TUNISIA
Diario di viaggio 2004
Sono ormai un paio d’anni che io e la mia ragazza Roberta decidiamo di staccare la spina per un breve periodo concedendoci un viaggio. Avendo poco tempo entrambi, abbiamo fino ad ora privilegiato l’area mediterranea islamica senza mai pentircene.
Vorrei raccontare la nostra esperienza in Tunisia, paese forse più conosciuto per la latitanza di Craxi che per la sua storia.
Piccole informazioni pratiche:
c’è un fuso orario di 1 ora indietro rispetto l’Italia, la moneta è il dinaro tunisino (TD) 1TD= 0.67 €
Lunedì 24/05/04
Verona – Djerba
La partenza è fissata dall’aeroporto di Verona alle 17.00. Il volo che abbiamo trovato è un charter della Karthago Airlines (mai sentita). L’aeroporto è pieno all’inverosimile, probabilmente è il giorno di partenza dei tours all inclusive. L’aereo è infatti pieno di italiani che trascorreranno un’allegra settimana in uno dei vari club di Djerba. Non ho nulla contro questo tipo di vacanze ma è una cosa che non farei mai. Ciò che mi colpisce maggiormente sono il numero di bagagli che ognuno porta con sé; ma che cavolo ci metteranno in due o più valigioni a testa???
Ad ogni modo il viaggio è tranquillo, il pasto pessimo ma è possibile bere alcolici (2€ per il vino). Arriviamo a destinazione alle 18.00 locali. Ci separiamo dai compatrioti attesi dai pullman delle varie compagnie di viaggio e, dopo aver cambiato un po’di euro, ci dirigiamo verso l’area dei taxi. C’è un po’ divento ma il clima è piacevolissimo. Arriviamo a Houm Souk, il capoluogo dell’isola distante una decina di km dall’aeroporto (in taxi 4TD). Il nostro albergo è un antico deposito di olive. E’ una costruzione stupenda: ricalca infatti la disposizione di un fondouk ossia a pianta rettangolare a due piani con porticato e giardino interno. E’ interamente bianco con porte e finestre azzurro pastello. La camere che ci assegnano è carinissima: situata in uno degli angoli dell’hotel, è tutta dipinta color ocra con mobilio arancione. Il soffitto è poi fatto a volte, veramente una delizia! Ci sistemiamo, facciamo una bella doccia fredda e andiamo a mangiare.
Ci troviamo proprio nel centro del paese, vicino al mercato (souk). L’atmosfera è serena, c’è poca gente in giro, soprattutto uomini seduti ai caffè a pazzeggiare. Siamo ovviamente riconosciuti subito come turisti (Roberta è bionda) ma la maggior parte di loro ci rivolge un saluto in francese.
Troviamo un ristorantino e facciamo conoscenza con la cucina tunisina.
Essendo io una buona forchetta e Roberta vegetariana, apro una parentesi sulla cucina. E’ piuttosto varia, piccante e speziata ed anche i vegetariani, contrariamente a quello che dicono le guide hanno facilità a trovare di che nutrirsi.
Un pasto tipico può iniziare con un’insalata tunisina (pomodori, cetrioli, cipolla, prezzemolo, peperoni il tutto tagliato a dadini con l’aggiunta di uova, tonno, olive e harissa una salsa molto piccante). Esistono varianti con patate e zucca e per chi è vegetariano si può chiedere di non mettere il tonno. I vegetariani che non mangiano neanche latticini e uova ce l’avranno invece dura dato che soprattutto l’uovo è uno dei protagonisti dei piatti tunisini. Le insalate possono essere anche di polpo o gamberetti oppure accompagnate da legumi (ceci fave e fagioli) e altri ortaggi come melanzane e zucchine. Un piatto buonissimo è una specie di peperonata molto piccante (salade mechouia).
