Tunisia
Quando il vento solleva le sabbie
Diario di viaggio 2009
di Gianfranco
Dove
una stretta di mano ha più valore di un qualsiasi contratto scritto....
Ho
deciso di scrivere questo report di viaggio spinto dal desiderio di condividere
questa meravigliosa esperienza.
Premetto
che ho cominciato tardi, a trent’anni, a viaggiare. Fino a quel momento
viaggiare per me era soltanto un sogno. Dopo di che è bastato rompere il
ghiaccio per iniziare una consuetudine che mi ha portato in Brasile (4 volte),
Stai Uniti d’America, Cina, Cuba, India e quasi tutta l’Europa.
Quando
viaggio amo la formula “fai da te” acquistando solo il volo per arrangiarmi
in loco, ovviamente dopo essermi documentato prevalentemente in internet. Questo
allo scopo di ottenere il risultato di “staccare” completamente dalla
routine e dallo stress di un quotidiano fatto di computer, fatture, appuntamenti
e telefonate.
E’
stato durante una discussione con una amica conosciuta su di un blog per
viaggiatori che mi ha fatto notare come non fossi mai stato in Africa. Da quel
momento è scoccata la scintilla che mi ha portato nei posti che descrivo di
seguito.
Quando
mi accennò alla Tunisia, non nego che ho subito storto il maso in quanto
affiancavo il nome di questo paese ai villaggi turistici, la scampagnata nel
deserto e la immancabile visita spenna-polli nei suk per i turisti.
A
contraddire tutto ciò ci ha pensato il “Benny” la guida italiana che vive
in Tunisia da 37 anni, con cui mi ha messo in contatto dapprima tramite e-mail the_desert_rats@yahoo.it
e poi per telefono. Benny è riuscito a stimolare la mia curiosità proponendomi
un tour nel deserto, on the road, fuori dai normali flussi turistici per vivere
una esperienza unica. Ho preferito fidarmi di un esperto dei luoghi, perché pur
avendo viaggiato molto all’estero in passato, e pur considerandomi una mente
aperta verso il “nuovo”, confesso una certa diffidenza nei confronti del
mondo arabo e mussulmano. In India ho avuto talvolta a che fare con i
mussulmani, ma nonostante non siano successi episodi gravi, ne serbo una certa
diffidenza verso taluni loro atteggiamenti.
Ecco
quindi che metto in moto la macchina organizzatrice (il Nokia e la mia rubrica
telefonica) per cercare i partners per questo viaggio. Il periodo è settembre,
per cui la cosa non è molto semplice a causa degli impegni lavorativi, ma il
breve periodo di otto giorni ed il volo di appena un paio di ore scarse, fa si
che riusciamo a formare un gruppo di cinque viaggiatori, tre ragazzi e due
ragazze. Mi informo presso la guida locale circa quello che avremo dovuto
portarci dietro: sacco a pelo, sacca morbida o trolley, scarponcino leggero,
abbigliamento leggero per gli orari
diurni, abbigliamento idoneo per le fredde ore notturne, passaporto valido, i
medicinali personali per chi ne avesse necessità, faretto tipo minatore (poi
capirete il perché!), l’accappatoio ed ovviamente macchina fotografica e cam!
Il
bagaglio personale in totale non doveva superare i 25kg per non sacrificare la
spedizione (e qui qualche difficoltà effettivamente c’è stata!).
Riusciamo
a trovare un volo da Bergamo a meno di €. 200 con scalo a Roma, ma preferiamo
fare un'unica tratta Malpensa-Tunisi con AirOne (ora C.A.I. o Alitalai) per soli
30 euro in più, preso in internet!
1°
Giorno
Arriviamo
a Tunisi in una tiepida mattinata di metà settembre. Dopo le formalità della
dogana tunisina insolitamente rapide, incontriamo il
nostro capospedizione, riesco finalmente a dare un volto a Benito ed il suo
aiutante che finora avevo solo sentito per telefono, titolare della sua agenzia
dal pittoresco nome di “THE DESERT RATS”. Mi viene subito in mente come
questi ce le hanno suonate di santa ragione fino al ’43 proprio da queste
parti.
