Tanzania parchi del nord
Diario
di viaggio dal 20 aprile al 2 maggio 2010.
di Lorenzo Fini
Itinerario:
si doveva partire da Milano Linate (partenza ore 16.00), ma causa vulcano siamo
partiti da Fiumicino-aeroporto Kilimanjaro (arrivo ore 13.55); poi i parchi
Arusha NP, Tarangire NP, Lake Manyara NP, Serengeti NP, Ngorongoro NP, Lake
Eyasi, Arusha; aeroporto Kilimanjaro (partenza ore 15.50)-Milano Linate(arrivo
ore 11.10)
Turisti
fai da te, coppia "giovane", nessun tour operator, contatto diretto
con guida locale suggerita da un'altra coppia che c'era stata lo scorso anno. In
sostanza eravamo noi due più autista e cuoco. L'itinerario lo abbiamo proposto
noi su indicazioni sempre di quella coppia dello scorso anno che abbiamo
contattato dopo aver letto il loro diario, la guida poi ci ha dato qualche
suggerimento che abbiamo accettato.
Abbiamo
speso più o meno a 2500 euro a testa: volo, safari, mance, spostamenti per 12
giorni.
Visto:
50€ al consolato tanzaniano a Milano
Vaccinazioni:
profilassi malarica, tifo ed epatite
Batterie:
occorre un caricabatterie per l'accendisigari della macchina, inutile cercare
prese di corrente, avevamo due batterie a testa, una da usare e una in ricarica
durante gli spostamenti, anche se poi è stato inutile visto che la macchina
fotografica l'abbiamo "persa"...
Safari
in tenda, tipo igloo di tela spessa, la dotazione è un materassino comodo per
me, scomodo per Chiara, il sacco a pelo lo abbiamo portato noi, la tenda ce la
montavano i ragazzi, cucina da campo, l'acqua non è potabile e usavamo quella
nelle bottiglie delle quali avevamo una scorta; i bagni dei campeggi sono
puliti, molto spartani e l'acqua calda per la doccia c'è quasi sempre; si
mangia all'europea, o almeno quello che ritengono sia cibo all'europea; portate
la carta igienica e salviette, bidet sconosciuto; necessaria torcia elettrica o
ancora meglio quella da mettere in testa; per la mancia, obbligatoria, abbiamo
dato 100 dollari alla guida e 60 al cuoco a fine tour.
Soldi:
avremmo potuto lasciare a casa la carta di credito; abbiamo prelevato scellini
dai bancomat di Arusha per le nostre piccole spese, durante il safari non
abbiamo speso nulla, anche perchè non c'era nulla da comprare... il resto in
dollari contanti. Attenzione agli euro che vengono valutati con un "cambio
creativo" alla pari con i dollari, escluse, ovvio, le banche.
Fuoristrada:
una bella Toyotona grande e spaziosa, non nuovissima, con il tettuccio aperto da
stare in piedi e proteggerci dal sole, noi eravamo solo in due quindi non ci
siamo mai intralciati, ma vedevo anche le altre auto e fino a 4 persone si sta
comodi. Le strade sono pessime, soprattutto verso il Serengeti, Chiara ha avuto
un po' di mal d'auto, ma anch'io non stavo benissimo... ma ai primi leoni è
passato tutto... Anche se non eravamo con una agenzia, la nostra guida è sempre
stata in contatto con gli altri autisti via radio, quindi per gli avvistamenti
eravamo sempre informati, anche se molto spesso eravamo noi a chiamare gli
altri... Abbiamo bucato una gomma, ma è stato un inconveniente prevedibile e
risolto in 40 minuti.
Volo:
Ethiopian Airlines, lo scalo (Addis Abeba) ci ha fatto perdere parecchio tempo,
soprattutto al ritorno, visto che all'andata a Fiumicino ci siamo andati in
treno causa vulcano islandese, però l'arrivo a Kilimanjaro è comodo perchè in
un'ora eravamo ad Arusha. Abbiamo visto il Kilimanjaro dall'aereo: meraviglioso
e molto raro, visto che poi era sempre immerso nelle nuvole...