Come dicevo, l’uovo costituisce un alimento primario. Oltre alle normali omelette al tonno o verdure, c’è un piatto, il briq, decisamente curioso: si tratta di un uovo all’occhio di bue rinchiuso in una sottilissima pastella a forma triangolare con l’aggiunta di verdure o tonno. Per mangiarlo si prendono con le mani due estremità e si morde al centro stando attenti a non schizzarsi con il rosso. Posso assicurare che è molto buono!! Un altro modo di cucinare l’uovo è l’ojja. Sono delle uova strapazzate con pomodoro, harissa olive e prezzemolo ed abbondanti spezie come cumino e zafferano. Soprattutto a pranzo, i tunisini sono soliti consumare una zuppa. La più comune è la chorba fatta con ceci e spezie. A volte possono essere presenti pezzi di carne quindi è meglio chiedere prima. Come carni, si mangia essenzialmente pollo, agnello e manzo. Si possono gustare con il couscous oppure grigliate; in certe zone ci sono varianti regionali. Se decidete di prendere una grigliata di carne mista, si avranno generalmente delle costicine d’agnello, salsicce di pollo o tacchino speziate (merguez) molto simili al chorizo spagnolo, delle bistecchine di manzo e fegato. Quest’ultimo a molti può non piacere quindi fate attenzione a non farvelo mettere. In alcune zuppe può inoltre essere presente a tocchetti.. I vegetariani oltre al couscous di verdure possono consolarsi con una pasta (spesso scotta) con harissa o pomodoro; credo che Roberta abbia mangiato più pasta in Tunisia in una settimana che in sei mesi in Italia. Non sono molto amante dei dolci ma sono presenti in dosi massicce: babà, cornetti, francesine, torte alle mandorle, ai pinoli, ai pistacchi, creme caramel ed ogni altro ben di dio è possibile trovare nelle numerose pasticcerie presenti.
Contrariamente al Marocco in cui gli alcolici sono di difficile reperibilità, in Tunisia è piuttosto facile bere. C’è una discreta varietà di vini. Il migliore, a nostro parere, è il Vieux Magon, un rosso che si accompagna bene anche con il pesce. E’ il più caro in Tunisia e nei ristoranti lo si trova ad un prezzo variabile tra i 17 e i 25 TD. Ci sono altri vini, generalmente a 8-10 TD ugualmente piacevoli da bere. Notavo che i tunisini sono soliti bere un rosè che però non abbiamo mai assaggiato. C’è una birra nazionale, la Celtia, a 2TD la bottiglia da 0.30l, fresca e leggerina ma ideale da bere all’ombra di un porticato. Esiste una grappa di fichi, il boukha. Sulla guida c’è scritto che sarebbe da evitare per non bruciarsi la gola ma evidentemente l’autore non ha mai bevuto una grappa casereccia slovena o croata.
Un pasto completo senza vino, non costa mai più di 12-15 TD, ma ci sono dei posti dove abbiamo pagato ancora meno.
Bene, ho finito la parentesi. Abbiamo mangiato e siamo andati a dormire. Domani ci aspetta una giornata faticosa
Hotel Arischa (doppia con doccia 28TD oppure senza doccia 20TD con colazione. I prezzi possono aumentare in estate)
Restaurant Les Palmiers cena con insalata couscous, briq pesce e acqua a 13TD
Martedì 25/05/04
Djerba- Le Kef
Sveglia alle 7.00 e dopo una veloce colazione carichiamo gli zaini in spalla dirigendoci verso la stazione dei louages (bus collettivi) situata nelle vicinanze della piazza principale di Houm Souk. I louages sono generalmente dei furgoni Fuat Scudo o Peugeot con un massimo di 9 posti ma ci possono essere anche delle station wagon trasformate con un carico di 7. Sono il mezzo più usato dai tunisini dato che sono veloci ed economici ma partono solamente quando il furgone è pieno. Troviamo subito un passaggio per Gabes dove dovremo cambiare. Per arrivare in terraferma si prende un ferry ma la traversata è brevissima, circa 15 minuti. A Gabes arriviamo verso le 11.00. La prossima tappa è Kesserine circa 250km da Gabes. Purtroppo dobbiamo aspettare un paio d’orette prima che il furgone si riempi ma nell’attesa ci divertiamo ad osservare scorci di vita tunisina. Tutti sembrano aver qualcosa da fare, non si capisce cosa,la gente discute animatamente ed è un continuo scambiarsi di mercanzie. Gli uomini sono seduti ai caffè a bere the o caffelatte. Finalmente l’autista è riuscito a trovare i passeggeri rimanenti. Il viaggio fino a Kesserine ci permette di osservare il paesaggio, un po’monotono: ci sono file interminabili di ulivi e campi aridi. Le strade sono buone e con poco traffico, ma ciò che mi ha colpito sono i numerosi posti di blocco della polizia che chiede sempre i documenti. Arriviamo a Kesserine verso le 18.00. E’ probabilmente la città più brutta che abbia mai visto negli ultimi tempi: polverosa, desolata con un tempo cupo che minaccia pioggia. Parlando con un ragazzo che era in furgone con noi, mi racconta che la situazione lavorativa è drammatica ed i giovani sono costretti a cercare lavoro nelle località turistiche oppure all’estero. L’orario non è dei migliori per ripartire per Le Kef, mancano ancora 130km; i louages interrompono le corse nel tardo pomeriggio e si prospetta quindi l’eventualità di una sosta forzata in questo postaccio. Fortunatamente Habib ci dice che forse c’è una corriera che parte alle 22.45 per Tunisi passando per Le Kef. In effetti è così quindi abbiamo tutto il tempo di mangiare qualcosa e poi partire. Si va a mangiare al ristorante dell’Hotel de la Paix. Un posto che a me è piaciuto tantissimo a Roberta un po’meno dato che era l’unica donna presente. I camerieri sono comunque simpatici ed anche gli avventori, alcuni decisamente ubriachi ma mai molesti. Anzi direi che si facevano proprio i cazzi loro e questo l’ho apprezzato molto. Un saluto, un benvenuti italiani con la sequela di Vieri, Del Piero ecc.e poi si sedevano ai loro tavoli a chiacchierare. Finiamo di mangiare con molta calma, un paio di birrette e pigliamo un taxi (1 TD) per la stazione. Alle 23.00 si parte ed arriviamo a Le Kef all’1.30.