Il
programma è serrato, e per non perdere tempo, partiamo a bordo delle due Toyota
Land Cruiser 4x4, direzione sud, in
direzione di Douz, la porta del deserto dove
arriveremo verso sera.
Durante
il tragitto facciamo tappa ad El Djem, dove visitiamo l’anfiteatro romano, che
scopro solo ora essere come dimensioni secondo solo al Colosseo di Roma (beata
ignoranza). Sopito lo stupore per la scoperta del Colosseo tunisino, peraltro
pulitissimo all’interno ripartiamo alla volta di Matmata, un villaggio
troglodita sulle montagne, Benny ci fa visitare una casa troglo, le abitazioni
scavate nella roccia tipiche di queste parti. Hanno la particolarità
diconservare la temperatura interna di 18-20 gradi tutto l’anno. Ci lasciamo
le montagne alle spalle e percorriamo i chilometri che ci separano da Douz , la
porta del deserto, posta lungo il deserto roccioso, per essere pronti ad
addentrarci nelle sabbie l’indomani. Pernottiamo al Hotel Mehari, che con
somma sorpresa scopro essere un quattro stelle, con piscina di acqua termale
all’interno, e con vista sulle prime dune. Una provvidenziale doccia, quindi
ceniamo in un ristorante tipico, da Magik dove facciamo conoscenza con il resto
dello staff.
Poco
distante c’è il Jebil National Park, si tratta dell’ultima savana rimasta
nel Sahara tunisino con una grande varietà di animali, dove è possibile fare
il safari. Peccato che i tempi ristretti del tour non ci consentano di
addentrarci nella savana. Annoto nel mio diario di viaggio questa tappa, chissà
al ritorno, o in futuro…
Dopo
il banchetto e l’immancabile sigaretta dopo il caffé, andiamo a nanna
sufficientemente stanchi da prendere sonno immediatamente.
2°
Giorno
Fedele
alla promessa che non sarebbe stata una vacanza da Club-Med la nostra guida ci
costringe ad una levataccia, e dopo la colazione, con tanto di brioche, partiamo
alle ore 6°° alla volta di Timbajne
in montagna. Abbandoniamo le strade asfaltate ed affrontiamo le prime piste a
sfondo duro, per prendere l’abitudine, scorgendo le prime catene di dune che
poi andremo a scavalcare, con passaggi tra le stesse a bordo delle nostre Toyota,
ci fermiamo tra le prime sabbie per un veloce pranzo al sacco. Questo è una
specie di training in vista dei giorni successivi. Benny ci spiega come ci
dobbiamo comportare nei confronti delle genti che incontreremo, come evitare
spiacevoli incontri con serpenti e scorpioni, come bere e come muoverci. Ci
siamo finalmente addentrati nel deserto del Sahara, il vuoto. Sabbia e rocce
ovunque ed il silenzio rotto solo dal rumore del vento. Ci fermiamo solo nel
tardo pomeriggio in mezzo al “nulla”, non tralasciando di raccogliere la
legna necessaria per il fuoco. Sotto la direzione attenta della nostra guida
approntiamo il campo tendato per la notte. La prima cena sotto le stelle,
scambiando le impressioni di quella prima giornata sentendoci quasi dei
guerrieri tuaregh per questo nostro primo giorno nel deserto. Dopo il solito
binomio caffé e sigaretta diventa impossibile non ammirare il cielo incredibile
per noi abituati alla nebbiolina dello smog ed alle luci della città. Di questa
notte mi resterà sempre dentro l’attrazione verso quel falò che in mezzo al
nulla, non so perché appariva come un qualcosa di “amico”, rassicurante.
