Un trago de Chispe de tren

Racconto di viaggio

di Niki

 

 

Piccola premessa

 

Innanzitutto il racconto, anche se di un racconto di viaggio vero e proprio non si tratta (come mio solito), doveva chiamarsi “gozando en La Habana”, forse più altisonante un “divertendosi all’Avana” che un sorso di “chispe de tren” (letteralmente, scintille di treno), un liquore fatto in casa , un miscuglio esplosivo, per stomaci ben allenati!!!

Ma tant’è, un trago de chispe de tren si avvicina molto di più come idea a quello che vorrei raccontare, ne più e ne meno che la vita che faccio e le cose che imparo quando vivo, quelle poche, a dir la verità,  volte di là.

E dire che le città non mi affascinano più di tanto, ma solo L’Avana conosco e ho vissuto come città e sinceramente mi ha stregato, di nascosto e lentamente, fino ad impossessarsi di un parte di me, quella parte più vicina al sogno, alla fantasia, alla semplicità.

 

YUMA de La Habana

 

Bè forse nel mio caso l’appellativo Yuma non mi rappresenta più e ben pochi ancora mi appellano così.

Lo Yuma è il turista, visto come una sorta di portafoglio munito di gambe, è lo straniero in generale dalla faccia un po’ anemica e malaticcia dei paesi dell’est, lo Yuma è il sogno vivente e reale di centinaia di ragazzine in fiore che lo stanno aspettando e altro che principe azzurro, potrebbe essere una svolta epocale  per le loro giovani vite.

Tra l’altro io cambio subito il mio permesso turistico in visto familiare, e questo per dormire a casa, diciamo mia (di mia moglie) e in una qualsivoglia casa di amici o parenti senza portare grane legali alcune, come si sa il turista non può essere ospitato in una casa qualsiasi.

Con buona fortuna, cercando la solita funzionaria che ha una bambina leggermente più piccola della nostra, alla quale devolviamo tutte le robette appena usate, riusciamo di primo acchitto ad ottenere un permesso valido per 4 mesi senza stare ogni mese a rinnovarlo, benissimo ma chi lo ha tutto questo tempo????

Così, dopo pochi giorni di adattamento al clima, al differente fuso orario, al casino giornaliero della strada sotto casa…. Comincia il mio soggiorno all’Avana….che vorrei descrivere attraverso argomenti oggettivi:

 

L’ACQUA

 

L’acqua è un bene prezioso, anche noi lo sappiamo, ce lo hanno detto, l’abbiamo imparato ma….ma  ne abbiamo talmente tanta che facciamo ribrezzo per come la usiamo….

Per pulire il water da un decilitro di orina usiamo anche 5, 7 litri d’acqua, spesso potabile, per non dire del bagno nella vasca, del lavaggio dell’auto e via discorrendo…

All’Avana con l’acqua ci fai i conti subito e prendi le debite misure….

L’acqua intanto in città è erogata, in parecchi quartieri, determinate ore della mattina, quando i tanck sopra i condomini e quelli di emergenza sui balconi cercano ostinatamente di riempirsi, riuscendoci solo a volte. Qualche volta l’erogazione si protrae per tutto il giorno o torna per qualche ora la sera, a questo punto i malridotti sanitari del bagno riprendono mestamente a funzionare, farsi la doccia come usiamo noi è una vincita al lotto…

(Naturalmente alberghi e grandi condomini di lusso sono puntualmente riforniti da autobotti)

Altrimenti quando si và al bagno e bene procurarsi prima un secchio d’acqua come sciacquone, per non dover fare due volte il tragitto balcone bagno….

Per la doccia il procedimento è un  po’ più complesso. Innanzitutto si scalda un bel pentolone d’acqua sui fornelli per poi mescolarlo al secchio d’acqua fredda e regalarsi la temperatura desiderata.

Nel dunque, con un bicchierino di plastica ci si bagna.

Guai a far scrosciare l’acqua, per un cubano questo è bestemmia: l’acqua bisogna farla scorrere dolcemente su tutto il corpo senza lasciarla cadere invano. Con un pò di attenzione e cercando di non inquinare il secchio d’acqua rimanente con il proprio schampo o sapone, se si è bravini, si ha l’onore di lasciare un altro mezzo secchio d’acqua calda, praticamente un’altra doccia da usufruire per il primo che si accorge della cosa, io di solito non avverto nessuno per non fare, come diciamo noi di qui “capanze” (scelte).

 

L’acqua potabile per casa è la stessa, certamente trattata da una lunga bollita che non le toglie l’odore di tanfo e il sapore selvaggio, certamente per un turista occidentale la cosa può apparire strana e magari pure pericolosa, lo credo, ma personalmente mai avuto problemi di sorta, anzi a dire il vero, quando arrivo mi precipito a bere un bicchierone di quella schifosa acqua ghiacciata, è come un benvenuto, un bentornato, un viatico insomma….