Il problema che si pone adesso è quello di trovare l’albergo e, soprattutto, sperare che il portiere ci abbia aspettato. Ci avevano detto che il viaggio durava un’oretta. Avevamo quindi preventivamente telefonato all’hotel dicendo che saremmo arrivati a mezzanotte circa ma adesso eravamo clamorosamente in ritardo. A quell’ora non c’è quasi nessuno per le strade, neanche un taxi niente di niente. Ma…abbiamo decisamente la buona sorte dalla nostra parte. Vedo un ragazzo che passeggia, lo blocco e gli chiedo indicazioni per l’albergo. Sorridente, ci dice “Vi porto io”. Nella camminata, tutta in salita, ci racconta la storia della città, dalla fondazione dei Romani alla conquista degli Arabi, alla bellezza del posto, della ricchezza di acqua risorsa fondamentale e della fierezza della gente. Tallel, il suo nome, ci è decisamente simpatico! Arriviamo davanti all’albergo ma non ci risponde nessuno. Con estrema cortesia Tallel prende il suo cellulare e telefona ad un amico che lo mette in contatto con non so chi, fatto sta che 10 minuti dopo ci apre l’assonnato portiere. Non so perché Tallel non abbia fatto direttamente la telefonata all’albergo dato che avevo il numero ma nella sua spiegazione mi pare di aver capito che sarebbe stato inutile in quanto bisognava svegliare il vicino di casa che a sua volta svegliava un altro e così via…boh!!! Lo ringraziamo dandoci appuntamento per il pomeriggio e andiamo a dormire
Djerba-Gabes 2 ore 5.5TD a testa
Gabes-Kesserine 4 ½ ore 10TD a testa
Kesserine- Le Kef 2 ½ ore 6TD a testa
Residence Venus a Le Kef 36TD per la doppia con colazione.
Mercoledì 26/05/04
Le Kef
Il motivo principale che ci ha portato fin qua è presto spiegato: siamo entrambi amanti degli hamman e qui, a circa 15km, c’è un’opportunità che non potevamo perdere. C’è infatti un sito archeologico di resti romani. La zona è caratterizzata dalla presenza di numerose sorgenti di acqua calda ed i Romani, da buoni marpioni, avevano giustamente costruito un complesso di terme. E c’è ancora! Non solo, è pure funzionante! E’ però necessario prendere una guida poiché il posto non è affatto segnalato e lo sterrato è brutto, soprattutto l’ultima parte. In albergo ci dicono che è possibile chiamare un traktrak (sic!!) che sarebbe poi un vecchissimo Peugeot tipo camionetta per 30TD. Arriva il nostro autista, un gigantesco tunisino baffuto e ci accomodiamo in tre davanti. Il percorso fino a Hammam Mellegue (il nome del posto) è molto suggestivo: la zona di Le Kef è collinare, c’è molto verde e pure il clima è molto più fresco che altrove. Le colline sono poi uno spettacolo in quanto sono completamente in fiore. Distese e distese di papaveri e fiori violetti con eucalipti dispersi qua e là. Veramente mozzafiato. C’è un silenzio irreale disturbato solo dallo sbuffare dal nostro macinino e, cosa che non vedevo da quando ero bimbo, tantissime rondini e uccelletti canterini. Uno spettacolo della natura.