E
ora l'itinerario:
21
aprile, Arusha
Arrivo
al Kilimanjaro Airport verso le 14.30. I bagagli ci sono, non scontato. Ci
vengono a prendere e ci portano in ufficio a saldare, 1000 dollari li avevamo
anticipati. Ovviamente in dollari e in contanti. Poi ci accompagnano all'Hotel
che ci avevano prenotato, moooolto economico... giusto per acclimatarci. Si
chiama Annex Hotel. Pomeriggio libero per la città, il mercato è molto vicino,
anzi quel quartiere sembra un po' tutto un mercato. Ci ritiriamo col buio anche
perchè la città è pochissimo illuminata. Cena all'Annex, bell'esperienza.
Abbastanza fresco la sera, nuvolo e umido.
22
aprile, Arusha National Park
Si
parte alle 9 per il primo game drive. In mezz'ora siamo lì, il clima è fresco
e nuvolo, sembra sempre debba piovere, ma non piove. La guida ci presenta il
Ranger che ci accompagna per la passeggiata che dovrebbe essere di tre ore ma
sarà appena di due... l'uomo è di poche parole, tranquillo e armato, quindi
siamo tranquilli anche noi, nel parco però non ci sono leoni, gli abbiamo dato
la mancia di 5 dollari. Dopo aver visto bufali, zebre, gnu e antilopi torniamo
all'ingresso per il pranzo "picnic box". Poi game drive fino a sera
dove vediamo il Ngurdoto Crater, pieno di animali al pascolo e i Momella Lakes.
E' tutto molto verde, e anche qualche fiore. Vediamo anche i Colobi, le scimmie
bicolori, molto timide. Rientro al campeggio, l'impatto è buono, le tende sono
già montate e ceniamo insieme ad altri turisti in uno spazio comune, migliora
il tempo, ma il sacco a pelo i piuma d'oca è una buona idea.
23
aprile, Tarangire National Park
Partiamo
dopo colazione. Una strada incredibilmente ottima, asfaltata e con le linee per
terra. Facciamo scorta d'acqua in un grande supermercato tipo europeo, e qui se
avete dimenticato qualcosa è l'unica occasione di acquisti. Per stare
tranquilli abbiamo preso 12 bottiglie da un litro emmezzo. Arriviamo al Campsite
Kigongoni, bello e pulito, scarichiamo tutto e mentre il cuoco prepara il campo
e la cena noi entriamo nel Parco. Elefanti, elefanti, elefanti. Piccoli, grandi,
soli, in gruppo, tranquilli, arrabbiati, che fanno il bagno, che bevono... e
tanti fastidiosi pappataci che credo siano le mosche della "sleep disease",
ci immergiamo nell'Autan. C'è il fiume Tarangire pieno d'acqua con zebre,
bufali e vari tipi di antilopi. Da un punto di osservazione in alto vediamo
un'animata "discussione" tra un bufalo e un'elefante. Qualche leonessa
rilassata. A sera si torna al camp dove è tutto pronto. Ancora fresco e nuvolo.
24
aprile, Tarangire National Park-Mosquito River
Dopo
colazione ancora nel parco, pranziamo in una area riservata, all'ombra di acacie
gigantesche, anche se non chiusa, dove tra l'altro si vede un grosso serpente
immobile, forse un pitone, ma tutti sono tranquilli quindi decidiamo anche noi
di non preoccuparci. Nel tardo pomeriggio rientriamo, aiutiamo a sbaraccare e in
un'oretta di buona strada siamo in un vivace villaggio, tradotto in Mosquito
River, e passiamo la notte in una stanza di un vero "resort" con bagno
in camera e piscina, la cena la prepara sempre il nostro cuoco ma mangiamo nella
sala del ristorante comune, lì fino a tarda ora si chiacchiera con turisti
coreani veramente ufo. Parecchie zanzare fino alle otto poi il freddo le ha
cacciate...
25
aprile, Lake Manyara National park
Dopo
colazione ci accorgiamo che il Parco è veramente vicino e la strada è ancora
buona. Tantissimi uccelli, a vedere le foto dopo ne abbiamo da riempire un
libro... Vediamo anche un paio di leopardi sugli alberi, ma ancora abbastanza
lontani. Il lago è una distesa verde, vediamo i fenicotteri, tanti. La nostra
guida ci porta lì dove chiediamo, tranne dove è proibito, e solo una volta ci
ha detto di fare "alla napoletana" prendendo un sentiero non
segnato... Nella foresta vicino alla Rift Valley parecchi babbuini sempre molto
indaffarati. Siamo stati fermi a vedere una pozza d'acqua con gli ippopotami per
almeno un'ora e ci siamo finalmente sentiti nei documentari National Geographic.