Lo yuma ad esempio lo si riconosce inevitabilmente dalla onnipresente bottiglietta di Ciego Montero, l’acqua dell’azienda, come la chiamano loro, un cubano non lo vedrete mai con una ciego montero piena d’acqua nelle mani, sicuramente contiene ben altro!!!

 

E pensare che l’acquedotto pubblico L’Avana l’ha avuto prima di Madrid come ad esempio l’illuminazione pubblica e la rete ferroviaria,

sotto il governo spagnolo s’intende, più di un secolo fa……

Però ci sono ancora all’avana evidenti segni di queste opere gigantesche, l’acquedotto che si vede in varie parti dell’avana vecchia, acquedotto che percorreva i km che separano il centro vecchio da fiume almadares e che riforniva d’acqua la città.

Come c’è la bottega dell’Aguacero, il venditore d’acqua, non ricordo bene se in calle Cuba o Mercadales ma vicinissimo alla plaza des armas. Il suo negozietto dove vende acqua, solo acqua, acqua dell’acquedotto filtrata, resa gradevole, leggera, e che estrae dai boccioni di ceramica sopra l bancone. Lui è li da più di 40 anni, sempre lui quell’ometto dagli occhiali spessi e tanto orgoglioso della sua acqua

Che vende ma spesso regala a chiunque. La sua bottega è tappezzata di foto, penso molto di più della Boteguita del Medio, ed anche qui con un po’ di attenzione si scorgono personalità eclatanti, mi pare di aver visto anche Salvador Allende attendere da lui…

 

Poi c’è l’acqua dell’oceano, quella si che ne è tanta, e quando natura vuole invade mezza città, la penetrazione del mar, che dopo qualche giorno di esplosivi scrosci d’acqua sul malecon, che inevitabilmente ne impongono la chiusura alla circolazione, invade i quartieri più bassi della capitale rendendo un po’ l’effetto “acqua alta a Venezia”, ma certamente molto più gradevole a queste temperature…..

 

IL CIBO

 

Innanzitutto c’è da chiarire un cosa basilare, il cubano non mangia, si alimenta, sia ben chiaro, ed è anche una cosa dettata dallo spirito rivoluzionario: Bisogna alimentarsi. Poi, per il come riuscirci la cosa si rimette direttamente agli interessati, come da buona logica cubano-socialista.

Nel mio caso, fortunatamente, di solito dispongo dei mezzi necessari a far fronte senza problemi e con buone variante alla necessità.

Il mio caso è abbastanza raro perché non adoro alcune pietanze base della cucina creola, che tra l’altro fanno gola a moltissimi italiani. Il congrì mi và pesante ed il riso in generale, se non in risotto, non è che mi aggrada più di tanto, per il resto e per quel poco che mangio mi arrangio bene con carne di maiale e di pollo, ma alcune volte sento necessità di un ricco piatto di pasta, che è sempre bene accetto in famiglia. Per far ciò bisogna organizzarsi però…

Innanzitutto pensare quello che si vuole fare e rimediare gli ingredienti, almeno quelli più basilari.

Per la pasta, ne arriva decisamente di più dall’italia, ma i prezzi sono proibitivi, a volte anche per me. Rinuncio spesso a mezzo chilo di fusilli a 4,50 cuc per uno di penne a 3,20, mi pare anche logico……oppure si ripara con spaghetti made in Cuba ad 1 cuc per mezzo kilo, non male a dire il vero, basta azzeccare la cottura.

Pomodori e passate ce ne sono a volontà anche a buon prezzo e qualità.

Poi magari riuscire sotto banco a procurasi una barra di gamberetti congelati, o code di aragostina fa si di avere una buona cambusa, capace di sforane almeno 5, 6 primi piatti di eccelsa qualità.

Altrimenti ci si procura pesos e si và a far la fila al Perro caliente, hot dog, o a trovare quei banchetti che tu sai, dove vendono piccoli panini di asado, maiale arrosto, a lechones una specie di misto di maiale e vegetali, non male….poi su questo tema addentrandosi per la città vecchia, si ha solo l’imbarazzo della scelta tra pizzette, cajtas (piccole cassettine di cartone riempite di riso fritto o qualt’altro), e da notare che i prezzi variano da 5 a 10 pesos cubani, come per dire tra i 10, 25 centesimi di dollaro…

Si risolve bene anche così, solo che il pane di questi panini spesso e mal fatto, mal lievitato e mal cotto.

