momento molto bello per cogliere la freschezza della gente di Sani, che ha un trasporto forte e naturale verso i saggi della tradizione religiosa.

 

       

 

Purtroppo il nostro viaggio nello Zanskar è oramai concluso; una regione che nel lungo inverno è isolata dal resto del Ladakh, le comunicazioni sono piuttosto complicate in quanto internet non funziona e i collegamenti sono difficili a causa delle condizioni delle strade decisamente pessime; basta questo per capire quanto è difficile la vita per le persone che vivono in questo remoto angolo del Ladakh.

Persone orgogliose della loro terra che ti accolgono sempre con gioia, privandosi di quel poco che hanno per metterlo a disposizione della gente che desidera visitare e conoscere il loro paese, la loro grande spiritualità oltre che i valori legati all’unione e il rispetto reciproco.

Abbiamo trascorso 10 giorni veramente intensi, ricchi di emozioni che sicuramente rimarranno impressi per sempre nella nostra memoria.

I due giorni trascorsi a Leh sono serviti per recuperare le fatiche dei giorni precedenti ma anche per verificare con la nostra guida i 3 giorni nella valle del Nubra.

La Valle di Nubra è situata circa 150 km a nord di Leh, la città capitale del Ladakh, in India. La via comune per accedere a questa valle è di viaggiare attraverso il passo Khardung La da Leh dove si incontra la Valle di Shyok. Per entrare nella Valle di Nubra, si deve attraversare il fiume Shyok lungo un piccolo ponte e passare attraverso un controllo militare. Un permesso "Inner Line" è richiesto per poter passare. Nella Valle di Nubra si trovano le piccole città di Sumur e Panamik. Sumur ha un gompa buddista mentre Panamik è nota per le sue calde sorgenti.

Partiamo la mattina presto carichi di entusiasmo ci dirigiamo verso il passo Khardung La.

La strada per ¾ del percorso è asfaltata e salendo possiamo godere della meravigliosa vista dell’imponente catena del Ladakh con le cime imbiancate.

Arrivati al passo rimaniamo stupiti della grande quantità di gente ma comunque facendoci largo godiamo anche della splendida vista della catena del Karakorum e di tutto ciò che la natura ci sa regalare.

 

       

 

Proseguiamo affrontando la lunga discesa verso Diskit per la vista del Il monastero, noto anche come Deskit Gompa o Diskit Gompa; è il più antico e grande monastero buddista ( gompa ) nella valle di Nubra del Ladakh , nell'India settentrionale.

Anche il tempio di Lachung e il monastero di Hundur si trovano nelle vicinanze, quest'ultimo si trova sotto la strada principale vicino a un ponte.

Il monastero ha la statua di Cho Rinpoche (Buddha incoronato) nella sala di preghiera, un enorme tamburo e diverse immagini di feroci divinità guardiane. Una cupola sopraelevata del monastero raffigura un affresco del monastero tibetano di Tashilhunpo.

 

       

 

Proseguendo poi verso Hunder ci fermiamo per camminare sulle dune di sabbia facendoci largo fra la folla di turisti in fila per il tour sui cammelli.

I cammelli della Battriana sono infatti un’attrazione. Originario delle steppe dell'Asia centrale, il cammello ha due gobbe, in contrasto con i cammelli a gobba singola che si trovano nel Rajasthan e in altre parti dell'India. I cammelli della Battriana erano il principale mezzo di trasporto quando il Ladakh era un importante scalo sulle antiche rotte commerciali con l'Asia centrale.

Il giorno successivo percorriamo una lunga e tortuosa strada che ci porta a 3-4 km dal confine con il Pakistan; lungo la strada asfaltata è un susseguirsi di caserme e posti di blocco.

I pochi villaggi che attraversiamo sono desolanti con la gente seduta sul ciglio di casa ad osservare le macchine che passano.

Sono purtroppo luoghi di dure e aspre battaglie fra India e Pakistan che hanno portato l’India nel 1971 a riconquistare quei territori persi negli anni ’40.

Visitiamo l’ultimo avamposto del Ladakh, Turtuk, che è anche una delle porte del ghiacciaio Siachen I 3 giorni nella valle del Nubra ci sono piaciuti per la storia e la cultura anche se sono presenti cose troppo turistiche come ad esempio il giro sui cammelli oppure sulle dune con la moto.

Queste cose, a nostro parere, impoveriscono la zona e tolgono la genuinità del luogo; questo purtroppo fa parte di un turismo necessario per il territorio ma che riteniamo non farne parte.

I giorni successivi li abbiamo trascorsi a Leh girovagando fra le bancarelle dei numerosi mercati, sopportando l’intenso traffico di macchine, motorini, fermandoci in qualche bar per assaporare il the e ricordando i numerosi intensi momenti vissuti in questo viaggio.

E’ stato un gran bel viaggio come gli altri trascorsi in questo splendido paese.

 

Desidero chiudere questo racconto con la stessa promessa fatta 4 anni fa di ritornare al più presto in questo paese dalle immense emozioni, bellezze e pace.Julay!

 

Andrea & Manu

andreamanu1@virgilio.it

 

guida locale: Nawang Zangla – Gyaluzangla@ymail.com

 

 

 

 

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