Sri Lanka: dove i treni sono lenti e affollati
Racconto di viaggio 2019
di Claudia
Visitare lo Sri Lanka in treno si è rivelata un’esperienza indimenticabile. Quasi traumatica sul momento ma divertente ripensandoci dopo qualche giorno. Qualcuno penserà che sia stata una pazzia, da incoscienti, e forse ha ragione. Il mio consiglio è di prenotare, laddove è possibile, un posto a sedere, e di stare lontano dai treni in movimento.
Lo Sri Lanka è definito, per la sua forma, anche la lacrima dell’India. Le lingue ufficiali sono tre: il singalese, il tamil e l’inglese. Il Buddhismo è la religione principale ma ci sno anche molti induisti e cristiani. Il curry, piatto tradizionale servito con riso, pollo o pesce, è a base di latte di cocco e spezie, ed è molto piccante. La gente è molto cordiale e sorridente ed è sempre pronta a dare un consiglio o anche solo a scambiare due parole.
Negombo si trova a 10 km di distanza dall’aeroporto di Colombo ed è un ottimo punto di partenza per iniziare la scoperta di una parte di quest’isola. C’è una bella spiaggia dove rilassarsi, un mercato del pesce, dove le donne fanno acquisti tra i banconi mentre i pescatori appena rientrati dal mare riparano le loro reti.
I diversi templi buddhisti e induisti, molto colorati, oltre alle chiese cristiane sono un’altra attrazione del posto.
Kandy è la seconda città più grande del Paese. Oltre al suo lago artificiale e al Tempio del dente la definirei una città anonima. Il tempio, costruito nel 1600, custodisce uno dei denti del Buddha, ritrovato dopo la sua cremazione. Dopo varie peregrinazioni fra India e Sri Lanka, è stato riportato a Kandy nel 1592. È oggetto di venerazione e per motivi di sicurezza viene esposto solo una o due volte ogni dieci anni.
La città è conosciuta anche per le sue danze, accompagnate dal suono dei tamburi. Gli uomini indossano un corpetto intrecciato con perline e campanelli e si esibiscono in salti acrobatici, mentre le donne hanno pantaloni ampi e corsetti tradizionali.
Ci è piaciuta molto la visita al centro Millennium Elephant Foundation, poco distante da Kandy, dove vivono gli elefanti che dopo una vita passata a lavorare, o come custodi dei templi, si godono una meritata pensione. A volte arrivano lì feriti e malati e vengono curati. Si può fare del volontariato attivo a stretto contatto con gli animali, nutrendoli, facendogli il bagno e tenendo puliti i sentieri del parco. Inoltre, viene raccolto lo sterco, ricco di fibre, che una volta bollito e essiccato viene trasformato in carta. Noi abbiamo trascorso la giornata insieme a una elefantessa e al suo mahout.
Da Kandy ci siamo spostati a Haputale, e qui abbiamo vissuto la prima disavventura. Non avevamo infatti previsto che il treno fosse affollatissimo, tanto da costringerci a viaggiare in piedi per sei ore.
Siccome nei vagoni la gente era stretta una vicina all’altra, senza possibilità di muoversi, ci siamo spostati, facendoci largo a fatica, sulla piattaforma ondeggiante che collega i vagoni, così da poter respirare un po’ d’aria attraverso le pareti a soffietto. Ci teneva compagnia, per così dire, una coppia di tedeschi, oltre ai nostri bagagli. A ogni stazione salivano altre persone e i venditori di cibo e bevande attraversavano i vagoni sgomitando. Più di una volta abbiamo pensato di scendere e optare per un taxi per proseguire il percorso ma abbiamo resistito, giungendo destinazione esausti. Dopo un po’ di riposo, recandoci in paese abbiamo incontrato dei turisti che evidentemente, al contrario di noi, erano a conoscenza del problema del sovraffollamento e ci hanno suggerito di viaggiare in terza classe, la prossima volta. Sembra che sia meno affollata.
Haputale è una cittadina poco turistica che offre bei panorami dalle alture circostanti, in particolare dal punto panoramico Lipton’s Seat (la panchina di Lipton, il commerciante scozzese di tè). Le piantagioni di tè si estendono a perdita d’occhio. I cespugli sono bassi perché vengono potati
regolarmente e le raccoglitrici, sorridenti nei loro sari colorati, strappano delicatamente le foglioline per deporle in lunghi sacchi che portano sulla schiena, affrancati con una fascia alla fronte.
Probabilmente gli abitanti dei villaggi non sono abituati ai turisti ed erano diffidenti nei nostri confronti. Grazie all’intraprendenza dei bambini, che ci hanno subito circondato incuriositi, è bastato poco per guadagnarci la loro fiducia e scambiare foto e sorrisi.
In un tempio indù abbiamo incontrato un sacerdote dall’aria annoiata che non appena ci ha visto entrare si è affrettato ad andare cambiarsi d’abito, tornando senza t-shirt all’occidentale e calzoncini, ma in sarong, con la fronte decorata e felice di poterci guidare alla scoperta dei suoi Dei. Alla fine della visita ci ha persino dato la sua benedizione decorando anche la nostra fronte.
Ella è una cittadina molto turistica, anche se le uniche attrattive sono le piantagioni di tè e un ponte della ferrovia a nove archi che si raggiunge facilmente a piedi in meno di due ore dal centro. Ho deciso di recarmi lì da sola, mentre il mio compagno si riposava. Dopo avere sentito le rassicurazioni di altri viaggiatori, ho deciso di accorciare il sentiero di ritorno seguendo i binari della ferrovia, come anche era suggerito nella guida. Per fortuna, in questo caso, i treni in Sri Lanka viaggiano molto lentamente. Essere quasi sfiorati da uno di questi non è un’esperienza che invogli a ripeterla.
Il giorno seguente abbiamo quindi optato per una gita molto meno avventurosa nelle piantagioni di tè su un’altura chiamata Piccolo Picco d’Adamo, che è un luogo di culto buddhista con un bellissimo panorama e tanta pace.
In seguito ci siamo recati alla cascata di Rawana Ella, dove gli abitanti del luogo cercano refrigerio bagnandosi, rigorosamente vestiti, nelle numerose pozze.
A Weligama, nel sud del Paese, ci siamo recati in auto perché non è collegata dalla ferrovia. È frequentata soprattutto da surfisti ma, nonostante le onde, si possono fare delle belle nuotate nell’oceano. Anche i dintorni sono interessanti. Galle, per esempio, è una città portuale con un imponente forte e un faro. Gli edifici ricordano come in passato sia stata conquistata dai portoghesi, dagli olandesi e dagli inglesi.
Abbiamo terminato la nostra visita dello Sri Lanka tornando in treno, comodamente seduti, a Colombo e raggiungendo di nuovo Negombo per un’ultima notte nel Paese.
Poche settimane dopo il nostro ritorno una serie di vigliacchi attentati, nel giorno di Pasqua del 2019, ha purtroppo colpito Colombo e Negombo. Il nostro pensiero è subito andato a tutte le belle persone che avevamo incontrato durante il viaggio. Donne e uomini che ci hanno aiutato, che ci hanno accompagnato o con cui abbiamo negoziato il prezzo di un telo da portare a casa. Sempre con il sorriso sulle labbra, la curiosità di sapere qualcosa di più su di noi e la domanda se torneremo nel loro Paese. La risposta è sì, il nostro ultimo saluto era un arrivederci.
Claudia