Il pane è infatti un altro problema di cuba, non che sia un alimento principe nelle tavole cubane, viene comprato spesso in forma di baguette, “el pan de flauta” e se fatto bene è veramente molto buono. Si usa per piccoli panini, per la colazione, e senza un espressa richiesta a tavola per il pranzo non viene servito. Io me ne nascondo sempre un bel pezzo perché per accompagnare un piatto di capra al sugo, o un pollo criollo, il riso bianco proprio non mi ci confava.

 

 

ALCOLICI

 

Bè questo è un mio punto forte.. o punto debole....

Sono ghiottosissimo della birra bucanero e ne consumo belle quantità, anche con il limitatore acceso, cioè niente alcolici prima delle 11 di mattina, tranne qualche frequente deroga.....

Definire il popolo cubano astemio è indubbiamente un’esresia, ma anche il giudizio contrario non rende la realtà. Il cubano è un buon bevitore, di bocca buona, riesce a mandar giù di tutto, dal suddetto cispe de tren, ai distillati più fantasiosi e dalle aguas ardientes di più misteriosa fattura. Certo un buon rum di marca mette di buon umore, anche ancora chiuso...

Dire che sia ubriacone è falsità. Quanti ubriachi in giro avete mai visto in quel di Cuba, provate nelle nostre città e periferie a farvi un giro i fine settimana, non c’è assolutamente paragone.

E poi il cubano beve sostanzialmente per stare bene e difficilmente supera la soglia del non ritorno, la soglia della tristezza e della riflessione, si accontenta di restare nell’area giocosa e scanzonata senza esagerare.

Certamente abbiate l’accortezza di non seguirlo nel suo percorso alcolico, è possibile che per voi sia una soglia letale.

 

 

TRASPORTI

 

Bè questa è una storica nota dolente dell’isola.

Anche se ultimamente qualcosa di nuovo è arrivato ed alcune linee di pulman si siano sviluppate il problema non si risolve ancora. Naturalmente dal punto di vista cubano. Un turista che mettte nel budget di spesa 10 cuc al giorno di taxi per girare in città stà ben coperto, ma 10 cuc non si trovano per terra e personalmente io intendo spenderli in altro modo.

Soprassediamo la questione auto a noleggio.

Personalmente, dicevo 10 cuc valgono 10 birre bucanero, una quantità che volendo mi permette la sopravvivenza alcolica per almeno un giorno e mezzo, se non faccio troppo tardi e ne abuso la notte, insomma un bel capitale....

Quindi cosa di meglio che i mezzi popolari. I bus sono veramente economici, 2 pesos a giro, ma estremamente sfiancanti, super affollati, anche un po’ pericolosi per i borseggi, insomma a certe orari di picco nemmeno si fermano a raccogliere passeggeri, tanto non c’entrerebbero!!

Io l’ho provato una domenica che mi sembrava fattibile, con grande sorpresa di mia moglie che mi ha visto far la fila al P1 e una volta salutata scattare via sopra il bus appena arrivato.

Lei, come molti altri i pulman non li prende mai.

Poi ci sono le buonissime auto a 10 pesos, le auto particular, praticamente vietate ai turisti ma come tutti i divieti cubani.....

A parte che mi spaccio spesso per cubano, ma prendono anche i turisti su. Fanno giri stabiliti, anche molto lunghi arrivando da un capo all’altro della città e lasciandoti lungo il percorso dove vuoi tu.

Basta orientarsi un pochino e chiedere se vanno nella vostra direzione. Praticamente con 10 pesos puoi andare dall’avana vecchia a Playa dopo Il quartiere Miramar, un taxi statale come minimo ti chiede 10 dollari.

E poi son belle macchine, quando capiti su una di quelle ben restaurate, in 6, 7, 8 passeggeri tutti sempre molto educati, salutando alla salita e alla discesa sempre, ti sembra di vivere una favola, una favola antica di cui hai sentito qualche volta parlare.

Ricordarsi sempre di chiudere la portiera con moltissima leggerezza, quasi si senta solo il click della serratura, un botto violento vi procurerebbe uno sguardo animalesco del proprietario e qualche maledizione varia di qualche orisha protettore delle auto d’epoca.

Poi qualche volte si raccoglie uno sfogo, si accetta una conversazione anche spinosa se magari il tassista è una persona conosciuta e di fiducia, si ascolta il quotidiano con i suoi risvolti più dolorosi, un arresto, detenzioni, malattie,  fame, e pur anche questo la città.

 

LA CALLE   (La strada)

 

La calle è, oltre al suo principale significato anche un modo di dire, “voy por la calle” sommariamente significa vado a fare un giro, un giro in giro, o “viver ne la calle” si dice di uno, il sottoscritto rientra nella categoria, di una persona che si scorda la via di casa.

La calle è la culla della città dove tutto nasce, tutto si divulga, tutto si conosce, tutto si compra.

