Svalbard
Norvegia
Racconto di viaggio 2001
di Morenita
24.6.2001
Longhiarbin
Il
volo che collega Oslo a Longyearbyen vale davvero la pena e fornisce eccezionali
visioni delle montagne artiche e dei ghiacciai delle Svalbard.
Questo
meraviglioso arcipelago, situato tra il 74° e l’81° parallelo a nord, non è
soltanto il limite del Polo nord più facilmente raggiungibile, ma anche uno dei
più spettacolari luoghi immaginabili.
Abbiamo
fatto parecchi viaggi Gianna ed io negli ultimi anni e visitato paesi molto
diversi tra loro, ma una località non abbiamo ancora visitato: il grande nord
che ci attrae per diverse ragioni.
il
desiderio di vedere gli orsi polari;
il
sole: il piacere di vedere splendere il sole 24 ore al giorno sopra i ghiacci
perenni;
E
poi il pack: navigare fra i ghiacci.
Nella
piccola piazzetta di Longyerbyen, Gianna ed io non rinunciamo alla nostra buona
abitudine.
Il
brindisi augurale, perché la vacanza sia come sempre splendida.
Loangyerbyn
è il porto di imbarco della Professor Molchanov, la nave rompighiaccio con la
quale effettueremo questa splendida crociera.
Capoluogo
delle Svalbard è abitata sia d’estate che nella lunga notte artica da 1500
norvegesi.
25.6.
Ny alesund
In
serata salpiamo, destinazione Ny Alesund dove
sbarchiamo la mattina dopo.
Situata
al 79° parallelo si vanta di essere la comunità più settentrionale al mondo.
Base
di ricerca, si affaccia sul Kongfiord.
Non
è il più ospitale dei luoghi, ma è difficile trovare uno scenario più
grandioso.
E’
una giornata molto grigia, il cielo è completamente coperto da nubi e ciò
rende ancora più evidente il contrasto tra le brulle coste marroni e le vaste e
bianche distese di ghiaccio.
Questo
luogo è legato al ricordo delle prime trasvolate polari.
Da
qui l’11 maggio 1926 si alzò il dirigibile Norge con a bordo il celebre
esploratore Amudsen e l’italiano Nobile.
Il
Norge riuscirà a sorvolare il Polo nord e l’intero bacino artico.
Passeggiamo
nella splendida Baia del Re.
C’è
un grande silenzio interrotto di quando in quando dalle strida delle starne
artiche che ci attaccano nel tentativo di difendere i loro nidi.
Krossfiorden
Ripresa
la navigazione, nel pomeriggio la nave getta l’ancora a Krossfiorden
dove
sbarchiamo per la nostra 1° passeggiata nella
tundra artica.
Il
gruppo di turisti che ogni giorno praticherà diving, scende coi gommoni per la
prima immersione nel gelido mare dell’artico.
Camminando
con fatica risaliamo la vallata affondando nel mollisol, pantano causato dal
disgelo.
Lo
sguardo spazia nelle distese libere dai ghiacci, dove sulle pendici più
esposte, ad ogni anno si ripetono piccole meraviglie.
Fiori
dai colori sorprendenti, minuscoli, quali miniaturizzati, muschi e licheni
creano bellissime macchie di colore.
La
terra è solcata da una ragnatela di canali scavati dall’acqua formatasi dalla
neve disciolta.
Procediamo
lungo le rive fangose dei corsi d’acqua che in alcuni punti formano torrenti
impetuosi.
Mentre
vasti iceberg e banchi di ghiaccio ostruiscono il mare circostante, navighiamo
al chiaro della lunga notte polare ammirando splendidi panorami.
Lillieookbreen.
Sono
le 9 di sera quando la nave getta l’ancora davanti al ghiacciaio di
Lillieookbreen.
Di
fronte a noi sopra le acque blu cobalto una enorme parete di ghiaccio che tra
giochi complicati di chiaroscuri brilla sotto il sole in un cielo terso ed
abbagliante.
Sbalbard
è un attacco ai sensi.
Stiamo
assaporando tutta la magia artica di questi luoghi.
Durante
l’estate per 3 interi mesi il globo solare resta fisso spostandosi su una
traettoria orizzontale.
Siamo
alla 2° notte di crociera e ancora non abbiamo assorbito i ritmi artici.
Questo
sole che non tramonta mai ci rende difficile discernere il giorno dalla notte e
ci fa perdere la nozione del tempo.
Così
a più riprese, ci alziamo durante la notte per controllare l’altezza del sole
ed ogni volta lo troviamo immobile nello stesso punto. Siamo ammaliate.
26.6
- Amsterdamoia
Scendiamo
sull’isola di Amsterdamoia dove la presenza di relitti sta a testimoniare come
questo luogo fu a lungo una grande stazione baleniera.
In
questo minuscolo lembo di terra annegato tra i ghiacci della immensa calotta
polare, ogni anno arrivano milioni di uccelli migratori.