La nostra guida, anche grazie alla radio, ci portava dove vedere gli animali che
potevano essere "in azione", inoltre aveva con sé un'atlante degli
uccelli veramente utile. Quasi visto leopardo. Il cielo si era un po' annuvolato
e ci siamo messi le giacche, ma non ha piovuto. Nel tardo pomeriggio al rientro,
insieme ai coreani abbiamo fatto un giro della città, nel mercato e tra le
bancarelle per comprare un po' di roba da portare a casa, c'era persino
l'internet point. Cena e dormire ancora nel resort.
26
aprile, Lake Manyara-Serengeti National Park
Si
parte dopo colazione, salutiamo i coreani, poi tutto il giorno si guida per
arrivare nel Serengeti, lungo il crinale del Cratere Ngorongoro, non capisco
perchè non si possa girarci intorno, visto che è tutto piatto... Comunque la
bella strada finisce di colpo all'ingresso della Conservation Area e diventa una
pista sterrata con buche impressionanti... si procede a passo d'uomo. Finestrini
chiusi per la polvere che penetra fino sotto i vestiti. Dopo i 2000 metri del
cratere, si torna a scendere, ma la strada non migliora. Ci fermiamo per il
pranzo "picnic box" all'entrata del Serengeti, un'oasi di civiltà nel
bel mezzo della savana. C'è un po' di affollamento alle casse, quindi stiamo
fermi per più di un'ora, ma almeno lasciamo allo stomaco il tempo di fermarsi
dopo gli scossoni della strada... Si riparte e la pista verso il campsite è il
nostro game drive, infatti avvistiamo subito antilopi, zebre e un numero
impressionate di giraffe che curiosamente andavano tutte dalla stessa parte.
Deviazione per una soffiata alla radio e via a vedere una coppia di giovani
rinoceronti maschi, abbastanza rari. Mentre siamo fermi io mi giro dall'altra
parte e vedo un ghepardo che fuggiva alla chetichella. Così è il Serengeti. Un
gruppo di leoni stava mangiando quel che rimane di uno gnu... e i soliti
ippopotami cazzeggiavano nella polla d'acqua, sempre lungo la strada. Arriviamo
al Camp Seronera. Mentre facciamo la doccia, bagni puliti, ci montano la tenda e
preparano la cena. Si mangia in uno spazio protetto da una rete per tenere
lontano animali in cerca di cibo. Poche zanzare. Di notte è meglio uscire con
la pila e guardarsi bene intorno, i camp non è cintato.
27
aprile, Serengeti
Ci
svegliamo presto e ci dirigiamo a nord verso il fiume Grumeti, vediamo già da
lontano alcuni avvoltoi volare nello stesso punto e ci dirigiamo là sempre
accompagnati dalla radio. Vediamo molte mandrie di gnu e zebre in movimento,
sono enormi ma non sconfinate come ci aspettavamo, la guida ci dice che è una
specie di retroguardia e che con il poco tempo che abbiamo dovremo essere
fortunati per vedere qualcosa della migrazione degli animali. Arriviamo al
fiume, o un suo affluente, visto che non è grandissimo, ed effettivamente
vediamo guadarlo da molti animali, con i binocolo si vedono i coccodrilli in
attesa. Siamo molto emozionati, ma in tv ti fanno vedere tutto molto
concentrato, in realtà i tempi sono quelli della natura, quindi abbiamo visto
solo una zebra afferrata, e trascinata sotto. Alcuni leoni guardavano, ma si
vede che non avevano fame e non si sono mossi per tutto il tempo. A sera
rientriamo, e vediamo altri leopardi e iene, il viaggio è stato lungo ma ne è
valsa la pena.