Non vi preoccupate se dopo 4 anni aveste la possibilità di tornarci magari nelle vie della casa particular dove stavate in quella vacanza, molto probabilmente più di una persona vi riconoscerà, magari senza dirvelo. La memoria fotografica dei cubani, come d'altronde di moltissimi paesi poco sviluppati è straordinaria.

Inutile sottolineare che alla fine fai grande amicizia col tipo che abita dove passi sempre e che ad ogni ritorno ti abbraccia e ti saluta, e pensare che tutto cominciò con un “eh italiano” a cui nemmeno risposi.

La calle ha anche gli occhi e le orecchie e di questo bisogna farne tesoro, magari ingenuamente si possono mettere nei guai qualche venditore di frodo, qualche conoscente che vi fa un favore, o il venditore di barre di gamberetti congelati di cui sopra.

Per il resto è vita, vita pulsante, piene di gente diversa e colorata, piena di facce sofferenti che nascondono a mala pena il pianto, facce di ragazzi giovani molte sorridenti altre con un ghigno da malvivente, quale forse vorrebbero diventare, facce sognanti dei turisti canadesi ed europei, quelle italiane non so perché un po’ meno.....

Poi, come si dice, all’Avana tutte le strade portano al mare, e non è proprio un eufemismo. Se vi troverete a girare per posti un po’ elevati come il Vedado, nella zona della rampa, dell’hotel national verrete disorientati da tutti i punti dove vi apparirà l’oceano, dietro un palazzo, alla fine di una stradina, dietro una pianta tropicale. Le mille baie ed insenature della costa fa di questi scherzi, è possibile infatti quasi vedere il sole nascere e tramontare nell’acqua.

 

 

DONNE

 

Le donne cubane tengono in piedi l’economia ed il paese tutto.

Non se ne parla, non se ne dice, il paese è fondamentalmente legato alla cultura latino americana, dove l’uomo è macio e non si discute.

Ma se tutte la donne massaie, lavoratrici, mamme, zie, nonne, prostitute e così via scioperassero per solo pochi giorni la nazione collasserebbe di botto, si inabisserebbe come dicono là.

La famiglia cubana, tanto importante per tutti loro si sostiene sulle spalle delle donne, dalle più anziane che di solito accudiscono i figli delle più giovani, alle mediane che sono quelle debite al lavoro e alla spesa giornaliera.

Poi è chiaro, lo stereotipo creato dall’industria turistica internazionale mette sempre una bella creola sulla copertina del depliant.

Ed ultimamente le prostitute non sono più ingenue come prima, hanno tariffe precise, hanno imparato anche loro il sistema nostro, non è più la cenetta o l’ingresso in discoteca che cercano in scambio, ma meri pesos convertibili da spendere come credono, il più delle volte vero sostentamento di intere famiglie.

Tutte le donne per bene che conosco, gente seria e che lavora efficientemente per lo stato, di nascosto, sotto sotto mi hanno chiesto se avevo un amico che se le poteva sposare, incredibile, alcune vergognandosi di chiederlo e con la preghiera di non rivelarlo alle sue amiche, quasi fosse un delitto chiedere questo.

Tutti i giovani cercano un modo di uscire dal paese nella maniera più legale possibile per non perdere i diritti cubani a cui, incredibilmente ci tengono tutti.

 

 

 

TORNANDO A CASA

 

Tornando a casa in Calle Ronda, al quinto piano dell’edificio condominiale, non ancora in Italia per fortuna.

Qualcuno potrebbe trovare questo scritto un po’ sconfortante alla prima lettura, ma non è così.

Questo sistema di vita, allorché approssimativo, è uno stile di vita basato sulle essenziali necessità dell’essere umano: il cibo, l’acqua, la necessità delle relazioni sociali e quindi dello spostarsi.

Noi, col nostro straordinario sviluppo la abbiamo quasi dimenticate post ponendole magari ad un lavoro più remunerativo, una casa più grande, un’auto più veloce tanto da farcene una ragione di vita.

Ricordo che quando decidevo di cucinare una puttanesca, piatto di estrema rapidità e facilità da noi, dovevo alzarmi di buon ora e trafficare tra i vari mercati per reperire gli ingredienti che di solito noi abbiamo stipati sempre in casa. Per le olive e per il tonno sorgevano sempre le più grosse difficoltà, km di strada a piedi da un supermarket ad un altro.

 

E se la necessità acumina l’ingegno, le ingegnosità che si incontrano qui lasciano a bocca aperta per semplicità, economicità ed efficienza.

 

Come dire, molti si affidano a guru e pratiche yoga per trovare quello che qui si incontra per strada quotidianamente, la leggerezza, anche in mezzo ad enormi difficoltà, la leggerezza del vivere.

 

E qui certamente un sorriso non si nega a nessuno.

 

 

La Avana     10/01/2010

 

 

Niki  seriomario@hotmail.com 

 

 

 

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