Dopo una buona oretta di viaggio e numerosi riempimenti del radiatore, arriviamo sopra un costone dal quale è possibile ammirare una vallata verdissima nel mezzo della quale scorre un fiume. I resti romani sono sparsi qua e là. Veniamo accolti da una donna berbera che ci fa entrare nel complesso. Le condizioni delle terme non sono buonissime, ma sono rimaste intatte alcune stanze. In una di queste c’è una vasca colma di acqua caldissima. Ci spogliamo e ci immergiamo. E’una sensazione irreale. L’illuminazione è fornita da una serie di candele ed è il luogo ideale per rilassarci per un po’. Il nostro autista mi propone un massaggio che accetto volentieri; per pudore e rispetto non lo chiede a Roberta. Passiamo un paio d’ore così, immergendoci e gironzolando al fresco nelle rovine. A parte alcune donne in lontananza, non si vede nessuno in giro. Dopo un po’decidiamo di tornare in città non prima di aver accettato dalla donna che ci aveva accolti un the alla menta e di fare un giretto per un’ala del complesso che è stata adibita ad abitazione. Qui, infatti, ci vivono alcune famiglie che hanno riparato alla buona il tetto di alcune stanze con il vantaggio di avere un bagno naturale permanente. In alcuni punti il terreno è caldo tanto che hanno ingegnosamente costruito una specie di forno utilizzato per il pane o altro. Senza bisogno di alcun combustibile! Ci chiedono 1TD per il bagno e ce ne andiamo soddisfatti.
Arriviamo a Le Kef giusto all’ora di pranzo che divoriamo con molto piacere. La giornata ricomincerà nel tardo pomeriggio dopo una pennica di alcune ore. La città è molto diversa da quelle tipiche tunisine. Non c’è infatti una medina vera e propria. Essa si sviluppa attorno ad un colle sulla cui sommità c’è una fortezza maestosa. Dalla kasba si può ammirare tutto il panorama circostante ma è molto bella anche la città vecchia: si tratta di un dedalo di viuzze e scalinate che si fanno largo tra una serie di piccole moschee, case con piccoli terrazzini e pergolati da cui emergono delle bouganville in fiore. E pieno di bambini incuriositi dal nostro passaggio. Basta fermarsi un attimo e siamo praticamente circondati. Come si vede che non sono molto abituati alla vista di stranieri. Rimaniamo con loro per un po’ e poi decidiamo di prendere un the prima di andare a mangiare. Io ho già fame! Il ristorante dove eravamo stati a mezzogiorno ci aveva soddisfatto e decidiamo quindi di tornarci. Le alternative d’altronde, non sono molte.
Come avremo modo di accorgerci anche in seguito, verso le 22.00 la città si svuota completamente. Non avendo molto da fare decidiamo di tornare in albergo. Domani vorremmo goderci un po’di mare.
Residence Venus 36TD per la doppia, camere ampie e pulite con bagno
Ristorante Venus: è dei proprietari dell’albergo. Si mangia bene anche con alcuni piatti diversi (pollo alla marocchina e zuppe regionali di stagione) Cena per 2 con vino 30TD.
Giovedì 27/05/04
Le Kef-Tabarka-Tunisi
Mi sa che il mare ce lo dimentichiamo per quest’oggi. Il tempo è pessimo ma speriamo fino all’ultimo che possa variare. Per arrivare a Tabarka, infatti, bisogna superare la zona più montagnosa della Tunisia (circa 800-1000 m ). E’ una regione ricca di verde e boschi di pini. E nebbia piuttosto fitta tanto che la guida dell’autista mi sembra piuttosto spericolata. Speriamo…
Arriviamo a Tabarka sotto la pioggia. Decidiamo che non val la pena fermarsi anche se la città deve essere carina a leggere la guida ed approfittiamo quindi di un louage in procinto di partire per Tunisi.