In
questa terra aspra e selvaggia che il vento ed il ghiaccio hanno contribuito a
modellare nei secoli, non crescono alberi, ma è in compenso incredibilmente
ricca di fauna e specialmente uccelli marini.
Osserviamo
una colonia di piccoli gabbiani, una delle poche specie che compiono il loro
intero ciclo vitale su queste isole.
Incuriosite
domandiamo a Rolf, la ragione per
cui durante le escursioni a terra portano armi da fuoco.
Ci
spiega che è consigliabile tenere sempre a portata di mano un fucie, perché
non si sa mai, potrebbe gironzolare proprio da queste parti il maestoso orso
bianco, bellissimo ma molto pericoloso.
Fuglesongen
La
piccola isola di Fuglesongen che visitiamo nel pomeriggio ospita renne nane, e
tra i suoi scogli una colonia di chiassosi alle alle.
Ogni
anno le scogliere delle Svalbard si popolano di uccelli che vengono quassù da
paesi lontanissimi come l’Argentina o il Sud africa per deporre e far
schiudere le uova e poi riprendere le loro migrazioni verso sud.
Scintillanti
nella calda luce del sole di mezzanotte, affascinanti sotto la coltre di
nuvole che sembrano appoggiarsi sulle cime dei monti, queste isole sono un
concentrato di artico, un mondo unico.
La
navigazione prosegue verso nord.
Fa
freddo fuori.
Saliamo
sul ponte di comando dove troviamo il 2° ufficiale al timone.
I
primi iceberg sfiorano i bordi della nave, Il cielo si fa sempre più grigio e
soffia un vento gelido che trascina gli iceberg verso il mare aperto.
27.6
- Andoyane e Liefdefjorden.
A
borgo dei gommoni esploriamo la piccola isola di Andoyane all’interno del
Liefdefjorden.
Fa
molto freddo. Siamo intirizziti e i piedi sembrano di ghiaccio.
Ad
un tratto un segnale di Rinie ci fa dimenticare tutto.
Siamo
emozionatissimi! C’è l’orso Bianco!
L’incontro
tanto atteso finalmente è avvenuto. Sono felice come una bambina.
Sull’isolotto
di fronte una madre dorme accovacciata accanto al suo cucciolo.
Ripresa
l’esplorazione scorgiamo un enorme maschio che nuota verso riva. Quando esce
dall’acqua e si scuote si mostra in tutta la sua possente mole.
Gli
orsi sono animali bellissimi, ma molto pericolosi, pertanto l’incontro
ravvicinato non è consentito.
Osservarli,
anche se a distanza resta comunque un’emozione fortissima e indimenticabile.
Ricco
di scenari ammalianti questo mare è percorso da banchi di ghiaccio e vasti
iceberg dalle forme bizzarre.
Navighiamo
tra i blocchi di ghiaccio che affiorano da specchi d’acqua azzurra simili ad
atolli tropicali.
Hanno
forme indescrivibili, tutti i colori del ghiaccio, dell’acqua e del cielo.
ghiacciaio
di Monaco
Dinanzi
a noi l’imponente fronte del ghiacciaio di Monaco forma una spettacolare
barriera di ghiaccio che si affaccia sul mare, scaricando in continuazione
blocchi di ghiaccio e tanti piccoli iceberg che punteggiano questo mare.
Guardandomi
intorno mi domando cosa ci spinge ad affrontare un viaggio per recarsi nel
nulla, solo rocce e ghiacci, scoscesi a picco su un mare color piombo, solcato
da iceberg e dai ghiacci a perdita d’occhio.
In
un paesaggio selvaggio, aspro e senza vegetazione, modellato dai venti continui,
un ambiente gelido ma fantastico e carico di fascino.
Una
terra dove la natura è sovrana, ma dall’equilibrio ecologico fragilissimo,
isolata dal resto del mondo, che offre al visitatore solo silenzio e solitudine.
Eppure
chi l’ha conosciuto non può non provare timore nostalgia e felicità per
essere stato qui ad ammirare questi luoghi.
Il
vento e il gelo sono la caratteristica costante di queste terre.
Il
tempo cambia con molta rapidità ed il freddo si fa più intenso.
E’
con sollievo che risaliamo sui gommoni per il rientro.
Nordaustlandet.
Navighiamo
tutta la notte per arrivare a nord dell’isola di Nordaustlandet.
La
mattina al risveglio siamo colpite da una luce accecante.
Ci
precipitiamo sul ponte. L’emozione è fortissima.
La
nave è immobile, imprigionata nel pack abbagliante senza orizzonte e bianco,
bianco, di un candore che l’occhio fatica a fissare.
Dopo
giorni passati ad ammirare un mare che cambia dal blu al grigio, ora è il
bianco assoluto. Il bianco magico, suggestivo pack, un deserto bianco, un
orizzonte di ghiaccio in cima al mondo.
L’immacolata
distesa bianca sembra inghiottire tutto, anche il rumore e le vibazioni della
nave che avanza faticosamente tra i lastroni di ghiaccio cercando faticosamente
di aprirsi un varco nel mare ghiacciato.