28
aprile, Serengeti - Ngorongoro Conservation Area
Sveglia
presto, colazione, ultimo game drive poi rientriamo per un pranzo veloce, si
sbaracca e via per il Ngorongoro. Altre mandrie, altri leoni, altri leopardi, un
paio di piccoli sciacalli eccetera eccetera... Addio Serengeti e le tue
sconfinate pianure. La strada la conosciamo già, è la stessa pessima
dell'andata. Arriviamo a sera con tutti gli organi interni frullati, si monta la
tenda, ci vestiamo come esquimesi e facciamo un giro per il Camp Simba. E'
bellissimo perchè è proprio sul bordo del Cratere con una vista mozzafiato e
tutti i suoni in diretta della savana: barriti, ruggiti, stridii, rumore di rami
spezzati... il camp è circondato dalla foresta che digrada verso il cratere, e
dalla foresta escono teste di bufalo, elefanti che si vengono ad abbeverare alla
cisterna dei bagni... Insomma la serata è stata piacevole perchè con il freddo
siamo stati tutti insieme fino a tardi a bere con altri turisti canadesi e
australiani e poi il riso irresistibile ed isterico che usciva da ogni tenda ad
ogni rumore sospetto... Comunque non è successo niente.
29
aprile, Ngorongoro-Eyasi
Colazione,
facce un po' distrutte. Si parte presto, sempre molto vestiti, giù per una
strada ripida e pazzesca giù per il crinale, arrivati giù ci accorgiamo subito
che il posto è molto frequentato da turisti e il traffico comincia subito ad
innervosirci... cerchiamo di evitare le piste più battute però è vero che
essendo un luogo relativamente chiuso abbiamo più possibilità di vedere più
scene d'azione, infatti in tarda mattinata vediamo una battuta di caccia di tre
leonesse che hanno scelto la loro preda in un branco di gnu. Gnamm! Intorno a
loro eravamo almeno in una quindicina di auto... Il Parco è davvero molto
bello, verde e pieno di fiori rossi e gialli con mandrie e predatori, ben
diverso dagli spazi a perdita d'occhio del Serengeti. Ora comincia a fare
abbastanza caldo, anche se si vedono arrivare le nuvole dal bordo del cratere;
pranziamo con il "box lunch" sulla riva di un lago pieno di uccelli,
che ci attaccano dall'alto se ti vedono mangiare... poi a metà pomeriggio
rientriamo, si smonta, si carica tutto e si riparte; non facciamo in tempo a
tirare il fiato sulla strada asfaltata che imbocchiamo un'altra pista sterrata
verso il Lake Eyasi, il paesaggio è molto vario, in alcuni punti ricorda la
Toscana... Poi torna la savana a volte gialla e a volte verde. La strada
attraversa gruppi di capanne misere, e i bambini ci inseguono per brevi tratti,
la povertà è immensa. Smettiamo di chiacchierare e il finestrini sono chiusi
sia per la polvere sia per cercare di non vedere e sentire quelle vite
sofferenti, in fondo siamo solo turisti... Arriviamo all'imbrunire in uno
spiazzo cintato che potrebbe anche chiamarsi campsite, a dire la verità sembra
un parcheggio. In mezzo un'acacia da sogno e lì sotto montiamo la tenda. Avevo
letto sul nostro "diario/guida" che il bagno era
"inagibile", bè, lo era davvero! Ma lo abbiamo accettato come un modo
per capire meglio la situazione locale. Più tardi arrivano altri 4 turisti
tedeschi, ma non erano molto socievoli. Cena e noi andiamo a letto presto, la
nostra guida Roman, se ci sono villaggi vicini va a bersi una birra e a salutare
gli amici.