Neanche a volerci prendere in giro, Tunisi ci accoglie con un tempo favoloso,sole e brezzolina dal mare che stempera la calura. Vabbè, ci cerchiamo l’albergo che troviamo in una laterale della via principale della ville nouvelle. Le maggiori città sono costituite da un centro antico, la medina, generalmente rinchiusa da bastioni possenti ed una zona nuova, costruita dai francesi alla fine del secolo scorso secondo il classico schema della avenue centrale e sviluppo a scacchiera delle altre strade. Tunisi non fa eccezione anche se qui, essendo la città più popolosa, si è sviluppata inglobando i centri più piccoli dell’hinterland. Non aspettatevi una città grigia o disordinata, anzi, l’impressione è quella di una città godevolissima, con qualche problema di traffico nelle ore di punta ma tutto sommato molto piacevole. Le costruzioni delle zone più recenti non sono affatto orrende come certe periferie delle nostre città, almeno secondo la mia impressione. Certo, è la capitale e non abbiamo avuto il tempo di vederla tutta essendoci fermati solo un giorno, forse siamo passati nelle zone più carine! Comunque noi alloggiamo a due passi dall’ingresso principale della medina che decidiamo di visitare subito. Essa è molto ben conservata anche se, ovviamente, Tunisi è meta di turismo ed i venditori sono piuttosto assillanti. La mercanzia offerta varia dall’artigianato locale (ceramiche, lavorazioni in metallo, ciabattine e tappeti) ai negozi di pellami oppure abbigliamento, in genere un inno alle taroccate. Non mancano i mostruosi souvenirs tipo serpenti imbalsamati o scorpioni in cornice nonché, ed è una costante in tutte le medine turistiche che abbiamo visitato, riproduzioni anche in scala 1:1 di cammelli in pezza. Decidiamo che non è il posto migliore per i nostri acquisti. I prezzi iniziali che ci sparano sono troppo alti e riteniamo che in un posto meno turistico avremo delle possibilità di contrattazione migliori. D’altronde il posto brulica di turisti tedeschi e americani forse più ben disposti a farsi fregare. Tutto sommato, però, la medina è molto bella. Sulla Lonely Planet c’è scritto che è stata un’ottima scenografia per molti film. Passeggiando qua e là, ci ritroviamo in una piazzetta molto bella i cui edifici sono sede di alcuni ministeri. L’atmosfera è rilassata e piacevole e decidiamo di goderci una granita dai tavolini di un bar. Leggendo la guida, veniamo a conoscenza di un posto molto vicino al nostro albergo, la maison des femmes. Si tratta di una cooperativa di donne che vendono prodotti d’artigianato a prezzi calmierati i cui ricavati sono destinati all’aiuto delle donne in difficoltà. Un’occhiata non può far male! Il posto è situato al primo piano di un edificio sulla Avenue Bourghiba, sopra una banca. Si tratta fondamentalmente di una stanza al cui interno sono stipati alla buona i prodotti di questa cooperativa. Una signora gentilissima ci spiega in un buon inglese che tutti i prodotti sono stati confezionati da donne che si trovano in difficoltà per vari motivi, alcune ripudiate anche se la pratica in Tunisia è vietata ma, si sa, le tradizioni soprattutto nelle aree più rurali sono difficilmente estirpabili. Quasi tutti i prodotti sono tessuti come tappeti oppure vestiti tradizionali o tovaglie. Decidiamo di acquistare un tappeto molto semplice (60TD) di un bel colore blu. Nonostante ne avessimo visti di più belli nella medina, riteniamo che i soldi sono stati spesi per una buona causa.
Cominciamo ad accusare la stanchezza e decidiamo di farci un pisolo in albergo per poi andare a cena.
E’una serata decisamente piacevole. Una cosa che ci ha colpito sono i rumorosissimi stormi di rondini che in città si sono adattati perfettamente. Dal nostro albergo è possibile vedere i nidi di fronte una costruzione che deve essere disabitata. Sarà sciocco, ma vedere queste scene mi fa ricordare la mia infanzia quando giocavo nelle serate di tarda primavera. Le rondini, dalle mie parti sono praticamente scomparse e rivederle qui così numerose mi dà quest’effetto di feedback, di serenità di bambino. Bando ai sentimentalismi!
Ci fondiamo in un ristorante vicino all’albergo dove ci facciamo una mangiata colossale. Ridendo e scherzando è il primo pasto di oggi e ci diamo da fare per rendere onore ai cuochi giganteschi che sbirciano dalla cucina. Ovviamente siamo gli unici stranieri e ci rendiamo subito conto della stranezza del posto. Gli avventori, tutti uomini, sono tutti di stazza super. Giuro che il più piccolo avrà pesato 100kg. In effetti anche le porzioni dei piatti sono “su misura”. Mangiamo così tanto che la voglia di farci un giretto ci passa in fretta ed andiamo quindi in albergo. Decidiamo di partire il giorno successivo per Sousse.