Per
proseguire nel pack la nave compie faticose manovre di avanzamento fino a dove
il ghiaccio lo permette.
A
questo punto inizia una manovra di arretramento, per poi spingersi ancora in
avanti e rompere un altro strato di crosta di ghiaccio.
Queste
operazioni vengono ripetute molte volte fino all’uscita dal pack.
Parroya
e Pippsoya
Gianna
ed io consultiamo assieme al capitano le carte nautiche.
Lo
convinciamo così a portarci verso l’81° parallelo, alle isole di Parroya e
Pippsoya che distano circa 900 km dal Polo nord.
L’artico
è un mondo da visitare in punta di piedi, perché solamente in questo modo gli
stimoli che ci provengono da questo ambiente silenzioso e solitario, penetrano
in noi poco alla volta, lentamente invadono la nostra mente e i nostri pensieri
provocando sensazioni profonde.
Inizia
il viaggio di ritorno.
La
navigazione ora prosegue verso sud e il sole torna a splendere.
Gli
onnipresenti gabbiani, inseguono garruli la nave, tagliandone la prua, scendendo
in volo planato fino quasi a sfiorarne la tolda per poi improvisamente scartare
bruscamente e allontanarsi.
Engelskbukta
Sbarchiamo
nel fiordo di Engelskbukta in uno
splendido scenario.
Durante
la nostra passeggiata incontriamo le renne nane e per la 1° volta la pernice
artica.
Il
fascino particolare di queste terre ai limiti dell’artico nasce dalla magia
dei paesagi modificati continuamente dalla luce di questo sole che non tramonta
mai, dallo spettacolo dei fiordi e dei ghiacciai dal fronte immenso solcati da
profondi seracchi che fanno da sfondo a insenature tranquille dove nidificano
nugoli di gabbiani.
A
bordo di gommoni esploriamo il lembo di mare posto di fronte all’imponente
ghiacciaio di Osbornebreeen.
Come
in un fantastico zoo di ghiaccio facciamo l’incontro con le foche barbate che
di prevalenza vivono dove terminano i fiordi e i ghiacciai si buttano nel mare.
Addentranoci
tra i blocchi di ghiaccio che affollano la baia, osserviamo le foche mentre
nuotano nell’acqua turchese e o vanno pigramente alla deriva su zattere di
ghiaccio.
Coi
loro caratteristici baffoni viste da vicino hanno un’aria quasi umana.
La
limpidezza dell’aria e la presenza di cristalli di ghiaccio sospesi
nell’atmosfera accentuano gli spettacolari effetti di luce.
Al
rientro assistiamo alle lunghe e laboriose operazioni di recupero dei gommoni
che vengono effettuate dopo ogni sbarco.
Questa
sera l’equipaggio ci ha preparato una piacevole sorpresa.
A
nostra insaputa hanno organizzato una festicciola con barbecue e danze sul
ponte.
Da
brave festaiole goderecce quali siamo noi, con l’entusiamo di sempre ci
lanciamo nelle danze senza perderne una.
Tanto
da sentire alla fine della festa il capitano gridare “viva l’Italia”. Come
al solito abbiamo tenuta alta la nostra bandiera.
Sono
le 3 del mattino quando salgo per l’ultima volta sul ponte a fotografare il
sole.
Sarà
difficile dimenticare questi giorni con 24 ore di luce continua, la purezza
dell’aria, gli spazi sconfinati, i tappeti di fiori e di muschio, gli scenari
ammaliantti dei fiordi sinuosi e dei possenti ghiacciai, ma soprattutto questo
sole con le sue sfumature che riflettono tutti i colori dell’oro puro.
Alkornet
Camminando
sopra un tappeto di mordibo muschio color smeraldo nella tundra fiorita di
Alkornet ci godiamo la nostra ultima passeggiata, cercando di imprimere negli
occhi queste visioni.
Assaporiamo
la purezza dell’aria, gli spazi sconfinati, il terreno ricoperto di un tappeto
di fiori e la poesia che tutto ciò esprime.
Risalendo
lentamente la vallata pianeggiante avvistiamo un branco di renne nane che
pascolano coi loro piccoli.
La
nascita delle piccolere renne, una sola per ogni femmina, ha luogo il mese di
giugno.
Navighiamo
ormai verso la fine della vacanza.
Barentsburg
Scendiamo
a Barentsburg, una comunità in decadenza che continua l’attività mineraria
di estrazione del carbone.
Circa
2000 russi sono insediati in questo villaggio minerario dalla curiosa atmosfera.
In
questo luogo la vita è molto difficile e dipende esclusivamente dai
rifornimenti dalla madrepatria.
Sbarcate
a Longyearbyen abbiamo tempo per visitare la piccola cittadina con le sue
castette viivacemente colorate.
La
vacanza è finita. Dobbiamo partire.
Posiamo
lo sguardo per l’ultima volta sui minuscoli ranuncoli glaciali che sbocciano
come per miracolo durante la breve estate artica. Quanta poesia!
Morenita