Non avevo mai pernottato tra le sabbie del deserto, pur avendo in passato fatto
escursioni in giornata nei deserti del Rajastan e del Serto. Certo, il Sahara è
un’altra cosa!
3°
Giorno
All’alba
dopo la colazione ora riprendiamo la marcia, accompagnati dal lento scorrere del
tempo, siamo in mezzo ad un mare di sabbia e dopo la caciara dei giorni scorsi,
i silenzi di oggi accompagnati dal sibilo del vento ci fanno riflettere
ricordandoci chi siamo, confrontandoci con la natura ed il Sahara, che non è più
soltanto quella grande macchia gialla sulle cartine geografiche, ma ora appare
davvero come una entità senza confini.
La
mèta di oggi é il Lago della Luna, dove arriveremo dopo non poca fatica
attraversando catene di dune di sabbia. A fine giornata Benny ci conferma che ne
abbiamo scavalcate ben sette! La guida sulla sabbia è molto particolare, è
curioso osservare come viene affrontata la duna, sempre nella parte più alta
per non incrinare ed insabbiare i veicoli. Dopo una sosta per il pranzo, la
carovana riprende la marcia, comincia a farsi strada la stanchezza, il caldo del
sole sahariano diventa piano piano un avversario, che ti fiacca. Comincio a
desiderare di arrivare al più presto alla mèta. Mi tornano alla mente le marce
nel deserto dei legionari viste nei vecchi film in bianco e nero.
E’
quasi un sollievo affrontare l’ultimo tratto che ci porta al lago,dove una
sorgente di acqua termale alimenta il bacino, inserito in un contesto naturale
difficilmente descrivibile, lasciando da parte ogni prudenza, e memori di anni
di film ambientati nel deserto, ci buttiamo nell’acqua calda senza nemmeno
cambiarci, sensazione divina. Non siamo soli, accampato nei pressi c’è un
clan di “Arbaia”, che la guida ci spiega essere un popolo nomade algerino,
rifugiatosi in Tunisia con le loro greggi e dromedari, per dissidi col loro
governo. Ringalluzziti dall’inaspettato bagnetto, approntiamo il campo, il
cuoco ci prepara la cenetta e quindi il meritato riposo. Sarebbe stato curioso
conoscere i nostri vicini di oasi, ma la stanchezza prevale, e non mi sembrano
tanto entusiasti di sostare a fianco di questo gruppo di chiassosi italiani!
Assistiamo a Benny che parlamente col loro leader, mi ricorda John Wayne che
tratta col capo indiano nel Massacr Fort Apache. Vabbè speriamo che non finisca
così anche stavolta! Fisicamente fino a qui abbiamo potuto dimostrare a noi
stessi di potercela fare..... Certo non eravamo sui cammelli con Lawrence
d’Arabia, ma vi assicuro che la sensazione è grande! Sembra di toccare le
stelle con le mani.
4°
Giorno
Ci
ricordiamo sempre di essere nel bel mezzo del Sahara, niente sprechi, la sabbia
ormai si é infilata dappertutto, non riusciamo a liberarcene, ci
conviviamo...., stiamo vivendo l’avventura nel deserto, siamo parte di un
film!
Ci
aspettano molte ore di attraversamenti di catene di dune, cercando passaggi come
novelli esploratori, non ci avevo mai pensato, ma le dune si muovono, ci
dirigiamo verso Ksar Ghilane, oasi, dove un palmeto ci da l’impressione del
giardino, anche qui sorgente di acqua termale con laghetto. Risulta facile in
questo momento capire come mai le favole arabe offrano come traguardo sempre
delle oasi rinfrescanti. E’ la sensazione che si prova quando si sta in mezzo
a questa sabbia fastidiosa. Il viaggio ci permette di godere spettacoli
che ci fanno sentire quanto siamo piccoli e che in fondo anche noi siamo un
granellino di sabbia arriviamo all’oasi con il buio, ormai siamo diventati
veloci nell’approntare il campo tendato nel palmeto. Ci rimangono le forze per la cena, due passi sempre in vista del fuoco, scambiando
impressioni e sensazioni, rivivendo i momenti difficili e perché no, anche
quelli divertenti della giornata.