30
aprile, Lake Eyasi
Ci
svegliamo prima dell'alba, e insieme ad un'altra guida locale andiamo a
"cercare" gli Hadzabe. Questo perchè non vivono in villaggi e si
spostano di continuo. Il viaggio dura un'ora circa di non-strada, ci sembrava si
avanzasse a casaccio, tra grandi pezzi di lago e fiumiciattoli che lo
attraversano, ma evidentemente ci sbagliavamo perchè a un certo punto ci
fermiamo, scendiamo e dietro ad un cespuglio ci presentano la piccola tribù che
ci porterà a cacciare. L'impatto è forte, anche perchè mi sembrano messi
abbastanza male, non so se per la malaria o per la bronchite cronica e in pochi
secondi accendono il fuoco con i bastoncini e mettono le braci in un bel cilum
pieno di marijuana, ed è appena sorto il sole! La guida intanto ci spiega usi e
costumi di questa tribu, che assomiglia molto ai boscimani che avevamo già
incontrato nel Kalahari in Namibia. Chiara consegna alle donne il pacco viveri
che la guida ci aveva consigliato di portare, mentre i bambini confezionano
braccialetti e collane. Arrivano i tedeschi che guardano avidi il cilum più che
ascoltare la lezione. Poi comincia la "caccia": gli Hadzabe corrono
per il bush, noi gli stiamo dietro, la guida continua a parlare, ogni tanto si
scoccano frecce: surreale. Mi trovo presto pieno di spine. Poi ci fermiamo e
loro spaccano dei rami per farci assaggiare il miele all'interno, per non
sembrare schizzinoso credo di aver mangiato anche qualche piccola ape, poi ci
fanno provare ad accedere il fuoco anche a noi con i bastoncini e
miracolosamente io ci riesco! prendono la mia brace e via un altro cilum di
marijuana mentre si cuociono gli uccelli che hanno cacciato, un piccolo
assaggio, come mangiare i passeri e torniamo al "campo", in realtà
dormono per terra e si comportano da veri primitivi felici. Poi comincia uno
spettacolino per turisti, anche se non mi sembrano così maliziosi da farlo
sembrare veramente finto. Abbiamo danzato con loro, provato i loro archi,
mangiato il loro cibo, comprato le loro collanine e fumato la loro maria:
difficile non lasciargli dei soldi....I tedeschi gli avrebbero comprato anche le
scarpe, che erano poi dei pezzi di copertone...E alla fine ci siamo sentiti
molto turisti raggirati. Chiediamo a Roman la nostra guida se potevamo visitare
qualcosa di vero, e lui fa una telefonata e si ferma in un villaggio senza nome
lungo la strada, parla con qualcuno, e visitiamo per pochi minuti una scuola.
Esperienza indimenticabile e soprattutto vera. Salutiamo tutti i bambini uno ad
uno e lasciamo 20 $ all'insegnante, sperando che vadano nelle casse della
scuola....
Torniamo
sulla bella strada asfaltata e facciamo tappa per il pranzo nel resort vicino al
Lake Manyara. Ora la strada per Arusha è un vero lusso... Avvicinandoci alla
città cominciamo a sentire fastidio per il traffico e la "civiltà".
La guida ci accompagna al solito Annex Hotel che ora ci sembra l'Hilton.
1
maggio
Mattinata
libera ad Arusha dove visitiamo il mercato "dei souvenir" e finiamo di
svuotarci le tasche. La gente è comunque cordiale, una volta che ti liberi dei
venditori assillanti. Poi, fuori programma e a sorpresa, Roman ci invita a
pranzo a casa sua e sua moglie ci prepara i piatti locali a base di riso che
sono abbastanza diversi da quelli che abbiamo mangiato durante il safari; la
loro gentilezza è veramente disarmante e siamo quasi imbarazzati; nel primo
pomeriggio ci accompagna all'aeroporto di Kilimanjaro, questa corsa non era
prevista nel prezzo e l'abbiamo pagata a parte. Poi il ritorno....
Note
conclusive: prima di partire i dubbi sull'affidarci a una guida locale, non
certificata, praticamente sconosciuta li abbiamo avuti, però alla fine la
scelta lontana dai tour operator ufficiali è stata la nostra migliore
esperienza di viaggio. Roman, del quale avevamo solo la mail, è stato sempre
molto gentile e serio nel suo lavoro, e ci siamo subito trovati molto bene,
facendo diventare un budget safari quasi in un safari di lusso... Qualche anno
fa siamo stati in Namibia, ma con un tour operator "ufficiale" che
aveva comunque dei rigidi programmi da rispettare. Con Roman subito ci è
sembrato davvero di viaggiare con un amico che conosce bene il suo paese e che
te lo vuole mostrare al meglio. Roman cercava nel possibile di accontentare ogni
nostra richiesta, e quando abbiamo incontrato nei camp altri turisti non abbiamo
proprio notato nessuna differenza di sostanza nell'itinerario,
nell'organizzazione e nella gestione del safari. Gli facciamo pubblicità perchè
se lo merita davvero!
L'unica
pecca è stata la perdita della macchina fotografica, colpa nostra, ma pazienza,
vuol dire che dovremo tornare. Lascio qui la mail di Roman Raphael per
contattarlo direttamente:
romantanzania@yahoo.com
oppure
realblackmaninafrica@hotmail.com
Lorenzo
e Chiara
se vi occorrono altre informazioni scrivetemi a Lorenzo.Fini67@gmail.com