Le Kef- Tabarka 2 e ½ 11TD, Tabarka-Tunisi 1 e ½ 6TD
Hotel Salammbò 30TD. Camere molto spaziose con doccia ma bagno in comune
Restaurant Bolero 30TD Porzioni enormi e bottiglia di vino
Venerdì 28/05/04
Tunisi-Sousse
Avevamo intenzione di prendere il treno per andare a Sousse, tuttavia gli orari non sono troppo comodi. Alla stazione, quindi, prendiamo al volo il solito louage, questa volta una di quelle Peaugeot SW ampliate. Essendo gli ultimi passeggeri, dobbiamo accontentarci dei posti peggiori. Per me è una vera agonia. Non riesco a starci fisicamente e passo le due ore di viaggio in una posizione scomodissima, un po’sghembo con il collo reclinato in avanti. Arriviamo a Sousse che sono tutto un formicolio e dolore agli arti. La stazione dei louage è distante dal centro quindi prendiamo un taxi che ci porta ad una delle porte della medina. L’albergo che abbiamo scelto è infatti all’interno delle mura. L’impressione della città è molto favorevole. In effetti ha dei bastioni di mura conservati eccezionalmente bene, il colore predominante è l’ocra, decisamente un bel vedere. Il nostro albergo è l’Hotel de Paris che ci offre una stanza piccola ma assolutamente pulita. Nonostante le apparenze è un albergo abbastanza grande, con una bella terrazza da cui si può godere il panorama della città. Dato che siamo proprio nel centro, andiamo a fare subito una visitina non prima di aver mangiato qualcosina. Nel scegliere il luogo dove pranziamo, optiamo per un posto consigliato dalla guida dove, pare si mangino le migliori zuppe della città. E’ un luogo molto semplice, simile ad un fast food ma il proprietario è decisamente simpatico. Sulla parete del locale c’è una fotografia di un giovane giocatore di calcio della nazionale tunisina degli anni 70. E’ lui e ci racconta di essere stato il capitano della nazionale prima di emigrare in Inghilterra dove risiede attualmente la sua famiglia. Stufo degli inglesi, ha deciso di tornare in patria dove ha aperto il suo ristorantino. Il cibo è comunque ottimo ed essendo gli unici avventori ci fermiamo a chiacchierare un po’. Abbiamo occasione di parlare di politica e, con molta schiettezza, ci dice che il nostro capo del governo è un servo di Bush. Non gli diamo torto, purtroppo anche qui ci facciamo ridere dietro.
Decidiamo di farci una passeggiata perdendoci per i vicoli e gli anfratti della città scoprendo scorci deliziosi. Molte case hanno i portoni dipinti e decorati d’azzurro da cui è possibile vedere le abitazioni più interne. Un vecchietto ci attacca bottone e si offre per 1TD di portarci a vedere la piccola moschea del quartiere. Sappiamo che probabilmente ci porterà da qualche commerciante per venderci qualcosa ma, incredibilmente, ci sbagliamo. In effetti ci porta attraverso un dedalo di viuzze all’interno di una moschea. E’molto piccola ma con una struttura stranissima. L’interno è infatti composto da una serie di volte e di archi in legno con il pavimento ricoperto di tappeti di colore rosso. E’ stupenda e, in teoria, non essendo musulmani, non avremmo potuto metterci piede, ma con i buoni uffici della nostra guida ed un’offerta di 1TD al custode, ci fanno passare, dopo averci fatto togliere le scarpe. Non possiamo però fare fotografie e rispettiamo la volontà. Dopo esserci separati, proseguiamo nel giro. Ci incuriosisce un locale vicino al perimetro delle mura. In effetti è un bar arredato in stile arabo su tre piani. Al primo e secondo piano ci sono delle stanze da the dove è possibile anche fumare il narghilè mentre l’ultimo piano, aperto, è una terrazza da cui si gode una vista favolosa della città fino al mare. Purtroppo abbiamo la malaugurata idea di prenderci una birra che, oltre ad essere stata allungata con limonata, ci costa una follia secondo i parametri tunisini (10TD). Abbiamo pagato il panorama.