5°
Giorno
Restiamo
per l’intera giornata nell’oasi dedicandoci al relax, bagni nell’acqua
termale, 37° gradi, e prendiamo
contatto con gli abitanti nei pressi dell’oasi, che sono molto amichevoli e
ben disposti nei nostri confronti. Qualcuno parla francese, quindi risulta
facile scambiare qualche parola con i locali.
In
tre, evidentemente non ancora sufficientemente stanchi del viaggio, non ci
facciamo sfuggire la possibilità di effettuare una escursione a dorso di
dromedario accompagnati dai locali per andare a visitare un fortino della
legione straniera ad un’ora di distanza. Non me lo sarei perso per tutto
l’oro del mondo! Tolta la puzza e la sella scomoda, fa troppo “figo”
viaggiare così nel deserto sulle orme dei legionari. Le immancabili foto di
rito e poi di ritorno all’oasi dove trascorriamo la giornata che si chiude con
la immancabile cena tipica che vede come piatto principale il capretto appena
macellato.
6°
Giorno
Dopo
la giornata di relax, l’indomani facciamo colazione, riprendiamo la via, alla
volta di Douz, dove salutiamo il team, e a malincuore ci rendiamo conto di avere
lasciato alle spalle il deserto, che era diventato con il dovuto rispetto quasi
familiare, direzione Tunisi, attraversando il lago salato Chott El Djerid, dopo
una visita all’oasi di montagna Tamerza via
verso la capitale, non senza qualche rammarico, rendendoci conto che il nostro
raid nel deserto è al termine. E’ incredibile come nel deserto i tempi si
dilatino. Mi sembra di aver lasciato l’Italia da un mese! Per strada pranziamo
in un ristorante. Ripartiamo poi alla volta di Tunisi dove arriviamo nel tardo
pomeriggio. Alloggiamo a Sidi Bou Said, definita la perla della Tunisia,
villaggio tipico abbarbicato sulla falesia in riva al mediterraneo, già mèta
in antichità dei nostri antenati romani, poeti e scrittori. Alloggiamo al
piccolo Hotel Bou Fares di charme ricavato da una antica casa araba restaurata
da artigiani marocchini. La guida ci porta al ristorante per una cena libanese.
A fine serata prendiamo il the alla menta in uno dei caffé più antichi della
Tunisia, il De Natt.
7°
Giorno
Siamo
a Tunisi dove ci immergiamo nel traffico caotico. abbiamo modo di visitare il
museo Del Bardo, uno dei più importanti al mondo per la presenza di mosaici in
uno stato di conservazione quasi perfetta, anzi su di alcuni ci si cammina
proprio sopra. Dopo il Bardo andiamo nel quartiere Medina, dove pranziamo e
passeggiamo tra centinaia di piccole botteghe con relativo immancabile shopping.
Mi figuravo molto differente Tunisi, che invece risulta molto simile a tante
città europee del mediterraneo.
8°
Giorno
L’ultino
giorno lo dedichiamo a sistemare i bagagli non senza una punta di nostalgia per
prendere la direzione dell’aeroporto dove salutiamo Benny e ................. rientriamo in Italia.
Come descritto in precedenza abbiamo comprato solo il biglietto in Italia, affidandoci all’agenzia di Benito per tutto il resto. Scelta che si è rivelata davvero azzeccata per un raid all’insegna dell’avventura pur sentendoci sempre tranquilli e sicuri, che ci ha permesso di riportare con noi le sensazioni di una avventura davvero particolare. Già penso ad un nuovo raid nel deserto che la nostra guida stà organizzando dalla Tunisia in Egitto attraversando il deserto della Libia. La tentazione è forte!
Gianfranco