Decidiamo di rientrare in albergo per il solito pisolo pomeridiano. Decidiamo per la sera di andare a mangiare nel ristorante proprio sotto l’albergo. La cena è ovviamente ottima; è gestito da dei giovani probabilmente fratelli e sorelle che si suddividono i compiti. Questa volta decido di mangiare pesce e la scelta si rivela azzeccata. Non servono alcolici ma non importa. Spendiamo 16TD. Il ristorante deve essere conosciuto dai turisti fai da te francesi. Nei tavoli sono infatti inseriti sotto il vetro di protezione tutta una serie di bigliettini e disegni di gente che ci ha mangiato ed ha lasciato i suoi commenti, tutti favorevoli, sul posto.
Dopo cena ci andiamo a rilassare in una graziosa piazzetta sedendoci in tavolino all’aperto. L’aria è molto rilassata, ci sono parecchie persone del posto che giocano a scacchi mentre io e Roberta ci godiamo le scenette ed osserviamo i numerosissimi gatti che vanno di tavolo in tavolo ad elemosinare avanzi di cibo e coccole. E’il periodo dei nuovi nati, sono infatti numerosissimi i gattini che giocano razzolando qua e là mandando in visibilio Roberta che non la smetterà più di implorarmi di prenderne almeno uno.
Siamo ormai quasi alla fine del viaggio. Decidiamo di fermarci una notte a Sfax per poi tornare a Djerba e farci una giornata di mare.
Tunisi- Scusse 2 ore 6TD
Hotel de Paris 20TD per la doppia
Sabato 29/05/04
Sousse-Sfax
Sulla Lonely c’è scritto che questa città, la seconda per grandezza della Tunisia, è tagliata fuori dai circuiti turistici poiché, a torto, non avrebbe molte cose da offrire. Dopo averla visitata, a me ha dato un’ottima impressione. La sua medina con le sue mura è ottimamente conservata ed il mercato interno è decisamente autentico. Voglio dire che non sono presenti, se non in pochissimi negozietti, le solite minchiate per turisti, ma solamente mercanzie oggetto di acquisti della gente del posto. Sarà infatti il luogo dove decidiamo di comprare i nostri ricordini.
Decidiamo di albergare in mezzo al souk. L’hotel è spartano ma il più economico che riusciremo a trovare fino ad’ora. Ci troviamo nel bel mezzo di una stradina in cui sono presenti alcune officine di artigiani impagliatori di materassi. E’un vero spettacolo stare ad osservarli dalla finestra a grate azzurre della camera. Quando usciamo, ci rendiamo subito conto di essere gli unici occidentali presenti, la sensazione non è affatto tesa. Siamo guardati solo con curiosità, anzi, ci invitano ad assaggiare le varie mercanzie oppure semplicemente a fare 4 chiacchere. Ci sono moltissime donne e ragazze che comprano vestiti oppure frutta e verdura. Nonostante la gran cagnara dei venditori, ci divertiamo moltissimo a perderci per le varie stradine. La giornata la passiamo a contrattare e scegliere i vari regali che ci proponiamo a portare in Italia. Ormai siamo diventati dei veri esperti nelle contrattazioni e riusciamo a dare del filo da torcere ai negozianti più filibustieri.
Una tecnica che abbiamo sperimentato con successo anche in Marocco si è rivelata decisiva anche qui. Dopo molti giri nell’area dei tessuti, avevamo adocchiato un negozietto che esponeva dei kilim, delle specie di stuoie a disegni tradizionali, veramente belli. Avevamo deciso che a seconda del prezzo di partenza, saremmo arrivati al massimo a pagare ¼ della cifra iniziale. Non avevamo fretta e ci trovavamo in regime di concorrenza perfetta dato che i negozi erano parecchi. Se ci fosse andata male lì, avremmo provato in altri. La cerimonia è sempre la stessa, dopo alcuni scambi di saluti e domande varie, il negoziante, questa volta un arabo di età indefinibile vestito con abiti tradizionali e barbetta (secondo me un vero osso duro), chiama due ragazzini incaricati di stendere i kilim che ci avrebbero potuto interessare. La scelta è ardua ma dopo un bel po’ci concentriamo su tre pezzi, uno più bello dell’altro, devo ammettere. Naturalmente il negoziante sapeva già quale avremmo scelto e ci spara il prezzo, decisamente alto (300TD). Iniziamo a contrattare ed anch’io, sorridente, gli sparo un prezzo vergognosamente basso (20TD). Si offende, comincia a borbottarmi frasi in arabo, probabilmente insulti. Cala a 290. Roberta alza a 30 e così via. Il tutto è farcito da esclamazioni da parte di tutti e tre. Quando arriviamo a 70TD, ultimo prezzo disposti a pagare, ( lui è arrivato a 200 e non sembra più disposto a scendere), scatta il piano. Roberta ed io facciamo finta di litigare. Io faccio la parte del pollo disposto ad alzare il prezzo, mentre lei fa finta di essere irremovibile a 70. Quando dico 80, Roberta comincia ad insultarmi e a fare una sceneggiata napoletana. Probabilmente è una maniera di sfogo perché le cattiverie che riesce a dirmi sembrano veramente reali (ma lo saranno? Mah). Tuttavia il negoziante comincia a calare vistosamente, si rende conto che deve lavorarsi Roberta. Per dare una parvenza di machismo faccio la voce grossa le dico di tacere che comando io e così via. Roberta se ne va, lasciandomi lì come un idiota. Aspetto giusto quei pochi secondi necessari al negoziante a comprendere che sta perdendo i clienti, esco disperato e la rincorro agguantandola. Un attimo dopo arriva il ragazzino che dice va bene per 70TD. E’ fatta!!
Si continua a gironzolare, io decido di rifarmi il guardaroba comprando jeans e scarpe da ginnastica (ottime imitazioni di adidas) mentre Roberta compra un servizio da pesce per 6 persone in ceramica decorata (20TD!). Ormai siamo carichi di roba e piuttosto stanchi. Io ho poi un terribile mal di testa e decidiamo di riposarci un po’in albergo. Alla sera siamo affamati come lupi. E’sabato e seguiamo il consiglio della guida che descrive il ristorante dell’Hotel Alexander come un posto molto bello, un po’caro, ma con una sala all’aperto dove si esibisce un’orchestra autentica di musica tunisina. Purtroppo l’informazione è errata, forse è stata cambiata la gestione, fatto sta che ci troviamo in un ristorante super lusso che ci fa spendere 50TD per una cena tutto sommato mediocre. E di musica e orchestrina neanche l’ombra. Vabbè, succede. Decidiamo di tornare all’albergo. Prima, però, andiamo in un bar incredibile. E’ letteralmente incastonato nei bastioni delle mura antiche, arredato in maniera molto semplice ma deliziosa ed illuminato da piccole candele che lo fanno sembrare un posto da mille e una notte. Siamo pochi avventori, una decina in tutto che si fumano il narghilè. Mi sembra un buon posto per provarlo e così facciamo anche noi. Ci servono uno squisito the ai pinoli e rimaniamo un paio d’orette così, a chiacchierare ed osservare le luci della città o le scene all’interno di questo posto. Sono tutti rilassati e questa sensazione comincia a diffondersi anche tra di noi. Usciamo che siamo un po’intontiti, sarà il narghilè. Dobbiamo attraversare l’intera medina, ormai deserta, per raggiungere il nostro alberghetto. Roberta ha timore di fare brutti incontri ma la rassicuro facendole notare che la città è tranquillissima. Poi mi spavento io quando mi attraversa a 1 metro di distanza una pantegana grassa come un maiale. Ho il terrore dei topi!
Si va a dormire. Domani torneremo a Djerba
Sousse-Sfax 2 ore 6TD
Hotel Ennacer 14TD la doppia
Domenica 31/05/04
Sfax-Djerba
Dopo aver preso alloggio nell’ormai nostro albergo preferito, l’Arisha, ci dedichiamo al mare. La giornata è caldissima e c’è un sole stupendo. Per arrivare alle spiagge di Djerba da Houm Souk è necessario prendere un taxi (4TD). Noi siamo andati nella spiaggia libera, subito a ridosso dei grandi complessi turistici. Il mare è meraviglioso, la spiaggia non pulitissima ma accettabile. Passiamo l’intera giornata ad oziare e fare il bagno. Per il ritorno in città fermiamo un taxi per strada e dividiamo il viaggio assieme ad un tizio già presente. Ormai è l’ultima sera in Tunisia, siamo un po’tristi perché il viaggio ci è piaciuto moltissimo. Ricominciamo a sentire parlare in italiano in giro e questo ci fa definitivamente realizzare che domani saremo in Italia. Prima o poi doveva finire…
Dopo aver cenato, passiamo la serata nel patio dell’albergo che la sera si trasforma in bar e ristorante. Chiacchieriamo con i camerieri e ci gustiamo un po’ di birrette all’aria aperta.
Lunedì 31/05/04
Djerba-Verona
Siamo tornati in Italia. Una giornata del cazzo.
Lemy e Roberta- Udine Lemy.serinvirdis@gmail.com